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gennaio 2013 - Comune di Modena

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<strong>di</strong> Adriana QuerzèAssessore all’Istruzione, Politiche per l’infanzia e l’adolescenza, Rapporti con l’Università del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Modena</strong>Quin<strong>di</strong>ci anni fa Feltrinellipubblicava Critica della ragioneinformatica <strong>di</strong> TomásMaldonado. Nella prefazione delvolume l’autore scrive: “…sonoprofondamente convinto che le tecnologie,se si vuole tutelare la lorocarica innovativa, devono restaresempre aperte al <strong>di</strong>battito delle idee.Disposte a esaminare (e riesaminare)non solo i loro presupposti fondativima anche, e forse in primo luogo, iloro rapporti con le <strong>di</strong>namiche dellasocietà.” Anche nella scuola occorrerebbeesaminare (e riesaminare) ipresupposti fondativi delle tecnologiee i loro rapporti con le finalitàche il sistema nazionale <strong>di</strong> istruzionesi pone. Forse, incamminandosi perquesta via, si potrebbero superare lecontrapposizioni tra coloro che sonoo non sono a favore delle tecnologiee che, un po’ ingenerosamente, Maldonadodefinisce “giocosi lud<strong>di</strong>sti”e “guastatori lud<strong>di</strong>sti”.Garanzia del <strong>di</strong>ritto all’istruzione daun lato; identità, autonomia e competenzadall’altro, rappresentanocarattere e finalità <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>istruzione che, come il nostro, intendeeducare istruendo. Viene allorada chiedersi se e come le tecnologieinfluenzino questo carattere e questefinalità; se l’uno e le altre venganomo<strong>di</strong>ficati dall’irruzione tecnologicao se, viceversa, è quest’ultima che simo<strong>di</strong>fica entrando nel “pianeta scuola”.E, ancora, viene da chiedersi see come alle tecnologie possa essereattribuito quel ruolo taumaturgicoo, contrariamente, <strong>di</strong>struttivo che ilsenso comune e la stessa riflessionepedagogica riservano loro ogni voltache si parla <strong>di</strong> processi cognitivi.Esigibilità del <strong>di</strong>rittoall’istruzioneIl <strong>di</strong>ritto all’istruzione, è statoinizialmente inteso come “<strong>di</strong>ritto<strong>di</strong> accesso” alla scuola: sufficiente T. Maldonado, Critica alla ragione informatica,Feltrinelli, Milano, 1997ppren<strong>di</strong>sti <strong>di</strong>gitali: i docenti 2.0<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> scuole pubbliche, trasporti,mense, gratuità od esonerodal pagamento dei libri <strong>di</strong> testo, borse<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Oggi la connotazionepiù matura che ha acquisito è quella<strong>di</strong> “<strong>di</strong>ritto al successo formativo”:solide competenze per il numero piùalto possibile <strong>di</strong> studenti, da acquisirenei mo<strong>di</strong> e nei tempi più consonialle caratteristiche <strong>di</strong> ciascuno.Ciò richiede la <strong>di</strong>fferenziazione el’in<strong>di</strong>vidualizzazione dei percorsi <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>o perché, come ci ricorda DonMilani, “il problema della scuolasono i ragazzi che perde”. Le nuovetecnologie impongono un’ulterioreaccezione del <strong>di</strong>ritto all’istruzione:quella del “<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> accesso alletecnologie della comunicazionee dell’informazione”. Se così nonfosse si provocherebbero <strong>di</strong>suguaglianzee nuove emarginazioni: fracoloro che vengono definiti nativi<strong>di</strong>gitali, per esclusive ragioni anagrafiche,tanti non lo sono e nonlo saranno mai, non essendo stati“esposti” agli strumenti che oggicontribuiscono alla <strong>di</strong>ffusione, allaaccessibilità e quin<strong>di</strong>, in<strong>di</strong>rettamente,alla democratizzazione del sapere.Questi strumenti non possonosostituire altre fondamentali forme<strong>di</strong> relazione, esperienza e conoscenza,ma dovranno essere me<strong>di</strong>a chela scuola utilizza in modo intenzionale,cioè coerente con le sue finalità<strong>di</strong> istituzione democratica che promuovele potenzialità in<strong>di</strong>viduali.Identità, autonomiae competenzaL’identità si forma nell’integrazionedei riman<strong>di</strong> dell’immagine che glialtri hanno <strong>di</strong> noi ed oggi i contatticon gli altri avvengono anche attraversola rete nella quale, per molteore ogni giorno, restano impigliatii nostri ragazzi. Cosa accade quin<strong>di</strong>se oltre alle piazze, alle palestre, aglioratori, alle scuole bambini e adolescentifrequentano assiduamenteanche lo spazio della ragnatela globale?Accade che le identità si fannofluide, mutevoli, multiple comeGaranzia del <strong>di</strong>rittoall’istruzione, autonomia,competenze,successo formativo:come si concilianole finalità del nostrosistema educativo conl’inevitabile irromperedelle tecnologie nelleclassi?i ruoli sociali che potenzialmenteogni in<strong>di</strong>viduo potrà e dovrà svolgere:tutto questo contribuisce a veicolareil messaggio che i destini nonsono dati, che tutto può accadere,che esistono opportunità e “mon<strong>di</strong>possibili” che le nostre identità fluttuantipossono attraversare. Questacostruzione identitaria è sicuramentepiù adatta ad un mondo che simuove velocemente e all’idea che idestini non siano definiti dal luogo<strong>di</strong> nascita, dall’istruzione e dalla ricchezzadei genitori. La realtà però,può riservare sorprese sgradevoli e,soprattutto, è caratterizzata da unavelocità e complessità così marcateda poter creare destabilizzazione e<strong>di</strong>sorientamento. Ai “citta<strong>di</strong>ni in etàevolutiva” occorre quin<strong>di</strong> una maggioreconsapevolezza <strong>di</strong> sé ed unapiù forte interiorizzazione dei valori<strong>di</strong> riferimento: per questo la domandache essi pongono agli adultiè forte, anche se spesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficilelettura, e chiede vicinanza ed eserciziodella responsabilità.Quella responsabilità che, a casa e ascuola, <strong>di</strong>viene necessaria anche sulversante della costruzione dell’autonomiadei ragazzi. Se autonomiaè fondamentalmente darsi regoleda sé, e quin<strong>di</strong> scegliere e deciderenel rispetto <strong>di</strong> se stessi e degli altri,senza bisogno che un custode esternovigili sul nostro comportamento,l’autonomia in rete è capacità <strong>di</strong>garantire la propria sicurezza, <strong>di</strong>percepire i rischi, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere lapropria reputazione on-line e rispettarequella altrui, <strong>di</strong> gestire iltempo che si trascorre in rete… cioèquell’insieme <strong>di</strong> competenze emotive,affettive, sociali capaci <strong>di</strong> trasformaregli strumenti tecnologici inopportunità <strong>di</strong> crescita e non in ladri<strong>di</strong> tempo o pericolose trappole.Compito della scuola è anche quello<strong>di</strong> costruire competenze e se conosceresignifica <strong>di</strong>scriminare, lacapacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare va fortementesostenuta nell’epoca delletecnologie dell’informazione edella comunicazione. In internet enei social network si ha l’impressione<strong>di</strong> avere le informazioni a portata<strong>di</strong> click mentre spesso si galleggiain un mare che in<strong>di</strong>fferentementemescola le informazioni generalicon quelle specifiche, il video stupidocon la riflessione filosofica, ilcommento per la giornata piovosao le frittelle bruciate con la notiziainatten<strong>di</strong>bile, l’annuncio commercialecon la bufala…Estrapolare ed integrare le informazioni;<strong>di</strong>scriminare fra opinioni efatti; capire cosa significa cercareinformazioni sulla Treccani o suWikipe<strong>di</strong>a; sapersi orientare in unlibro o in un sito… sono competenze<strong>di</strong> cui la scuola deve farsi cariconell’ambito del sostegno alle vecchiee nuove forme <strong>di</strong> alfabetizzazioneoggi necessarie per vivere efruire pienamente delle opportunitàdella rete, ricordando sempre che iprocessi cognitivi non “stanno tuttinella testa” poiché sono attivati dall’ambienteesterno e dagli artefattimateriali e culturali che lo abitano.Responsabilità educativaIn tutto questo c’è meno attenzioneai ragazzi, ai loro tempi, al loro <strong>di</strong>rittoal gioco, all’esplorazione, allarelazione? C’è il rischio <strong>di</strong> una sorta<strong>di</strong> espropriazione dell’infanzia edelle esperienze strutturanti che do-vrebbero caratterizzarla? No, a pattoche la tecnologia non elimini altreesperienze <strong>di</strong> vita e che i “gran<strong>di</strong>”ricor<strong>di</strong>no che sempre, al fianco <strong>di</strong> unbambino che cresce ed impara c’èun adulto che <strong>di</strong>rettamente o, piùspesso in<strong>di</strong>rettamente, insegna.Da quando le informazioni venivanoraccolte osservando dei pittogrammisu una roccia o leggendo leincisioni su una tavoletta d’argilla oancora scorrendo dei co<strong>di</strong>ci miniatio stu<strong>di</strong>ando un libro stampato oppure,come accade oggi, scaricando une-book, ogni appren<strong>di</strong>mento è stato,prima <strong>di</strong> tutto, atto sociale e relazione,empatia e scambio.E se insegnanti e genitori saprannoraccogliere la sfida dell’educazionecome sfida alla propria capacità<strong>di</strong> essere adulti e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> esserciper esercitare le responsabilità educative,nessun computer chiuderàal mondo-<strong>di</strong>-fuori o depriverà <strong>di</strong>esperienze buone e importanti. Alcontrario, ogni marchingegno, sensatamentee socialmente utilizzato,potrà svolgere la sua funzione<strong>di</strong> estensione delle potenzialità delcorpo, come le forbici e i telescopi,le tazze e i martelli, o della mentecome i linguaggi e le calcolatrici, isistemi simbolici, le reti e gli strumentiinformatici, partecipando agliinfiniti processi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione trauomo e ambiente continuamentealimentati dalla nostra creatività.speciale scuola 2.0

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