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L'impatto delle nuove tecnologie nella scuola - Comune di Modena

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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Modena</strong>Settore Istruzione – Cde – CdhProvve<strong>di</strong>torato agli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Modena</strong>2° salone <strong>di</strong> idee e servizi per la <strong>scuola</strong><strong>Modena</strong> 6 – 10 settembre 1999In collaborazione conProvincia <strong>di</strong> <strong>Modena</strong>Emilia Romagna TeatroL’impatto <strong>delle</strong> <strong>nuove</strong> <strong>tecnologie</strong> <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong>Antonio CalvaniUniversità <strong>di</strong> FirenzeVorrei puntualizzare alcune cose: la ricerca sulle <strong>tecnologie</strong> dell’istruzione come tutti gli ambiti <strong>di</strong>ricerca si trova <strong>di</strong> fronte a problematiche <strong>nuove</strong> che non cessano mai <strong>di</strong> sorprenderci, ma ci sonouna serie <strong>di</strong> cose che sono ragionevolmente consolidate, si sa abbastanza sulle cose che sidevono fare, si possono fare. Su quali sono gli errori, gli sbagli, le cattive valutazioni che emergononell’introduzione della tecnologia <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong>Quello che manca sfortunatamente è la <strong>di</strong>vulgazione, lo scambio, la comunicazione fra scuole ed èveramente avvilente, credo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre un’opinione un po’ propria <strong>di</strong> quelli che lavorano ormaida anni, qui c’è l’amico G. Trentin che ormai ci ritroviamo in tutti i convegni a ri<strong>di</strong>re le stesse cose,scusami G., ma succede che si ha sempre la sensazione quando ci imbattiamo <strong>di</strong> fronte a scuole ea gruppi <strong>di</strong> trovare insegnanti che si trovano ciclicamente davanti agli stessi problemi e fannosistematicamente gli stessi errori con gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>spen<strong>di</strong> <strong>di</strong> energia, e con l’illusione a volte, scusatemila cattiveria, <strong>di</strong> riscoprire sempre l’acqua calda . Le <strong>tecnologie</strong> illudono, hanno questa sensazione<strong>di</strong> novità, <strong>di</strong> avere sempre qualcosa <strong>di</strong> nuovo fra le mani mentre quelle destinate a rimanere equin<strong>di</strong> a consolidarsi sono relativamente poche .In sintesi vorrei fare alcune riflessioni e dare alcune raccomandazioni, quelle che per me sono <strong>di</strong>base per un insegnante e un preside; quelle che una <strong>scuola</strong> dovrebbe avere ben stampigliate <strong>nella</strong>mente quando affronta la problematica <strong>di</strong> introdurre la nuova tecnologia <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong>.Prima osservazione: credo debba essere sottolineato, in genere c’è questa consapevolezza manon è così sufficientemente marcata, che queste <strong>tecnologie</strong> si trasformano <strong>nella</strong> potenzadell’hardware, si trasformano nelle interfacce, tutti quanti sappiamo questo un po’ meno si tieneconto del fatto che trasforma anche la filosofia educativa dell’uso <strong>di</strong> queste <strong>tecnologie</strong>.Se noi torniamo in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> venti anni, intorno agli anni settanta, appaiono i personal; a quell’epocaquando si pensava al personal <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong> l’unico concetto che emergeva era quellodell’insegnamento tutoriale, dell’istruzione programmata il computer era visto come un sostitutodell’insegnante e qualcuno teorizzava che un giorno la <strong>scuola</strong> avrebbe potuto fare a menodell’insegnante e non si vedeva altro, erano rare le valutazioni <strong>di</strong>verse da questa idea.Il computer tutore, il computer insegnante, negli anni ottanta appaiono <strong>nuove</strong> famiglie <strong>di</strong> softwaregenerale, la scrittura elettronica è stata un elemento <strong>di</strong> grande rottura, bisogna capire l’importanzadella scrittura elettronica che a mio parere rimane l’elemento fondamentale per entrare <strong>nella</strong><strong>scuola</strong>, le <strong>tecnologie</strong> devono entrare attraverso la scrittura elettronica portandone alla luce ilpotenziale creativo, rinnovare l’attività della scrittura attraverso il computer è una strada basilare,elementare, vincente, questa si è affermata negli anni ottanta e lì queste <strong>tecnologie</strong> hannocambiato volto sono <strong>di</strong>ventate <strong>tecnologie</strong> toolts, strumenti per scrivere, per <strong>di</strong>segnare, per faremusica per fare archivi per fare pc ipertesti.Terza fase: fine anni ‘80- ‘90 viene fuori la multime<strong>di</strong>alità e qui la valenza fondamentale è quellacomunicativa, strumento per comunicare, comunicare attraverso il video, il suono e così via.


Quarta fase: fine anni ‘90, non mi <strong>di</strong>lungo su questo perchè G. Trentin nel suo intervento haessenzialmente parlato <strong>di</strong> questo, oggi se noi pensiamo e guar<strong>di</strong>amo <strong>nella</strong> ricerca tecnologicaquali sono le valenze <strong>di</strong> punta come sono percepite queste <strong>tecnologie</strong> domina questa <strong>di</strong>mensione<strong>delle</strong> <strong>tecnologie</strong> come strumento per collaborare, sono <strong>di</strong>ventate dei toolts, degli amplificatori dellacollaborazione, strumenti per mettere in sinergia le persone, aiutare o migliorare la collaborazioneo cooperazione, quin<strong>di</strong> vedete cambia la filosofia, queste cose vanno percepite perchè i tempidella <strong>scuola</strong> non vanno alla stessa stregua dei tempi della tecnologia, due tre anni per latecnologia sono tempi in cui cambiano completamente gli assetti e riferimenti, <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong> due otre anni sono tempi <strong>di</strong> un primo avvicinamento al problema, ritorneremo su questo aspetto.Un altro punto fondamentale su cui si è riflettuto poco, a mio parere, è quello <strong>delle</strong> possibili<strong>di</strong>namiche e <strong>delle</strong> implicazioni cognitive, legate all’impatto fra <strong>tecnologie</strong> e mente umana, sono unpo' le problematiche a cui accennava Longo all’inizio, che dovrebbero essere riprese, calibrate inuna riflessione educativa.Io credo che, propongo qui uno schema, che come tutti gli schemi ha il carattere dellasemplificazione anche grossolana, sia importante quando si pensa <strong>di</strong> introdurre la macchina, ilcomputer, <strong>di</strong> mettere il computer a contatto dei bambini oggi si pensa <strong>di</strong> usare queste macchinenelle scuole materne, il piano nazionale prevede ad<strong>di</strong>rittura che i bambini <strong>delle</strong> scuole materneusino il computer, bisogna fare <strong>delle</strong> riflessioni attente sulle <strong>di</strong>namiche, sull’ergonomia cognitivacome si usa <strong>di</strong>re, cioè che cosa succede, che integrazione uomo-macchina viene fuori.Io credo che ci siano tre aspetti da valutare:- tendenzialmente in molti casi l’uso della macchina tende a proiettare all’esterno la funzionecognitiva, cioè ad alleggerire il carico cognitivo, pensiamo banalmente all’uso <strong>delle</strong> macchinette, lemacchinette calcolatrici, non si è riflettuto abbastanza se vanno usate, quando vanno usate, comevanno usate, io a volte chiedo agli insegnanti: " ma voi come fate con le macchinette ? " e hoscoperto che le macchinette sono proibite fino alla prima me<strong>di</strong>a, dalla prima me<strong>di</strong>a alla terza me<strong>di</strong>ac’è una zona <strong>di</strong> frontiera in cui si possono usare qualche volta, ma con cautela; ma perchè questo? qual è la filosofia che sta <strong>di</strong>etro a questa scelte ?Credo che sulle macchinette sia chiaro, l’uso della macchinetta indebolisce il calcolo automatico,se un bambino da sei anni inizia ad usare la macchinetta per fare tre per otto , probabilmente<strong>di</strong>minuisce quella memoria aritmetica che invece, chi come me ha fatto la <strong>scuola</strong> tra<strong>di</strong>zionale hamolto coltivato.C’è la tendenza a una estroflessione cognitiva, cioè certe funzioni interne vengono delegate allamacchina e questo porta a un indebolimento della funzione cognitiva interna.Non è molto <strong>di</strong>verso da quello che trovava Platone quando faceva <strong>di</strong>re a Socrate che la scritturaavrebbe indebolita la memoria, Socrate era contrario all’introduzione della scrittura perchè lascrittura avrebbe indebolito la memoria, e non aveva tutti i torti, perchè scrivere significa in effettialleggerire il carico interno della memoria alla lunga anche indebolire la memoria.Questo è un aspetto della partita, <strong>di</strong> questa strana partita che si gioca con le <strong>tecnologie</strong>, che vatenuto in considerazione.Noi dobbiamo mettere in conto che, per certi aspetti, certe cose si possono perdere, si possono<strong>di</strong>sattivare <strong>delle</strong> funzioni quando si usano le macchine, non si guadagna tutto e basta comequalcuno pensa: " si usano le macchine, quin<strong>di</strong> questi ragazzi <strong>di</strong>ventano più intelligenti, più bravi ",non si cerca <strong>di</strong> capire, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere che ci sono <strong>delle</strong> funzioni che si vengono <strong>di</strong>sattivando,bisogna veder se la per<strong>di</strong>ta vale la candela, se si perdono <strong>delle</strong> funzioni che ragionevolmente nonsono così importanti e si guadagnino invece, su altri versanti, funzioni cognitive più importanti.


- Accanto a questa <strong>di</strong>mensione dell’alleggerimento cognitivo, esistono altre <strong>di</strong>mensioni: una èquella del fatto che mente e mezzo insieme raggiungono a volte livelli <strong>di</strong> efficienza che altrimentinon sono consentiti e certe funzioni cognitive che sono latenti nell’in<strong>di</strong>viduo possono trovaremaggiore affermazione, quin<strong>di</strong> il perfezionamento <strong>di</strong> abilità cognitive che il soggetto già ha.- Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questa partita su due piani, esiste una <strong>di</strong>mensione più aperta, più profonda <strong>nella</strong>questione tecnologica che è quella dei nuovi spazi mentali che nel tempo si potranno affermareattraverso l’affermarsi <strong>di</strong> <strong>nuove</strong> pratiche cognitive.Se noi guar<strong>di</strong>amo all’esempio storico più importante e significativo che abbiamo che è quello dellascrittura, noi possiamo veder che l’avvento della scrittura, che è una tecnologia, è stata latecnologia fondamentale, a sì indebolito la memoria, però parallelamente ha dato il via ad altrepratiche cognitive, ha aperto nuovi spazi alla mente, ha dato il via a quelle forme <strong>di</strong> analisiretrospettiva sul linguaggio che sono la base della nostra cultura, del nostro modo <strong>di</strong> pensare,quin<strong>di</strong>, come vedete, c’è una <strong>di</strong>namica complessa per cui certe cose si spostano da un latoall’altro, certi spazi si possono riconfigurare e tutto questo deve rientrare <strong>nella</strong> valutazione<strong>di</strong>dattica. Quando si introducono queste <strong>tecnologie</strong> bisogna che l’insegnante si chieda: io quali<strong>di</strong>mensioni cognitive voglio che emergano ? Io posso anche essere <strong>di</strong>sposto a perdere qualcheabilità meccanica, al limite posso anche fare usare la calcolatrice a dei bambini <strong>di</strong> <strong>scuola</strong>elementare perchè il mio progetto <strong>di</strong>dattico mira a valorizzare altre progettualità, altre funzionalitàpiù alte; usando la calcolatrice per risolvere certi problemi il ragazzino può affrontare problemi cheprima non era possibile affrontare, però bisogna che ci sia questa riconfigurazione <strong>di</strong>dattica, quelloche bisogna soprattutto evitare è che l’introduzione selvaggia <strong>delle</strong> <strong>tecnologie</strong> automaticamentecomporti un miglioramento della qualità <strong>di</strong>dattica, questa è una pura illusione. E se non si capiscequesto e non si supera questo livello, noi stiamo assistendo e assisteremo forse anche negli annisuccessivi a uno spreco enorme <strong>di</strong> tutti gli investimenti che verranno fatti in questo campo.Se noi an<strong>di</strong>amo a vedere, credo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re cose che tutti sanno, noi abbiamo avuto tre piani nazionalisulle <strong>tecnologie</strong>.Abbiamo avuto nel ‘85 il primo piano nazionale che si rivolgeva solo agli insegnanti <strong>di</strong> matematicae fisica <strong>delle</strong> superiori, guardate come nel giro <strong>di</strong> 10 anni è cambiata la filosofia e il modo <strong>di</strong>pensare, solo gli insegnanti <strong>di</strong> matematica e fisica erano gli addetti ai lavori del problematecnologico, importante nel ‘85 era insegnare a programmare.C’era chi <strong>di</strong>ceva che programmareera il nuovo latino era lo strumento per formare la mente, come era il latino, sembrano coselontane mille miglia, oggi tutte le interfacce, il concetto <strong>di</strong> cultura tecnologica è totalmentecambiato, programmare non fa mai male, ma non ha sicuramente quella centralità nelleproblematiche attuali che aveva sicuramente negli anni ‘80.Poi abbiamo avuto negli anni ‘91-’92 un allargamento all’educazione umanistica, sempre peròrivolgendosi agli insegnanti <strong>delle</strong> superiori perchè queste <strong>tecnologie</strong> sono sempre qualcosa <strong>di</strong><strong>di</strong>fficile, qualcosa che richiede un’attività astratta alla base che quin<strong>di</strong> non sono alla portata deibambini piccoli.Passano 5 anni, nuovo piano nazionale, cambia completamente la cornice, le parole chiave sono:multime<strong>di</strong>alità, cooperazione, comunicazione a <strong>di</strong>stanza ci si rivolge a tutti gli insegnanti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne egrado compreso le sc. materne. Le <strong>tecnologie</strong> sono come degli strumenti che alla stessa streguadel gesso e della lavagna devono entrare <strong>nella</strong> quoti<strong>di</strong>anità della <strong>di</strong>dattica. Ora se noi an<strong>di</strong>amo avedere quello che sta accadendo, siamo già al terzo anno <strong>di</strong> questo piano nazionale, le possibilitàsono tre: proviamo a spostarci <strong>di</strong>eci anni in avanti, siamo nel 2009-2010, proviamo ad immaginareche cosa nel 2009 sarà rimasto <strong>di</strong> questo piano nazionale, dobbiamo ragionare in questi termini sevogliamo avere una visione critica dell’impatto tecnologico.Oggi noi sappiamo che cosa c’è rimasto dell’educazione al MS-DOS dei primi anni ottanta: alunniche hanno fatto corsi <strong>di</strong> MS-DOS, fra <strong>di</strong>eci anni alunni che fanno corsi <strong>di</strong> Windows attualmente che


cosa avranno in mano, è questa la vera strada <strong>di</strong> una educazione tecnologica o bisogna spostarel’obiettivo ?Io credo che quello che sta accadendo nelle sc., in tutte le Sc. d’Italia, si possa fare cadere in una<strong>di</strong> queste possibilità:- nessun impatto, le <strong>tecnologie</strong> arrivano <strong>nella</strong> Sc. ma non hanno alcun impatto, qualcuno potrebbe<strong>di</strong>re: " come nessun impatto, tutti acquistano l’aula informatica, l’aula informatica viene messa inpie<strong>di</strong> " là dove viene messa in pie<strong>di</strong> rimane uno stanzone dove va qualche insegnante o qualcheragazzino a giocare, passano due otre anni, succede che si guasta la scheda non c’è chi aggiusta,il primo virus manda in panne, passati due o tre anni quella tecnologia è out, se non è guastafisicamente non interagisce più col mondo tecnologico.In questo modo le <strong>tecnologie</strong> non sono entrate <strong>nella</strong> sc., non hanno esercitato nessun impatto, nonhanno cambiato niente, non si è avuta nessuna integrazione, nessuna sinergia fra tecnologia e sc.,questo io temo sarà la soluzione prevalente, sono un pessimista, ma purtroppo è quello chesuccede là dove le sc. non si attrezzano adeguatamente ad accogliere e ricevere le <strong>tecnologie</strong>, seaspettano <strong>di</strong> affrontare il problema tecnologico così come affrontano normalmente corsi <strong>di</strong>aggiornamento tra<strong>di</strong>zionale, la soluzione è questa.- le <strong>tecnologie</strong> hanno un impatto consistente, un po’ <strong>di</strong> classi le usano ma anche qui in sostanza le<strong>tecnologie</strong> non agiscono come strumento <strong>di</strong> ristrutturazione dell’attività <strong>di</strong>dattica.-c’è un numero forse più limitato <strong>di</strong> casi che è quello <strong>di</strong> un impatto curato in cui si realizza unabuona integrazione fra <strong>tecnologie</strong> ed altri fattori soprattutto <strong>di</strong> politica tecnologica della <strong>scuola</strong> eallora le <strong>tecnologie</strong> <strong>di</strong>ventano un agente per una ristrutturazione più profonda della <strong>di</strong>dattica peròbisogna capire come si può andare verso questo terzo livello qui occorre una riflessione unragionamento non rimanere così e lasciare che le cose vadano avanti da sole, perché se le<strong>tecnologie</strong> le lasciamo andare avanti da sole giocano al ribasso a favorire appren<strong>di</strong>menti piatti,giocano a favorire lo smantellamento giocano a creare l’illusione che deriva da certe superfici,certe interfacce edulcorate .Si crede <strong>di</strong> sviluppare chissà quale <strong>di</strong>mensione del pensiero mentre questo è solo un abbassare lefunzioni del pensiero, e qui allora occorrono tutta una serie <strong>di</strong> elementi e considerazioni aggiuntive.Ve<strong>di</strong>amo più concretamente, schematizzando possiamo focalizzare l’attenzione su cinque aspetti:sono le raccomandazioni base che <strong>di</strong> solito do, ma su queste cose ci sono tante varianti su cui<strong>di</strong>scutere1° aspetto : ( prospettiva temporale ) una <strong>scuola</strong>. che si accinge ad accogliere le <strong>tecnologie</strong>dovrebbe mettersi nell’ottica <strong>di</strong> iniziare una partita a scacchi che dovrebbe essere proiettata in unarco temporale ragionevole, non meno <strong>di</strong> 3-5 anni. Se una <strong>scuola</strong>. vive il problema tecnologiconell’ottica : devo fare questo corso <strong>di</strong> 40 ore per formare gli studenti incarico quel docente che è unpo' più esperto, lui chiama altri , fa un corso così anche noi abbiamo fatto il progetto <strong>di</strong> formazionedegli insegnanti e tutto muore qua; questa <strong>scuola</strong> è destinata a sperperare le risorse.Tra 3 anni non è rimasto nulla, gli insegnanti non riescono a se<strong>di</strong>mentare nulla, non riescono acalarsi <strong>nella</strong> <strong>di</strong>dattica, c’è un rientro rapi<strong>di</strong>ssimo, una per<strong>di</strong>ta <strong>delle</strong> informazioni che magari nelcorso sono state acquisite.Un primo aspetto è quello della prospettiva temporale, occorre che la Sc. abbia uno staff cheimposti una politica tecnologica: noi lavoriamo per 3 o 5 anni che cosa vogliamo ottenere dopoquesto periodo ?, cosa vogliamo che siano <strong>di</strong>ventate queste <strong>tecnologie</strong> in questi tempi?, che tipo <strong>di</strong>penetrazione vogliamo che queste <strong>tecnologie</strong> abbiano avuto <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong> ?


Per esempio, oggi si parla <strong>di</strong> multime<strong>di</strong>alità, quanto entra <strong>nella</strong> <strong>di</strong>dattica? si vede che investe il 4-10 % degli insegnanti, quando magari hai il 60 - 70 % degli insegnanti che non sanno nemmenoscrivere. Allora se si fa un piano serio, se vogliamo costruire un e<strong>di</strong>ficio, una cultura tecnologica, laprima cosa che si deve fare è de<strong>di</strong>carsi per 6 mesi a tutte le attività della <strong>scuola</strong>, <strong>di</strong> compilazioni, <strong>di</strong>progettazione si fanno usando la scrittura elettronica, si impara a scrivere. Quanti sono gliinsegnanti <strong>nella</strong> mia <strong>scuola</strong> che usano quoti<strong>di</strong>anamente la scrittura per le proprie attività personali;questo è il primo elemento da controllare, se si vede che il 60 % non sa ancora scrivere è inutilepartire con progetti sulla multime<strong>di</strong>alità o anche con la cooperazione in rete. Bisogna creare unse<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> base; prima cosa, bisogna che ci sia la cultura tecnologica, poi in questo se<strong>di</strong>mentosi aggiungono altri elementi, quali le possibili collocazioni <strong>delle</strong> <strong>tecnologie</strong> <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong>: si puòcalcolare <strong>di</strong> più la <strong>di</strong>mensione internet e globalizzazione, le cose che <strong>di</strong>ceva Trentin, esiste la<strong>di</strong>mensione degli appren<strong>di</strong>menti si vuole utilizzare la tecnologia per sviluppare più determinatiappren<strong>di</strong>menti, per es. il recupero dell’han<strong>di</strong>cap, appren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> lingue straniere, appren<strong>di</strong>menti<strong>di</strong> matematica, e allora bisogna calibrare bene gli obiettivi e inserirli per curriculum.Noi abbiamo qui un altro punto delicato, questa tecnologia multime<strong>di</strong>ale rimane molto generale edè assai <strong>di</strong>fficile calcolarla nei curricoli, cioè vedere bene dove la multime<strong>di</strong>alità può migliorarel’acquisizione all’interno <strong>di</strong> una scelta <strong>di</strong>sciplinare ed esiste fra queste due gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni tuttaun’altra <strong>di</strong>mensione interme<strong>di</strong>a che, generalmente è poco usata e sarebbe quella <strong>di</strong> usare le<strong>tecnologie</strong> per migliorare la comunicazione e cooperazione all’interno della <strong>scuola</strong> bancheelettroniche, scambi fra le commissioni <strong>di</strong> lavoro degli insegnanti, razionalizzare tutto quel mondodella collegialità che spesso nelle <strong>scuola</strong> comporta anche gran<strong>di</strong>ssimo spreco <strong>di</strong> tempo, riunionicollegiali, razionalizzare attraverso banche elettroniche scambi <strong>di</strong> informazioni che vengonopre<strong>di</strong>sposte prima <strong>delle</strong> riunioni, tutta quella <strong>di</strong>rezione che porta all’uso <strong>di</strong> internet e <strong>delle</strong> reti locali.Sono tre livelli <strong>di</strong>versi nei quali l’intervento tecnologico può articolarsi , bisogna saper scegliere nonsi può ottenere tutto, quanto vogliamo investire su una cosa, quanto su un’altra.Un altro aspetto che può apparire , per me banale, ma è macroscopico: quando si va a vederedove vengono messe queste <strong>tecnologie</strong> <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong>, si nota che continua ad essere dominante lasoluzione dell’aula informatica , il laboratorio informatico, vengono tutti raccolte in una stanza e inquesto modo si rispetta una separazione fra <strong>di</strong>dattica quoti<strong>di</strong>ana e informatica . Si nel laboratorioper fare quelle cose che riguardano l’informatica come materia a se stanteOra ci sono insegnanti che hanno provato soluzioni <strong>di</strong>verse :- <strong>di</strong>sseminazione dei vari computer nelle classi, può essere una soluzione che funziona, ma puòanche non funzionare perché un computer per classe può essere un elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>strazione, <strong>di</strong><strong>di</strong>sturbo e non consente una riconfigurazione del lavoro <strong>di</strong>dattico .Io credo che una strada intelligente, <strong>di</strong> buon senso, che una qualunque <strong>scuola</strong> ha iniziato a seguiresia quella dell’investire <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong> per allestire aule, centri risorse integrali.Cosa intendo : qui abbiamo il modello dell’aula informatica tra<strong>di</strong>zionale che ricalca il modellodell’aula comune, qui abbiamo il modello del computer in classe che ha qualche problema, lasoluzione più interessante è quella <strong>di</strong> quelle <strong>scuola</strong>. che possono comprare 15 - 20 computer;questi li mettiamo in 2-3 gran<strong>di</strong> stanze e queste sono collegate ad internet con la possibilità <strong>di</strong>consultare CD-ROM, però non sono solo stanze tecnologiche ma anche stanze <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, cimettiamo libri manuali video cassette, sono piccole me<strong>di</strong>ateche dove si mandano gli studenti a fare<strong>delle</strong> esperienze <strong>di</strong> auto-appren<strong>di</strong>mento guidato, questa è una strada da perfezionare ed èvincente perché crea degli spazi nuovi per la <strong>di</strong>dattica, sposta dalla <strong>di</strong>dattica frontale all’autoappren<strong>di</strong>mentoe cerca <strong>di</strong> legare le <strong>nuove</strong> <strong>tecnologie</strong> con le vecchie <strong>tecnologie</strong>.Ad esempio io ho visto una bella esperienza dove i ragazzi andavano lì con dei dossier pre<strong>di</strong>spostidagli insegnanti nelle ore <strong>di</strong> supplenza, allora gli studenti vanno in queste aule in questi centri


isorse hanno stabilito con i loro professori ad esempio che devono fare un approfon<strong>di</strong>mento sullacellule, gli insegnanti <strong>di</strong> scienze hanno detto sulla cellula hai la cassetta <strong>di</strong> Quark, dei software, edei libri consultati; gli studenti vanno lì documentando il tempo impiegato il lavoro e maturano uncre<strong>di</strong>to negoziandolo poi in progetto con gli insegnanti; questo è un modo per avviare forme <strong>di</strong><strong>di</strong>dattiche personalizzate , sono queste le soluzioni intelligenti .La formazione degli insegnanti è un altro punto importante , anche questo sarebbe un <strong>di</strong>scorsomolto lungo, ma genericamente si può <strong>di</strong>re che gli insegnanti riconoscono <strong>tecnologie</strong> moltopratiche, maneggevoli e affidabili ne comprendono subito il potenziale formativo; nei corsi siincomincia generalmente a spiegare Windows , come si usa lo scanner, ma l’insegnante <strong>di</strong>ce: " ioinsegno scienze e io storia " come fa questa tecnologia a potenziare la <strong>di</strong>dattica che a meinteressa.Se un insegnante insegna storia gli si <strong>di</strong>ce che può migliorare alcuni aspetti e non altri, bisognaandare a toccare subito il contenuto <strong>di</strong>sciplinare ecco, se questo non si fa si allungano i tempi dellaformazione, e per quella legge che <strong>di</strong>cevo prima per cui il tempo <strong>di</strong> abbassamento e <strong>di</strong>adeguamento <strong>delle</strong> <strong>tecnologie</strong> non si incrociano mai con tempi della formazione , gli insegnantinon arrivano mai ad essere formati con quelle <strong>tecnologie</strong> in quel momento usabili perché sono giàpassate <strong>di</strong> moda , e quin<strong>di</strong> vanno subito inserite in un contesto e va messo anche in <strong>di</strong>scussioneanche il ruolo dell’insegnante si appoggia alle <strong>tecnologie</strong>. Esistono anche cambiamenti <strong>di</strong> ruologeneralmente le <strong>tecnologie</strong> possono rendere lo studente più autonomo quin<strong>di</strong> l’insegnante non èpiù il <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> orchestra ma è colui che segue <strong>di</strong>etro le quinte .Se si vanno a vedere i progetti <strong>di</strong> formazione una serie <strong>di</strong> regole fondamentali possono essere cosìschematizzate :- importante è che la formazione sia completamente alleggerita dal tecnicismo, insegnare Wordnon significa insegnare tutto word e 3-4 o 5 sono le funzioni che servono, sono le funzioni <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tpoi bisogna capire perché è importante tornare sul testo, trasformare il testo, quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>mensionetecnica è realmente modesta , quel tanto che serve per dare sicurezza alla persona poi si sa che cisono una serie <strong>di</strong> cose che non si sanno, non serviranno non si utilizzeranno.Secondo me l’educazione tecnica non deve essere obbligatoria perché la persona che la fa perforza non impara nulla, si deve aspettare che scatti la molla, bisogna aspettare il momento giustointanto il <strong>di</strong>scorso tecnologico va avanti con la tecnologia la partita è così lunga che si riconfigura ebisogna attrezzarsi per i tempi lunghi.- non sia concentrata tutta in una fase anche l’idea del corso dove tutti si mettono a provare conl’istruttore che fa vedere secondo me non va tanto bene, si danno degli imput e poi formare deigruppi <strong>di</strong> lavoro e molto lavoro dovrebbe essere anche domiciliare, una <strong>scuola</strong> furba dovrebbeattrezzarsi anche con dei portatili da <strong>di</strong>stribuire.Io ho conosciuto anche degli insegnanti che hanno 5-6 mesi <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> alfabetizzazione e sonorimasti allo stesso punto , mentre ci sono degli insegnanti e maestri <strong>di</strong> <strong>scuola</strong> materna,completamente vergini sul piano tecnologico e si sono innamorati del computer; hanno comprato ilcomputer e nel giro <strong>di</strong> pochi mesi sapevano fare ipertesti e tutto quanto.Quin<strong>di</strong> la reazione dell’insegnante alla tecnologia è molto <strong>di</strong>versa e bisogna tenerne conto .- Tempi personalizzati- sia subito situata


- non sia <strong>di</strong>sgiunta da una valutazione dell’andamento tecnologico nel tempo, non conviene faregrossi investimenti oggi sprecando tutto il capitale <strong>di</strong>sponibile perché questo capitale fra due anninon serve più, conviene dosare le risorse nel tempo .- tenere in forte rilievo il problema emotivo dell’insegnante, il fattore fondamentale dell’insegnante ela paura che il computer lasci in una situazione <strong>di</strong> imbarazzo . Non sono tantissime le cosenegative che possono succedere col computer, poi l’insegnante le deve sapere prima ed esseretranquillo su questi aspetti fondamentali c’è quin<strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> psicotecnologia che bisognerebbeintrodurre <strong>nella</strong> formazione dell’insegnante e non solo riempirlo <strong>di</strong> istruzioni o nozioni.- l’importanza dell’insegnante più esperto al quale rivolgersi quando si è in <strong>di</strong>fficoltà, questo èfondamentale- la formazione non si svolga troppo separata nel tempo dall’impegno in classe, per esempio unerrore del piano per me è che un anno si fa la formazione e l’anno dopo la sperimentazione, sisarebbe dovuto avvicinare <strong>di</strong> più; si fa formazione, si impara qualcosa si prova subito e si crea unrapporto circolare fra formazione e sperimentazione .- ci si avvalga sistematicamente della cooperazione anche a livello <strong>di</strong> alunni, si valorizzino glialunni, a volte gli insegnanti <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> volere fare oggetti multime<strong>di</strong>ali ma <strong>di</strong> non sapere usare lavideocamera o lo scanner, però ci sono due o tre studenti che lo sanno fare, quin<strong>di</strong> l’insegnantepensa al progetto <strong>di</strong>dattico e certe cose vengono fatte fare agli studenti.- un altro punto fondamentale è il collegamento <strong>delle</strong> <strong>scuola</strong> con centri esterni , il centrodocumentazione educativa <strong>di</strong> <strong>Modena</strong> è uno dei pochi centri che sta facendo una intelligentepolitica tecnologica <strong>di</strong> territorio.Io credo che la <strong>scuola</strong> da sola abbia poca capacità <strong>di</strong> sopravvivenza in questa partita con latecnologia, se non è collegata con sistemi <strong>di</strong> aiuto, <strong>di</strong> supporti tra altre <strong>scuola</strong> e con centri esterniche fanno un po' da riferimento sia per la formazione che per la sperimentazione.Pensate al problema del software <strong>di</strong>dattico, come fa la singola <strong>scuola</strong> a tenere <strong>di</strong>etro a tutti isoftware, ne escono a ton<strong>nella</strong>te e gran parte non servono a nulla perché sono cose <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tori cheprendono il materiale cartella e lo riversano in CD-ROM, ma ce ne sono anche <strong>di</strong> interessanti ecome fa la <strong>scuola</strong> a sperimentarli tutti, chi è che mantiene accor<strong>di</strong> con la singola <strong>scuola</strong> : nel casodei libri c’è il rappresentante della casa e<strong>di</strong>trice che va <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong>. e fa vedere oppurel’insegnante stesso va in libreria a sfogliare il testo; ma col software cosa fa l’insegnante , semancano questi elementi come si fa ad iniziare una partita <strong>di</strong> aggiornamento tecnologicopermanente. Occorrono quin<strong>di</strong> dei centri esterni alla <strong>scuola</strong> che facciano da raccordo tra <strong>scuola</strong>che <strong>di</strong>ventino anche luogo della sperimentazione del software <strong>di</strong>dattico . Solo in questo contestodove si attivano questi centri, allora l’innovazione tecnologica può sopravvivere, in tutti gli altri èdestinata ad essere tagliata fuori .Domanda:quando ha fatto vedere tutti gli usi del computer, laboratori ,classi, a mio parere ce ne potrebbeessere un quarto :un computer collegato ad un videoproiettore però occorre un aula multime<strong>di</strong>ale che permetta agliinsegnanti <strong>di</strong> poter integrare libro sussi<strong>di</strong>ario e quaderno con il multime<strong>di</strong>ale, noi abbiamo guardatole videocassette ma non si integravano mai; noi abbiamo provato da sei mesi a sperimentare ilcollegamento tra computer e videoproiettore lasciando nell’aula i banchi dove i bimbi possonoandare con i libri e quadernoni e sembra che funzioni.


Risposta: io ho solo schematizzato alcuni degli aspetti possibili <strong>di</strong> questa ri<strong>di</strong>stribuzione logistiche<strong>di</strong> queste <strong>tecnologie</strong>; da quello che <strong>di</strong>ce mi sembra che voglia utilizzare le <strong>tecnologie</strong> a supportodell’insegnante , un’attività <strong>di</strong>dattica multime<strong>di</strong>ale , dove l’insegnante si avvale anche <strong>di</strong> proiezionidel computer.Le problematiche che presenta sono legate anche allo allestimento della lezione, il pericolo èquello <strong>di</strong> ricadere in una specie <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettività potenziata dalla multime<strong>di</strong>alità , quello più importante èche questa tecnologia si cali in un contesto dov’è possibile dare più spazi attivi agli alunni , usarele <strong>tecnologie</strong> come strumento per valorizzare attività costruttive che vedano gli alunni come attoriin prima persona e ciò non toglie che anche tutte le <strong>di</strong>mensioni della lezione che tra<strong>di</strong>zionalmente<strong>di</strong>pende solo dalla parola dell’insegnante possa essere migliorata e perfezionata con l’uso <strong>di</strong>strumenti <strong>di</strong> proiezione.Domanda : a proposito <strong>delle</strong> aule per le <strong>tecnologie</strong>, il <strong>di</strong>scorso circa il fatto che si possa fare una<strong>di</strong>dattica personalizzata e quin<strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> lavoro è più orientato verso la <strong>scuola</strong> superiore poichéchi lavora <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong> dell’obbligo non lo può fare per questioni <strong>di</strong> responsabilitàR. io avrei qualche dubbio; così come l’ha presentata quel tipo <strong>di</strong> aula secondo me esige un buonautocontrollo , però questo non toglie la possibilità <strong>di</strong> soluzioni analoghe che possono essereapplicate anche nelle <strong>scuola</strong> dell’obbligo.Se noi an<strong>di</strong>amo a vedere tutti i modelli <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento costruttivo, vedono una organizzazionedell’aula per spazi, per angoli dove ci sono i computer, quin<strong>di</strong> ci sono gruppi <strong>di</strong> studenti chelavorano al computer e altri che lavorano sui banchiCertamente richiede una riorganizzazione della <strong>di</strong>dattica tra<strong>di</strong>zionale, una riorganizzazione deglispazi. Questo però non toglie che proprio i modelli , almeno a livello internazionale, più noti,riguar<strong>di</strong>no i bambini più piccoli che non sono da lasciare da soli perché gli insegnanti girano tra gliangoli <strong>di</strong> lavoro e quin<strong>di</strong> è presente . L’ottica è però quella dell’organizzazione per spazi attrezzatiper lavori <strong>di</strong>fferenziati.Per questo lavoro <strong>nella</strong> <strong>scuola</strong> dell’obbligo occorre capacità progettuale e anche la strutturalogistica adeguata perché se la classe è piccola non è possibile lavorare in questo modo

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