10.07.2015 Views

L'allievo di origine cinese - Comune di Modena

L'allievo di origine cinese - Comune di Modena

L'allievo di origine cinese - Comune di Modena

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

MODENA22.02.2008L’ALLIEVO CINESEL'immigrazione <strong>cinese</strong> in ItaliaIl flusso <strong>di</strong> migranti cinesi è uno dei più consistenti ed importanti a livello internazionale siadal punto <strong>di</strong> vista numerico sia perché coinvolge molti paesi.Il flusso <strong>di</strong>retto in Europa è iniziato alla fine dell'800 ma ha raggiunto una <strong>di</strong>mensionerilevante a partire dalla prima metà degli anni '70.La comunità <strong>cinese</strong> è una delle comunità <strong>di</strong> immigrati presenti da più tempo in Italia.Il primo consistente gruppo <strong>di</strong> cinesi è arrivato in Italia tra il 1918 e il 1919 a Milano,proveniente dalla Francia. Questa durante la guerra aveva richiesto mano d'opera a bassocosto da impiegare nelle fabbriche a corto <strong>di</strong> personale e poi aveva espulso gli immigratial termine del conflitto.Dalla Lombar<strong>di</strong>a la presenza <strong>cinese</strong> si <strong>di</strong>ffuse in tutta la penisola e una seconda grandeondata si inse<strong>di</strong>ò in Italia tra il 1950 e il 1970.Alla motivazione <strong>di</strong> carattere economico che gli aveva spinti a lasciare il proprio paese siaggiunse negli anni ottanta una motivazione <strong>di</strong> carattere politico: molti cinesi erano delusisia del governo comunista sia da quello nazionalista. Un terzo flusso migratorio è iniziatoalla fine degli anni '70 e continua ancora oggi ininterrotto. L'effetto "richiamo" esercitatodalle leggi <strong>di</strong> regolamentazione dei flussi del 1986 e del 1990 e la necessità <strong>di</strong> ricostituire inuclei familiari hanno prodotto un intensificazione del flusso durante gli anni '80.In Italia per <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge non sono stati accolti i rifugiati del sud-est asiatico,perciò i cinesi presenti nel nostro paese provengono quasi esclusivamente dalla RepubblicaPopolare Cinese.Più in particolare nella maggior parte dei casi provengono dalla regione dello Zhejiang.Alla fine degli anni '80 i cinesi presenti nel nostro paese erano circa ventimila <strong>di</strong>stribuitisoprattutto tra Lombar<strong>di</strong>a, Toscana e Lazio.La comunità <strong>cinese</strong> in Italia si è inserita con modalità molto particolari che la <strong>di</strong>stinguononettamente dalle altre comunità <strong>di</strong> immigrati. I cinesi un po' perché presenti da molto


tempo nel nostro paese un po' per la forte coesione esistente tra i vari componenti delgruppo hanno costituito una vera e propria comunità molto simile a quelle che si sonocostituite Oltremare o nell'Europa centrosettentrionale. La comunità quin<strong>di</strong> costituisce per ineoarrivati un buon punto d'appoggio che può in alcuni casi facilitare l'inserimento, maanche una struttura che riproduce gerarchie, rapporti sociali e personali del paesed'<strong>origine</strong> e continua a mantenere viva ed in<strong>di</strong>spensabile la lingua madre.La lingua è l'elemento <strong>di</strong> coesione più importante ed è assieme il veicolo della tra<strong>di</strong>zioneculturale <strong>cinese</strong> che rimane viva all'interno della comunità e viene trasmessa alle nuovegenerazioni anche lontano dalla madre patria.Il rispetto delle gerarchie familiari e comunitarie è molto sentito e il gruppo è spessocaratterizzato da un forte senso <strong>di</strong> solidarietà percepito come un dovere nella collettività. Icinesi hanno investito molto sulla propria cultura d'<strong>origine</strong> sul fascino che le loro tra<strong>di</strong>zioniesercitano sul mondo occidentale. Il mantenimento della lingua d'<strong>origine</strong> è stato facilitatoanche dall'inserimento <strong>di</strong> tipo impren<strong>di</strong>toriale che caratterizza i cinesi. L'organizzazione inimprese familiari ha permesso ai cinesi <strong>di</strong> crearsi spazi occupazionali in un mercato dellavoro con un forte tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione. I cinesi hanno trovato occupazionesoprattutto nel campo della ristorazione etnica nella produzione <strong>di</strong> pelletteria e <strong>di</strong> capi <strong>di</strong>abbigliamento. In alcune regioni italiane (Toscana) la presenza <strong>cinese</strong> viene percepitacome organizzata pericolosa perché concorrenziale. La laboriosità che caratterizza icomponenti delle comunità viene interpretata come concorrenza sleale.Allo stesso modo caratteristiche che potrebbero essere in assoluto positive come capacità<strong>di</strong> sacrificio, collaborazione e frugalità vengono invece percepite come pericolose perchévanno ad incidere sugli equilibri socio-economici preesistenti. Per le modalitàd'inserimento, il forte senso <strong>di</strong> solidarietà tra componenti del gruppo e la riservatezza èpiuttosto comune che gli adulti non conoscano la lingua italiana anche quando risiedonoda molti anni nel nostro paese.Per questa ragione il bambino spesso <strong>di</strong>venta me<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> tutta la famiglia, viene investito<strong>di</strong> un ruolo molto complesso in virtù della sua competenza linguistica.


Natura e peculiarità della lingua <strong>cinese</strong>Il <strong>cinese</strong> è la lingua <strong>di</strong> un popolo immenso, la lingua <strong>di</strong>ffusa su un territorio enorme la cuiestensione è quasi uguale a quella dell'intera Europa. Una lingua quin<strong>di</strong> tra le più parlateal mondo e tra le più antiche ancora in uso. La stessa civiltà che l'ha prodotta ha unastoria ed una tra<strong>di</strong>zione millenarie. Le prime testimonianze dell'esistenza <strong>di</strong> una produzionescritta risalgono al secondo millennio a.C. I primi caratteri <strong>di</strong> cui si ha testimonianza sonostati trovati su carapaci <strong>di</strong> tartaruga o scapole <strong>di</strong> animali che venivano usati in cerimonie<strong>di</strong>vinatorie.Oggi in Cina e all'interno della svariate comunità cinesi nel mondo, esiste una lingua chenoi chiamiamo mandarino, e che è riconosciuta ufficialmente come nazionale. La linguamoderna unificata, il putonghua (lett. lingua comune) è il risultato <strong>di</strong> un lungo processo,complesso e controverso. Il <strong>di</strong>battito sulla lingua è nato intorno alla metà dell'Ottocento,quando la Cina, per la prima volta, si è trovata a <strong>di</strong>retto contatto con il mondo modernooccidentale e si è concluso, attraversando fasi alterne solo alla fine degli anni 70.Il putonghua si basa sul <strong>di</strong>aletto settentrionale, più in particolare sul <strong>di</strong>aletto pechinese. E'la varietà <strong>di</strong>alettale parlata correntemente all'interno dell'estesa municipalità <strong>di</strong> Pechino,viene <strong>di</strong>ffusa nelle scuole <strong>di</strong> tutto il paese, utilizzata dai mass me<strong>di</strong>a e negli atti <strong>di</strong>carattere ufficiale ma, in realtà al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> questi ambiti, non è molto usata, ed èpiuttosto comune che anche chi apprende il putonghua a scuola continui ad esprimersi nelproprio <strong>di</strong>aletto o in una lingua che è un ibrido tra <strong>di</strong>aletto locale e lingua ufficiale. Laconoscenza del putonghua aumenta proporzionalmente al grado <strong>di</strong> cultura eurbanizzazione del parlante ma ciò non significa che un <strong>cinese</strong> colto che vive in città utilizziabitualmente il putonghua per eprimersi. La lingua ufficiale standard viene vista comenecessaria in alcuni ambiti, e soprattutto "come simbolo formale dell'unità linguistica delpaese" (cfr. M. Abbiati La lingua <strong>cinese</strong>, Cafoscarina 1992). In realtà, l'impresa <strong>di</strong> unificare il paese,dal punto <strong>di</strong> vista linguistico, non era affatto semplice se consideriamo che la Cina è<strong>di</strong>visibile in tre <strong>di</strong>verse aree linguistiche oltre a quella dell'isola <strong>di</strong> Taiwan che costituisce unarea a sé. D'altro canto però, la lingua scritta ha sempre costituito un elemento d'unioneche ha permesso ad un paese così vasto, <strong>di</strong> conservare nel corso dei secoli unitàlinguistica. La lingua scritta, proprio perché basata sui caratteri, non ha subito gliinevitabili mutamenti cui può invece essere soggetta una lingua alfabetica. I caratteri cioè


possono essere co<strong>di</strong>ficati a prescindere dalla loro componente fonologica (la morfologiadel carattere infatti non è <strong>di</strong>rettamente collegabile al suono ad esso abbinato) ciò significache se un abitante <strong>di</strong> Shanghai e uno <strong>di</strong> Pechino non si capiscono parlando, possonoricorrere alla scrittura per comunicare. Questo accade spesso e per strada nell'impossibilità<strong>di</strong> scrivere, non è raro vedere un <strong>cinese</strong>, che con il proprio <strong>di</strong>to, traccia il carattere sulpalmo della propria mano. Così com'è comune chiedere prima <strong>di</strong> iniziare la conversazione:"Parli il putonghua?. La natura non alfabetica della lingua <strong>cinese</strong> è forse, l'aspetto che piùl'allontana dal nostro sistema linguistico, oltre chiaramente al fatto che il <strong>cinese</strong> comesappiamo fa uso <strong>di</strong> caratteri, quelli che molto spesso erroneamente chiamiamoideogrammi.I CaratteriI caratteri cinesi sono più <strong>di</strong> 60000, anche se la maggior parte delle persone arriva aconoscerne in me<strong>di</strong>a 5000 e i cinesi che ne padroneggiano un numero superiore ai 6000sono veramente pochi. I caratteri in <strong>origine</strong> sono nati come pittogrammi ai quali si sonoaggiunti fonogrammi e ideogrammi. I pittogrammi si sono trasformati nel tempoallontanandosi dal <strong>di</strong>segno originario. A ciascun carattere corrispondono un suono sillabicoed un significato. Il carattere, che è un'unità grafica, corrisponde esattamente al morfemadal punto <strong>di</strong> vista grammaticale, sul piano fonologico corrisponde invece ad una sillaba. E'limitante quin<strong>di</strong> affermare che ad ogni carattere corrisponde una sillaba, perché esso è allostesso tempo, la minima unità grammaticale e la minima unità <strong>di</strong> significato. In <strong>cinese</strong> lamaggior parte dei morfemi è monosillabica e rari sono quelli polisillabici. Le sillabe,<strong>di</strong>stinguibili nella lingua <strong>cinese</strong>, sono poco più <strong>di</strong> 400, quin<strong>di</strong> si può intuire come molti tra i60000 caratteri esistenti si pronuncino nello stesso modo. I toni, che graficamente sonoresi espliciti da una sorta d'accento posto sulla sillaba e che nella produzione del fonemaregolano la modulazione dell'elemento vocalico, risolvono solo in parte il problemadell'omofonia tra caratteri <strong>di</strong>versi morfologicamente. I toni sono solo quattro nelputonghua ma, aumentano fino ad otto in altri <strong>di</strong>aletti e permettono in genere, <strong>di</strong><strong>di</strong>stinguere il significato <strong>di</strong> una sillaba. La stessa sillaba cambia significato secondo il tonoche le viene assegnato. Nei casi in cui il tono non è sufficiente a chiarire il significato delcarattere, si ricorre ad un ulteriore sistema <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficazione dell'unità grafica. In pratica, si


cerca <strong>di</strong> fornire un composto morfemico che contenga il carattere sconosciuto. Questoavviene spesso soprattutto quando bisogna co<strong>di</strong>ficare composti polimorfemici che possonoessere ad esempio la traduzione <strong>di</strong> un nome straniero.Oggi i cinesi scrivono come noi partendo da sinistra verso destra e seguendo unandamento orizzontale, tuttavia la gestione dello spazio <strong>di</strong> scrittura è <strong>di</strong>versa da quella chenoi usiamo comunemente. Gli insegnanti italiani si lamentano spesso del <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne cheregna nei quaderni dei loro allievi cinesi. I caratteri cinesi sono unità grafiche formate dauna serie <strong>di</strong> tratti che devono essere accostati tra loro seguendo una rigida successione etracciati tenendo presente per ognuno <strong>di</strong> essi la specifica <strong>di</strong>rezione. Il numero minimo <strong>di</strong>tratti che compongono un carattere è uguale ad uno mentre le unità grafiche piùcomplesse si compongono <strong>di</strong> circa trenta tratti. La <strong>di</strong>rezione è il verso che bisogna seguirenel tracciare un determinato tratto. Nel caso in cui, il tratto specifico che si sta tracciandova dall'alto verso il basso, cambiare la sua <strong>di</strong>rezione significa realizzare un altro segnografico. I caratteri <strong>di</strong> un testo <strong>cinese</strong> hanno tutti la medesima <strong>di</strong>mensione, non esistonocaratteri contrassegnati come maiuscoli, ed è quin<strong>di</strong> impossibile, a colpo d'occhio,in<strong>di</strong>viduare un nome proprio nel testo <strong>cinese</strong>. Vale la pena <strong>di</strong> sottolineare come i caratterisi susseguano uno <strong>di</strong>etro l'altro sempre alla stessa <strong>di</strong>stanza l'uno dall'altro, lo spazio non èusato quin<strong>di</strong> per segnalare la fine <strong>di</strong> una parola. In altre parole, se è automatico per un<strong>cinese</strong> in<strong>di</strong>viduare sillabe e morfemi, gli resta altrettanto facile in<strong>di</strong>viduare le parole.Risulta <strong>di</strong>fficile capire, dove il morfema si unisca ad un altro morfema, per formare uncomposto e quin<strong>di</strong> una parola polisillabica e dove invece ricorra autonomamente comeunità <strong>di</strong> significato. Per questo spesso i bambini cinesi tendono, in italiano, ad attaccare leparole fra loro o a staccare le sillabe là dove queste sono invece parte integrante <strong>di</strong> unaparola. I bambini cinesi solitamente imparano a scrivere i caratteri all'interno <strong>di</strong> un quadrato<strong>di</strong>viso in quattro settori uguali anch'essi quadrati, all'interno dei quali eseguono il carattererispettando precise norme d'equilibrio e d'or<strong>di</strong>ne estetico. Il rispetto delle proporzioni deisingoli tratti nel carattere, della loro successione e <strong>di</strong>stribuzione nello spazio èirrinunciabile, non solo per ragioni <strong>di</strong> natura estetica, ma anche perché nella versionecorsiva dei caratteri, (che è largamente usata), il mancato rispetto <strong>di</strong> tali norme, rende ilcarattere illeggibile, non co<strong>di</strong>ficabile.Principali caratteristiche morfosintattiche della lingua <strong>cinese</strong>


In questa sezione si tenterà <strong>di</strong> analizzare i meccanismi grammaticali e sintattici chepossono in qualche modo influire sulla capacità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento dell'allievo <strong>di</strong> <strong>origine</strong><strong>cinese</strong>.Il <strong>cinese</strong> è una lingua isolante ed è quin<strong>di</strong> totalmente priva <strong>di</strong> flessioni. L'unità lessicale èinvariabile, dunque la sua forma non è collegata al ruolo grammaticale che ricopre.All'interno della frase, la funzione grammaticale <strong>di</strong> un costituente può essere segnalata odalla posizione che esso occupa o dall'uso <strong>di</strong> specifiche particelle grammaticali. La frase èorganizzata sulla base <strong>di</strong> un preciso schema <strong>di</strong> successione dei suoi costituenti. L'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>successione e la presenza <strong>di</strong> particelle sono così gli elementi che rendono co<strong>di</strong>ficabile ointerpretabile la frase.Organizzazione della frase e sintassiLa frase <strong>cinese</strong> e composta da una macrostruttura che comprende il tema e il commento.Il tema ricopre la posizione <strong>di</strong> inizio frase ed è costituito da un gruppo nominale. Ilcommento è costituito da una frase costruita sullo schema soggetto-verbo-oggetto. Ilsoggetto e l'oggetto a loro volta possono essere costituiti da frasi. All'interno dell'oggettole frasi sono organizzate in base alla regola sempre valida per la quale la frase subor<strong>di</strong>nataprecede quella principale. La caratteristica che più allontana la struttura del periodo <strong>cinese</strong>dal nostro e sicuramente la quasi totale mancanza <strong>di</strong> connettivi.La lingua <strong>cinese</strong> rispetto alla nostra è molto più essenziale, tende a rifiutare le formetroppo complesse e pesanti, e si affida quasi totalmente alla capacità comunicativa delcontesto. Infine nella <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> determinazione dei costituenti nominali della frase seguesempre la regola per cui il determinante precede ciò che è determinato.La frase relativa viene resa con l'uso <strong>di</strong> una particella <strong>di</strong> determinazione che segnala larelazione esistente tra i costituenti della frase:Ta xie de hanziLui scrivere (particella <strong>di</strong> determinazione) carattereI caratteri che ha scritto.L'interrogazione può essere strutturata come scelta alternativa:Ta chi bu chi?


Lui mangiare non mangiare?Lui mangia?Ci si limita cioè a ripetere il verbo prima nella sua accezione negativa poi in quella positiva.Specifiche particelle vengono impiegate per assegnare una particolare sfumatura alladomanda. Tali particelle vengono aggiunte alla fine della frase <strong>di</strong>chiarativa.Ultima variante della forma interrogativa è quella che prevede l'uso dei sostitutiinterrogativi che appunto sostituiscono nella stessa posizione un elemento della frase<strong>di</strong>chiarativa:Na shi shei de maoziQuello essere chi (determinante nominale) cappello?Di chi è quel cappello?Na shi shenme?Quello essere cosa?Cos'è quello?La negazione infine si costruisce collocando imme<strong>di</strong>atamente a sinistra del verbo principalegli avverbi <strong>di</strong> negazione bu o mei:Wo mei you qianIo non avere/esserci sol<strong>di</strong>Io non ho sol<strong>di</strong>Wo bu shi laoshiIo no essere insegnanteIo non sono insegnate.L'alfabeto pinyinInfine è importante spendere qualche parola sul sistema <strong>di</strong> traslitterazione dei carattericinesi. Il pinyin zimu è l'alfabeto composto <strong>di</strong> ventisei lettere latine che permette <strong>di</strong>trascrivere i caratteri cinesi con un sistema alfabetico. La trascrizione in pinyin ci dà quin<strong>di</strong>in<strong>di</strong>cazioni sulla pronuncia del carattere anche riguardo al tono con cui la sillaba èmodulata. Ogni sillaba è specificata da un accento posto sulla componente vocalica. Lapunteggiatura esiste nella lingua <strong>cinese</strong> e in alcuni casi è simile alla nostra. La virgola e il


Suggerimenti operativi e tipi <strong>di</strong> allievi presenti nella scuola italianaAlla luce <strong>di</strong> quanto detto si evince che l'unico strumento <strong>di</strong>dattico sempre valido è quello <strong>di</strong>intervenire sull'appren<strong>di</strong>mento spontaneo in modo da evitare fenomeni <strong>di</strong> "pappagallismo".L'intervento deve partire dall'analisi del meccanismo mentale che porta alla produzionedegli errori più <strong>di</strong>ffusi e quin<strong>di</strong> elaborare materiali ad hoc.Si possono, a mio avviso, in<strong>di</strong>viduare quattro <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> soggetti tra i bambini cinesipresenti nella scuola dell'obbligo e <strong>di</strong> conseguenza quattro corrispondenti livelli <strong>di</strong>partenza:1.Il minore emigrato tra uno e sei anni, che nel paese d'<strong>origine</strong>, ha frequentato almassimo la scuola materna e quin<strong>di</strong> inizia il ciclo scolare in Italia;2.Il minore emigrato in Italia dopo i sette anni e che ha già ricevuto una scolarizzazione dauno a tre anni in Cina;3.<strong>L'allievo</strong> che arriva in Italia o interrompendo il ciclo scolare o dopo averlo completato nelsuo paese d'<strong>origine</strong> e che quin<strong>di</strong> solitamente corrisponde alla fascia d'età tra i <strong>di</strong>eci e ise<strong>di</strong>ci anni;4.Il minore nato in Italia che inizia il ciclo scolare in questo paese ed è apparentementebilingue;Nel primo caso ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un minore che non conosce la lingua <strong>cinese</strong> scrittaquin<strong>di</strong> non conosce i caratteri, né il sistema <strong>di</strong> traslitterazione pinyin in caratteri latini. Nelcorso della scuola materna può aver appreso solo l'uso orale minimo del putonghuà e lastruttura grammaticale più semplice della frase. Forse ha appreso l'uso del pinyin ma nonlo padroneggia. Quin<strong>di</strong> nell'appren<strong>di</strong>mento della nostra lingua non è con<strong>di</strong>zionato danozioni pregresse per quanto riguarda la corrispondenza dei suoni alle lettere. Applica leregole della grammatica <strong>cinese</strong> solo a livello <strong>di</strong> produzione orale e passivamente senzaoperare scelte consapevoli. Non possiede però gli strumenti cognitivi <strong>di</strong> base e quin<strong>di</strong> devesvilupparli nella seconda lingua. (cfr. Balboni in Alias Garzanti Scuola 2000).Nel secondo caso invece l'allievo conosce un numero limitato <strong>di</strong> caratteri ma ha giàassimilato la corrispondenza tra suono e lettera del sistema pinyin. Non sempre è in grado<strong>di</strong> traslitterare in maniera corretta il carattere. Ritengo che questa sia la situazione <strong>di</strong>partenza più problematica. Il minore infatti non padroneggia bene la sua lingua e deveconfrontarsi con un nuovo sistema linguistisco senza possedere gli strumenti <strong>di</strong> base che


gli permettano <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare le possibili analogie o <strong>di</strong>fferenze tra le due lingue. Inoltre sitrova in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> forte confusione e non riesce a comunicare bene né in italianoné in <strong>cinese</strong>.Per quanto riguarda il terzo soggetto, l'allievo parte da una scolarizzazione pregressa chegli ha già fornito gli strumenti d'analisi e capacità <strong>di</strong> tipo logico o deduttivo. Nella maggiorparte dei casi conosce alcune centinaia <strong>di</strong> caratteri e padroneggia bene il sistema pinyin.Ha buone nozioni <strong>di</strong> grammatica e la sua conoscenza del lessico non si limita solo ai campidella quoti<strong>di</strong>anità, dell'ambiente o dell'ambito scolastico e familiare ma si estende anche acampi <strong>di</strong> tipo referenziale.Questo soggetto se da una parte è limitato nell'appren<strong>di</strong>mento dell'italiano perchécon<strong>di</strong>zionato dalle sua scolarizzazione pregressa, dall'altra riesce a percepire in modocosciente le <strong>di</strong>fferenze tra le due lingue e a trasferire le capacità logiche acquisite, dallalingua1 alla lingua2. Inoltre è in grado <strong>di</strong> usare autonomamente un <strong>di</strong>zionario <strong>cinese</strong>italiano,italiano-<strong>cinese</strong>, e quin<strong>di</strong> almeno in parte, <strong>di</strong> ampliare e perfezionare il propriolessico.Il quarto caso è quello del minore nato in Italia che viene considerato perfettamenteintegrato e bilingue. Questo soggetto spesso viene trascurato perché è in grado <strong>di</strong>esprimersi e <strong>di</strong> comprendere la nostra lingua, ma in realtà non la padroneggiacompletamente. A casa continua ad esprimersi in <strong>cinese</strong> e i momenti <strong>di</strong> confronto conl'italiano restano per lui troppo spesso circoscritti all'ambito scolastico.Il problema dell'educazioneUltimamente in Cina, il problema dell'educazione è più sentito, dal momento che la Cinasente il bisogno <strong>di</strong> confrontarsi con le principali potenze mon<strong>di</strong>ali, <strong>di</strong> elevare le propriecapacità tecniche e scientifiche ma, soprattutto <strong>di</strong> formare in maniera adeguata personalespecializzato. La Cina stando ai dati pubblicati dall'Unesco, dall' Unicef e dall'ONU, è tra ipaesi che investono meno nella cultura in tutto il mondo. All'educazione è destinato circa il2% del P.I.L., e conseguenza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> politica è chiaramente un alto tasso <strong>di</strong>analfabeti tra la popolazione e quin<strong>di</strong> la mancanza <strong>di</strong> personale sufficientementequalificato. Lo stesso concetto <strong>di</strong> analfabetismo non è ben definito, solitamente siquantifica il grado <strong>di</strong> alfabetizzazione <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo, in base al numero <strong>di</strong> caratteri che


egli conosce. Questo concetto piuttosto limitato <strong>di</strong> alfabetizzazione è in parte giustificatodalla stessa natura della lingua <strong>cinese</strong>, <strong>di</strong> cui parleremo più avanti. Prima del 1995 anno incui una nuova legge ha introdotto un sistema <strong>di</strong> tassazione per la frequenza della scuolasuperiore e dell'università, l'istruzione era completamente gratuita. Per quanto riguarda lascuola dell'obbligo, i genitori contribuiscono alle spese <strong>di</strong> gestione della scuola (in alcunicasi anche allo stipen<strong>di</strong>o dell'insegnante), stabilite in modo autonomo dalle varie provincie,all'acquisto dei libri che sono forniti dallo Stato a prezzo controllato. In classe, gli studentiche non hanno a <strong>di</strong>sposizione il testo, in realtà, sono molti e quin<strong>di</strong> l'insegnante provvedea copiarlo sulla lavagna. Per questo può capitare che il nostro allievo <strong>cinese</strong> si presentisenza testo o senza materiale.


La scuola in Cina 1Fino alla proclamazione della Repubblica popolare <strong>cinese</strong>, nel 1949, l' istruzione in Cina eraprivilegio <strong>di</strong> una minoranza della popolazione e l'80% dei Cinesi era analfabeta. Levalutazioni sull'atten<strong>di</strong>bilità dei dati ufficiali relativi all'attuale livello d'istruzione nel Paesesono <strong>di</strong>scordanti, è comunque unanime il riconoscimento del grande risultato ottenuto dalgoverno <strong>cinese</strong> nella scolarizzazione <strong>di</strong> base e nella lotta contro l'analfabetismo.Il sistema scolastico <strong>cinese</strong> è fra i più estesi del mondo e si rivolge a realtà profondamente<strong>di</strong>fferenziate in termini <strong>di</strong> sviluppo e caratteristiche culturali. Se le <strong>di</strong>rettive governativesono uniformi, notevoli sono le <strong>di</strong>versità fra le regioni e, all'interno delle regioni, fra areeurbane e rurali. Profonde <strong>di</strong>fferenze esistono anche fra scuole modello e scuole comuniall'interno <strong>di</strong> una stessa area. Tali <strong>di</strong>fferenze sono destinate a ra<strong>di</strong>calizzarsi, a causadell'ineguale tasso <strong>di</strong> sviluppo delle <strong>di</strong>verse aree e delle nuove politiche economichenazionali.L'attuale sistema scolastico <strong>cinese</strong> riflette gli orientamenti del periodo post maoista,contrassegnati da un ritorno alle politiche antecedenti la rivoluzione culturale. L'enfasi sullaformazione politica dello studente e sull'integrazione fra lavoro intellettuale e produttivo, ilrifiuto delle componenti selettive e accademiche, impostisi nel periodo rivoluzionario, sonostati progressivamente ri<strong>di</strong>mensionati o abbandonati. Questo ha portato al recupero <strong>di</strong>alcuni caratteri propri della tra<strong>di</strong>zione culturale <strong>cinese</strong>, quali la meritocrazia e il rispetto perle gerarchie.La transizione della Cina verso quella che viene ufficialmente definita "un'economia <strong>di</strong>mercato socialista", mo<strong>di</strong>ficando progressivamente il tessuto socioeconomico e creandonuove esigenze <strong>di</strong> formazione e nuovi rapporti fra scuola e mondo del lavoro, pone nuovesfide al sistema scolastico <strong>cinese</strong>. In considerazione <strong>di</strong> questo, nel 1995 è statapromulgata una nuova legge dell'istruzione, che prevede un maggiore decentramentonella gestione e nel finanziamento degli istituti scolastici, e un' accresciuta in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong>questi ultimi nel creare legami con settori produttivi, introduce inoltre tasse scolastiche perl'educazione superiore. Questo orientamento è funzionale alla politica <strong>di</strong> contenimentodella spesa pubblica dello Stato <strong>cinese</strong>, i cui investimenti nel settore dell'istruzione (in1Il presente paragrafo è tratto dal sito del COSPE


proporzione al PIL) sono fra i più contenuti del mondo. Quali conseguenze questetrasformazioni avranno sul sistema scolastico del Paese, soprattutto nelle aree marginaligià fortemente svantaggiate, è un interrogativo che resta aperto.> La scuola pubblicaPrima del 1995, l'istruzione nelle scuole pubbliche cinesi era ufficialmente gratuita a tutti ilivelli e tale rimane per la scuola dell'obbligo; sono invece state introdotte tasse <strong>di</strong>iscrizione per le scuole superiori e le università. Nella scuola dell'obbligo sono previsti,però, contributi dei genitori alle spese <strong>di</strong> gestione della scuola, i cui tetti sono fissati alivello provinciale, e per l'acquisto dei libri, forniti dallo Stato a prezzo controllato. Talicontributi sono in costante aumento e, nonostante l'adozione <strong>di</strong> varie misure correttive daparte del governo, scoraggiano l'accesso degli studenti più sfavoriti. Sono vietati per leggegli istituti privati a scopo <strong>di</strong> lucro, sono invece ammessi contributi privati alle scuolepubbliche. La maggior parte delle scuole elementari è gestita da autorità governativeregionali, municipali o locali, le restanti sono annesse a fabbriche o imprese pubbliche.> Insegnamento generale: corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>Or<strong>di</strong>ne Durata Età previstaSuperiori 3 anni dai 15 ai 18 anniMe<strong>di</strong>e * 3 (4) anni dai 12 ai 15 anni (11-15)Elementari* 6 (5) anni dai 6 ai 12 anni (6-11)Materna 2 dai 4 ai 6 anni*Scuola dell'obbligo> Scuola dell'obbligoDal 1986, la scuola dell'obbligo in Cina ha la durata <strong>di</strong> nove anni. Questa <strong>di</strong>sposizione nonè però ancora stata estesa a tutto il territorio <strong>cinese</strong>. La scuola dell'obbligo comprende lascuola elementare e la scuola me<strong>di</strong>a. L'articolazione fra i due cicli è a <strong>di</strong>screzione delleautorità regionali. Il sistema più <strong>di</strong>ffuso è quello 6 (elementari) + 3 (me<strong>di</strong>e), comune nellecittà, seguito dal sistema 5 (elementari) + 4 (me<strong>di</strong>e) , in uso in circa metà delle zone rurali


del Paese. 2 anche vigente un sistema che prevede nove anni <strong>di</strong> scuola unificata senza<strong>di</strong>visione in cicli, <strong>di</strong> ispirazione sovietica, ma è <strong>di</strong>ffuso solo in aree periferiche.L'età <strong>di</strong> inizio della scuola elementare è ora ufficialmente fissata a 6 anni compiuti, inalcune regioni questa <strong>di</strong>sposizione non è però ancora operante e l'età d'inizio è ancora 7anni, come comune precedentemente. Nelle zone remote e rurali, l'età <strong>di</strong> accesso è <strong>di</strong>fatto più flessibile.> Scuola privata: percentuale iscritti- Materna 0 %- Elementari 0 %- Me<strong>di</strong>e/superiori 0 %Fonte: Unesco, Rapport mon<strong>di</strong>al sur l'éducation, 1995.> Scuola elementare- Età prevista: Dai 6 ai 12 anni (6-11)- Durata: 6 anni (5)- Tasso <strong>di</strong> scolarizzazione lordo: 120 (M/F) 117 (F)- Tasso <strong>di</strong> scolarizzazione netto: 96 (M/F) 95 (F)- Tasso <strong>di</strong> ripetenza: 5%- Numero <strong>di</strong> allievi per insegnante: 22- Insegnanti donne: 44%Fonte: Unesco, Rapport mon<strong>di</strong>al sur l'éducation, 1995.> Calendario e orari


L'anno scolastico è <strong>di</strong>viso in due semestri, il primo inizia il primo Settembre e finisce aFebbraio, il secondo inizia il primo Marzo e termina a Luglio. La scuola dura 39 settimane:34 <strong>di</strong> lezione, le altre riservate ad attività comunitarie, tra<strong>di</strong>zionali, ripasso ed esami. Oltrealle ferie estive, è previsto un mese <strong>di</strong> vacanze a Febbraio, per il capodanno <strong>cinese</strong>.I giorni <strong>di</strong> frequenza settimanale sono 6, dal Lunedì al Sabato. Il Sabato pomeriggio èvacanza.Il programma prevede da 23 a 27 ore <strong>di</strong> lezione settimanali, a seconda della classe e delsistema, più 5 ore <strong>di</strong> attività extracurricolari (non sempre garantite). Ogni ora <strong>di</strong> lezioneprevede 45 minuti <strong>di</strong> insegnamento e un quarto d'ora <strong>di</strong> pausa. L'organizzazione oraria<strong>di</strong>pende dalle con<strong>di</strong>zioni locali. Nelle scuole a tempo pieno, le lezioni iniziano alle 8.00 eriprendono alle 14.00, dopo la pausa per il pranzo.Agli studenti vengono generalmente assegnati compiti a casa.> Programmi e organizzazione scolasticaI programmi sono fissati a livello nazionale e variano a seconda dei sistemi e degli orari invigore. Le scuole a tempo pieno, <strong>di</strong> cui fanno parte le scuole modello, seguono iprogrammi fissati dal Ministero dell'istruzione, con qualche variazione regionale. Per lescuole a tempo ridotto, tali programmi sono mo<strong>di</strong>ficati su base regionale.La lingua d'insegnamento è il putonghua o <strong>cinese</strong> mandarino; in alcune zone abitate dagruppi etnici minoritari è introdotta la lingua locale come lingua d'istruzione o secondalingua. L'insegnamento dell'inglese inizia generalmente nella scuola secondaria inferiore,ma in alcune scuole modello può partire dalle elementari. I programmi governativitendono a essere fortemente prescrittivi e dettagliati; la finalità dell'insegnamento viappare quella "<strong>di</strong> garantire la trasmissione dei saperi e l'acquisizione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> normee <strong>di</strong> condotte che dovranno accompagnare il bambino in tutta la sua vita futura" (COSPE,1996), più che <strong>di</strong> favorirne la formazione completa.E del 1993 la più recente riforma dei programmi della scuola dell'obbligo. Tali programmiattribuiscono maggiore spazio alle attività in classe e incoraggiano lo sviluppo <strong>di</strong>competenze <strong>di</strong> base, puntando a ridurre il nozionismo e la pratica dell'appren<strong>di</strong>mento a


memoria, molto <strong>di</strong>ffusi nelle scuole. La rigi<strong>di</strong>tà e ampiezza dei programmi e dei testiscolastici, la severità del sistema <strong>di</strong> valutazione e l'affollamento delle classi ostacolano peròil raggiungimento <strong>di</strong> questi obiettivi. Nelle aree rurali, l'inadeguatezza e irrilevanzadell'insegnamento sono spesso all'<strong>origine</strong> dell' insuccesso e abbandono scolastico. Nelcorso della scuola elementare, i bambini debbono imparare 3.000 caratteri e l'alfabetofonetico <strong>cinese</strong>; acquisire conoscenze <strong>di</strong> base delle relazioni quantitative e delle formespaziali, conoscere le operazioni fondamentali con numeri interi, decimali e frazioni;mostrare <strong>di</strong> pensare logicamente e avere le idee fondamentali dello spazio; risolvereproblemi semplici e pratici che hanno a che fare con la vita quoti<strong>di</strong>ana e il lavoro. Lescienze naturali sono una combinazione <strong>di</strong> fisica, chimica, astronomia, geografía, biologia efisiologia igienica.Molte scuole rurali a tempo parziale offrono un programma ridotto a quattro materie:<strong>cinese</strong>, matematica, conoscenze generali ed etica. Nelle scuole itineranti, con doppi turni opluriclassi, si insegnano solo <strong>cinese</strong> e matematica. In queste scuole c'è un unicoinsegnante per tutte le materie; le scuole <strong>di</strong> città o più organizzate offrono invece uninsegnante per <strong>di</strong>sciplina. Molto <strong>di</strong>ffuse nelle scuole rurali o più svantaggiate sono leattività produttive che impegnano gli studenti varie ore alla settimana e i cui proventivengono utilizzati per finanziare la scuola.> ValutazioneOltre a una verifica informale perio<strong>di</strong>ca (solitamente mensile) è comune una valutazionepiù approfon<strong>di</strong>ta a metà anno, una sorta <strong>di</strong> esamino che, in caso <strong>di</strong> risultati negativi,impegna gli insegnanti nella programmazione <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> recupero rivolto agli studentipiù in <strong>di</strong>fficoltà. I risultati <strong>di</strong> tali prove sono espressi in numeri, su scala centesimale.Il passaggio da una classe all'altra è subor<strong>di</strong>nato al superamento dell'esame <strong>di</strong> fine anno,in cui viene valutato il profitto in matematica e <strong>cinese</strong>. Se la verifica a fine anno èritenutainsod<strong>di</strong>sfacente è prevista la ripetenza.La scuola <strong>cinese</strong> è estremamente selettiva. Quasi ovunque esistono due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> scuole: lescuole chiave o modello, destinate agli allievi più dotati, e le scuole per gli alunni normali.La selezione inizia alla fine della scuola materna, con un esame <strong>di</strong> ammissione alla scuola


elementare che già identifica i bambini destinati a un corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> privilegiato. L'esamed'ammissione alla scuola secondaria inferiore, ufficialmente abolito con l'estensione a noveanni della scolarità obbligatoria, è ancora in vigore in alcune regioni.> GlossarioYou er yuan: scuola materna.Xiao xue: scuola elementare.Zhong xue: scuola me<strong>di</strong>a.Xiao xue bi ye zheng: certificato <strong>di</strong> licenza elementare.Zhong xue bi ye zheng: certificato <strong>di</strong> licenza me<strong>di</strong>a.FontiCOSPE,Le metodologie <strong>di</strong>dattiche in Cina, Collana formazione e INformazione.Citta<strong>di</strong>ni immigrati e <strong>di</strong> etnie minoritarie, E<strong>di</strong>zioni Regione Toscana, 1996.The State Education Commission, The People's Republic of China, The Development andReform of Education in China 1995-1996, International Conference on Education 45thsession, Genève, 1996.The International Encyclope<strong>di</strong>a of Education, China: system of education, Pergamon,1994.Trapin Luisa, Strutture e problemi dell'educazione in Cina. La svolta attuata nel quadrodelle riforme economiche, Tesi <strong>di</strong> laurea, Anno accademico 1994-1995, Università deglistu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano.The State Education Commission, The People's Republic of China, The Development andReform of Education in China 1993-1994, International


Conference on Education 43rd session, Genève, 1994.The State Education Commission, The People's Republic of China,Country DocumentsPeople's Republic of China, World Conference on Education for All, Jomtien, Thailand,1990.Department of Basic Education, The State Education Commission, The People's Republic ofChina,Basic Education of China, 1989.The State Education Commission, The People's Republic of China, China's Primary SchoolEducation, 1986.John Cleverley, The schooling of China, tra<strong>di</strong>tion and Modernity in Chinese Education,Allen & Unwin, 1985.International Handbook of Education Systems, China, Institute of Education, University ofLondon, 1984.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!