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La ragione cartografica, ovvero la nascita dell'occidente

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Ma che tavo<strong>la</strong> di Salomè sia una carta (che, anzi, l’episodio del<strong>la</strong> decol<strong>la</strong>zione del Battistasia <strong>la</strong> prima compiuta illustrazione delle micidiali conseguenze di quel che oggi spensieratamentedefiniamo il processo del<strong>la</strong> riduzione <strong>cartografica</strong>) è suggerito, oltre che dal termine che serve al<strong>la</strong>sua designazione, dal meccanismo del linguaggio di cui <strong>la</strong> figlia di Erodiade, che per tutta <strong>la</strong> storianon desidera nè pensa autonomamente, è semplice portavoce: un linguaggio che procede soltantoper nomi propri, come soltanto sulle carte accade. Per nome proprio qui s’intende, esattamentecome Whitehead e Russell nei Principia Mathematica prescrivono, ogni “nome che rappresenti inmaniera diretta qualche oggetto”. Ovvero, con il Wittgestein del Tractatus: “Il nome è ilrappresentante, nel<strong>la</strong> proposizione, dell’oggetto” (3.22). Cioè: “Il nome significa l’oggetto.L’oggetto è il suo significato” (3.203), che è <strong>la</strong> prima e principale rego<strong>la</strong> del<strong>la</strong> logica <strong>cartografica</strong>.Come testimonia Norman Malcolm a proposito dell’idea centrale del Tractatus, secondo <strong>la</strong> qualeogni proposizione è un’immagine, cioè in definitiva una mappa: “L’idea venne a Wittgensteinmentre militava nell’esercito austriaco, durante <strong>la</strong> prima guerra mondiale. Lesse una rivista chedescriveva le circostanze e il luogo di un incidente automobilistico per mezzo di un diagramma o diuna cartina; gli venne fatto allora di pensare che quel<strong>la</strong> cartina era una proposizione, e che in essa sirive<strong>la</strong>va <strong>la</strong> natura essenziale delle proposizioni, vale a dire <strong>la</strong> raffigurazione del<strong>la</strong> realtà” 2 .Girard ha <strong>ragione</strong>: chiedere <strong>la</strong> testa di qualcuno, come Erodiade fa con Salomé, implica unadimensione retorica. Salomè invece “prende sua madre al<strong>la</strong> lettera. Non lo fa apposta”. Ma nonperché, come Girard aggiunge, bisogna essere adulti per distinguere le parole dalle cose. Non èsemplice questione di età. Al contrario Salomè assume <strong>la</strong> figura di una bambina appunto perché ilsuo ruolo consiste nel far coincidere al<strong>la</strong> lettera le parole con le cose, e non viceversa, nel sostituirecioè alle imprevedibili e indisciplinabili metafore del discorsivo linguaggio quotidiano leprevedibili e disciplinate corrispondenze biunivoche tra cose e parole che rego<strong>la</strong>no ogni linguaggiotecnico, di cui quello cartografico assume pertanto valore archetipico e originario. Esattamente: “ilmedium è il messaggio”, è il mezzo, nel<strong>la</strong> duplice, letterale accezione di ciò che sta tra due estremie che pertanto funziona da tramite e perciò da arnese, e che dice non soltanto come le cose si fannoma anche, prima ancora, che cosa le cose sono. E sul<strong>la</strong> carta, e soltanto sul<strong>la</strong> carta, una testa ènient’altro che una testa. Soltanto in virtù di tale (inconsapevole e irriflessa: tra poco si vedrà)funzione ontologica prima ancora che logico-modale il mezzo — il linguaggio cartografico — è ingrado di dettare le modalità dell'esecuzione. Di ogni esecuzione, da quel<strong>la</strong> emblematica e cruenta diGiovanni ad ogni successiva realizzazione di un qualsivoglia progetto. Sicché tutto quello che diarchitettato e costruito vediamo intorno a noi discende dal primigenio sacrificio del Battista, <strong>la</strong> cuimorte, inaugurando l'«epoca dell'immagine del mondo», per riprendere l'espressione di Heidegger,segna<strong>la</strong> l'avvento del Moderno e ne anticipa <strong>la</strong> natura.Con precisione, a sua volta, tecnica. “Voglio che tu mi dia subito su una tavo<strong>la</strong> <strong>la</strong> testa diGiovanni il Battista”, esc<strong>la</strong>ma quel<strong>la</strong> che noi chiamiamo Salomé: né Marco né Matteo le danno inrealtà un nome, e noi <strong>la</strong> chiamiamo così soltanto perché lo storico ebreo Giuseppe F<strong>la</strong>vio par<strong>la</strong> diuna figlia di Erodiade così nominata. “Subito”: come <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, anche <strong>la</strong> velocotà dell'esecuzione (<strong>la</strong>rapidità nel<strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> fase finale del piano) è qualcosa che <strong>la</strong> figlia aggiunge per contoproprio, ma non in maniera autonoma, al<strong>la</strong> richiesta del<strong>la</strong> madre. Ed è proprio Girard, altrove esenza saperlo, a dare <strong>ragione</strong> di tale aggiunta: nel ripercorrere, sulle orme di Giobbe, l'antica stradadegli uomini perversi, e rintracciando nel<strong>la</strong> metafora del torrente l'illustrazione del<strong>la</strong> logica deldesiderio. Spiega Girard: “In un clima semidesertico, i corsi d'acqua non forniscono mai agli uominiciò che essi desiderano. Quando le nevi si sciolgono l'acqua sovrabbonda e rigurgita, ma durante ilresto dell'anno, quando regna <strong>la</strong> sete, non resta che sabbia”. E aggiunge che sono proprio tale“assenza di moderazione”, tale “perpetua congiunzione del<strong>la</strong> mancanza e dell'eccesso” 3 acaratterizzare l’universo delle re<strong>la</strong>zioni che riguardano quel che desideriamo. Prima ancora, però,questo è il meccanismo del<strong>la</strong> logica binaria, fondato sull'esclusione di ogni termine intermedio,come soltanto nel<strong>la</strong> rappresentazione <strong>cartografica</strong> accade. Soltanto su di una tavo<strong>la</strong> geografica una2 N. Malcolm, Ludwig Wittgenstein, Oxford, Oxford University Press, 1958, p. 37.3 R. Girard, <strong>La</strong> route antique des hommes pervers, Paris, Grasset, 1985, pp. 75, 77.4

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