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Rimini antica P - Emilia Romagna Turismo

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60ne relativa alle villae rustiche intorno cui ruotava, in epoca romana, illavoro dei campi, apre squarci sulla fiorente economia agricola.Un’economia che sappiamo incentrata, oltre che sulla vite, sulla coltivazionedei cereali, degli ortaggi, degli alberi da frutto e dell’ulivo.Anche oggi, a esaltare il gusto dei cibi è l’olio dei nostri colli, frutto diun lavoro sapiente che, in tempi recenti, ha imparato a valorizzare unprodotto d’eccellenza per grado di acidità, colore, profumo e sapore.Ovunque si spande il profumo della piada, la semplice focaccia cuil’aggiunta di strutto o dell’olio conferisce morbidezza: lavorata da maniche ripetono il gesto arcaico dell’impastare (già familiare alle genti delNeolitico) e cotta sulle tipica teglia in terracotta refrattaria, ricordo deltestum già in uso presso i Romani, la piada si sposa alle erbe di camponei rustici cassoni o accompagna i pregiati salumi e i teneri formaggiromagnoli. Fra questi ricordiamo il molle squacquerone, il morbidoraviggiolo, la soffice ricotta; ma anche i più saporiti pecorini o il pregiatoformaggio di fossa stagionato per mesi nelle antiche fosse, prodottoa Sogliano al Rubicone ma anche a Talamello e a Mondaino.Tipici delle vallate delle province di <strong>Rimini</strong>, Cesena e Forlì e del vicinoMontefeltro, costituiscono un omaggio all’economia agricolo-pastoraledell’entroterra romagnolo e a una tradizione casearia che affondale sue radici addirittura in età preistorica. Il diffuso allevamento diovini ha infatti da sempre costituito una delle maggiori risorse del territorioregionale, con note di vanto anche in età romana: come nonricordare la produzione del formaggio “doc” di Sarsina, di plinianamemoria, di cui oggi è erede la caciotta romagnola?L’ambiente boschivo e l’abbondante produzione di cereali, favorironogià in età romano-repubblicana, sulla scia della tradizione gallica,l’allevamento del maiale e la lavorazione delle sue carni. Con i cinghiali,che popolano le zone più selvagge ove è diffusa la quercia, imaiali alimentano ancor oggi una vera e propria “industria”. Da questeparti si ritrova l’autentico gusto degli insaccati, mentre si qualificacome prodotto d’eccellenza il prosciutto del Montefeltro. La cucina territorialeintreccia sapori antichi nei piatti di carne, come nel caso dellacottura “in porchetta”, esito dei contatti con le regioni centrali dellapenisola, perpetuati lungo la storia attraverso le vie appenniniche.Dai campi e dagli orti che sfruttano la fertilità dei terreni, continuano aprovenire le salutari erbe selvatiche e i teneri ortaggi, quali gli asparagi,già noti e apprezzati dai Romani: le prime diventano regine dipiatti e ricette a Saludecio, cittadina della Valconca; i secondi coloranoi mercati e le tavole, affiancandosi alle pregiate carni o all’apprezzatopesce dell’Adriatico. E sagre popolari crescono per far festa intorno a

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