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IL CALITRANO N. 26 - Ilcalitrano.it

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<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>26</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2004finché venissero aggiunte altre parti all’operache stava per andare in stampa,costringendo gli ed<strong>it</strong>ori Muzio e Parrinoa inserire nella prima edizione una premessanella quale dichiaravano non esserestata loro intenzione offendere o trascurarealcuno 12 .E non è da escludere che una dellefamiglie scontente dell’opera di Pacichellifosse proprio quella dei Mirelli;sarebbe difficile spiegare altrimenti lapresenza, in un’opera nata per trattaresolo delle “c<strong>it</strong>tà” del Regno (cioè solodi quelle che avevano una cattedrale ederano a capo di una diocesi), di alcune“terre” come Cal<strong>it</strong>ri e Teora. La bella vedutadi Cal<strong>it</strong>ri, raffigurata prima che ilterremoto la distruggesse, decorata conl’insegna dei nuovi proprietari e con ilcastello e la badia di Santa Maria in Elce(le due proprietà di maggior pregio) benein evidenza, sembra un’aggiunta deglied<strong>it</strong>ori, operata dopo la morte di Pacichellinel 1695; evidentemente non potevabastare, per soddisfare la van<strong>it</strong>à deiMirelli, la pubblicazione della sola immaginedi Conza, c<strong>it</strong>tà di cui non avevanoancora perfezionato l’acquisto 13 eche nell’opera di Pacichelli era stata raffiguratadistrutta dal sisma.Benché il manoscr<strong>it</strong>to conservatopresso la Società di Storia Patria rechi ladata 1693, le notizie sulla famiglia Mirellisono aggiornate a qualche anno dopo;riportano la notizia del terremoto chenel 1694 distrusse Cal<strong>it</strong>ri e quella del secondomatrimonio, nel 1695, di CarloMirelli, dopo la morte della prima mogliesotto le macerie del castello.L’autore appare bene informato sullafamiglia e sui suoi tentativi di costruirsiuna patente di nobiltà. Ne rimarca a piùriprese l’origine plebea, parlando di gente“vile, e ignorante”, e non trascura dievocare l’immagine degli antenati deinuovi signori di Cal<strong>it</strong>ri che fino a pochianni prima giravano con la sporta dei pescisottobraccio; bolla come falsi sia ladiscendenza dei Mirelli dagli Scannasoricegenovesi, sia l’iscrizione della famigliaalla nobiltà di Benevento (c<strong>it</strong>tà chenon faceva parte del Regno di Napoli, maapparteneva allo Stato della Chiesa), ottenutasolo grazie ai buoni uffici di unparente acquis<strong>it</strong>o. E vale la pena di notareche la notizia dell’iscrizione dei Mirelliall’aristocrazia beneventana sarà ripresa(forse su suggerimento della famiglia)nell’opera di Pacichelli, e nell’Ottocentoverrà addotta dai marchesi di Cal<strong>it</strong>ri comeprova delle proprie illustri origini.In conclusione il manoscr<strong>it</strong>to napoletanoaggiunge nuovi motivi di dubbiosulle presunte origini nobili dei Mirelli,mentre gli opuscoli stampati a spese deimarchesi di Cal<strong>it</strong>ri che, dal XVIII secoloin poi, si affannano a provare la discendenzadella famiglia da illustri antenatigenovesi, sembrano il frutto di un falsonemmeno troppo ben costru<strong>it</strong>o.LAUREAIl 16 luglio 2004presso l’Univers<strong>it</strong>à di Salernosi è brillantemente laureatacon 110 e lodein Etruscologia e Archeologia ItalicaAngela Schiavodiscutendo la tesi “I Sabini”relatore il chiar.mo prof. LucaCerchiai, correlatore il prof. MauroMenichetti.Gli auguri più sent<strong>it</strong>idella Redazione vanno alla madreFranca Salvante, alle sorelle Elisa eGrazia e alla neo dottoressaun augurio vivissimoper la sua carriera.DOCUMENTINapoli, Biblioteca della Società diStoria Patria, ms. XXV D 12 - Not<strong>it</strong>ied’alcune famiglie popolari del regno diNapoli, divenute per dign<strong>it</strong>à e ricchezzeriguardevoli - D’un incerto Autore - anno1693 (ff. 38 v- 41 r).“Della famiglia Mirella - Non vi èdubbio alcuno, che la ricchezza fannonobile un plebeo, ed all’incontro un nobilesenza di quella diviene vile, e plebeo;Gioseppe Mirelli della Terra di Pos<strong>it</strong>anodella costiera d’Amalfi, figlio diun marinaro di quel luogo, come sonohoggi ancora i suoi parenti, applicatosiallo studio delle lettere, e particolarmentea quello della filosofia, per lo chedivenne dottore di medicina, prendendola laurea del dottorato nella c<strong>it</strong>tà di Salerno,venne in Napoli, ove eserc<strong>it</strong>ò lasua arte o scienza come la vogliamochiamare, e gliene venne così bene, chebenché non molto per<strong>it</strong>o in detta scienzaarridendoli la fortuna spesso di gente vile,ed ignorante, si fece qualche peculio.(Questi da prima andava vendendo conla cassetta lucci, e spigole come soglionofare quelli di Pos<strong>it</strong>ano, poi pose bottega,indi con la sorte che l’arrise principiòa negoziare di Raggione). Costui conla sua moglie pari a lui di cond<strong>it</strong>ioneprocreò un figliuolo chiamato Francesco,il quale essendo cresciuto in etàs’applicò allo studio delle leggi, e neprese in Napoli la laurea del dottoratoed esserc<strong>it</strong>ò ne Regii Tribunali pria leprocure, ed indi si pose in posto d’avvocato,e da procuratore s’applicò ad eserc<strong>it</strong>arela mercatura, a partecipare negliappalti d’arrendamenti ed a fare compreper vilissimo prezzo de cap<strong>it</strong>ali defiscali, a quale applicatione, ed eserc<strong>it</strong>ioessendoli prop<strong>it</strong>ia la fortuna, divennericchissimo, e li venne pensiero di nobil<strong>it</strong>arela sua casa con matrimonij nobili,e compre de feudi imperoché havendogenerato alcuni figliuoli con una mogliede casa Patierno, figlia di Lonardo, chepochi anni sono, esserc<strong>it</strong>ò la carica diEletto del Popolo di Napoli (cioè dui feminechiamata Costanza e l’altra Anna),alla prima diede mar<strong>it</strong>o D. Gioseppe deMaijo Nobile di Seggio di Montagnacommorante nella C<strong>it</strong>tà di Benevento ela seconda si congiunse in matrimoniocon D. Oratio Carafa del ramo de Contidi Monte Calvo ed havendo fatto compradella terra di Cal<strong>it</strong>ri ne investì un suofigliuolo maschio chiamato D. Carlo, ilquale anche ottenne t<strong>it</strong>olo di Marchesesopra detta terra, e non bastandoli ciò, siprocurò per moglie Donna Nobile di casaCarrafa che similmente per la sua ricchezzaottenne, della linea di Stigliano figliadi D. Giovanni e D. Giovanna BazioTerracina, dal quale matrimonio è natoun figliuolo chiamato Francesco Maria,che aggiunse al suo cognome di Mirellaquello di Caraffa al quale il suo padre,ed avo hanno invest<strong>it</strong>o della terra di Teora,anco da loro posseduta per comprafattane, ed hanno ottenuto da Sua Maestàil t<strong>it</strong>olo di Prencipe, ed ecco comequesta casa, dal fango della plebbe, èsormontata a t<strong>it</strong>oli di signorie de Vassalli,e Nobiltà. Impero, che sdegnandola bassezza della terra di Pos<strong>it</strong>ano, diederovoce, pria di essere de Mirelli Nobilidi Genova, ed indi col favore di D.Giuseppe di Maijo loro genero, s’hannofatto aggregare alla Nobiltà di Benevento,il detto Francesco essendo morto, lapaterna sua moglie passò alle secondenozze con ... di casa Carapreso sorellad’un officiale del Banco della Pietà, epoi se ne morta. D. Carlo suo figliuoloMarchese di Cal<strong>it</strong>ri, eserc<strong>it</strong>ò la caricadi fiscale cappacorta, e poi di presidentecappacorta della Regia Camera dellaSommaria, come dottore ma essendosuccesso ad otto di settembre 1694, inNapoli, ed in alcune provincie del Regnoun fiero terremoto, cadde il castello4

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