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Magnificat n. 95 - Suore Francescane Immacolatine

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Lettera a mio figlioUna liberazione. C'è il genitore che con il claxon segnala lasua presenza. Anch'io sono spiritualmente presente. Hai ilmio cognome. Sei mio figlio. Questo nessuno può cancellarlo.Trascorro i giorni nella speranza che si verifichi un fatto,una situazione per starti sempre accanto.La vita ormai è una sala di attesa. Siamo tutti passeggeri.Dobbiamo comprendere che ci sono “cose” che non dipendonoda noi. La fede in Dio deve condurci ad affrontare i doloridell'esistenza. Viviamo sotto lo sguardo di Dio. Il maleche subiamo rientra in un disegno che non conosciamo.Ricordo che sin dalla tua tenera età, caro Francesco, il postinoinsieme alla corrispondenza consegnava a casa dei fascicolia stampa con disegni a colori che ancora oggi conservo.Queste erano stampe di artisti quali: Van Gogh, Gauguin e altri;mi incantavano. Belle anche quelle di Henri Matisse. Colorepensato, sognato, immaginato. Di quest'ultimo pittore escultore mi piace riportare una sua riflessione: “io vado ora,come tutte le mattine, a fare la mia preghiera, con la matitain mano davanti a un melograno coperto di fiori nei diversigradi della loro fioritura e spio la loro trasformazione, facendoquesto non con spirito scientifico ma compenetrato di ammirazioneper l'opera divina. Non è questo un modo di pregare?In quel momento è Dio a condurre la mia mano nel disegno”.Forse è anche la mia nello scriverti.Con infinito affetto il tuo papà25

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