Cerimonie di consegna della Medaglia Mauriziana 15 marzo 2007 e 27 novembre 2007 - Comando Interregionale Carabinieri “Vittorio Veneto” di Padova Cerimonie di consegna della Medaglia Mauriziana ai nuovi insigniti da parte del Comandante Gen. C.A. Libero Lo Sardo alla presenza della rappresentativa del “<strong>Nastro</strong> <strong>Verde</strong>”.
Adrea PALLADIO (Padova 30.11.1508 - Maser (TV) 19.08.1580) Andrea Palladio - pseudonimo di Andrea di Pietro della Gondola Padova, 30 novembre 1508 - Maser, 19 agosto 1580 è stato un architetto e scenografo italiano. Ha dato il nome ad uno stile - lo stile palladiano, appunto - che aderisce ai principi classico-romani, in contrapposizione ai ricchi ornamenti rinascimentali. Palladio progettò numerose chiese, ville e palazzi, soprattutto a Vicenza, dove si formò e visse, a Venezia e nelle aree circostanti. Fu l’architetto più importante della Repubblica di Venezia. Pubblicò il trattato I Quattro Libri dell’Architettura (1570) attraverso il quale i suoi modelli hanno avuto una profonda influenza nell’architettura europea; l’imitazione del suo stile diede origine ad un movimento destinato a durare per tre secoli, il palladianesimo e neopalladianesimo. Biografia Andrea di Pietro della Gondola nacque a Padova, allora parte della Repubblica di Venezia, da una famiglia di umili origini. All’età di 13 anni intraprese l’apprendistato come scalpellino a Padova, rompendo tuttavia il suo contratto dopo soli 18 mesi e trasferendosi nella vicina città di Vicenza. Qui lavorò come assistente nelle principali botteghe di scultori e costruttori. Frequentò la bottega di Bartolomeo Cavazza, da cui apprese alcune delle sue abilità. Il suo talento fu riconosciuto dal conte Gian Giorgio Trissino. L’umanista, che tra le sue passioni aveva anche d’architettura, gli diede un’istruzione e lo ribattezzò con il classicheggiante nome di Palladio, un’allusione alla dea greca della saggezza e delle arti, Pallade Atena. Nel 1541 Andrea seguì il proprio mentore a Roma, dove poté studiare i ruderi delle architetture classiche. Collaborò con Daniele Barbaro, patriarca di Aquileia, che stava traducendo dal latino e commentando il De architectura di Vitruvio, disegnando le illustrazioni del trattato. Daniele Barbaro, profondo studioso d’architettura antica, fu mentore di Palladio dopo la morte di Trissino nel 1550. Nel 1554 Palladio era con Barbaro a Roma per preparare la prima edizione e traduzione critica del trattato di Vitruvio, che venne stampata a Venezia nel 1556. Nel 1570 Palladio fu nominato alla prestigiosa carica di Proto della Serenissima (architetto capo della Repubblica Veneta), subentrando a Jacopo Sansovino. Nello stesso anno pubblicò a Venezia I Quattro Libri dell’Architettura, il trattato a cui aveva lavorato fin da giovane e in cui viene illustrata la maggior parte delle sue opere. Nel 1574 pubblicò i Commentari di Caio Giulio Cesare. Opere Tra le opere più significative e innovative spicca Villa Almerico–Capra, detta La Rotonda: la pianta è quadrata con ripartizione simmetrica degli ambienti, raggruppati intorno ad un salone circolare ricoperto da una cupola. In ognuna delle quattro facciate si trova un classico pronao con colonne ioniche timpano a dentelli. È pensata come luogo di intrattenimento, su modello romano, non come centro produttivo come altre ville palladiane. La cupola centrale (11 metri di luce), che nel progetto di Palladio doveva essere emisferica, fu realizzata postuma su modello differente, rievocando le linee di quella del Pantheon romano. Maestoso è il Teatro Olimpico di Vicenza, ultima opera dell’artista: la ripida cavea si sviluppa direttamente dall’orchestra per culminare nel solenne colonnato trabeato. Il palcoscenico appena rialzato è definito da un fondale architettonico fisso da cui partono cinque strade illusionisticamente lunghissime (opera di Vincenzo Scamozzi, che completò il teatro alla morte del maestro). Qui trionfa tutta l’esperienza del maestro in una felice sintesi con la poetica di Vitruvio. L’architettura ed i motivi del teatro classico romano storicamente all’aperto, vengono portati all’interno di uno spazio chiuso ma al contempo aperto dalle profonde prospettive al di là dei grandi portali, in un concetto modernissimo di dinamismo spaziale.