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Non possiamo tacere

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Invece le leggi possono essere ingiuste in due maniere. Primo, perché in contrasto col<br />

bene umano precisato nei tre elementi sopra indicati: sia per il fine, come quando chi<br />

comanda impone ai sudditi delle leggi onerose, non per il bene comune, ma piuttosto per<br />

la sua cupidigia e per il suo prestigio personale; sia per l’autorità, come quando uno emana<br />

una legge superiore ai propri poteri; sia per il tenore di essa, come quando si spartiscono<br />

gli oneri in maniera disuguale, anche se vengono ordinati al bene comune. E codeste<br />

norme sono piuttosto violenze che leggi […]. Secondo, le leggi possono essere ingiuste,<br />

perché contrarie al bene divino: come le leggi dei tiranni che portano all’idolatria, o a<br />

qualsiasi altra cosa contraria alla legge divina. E tali leggi in nessun modo si possono<br />

osservare; poiché sta scritto: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. (Summa<br />

Th., Iª-IIae q. 96 a. 4 co.)<br />

La società civile dunque non deve promulgare leggi che vadano contro la legge morale<br />

ontologica. Tali leggi non si possono in nessun modo giustificare con il pretesto della libertà<br />

altrui: non si può permettere il furto per rispettare la libertà del ladro, o l’omicidio per<br />

rispettare la libertà dell’assassino, o l’uccisione del nascituro per rispettare la libertà della<br />

donna, o lo stupro per rispettare la libertà del lussurioso, o il campo di sterminio per<br />

rispettare la libertà dei nazisti o dei comunisti, o l’insulto per rispettare la libertà di<br />

espressione, o la consegna di un bambino ad una coppia omosessuale e il riconoscimento del<br />

‘matrimonio omosessuale’ (contraddizione in termini) per rispettare la libertà dei gay, e via<br />

dicendo.<br />

In tutte queste cose è evidente che la libertà di compiere il male diventa un attentato<br />

gravissimo alla vita degli altri e al bene comune della società. Dio permette agli uomini di<br />

scegliere tra il bene e il male, ma appunto per questo ha istituito l’autorità civile, perché<br />

argini gli effetti della devastante tendenza degli uomini a compiere il male contro gli altri.<br />

<strong>Non</strong> si può confondere la libertà che Dio concede agli uomini di compiere il male (fino ad un<br />

certo punto) con il compito da Lui assegnato all’autorità civile di difendere gli uomini dai<br />

mali che essi compiono nella società. Lo aveva già notato fin dal secondo secolo il grande<br />

vescovo e teologo S. Ireneo di Lione, precisando in qual senso si dovessero interpretare i<br />

passi sopra citati di Paolo e di Pietro:<br />

Dio ha stabilito l’autorità perché gli uomini, temendo il potere terreno, non si divorino<br />

l’un l’altro come pesci, ma, stimolati dall’emanazione delle leggi, accantonino le<br />

molteplici espressioni di ingiustizia che vediamo tra le genti. In questo senso sono<br />

“ministri di Dio” coloro che esigono da noi i tributi, e in questo senso “compiono un<br />

servizio”. (Contro le eresie, 5, 29)<br />

La legge civile non può quindi mai proclamare un delitto come un diritto. La tolleranza<br />

verso certi vizi privati, come ha scritto sopra San Tommaso, non deve essere una<br />

proclamazione della loro liceità, ma un astenersi dal perseguirli civilmente perché non<br />

pericolosi verso gli altri e quindi lasciati alla responsabilità di ciascuno verso la legge<br />

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