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8. Alla scuola di Rosmini: lo Stato non è autonomo<br />
dalla legge morale<br />
Qualche secolo dopo Sant’Agostino e<br />
San Tommaso sarà un altro grande<br />
gigante del pensiero filosofico e<br />
teologico, il Beato Antonio Rosmini, a<br />
ricordare queste verità alla società<br />
moderna ottocentesca. Egli ha portato<br />
avanti il lavoro dei due grandi dottori<br />
della Chiesa arrivando ad offrire la più<br />
acuta espressione del pensiero sociale<br />
cristiano nell’epoca moderna; ciò<br />
facendo egli ha anticipato in termini<br />
filosofici quasi tutti i punti della dottrina<br />
sociale della Chiesa, la cui formulazione<br />
inizierà qualche decennio dopo la morte<br />
di Rosmini stesso. Entrando in polemica<br />
con le pretese del potere politico<br />
statalista, che negava l’esistenza di una<br />
legge morale ad esso superiore, egli non<br />
ha avuto timore di usare toni fortissimi per difendere la verità, perché da essa dipendeva il<br />
bene e l’esistenza stessa della civiltà e dei singoli uomini. Val la pena qui dare un po’ di<br />
spazio ad alcune sue affermazioni sintetiche che ci possono essere di grandissimo aiuto nella<br />
situazione che stiamo vivendo oggi:<br />
1° […] la società civile sia istituita unicamente per tutelare tutti i diritti delle famiglie<br />
e degl’individui che le compongono e che hanno titoli anteriori alla stessa società<br />
civile, e per tutelarli deve considerarli, e considerare i fatti sopra cui si fondano: ché il non<br />
considerare questi fatti, e promulgare leggi indipendenti da essi è un distruggere e un<br />
annullare i detti diritti, non un tutelarli e custodirli. Onde in tal caso la legge diventa<br />
non solo dispotica e tirannica, ma un vero ladroneccio ed assassinio organizzato […].<br />
2º Perché crediamo che i legislatori non possono creare diritti che vadano<br />
menomamente in collisione coi diritti preesistenti degli individui e delle famiglie a cui<br />
danno leggi; onde riteniamo che i legislatori umani non abbiano che poteri limitati, e<br />
che essi e le leggi stesse siano ingiuste e tiranniche, quando trapassano tali confini. I regni<br />
e i governi civili, scriveva il gran vescovo d’Ippona, rimossa da essi la giustizia, altro non<br />
sono che magna latrocinia.<br />
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