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Non possiamo tacere

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13. L’Italia salvata nel 1948 dall’intervento della<br />

Chiesa. L’esempio di don Giussani<br />

Come ulteriore esempio di questa<br />

dinamica, va ricordata un’altra<br />

circostanza storica in cui l’intervento<br />

della Chiesa, sostenuto con grande<br />

convinzione dal giovane don Giussani, si<br />

è dimostrato decisivo per la salvezza<br />

della società civile e la sua stessa<br />

esistenza. Si tratta delle celebri elezioni<br />

politiche del 18 aprile 1948, che<br />

vedevano “contrapposti in modo<br />

durissimo, fino allo scontro fisico, il<br />

Fronte popolare (PCI, PSI e altre<br />

formazioni minori) e la Democrazia<br />

cristiana”, come scrive Savorana in “Vita<br />

di don Giussani” (p. 118). La posta in<br />

gioco era enorme: l’Italia rischiava di<br />

scegliere il comunismo staliniano<br />

propugnato da Togliatti e di entrare così<br />

nel blocco dei paesi comunisti, con tutte<br />

le conseguenze che si possono facilmente<br />

immaginare per la libertà della società<br />

civile, della Chiesa, del progresso<br />

economico, e via dicendo, e con la forte<br />

probabilità che gli Stati Uniti, che avevano liberato l’Italia dai nazisti e per così dire preso<br />

possesso del territorio italiano, reagissero a questa scelta con una prova di forza militare<br />

contro le forze staliniane. La Chiesa era ben consapevole di questi devastanti scenari e<br />

comprese che non le era lecito stare a guardare.<br />

Savorana descrive molto bene l’andamento dei fatti e il coinvolgimento in essi di don<br />

Giussani (pp. 118-121). Ricorda anzitutto che il Papa di allora, Pio XII, parlò di un assalto in<br />

atto contro “tutto l’insieme della fede e della morale cristiana fino alle loro ultime<br />

conseguenze”, e parlò ai sacerdoti dei “doveri che vi premono e vi stringono in quest’ora<br />

così grave”, aggiungendo: “Noi stessi […] ripeteremo con gli Apostoli: non <strong>possiamo</strong> non<br />

parlare: <strong>Non</strong> possumus non loqui”. Quindi sancì l’obbligo per i cristiani di prendere parte alle<br />

elezioni e di “dare il proprio voto a quei candidati o a quelle liste di candidati, che offrono<br />

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