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ARCHEOMODERNITAS Rivista semestrale di Ineffabili fatti d'Arte nr.1

Il neologismo “ARCHEOMODERNITAS" che intitola la rivista, allude al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendosi dell’esempio e dell’afflato del passato ma si connette funzionalmente e organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo all’epoca in cui tale processo si produce... www.exstudentiaccademiabellearti.org

Il neologismo “ARCHEOMODERNITAS" che intitola la rivista, allude al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendosi dell’esempio e dell’afflato del passato ma si connette funzionalmente e organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo all’epoca in cui tale processo si produce... www.exstudentiaccademiabellearti.org

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LA LINGUA "ARCHEOMODERNA" <strong>di</strong> Renato Nosek<br />

Dall'intangibile alla forma compiuta<br />

Veneziano <strong>di</strong> nascita ma barese <strong>di</strong> adozione,<br />

Renato Nosek è un pittore instancabile e<br />

completamente immedesimato nella propria<br />

ricerca, il linguaggio visivo <strong>di</strong> Renato Nosek,<br />

che si articola su una base volutamente cinque/seicentesca,<br />

si arricchisce <strong>di</strong> termini visivi<br />

contemporanei funzionalmente al contenuto<br />

ricercato e agli elementi esposti alla fruizione:<br />

in poche parole Nosek non si comporta <strong>di</strong>versamente<br />

da altri Maestri che lo hanno preceduto<br />

e che sfuggono ad inserimenti entro<br />

"contenitori" stilistici.<br />

In realtà anche Nosek ha fatto parte <strong>di</strong> un movimento,<br />

quello Neomanierista (1), che a un<br />

certo punto della sua attività tra gli anni Ottanta<br />

e i primi anni Novanta del secolo scorso,<br />

gli è apparso in linea con la propria ricerca<br />

artistica ma già verso il 1997, l’artista non si<br />

riconosceva più in quel "cenacolo" chiamato<br />

la Nuova Maniera Italiana e realizzava opere<br />

che <strong>di</strong>chiaravano il suo legame con l’arte<br />

espressa in termini "archeomoderni" come in<br />

realtà aveva fatto prima e durante la citata<br />

esperienza guidata da Gatt e con compagni <strong>di</strong><br />

viaggio quali Bruno D’Arcevia(2).<br />

"Il neomanierista", scrive Rossana Bossaglia<br />

nel 1989, "attua un’immedesimazione, si ba<strong>di</strong>,<br />

non con il Cinquecento, ma con quello che il<br />

Cinquecento pensava fosse l’arte (…) compie<br />

un’operazione sempre più staccata dal <strong>di</strong>venire<br />

storico. Il suo anacronismo è assoluto nel<br />

senso che egli tende a portarsi fuori da qualsiasi<br />

tempo"(3).<br />

Bene, Renato Nosek non si sente affatto" fuori<br />

da qualsiasi tempo", bensì un uomo del proprio<br />

tempo: nelle sue figurazioni egli inserisce<br />

elementi del suo presente, della scoperta quoti<strong>di</strong>ana<br />

e della meraviglia per un tocco, per<br />

una luce che s’è manifestata quale l’aveva<br />

vagheggiata senza sapere esattamente cosa<br />

fosse, per una scoperta nuova e inaspettata.<br />

Così Nosek non crede che "il tempo storico"<br />

sia finito " e nemmeno che "un ulteriore avanzare<br />

della tecnologia " blocchi il pensiero, "la<br />

riflessione in<strong>di</strong>viduale", lo "spirito" critico<br />

Alvaro Spagnesi<br />

come invece crede, secondo la Bossaglia, l’artista<br />

neomanierista (4): Nosek si sente protagonista<br />

della propria epoca e se impiega elementi<br />

"antichi" è solo perché sono lessici a<br />

lui congeniali, materiali con i quali riesce a<br />

costruire quei misteriosi ed ineffabili "luoghi<br />

poetici" che sono le opere sue.<br />

Ogni opera nuova è per Renato una vera e propria<br />

"rivelazione " che prende corpo attraverso<br />

un lungo percorso fatto <strong>di</strong> fasi successive<br />

tra le quali si instaurano pause <strong>di</strong> riflessione<br />

e attese. L’artista non si sottrae al "doloroso"<br />

travaglio creativo che lo coinvolge e lo stravolge<br />

in ogni tappa <strong>di</strong> questo cammino, dalla<br />

stesura del fondo Terra <strong>di</strong> Siena su cui appoggia<br />

le prime pennellate <strong>di</strong> costruzione, al delicato<br />

intervento <strong>di</strong> velatura, dalla ripresa delle<br />

masse al controllo dell’equilibrio compositivo;<br />

egli sa –come ogni artista vero sa- che ancora<br />

una volta sta rischiando la propria vita in un<br />

tocco o in un effetto, sa che giungerà il momento<br />

in cui tutto gli sembrerà perduto e potrà<br />

contare solo su se stesso, sulla sua forza,<br />

sulla sua convinzione <strong>di</strong> riuscire a penetrare<br />

il mistero ineffabile dell’opera che si va formando<br />

sotto i suoi occhi.<br />

L’anima dell’artista s’incarna nelle opere che<br />

realizza: il processo <strong>di</strong> genesi creativa che<br />

porta a questo vero e proprio miracolo è delicato<br />

e complesso quanto la formazione <strong>di</strong> un<br />

qualsiasi organismo vivente e si incentra in<br />

un misterioso e imperscrutabile atto d’amore<br />

–un amplesso cosmico – che giunge a conferire<br />

ad un grumo <strong>di</strong> materia inerte la luce<br />

dell’esistenza. La "materia bruta" scelta è la<br />

sola che renderà possibile la riuscita dell’evento<br />

artistico poiché <strong>di</strong>venterà carne e sangue<br />

del suo essere ed è per questo che ogni<br />

autentico artista sarà sempre molto esigente<br />

nel ricercare quanto occorre al suo furor creativo.<br />

Quando scocca la scintilla che porta alla<br />

realizzazione, <strong>di</strong> un’opera, l’artista ha ormai<br />

fuso il livello emotivo/memoriale con quello<br />

creativo/rielaborativo e spazia con rinnovata<br />

"verve" sperimentale su tutta la superficie a<br />

<strong>di</strong>sposizione cioè sul tessuto vivo dell’opera a<br />

seconda delle esigenze espressive.<br />

Per queste ragioni non credo che, se i termini<br />

della poetica neomanierista sono quelli accennati<br />

sopra, Nosek sia stato mai intimamente<br />

"sposato" a quella corrente; così ritengo che<br />

in realtà non vi fu mai un "matrimonio" vero<br />

con la poetica neomanierista e, sussistendo<br />

da parte dell’artista una "riserva mentale", si<br />

possa parlare <strong>di</strong> "inesistenza" <strong>di</strong> legame: non"<br />

<strong>di</strong>vorzio", quin<strong>di</strong>, ma "annullamento" <strong>di</strong> rapporto.<br />

Ritengo che il neomanierismo, come tutti i fenomeni<br />

<strong>di</strong> tipo citazionistico seguiti allo "sdoganamento"<br />

della rappresentazione nelle arti<br />

visive ad opera della Transavanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

Achille Bonito Oliva, siano serviti più a coloro<br />

che non sono veri artisti, che a coloro che,<br />

come Renato Nosek, artisti lo sono veramente.<br />

Dai cosiddetti Maestri manieristi post-fi<strong>di</strong>aci,<br />

ai neoattici bizantini, e ancora dall’ignoto frescante<br />

<strong>di</strong> Castelseprio a "Nicola de Apulia" e<br />

a Giovanni Pisano suo figlio, al Maestro d’Isacco,<br />

da Giotto e poi a Masaccio e a Piero<br />

e, su su, lungo un crinale coerentemente evolutivo<br />

ma intimamente connesso al passato,<br />

come ora riconosce anche Jacques Le Goff (5)<br />

e quin<strong>di</strong> attraverso il Rinascimento, fino a Mo<strong>di</strong>gliani<br />

e Picasso, De Chirico e i novecentisti,<br />

quanti artisti hanno affidato gran parte della<br />

loro poetica al linguaggio che non sempre appropriatamente<br />

si definisce "classico" perché<br />

esso stesso debitore ad apporti orientali e/o<br />

arcaici rielaborati ad hoc!<br />

Questi e infiniti altri artisti hanno coniugato<br />

elementi desunti dalla tra<strong>di</strong>zione classica con<br />

caratteri propri delle loro epoche, riuscendo<br />

ad esprimere, forse grazie a tale connubio,<br />

concetti e sentimenti "nuovi" perché scaturiti<br />

dall’unicità irripetibile del loro DNA, attraverso<br />

l’impiego <strong>di</strong> una lingua artistica "archeomoderna",<br />

superando così le convenzioni<br />

contingenti e le mode del momento, proprio<br />

grazie alla capacità <strong>di</strong> seguire con rigore il<br />

dettato della loro interiorità.<br />

Note<br />

1)Catalogo della mostra "Quattro artisti della Nuova Maniera italiana" a cura <strong>di</strong> G.Gatt, Pescara, 24 f3bbraio/23<br />

aprile 1994,p.54;sulle scelte <strong>di</strong> Nosek cfr.la nota successiva;<br />

2) Renato Nosek, a detta <strong>di</strong> D.Guzzi (ivi.p.38) sin dalla mostra del Vittoriano a Roma (1990) "offriva soluzioni al<br />

co<strong>di</strong>ce neomanierista"per la sua "singolare evoluzione verso il linguaggio del Seicento" e un "certo espirit de<br />

gèometrie". Già agli stessi curatori della più importante mostra della Nuova Maniera non sfuggivano le deliberate<br />

scelte <strong>di</strong> Nosek che più tar<strong>di</strong> definito "archeomoderne".(cfr. Reperti d’arte Archeomoderna"a cura <strong>di</strong> A.Spagnesi,<br />

Apricena(FG) 23 <strong>di</strong>cembre1997/ 25 gennaio 1998).<br />

3) Catalogo della mostra" Nuova Maniera italiana",Bari,S.Scolastica, 3 /16 <strong>di</strong>cembre 1989, p.17 (R.Bossaglia).<br />

4) ibid.<br />

18 19<br />

Renato Nosek,"Ritratto", olio su tela, 2015

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