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ARCHEOMODERNITAS Rivista semestrale di Ineffabili fatti d'Arte nr.1

Il neologismo “ARCHEOMODERNITAS" che intitola la rivista, allude al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendosi dell’esempio e dell’afflato del passato ma si connette funzionalmente e organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo all’epoca in cui tale processo si produce... www.exstudentiaccademiabellearti.org

Il neologismo “ARCHEOMODERNITAS" che intitola la rivista, allude al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendosi dell’esempio e dell’afflato del passato ma si connette funzionalmente e organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo all’epoca in cui tale processo si produce... www.exstudentiaccademiabellearti.org

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"IL GRANDE MUSEO DEL DUOMO"<br />

Giovanna Lazzi<br />

Dalla fine <strong>di</strong> ottobre 2015 ha riaperto i<br />

battenti un luogo straor<strong>di</strong>nario nel cuore<br />

<strong>di</strong> Firenze, il "Grande Museo del Duomo",<br />

6.000 metri quadrati <strong>di</strong> superficie, articolati<br />

in 28 sale e sud<strong>di</strong>visi su tre piani,<br />

go<strong>di</strong>bili grazie ad un nuovo allestimento<br />

molto scenografico, quasi da cinema, ma<br />

per questo assai accattivante per ogni tipo<br />

<strong>di</strong> pubblico. Se l’intenzione era quella <strong>di</strong><br />

stupire il risultato è davvero eccezionale.<br />

Nell’articolata successione degli spazi,<br />

a volte un po'complicata per la verità, il<br />

percorso si snoda tra saloni e angusti ricetti,<br />

corridoi e aperture sulla città in un<br />

suggestivo gioco <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> tra l’interno e<br />

l’esterno. Qui è ora concentrata una raccolta<br />

del tutto speciale della scultura monumentale<br />

fiorentina con statue e rilievi<br />

me<strong>di</strong>evali e rinascimentali in marmo,<br />

bronzo e argento. Le parole dei depliant<br />

e del sito non suonano come mera propaganda,<br />

anzi accanto a capolavori assoluti<br />

e spesso assai noti che fanno risuonare i<br />

nomi <strong>di</strong> Arnolfo, Donatello, Ghiberti fino a<br />

Michelangelo, si ammirano splen<strong>di</strong><strong>di</strong> oggetti<br />

<strong>di</strong> oreficeria, maestosi co<strong>di</strong>ci miniati,<br />

lussuosi parati sacri.<br />

Dal Quattrocento gli ambienti oggi a<strong>di</strong>biti<br />

a museo furono utilizzati per le <strong>di</strong>verse<br />

fasi <strong>di</strong> progettazione e preparazione dei<br />

lavori <strong>di</strong> Santa Maria del Fiore: qui ebbe<br />

il suo quartiere generale Filippo Brunelleschi<br />

e qui Michelangelo scolpì il David,<br />

destinato ad un contrafforte della Cupola.<br />

Dal Seicento fino all’Ottocento servirono<br />

all’Opera anche come depositi e dal 1891<br />

<strong>di</strong>vennero museo.<br />

Avviato nel 1296, in un momento <strong>di</strong> eccezionale<br />

prosperità e <strong>di</strong> particolare assetto<br />

sociopolitico, il nuovo Duomo voleva<br />

esaltare il potere economico <strong>di</strong> Firenze,<br />

in grado <strong>di</strong> gareggiare con le cattedrali<br />

d’oltralpe e <strong>di</strong> primeggiare sulle città vicine.<br />

La scultura, estremamente costosa<br />

oltre che altamente decorativa e spettacolare,<br />

era anche un simbolo <strong>di</strong> questo<br />

prestigio, a cui univa un toccante significato<br />

religioso, dal momento che il Nuovo<br />

Testamento caratterizza i credenti come<br />

le "pietre vive" <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio spirituale<br />

la cui base è Cristo (1 Pietro 2,5). Così<br />

le statue <strong>di</strong> marmo, i rilievi, le formelle<br />

parlavano dell’identità dei fiorentini, che<br />

vedevano nella plastica monumentale un<br />

potente mezzo <strong>di</strong> comunicazione per manifestare<br />

il loro primato ma anche la loro<br />

osservanza religiosa. Ad esempio, le se<strong>di</strong>ci<br />

statue e i cinquantaquattro rilievi del<br />

Campanile - oggi esposti nella scenografica<br />

galleria del primo piano - <strong>di</strong> cui il primo<br />

e più consistente nucleo fu realizzato<br />

a partire dal 1334 da Andrea Pisano con<br />

vari aiuti, illustrano la creatività umana<br />

attraverso la serie delle formelle con le<br />

arti e i mestieri ed evocano la presenza<br />

<strong>di</strong>vina con i profeti, i sacramenti, le virtù,<br />

in un articolato e ben calibrato programma<br />

iconografico.<br />

La prima facciata, mai completata e<br />

smantellata nel 1587, è stata ricostruita<br />

in base a un <strong>di</strong>segno dell’epoca, in<br />

modo da poter ricollocare molte delle<br />

statue nelle loro posizioni originali, <strong>di</strong><br />

fronte alle porte istoriate del Battistero.<br />

Nel così detto Salone del Para<strong>di</strong>so, che si<br />

apre quasi d’improvviso al visitatore con<br />

un sapiente colpo <strong>di</strong> teatro, si rivive così<br />

lo spirito originario <strong>di</strong> quello spazio tra il<br />

battistero e la chiesa, che, per antica tra<strong>di</strong>zione,<br />

i cristiani chiamavano Para<strong>di</strong>so,<br />

in allusione alla gioia dei battezzati che<br />

s’avviavano a partecipare per la prima<br />

volta all’Eucaristia. Fu probabilmente in<br />

questo senso che, come afferma Giorgio<br />

Vasari, Michelangelo definì "del Para<strong>di</strong>so"<br />

la porta bronzea del Battistero prospiciente<br />

la Cattedrale, in un gioco <strong>di</strong> parole<br />

inteso a sottolineare l’eccelsa qualità<br />

del capolavoro <strong>di</strong> Lorenzo Ghiberti.<br />

La concentrazione delle arti nella Firenze<br />

del ‘300 e ‘400 si era potuta realizzare<br />

in virtù <strong>di</strong> una congiuntura economico<br />

sociale complessa ma in fondo assai<br />

proficua. La città era florida <strong>di</strong> commerci<br />

e vi scorrevano fiumi <strong>di</strong> denaro, che neanche<br />

<strong>fatti</strong> <strong>di</strong> rilevanza generale, come<br />

la peste e i fallimenti delle monarchie oltremontane,<br />

avevano <strong>di</strong>strutto, grazie ad<br />

un sistema produttivo che si sapeva rigenerare<br />

e ricomporre. I manu<strong>fatti</strong> <strong>di</strong> altissima<br />

qualità <strong>di</strong>mostrano il valore delle<br />

botteghe; senza l’alto artigianato sarebbe<br />

impossibile e inconcepibile per una città<br />

produrre quella galassia così variegata <strong>di</strong><br />

artisti eccelsi ed eclettici. La sensazione<br />

chiara che rimane al termine della visita<br />

al museo, da affrontare come una sorta<br />

<strong>di</strong> cammino culturale e artistico ma anche<br />

spirituale da compiere passo passo,<br />

è proprio quella della meravigliosa unità<br />

delle arti nella Firenze del suo lungo<br />

e intenso splendore, quando gli artisti si<br />

applicavano a tutte le <strong>di</strong>scipline senza <strong>di</strong>stinzioni;<br />

si formavano spesso nell’atelier<br />

degli orafi, che comunque si de<strong>di</strong>cavano<br />

anche al formato monumentale – pensiamo<br />

a Ghiberti e al Verrocchio dalle cui<br />

botteghe sono passati quasi tutti i gran<strong>di</strong><br />

maestri- e poi transitavano dalla scultura,<br />

all’architettura o alla pittura senza<br />

scosse. Basta citare Giotto, Arnolfo, e poi<br />

Pollaiolo, Michelozzo, lo stesso Michelangelo.<br />

Senza soluzione <strong>di</strong> continuità ma, anzi,<br />

quasi rimarcando questa unità e compenetrazione<br />

delle varie manifestazioni<br />

artistiche, le stanze si affollano <strong>di</strong> capolavori<br />

e tutte le arti dall’architettura alla<br />

scultura, la pittura, la tessitura, il ricamo,<br />

l’oreficeria, interagiscono con la poesia,<br />

la musica, il canto e la coreografia rituale<br />

nella celebrazione della gloria <strong>di</strong>vina,<br />

ma anche nel panorama culturale e nella<br />

compagine sociale della città.<br />

Tutte le sale sono improntate a questa<br />

"ratio" e vi si respira un’aria non solo <strong>di</strong><br />

alta concentrazione artistica ma anche<br />

spirituale. Il percorso in<strong>fatti</strong>, in una sua<br />

apparente tortuosità in qualche punto,<br />

suggerisce momenti <strong>di</strong> intensa riflessione<br />

e non solo <strong>di</strong> contemplazione <strong>di</strong> opere eccelse.<br />

Così il cammino verso la Maddalena<br />

<strong>di</strong> Donatello e la Pietà <strong>di</strong> Michelangelo,<br />

dolenti corpi quasi smaterializzati e del<br />

tutto spiritualizzati, inizia da una piccola<br />

saletta quasi una cappella delle reliquie,<br />

vero trionfo dell’arte orafa. San Paolo insegna<br />

che il corpo umano è "tempio dello<br />

Spirito Santo" (1 Corinzi 6,19) e in questa<br />

prospettiva la Chiesa conserva e venera<br />

le reliquie dei santi, esposte in sontuosi<br />

contenitori nei giorni <strong>di</strong> festa, segni del<br />

premio riservato al corpo <strong>di</strong> chi muore in<br />

comunione col Salvatore.<br />

E al piano superiore il reliquiario del libretto<br />

ben si inserisce tra le due magnifiche<br />

cantorie <strong>di</strong> Donatello e Luca della<br />

Robbia, vicino ai corali <strong>di</strong> Monte <strong>di</strong> Giovanni<br />

aprendo la via al parato <strong>di</strong> san Giovanni<br />

e a quella meraviglia <strong>di</strong> spettacolarità<br />

che è l’altare d’argento del Battistero,<br />

commissionato, come la croce monumentale<br />

attribuita al Pollaiolo, dall’Arte <strong>di</strong><br />

Calimala e realizzato da più generazioni<br />

<strong>di</strong> artisti a partire dal 1367. Allo sfavillare<br />

delle pietre e dei metalli preziosi si<br />

unisce il quieto fulgore delle carte miniate,<br />

il ciclo <strong>di</strong> 14 Graduali e 18 Antifonari,<br />

commissionato dall’Opera del Duomo<br />

tra il 1508 e il 1526 per coprire l’intero<br />

anno liturgico, affidato all’elegante maestria<br />

della bottega dei fratelli Gherardo e,<br />

soprattutto, Monte <strong>di</strong> Giovanni del Fora.<br />

Il programma iconografico, denso <strong>di</strong> riferimenti<br />

politici e civici, oltre che religiosi,<br />

culmina nell’esaltazione della famiglia<br />

Me<strong>di</strong>ci, in particolare Lorenzo il Magnifico<br />

e suo figlio Giovanni, papa Leone X.<br />

E alle maestose pagine "ridenti" pare rispondere<br />

il balenare dei parati liturgici<br />

dove la ricchezza dei tessuti e i fili d’oro o<br />

d’argento manifestano la gloria e la regalità<br />

<strong>di</strong> Dio e della sua Chiesa. L’immagine<br />

<strong>di</strong> san Paolo dei "rivestiti <strong>di</strong> Cristo" (Galati<br />

3,27) pare suggerire il fondamento<br />

simbolico delle vesti rituali.<br />

L’interesse dei Me<strong>di</strong>ci, ormai legittimati<br />

signori della città come granduchi, non<br />

viene meno neanche nei secoli successivi,<br />

anzi in qualche modo ostenta la comunanza<br />

d’intenti e il reciproco rispetto<br />

tra potere civile e religioso, come <strong>di</strong>mostra<br />

la nuova recinzione marmorea del<br />

presbiterio commissionata da Cosimo I a<br />

Baccio Ban<strong>di</strong>nelli nel 1547 e ultimata nel<br />

1572, il primo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> interventi<br />

per adeguare la cattedrale al gusto della<br />

"maniera", con personaggi maschili ve-<br />

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