Kitesoul Magazine #16 Edizione Italiana
In questo numero: Riders Column - Colleen Carroll, Red Bull KOTA 2017; ITW Nick Jacobsen, Ruben Lenten; Eventi: Ragnarok 2017, Banga Foil 2017; Viaggi: Nel regno dell'orso polare, The Wall Ride; Personaggi: Michael Zomer; Scuole: Isole Canarie; Trend: Imparare il kite-foil? Product focus: RRD rigid lines; Felipe Moure Lopez: Blind Judge 5 challenge e molto altro.
In questo numero: Riders Column - Colleen Carroll, Red Bull KOTA 2017; ITW Nick Jacobsen, Ruben Lenten; Eventi: Ragnarok 2017, Banga Foil 2017; Viaggi: Nel regno dell'orso polare, The Wall Ride; Personaggi: Michael Zomer; Scuole: Isole Canarie; Trend: Imparare il kite-foil? Product focus: RRD rigid lines; Felipe Moure Lopez: Blind Judge 5 challenge e molto altro.
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EVENTi
_Nick è il nuovo re del cielo
_Ragnarok 2017
>> AvVENTURE
_Svalbard,
snowkite con l'orso polare
>> ITW
_Michael Zomer
_Felipe Moure Lopez
>> TUTORIAL
_Strapless: The Straight Air
>> ATTREZZATURE
_RRD Rigid Thread Lines
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Foto: Jason Wolcott
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Direttore Responsabile
David Ingiosi
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Redattore tecnico wave
Mitu Monteiro
Redattore tecnico freestyle
Alberto Rondina
Tecnica
Renato Casati
Photo & Video
Maurizio Cinti
Grafica
Giuseppe Esposito
Traduzioni italiano-inglese
Daniela Meloni
FEBBRAIO 2017 - MARZO 2017
BIMESTRALE
Testi
Roberta Pala, Collen Carroll, Kari
Schibevaag, Noé Font, Felipe Moure
Lopez, Reo Stevens, Michelle Hayward.
Immagini
Svetlana Romantsova, Chris Bobryk,
Andre Magarao, Matthew Fitchen, Red
Bull Courtesy, Tom Magne Jonassen,
Trond Tyss, Vincent Bergeron,
Alexandru Baranescu, Courtesy Banga
Foil, Toby Bromwich, Lukas Stiller,
Tim Mckenna, JT Pro Center, Gabriele
Rumbolo, Todd Glaser.
Cover:
Rider Keahi de Aboitiz
Photo Jason Wolcott
Editore e pubblicità
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Via Cavour, 20
24030 Ambivere (BG)
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di Bergamo n°10/2014
del 15/04/2014.
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FEDERICO SUGONI
Editore
Manager d’Azienda
ed Imprenditore, si appassiona al
surf da giovanissimo, ma scopre
l’amore per il Kitesurf da grande
durante un viaggio alle Hawaii.
Il kite è la sua più grande
passione dopo sua figlia. Nel 2014
fonda Kitesoul Magazine.
GIUSEPPE ESPOSITO
Direttore creativo
Kiter sin da piccolo, rider per RRD
Italia, laureato in Design della
Comunciazione al Politecnico di
Milano. Con questo incarico ha
potuto finalmente unire le sue due
passioni: il kite ed il design.
DAVID INGIOSI
Direttore Responsabile
Giornalista professionista e
video maker specializzato in
vela, avventure di mare, viaggi e
sport acquatici, da oltre 15 anni
racconta da dentro il "pianeta
blu". Si è innamorato del kitesurf
diversi anni fa in Sardegna poi ha
viaggiato in tutto il mondo come
istruttore Iko.
MAURIZIO CINTI
Videomaker
Appassionato di cinema
e fotografia. Skater, Snowboarder
e Wakeboarder, appena ha
conosciuto il kitesurf, tutto il resto
è diventato un ricordo, inizia con
il freestyle,ma ora ama le onde
grandi e potenti. La ricerca dello
swell perfetto è la sua passione.
KITESOUL MAGAZINE
Feel The Flow
RENATO “DR. KITE” CASATI
Direttore tecnico
Wave team rider RRD. Kitesurfer
dal 2000, è stato giudice ed
atleta PKRA e KPWT. Ha scritto
continuativamente per diverse
riviste di settore
negli ultimi 12 anni.Vive fra lago di
Como e Sardegna, ma sverna fra
le onde Capoverdiane.
MITU MONTEIRO
Redattore tecnico wave
Capoverdiano di Sal, Rider
Ufficiale F-One, Manera. Campione
Mondiale wave KPWT nel 2008 e
tre volte Vice Campione Mondiale.
Inizia giovanissimo con il Surf
e con il Windsurf, dopo
poco scopre il Kitesurf
e diventa amore puro.
ALBERTO RONDINA
Redattore tecnico freestyle
È il miglior esponente del
Kite Italiano nel mondo delle
competizioni, Rider Ufficiale
per Cabrinha Kites, Neil Pryde e
GoPro. Quattro volte Campione
Italiano, Campione Europeo 2010 e
terzo classificato nel Campionato
Mondiale PKRA 2012.
DANIELA MELONI
Traduttrice professionista
Daniela ha vissuto principalmente
all’estero, dove ha conseguito
la laurea in Giurisprudenza e
iniziato la sua carriera. Capisce di
avere una passione per gli sport
acquatici nel 2007 quando si
ritrasferisce nella costa ovest della
Sardegna e incontra suo marito,
il kitesurfer Enrico Giordano.
Dal 2009 è una traduttrice
professionista. Amante del SUP e
fotografa amatoriale non manca
mai di fotografare o riprendere
una sessione wave di kite o SUP.
EDITORIALE
Rider Kelly Slater | Foto Todd Glaser
Il kitesurf ancora sa di sale,
non di cloro
I parchi di onde artificiali a misura di surfista stanno
ormai dilagando in tutto il mondo. Sempre più
grandi, accessibili ed efficienti. Nel gennaio 2017
l'azienda spagnola specializzata in piscine e parchi
acquatici Wavegarden ha annunciato di avere
appena sviluppato una nuova tecnologia in grado
di creare 1.029 onde all'ora, il che equivale a
oltre 16 onde al minuto. Pur volendo mantenere
il brevetto ancora segreto, i tecnici iberici hanno
aggiunto che l'innovativo sistema permetterebbe
di ottenere onde alte fino a 2,10 metri che solcherebbero
le vasche per una durata di circa 18 secondi.
Il progetto, chiamato The Cove, farà il suo
debutto nei prossimi mesi in Australia quando i
primi impianti di parchi acquatici per surfisti dotati
di questa avveniristica tecnologia faranno la
loro apparizione nelle città di Sydney, Melbourne
e Perth sotto il marchio Urbnsurf (www.urbnsurf.
co/media-coverage.html).
Ebbene, come si evolverà il surf artificiale? Si può
tranquillamente immaginare che nel prossimo
futuro intere generazioni di surfisti, lontani magari
centinaia di chilometri dalla prima spiaggia
affacciata sull'oceano, sfrutteranno questi simulatori
a pagamento per allenarsi a qualsiasi ora,
alla faccia del meteo, delle stagioni e della cultura
del mare. Fare surf sarà come andare in palestra.
Niente giornate intere spese a scandagliare i bollettini
in cerca della prossima swell, niente viaggi
a macinare chilometri lungo costa per cercare
l'onda migliore, niente periodi passati a esercitare
la vera arte di un surfista, che è la pazienza. I
nuovi surfer al cloro entreranno in una qualunque
piscina, cavalcheranno per una o due ore centinaia
di onde, tutte uguali, tutte perfette e diventeranno
dei fenomeni.
Succederà nel surf quello che è successo nel free
climbing con l'avvento delle pareti artificiali e le
strutture indoor grazie alle quali oggi un ragazzino
di 12 anni è in grado di scalare pareti del VI
grado, dove i tempi di salita a mani nude si sono
dimezzati, dove basta un anno di allenamento per
scalare i ranking mondiali. Vent'anni fa chi scalava
un VI grado andava diretto sulle copertine delle
riviste. Insomma la tecnica surfistica si evolverà
a vista d'occhio. Lo stesso Kelly Slater si è messo
a fare il testimonial di questi parchi acquatici
per surfisti da salotto. Bene così, è il progresso
bellezza! Basta però non cadere nell'inganno di
poter eliminare dal surf il mistero dell'oceano, la
solitudine del tubo, l'inferno del wipe out.
Per fortuna il kitesurf, almeno per il momento,
non corre il rischio di trasformarsi in uno sport
da simulatore. Chi sceglie di surfare trainato da
un'ala deve ancora studiare il meteo per andare
a caccia di vento e onde, deve ancora mettersi
in macchina e raggiungere la costa, deve ancora
soprattutto entrare in oceano con il giusto rispetto
e lassù, sul picco di un'onda, sempre diversa,
sempre impenetrabile, farsi sorprendere dall'incanto
della natura.
David Ingiosi
SOMMARIO
PORTFOLIO
RIDERS COLUMN
EVENTI + ITW
18 30 32
Colleen Carroll
Nick Jacobsen è il nuovo
Rè del cielo
Ruben Lenten
VIAGGI
PERSONAGGI
SCUOLE
104
The Wall Ride
116
Michael Zomer:
Io, filmaker estremo
128
Alle Canarie crescono i
figli dell'oceano
BASIC STRAPLESS
FOCUS
180
The straight air
182
F-one: Furtive V1/ Speed
Gun
EVENTI EVENTI VIAGGI
62 74 86
Ultima fermata:
Ragnarok
Banga Foil
Nel regno dell'orso polare
TRENDS
EQUIPMENT
VIDEO SAGA
136
Imparare il kitefoil?
Slingshot lancia l'Academy
148
Portfolio Linee RRD: la rivoluzione
si chiama ‘Rigid Thread
Lines’
160
Portfolio Felipe Moure Lopez e il
suo Blind Judge 5 Challenge
18
PORTFOLIO
Alex Neto
RIDER: Alex Neto
FOTO: Andre Magarao
20 PORTFOLIO
Reo Stevens
RIDER: Reo Stevens
FOTO: Tim Mckenna
22 PORTFOLIO
Jeremie Tronet
RIDER: Jeremie Tronet
FOTO: JT Pro Center
24 PORTFOLIO
Ismail Adarzane
RIDER: Ismail Adarzane
FOTO: Gabriele Rumbolo
26 PORTFOLIO
PATRI MCLAUGHING
RIDER: PATRI MCLAUGHING
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30
RIDERS COLUMN
Colleen Carroll
Bue Palawan. A molti potrebbe
risultare ancora sconosciuto.
Nonostante lo scorso anno questo
evento alla sua prima edizione
abbia ottenuto un enorme successo
nel mondo del kiteboarding,
il park riding e in particolare
le competizioni dedicate a questa
disciplina a volte possono volare
al di sotto del radar dei kiter.
Soprannominato il kite park più
tropicale del pianeta il Blue Palawan
si trova perfettamente in bilico
sulla costa orientale dell'isola
di Palawan, una degli atolli più
famosi delle oltre 7.000 isole che
compongono le Filippine.
Votato ad ospitare alcune delle
migliori spiagge del mondo, non
c'è da stupirsi se tutti i migliori
park rider, me inclusa, siano ansiosi
di tornare in questo atollo
mozzafiato.
In ogni caso, non è solo il suo
stile di vita facile e ventilato, né
la sua vita di lusso che aspettiamo
con ansia. Appesa nella scia
dell'edizione di quest'anno, si
trova la probabile traiettoria del
prossimo circuito della Kite Park
League, di cui costituisce la prima
tappa.
Ora naturalmente a livello di
classifica nulla può essere risolto
dopo un solo evento, come abbiamo
visto bene lo scorso anno,
ma il Blue Palawan può essere
un solido indicatore per spiegare
chi saranno i veri contendenti al
titolo KPL per la prossima stagione.
Sam Light si aggiudicherà
un'altra vittoria nella categoria
maschile confermando il suo dominio
incontrastato negli eventi
di kite park? O sarà piuttosto
Brandon Scheid a sedersi sul
prestigioso trono? Ad ogni modo
questa competizione si annuncia
come tutt'altro che una sola lotta
a due per la vittoria e sembra
In arrivo con gli Alisei RIDERS COLUMN
× Colleen Carroll ×
Testo Colleen Carroll | Foto Toby Bromwich e Lukas Stiller
che sia Light che Scheid dovranno
lavorare sodo per assicurarsi
un posto sul podio.
Con alcuni giovani rider come
Noe Font ed Ewan Jaspan, così
come con gli altri che hanno
completato il podio lo scorso
anno come Craig Cunninghan e
Christophe Tackmore, il destino
di tutti è ancora tutto da scrivere.
Non solo la gara maschile ha
scaldato gli animi del park riding
nel 2016, ma anche le new entry
della categoria femminile hanno
scosso notevolmente le cose. In
particolare Karolina Winkowska
che ha fatto irruzione nella scena
del kite park aggiungendo il
titolo della KPL alla sua lista di
riconoscimenti.
Avendo tentato io stessa di stargli
dietro lo scorso anno dopo
un duro inizio di stagione, posso
confermare che la competizione
sarà più accesa che mai sul fronte
femminile.
E non è stata solo la Winkowska
a mettere il suo marchio sulla
KPL 2016, anche la famosa Sensi
Graves è accorsa in forze, così
come l'atleta di casa Bruna Kajiya,
fino all'atleta del futuro Annelous
Lammerts, tutte queste
ragazze si sono dimostrate delle
formidabili concorrenti.
Con molti pro rider che stanno
concentrando le proprie forze
nella disciplina del kite park
come mai prima d'ora, i prossimi
appuntamenti non possono che
essere travolgenti. Assicuratevi
di controllare il prossimo numero
di Kitesoul Magazine (#17) per un
resoconto completo di quanto
succederà durante il Bue Palawan
e su chi riuscirà a dimostrare
di essere meglio degli altri.
32
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
è i l n u o v o r
Michelle Hayward
Photo credit: Red Bull Courtesy
È d e l c i e l o
Lo scorso 2 gennaio si è disputato il Red Bull King of the Air 2017 che nella cornice
suggestiva di Big Bay in Sud Africa ha dimostrato ancora una volta di essere
una delle competizioni più riuscite e spettacolari al mondo. In gara 18 atleti
che hanno espresso lo stato dell'arte della disciplina del Big Air. Tre leggende
a giocarsi il titolo nella finale che si è corsa dopo il tramonto: Ruben Lenten,
Aaron Hadlow e Nick Jacobsen. Il King of the Air alla fine è stato proprio il rider
danese: folle, impavido e micidiale.
34
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
Dopo quasi due settimane di calma piatta
o comunque di venti non all'altezza
del Red Bull King of the Air, alla fine il
Sud Est è arrivato. Quando la sottile linea
di nuvole bianche comincia a insinuarsi
sulla Table Mountain, tutti sanno che il
vento di lì a poco comincerà a soffiare ed
è stato esattamente così giovedì 2 gennaio,
appena 3 giorni prima della fine del
periodo di attesa per disputare la competizione.
Alle ore 15 puntuale il vento ha
raggiunto un picco di 25 nodi spingendo
gli organizzatori a dare il via ufficiale
alla gara che è andata avanti per tutto
il giorno fino a completare il programma
di round e heat in calendario.
36
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
Quest'anno il Brand austriaco ha ammesso
solo 18 tra i migliori atleti mondiali
alla competizione che si è svolta come
tradizione ormai nella baia di Big Bay,
in Sud Africa. Anche i criteri dei giudici
di gara sono stati leggermente cambiati
nel senso che il 70 per cento del punteggio
era dedicato all'altezza del salto,
mentre con il 30 per cento dello stesso si
valutava la difficoltà e il livello estremo
delle manovre. Non c'era nessun limite
alla quantità di trick che ciascun atleta
poteva eseguire in acqua anche se solo i
tre migliori finivano nel computo finale.
Insomma i rider sono stati incoraggiati
a essere quanto più possibile estremi e
non si sono certo tirati indietro.
Nonostante il vento nel corso del pomeriggio
abbia superato i 30 nodi, la baia
di Big bay non ha offerto molte grandi
onde, quindi gli atleti durante le heat
dovevano essere molto bravi a selezionare
attentamente l'onda giusta da utilizzare
come trampolino per spiccare i salti
38
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
più alti. La maggior parte delle onde era
sottovento, ma i rider per lo più hanno
deciso di rimanere sopravento attenti a
non uscire dal campo di gara compromettendo
la propria prestazione.
Uno dei concorrenti favoriti dal pubblico
è stato certamente Aurelien Petreau, un
rider francese alla sua prima esperienza
al King of the Air. Con la sua manovra
mozzafiato, il Board off Dead Man, ha incantato
tutti. Il rider più giovane invece
Willem van der Meij, di appena 19 anni,
ha dimostrato come l'età "verde" non è
assolutamente d'ostacolo per esprimere
il proprio talento in una gara come questa.
Il Megaloop Late Backroll è stato decisamente
una delle manovre preferite dalla
maggior parte dei rider, primi fra tutti
GijsWassenaar, Jerrie Van de Kop, Lasse
Walker e Ryan Siegelberg. Si sono visti
anche moltissimi "one-footer" in combiazione
con salti spaziali e anche Megaloop.
Quest'anno sono stati anche molti
di più rispetto alle edizioni precedenti
gli atleti che si sganciavano durante le
heat.
Naturalmente le leggende viventi di
40
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
questa disciplina hanno dato spettacolo
e a ragione si sono guadagnati la finale.
Ruben Lenten era affamato di salti
e manovre dopo essere stato un anno
fermo a causa del cancro e ha stupito il
pubblico con il suo nuovo “Boogie Loop”
(Megaloop Front Roll). Lo stesso Aaron
Hadlow non è stato da meno e ha inan-
nellato con la sua tipica eleganza e nochalance
splendidi Handle Pass e impressionanti
Loop. E poi il mitico Nick
Jacobsen in splendida forma.
Tra loro mancava un'altra leggenda Kevin
Langaree che sfortunatamente qualche
settimana prima della gara durante un
allenamento si è fratturato una caviglia.
Nonostante fosse in stampelle e in convalescenza
era lì a dare il suo supporto
ai concorrenti in acqua. Per fortuna
quest'anno nessuno degli atleti si è
fatto male o ha riportato incidenti gravi.
Naturalmente alcuni di loro ci sono
andati giù pesante quanto a schianti
in acqua come Stuart Downey e Lewis
42
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
Crathern, ma entrambi sono stati in grado
rilanciare i loro kite e proseguire la si a recuperare quella alla deriva.
un'altra senza fare il body drag per andar-
gara. Lewis Crathern tra l'altro è riuscito Per Oswald Smith invece il suo vecchio incidente
alla caviglia gli ha causato un bel
subito dopo a segnare il salto più alto del
giorno. Molti degli atleti in gara avevano pò di dolore ma non gli ha impedito di andarsi
a conquistare il premio Mystic per
due ali e diverse tavole a disposizione,
come si è visto bene con Graham Howes
che nel momento in cui ha perso la en ha avuto problemi con dei dolori a una
la miglior manovra. Lo stesso Ruben Lent-
propria tavola subito se ne è procurato costola prima di raggiungere la finale.
44
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
Quest'ultima si è disputata appena dopo
il tramonto con il pubblico che è andato
fuori di testa: fischi, grida, applausi e
tanti complimenti per i protagonisti di
questo spettacolo ammirati e sostenuti
anche in condizioni di quasi oscurità. I
tre finalisti erano tutti sullo stesso livello
ma Nick Jacobsen grazie al suo stile
estremo e l'incredibile varietà delle
manovre alla fine si è conquistato il
primo posto. Il nuovo King of the Air è
stato lui. Aaron Hadlow ha ottenuto un
bel secondo posto, mentre il ritorno di
Ruben Lenten gli è valso una apprezzata
terza posizione.
46
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
Si chiude così il Red Bull King of the Air
2017, una gara estrema capace di attirare
il pubblico, una vetrina di quello che
è lo stato attuale del Big Air e una sfida
sempre più prestigiosa per gli atleti che
puntano al cielo.
L'INVIATA DI KITESOUL
Michelle Sky Hayward, tra i Vip in veste di reporter
Michelle Sky Hayward è una kitesurfer
professionista di 25 anni. Vive a Cape
Town, Sudafrica, con suo marito Neil. È
molto appassionata del suo sport, ma gli
piace anche allenarsi in palestra, stare
in spiaggia, viaggiare e naturalmente
scrivere. Sulla sua esperienza come reporter
per Kitesoul Magazine al Red Bull
King of the Air 2017 dice: "Ho avuto una
fantastica esperienza a raccontare da
dentro il Red Bull King of the Air! Kitesoul
è una rivista magnifica con cui lavorare
e mi ha permesso di ottenere l'accesso
all'area Vip dell'evento. In questo modo
ho avuto occasione di incontrare alcuni
protagonisti e avere la migliore visuale
sulla gara. Le condizioni meteo sono
state perfette, la gara gestita al meglio
e in generale l'atmosfera era elettrica.
Questo è certamente uno degli eventi
di punta del panorama internazionale e
sono felice di averlo vissuto dal vivo".
48
EVENTI
Nick Jacobsen è il nuovo re del cielo
50
Nick Jacobsen
Le parole del vincitore
Le parole del vincitore
Abbiamo raggiunto il vincitore del Red Bull King of the Air
2017 Nick Jacobsen a Dubai (Emirati Arabi) dove è volato
subito dopo la competizione ed ecco quello che ci ha
raccontato sulla sua straordinaria vittoria.
52
Nick Jacobsen
Le parole del vincitore
"Sono appena arrivato a Dubai per finire un progetto
che mi sta impegnando da un po' di tempo ormai. Voglio
ringraziare tutti per le splendide parole che mi hanno
accompagnato in questo King of the Air 2017. Ecco per
me come sono andate le cose laggiù. Sono arrivato a
Cape Town, in Sudafrica, verso la metà di ottobre 2016
per allenarmi in vista di questa prestigiosa gara e per
fare alcuni shooting con Cabrinha sul modello di kite
Switchblade e devo dire che è andato tutto molto bene.
Navigando tutto il tempo con quell'ala e prendendoci
sempre più confidenza con venti forti, alla fine ho deciso
di utilizzarla anche durante la competizione. Mi sentivo
molto a mio agio e devo dire che le prestazioni di
questo modello mi hanno soddisfatto completamente.
Quest'anno avevo grandi aspettative nei confronti del
King of the Air perché volevo veramente vincerlo, anche
se dentro di me pensavo fosse impossibile. Mi ero
convinto che sarei stato comunque felice anche solo
di finire sul podio. Il giorno della gara invece è andato
tutto molto bene e quasi senza accorgermene sono
arrivato in finale contro due leggende di questo ambiente,
Ruben Lenten e Aaron Hadlow, due ragazzi che
ho sempre ammirato. Li ho seguiti fin dagli inizi delle
loro rispettive carriere e per me sono sempre stati una
grande fonte d'ispirazione. Conosco ogni cosa di loro
54
Nick Jacobsen
Le parole del vincitore
e adesso siamo anche molto amici, è stato fantastico
gareggiare insieme. Sono entrambi atleti Red Bull
e quando ho realizzato che ero in finale con loro ero
affascinato dall'idea. Aver vinto la finale mi ha reso estremamente
felice e devo ancora metabolizzarlo, anche
se ormai è passata già una settimana. Ora sono completamente
concentrato su questo nuovo progetto qui
a Dubai, quindi ho come la sensazione che questa vittoria
sia stata subito nascosta sotto la sabbia del lavoro
e questo mi deprime un po'. Quando questo progetto
sarà concluso, credo in un paio di settimane, andrò a
Bora Bora o a Bali per qualche settimana tutta per me,
senza telefono, senza il mio laptop, vorrei lasciar defluire
un po' tutto, insomma fare una piccola vacanza.
Da fuori può sembrare che noi atleti stiamo in vacanza
tutto il tempo, ma per me non è affatto così. Sono sempre
impegnato in attività diverse tutto il tempo".
56
ITW
Ruben Lenten, felice di essere tornato, ma tradito dalle costole
R U B E N
felice di essere tornato,
ma tradito dalle costole
Ancora a Cape Town per lavorare a
una nuova attrezzatura, Ruben Lenten
risponde alle domande di Michelle
Hayward commentando la gara e il suo
fantastico terzo posto.
58
ITW
Ruben Lenten, felice di essere tornato, ma tradito dalle costole
Ruben come è stato questo evento per te?
Ogni anno non vedo l'ora di partecipare
a questa competizione. La scorsa stagione
non ho potuto gareggiare per via
della mia battaglia contro il cancro, ma
quest'anno ho lavorato sodo per essere
al massimo della forma e dire la mia
ancora una volta in questa gara contro
i migliori atleti. Per me il Red Bull King
of the Air è l'evento più eccitante del calendario
e probabilmente la sola gara di
Big Air in grado di spingere la disciplina
oltre i suoi limiti. Senza dimenticare
il Megaloop Challenge in Olanda. Il mio
obiettivo era divertirmi con gli altri concorrenti
in gara e mostrare al mondo il
mio stile di riding. Ho cercato di mantenere
la testa concentrata e rilassata attraverso
le varie heat, eseguendo le mie
migliori manovre e magari arrivare in finale.
Sfortunatamente ho preso un colpo
alle costole durante la prima heat e all'inizio
della finale sono caduto sbattendo
di nuovo proprio in quella zona del corpo
e questo incidente mi ha un po' condizionato.
Avevo dolore e anche l'emotività
mi ha giocato un brutto scherzo togliendomi
la concentrazione. Essere arrivato
terzo alla fine non è stato una delusione
ma per il prossimo anno ho gli occhi fissi
sul titolo: la corona! Datemi un po' più
di vento e onde per favore!.
60
ITW
Ruben Lenten, felice di essere tornato, ma tradito dalle costole
Quali sono al momento i tuoi programmi?
Direi che i miei programmi si stanno
delineando in modo piacevole e questo
inizio di stagione si sta già riempiendo
con ogni tipo di situazione. Dai progetti
estremi ai viaggi per gli shooting fino
agli eventi in cui parlerò in pubblico in
veste di coach. Il mio principale obiettivo
è supportare e promuovere questo
sport a livello globale e rendere le persone
felici come lo sono io. E naturalmente
portare la disciplina a una dimensione
ancora superiore grazie a dei fantastici
progetti. Al momento resterò ancora qui
a Cape Town per portare avanti un lavoro
sulle attrezzature. Sto partecipando infatti
alla realizzazione di una tavola in
carbonio pazzesca con uno shaper locale
e la venderò presto attraverso il mio webshop.
Insomma è un periodo eccitante;).
62
EVENTI
Ultima fermata: Ragnarok
Ultima fermata:
Ragnarok
Dal 30 marzo al 2 aprile l'altopiano di
Hardangervidda, in Norvegia, è pronto
ad accogliere oltre 300 atleti da tutto
il mondo che si sfidano nella Red Bull
Ragnarok, maratona estrema dedicata
allo snowkite. Sci o snowboard ai
piedi è uguale: la fatica, il coraggio, la
voglia di avventura sono gli stessi per
tutti i concorrenti in gara.
Testo: David Ingiosi
Photo: Red Bull Courtesy
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EVENTI
Ultima fermata: Ragnarok
Gli eroi dello snowkite stanno per tornare a
combattere. Secondo la mitologia scandinava
infatti il termine Ragnarǫk si riferisce alla battaglia
finale tra le potenze della luce e dell'ordine
che sfidano quelle delle tenebre e del caos, in
seguito alla quale l'intero mondo verrà distrutto
e solo i più forti sopravviveranno. L'evento
Red Bull Ragnarok, competizione di snowkite
in programma dal 30 marzo al 2 aprile 2017 a
Haugastøl, in Norvegia, prende così in prestito
l'epica di quel mito antico per rendere omaggio
agli uomini e alle donne di oggi, concorrenti simili
a guerrieri che in questa prova estrema di
resistenza sul ghiaccio sfidano sé stessi e gli el-
S u l t r a g u a r d o
s t r i n g e n d o i d e n t i
ementi con un solo obiettivo: tagliare per primi
il traguardo.
La 6° edizione pronta a partire
Quest'anno sono oltre 300 gli atleti provenienti
da 30 Paesi che si danno appuntamento sulla
linea di partenza di questa splendida competizione
che sa di avventura, fatica, coraggio e
che ormai si è attestata come una delle manifestazioni
più attese del circuito internazionale
di snowkite. L'evento, alla sua 6° edizione, avrà
luogo sull'altopiano di Hardangervidda, una vasta
area innevata che si trova a circa 260 chilometri
a Nord Ovest di Oslo e che nel periodo tra
66
EVENTI
Ultima fermata: Ragnarok
inverno e primavera offre condizioni fantastiche
per questa disciplina.
Il percorso di gara prevede un circuito ad anello
di circa 15-20 chilometri di lunghezza da ripetere
per cinque volte. I concorrenti, che al segnale
di partenza saranno schierati contemporaneamente
al via, dovranno completare il percorso
utilizzando solo il proprio kite e, a scelta, gli sci
o lo snowboard. Quattro infatti saranno le classi
ammesse in gara: sci o snowboard maschile e
femminile. Lungo il tracciato infine gli atleti dovranno
rispettare appositi "cancelli" allestiti dagli
organizzatori per registrare il passaggio di ogni
concorrente tramite dispositivo gps.
Freddo, stanchezza e meteo le incognite in gara
Una formula di gara precisa e ormai collaudata
per una competizione unica al mondo che offre
tanto divertimento, spettacolo e adrenalina sia a
chi la vive da dentro stringendo i denti per dare
il meglio e cercare di arrivare alla fine, sia per il
pubblico che la segue e fa il tifo per questo o
quel concorrente.
Naturalmente non è un pic-nic sulla neve. Si
tratta di una prova massacrante che in genere
dura più di 6 ore, mette a dura prova i muscoli e
la mente degli atleti e in cui bisogna fare i conti
con il freddo, la stanchezza e soprattutto il cambio
repentino delle condizioni meteorologiche
che spesso fanno da spartiacque tra chi riesce a
tagliare l'arrivo e chi invece è costretto a tornare
a piedi al campo base. Il vento tra queste distese
di neve e ghiaccio può essere amico o nemico.
Chi ci è passato lo sa bene.
A v v e n t u r A
c o r a g g i o
f a t i c a
68
EVENTI
Ultima fermata: Ragnarok
Susi May: "una volta nella vita"
La competizione negli anni ha visto tra i concorrenti
molti campioni mondiali e fuoriclasse del
kitesurf e dello snowkite. Vittorie o ritiri, per tutti
è rimasto un forte ricordo da quella esperienza
e una grande fonte di ispirazione. Susi May, la
campionessa tedesca, al termine dell'edizione
2016 ha dichiarato: "Non importa quanto alla
fine tu sia frustrato, impari sempre qualcosa sul
kite quando ti spingi al limite. È una di quelle
esperienze tipo "una volta nella vita" in uno dei
posti più selvaggi e affascinanti del pianeta".
La tre volte campionessa del mondo Steph
Bridge che la Red Bull Ragnarok è riuscita anche
a vincerla invece mette in guardia chi si
presta a presentarsi al via di questa gara estrema:
"Scegliete l'attrezzatura giusta. Mangiate
carboidrati e idratatevi a sufficienza prima della
partenza. Bisogna insistere e essere positivi. Per
due volte io non sono riuscita a finire la gara, ma
alla terza ho vinto". Il campione canadese Peter
Martel, un abituée di Haugastøl, gli fa eco:
"Niente andrà come previsto. Ma fidatevi di voi
e non mollate".
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EVENTI
Ultima fermata: Ragnark Ragnarok
Insomma a Ragnarok si fa sul serio. In quell'arena
di ghiaccio non si sa come si esce, ma una
cosa è certa: si entra da guerrieri.
Buona battaglia a tutti!
N o n è u n p i c n i c
s u l l a n e v e
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EVENTI
Ultima fermata: Ragnarok
INFO & PROGRAMMA
• Giovedì 30 marzo
16:00 – 21:00 Registrazione - Haugastøl Turistsenter
- Se non si mostra l'accredito si perde il posto. Nessuna eccezione.
• Venerdì 31 marzo
09:00 Meeting pre-gara - Haugastøl Turistsenter
- Se la gara è rimandata al sabato, verrà mandato un sms di avviso a ogni concorrente.
10:00 Trasferimento sul campo di gara
12:00 Partenza gara
- Se il meteo non permetterà di disputare la gara venerdì, questa sarà rinviata a sabato.
• Sabato 1° aprile
09:00 - Se la gara non verrà conclusa il venerdì, si continuerà a disputarla sabato
20:00 Banquet dinner - Haugastøl Turistsenter
22:00 Premiazioni & after party
• Domenica 2 aprile
Rientro
- Tutti gli orari possono essere soggetti a cambiamenti
- Se il meteo non permetterà di disputare la gara sabato, questa sarà rinviata a domenica.
www.redbull.com/no/no/snow/events/1331603570189/red-bull-ragnarok
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EVENTI
Banga Foil
itw Roberta Pala
foto Alexandru Baranescu & Courtesy Banga Foil
A Weifang, Cina, si è disputato
il Formula Kite World Championships.
Ben 60 gli atleti in
gara e vittoria negli Uomini per
il monegasco Maxime Nocher
che ha usato un foil “made in
Italy”, il Banga BF016WA. Per
le Donne il titolo è andato alla
statunitense Daniela Moroz.
Primo degli italiani, al sesto
posto, Mario Calbucci, anche
lui come Nocher e come
il secondo classificato Uomini,
Axel Mazella, del team Banga.
Come noto, il kite ha buone
probabilità di diventare sport
olimpico già nel 2020 proprio
in versione foil. Banga foil è il
risultato di un progetto iniziato
nella primavera del 2015,
con l’obiettivo di sviluppare in
12 mesi il più veloce hydrofoil
per le competizioni Formula
Kite. Il progetto aerodinamico
è stato affidato a un team progettuale
con grande esperienza
sui foil di America’s Cup e
cat C-Class. La progettazione
della struttura e la costruzione
è stata supervisionata da Luca
Filippi. Banga Foil nasce come
costola di PROtect Tapes utilizzando
le stesse logiche e la
ricerca dell’eccellenza. L’iniziatore
di entrambe le attività
è Pietro Parmeggiani che
ne cura operation, gestione e
marketing. La produzione del
Banga foil è 100% italiana, si
avvale del supporto di fornitori
e partner qualificati, poiché
l’Italia è un’eccellenza nel composito.
Banga foil ha piazzato
cinque atleti nei primi 10 posti
(e al 10° posto troviamo l’altro
italiano Riccardo Andrea Leccese)
ai Mondiali di Weifang.
Oltre a Calbucci, i francesi Julien
Kerneur (7°) e Theo Lhotis
(8°) e la russa Elena Kalinina
seconda nelle Donne. Prossimo
appuntamento del Kite
Foil la finale della Gold Cup
in programma in Qatar dal 15
al 19 novembre. Montepremi:
20.000 euro.
76
KITEFOIL
Banga Foil, il brand italiano sul tetto del mondo
itw Roberta Pala
photo Alexandru Baranescu & Courtesy Banga Fo
il brand
italiano
sul tetto
del mondo
Dopo il successo mondiale di Maxime
Nocher, l’interesse verso Banga Foil
è cresciuto in modo esponenziale. Un
brand recente, nato dalla passione di due
professionisti, un prodotto Made in Italy
che ha sbaragliato al recente mondiale Foil.
Abbiamo scambiato due parole con Pietro
Parmeggiani, uno dei due responsabili
dell’idea che ha conquistato la vetta del
mondo foil.
KS_Com’è nato il progetto Banga Foil?
Pietro Parmeggiani_Abbiamo iniziato questo
progetto nella primavera del 2015.
Banga Foil nasce da un’idea di Luca Filippi e Pietro
Parmeggiani, entrambi 50enni, con 40 anni
di vela di vario tipo alle spalle. Luca ha esperienza
di vela, velaio, catamarani, foil, compositi
avanzati, manualità e inventiva da vendere.
Io sono amministratore delegato di un importante
gruppo multinazionale ma parallelamente ho
una mia società che si occupa di materiali avanzati
(PROtect tapes) che ha come clienti team
di Coppa America, gli Imoca60, atleti olimpici,
giusto per citarne alcuni, ma spaziamo anche in
altri settori F1, moto ed eolico.
KS_Da dove origina il nome Banga?
PP_Potrei raccontarti che Banga è il titolo
dell’undicesimo album di Patty Smith o il nome
del mio gatto da piccolo ma sarebbero due bugie.
Marco, il figlio di Luca, diceva spesso questa
parola, ci è piaciuta e l’abbiamo usata.
78
KITEFOIL
Banga Foil, il brand italiano sul tetto del mondo
KS_Qual’è stato lo stimolo principale per entrare
nel mondo Foil?
PP_Il sogno era di realizzare il foil più performante
del mercato, leggero, senza compromessi.
Eravamo anche convinti che, alla fine, il foil sarebbe
diventato sport olimpico e dovevamo essere
pronti quando questo sarebbe successo.
Ci siamo affidati ai migliori progettisti con esperienza
di foil e strutturisti per raggiungere il nostro
obiettivo.
KS_Tu e Luca siete anche due foil-kiters?
PP_No non lo siamo. Ci diciamo sempre che
dovremmo iniziare ma presi da altre priorità non
riusciamo ma sono sicuro che, alla fine, succederà,
perché a entrambi piace la velocità.
KS_Quali sono le caratteristiche principali
del vostro foil?
PP_Il nostro foil è lungo 995 mm, con un’ala
anteriore da 630 mm. I materiali utilizzati sono
carbonio ad altissimo modulo, preimpregnato
e cotto in forno. Abbiamo realizzato stampi
in carbonio per ottenere la migliore qualità. Un
aspetto importante è la finitura che è realizzata
a mano e richiede molto tempo, attenzione ed
esperienza, il prodotto Banga non è verniciato!
La produzione è 100% italiana, realizzata in una
fabbrica ultra moderna. Ala anteriore, fusoliera
e stabilizzatore sono realizzati in un solo pezzo
che si aggancia al mast.
KS_A chi vi appoggiate per l’acquisto della
materia prima e cosa ci potete dire della fabbrica
che realizza il prodotto finale? Quanto
tempo è servito per trovare i giusti collaboratori,
tra fornitori e realizzatori?
PP_L’Italia è una nazione molto avanzata nel
composito, basti pensare al settore aeronautico,
automobilistico e a tutte le più importanti
multinazionali, presenti con siti produttivi. Inoltre,
ci sono alcune aziende italiane indipendenti
che producono prodotti di altissimo livello.
Io ho vent’anni di esperienza di manufacturing
e sono un maniaco dell’organizzazione quindi,
quando siamo partiti con il progetto, abbiamo
disegnato una fabbrica ad hoc per Banga.
La qualità del prodotto è una questione di metodo
e costanza di materie produttive e controllo
di processo e abbiamo cercato di creare le condizioni
migliori per arrivare a questo scopo. La
zona dove noi operiamo è ricca di manodopera
specializzata, e non è stato difficile trovare personale
all’altezza di un progetto così stimolante.
80
KITEFOIL
Banga Foil, il brand italiano sul tetto del mondo
KS_Chi sta dietro alla progettazione del Foil?
PP_Per un progetto così ambizioso, bisognava
puntare alto, e non era possibile pensare di svilupparlo
con risorse interne. Luca e io frequentiamo
a diverso titolo il mondo della vela e della
Coppa America, quindi abbiamo coinvolto un
gruppo di persone, italiane e straniere. La decisione
di Luna Rossa di uscire dalla Coppa ci ha
dato una mano, liberando risorse preziose per la
nostra avventura.
KS_Dalla prima versione del foil Banga a
oggi, quali sono gli aspetti che avete dovuto
tenere di più in considerazione?
PP_Le criticità sono parecchie, scelta dei profili,
dimensioni delle ali, lunghezza del palo, geometrie,
a queste vanno aggiunte la rigidità e la torsione
legate alle piccole dimensioni del nostro
foil. L’esperienza ci dice che i modelli matematici
e le simulazioni al computer riescono a simulare
solo in parte la realtà, quindi un passo forzato
era realizzare i prototipi, ma questi si possono
fare solo dopo aver realizzato degli stampi. Abbiamo
realizzato alcuni prototipi, fatto molte ore
di prove in acqua e la versione definitiva ha iniziato
a dare i suoi risultati dalla gara di Gizzeria
in poi. Da lì è stato il boom.
KS_Chi sono gli atleti Banga Foil nel mondo?
PP_Dopo Gizzeria, c’è stato l’assalto, tutti volevano
Banga Foil ma all’inizio del 2016 avevamo
solo qualche atleta, italiano e straniero, il nostro
and era totalmente sconosciuto, nonostante
Maxime Nocher usasse già Banga Foil. Il mondiale
in Cina e la tappa finale in Quatar sono stati
la nostra consacrazione. Il resto è già storia, Maxime
Nocher che vince il mondiale e altri sei atleti
nei primi dieci (Maxime Nocher, Axel Mazella,
Titouan Galea, Theo Lhostis, Julien Kerneur
e Mario Calbucci), in Italia Simone Vannucci e
Andrea Beverino, in Spagna Alejandro Climent
Hernandez e recordman di speed, Alex Caizergues.
Nella classifica femminile siamo secondi
con Elena Kalinina e devo citare Jade O’Connor
che ci aiuta un sacco nello sviluppo.
KS_Qual è l’apporto alla progettazione, sviluppo
e test degli atleti professionisti?
PP_Luca segue tutti i rapporti con i progettisti
esterni e i test. Siamo molto presenti sui campi
di regata, per fornire il massimo supporto agli
atleti, ma anche per raccogliere informazioni
importanti per gli sviluppi futuri. Gli atleti professionisti
sono fondamentali per continuare a
migliorare il prodotto, hanno una sensibilità che
ci permette di fare piccole modifiche, ma che
fanno la differenza. Io mi occupo solo della gestione
commerciale e organizzativa.
KS_Banga è solo foil per il circuito Pro?
PP_Assolutamente no. Vendiamo molto bene
anche al largo pubblico, abbiamo clienti in tutto
il mondo dall’Australia agli USA, dalla Danimarca
al Sudafrica. Banga è molto facile da usare,
quindi ogni rider può averne uno e divertirsi.
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KITEFOIL
Banga Foil, il brand italiano sul tetto del mondo
KS_Dopo il boom degli ultimi due anni, con
il foilboard sempre più presente anche nelle
attrezzature degli sportivi amatoriali, come
vedete lo sviluppo del vostro foil al di fuori
delle competizioni sportive professioniste?
PP_Stiamo lavorando a una versione freeride e
speriamo di poterne parlare presto.
KS_Il mondo del Kite Foil è in continua evoluzione,
dove si concentrano maggiormente gli
sforzi del team di ricerca e sviluppo? Scelta
dei materiali? Ingegneria avanzata applicata?
PP_Ritengo che siamo solo all’inizio di un mondo
affascinante. Noi lavoriamo in varie direzioni,
sicuramente l’aspetto più importante è il disegno
del foil, il profilo, le geometrie. I materiali
sono altrettanto importanti e quindi, seppure i
nostri consumi siano ridotti, collaboriamo con
varie aziende per avere il meglio disponibile sul
mercato.
KS_Cosa pensi dell’introduzione del kiteboarding
alle Olimpiadi?
PP_Olimpiadi? Penso che il kiteboarding abbia
tutte le caratteristiche per diventare un sport
olimpico, forse è un po’ presto perché il foil non
è ancora cosi diffuso a livello mondiale e non è
ancora molto praticato dalle ragazze. Inoltre c’è
una diatriba sui monopoli dei grandi marchi.
Quando abbiamo iniziato questo progetto, un
pensierino alle Olimpiadi lo abbiamo fatto e anche
ai possibili sviluppi di questo sport. Ovvia-
84
KITEFOIL
Banga Foil, il brand italiano sul tetto del mondo
mente non abbiamo la potenza dei brand forti,
ma abbiamo la capacità organizzativa e produttiva,
per essere, eventualmente, della partita.
KS_Quali sono i progetti per la stagione
2017? Su quali aspetti della progettazione/
realizzazione, vi state concentrando?
PP_Stiamo lavorando sull’evoluzione del
BF2016001WA che ha vinto tutto nel 2016. Non
sarà un Banga 2, ma il frutto di un progetto nuovo,
quindi ci aspettiamo molto. Dovremmo essere
in acqua entro la fine di gennaio 2017 per
le prime prove.
86
VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
Nel regno dell'orso polare
Un viaggio a lungo desiderato quello di Kari Schibevaag che ci
porta con sé attraverso i territori ghiacciati del'isola di Spitsbergen,
nell'arcipelago norvegese delle Svalbard. Con un gruppo di
amici a cavallo di motoslitte a caccia di vento per fare snowkite
là dove il sole a mezzanotte è ancora alto e l'orso polare è il padrone
indiscusso.
Text: Kari Schibevaag
Photo: Tom Magne Jonassen & Trond Tyss
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VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
Andiamo a Nord
L'isola di Spitsbergen si trova
così in alto nell'emisfero
settentrionale che il sole non
sorge mai o non tramonta mai,
dipende dalla stagione. In entrambi
i casi è sempre stata tra
le mie località da sogno. Fuori è
inverno, ma piove come se fosse
ancora autunno. È triste vedere
come questo inverno di pioggia
negli ultimi anni si sia sostituito
a quel freddo paesaggio
delle meraviglie che amo così
tanto. Cosa sta succedendo al
mondo? Normalmente in questo
periodo qui è così freddo che è
dura stare all'aperto, ma ora le
temperature stanno cambiando
rapidamente portandosi dietro
questa pioggia battente.
Nel febbraio del 2016 mentre
ero a Cape Town mi sono rotta
il naso e il dottore mi ha detto
di stare lontano dal freddo e dal
sole. Cosa fare però quando non
si può godere delle due cose più
belle al mondo? Ho deciso di
passare un tranquillo inverno
a casa, ma dopo avere personalizzato
i miei occhiali ho deciso
andare a fare snokite sulle
montagne e abbandonare questa
pioggia triste.
Come arrivare in
capo al mondo
Quando i turisti pensano alla
Norvegia se la immaginano scura,
fredda e piena di neve, con
orsi polari e renne che camminano
per strada. Sì, più o meno
è così. Ma il posto dove davvero
gli orsi polari vanno per la maggiore
è l'arcipelago delle Svalbard.
La popolazione di quelle
isole ammonta a circa 2.000 persone,
mentre gli orsi polari sono
almeno 3.000. Situato a Nord del
continente europeo, l'arcipelago
si trova a metà strada tra la Norvegia
e il Polo Nord, tra i 74° e
90
VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
A tutta sulla motoslitta
gli 81° gradi Nord di latitudine.
L'isola più grande dell'arcipelago
è Spitsbergen.
Ho sempre sognato di raggiungerla,
ma è piuttosto lontana da
casa mia. È anche utile conoscere
qualcuno del luogo se si
decide di andarci. Essendo un
posto molto a Nord ho pensato a
lungo che potesse essere buono
per lo snowkiting. Ho pianificato
diversi viaggi lassù nel corso
del tempo, ma saltava sempre
fuori qualcosa e alla fine non
andavo.
La fortuna però stava per cambiare.
C'era brutto tempo e non
molta neve laddove stavo per
andare. Facevo il check delle
previsioni e c'erano tempeste
in arrivo ovunque intorno a me.
Naturalmente in queste ricerche
inserivo anche le Svalbard come
al solito e sembrava che per la
settimana successiva sarebbe
stato bel tempo. Ero seduta sognando
di poter andare lassù, ma
non avevo programmato nulla
e non avevo nemmeno un posto
dove stare, quindi rimaneva solo
un sogno.
La mattina dopo però quando mi
sono svegliata ho visto un messaggio
sul mio telefono. Era un
amico che mi chiedeva di andare
alle Svalbard. Avevano una casa
e una guida che li stava aspettando,
quindi avevo solo bisogno
di prendere un aereo. Un veloce
sguardo ai biglietti e ho prenotato
un volo la sera stessa.
Alle Svalbard non è difficile
arrivarci, c'è un volo diretto
da Oslo con una breve sosta
a Tromsø. Ben più difficile è
trovare alloggio in alta stagione.
Ero fortunata di stare da amici
fidati e godermi le escursioni.
L'aereoporto si trova a Longyearbyen,
una piccola cittadina
con qualche hotel e ostello,
quindi è importante sapere dove
alloggiare prima di programmare
il viaggio.
Ho aspettato troppo
prima di venire
quassù
Quando sono arrivata il sole
splendeva sulle montagne innevate.
Mi sentivo come se fossi
atterrata su una Luna bianca.
Il mio primo pensiero è stato
"perché non sono venuta prima
quassù?". C'erano montagne
bianche di neve senza alberi. Era
perfetto per lo snokite e lo sci.
Ero in paradiso.
Ho trascorso la prima giornata
girando intorno alla cittadina
con Tom e Christian mentre aspettavamo
un altro amico. Siamo
andati a fare snowkite in zona
mentre guardavamo la città.
92
VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
C'era già il sole di mezzanotte
quindi volendo potevamo stare
fuori 24 ore. Che posto e che
paese! La Norvegia non smette
mai di stupirmi. C'erano delle
renne che camminavano in giro
per le strade e Christian, il local,
ci ha detto che sono abituate
a girare per tutta l'isola e che i
cittadini delle Svalbard possono
cacciarle sono una a testa ogni
anno. Sono così carine con le
zampe corte, è la caratteristica
di questa razza tipica dell'arcipelago
rispetto a quelle del
continente e non sono per nulla
spaventate dalla gente.
Le isole Svalbard hanno qualcosa
che la parte continentale della
Norvegia non ha e sono proprio
gli orsi polari. Sono gli orsi più
grandi del pianeta e i predatori
più pericolosi, eppure hanno
un aspetto delizioso. Sapevo
che giravano nei dintorni, così
il primo giorno ero piuttosto
spaventata a camminare in giro.
Ho parlato con alcune persone
del posto che mi hanno raccontato
diverse storie di orsi che si
spingono fino in città, ma non
capita così di frequente.
Quando l'orso arriva in città
Siamo andati a fare kite ad Adventsdalen,
un posto non lontano
dalla cittadina e tutti mi
hanno detto che non ci sarebbero
stati orsi polari. Mi sono così
divertita scalando le montagne,
surfando sull'acqua ghiacciata e
facendo salti in giro. Che posto!
Mi sono presto dimenticata degli
orsi polari concentrandomi
sulle graziose renne e sulla sorprendente
natura intorno a me.
Due giorni dopo, un giovane
orso polare affamato è arrivato
in città. Le autorità locali
hanno tentato di farlo scappare
spaventandolo con un elicottero
e una motoslitta, ma dopo diversi
tentativi hanno dovuto sparargli
iniettandogli dei tranquillanti
per addormentarlo, dopodiché
lo hanno portato in elicottero
dall'altra parte dell'isola.
Sono stata abbastanza fortunata
a non averlo incontrata mentro
ero fuori a fare snowkite senza
un fucile con me. Così sono
andata subito a procurarmene
uno, in modo da poterlo portare
alla prossima uscita in snowkite.
L'orso polare era passato proprio
dove ero uscita due giorni prima
e l'idea di avere il fucile mi rassicurava
nel caso un altro orso si
fosse ripresentato in città.
94
VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
Ultima stazione:
Isfjord Radio
Dopo alcuni giorni il nostro
gruppo si è completato con altri
ragazzi giunti alle Svalbard. Era
tempo di fare un viaggio sull'isola.
Per spostarci abbiamo usato
delle moto slitte cariche di attrezzatura
da kite e sci. Gunvor,
uno dei ragazzi, aveva un amico
che lavorava come guida e siamo
stati fortunati che abbia voluto
unirsi a noi. Stavamo andando a
Isfjord Radio, una stazione radiofonica
e meteorologica dove
avevamo prenotato un alloggio.
Gunvor aveva lavorato proprio
lì fino a poco tempo prima ed
era entusiasta di farci vedere il
posto e di tornare in quella fantastica
zona.
Abbiamo iniziato il viaggio
con un bel sole, zero vento e
un paesaggio lunare attorno a
noi. La guida sceglieva la rotta
e noi la seguivamo. Gli abbiamo
detto che se ci fosse stato vento
volevamo fare snowkite, quindi
sapeva che eravamo a caccia di
vento. Le Svalbard sono pazzesche.
Si dividono in aree completamente
diverse e a un certo
punto siamo arrivati in un posto
russo che si chiama Barentsburg.
In kite con il fucile
96
VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
Ci siamo voluti fermare per dare
un'occhiata in giro: era molto
diverso dalle classiche cittadine
norvegesi. Questo era a tutti
gli effetti russo, se sapete cosa
intendo. C'era un hotel e un bar
che serviva birra e vodka.
Dopo qualche ora di viaggio in
motoslitta, abbiamo trovato il
vento a ridosso di un ghiacciaio.
C'era neve fresca e sole, così
abbiamo preparato al volo la
nostra attrezzatura. È stato così
bello fare kite tra quelle spettacolari
montagne e anche un
po' pauroso sapendo che gli orsi
polari potevano apparire da un
momento all'altro.
Tempesta in arrivo,
via di qui
Dopo un po' il tempo è cambiato
rapidamente come spesso capita
in questi luoghi ed è arrivata
una grossa tempesta. Abbiamo
deciso di impacchettare tutto e
guidare veloci di ritorno a Isfjord
Radio. Qui c'era un vento
fortissimo ma siamo riusciti a
districarci e raggiungere il nostro
alloggio.
Ifjord Radio è situata a Kapp
Linne, nei pressi di un fiordo
sull'isola di Spitsbergen.
La stazione radiofonica è stata
costruita nel 1933 e ha svolto un
ruolo strategico nelle telecomu-
Orso polare re delle Svalbard
nicazioni tra l'arcipelago delle
Svalbard e il resto del mondo.
Oggi è un hotel che può ospitarvi
se andate a visitare Ifjord
Radio. Ci si può arrivare solo in
barca, con la motoslitta o con le
slitte trainate mute di cani.
Quando siamo arrivati ci hanno
servito del cibo eccellente
e permesso di fare una doccia
bollente prima di andare a letto.
Eravamo tutti molto stanchi e
fuori imperversava la tempesta.
Ci chiedevamo se si fosse fermata
e ci avesse lasciato tornare a
casa il giorno successivo, ma qui
98
VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
alle Svalbard non si sa mai. È
un'isola nel mezzo del nulla,
quindi si possono solo incrociare
le dita.
La mattina dopo la tempesta
soffiava ancora e la porta della
stazione si è rotta, facendo
entrare molta la neve nell'ingresso.
Ci hanno detto che
era normale e che l'avrebbero
riparata quando il vento fosse
cessato.
L'incanto del sole
di mezzanotte
Abbiamo deciso di iniziare
il viaggio di ritorno verso
Longyearbyen dopo una lunga
colazione, ma non è stato
facile. C'era un metro di neve
fresca e nevicava ancora. Il
terreno era impegnativo e le
motoslitte si rovesciavano
spesso. In ogni caso è stato
molto divertente guidare
sotto la neve e forse giocavamo
troppo ecco perché cadevamo
spesso. Appena prima
di arrivare a Longyearbyen
il sole è tornato e ci ha permesso
di ammirarlo mentre
in città l'orologio scoccava la
mezzanotte. In aprile il sole
di solito è sempre alto e non
è facile dormire con i raggi
di luce che splendono tutto il
tempo.
Nei giorni successivi siamo
rimasti attorno alla cittadina.
Abbiamo fatto piccole escur-
100
VIAGGI
Nel regno dell'orso polare
Nel regno
dell'orso
polare
sioni con i kite e le motoslitte.
C'era il sole e vento e
non ci siamo dovuti allontanare
troppo per vivere delle
fantastiche esperienze.
Le Svalbard sono un posto
meraviglioso. Ero così
triste quando ho messo piede
sull'areo per tornare a casa,
ma sulla via del ritorno ero
certa che sarei tornata il prossimo
inverno con programmi
di viaggio ancora più ambiziosi.
Al momento abbiamo
in programma di attraversare
l'arcipelago da Sud a Nord in
kite. Non vedo l'ora di cominciare
e spero che questo sogno
si avveri. Ci vediamo ad
aprile 2017 quando il team
Green Wind (Svalbard Snowkite
Expedition) farà i bagagli
e viaggerà attraverso tutte
queste isole utilizzando solo
la forza del vento.
104
VIAGGI
The wall ride
Text: Noé Font
Photo Vincent Bergeron
Nelle isole Madeleine, a Est della costa canadese, la
ricerca di uno spot da parte del team North Kiteboarding
per un photo shooting della Vegas 2017 approda
su una spiaggia costellata di scogliere di roccia rossa.
Uno scenario ideale per allestire un rail e tentare
di scalare quei suggestivi muri. Il vento però gioca
brutti scherzi.
106
VIAGGI
The wall ride
Le Madeleine sono un piccolo gruppo di isole al largo della costa
orientale del Canada. Durante i mesi estivi qui le temperature si
alzano e comincia a soffiare il vento creando delle buone condizioni
per il kitesurf. Recentemente mi ha portato laggiù un viaggio
in programma con il team freestyle di North Kiteboarding per un
photo shooting dedicato al Vegas 2017.
Durante la prima settimana di soggiorno in realtà il tempo non è
stato come ci aspettavamo: era freddo, molto freddo, a causa del
vento che veniva da Nord. Tutti aspettavamo il caldo, nel frattempo
però ci siamo concessi delle sessioni epiche.
Vince ci ha mostrato molti spot, ciascuno dei quali con un ottimo
potenziale. Era solo l'inizio del nostro viaggio, così abbiamo continuato
ad esplorare la costa. Un posto tuttavia più di altri mi è rimasto
in mente per giorni. C'erano delle scogliere di roccia rossa
alte dai 10 ai 15 metri che erano perfette per costruire un wall ride,
ma l'unica condizione in cui quello spot avrebbe lavorato a dovere
108
VIAGGI
The wall ride
Allestiamo un wall ride?
era con venti da Sud Ovest che sfortunatamente nella zona sono
molto rari in questo periodo dell'anno. Gli stessi Craig e Vince erano
già stati in quei posti e non avevano avuto modo di uscire in
quelle condizioni.
Volevamo allestire un rail inclinato fino alla cima di uno di quei
muri di roccia. Le scogliere infatti sporgevano parecchio e creavano
delle piccole baie, così sarebbe stato perfetto risalire il rail fino
alla cima e poi atterrare sottovento.
Qualche giorno dopo in un pomeriggio freddo e nuvoloso Vince ha
annunciato che i venti da Sud Ovest avrebbero soffiato. Sarebbe
stata la nostra unica opportunità per surfare quello spot durante il
nostro soggiorno, così ci siamo diretti verso la spiaggia.
Il vento era debole, quasi al limite per poter surfare, ma abbiamo
deciso di provarci. Prima di tutto dovevamo allestire la struttura.
Abbiamo parcheggiato i camion con l'attrezzatura il più possibile
vicino alla scogliera e poi abbiamo trasportato il pipe e i supporti
nell'acqua che ci arrivava alle ginocchia. Non è stato facile assicurare
il pipe alle rocce. La superficie infatti era scivolosa e abbiamo
cercare di stabilizzare il tutto con altre rocce trovate lì attorno.
Quando siamo tornati ai camion il vento era sempre scarso, ma
ho deciso di gonfiare ugualmente il mio Vegas 14,5 m e provare a
uscire.
110
VIAGGI
The wall ride
Aspettando i venti da Sud Ovest
Per fare riding su una struttura di questo tipo in genere si deve poter
contare su un buon tiro del kite e su una potenza supplementare
e immediata nel caso sia necessario tirarsi fuori dai casini. Ogni
tanto c'era qualche raffica e andavo avanti e indietro cercando di
avvicinarmi al rail ma senza riuscire a raggiungere una buona velocità.
Sono rimasto là fuori per un po', poi anche Craig ha gonfiato
il suo kite e ha provato a uscire ma non c'era vento sufficiente
a permetterci di attaccare il rail.
Sono stato sul punto di arrendermi molte volte, ma poi mi sforzavo
di pensare che quella sarebbe stata la sola occasione per
provare quella struttura. Stava diventando frustrante. Certe volte
lavori molto affinché tutto sia pronto e il vento semplicemente non
ne vuole sapere di collaborare. Questo è l'aspetto che rende il kite
park così speciale. Non è mai buono finché non trovi una giornata
speciale che giustifica tutte le altre andate male. Questo pensiero
alla fine ha dato un senso a tutto: eravamo lontano dalle gare,
dal circuito, dai giudici, stavamo semplicemente cercando di fare
qualcosa di speciale. Tutto il lavoro di trovare la location, costruire
il rail, mettere insieme il team e allestire una struttura come quella
alla fine viene ripagato da foto eccezionali.
112
VIAGGI
The wall ride
Non arrendersi mai
Alla fine sono riuscito a salire sul rail solo tre volte, decisamente
non quanto mi aspettavo dopo avere aspettato tutto quel tempo,
ma a volte va così. Alla fine abbiamo ottenuto una sola foto buona
e ne è valsa la pena. Il park riding è già di per sé difficile, figuriamoci
quando provi a ottenere foto simili avendo a disposizione
solo una manciata di opportunità.
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Personaggi
Michael Zomer: io, regista estremo
Text:David Ingiosi
Photo: Courtesy Michael Zomer
Michael Zomer
i o , r e g i s t a e s t r e m o
Il giovane videomaker olandese ha appena girato Code Red che
immortala Ruben Lenten a caccia di tempeste. Con il "king of
megaloop" aveva già lavorato nel 2015 producendo l'innovativa
web serie Ten Days with Len10. In questa intervista racconta di
sé, della sua passione per gli action sport e dell'amicizia con
Lenten, esprime le sue impressioni sulle produzioni video nel
kiteboarding, ma soprattutto spiega cosa vuol dire oggi essere
un regista sempre alle prese con situazioni estreme.
Uno degli ultimi lavori di
Ruben Lenten nel 2016 è
stato Code Red, un avvincente
progetto video in cui
l'atleta olandese a distanza
di pochi mesi dalla sua
vittoriosa battaglia con
il cancro si è finalmente
ripreso la sua vita e ha
ricominciato a fare quello
che gli riesce meglio: il
kiter estremo. Il video è incentrato
su un avventuroso
viaggio attraverso tre
Paesi europei in cui Ruben
va a caccia di tempeste.
Oltre ai venti di oltre
50 nodi, il "master of extreme"
durante le riprese
ha sopportato il freddo
e i ghiacci dell'Islanda,
passando in territori innevati
dove anche la sua
jeep è rimasta in panne.
Ha resistito alle correnti
delle coste olandesi che
pure conosce come le sue
tasche ma che mai aveva
visto così forti. Infine si
è dovuto districare tra gli
scogli dell'Irlanda, cercando
spot fuori dal mondo ed
entrando in acqua quando
ormai era il crepuscolo.
A catturare quelle impressionanti
immagini in
condizioni decisamente
proibitive è stato Michael
Zomer, un giovane ma già
molto affermato videomaker
olandese specializzato
in action sport che
con Lenten aveva già girato
l'innovativa serie web
Ten Days with Len10. Abbiamo
raggiunto Michael
appena sbarcato a Cape
Town dove trascorrerà
il 2017 e ci ha rilasciato
questa interessante intervista
dove racconta un
pò di sé, del rapporto con
Ruben Lenten e soprattutto
del suo lavoro di regista
alle prese con situazioni
estreme.
118
Personaggi
Michael Zomer: io, regista estremo
KS_Michael, quando hai deciso di
diventare un videomaker professionista?
Sono sempre stato affascinato dalle
videocamere e dai video. Quando avevo
appena 10 anni ho preso in prestito
una piccola videocamera di mio papà
e ho cominciato a filmare i miei amici
che facevano skate e altre cose divertenti.
Naturalmente non pensavo minimamente
che un giorno questo si sarebbe
trasformato in un lavoro, ma con il tempo
ho sviluppato le mie abilità tecniche
e aggiornato la mia attrezzatura, così sia
le persone che i brand hanno cominciato
ad accorgersi che facevo qualcosa di
particolare. Posso dire che da quel preciso
momento la mia passione si è trasfor-
mata in un lavoro a tempo pieno.
KS_Che tipo di formazione hai ricevuto
nel videomaking e c'è qualche "maestro"
che ispira in qualche modo il tuo
lavoro?
Ho frequentato una scuola d'arte, ma in
realtà non avevo molte lezioni su questo
argomento, diciamo che ho studiato
principalmente da solo. Poi ho guardato
così tanti video di skate e snowboard
che alla fine penso che è da lì che derivi
tutta la mia ispirazione. Se parliamo
di produzioni per action sports direi che
Ty Evans e tutta la crew di Brainfarm per
me sono leggendari. Per quanto riguarda
invece lo storytelling mi ha ispirato molto
il lavoro di Vice Magazine.
120
Personaggi
Michael Zomer: io, regista estremo
Quanto lontano vuoi spingerti?
KS_Cosa ti piace filmare in particolare
e qual'è il tuo stile preferito?
Siccome sono sempre alla ricerca del
brivido e le mie radici affondano negli
action sport, mi piace essenzialmente
catturare immagini che riguardano il
rischio e la natura. Voglio andare sempre
oltre il lavoro standard per riuscire
ad avere quella ripresa unica o quella
situazione particolare che ho in mente.
Queste cose non le impari nelle scuole o
nei corsi di cinematografia. Penso facciano
parte della tua personalità, di quello
che vuoi realizzare. Quanto lontano
vuoi spingerti? Con il tempo ho creato
il mio stile tutto personale che consiste
nel correre e girare, anticipare una situazione
oppure organizzarmi per sapere
esattamente dove girare certe immagini
nella maniera più bella ed efficace. Sfortunatamente
questo mi ha portato spesso
a stare immerso nell'acqua oppure
appeso sul ciglio di pedane verticali, hahaha.
KS_Quando hai conosciuto Ruben Lenten
e come è nata la vostra collaborazione?
Ho conosciuto Ruben quando sono andato
per la prima volta a Cape Town. Mi ha
chiesto di creare una serie per il web sulla
sua vita quotidiana e il mondo attorno
al King of the Air. Per oltre un mese ho
vissuto spalla a spalla con lui ed a volte
è stato piuttosto intenso per entrambi.
Questo ci ha permesso di vivere dei momenti
unici e ci ha portato a sviluppare
una sorta di legame di amore-odio che
rappresenta la base della nostra amicizia.
KS_Nella serie web Ten Days with Len10
c'è uno stile tipo "dietro le quinte" che
mostra Ruben non solo come kiteboarder
professionista ma anche come un
ragazzo normale che vuole vivere la sua
vita. Ne risulta un approccio personale
e spesso autoironico. Questo stile è
stato frutto di una scelta comune?
Siccome sono una persona alla mano e
non ho mai trattato Ruben come un kiter
professionista o come un personaggio,
con me è sempre stato sé stesso. All'in-
122
Personaggi
Michael Zomer: io, regista estremo
izio è stata dura abituarsi l'uno all'altro
e era solito chiamarmi "contadino" perché
potevo essere molto diretto con lui e
non sempre mi trovavo d'accordo con le
sue scelte o i suoi atteggiamenti. Con il
tempo abbiamo iniziato ad accettare le
nostre differenze di carattere e anche a
imparare qualcosa l'uno dall'altro.
Credo che questo mi abbia
messo in grado di catturare durante
le riprese alcuni suoi lati
della personalità più genuini
nel modo più naturale.
e sacchetti di plastica. Anche in questo
modo è comunque impossibile tenere a
bada la sabbia e il sale che si insinuano
dappertutto, così dopo ogni sessione di
lavoro devo portare il mio treppiede con
me sotto la doccia e pulire a fondo la mia
Red Epic-W da 30.000 euro e le sue lenti
KS_Nel video Code Red sei
andato con Ruben a caccia
di tempeste. Com'è girare in
quelle condizioni? Utilizzi
un'attrezzatura particolare?
Girare in condizioni meteorologiche
estreme è sempre una
sfida e comporta molti rischi
non solo per te stesso ma anche
per la costosa attrezzatura
che ti porti dietro. Ho imparato
molto dalle mie esperienze
passate quando mi è capitato
di danneggiare o distruggere completamente
il materiale. Cerco di ridurre al
minimo i rischi, essere sempre in contatto
con i miei collaboratori e con Ruben
tramite walkie talkie e proteggere la
mia attrezzatura con cover antipioggia
con soffietti antipolvere, spazzole apposite
e salviette umidificate. Avere un'ottima
assicurazione è fondamentale!.
KS_Sei anche tu un kiter? Ti aiuta
quando sei al lavoro con Ruben? Cosa
pensi dei video che questo sport fino
ad ora è riuscito a esprimere?
A dire la verità non sono un kiter, hahaha.
Penso che rispetto ad altri action
sport il kiteboarding sia una disciplina
abbastanza nuova. Non credo che abbia
espresso finora tutto il suo potenziale ed
è questo che lo rende una bella sfida con i
rider che cercano di spingersi oltre i propri
limiti e a sviluppare la propria creatività.
Partendo da questo presupposto
credo ci siano ancora molte situazioni e
location pazzesche da immortalare.
124
Personaggi
Michael Zomer: io, regista estremo
Con Ruben amore-odio
KS_Oggi i video di kitesurf non sono
più solo azione, ma lo storytelling prende
sempre più spazio. A te come storyteller
piace questa tendenza?
Credo che lo storytelling in tutti gli action
sport sia diventato sempre più
importante perché oggi non sono solo
i praticanti di certe discipline a voler
guardare questo tipo di video, ma
un pubblico sempre più grande anche
di semplici appassionati. Molti di loro
possono non essere per nulla interessati
alle manovre tecniche ma semplicemente
vogliono conoscere il lifestyle
che c'è dietro un determinato sport o la
personalità degli atleti che viaggiano in
tutto il mondo. Personalmente amo aggiungere
tutte queste sfumature ai miei
lavori perché so di poter raggiungere un
La rivoluzione di Chapter One
pubblico maggiore e per me rappresenta
anche un modo molto più interessante
di girare piuttosto che riprendere passivamente
l'azione.
126
Personaggi
Michael Zomer: io, regista estremo
KS_Chi è secondo te il miglior videomaker
di kiteboarding in giro?
Eyeforce ha fatto un lavoro eccezionale
in Chapter One, ma mi piace anche molto
quello che è riuscito a realizzare Andy
Gordon con Aron Headlow, ecco per me
quello vuol dire essere creativi!.
KS_Nella storia della cinematografia
alcune pellicole sono riuscite a rappresentare
tutta la bellezza e lo spirito del
surf. Come lo immagini un film epico
sul kiteboarding?
Sì, credo decisamente che Chapter One
sia un ottimo primo esempio. Se lo sport
continua a crescere ce ne saranno molti
altri.
KS_A quali progetti stai lavorando al
momento e quali sono i tuoi programmi
nel 2017?
Nel 2017 andrò dove mi porterà il vento.
Dal mese di gennaio ho lasciato il mio
Paese per una nuova eccitante avventura
e mi sono trasferito con tutta la mia
attrezzatura a Cape Town. Questa sarà la
mia casa per il prossimo futuro. Al momento
sto lavorando a diversi progetti,
uno dei quali assieme a Lasse Walker e
un altro sempre con Red Bull per il King
of The Air. Per il futuro non ho in realtà
dei programmi così definiti. Credo che
continuando a seguire le mie passioni
semplicemente le cose capiteranno. Potrei
anche cominciare a fare kitesurf,
ahahah!.
128
sCUOLE
Alle Canarie si formano i figli dell'oceano
Alle Canarie si formano
i figli dell'oceano
A playa Sotavento, sull'isola di Fuerteventura, da un paio
d'anni è attiva una scuola di mare e sport acquatici dedicata
ai giovani rider, dai 3 fino ai 23 anni. Si chiama Club Hijos
del Mar ed è stata creata da una coppia di italiani trasferitisi
alle Canarie con un sogno ambizioso: insegnare l'oceano ai
bambini.
David Ingiosi
photo Courtesy Hijos de Mar
Si chiamano Alexandra,
Pedro, Mario, Sara, Jakue.
Hanno i visi felici e gli occhi
che sorridono sotto i
ciuffi di capelli bagnati,
scherzano tra loro mentre
fanno su giù per la spiaggia
stretti nelle loro mute
di neoprene, sottobraccio
l'immancabile tavola, da
surf o da sup o da kitesurf
non importa. Sono i figli
del mare, anzi dell'oceano
perché qui a Fuerteventura,
nelle isole Canarie, le
onde che si frangono incessantemente
sulla costa
sono quelle dell'Atlantico.
E quei bambini con le
onde amano giocarci tutto
il giorno come vedono
fare ai delfini, le vogliono
surfare, planarci sopra e
cavalcarle il più possibile
sfidando l'equilibrio. Un
gioco primordiale, istintivo
e molto formativo per i
130
sCUOLE
Alle Canarie si formano i figli dell'oceano
ragazzi della scuola Club
Hijos de Mar, un'associazione
dedicata alla formazione
marinaresca dei
giovani, dai bambini agli
adolescenti, fondata un
paio di anni fa da Roberta
Trocchio e Roberto Caruso,
una coppia di italiani che
hanno deciso di trasferirsi
a Fuerteventura.
"Io e mio marito siamo
sempre stati amanti del
mare e degli sport acquatici
- spiega Roberta - e ogni
nostra vacanza era dedicata
alla pratica del windsurf,
del surf e del kitesurf.
Quando sono nati i nostri
figli Alessandro e Virginia
è stato naturale che anche
loro volessero iniziare
queste attività. Poi qualche
anno fa abbiamo comprato
una casa a Fuerteventura
e cercavamo una scuola
di mare pensata appositamente
per i bambini, ma
non c'era. Una cosa piuttosto
sorprendente per
un'isola come questa che
è una Mecca mondiale per
gli appassionati di sport
acquatici. Così abbiamo
deciso di trasferirci lì e
aprirla noi".
Un sogno difficile, ma
René Egli ci ha creduto
Nella mente di Roberta e
Roberto nasce così l'idea
di costruire un centro
mondo che accoglie ogni
anno oltre 25.000 sportivi.
"René ha preso subito a
cuore il progetto - racconta
Roberta - e ci ha messo
a disposizione sia le sue
attrezzature Cabrinha che
alcuni spazi all'interno del
Pro Center 1 allestito sulla
spiaggia di Sotavento e
così abbiamo iniziato".
Imparare gli sport e la
sicurezza in oceano
giocando
La coppia di coniugi fonda
così il Club Hijos del Mar,
registrandolo come associazione
sportiva senza
scopo di lucro e richiede
l'affiliazione sia alla Federación
Canaria de Surf
che alla Federación Canaria
de Vela. Il centro comincia
quindi a proporre leziscuola
di mare
per ragazzi
sportivo multidisciplinare
legato all'oceano e dedicato
ai ragazzi a partire dai
3 anni fino ai 23. Una scuola
a 360 gradi rivolta alla
pratica sportiva, naturalmente,
agli allenamenti e
alle uscite in mare, ma anche
in grado di divulgare
la cultura e il rispetto del
pianeta azzurro. All'inizio
la coppia cerca di appoggiarsi
a qualche centro
surfistico già esistente
lungo le spiagge di Fuerteventura,
ma non è facile
convincerli.
"Ci dicevano che una scuola
di kitesurf per bambini
non avrebbe mai funzionato
- dichiara Roberta - che il
turismo sull'isola aveva un
target più adulto, ma non ci
siamo arresi, convinti della
bontà del progetto".
Fanno bene perché di lì
a poco trovano qualcuno
che considera la loro idea
un po' ambiziosa, ma assolutamente
interessante.
Quella persona non è uno
qualunque, ma niente altro
che René Egli in persona,
un signore che arrivò a
Fuerte nel 1984 a bordo di
una Golf scassata e mise
le basi di quella che oggi
è la scuola di windsurf
e kitesurf più grande al
132
sCUOLE
Alle Canarie si formano i figli dell'oceano
Lezioni diver
e sicure
oni di surf, windsurf, sup e
soprattutto kitesurf dedicate
ai bambini e nel primo
anno riceve quasi 100
richieste di iscrizione sia
da famiglie locali che da
turisti in vacanza. Le prime
lezioni le svolgono la stessa
Roberta e Roberto che
sono due istruttori di kitesurf
Iko, poi piano piano
si forma una squadra di
collaboratori, Sergio Ruiz
(kitesurf), Emilio Marquéz
(Surf), Paolo Mazzoli e
Giorgia Quattuzzo (vela),
tutti capaci di dedicarsi ai
piccoli surfisti in erba che
hanno naturalmente esigenze
particolari e voglia
di divertirsi in assoluta
sicurezza.
Lavorare con i bambini
richiede una grande responsabilità,
così come
un'attenzione specifica
volta a rendere ogni attività
sportiva assolutamente
divertente e sicura.
"Durante le lezioni privilegiamo
esclusivamente
l'aspetto pratico sia in
spiaggia che in acqua -
racconta ancora Roberta
- e cerchiamo sempre di
utilizzare un linguaggio
semplice, pieno di riferimenti
figurati al loro mondo
in modo da renderle
perfettamente comprensibili.
Così anche quando
spieghiamo manovre
e argomenti tecnici, come
per esempio le procedure
di sicurezza, l'imperativo
è mai drammatizzare,
ma renderli partecipi e
responsabilizzarli giocando".
Terminate le lezioni
poi il divertimento continua
in attività collaterali,
come la manutenzione
dell'attrezzatura, la pulizia
della spiaggia, ma anche
con passeggiate lungo
costa e gite sull'isola.
Playa Sotavento,
una palestra
straordinaria
Con l'oceano si gioca, ma
non si scherza. Il mare
è un elemento dinamico
tenti
soggetto a molte incognite,
prime fra tutte la meteorologia
e va affrontato
con la giusta preparazione,
allenamento e coscienza
dei rischi. Lo spot di
Sotavento è certamente
una palestra formidabile
per affrontare l'oceano.
Qui infatti il vento soffia
tutto l'anno, spesso con
forza 3-4 della scala di
Beaufort, viene da terra e a
volte è estremamente rafficato.
"Per le primissime
lezioni approfittiamo della
grande laguna che si
forma con l'alta marea in
prossimità della costa -
spiega Roberta - poi una
volta che i ragazzi padroneggiano
la tecnica li portiamo
in mare sorvegliati
dagli istruttori e dai mezzi
di salvataggio. Ora stiamo
cercando di perfezionare
l'addestramento con video
debriefing delle uscite e la
realizzazione di un simulatore
freestyle a terra".
Dallo scorso anno il Club
Hijos del Mar organizza
anche corsi di nuoto,
uno step assolutamente
necessario per entrare
in oceano e affrontare le
onde in sicurezza. Per il
momento sono alcuni resort
e hotel dell'isola a
mettere a disposizione
dell'associazione le proprie
piscine, ma non è escluso
che in futuro i ragazzi
possano contare su un
impianto ad hoc.
Competizioni e clinics
dei top rider
Corsi di nuoto, preparazione
atletica, stretching e
uscite di allenamento in
mare dunque per gli Hijos
del Mar, ma anche competizioni.
Fuerteventura
ospita ogni anno una
ricca stagione agonistica
di eventi, dalle tappe
dei circuiti mondiali di
windsurf e kitesurf, alle
gare di stand up paddle e
surf, quindi già da piccoli
i bambini dell'isola prendono
confidenza con la di-
134
sCUOLE
Alle Canarie si formano i figli dell'oceano
mensione agonistica degli
sport. "Ormai sono sempre
più numerose le gare internazionali
rivolte ai più piccoli
- afferma l'istruttrice
Iko - noi cerchiamo di instradarli
alle competizioni
con lo spirito giusto, stimolandoli
a misurarsi con
gli altri in un clima di gioco.
Finora abbiamo partecipato
alla Manga Xperience,
al Campeonato de España
Kiteboarding Wkt Junior e
al Championnat de France
de Kitesurf Boarder Cross".
Tra i "figli del mare" più
promettenti a caccia di
vittorie ci sono Alexandra
Torres, Alessandro Caruso,
Pedro Reyes, Jakue Rodriguez,
Alejandro Munoz,
Mario Wirz, Sara Ruiz e
Joan Mir che durante le
competizioni mettono a
frutto i consigli di alcuni
top rider che spesso gravitano
intorno alla scuola,
come per esempio le kiteboarder
spagnole Julia
Castro e Nina Font o il capoverdiano
Luis Brito.
I bambini di oggi sono i
rider di domani
E siccome da sempre gli
sport acquatici si accompagnano
al viaggio anche
solo per il gusto di sperimentare
nuovi spot e
condizioni diverse, al Club
Bambini in viaggio
genitori a casa
Hijos del Mar non mancano
anche i kitecamp in giro
per il mondo. "Quest'inverno
siamo riusciti a mandare
i ragazzi in Brasile, sono
circa una ventina e non
vedevano l'ora di partire -
racconta Roberta - anche
queste sono esperienze
molto formative, non solo a
livello sportivo, ma per sviluppare
lo spirito di gruppo,
la capacità di adattamento,
conoscere culture
diverse. Per questo i genitori
vengono lasciati rigorosamente
a casa".
Per i bambini l'oceano rappresenta
una scuola di
vita ed è proprio su questo
principio che Roberta e
Roberto hanno deciso di
scommettere. Ma i bambini
sono anche il futuro
ecco perché il Club Hijos
del Mar quest'anno ha lanciato
il progetto Kids Are
the Future per diffondere
la cultura del mare e degli
sport acquatici a quanti
più bambini possibile.
Bambini che oggi giustamente
giocano con le onde
e fanno sport, ma che un
domani, anche grazie
all'oceano, saranno certamente
persone migliori.
136
Tendenze
Imparare il kitefoil? Slingshot lancia l'Academy
Imparare il kitefoil?
Slingshot
lancia l'Academy
Il celebre brand creato nel 1999 dai fratelli Jeff e
Tony Logosz ha realizzato una serie di video tutorial
on line completamente gratuiti e concepiti come
un vero e proprio corso base completo per chi vuole
avvicinarsi alla disciplina del kitefoil.
Text: David Ingiosi
Photo: Matthew Fitchen
138
Tendenze
Imparare il kitefoil? Slingshot lancia l'Academy
Come prende velocità,
la tavola si stacca
dall'acqua e inizia il
silenzio. Attorno a noi
solo il rumore del vento
che soffia e spinge il
nostro kite. Questa è la
sensazione che prova
chi plana a bordo di un
kitefoil. Chi di voi non ha
ancora sentito parlare di
questa spettacolare disciplina
del kitesurf, probabilmente
vive in una caverna.
Negli ultimi due anni
infatti il kitefoil è stato
protagonista di una diffusione
che è arrivata come
una valanga a spazzare la
tribù dei rider, allargando
di fatto i confini di questo
sport verso orizzonti
ad oggi ancora in piena
evoluzione e tutt'altro che
definiti.
Tavole dotate di pinne
futuristiche
In pratica nel kitefoil il rider
utilizza una tavola dotata
di speciali appendici
idrodinamiche, dette hydrofoil,
a forma di T rovesciata
che consentono alla
tavola in planata di sollevarsi
completamente
dall'acqua in modo da ridurre
notevolmente l'attrito
e navigare a velocità
incredibili. Quanto alle ali,
si possono usare normali
kite gonfiabili o meglio
ancora i kite a cassoni. I
vantaggi del kitefoil, oltre
alla stupenda sensazione
di planare a mezzo metro
dall'acqua, sono che si
può navigare già con 5-6
nodi di vento, inoltre permette
di uscire anche in
condizioni di mare con
chop formato, visto che
la tavola plana al di sopra
dei frangenti e infine consente
andature di bolina
con angoli fino a 40 gradi.
In realtà i rider esperti con
il kitefoil ci fanno davvero
di tutto: carvate mozzafiato,
salti giganteschi e
manovre freestyle. Quello
che è certo è che questo
sport continuerà a diffondersi
a macchia d'olio,
soprattutto ora che la
Federazione Mondiale della
Vela guarda al kitefoil
come possibile candidato
alle Olimpiadi di Tokyo
2020.
Kitefoil, prima di tutto
la sicurezza
Nel frattempo cresce il numero
di praticanti in tutto
il mondo, si collaudano
nuovi materiali, aumentano
le competizioni dedicate
e naturalmente, come
avviene quando uno sport
diventa tendenza, nuovi
appassionati si avvicinano
a questa disciplina. Un
apprendistato però tutt'altro
che semplice quello
del kitefoil in realtà, anche
per chi già è un kiter
esperto. Serve tempo, dedizione
e pazienza. Ma anche
istruttori qualificati e
magari lezioni mirate.
Proprio con l'obiettivo di
rendere il più semplice
possibile la scoperta di
questa nuova disciplina,
ridurre i tempi di apprendimento
e fare pratica in
sicurezza, recentemente
il celebre brand Slingshot
ha lanciato la Slingshot
Kite Foil Academy, un progetto
didattico di video
tutorial on line completamente
gratuito e progressivo.
140
Tendenze
Imparare il kitefoil? Slingshot lancia l'Academy
Dieci lezioni: da zero a
hero
Le 10 lezioni (più due bonus),
disponibili all'indirizzo
internet www.
foil-academy.com, oltre a
spiegare cos'è e cosa permette
di fare il kitefoil,
sono concepite come un
vero e proprio corso base
che comprende l'equipaggiamento,
l'assemblaggio
delle appendici, le procedure
di sicurezza, il body
drag, la partenza dall'acqua,
il riding, i cambi di
direzione e i salti. Un'attenzione
particolare è
dedicata al controllo del
lift della tavola sull'acqua,
all'assetto del corpo e al
corretto bilanciamento
del peso.
Slingshot investe nel
foil: dalle attrezzature
ai team rider
La Slingshot Kite Foil
Academy arriva dopo l'introduzione
da parte del
Brand statunitense del
primo sistema Multi-Mast
Flight School dedicato ai
neofiti del foil che consente
l'apprendimento
della disciplina in via progressiva
utilizzando piantoni
delle appendici di tre
misure diverse. Inoltre lo
scorso 4 gennaio Slingshot
Kiteboarding ha annunciato
l'ingresso di due
nuovi rider tra le fila dei
suoi team che per la prima
volta nella storia del
marchio sono specialisti
del foil.
142
Tendenze
Imparare il kitefoil? Slingshot lancia l'Academy
www.foil-academy.com
Si tratta dell'atleta messicano
Adam Withington che
attualmente sta portando
il foil alle sue massime
espressioni acrobatiche
mondiali e del giovane rider
statunitense Fred Hope
che ad appena 15 anni si è
già fatto conoscere in tutto
il mondo per il suo stile
aggressivo e per il suo talento
fuori dal comune.
La redazione di Kitesoul
a scuola di foil
In realtà Slingshot non
restringe il progetto
dell'Academy al foil applicato
alla sola disciplina
del kiteboarding. Starebbe
infatti già lavorando
a lezioni dedicate anche
al windsurfing, al wakeboarding
e allo stand up
paddle. Insomma siamo
alla foiling mania.
E anche Kitesoul Magazine,
convinto del successo
sempre maggiore che
il kitefoil avrà nel futuro
del nostro sport, accetta
la sfida lanciata da Slingshot
e dalla sua Academy.
Nel prossimo numero
della rivista infatti verrà
pubblicato un interessante
resoconto del test
di auto-apprendimento
del kitefoil da parte dei
redattori di Kitesoul che
seguendo passo passo
le video lezioni del Brand
statunitense tenteranno
di sperimentare la magia
delle planate a mezz'aria.
Stay tuned!
Alex Fox:
il foiling grazie a Slingshot
oggi è alla portata di tutti
Il brand manager e team rider di Slingshot spiega in
questa interessante intervista come è nato il progetto
della Foil Academy, che livello di riding si può raggiungere
seguendo tutte le lezioni e soprattutto il lavoro che
il marchio statunitense sta portando avanti a livello di
progettazione e materiali per la diffusione di questa fantastica
disciplina destinata a rivoluzionare il mondo del
kiteboarding e non solo.
144
Intervista
Alex Fox: il foiling grazie a Slingshot oggi è alla portata di tutti
KS_Quando e come è nato il progetto della Foil Academy
e quali sono i suoi obiettivi a lungo termine?
La Foil Academy è stata il frutto del successo del sistema
Multi-Mast Foiling Flight School che abbiamo lanciato
all'inizio del 2016. L'idea di imparare il foil con un
piantone dell'appendice alare declinato in tre differenti
lunghezze partendo dal più piccolo e via via allungandolo
in maniera progressiva è stata fin da subito
apprezzata in tutto il mondo. Non è stato difficile per
noi capire il perché: non appena il kite foiling è esploso
negli ultimi anni, molti kiter hanno esitato a investire
in questa attrezzatura perché ne erano in qualche
modo intimiditi e non avevano gli strumenti giusti che
ne agevolavano l'apprendimento. Possiamo affermare
che ci siamo ispirati da soli. Quando ci siamo accorti
dell'apprezzamento che riceveva il sistema Multi-Mast
Foiling abbiamo capito di aver trovato lo strumento di
apprendimento ideale, ma c'era ancora molto da fare
in termini di come insegnare ai rider ad utilizzarlo correttamente.
Ci sono tanti tutorial sul foiling in giro, ma
prima della Foil Academy non c'era mai stata una risorsa
omogenea dove i rider trovassero tutto il necessario
in un formato facile da seguire. La nostra idea per il
futuro è di avere sempre contenuti aggiornati sia per
la Kite Foil Academy che per altri corsi completi che
stiamo sviluppando sui restanti versanti del foiling,
come il windsurf, il surf, il sup e il wake.
KS_Quanto tempo c'è voluto per completare il progetto
e chi è stato coinvolto del vostro team Slingshot?
Il progetto è stata una vera impresa che per un bel numero
di mesi ha impegnato tutto il talento e le risorse
del nostro team: dalla pianificazione allo sviluppo dei
testi e dei contenuti, ai filmati sia in studio che sul
campo, al loro montaggio, alla realizzazione dei testi e
della narrazione di supporto, alla grafica e poi la gestione
del software on line fino alla campagna pubblicitaria.
KS_Partendo da zero e con il giusto approccio, quale
livello si può raggiungere seguendo tutte le lezioni
del corso?
Tutto dipende dal tipo di rider, dalle sue abilità e la sua
personale curva di apprendimento. In generale riteniamo
che un rider di medio livello che segua tutto il corso
e utilizzi sia il Multi-Mast Flight School che l'Hover
Glide Foil, sarà in grado di padroneggiare il piantone
più lungo e cominciare a imparare a virare, a strambare
ed effettuare le transizioni. Il corso comprende anche
dei fantastici contenuti di livello avanzato, ma per la
gran parte è concepito come una sorta di tutorial motivatore
che mostra le potenzialità del foiling. Il formato
di apprendimento passo passo che offriamo ha l'obiettivo
di insegnare le basi e rendere i rider solidi nella
navigazione in tempi brevi e in massima sicurezza. Al
di là delle basi tecniche è poi il tempo speso in acqua,
la ripetizione dei movimenti e lo sviluppo della memoria
muscolare a portare i rider al livello superiore.
KS_Il concetto di un video corso gratuito sembra una
formidabile espressione della filosofia improntata al
customer care per un brand come il vostro. Può essere
considerato l'inizio di una nuova fase?
«Con la maggior parte dei kite sicuri e facili da utilizzare
che ci sono oggi in giro, il foiling è una delle poche
146
Intervista
Alex Fox: il foiling grazie a Slingshot oggi è
alla portata di tutti
discipline in cui le persone rimangono
un po' intimidite dall'attrezzatura.
Dalla nostra prospettiva come brand,
vediamo un paio di vantaggi diretti
dall'offrire un corso gratuito come
questo. Prima di tutto, come hai detto
bene tu, è una magnifica espressione
di attenzione al cliente. Slingshot è
sempre stata orgogliosa di fornire un
eccellente servizio ai nostri clienti
volto a rispondere al meglio alle loro
esigenze. In secondo luogo il nostro
lavoro è quello di fare in modo che
più gente possibile entri in acqua e si
diverta con qualsiasi tipo di attrezzatura Slingshot. Il
foiling è una disciplina strepitosa e siamo sicuri che
continuerà a crescere in termini di popolarità. Non ci
sarebbe nessun vantaggio per noi se le persone continuassero
a essere intimidite dal foiling e riluttanti
nel provarlo o peggio ancora a rinunciarvi dopo una
brutta esperienza di apprendimento. Offrendo un corso
gratuito investiamo interamente nel foiling e nella
possibilità di avere clienti che riscontrando un valore
in questo prodotto decidano di investire nelle nostre
attrezzature.
KS_La disciplina del foiling sta crescendo in tutto il
mondo e Slingshot ha una parte importante in questo
movimento. Quali sono le innovazioni migliori che
offrono le vostre attrezzature?
Utilizzando una metafora automobilistica potremmo
dire che siamo liberi, trasparenti e proiettati nel futuro
a tutta velocità, mentre altri rimangono fermi a guar-
dare lo specchietto retrovisore. Se si guarda a quanto
abbiamo realizzato negli ultimi due anni e a quanto
abbiamo in serbo per il futuro, è chiaro che Slingshot
si attesta come il primo Foil Brand del mercato e non
solo per il kiteboarding. Tony Logosz, il nostro capo designer,
si guarda costantemente attorno ed è perfettamente
aggiornato sullo sviluppo di tutti i tipi di foiling.
Quello del foiling è un movimento fantastico che
sta crescendo a vista d'occhio e possiamo affermare di
avere i più innovativi e lungimiranti designer di tutto
il settore dalla nostra parte. Per rispondere in maniera
più specifica alla tua domanda direi che il nostro sistema
Multi-Mast Flight School e l'Hover Glide foil sono
le nostre innovazioni migliori. Il sistema Flight School
ha reso accessibile il foil in maniera istantanea ai rider
di tutto il mondo e il fatto che tutti gli altri produttori
stiano cercando di svilupparne la propria versione è
una prova indiscussa della sua efficacia.
148
Attrezzature
Nuove linee RRD: la rivoluzione si chiama "Rigid Thread Lines"
Nuove linee RRD: la rivoluzione si chiama
Rigid Thread Lines
Dopo un lavoro di studio e ricerca durato diversi
anni Roberto Ricci Designs ha messo a punto
le Rigid Thread Lines, una formula innovativa di
linee realizzate in fibra sintetica, rigida e ad alto
modulo, che rappresentano lo stato dell'arte di
questo prodotto a livello mondiale. Ce le spiega lo
stesso Roberto Ricci in un'interessante intervista.
Text: David Ingiosi
Photo: Svetlana Romantsova, Andre Magarao e Chris Bobryk
150
Attrezzature
Nuove linee RRD: la rivoluzione si chiama "Rigid Thread Lines"
Dyneema fibra sintetica innovativa
L'evoluzione dell'attrezzatura da kitesurf negli ultimi anni ha fatto
passi da gigante in termini di materiali, design e concept. Una
ricerca continua che vede i vari brand del mercato costantemente
impegnati nello sviluppo di prodotti sempre più efficaci a livello di
prestazioni, linee, ergonomia, aspetto e stile. Studi di progettazione
e factory si concentrano soprattutto su ali, tavole e barre. Meno attenzione
sembra invece rivolta a un altro elemento dell'attrezzatura,
altrettanto fondamentale: le linee della barra. Queste costituiscono
un fattore cruciale nel controllo di un'ala attraverso la barra di pilotaggio
e ne influenzano enormemente le performance, oltre a essere
soggette a notevoli carichi in gioco sia in navigazione che durante le
1,5 milioni m di linee RRD nel mondo
manovre. Questo spiega come le linee siano la parte dell'attrezzatura
più esposta a usura e, nel peggiore dei casi, a rotture.
I produttori che oggi vogliono offrire linee efficaci, dalle alte prestazioni,
al passo con i tempi e la tecnologia, non possono partire che dalle
esigenze specifiche di questo sport e dei suoi praticanti evitando di
riciclare concetti, materiali e sistemi di produzione presi in prestito
da altre discipline. Seguendo questi principi il team di Roberto Ricci
Designs ha messo a punto le Rigid Thread Lines, linee di nuova concezione
realizzate in fibra sintetica dalle fantastiche caratteristiche
e qualità tecniche. A spiegarle in dettaglio è lo stesso Roberto Ricci,
titolare di RRD, che abbiamo raggiunto per questa interessante intervista.
152
Attrezzature
Nuove linee RRD: la rivoluzione si chiama "Rigid Thread Lines"
KS_Ogni anno RRD apporta modifiche
alle barre, così come alle vele. Le linee
invece erano sempre le stesse da 6
anni. Raccontaci come è nato lo sviluppo
delle Rigid Thread Lines...
Lo sviluppo delle Rigid Thread Lines è
stato interamente curato da Werther
Castelletti, il designer di casa RRD, che
ha messo insieme questa idea con un
azienda italiana specializzata in linee.
Con lui abbiamo creato una formula esclusiva
per mettere a punto una barra da
kite che a livello di evoluzione ad oggi
rappresenta l'avanguardia mondiale. Abbiamo
aspettato a lungo prima di modificare
le linee perché volevamo essere
certi al 100 per cento, anzi al 1.000 per
cento, di creare un prodotto efficace e in
grado di soddisfare le nostre esigenze.
Attualmente dopo avere prodotto circa
1,5 milioni di metri di linee nel mondo siamo
certi che il nostro prodotto è un riferimento
indiscusso che ci permette di
volare alto nel mercato globale».
KS_Puoi descrivere in dettaglio i materiali
con cui sono realizzate queste
linee?
Le linee sono realizzate interamente in
Dyneema, una fibra sintetica ad alto carico
brevettata dalla ditta Dupont qui in
Europa e che negli Stati Uniti prende il
nome di Spectra dal nome dell'azienda
ononima che l'ha brevettata oltreoceano.
La caratteristica di questo materiale
è che presenta un'elevata resistenza
alla trazione e una percentuale di allungamento
prossima allo zero. Inoltre
è alquanto rigida e resistente a tagli e
abrasioni. Abbiamo sfruttato tali qualità
tecniche per creare linee con fibre unidirezionali
dal punto di attacco sulla barra
fino ai tip del kite; questa posizione
naturale e perfetta delle fibre permette
alle linee di non disperdere tensione, un
po' come fossero dei cavi elettrici, di evitare
torsioni e seguire esattamente la direzione
delle forze in gioco tra il kite e la
barra. Un'altra parte di lavoro estremamente
importante è stata la realizzazione
sempre in Dyneema della speciale
calza rigida esterna la quale presenta
una struttura compatta e micrometrica
che protegge le linee da tagli e frizioni,
previene quella sorta di peluria che
ricopre dopo un certo tempo le linee
tradizionali, riduce la formazione di nodi
e allunga la vita delle linee.
154
Attrezzature
Nuove linee RRD: la rivoluzione si chiama "Rigid Thread Lines"
KS_ Qual'è la risposta di queste linee
all'esposizione prolungata ai raggi solari
e al sale?
Sole, sabbia e sale sono i peggiori nemici
delle linee perché vanno a intaccare le
proprietà fisiche e tecniche delle fibre:
riducono la resistenza ai carichi, aumentano
l'usura e compromettono la durata
delle linee. Il sale influisce sull'allungamento
delle linee perché si cristallizza al
loro interno e quando le linee si allungano,
per esempio durante un kiteloop,
questi cristalli di sale impediscono alla
linea di tornare nella posizione iniziale.
Le nostre linee, al contrario delle normali
linee intrecciate che propone il mercato
soggette all'apertura dei trefoli con
il tempo, sono completamente protette
dalla calza esterna, esattamente come
la copertura in plastica che protegge i
fili di rame all'interno dei cavi elettrici.
In questo modo le fibre in Dyneema non
entrano mai in contatto con gli agenti
esterni. In giro si vedono molti Brand che
sistematicamente annunciano evoluzioni
fantastiche delle proprie barre, salvo
poi presentare delle linee intrecciate che
si usurano facilmente. Credo che un approccio
serio all'evoluzione delle barre
non possa prescindere da un lavoro altrettanto
scrupoloso di progettazione di
linee efficaci e concepite rigorosamente
per le esigenze di questo sport. In questi
6 anni noi di RRD ci siamo concentrati
per sfruttare al meglio la tecnologia, i
materiali e l'evoluzione in questo settore.
0 rischi rotture
156
Attrezzature
Nuove linee RRD: la rivoluzione si chiama "Rigid Thread Lines"
KS_Le linee sono prodotte in Italia, una
scelta di sicuro a favore della qualità.
Chi sono i vostri sviluppatori e chi i realizzatori?
Lo sviluppatore di tutti gli aspetti è
Werther, mentre circa la produzione
delle linee posso solo dire che è interna
alla factory di RRD.
KS_Quali sono i benefici di queste linee
in condizioni radicali, come per esempio
nei kiteloop del King of the Air?
Direi che in questo ambito non ci sono
grandi differenze in termini di prestazioni
rispetto alle altre linee presenti sul
mercato. Diciamo che il rider può avvertire
un feeling più diretto con il kite
rispetto ad altre barre proprio perché le
nostre linee hanno un allungamento veramente
minimo e quindi una risposta
del kite più immediata e precisa ai movimenti
sulla barra. In realtà i benefici
possono essere frutto di valutazioni personali.
Quello che è certo è che chi esce
in condizioni radicali non ha bisogno di
verificare dopo ogni session se le linee
si sono allungate o rotte, perché questo
è assolutamente improbabile.
158
Attrezzature
Nuove linee RRD: la rivoluzione si chiama "Rigid Thread Lines"
KS_Nel Freestyle ci sono differenze di
feeling, per esempio nell'eseguire il
pop?
Anche in questo caso direi che si percepisce
un feeling più diretto con la barra
e il kite risponde in maniera molto più
precisa, senza ritardi e dispersioni di
potenza, soprattutto quando si cambia
direzione al kite.
KS_Pensi che ci sia ancora qualche
margine di miglioramento in un prodotto
già così ben riuscito? State studiando
qualche nuova soluzione?
No, abbiamo sperimentato linee con un
diametro differente, più piccolo, siamo
arrivati a ridurlo di più di un millimetro,
in modo le linee siano ancora abbastanza
resistenti, ma abbiamo capito che i
vantaggi di questo tipo di linee sarebbe
stato solo il peso ridotto, utile solo in
caso di venti super leggeri, condizioni
per il foil per esempio. Per il resto siamo
molto soddisfatti dei risultati raggiunti
e orgogliosi di introdurre sul mercato un
prodotto senza uguali.
160
Video saga
Felipe Moure Lopez e il suo Blind Judge 5 Challenge
Può un rider prossimo ai 40 anni
riuscire a chiudere una delle manovre
più spettacolari e difficili del
Freestyle, il Blind Judge 5? Questa la
scommessa di Felipe Moure Lopez, un
appassionato rider spagnolo che su
questa personale sfida ha creato una
divertente saga video con la quale
vuole essere d'ispirazione per quanti
vogliono vivere appieno il kitesurf
nonostante l'età.
e il suo Blind Ju
dge 5 Challenge
162
Video saga
Felipe Moure Lopez e il suo Blind Judge 5 Challenge
Questa è la storia di un
rider nato nel 1978. Un
uomo che ha imparato il
kitesurf quando aveva 30
anni, un'età che in generale
non è poi così male
nella vita. A 30 anni puoi
essere molto in forma, hai
più soldi di quando eri
giovane, una vita sessuale
migliore che a 20, una volontà
molto più forte di un
teenager seduto sul divano
a cui pesa anche solo
alzarsi per una doccia. A
30 anni forse non hai ancora
la calvizie, ma te ne
cominci a preoccupare.
A parte questo, i 30 anni
sono grandiosi.
Quest'uomo che ha imparato
a navigare di bolina
a 30 anni tuttavia non
sapeva in che razza di
casino stava per cacciarsi,
non sapeva che stava
per iniziare uno dei più
videogiochi che crea più
dipendenza della storia. Il
kiteboarding, che gli sembrava
così innocuo e sano
(uno sport in fondo e lo
sport fa bene), si è trasformata
nella più pesante
delle droghe.
Il kitesurf come un
videogioco: superare i
livelli
All'inizio il kitesurf era
solo un altro dei suoi hobby,
un altro videogioco.
Ha superato la prima fase
(andare di bolina), quindi
i salti, poi con le rotazioni
anche la seconda fase
era conclusa. Poi continuò
con il livello bonus (i grab
da agganciato, facili e divertenti,
un po' come distruggere
una macchina in
Street Fighter II). Dopodiché
è passato al livello intermedio
e ha cominciato
a sganciarsi. Da quel momento
in poi, quando tutto
sembrava ormai scontato,
è cominciata la vera follia,
il livello più avvincente del
videogioco, quello che una
volta dentro non torni più
indietro. Stiamo parlando
dell'HandlePass. In appar-
164
Video saga
Felipe Moure Lopez e il suo Blind Judge 5 Challenge
enza sembra un gioco da
ragazzi: plani veloce, poggi
un po', ti sganci, esegui
un pop con il kite a 45 gradi
e passi la barra dietro
la schiena da una mano
all'altra, dopodiché guardi
in acqua e atterri proprio
in quel punto. Facile no?
Cazzata. Il povero ragazzo
a cui dedichiamo queste
righe ci ha messo un anno
intero a eseguire un semplice
handlepass in aria (il
cosiddetto Blind Judge).
Alla fine però ci è riuscito.
Erano gli ultimi mesi del
2012 ed era in Brasile.
Tutti più giovani i miei
amici rider
Da lì in poi, nessun passo
indietro, quel trick che
sembrava all'inizio quasi
impossibile alla fine è
diventato realtà e un nuovo
mondo di opportunità
è apparso davanti ai suoi
occhi, un mondo più largo
del pene d King Kong! In
quel momento, aveva 34
anni, non aveva ancora realizzato
che aveva messo
da parte tutti i suoi precedenti
progetti, il pianoforte,
il disegno, le lezioni
di step, la playstation
e il videogioco Tekken, i
rolleblades e l'abitudine
di guardare Fight Club almeno
una volta alla settimana.
La sua vecchia vita
era semplicemente scomparsa
e adesso c'era solo
il kiteboarding. La sua
nuova vita era diventata
eseguire nuovi trick e raccontarlo
agli amici: "Hey,
ieri ne ho chiuso un altro!
L'Hinterberger! Hinter
che? Hitler? Anna Frank?
Che? Burger? Di che cazzo
parli?". Ecco queste erano
le tipiche risposte dei suoi
coetanei. Perché? Ovvio,
Perché quelli che conoscevano
l'Hinterberger erano
ragazzi molto più giovani
di lui.
The Freestyle 30+: si
può fare!
Si sentiva solo e decise
di girare un video per incoraggiare
le persone
della sua età a provare le
manovre freestyle. Nacque
The Freestyle 30+, la
video saga con le famose
grida "scusa! o "gallina!"
(pollo in spagnolo). Voleva
far vedere che l'età
non conta, voleva essere
d'ispirazione alle persone
di qualunque età per giocare
a quello stesso livello
di videogioco, voleva
dimostrare che è possibile
fare quasi tutti i trick
freestyle che si vedevano
nelle gare anche quando
non si è più ragazzi. E ce
l'ha fatta! Si può vedere
nella saga: Blind Judge 3,
Heart Attack, S-Mobe, Hinterberger,
315, KGB, etc…
Tutto il video era pieno di
ironia, provocazione e motivazione
per quelli di 35-
40 anni che si sentono ancora
giovani, ma non più
nell'età per provare nuovi
trick e superare migliaia
di schianti indossando i
boot. In effetti è riuscito
a ispirarli e presto diversi
"vecchi" si sono comincia-
166
Video saga
Felipe Moure Lopez e il suo Blind Judge 5 Challenge
Guarda i
Felipe Mo
gli episo
Blind Jud
l canale video di
ure Lopez con tutti
di della saga The
ge 5 Challenge:
ti a vedere nelle lagune,
"nonni" come lui a provare
a passarsi la barra dietro
la schiena, surfare potenti
con C-kite, boots e gridando
(scusa!) quando
qualcuno dei loro amici
gli parlava di dolori alle
ginocchia, alla schiena a
agli avambracci.
Il doppio HandlePass:
il gioco si fa duro
Ma tutto questo non era
abbastanza per lui, voleva
più attenzione. Voleva
ispirare molte più persone,
voleva gridare ancora una
volta: l'età non conta!
Così gli è venuta un'idea.
Il semplice handlepass
gli sembrava impossibile
anni fa, d'accordo, ma
alla fine ce l'ha fatta. Così
se al momento il doppio
handlepass sembrava impossibile,
magari avrebbe
potuto chiudere anche
quello. Insomma quest'uomo
prossimo ai 40 anni
voleva chiudere il doppio
handlepass! Il Blind Judge
5 diventò il suo nuovo obiettivo
(Backside 315 è il
vero nome del trick), una
manovra chiusa solo da
rider professionisti del
circuito mondiale. Non è
una manovra facile, meno
di 100 persone al mondo
sono in grado di chiuderlo
al giorno d'oggi e più o
meno c'è solo una ragazza
del circuito mondiale che
sa farlo: Bruna Kajiya.
A questo punto il videogioco
è al livello finale, la
modalità "estremamente
difficile" è accesa! La sfida
per lui ora è di diventare il
rider più vecchio del pianeta
a chiudere il Blind
Judge 5! Ecco il BJ5 Challenge.
Felipe Moure non
l'ha ancora superata, ma
non si fermerà finché non
ci riuscirà e manderà chiaro
il suo messaggio: Non
è questione di età. Ma di
atteggiamento".
168
INTERVISTA
Tanta ironia, grande motivazione, brutti incidenti. Ma mi godo il viaggio
Tanta ironia, grande
motivazione, brutti
incidenti. Ma mi godo
il viaggio
Scopriamo qualcosa in più della storia di
Felipe Moure Lopez e di quello che questo
rider ha da dire al mondo attraverso le sue
stesse parole:
170
INTERVISTA
Tanta ironia, grande motivazione, brutti incidenti. Ma mi godo il viaggio
KS_Perché vuoi fare tutto questo "clamore" con la tua
sfida?
Come molte cose nella vita, è una questione di marketing.
Quante persone là fuori fanno cose fantastiche? Milioni! Ma
se non lo comunicano a dovere non ispirano nessuno, tutte
quelle cose si perderanno nel tempo come lacrime nella pioggia
(ricordate Blade Runner? Hahah!). Se chiuderò il Blind
Judge 5 da solo in una laguna remota per me sarà comunque
un orgasmo, perché è un mio obiettivo personale e il primo
a esserne soddisfatto sono io. Ma se sarò da solo non ispirerò
nessuno, Non voglio morire da solo in una laguna! Vorrei
morire ispirando qualcuno! Hahaha...»
KS_Puoi fare una sintesi sull'evoluzione della tua sfida?
Episodio I: Egitto. Luglio 2015. Molte flessioni. Solo un paio
di tentativi di Blind Judge 5. Molto difficile, non andavo abbastanza
in alto per ruotare, non ero abbastanza veloce.
Questo viaggio è stato solo un approccio
alla manovra.
Episodio II: Brasile. Novembre 2015.
Molte trazioni. Parecchi tentativi di
Blind Judge 5. Molto lavoro per migliorare
il mio pop. La manovra era
molto vicina, ma sono andato troppo
alto e potente e mi sono rotto il
menisco.
Episodio III: Brasile. Agosto 2016.
Molti squat. Dopo l'incidente al ginocchio
ho quasi chiuso la mano-
vra, ma poi mi sono rotto il bicipite femorale nella stessa
laguna dove avevo rotto il menisco. Ho dovuto fermarmi.
Attualmente sono completamente fuori gioco per via di questi
incidenti e non ho ancora chiuso il Blind Judge 5.
KS_Come ti è venuta l'idea delle flessioni nell'Episodio 1?
Con il mio amico Phil Larcher (rider di Liquid Force) una sera
eravamo ubriachi e stavamo parlando dell'essere in forma,
così abbiamo fatto una scommessa: "vediamo chi di noi due
sarà più in forma il 1° ottobre di quest'anno!". Quella scommessa
è stata una scusa per eseguire flessioni dappertutto
e in qualunque momento: alle feste, nella scuola dove lavoro
(sono un insegnante di informatica), mentre aspetto l'ascensore,
mentre sono in fila. Volevo essere più forte di Phil
e stavo mettendo su dei pettorali così forti da prevenire incidenti
alle spalle (che alla fine sono il punto debole neg-
172
INTERVISTA
Tanta ironia, grande motivazione, brutti incidenti. Ma mi godo il viaggio
li handlepass). In quei
giorni potevo andare da
una persona qualsiasi
e chiedergli di dire un
numero a caso senza
spiegargli il motivo, poi
mi mettevo a fare tante
flessioni quanto più vicine
a quel numero: era
divertente e la gente
rideva. Ancora oggi cerco di mantenere quest'abitudine che
ho chiamato “Random Pushupping”, ossia fai un sacco di
flessioni a caso durante il giorno e quando rivedi il conto
alla sera arrivi a 500! Diosanto! L'aver incluso in quell'episodio
tante scene di flessioni (sotto alle piramidi, vicino al
tempio di Luxor, sull'aereo, in fila per il check in, etc.) non
era in programma, è venuto per caso. La stessa cosa è successa
con la scena delle flessioni sul tetto della macchina,
è venuta così: “Hey, guarda che bella luce ora! Hey, guarda
il deserto, sarebbe un'inquadratura perfetta! Guarda la macchina!
Flessioni? Flessioni sulla macchina? Flessioni sulla
macchina in movimento? Ok facciamolo! È andata così. Programmare
nella vita va bene, ma bisogna lasciare almeno
metà dello spazio all'improvvisazione. Questo è il miglior
modo per lasciare che accada il meglio.
KS_Che ci dici della scena di nudo con le mucche nell'Episodio
2?
Uno dei momenti più belli della mia vita! Eravamo andati in
una laguna segreta con Manel Arpa (North), Bas Koole (Airush),
Sergio Turégano (Best) e Pau Gisbert (Cabrinha). Manel
non aveva più tempo per girare il suo video, stava per lasciare
il Brasile e aveva bisogno di una laguna senza nessun
altro kiter. E quello era, nemmeno una laguna segreta, una
laguna fantasma! Così ho deciso di andare in giro nudo senza
nessuno intorno, correre e fare kite in quel modo sotto al
sole. Poi sono apparse quelle mucche, ho messo il cavalletto
in una buona posizione, le mucche mi guardavano, abbiamo
sentito l'amore e abbiamo corso insieme! È stata un'altra
scena improvvisata. Un momento meraviglioso! nessun
programma, nessun cameraman, solo io, un cavalletto e le
mucche. Indimenticabile!.
KS_E cosa succede quando fallisci un tentativo di BJ5?
Dipende da quanto sei vicino a chiudere la manovra. Si può
vedere la progressione nei tre episodi. In Egitto nell'Episodio
1 non lo avevo provato ancora molto. Così invece di fare una
rotazione di 540 gradi, ne facevo una di 450. Un bello schianto
se la tavola rimane inchiodata nell'acqua mentre sei tirato
all'indietro come la frusta di Indiana Jones. Il risulta-
174
INTERVISTA
Tanta ironia, grande motivazione, brutti incidenti. Ma mi godo il viaggio
to è una contrattura al collo e uno stop di 2 giorni. Niente.
Nell'Episodio 2 in Brasile ero molto più motivato per il BJ5, il
mio pop era più potente, andavo più alto e avevo il tempo di
eseguire una rotazione di 540 gradi. A quel punto gli schianti
non erano più così dolorosi. La mia avventura con il Blind
Judge 5 poteva continuare! Ero concentrato ad andare più
in alto possibile senza considerare che più in alto vai più lo
schianto è forte se qualcosa va storto. Mi sono fatto male
nell'ultimo tentativo che si vede nel filmato: rottura del menisco,
contusioni varie, etc..
KS_Hai avuto bisogno di essere operato?
All'inizio ero un po' preoccupato. Era il primo incidente della
mia vita ed avevo 37 anni. Era il ginocchio: "le ginocchia, le
nostre ruote", diceva sempre mia madre. Quando ho fatto la
risonanza, mi hanno prospettato la necessità di essere operato.
Ho cercato di rimanere positivo. Sono andato in bicicletta
come un pazzo, facevo molto stretching e la mia gamba
sinistra alla fine non era mai stata così forte. Yahoo!».
KS_Dopo l'incidente hai pensato di abbandonare la sfida?
No assolutamente. Dopo la riabilitazione ho lavorato anco-
a molto sulla manovra
e ora sono più
equilibrato, vado abbastanza
in alto per
completare la rotazione
ma non troppo
da causarmi altri incidenti
alle gambe.
Ci sono molto vicino.
Guardate l'Episodio
3!.
KS_Cosa è successo
con Liam Whaley
e cosa c'entra con la
tua sfida?
Siamo amici dal
2012. Ero in Brasile a
provare il mio primo
handlepass, lui aveva
16 anni e io 34. Una
bella differenza di età
ma ci sono abituato.
Da quando ho cominciato
a fare kite i miei
migliori amici erano sempre più giovani di me. Io esco spesso
a Tarifa con tutti questi ragazzi: Maxi Gómez, Liam, Jerome
Cloetens, Manu de Pfyffer… Il fatto è che Liam è il campione
del mondo di Freestyle, è un personaggio influente e mi ha
aiutato a lanciare la mia storia. Abbiamo passato molti momenti
divertenti insieme inventando cose stupide e consigli
folli tipo fare un mucchio di flessioni, trazioni o gonfiare il
kite con l'ano. In questo senso ci siamo divertiti a far ridere
le persone e raggiungerne il maggior numero possibile ispirandole
in qualche modo.
176
INTERVISTA
Tanta ironia, grande motivazione, brutti incidenti. Ma mi godo il viaggio
KS_Perché tante scene
di nudo nei tuoi video?
Veramente non so il perché,
ma quando comincio
a improvvisare finisco
sempre per essere nudo,
hahah! In ogni caso essere
nudi è sempre divertente
e fa ridere la gente.
KS_Insomma il Blind
Judge 5 non lo hai ancora
chiuso. Che farai ora?
Ovvio! Girerò un altro episodio.
Dove? Ancora non
lo so. Quale allenamento
stavolta? Non lo so.
Magari camminare nudo
sulle mani! Chi lo sa? Chiuderò il Blind Judge 5 nel
prossimo episodio? Chi può dirlo? Ora andrò a Coche Island,
in Venezuela. Questo inverno non è stato molto ventoso qui
in Spagna e devo ricominciare ad allenarmi. Non mi sento
pronto nemmeno per chiudere un semplice Blind Judge 3,
quindi devo ritrovare la mia forma. Forse girerò l'Episodio 4
a Coche, vedremo.
KS_Per concludere, come fai a sapere che non c'è qualcuno
più vecchio di te che chiude il Blind Judge 5?
Non lo so. Questa è una delle ragioni per cui faccio questi
video, per scoprirlo. Finora nessuno lo ha recriminato, quindi
suppongo non ci sia nessuno in grado di farlo. Vediamo se
sarò il primo. Ma la cosa più importante è questa: non importa
se sarò il primo. Cerco di ispirare le persone a creare le
loro sfide, i propri obiettivi e cercare di raggiungerli. Segui i
tuoi obiettivi e goditi il viaggio, anche se ti rompi un ginocchio,
goditi il viaggio... Un abbraccio a tutti.
Conquer
Every Set
MAD DOG SERIES
PERFORMANCE WAVE
Get one step closer to pro. Born from the DNA of our pro-model boards—which are ridden by the world’s
top watermen, such as Kai Lenny—the Mad Dog series fuses elite shaping and constructions with
accessible design. With low-profile rails, significant volume and approachable widths, Mad Dog boards
strike the perfect balance between stability and responsiveness, so you can carve with confidence.
CARBON PRO
LIGHTWEIGHT & STIFF
CRISP & DIRECT FEEL
BAREBONES
CLASSIC, SURF-STYLE FLEX PATTERN
EASY ON THE WALLET
LENGTH
WIDTH
VOLUME
7’10”/238.8 cm
29”/73.7 cm
101L
8’1”/246.4 cm
29”/73.7 cm
111L
8’6”/259.1 cm
29”/73.7 cm
121L
7’10”/238.8 cm
29”/73.7 cm
101L
8’1”/246.4 cm
29”/73.7 cm
111L
8’6”/259.1 cm
29”/73.7 cm
121L
Agenzia per l’Italia: Ocean Avenue
.
info@oceanavenue.it
naishsup.com NaishStandUpPaddling NaishSUP
.
+39 328 6442519
frankiebees.com, Rider: Kai Lenny
80
Wave strapless
The straight air
Ogni cosa deve avere
un inizio e l'inizio del
freestyle strapless
comincia con lo Straight
Air, poiché questa
manovra è il punto di
partenza per tutti gli altri
trick. Possedere l'abilità
di assicurare la tavola
ai piedi anche senza le
strap in ogni momento è
essenziale per progredire
in questa disciplina.
D I R e o S t e v e n s
1.
Come per qualunque salto, sia esso con
o senza strap, per staccarsi dall'acqua
occorre caricare il kite e la tavola, spingendo
bene sul rail sopravento e contrastando
il tiro del kite. Questa combinazione
di movimenti aumenta la tensione
nelle linee del kite che sfruttiamo come
una fionda verso l'alto quando decidiamo
di staccarci dall'acqua.
2.
Non appena caricate la tavola, ruotate la
prua leggermente verso la direzione del
vento, giusto quanto basta in modo che
al momento in cui vi staccate dall'acqua
la parte posteriore della tavola sia contro
vento. Potete aiutarvi in questo movimento
anche facendo una lieve pressione
con le dita dei piedi sulla tavola se
necessario.
3.
Una volta in aria, assicuratevi di mantenere
la parte posteriore della tavola contro
vento. Se il rail sopravento della tavola
si abbassa abbastanza per permettere
al vento di colpire la parte superiore della
tavola, questa vi volerà via dai piedi.
4.
Individuate l'area di atterraggio e atterrate
come fareste in un nomrlae salto
con le strap.
Consigli
Mollate la barra con la mano posteriore,
questo vi agevolerà la rotazione del corpo
in una posizione in cui sarà più facile
mantenere la parte posteriore della tavola
contro vento.
Utilizzate il chicken loop per accelerare
e rallentare in modo da rimanere sempre
con i piedi bene a contatto con la tavola
quando siete in volo.
Se possibile, staccate dall'acqua
sfruttando un cosiddetto "kicker", ossia
una piccola onda o un chop che possa aiutarvi
a iniziare il vostro salto.
182
PRODUCT FOCUS
F-One
Product focus
F-ONE Furtive V.1
www.f-onekites.com
Testo e foto courtesy F-One
SIZE: 5m² 6.4m² 8m² 10m² 12m²
WIND RANGE: +30 knts +25 knts 20 > 35 knts 1 2 > 26 knts 8 > 22 knts
Confortevole e veloce, questo
kite ha un fantastico range di
vento e fornisce una formidabile
tolleranza alle variazioni
del vento, soprattutto nell'alto
range. La sua alta aspect ratio
e i cinque strut contribuiscono
al perfetto controllo del profilo
dell'ala. La sua innovativa briglia
W5 riesce a coniugare sia la
funzione tradizionale di briglia
che quella di una 5° linea.
Il FURTIVE è ideale per gare sulle
lunghe distanze, gare di velocità
e sessioni di hang time.
F-ONE Trax HRD
Carbon Series
La F-ONE's Trax ha un profilo
senza rivali. Questa tavola offre
un riding fluido, un'incredibile
velocità, una planata istantanea
ed eccellenti prestazioni di bolina.
La sua costruzione in carbonio
aumenta la solidità della
tavola e ne riduce il peso.
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PRODUCT FOCUS
F-One
Product focus
Speed Gun - Alex Caizergues
Pro Model - Carbon Series
La nuova tavola AC21 Speed
pro Model presenta uno shap
unico disegnato per la velocità
e l'adrenalina pura. Con un
outline affilato e asimmetrico
per garantire il massimo della
velocità, in realtà il vero segreto
di questa tavola risiede nel
suo rocker combinato con un
concave singolo e un buon flex
distribuito per offrire il massimo
bilanciamento tra prestazioni e
controllo. Questa tavola regala
emozioni pure in qualunque
spot non appena il vento inizia
a soffiare.
KITESOUL È ANCHE SU APP STORE!
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NON non PeRDete perdete IL PROSSIMO il il proSSimo prossimo NuMeRO numero DICeMBRe GiuGno Aprile -- GeNNAIO maggio luGlio in in IN uSCita uscita uSCItA il il IL 2 GiuGno aprile DICeMBRe 2017 20162015
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