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E se smettessimo di fumare? - Carte Bollate

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dossier<br />

dIpEndEnza – Davide Zerbi, psichiatra, ne spiega le ra<strong>di</strong>ci psicologiche e profonde<br />

C’era una volta un bambino<br />

e il latte della mamma…<br />

Fumo, alcool, gioco, sostanze:<br />

vecchie e nuove <strong>di</strong>pendenze che<br />

hanno una loro storia, che mutano<br />

insieme alla società ma dentro<br />

le quali si possono rintracciare elementi<br />

comuni. Ed è per questo motivo che la<br />

redazione <strong>di</strong> carte<strong>Bollate</strong> ha incontrato<br />

il prof Davide Zerbi, psichiatra, al quale<br />

ha posto domande e interrogativi sugli<br />

aspetti psicologici della <strong>di</strong>pendenza.<br />

Innanzitutto una definizione: “Una <strong>di</strong>pendenza”<br />

ha spiegato Zerbi “è una con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> unione subor<strong>di</strong>nata, che non<br />

può esistere <strong>se</strong>nza un legame tra me e<br />

l’altro. Ma è proprio il tipo <strong>di</strong> unione,<br />

subor<strong>di</strong>nata, che la caratterizza”. E per<br />

tornare a Freud qual è la specie che più<br />

è soggetta alla <strong>di</strong>pendenza? È appunto<br />

l’uomo che, al contrario degli anima-<br />

16 carte<strong>Bollate</strong><br />

li che <strong>se</strong> ne affrancano prima, <strong>di</strong>pende<br />

lungamente dall’adulto per le necessità<br />

della propria sopravvivenza.<br />

Ed ecco, nella spiegazione <strong>di</strong> Zerbi, la<br />

“preistoria” psicologica delle <strong>di</strong>pendenze<br />

nella vita adulta.“Il neonato <strong>di</strong>pende<br />

dai genitori per es<strong>se</strong>re nutrito, coperto,<br />

<strong>di</strong>feso, ma soprattutto <strong>di</strong>pende dalla<br />

madre per poter ricevere il latte e calmare<br />

così la sua fame, vive dunque una<br />

<strong>di</strong>pendenza in<strong>di</strong>spensabile. In questo<br />

periodo è legato alla madre in modo<br />

completo, in modo simbiotico, cioè una<br />

situazione in cui la risorsa vitale, il latte,<br />

passa dall’una all’altro. È la cosiddetta<br />

fa<strong>se</strong> orale e questo periodo <strong>di</strong> unione<br />

tra madre e figlio è molto importante<br />

per la costruzione della psiche del bambino.<br />

Quando poi il piccolo comincia ad<br />

assumere il latte e poi gli altri alimenti<br />

ad orari precisi si verifica un cambiamento<br />

forte: egli deve smettere <strong>di</strong> avere<br />

<strong>se</strong>mpre tutto e quando vuole, ma deve<br />

abituarsi a determinate regole. In altre<br />

parole si cominciano a <strong>di</strong>re dei no e si<br />

mettono dei limiti. È il “periodo dei no”<br />

che fa passare il bambino dalla fa<strong>se</strong> orale<br />

a quella che viene chiamata fa<strong>se</strong> etica<br />

in cui egli deve man mano abituarsi<br />

a certe regole. Nel bambino tuttavia il<br />

bisogno costante rimane e la situazione<br />

in cui si viene a trovare è quella <strong>di</strong><br />

una mancanza più o meno continua che<br />

gli porta <strong>di</strong>sagio e lo spinge a cercare il<br />

cibo e a ripetere l’atto del succhiare per<br />

sod<strong>di</strong>sfare il suo bisogno. Si passa così<br />

da un bisogno che viene sod<strong>di</strong>sfatto e<br />

dà sicurezza al <strong>di</strong>stacco, cioè al biso-<br />

fotografie <strong>di</strong> federica neeff

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