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MAGAZINE AVVENTISTA GIORNALE BIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE AVVENTISTA DELLA SVIZZERA ROMANDA E DEL TICINO - N°8 - MARZO / APRILE <strong>2017</strong><br />
PREVENIRE IL SUICIDIO<br />
WWW.MAGAZINEAVVENTISTA.COM
SOMMARIO<br />
NSU<br />
6 408<br />
VERSETTI<br />
PROFETICI<br />
3 268<br />
SI SONO GIÀ<br />
COMPIUTI<br />
fTRADOTTA IN<br />
2300<br />
lingue<br />
b<br />
VERSETTO<br />
PIÙ CORTO<br />
Giovanni<br />
11.35<br />
b<br />
VERSETTO<br />
PIÙ LUNGO<br />
Esther 8.9<br />
La Bibbia<br />
66 libri<br />
39<br />
ANTICO<br />
TESTAMENTO<br />
27 NUOVO<br />
TESTAMENTO<br />
BLIBRO<br />
PIÙ LUNGO<br />
Salmi<br />
150 CAPITOLI<br />
IN CIFRE<br />
B<br />
LIBRO<br />
PIÙ CORTO<br />
2 Giovanni<br />
13 VERSETTI<br />
CSCRITTA IN<br />
+ 1000<br />
Anni<br />
g<br />
5 Milioni<br />
DI CARATTERI<br />
1 100<br />
CAPITOLI<br />
31 700<br />
VERSETTI<br />
E<br />
PRIMA STAMPA<br />
NEL<br />
1455<br />
B 1<br />
LIBRO PIÙ<br />
VENDUTO CON<br />
4<br />
miliardi<br />
DI ESEMPLARI<br />
CORANO<br />
3 miliardi<br />
IL LIBRETTO ROSSO<br />
800 milioni<br />
DON CHISCIOTTE<br />
500 milioni<br />
LA SAGA DI<br />
HARRY POTTER<br />
450 milioni<br />
IL SIGNORE<br />
DEGLI ANELLI<br />
150 milioni<br />
IL PICCOLO<br />
PRINCIPE<br />
140 milioni<br />
IL CODICE DA VINCI<br />
86 milioni<br />
VENTI MILA LEGHE<br />
SOTTO I MARI<br />
60 milioni<br />
Distrutto..si, forse è la prima parola che può descrivere il sentimento<br />
che proviamo quando veniamo a sapere che qualcuno<br />
del nostro entourage si è tolto la vita. Ne segue un senso<br />
di colpa « Non ho fatto niente per aiutarlo, avrei potuto.. ».<br />
Per le persone più intime, c’è più che altro l’incomprensione<br />
o la rabbia contro la « codardia » dell’amato che non c’è più.<br />
Col passare del tempo, mi rendo conto che tutti i sentimenti<br />
legati al suicidio non sono altro che un pallido riflesso di una<br />
situazione difficile da vivere e da spiegare. Come spiegarsi il<br />
fatto che è la seconda causa di mortalità tra i giovani tra i 15<br />
e i 29 anni, età in cui di solito si ha una solo desiderio: vivere!<br />
Come spiegarsi che anche i cristiani non sono esonerati da<br />
questo fenomeno? E ancora più sorprendente è il fatto che,<br />
da circa due decenni, anche se in numero ridotto, anche dei<br />
pastori si sono tolti la vita.<br />
Il sottotitolo del dossier di questo numero “Lo stato di urgenza<br />
mondiale” e i numeri parlano da soli. Circa 800 000<br />
persone si tolgono la vita ogni anni e si pensa che siano 16<br />
milioni coloro che lo hanno tentato (1 su 20 lo compiono). Sì,<br />
è un flagello. No, nessuno è al sicuro. Poco importa il paese.<br />
Questo riguarda il mondo intero.<br />
Di fronte a ciò, possiamo distogliere lo sguardo e dire che<br />
non ci riguarda. Fino al giorno in cui scopriamo che un nostro<br />
vicino di casa, un nostro amico, un caro ha provato o è riuscito<br />
a trovare la morte. Anche se è difficile o addirittura un tabù<br />
parlarne, ci tenevamo a presentare la testimonianza di qualcuno<br />
che ha voluto morire e ci ha provato. Lo scopo è quello<br />
di provare a comprendere al fine di aiutare. Quali sono i segni<br />
che permettono di prevenire l’atto? Come fare per non<br />
stigmatizzare le persone e i loro sentimenti? Sarebbe formidabile<br />
poter dare delle risposte precise<br />
a tutte queste domande! Facendo riferimento<br />
alla Bibbia, possiamo trovare degli<br />
esempi e degli spunti di riflessione?<br />
Questo numero, che tratta anche altri<br />
soggetti, non ha la presunzione di dare<br />
delle frasi fatte come risposte, ma si propone<br />
di aprire una discussione sul tema,<br />
anche all’interno della nostra chiesa.<br />
Rickson Nobre<br />
Pastore<br />
e segretario FSRT<br />
1. Tagliare una cipolla e dorarla in una<br />
padella con un po’ d’olio.<br />
2. Aggiungere un bicchiere di tris di<br />
quinoa e miglio. Mescolare.<br />
3. Aggiungere rapidamente tre bicchieri<br />
d’acqua e passata di pomodoro.<br />
Mescolare.<br />
1<br />
3<br />
5<br />
10<br />
12<br />
13<br />
14<br />
LA Bibbia in cifre<br />
Intervista : François Scerba<br />
Prevenire il suicidio<br />
Testimonianza : Ho cercato di<br />
uccidermi<br />
Disegni dei bambini<br />
A presto<br />
Giornale bimestrale della Federazione avventista della Svizzera<br />
Romanda e del Ticino (FSRT)<br />
N°8 / <strong>Marzo</strong> - <strong>Aprile</strong> <strong>2017</strong><br />
Rivista gratuita<br />
Stampato in Germania<br />
Caporedattore: Rickson Nobre - Editore: Dipartimento<br />
delle Comunicazioni FSRT - Redazione a cura di:<br />
David Jennah, Rickson Nobre, Eunice Goi, Pierrick Avelin,<br />
Yolande Grezet, Adriana Stasi - Impaginazione e grafica:<br />
Eunice Goi - Redattori: Rickson Nobre, Bernard<br />
Davy, Carlos Fayard, Peter Landless, Richard Lehmann,<br />
Dominik Frikart - Collaboratori: Jessica Merckx, Elena Zagara,<br />
Pierrick Avelin, Eunice Goi - Traduttore: Serena Zagara,<br />
Susan Jacquet , Eleonora Ricciardo - Correzione a cura di: Yolande<br />
Grezet, Geneviève Montégut.<br />
Photo credit<br />
Copertina, pagine 5, 7 : Adobe photos stock - pagina 2 : Jessica<br />
Merckx - pagina 3 : François Scerba - pagina 7 : pexels.com - pagina<br />
9 : dollaphotoclub, freelyphotos.com - pagina 13 : Dominik Frikart.<br />
La responsabilità degli articoli firmati pubblicati su ADVENTISTE MAGAZINE<br />
è dei singoli autori.<br />
RICETTA<br />
TRIO DI QUINOA MESSICANA (VEGAN)<br />
Una ricetta di Jessica Merckx / pinkcappuccino.ch<br />
Versione francese<br />
5. Lavare del coriandolo fresco e sminuzzarlo<br />
con delle forbici. Aggiungerlo nella<br />
padella.<br />
6. Lasciare cuocere a fuoco lento.<br />
7. Aggiungere delle spezie: coriandolo<br />
in polvere, cumino, pepe, ecc (secondo<br />
i gusti)<br />
1<br />
FÉDÉRATION ADVENTISTE DE LA SUISSE ROMANDE ET DU TESSIN<br />
WWW.ADVENTISTE.CH<br />
4. Aggiungere mais e fagioli rossi. Mescolare<br />
e lasciare cucinare a fuoco lento<br />
con un coperchio.<br />
8. Aggiungere un po’ di succo di limone.<br />
9. Buon appetito!
INTERVISTA<br />
> FRANÇOIS SCERBA<br />
Intervista a cura di <strong>Magazine</strong> <strong>Avventista</strong><br />
Anche se non si tratta della stessa<br />
epoca, hai vissuto anche tu, come<br />
Doss, delle situazioni difficili a causa<br />
del tuo impegno pacifista?<br />
Chi è François<br />
Scerba?<br />
Sono un pediatra<br />
e ho fatto<br />
il servizio militare<br />
come<br />
medico militare<br />
non armato.<br />
Sono cresciuto<br />
in una famiglia<br />
svizzera ancorata<br />
alla fede cristiana<br />
avventista. Imparare sempre più della<br />
Bibbia è una delle basi fondamentali<br />
dell’educazione che ho ricevuto. Persone<br />
come Gandhi e altri eroi della<br />
non violenza sono stati altri esempi<br />
per me.<br />
Da poco il mondo scopre Desmond<br />
Doss e il suo impegno pacifico<br />
nell’esercito per difendere il<br />
suo paese. Il film “La battaglia di<br />
Hacksaw Ridge” è addirittura stata<br />
nominata a sei oscar. Anche tu hai<br />
vissuto un impegno non armato.<br />
Com’è stato per te?<br />
La prima decisione fu quella di non<br />
essere un obiettore di coscienza con<br />
la condizione di poter servire nelle<br />
truppe sanitarie e soprattutto senza<br />
armi. Essere reclutato come soldato<br />
sanitario è stato abbastanza facile<br />
visto che l’esercito cerca sempre dei<br />
futuri medici. Il rifiuto delle armi è<br />
stato un po’ più complicato, ma ebbi<br />
il sostegno della FSRT con la quale<br />
avevo preparato un solido dossier.<br />
Sono poi stato sottoposto a una serie<br />
di domande da parte di una commissione.<br />
Dopo questo “interrogatorio”,<br />
sul mio libretto di servizio è stato<br />
messo il timbro tanto atteso “Servizio<br />
senza armi”. Una delle domande<br />
che mi era stata fatta era sapere cosa<br />
avrei fatto nel caso in cui qualcuno<br />
minacciasse la mia famiglia con delle<br />
armi. Avevo risposto che se fossi stato<br />
armato, avrei aumentato la possibilità<br />
di una sparatoria, e che essendo<br />
disarmato sarebbe stato più facile<br />
poter comunicare con l’aggressore<br />
ed evitare il peggio.<br />
Da dove viene questa convinzione<br />
di non dover portare un’arma?<br />
Giunto alla maggiore età, ricevetti<br />
la convocazione per il reclutamento<br />
dell’esercito, e mi posi varie domande:<br />
si può essere avventisti e servire<br />
nell’esercito? È coerente con la<br />
mia fede e le mie convinzioni? Cosa<br />
dice la Bibbia a questo proposito?<br />
La Bibbia dice che bisogna rispettare<br />
la legge degli uomini, poiché essa è<br />
benedetta da Dio. Ovviamente fino a<br />
quando la legge degli uomini non è<br />
direttamente in contraddizione con la<br />
legge di Dio. La legge dice che sono<br />
obbligato a servire il mio paese? Ok!<br />
Come? Essendo armato? Imparando<br />
a battermi? Usando<br />
delle armi? Stop! Proteggere e<br />
servire sono dei valori perfettamente<br />
coerenti con i valori<br />
cristiani. Ma togliere la vita a<br />
qualcuno per proteggere quella<br />
di qualcun altro per il solo motivo<br />
che non siamo della stessa<br />
nazionalità? Non voglio entrare<br />
nella discussione sull’utilità di<br />
un’arma nel XX secolo in Svizzera<br />
o sulla natura asimmetrica dei<br />
conflitti attuali. È qui che dalla<br />
Bibbia deriva la visione secolare:<br />
non dobbiamo proteggere<br />
la vita dei nostri concittadini. Dobbiamo<br />
proteggere la vita di ogni essere<br />
umano: il nostro prossimo.<br />
Da un punto di vista esterno si può<br />
pensare che l’esercito e la fede<br />
non possono coesistere. Come lo<br />
vivi oggi nel tuo quotidiano essendo<br />
medico e ufficiale senza armi<br />
dell’esercito svizzero?<br />
Nel nostro paese con un esercito di<br />
milizia, è abbastanza facile dimenticarsi<br />
dell’esercito quando siamo dei<br />
civili. Durante i miei giorni di servizio,<br />
pregavo che i giorni si facessero più<br />
corti. E durante i lunghi periodi di formazione<br />
iniziale, era a volte difficile.<br />
Soprattutto era difficile non identificarsi<br />
come un “soldato”. Penso che<br />
l’esercito svizzero ha fatto degli sforzi<br />
in questi ultimi decenni per inserire<br />
tutte le culture che sono parte dell’attuale<br />
Svizzera.<br />
3<br />
Penso che sia stato in modo molto<br />
meno drammatico che per Doss!<br />
Nella scuola per le reclute ero spesso<br />
mal visto dai miei superiori quando<br />
sistematicamente ogni venerdì sera<br />
me ne andavo in “congedo personale”,<br />
mentre il resto della truppa<br />
restava fino al sabato mattina. Ritornavo<br />
la domenica qualche ora prima<br />
del resto della truppa per degli inutili<br />
“lavori compensatori”, ma niente<br />
di male. Per quanto riguarda i miei<br />
compagni, o non chiedevano niente,<br />
o erano molto comprensivi. Da ciò è<br />
nato anche qualche interessato all’interno<br />
della mia stanza!<br />
Extrait du film "Tu ne tueras point" (Hacksaw Ridge,<br />
Mel Gibson, <strong>2017</strong>) narrant l'histoire de Desmond Doss<br />
Cosa potresti dire ai giovani cristiani<br />
che esitano ad impegnarsi in<br />
modo duraturo?<br />
Quando il servizio è obbligatorio, non<br />
c’è esitazione per il reclutamento. Ma<br />
ognuno si deve fare delle domande<br />
riguardo le proprie convinzioni, e su<br />
come servire al meglio il nostro Dio.<br />
Al giorno d’oggi, l’accesso a un servizio<br />
civile in alternativo al servizio militare<br />
è molto più facile che nel 1997.<br />
I partiti politici di destra provano in<br />
questi casi ad ostacolare i giovani che<br />
scelgono il servizio civile. Se si decide<br />
di servire nell’esercito, invito sinceramente<br />
tutti i giovani a interrogarsi sul<br />
significato di portare un’arma.<br />
POUR RÉAGIR À L’ARTICLE<br />
contact@adventistemagazine.com<br />
i
DOSSIER<br />
PREVENIRE IL SUICIDIO<br />
Lo stato di urgenza mondiale<br />
Il 5 settembre 2014, in presenza dei direttori<br />
dei Ministri della salute, ambasciatori,<br />
amministratori e professionisti<br />
della salute, l’Organizzazione Mondiale<br />
della Salute (l’OMS) di Ginevra ha ufficialmente<br />
rivelato il suo primo rapporto<br />
completo sul suicidio. 1 Lo scopo annunciato<br />
di questo documento era quello<br />
di ridurre il tasso di suicidio del 10% da<br />
qui al 2020. Le ricerche degli autori e le<br />
statistiche hanno dimostrato che il suicidio<br />
è un fenomeno che riguarda tutte<br />
le regioni del mondo e può prodursi a<br />
qualsiasi età. Fra i giovani (tra i 15 e i<br />
29 anni) il suicidio è la seconda causa<br />
di mortalità. E ciò nonostante i suicidi<br />
possono essere prevenuti grazie a una<br />
strategia multisettoriale. Questa deve<br />
essere applicata dai legislatori, i lavorati<br />
della salute e le comunità, comprese<br />
le nostre chiese, ospedali e cliniche<br />
avventiste.<br />
L’entità di una tragedia mondiale<br />
Le nostre società contano dei numeri alti dei<br />
suicidi. Più di 800.000 persone muoiono per<br />
questo ogni anno, cioè una persona ogni<br />
40 secondi. Per ogni adulto che muore per<br />
suicidio, ce ne possono essere più di 20 che<br />
lo hanno tentato. Poiché si tratta di un tema<br />
sensibile e addirittura illegale in alcuni paesi,<br />
è probabilmente per questo oggetto di mancata<br />
informazione.<br />
Il 75% dei suicidi hanno luogo nei paesi con<br />
stipendi bassi o medi, e si riscontra un numero<br />
più elevato tra i giovani della fascia d’età<br />
15-29 anni.<br />
Tuttavia, proporzionalmente parlando, nella<br />
maggior parte delle regioni del mondo, il tasso<br />
di suicidio è più elevato tra le persone di<br />
più di 70 anni, sia uomini che donne.<br />
Gli uomini muoiono tre volte di più che le<br />
donne per suicidio nei paesi più ricchi (con<br />
un rapporto di un uomo per 3,5 donne). Nei<br />
paesi con stipendi medio-bassi, lo stesso rapporto<br />
è inferiore (1,6).<br />
La buona notizia è che tra il 2000 e il<br />
2012, il numero dei suicidi si è abbassato<br />
del 9%, passando da 883.000 a<br />
804.000. Una delle possibili spiegazioni<br />
sta nel miglioramento straordinario<br />
della salute globale di certi paesi durante<br />
questo ultimo decennio. Questa<br />
riduzione è la prova che un miglioramento<br />
è possibile. Tuttavia, in alcune<br />
regioni il tasso di suicidio è aumentato.<br />
In Africa, per esempio, è aumentato<br />
del 38%.<br />
Conseguenze della stigmatizzazione<br />
e dei miti<br />
Trovarsi di fronte a qualcuno che ha<br />
delle idee suicide impaurisce e mette<br />
a disagio. Si suole credere che parlare<br />
di suicidio è una cattiva idea e può essere<br />
interpretata come un’incitazione.<br />
Sfortunatamente, questo mito fa isolare<br />
le persone depresse nella loro sofferenza<br />
e la loro ricerca di sostegno. In<br />
25 paesi del mondo, il suicidio è addirittura<br />
considerato come un crimine, e<br />
coloro che lo hanno tentato rischiano<br />
la prigione piuttosto che un ricovero<br />
in ospedale.<br />
Tuttavia si sa che uno dei tanti modi di<br />
prevenire il suicidio è quello di aprirsi<br />
al dialogo. Alcuni professionisti della<br />
salute psichica chiedono spesso<br />
a dei pazienti disorientati o disperati<br />
“Lei pensa alla morte o al fatto di morire?”<br />
Se la risposta è affermativa, ne<br />
segue un’altra domanda “Lei pensa di<br />
togliersi la vita? Cosa le ha permesso<br />
di restare in vita fino ad ora? Potrebbe<br />
ricorrere alla richiesta di aiuto nel<br />
caso in cui abbia un’impellente idea<br />
suicida?”.<br />
Attraverso una partecipazione e un<br />
dialogo, le persone possono essere<br />
guidate ad allontanarsi dal loro dolore<br />
e dalle loro ferite, e a considerare le<br />
conseguenze di una scelta così radicale.<br />
Questo approccio ha salvato numerose<br />
vite. 2<br />
Fattori di rischio e di protezione<br />
Come si può notare dal grafico sottostante,<br />
i ricercatori indicano che ci sono<br />
molti fattori di rischio e di protezione<br />
inerenti al suicidio. La presenza di fattori<br />
di protezione aumenta la salute<br />
psichica e riduce il rischio di suicidio.<br />
Ridurre l’accesso a strumenti per suicidarsi<br />
funziona. Una strategia efficace<br />
per prevenire i suicidi e i tentativi di<br />
suicidio consiste in ridurre l’accesso<br />
agli strumenti più comuni utilizzati,<br />
compresi i pesticidi, le armi da fuoco,<br />
e alcune medicine.<br />
I servizi sanitari primari devono poter<br />
valutarne il rischio durante i controlli<br />
regolari, inserendo la prevenzione al<br />
suicidio come componente di base<br />
delle cure di routine. Problemi psichici<br />
e un uso nocivo dell’alcool influenzano<br />
un gran numero di suicidi del mondo.<br />
Un’identificazione precoce e una gestione<br />
efficace sono cruciali per assicurare<br />
che le persone ricevano le cure di<br />
cui hanno bisogno.<br />
Declino della salute mentale<br />
Fattori di rischio: perdita del lavoro, problemi economici, dolori cronici,<br />
abuso di alcool, problemi psichici, precedenti tentativi di suicidio,<br />
conflitto relazionale, isolamento, mancanza di sostegno sociale,<br />
trauma o abuso, accesso a strumenti di autolesionismo, stigmatizzazione,<br />
tabu, esposizione inappropriata ai media.<br />
Miglioramento della salute mentale<br />
Fattori protettori: relazioni personali, capacità di recupero di fronte<br />
allo stress e a dei traumi, senso del proprio valore, credenza religiosa<br />
o spirituale, comunità di sostegno, identità personale, capacità di<br />
risoluzione dei problemi, scelta di vita sana, attività fisica regolare,<br />
adeguata quantità di riposo, regime nutrizionale appropriato, sostegno<br />
verso coloro che cercano aiuto.<br />
Le comunità hanno un ruolo fondamentale<br />
nella prevenzione del suicidio.<br />
Possono fornire un sostegno sociale<br />
a individui vulnerabili e impegnarsi<br />
nel seguirne la cura, lottare contro la<br />
stigmatizzazione e sostenere coloro in<br />
lutto per un suicidio. In India, le visite<br />
mensili dei lavorati sanitari delle comunità<br />
non professionale presso delle<br />
persone che hanno tentato il suicidio<br />
hanno ridotto in modo significativo il<br />
tasso di suicidi. Pensate a cosa succederebbe<br />
se le nostre chiese facessero<br />
la stessa cosa!<br />
Le nostre opportunità di agire come<br />
chiesa<br />
La stigmatizzazione associata al suicidio<br />
può diminuire con una maggiore<br />
consapevolezza nella società, e in particolare<br />
nella chiesa, che permetterebbe<br />
alle persone di chiedere aiuto più<br />
volentieri. Dobbiamo parlare del suicidio,<br />
e le persone devono trovare nella<br />
chiesa un forte aiuto. Se le persone<br />
sono disperate possono venire da noi<br />
per trovare la speranza in Gesù Cristo,<br />
così come un nuovo sentimento di<br />
avere uno scopo nella vita. È il nostro<br />
ruolo come chiesa.<br />
I membri e i dirigenti possono sforzarsi<br />
a partecipare in azioni individuali<br />
e collettive. Gli ospedali e le cliniche<br />
avventiste dovrebbero promuovere<br />
una consapevolezza precoce della<br />
difficoltà emotiva in contesti di cure<br />
primarie. Dovrebbero anche offrire<br />
una gamma di cure specializzate, e<br />
anche dei servizi di salute psichica<br />
inserendo degli elementi relativi alla<br />
fede, così come dei fattori allo scopo<br />
di restaurare la salute mentale. Le<br />
università avventiste che formano pastori,<br />
lavoratori nel campo della salute<br />
e professionisti della salute psichica<br />
devono insegnare attivamente, anche<br />
alle famiglie, i principi che permettono<br />
di riconoscere e di curare coloro che<br />
soffrono di dolore emotivo, basandosi<br />
sugli insegnamenti delle Scritture,<br />
dello Spirito di Profezia, e anche della<br />
scienza.<br />
Le persone possono contribuire riconoscendo<br />
i fattori di depressione<br />
e identificando gli individui a rischio.<br />
Possono anche dare l’esempio vivendo<br />
una vita equilibrata e incoraggiando<br />
gli altri a evitare di consumare sostanze<br />
stupefacenti, compreso l’alcool,<br />
allo scopo di preservare la propria salute<br />
psichica e il benessere emotivo.<br />
Infine, una buona chiesa può considerare<br />
i pensieri suicidi non come<br />
una mancanza di fede, ma come un<br />
momento di difficoltà spirituale (vedi<br />
tabella) e una richiesta di sostegno e<br />
di compassione. Come disse un sopravvissuto<br />
a un tentato suicidio “La<br />
compassione di un amico valeva come<br />
dieci anni di cure psichiatriche”.<br />
6
Quando facciamo questo, seguiamo il<br />
ministero della guarigione di Gesù.<br />
L’impatto del suicidio sui sopravvissuti<br />
Questo ministero d’amore e di compassione<br />
deve essere messo al servizio<br />
di coloro che restano, spesso sprofondati<br />
in un abisso di profondo dolore,<br />
oscuro e solitario, in lutto in seguito<br />
alla perdita dei loro cari. Nonostante<br />
i migliori sforzi dei membri della famiglia,<br />
degli amici, degli addetti alle<br />
cure, un suicidio può sempre essere<br />
effettuato. Una lettera anonima scritta<br />
da qualcuno che ha sfiorato da molto<br />
vicino il suicidio permette di vederlo<br />
da questo punto di vista “Aveva una<br />
famiglia che mi amava, un ottimo medico<br />
e un eccellente sostegno, ma<br />
quando si entra nel tunnel, sembra<br />
che niente importi”.<br />
Uno dei nostri clinici esperti ha vissuto<br />
la perdita di un paziente per suicidio.<br />
Nonostante ciò sia successo più di<br />
dieci anni fa, il ricordo è sempre vivo<br />
come se fosse stato ieri. Era un giovedì,<br />
durante la pausa pranzo. Il paziente<br />
era in trattamento da più di tre<br />
anni con delle idee suicide croniche,<br />
multipli tentativi, e vari ricoveri in un<br />
ospedale psichiatrico. L’impatto immediato<br />
fu estremamente doloroso.<br />
Una semplice passeggiata a bordo del<br />
lago diventava sempre più difficile per<br />
il medico, giusto perché l’ultimo negozietto<br />
sulla riva si chiamava “The Last<br />
Stop”. Sembrava che tutto facesse ricordare<br />
la morte del paziente. La famiglia<br />
lo aveva invitato ai funerali e gli era<br />
stato chiesto di essere uno dei portatori<br />
della bara. A ogni passo il medico<br />
pensava “Ti sto portando verso il tuo<br />
ultimo riposo”. Il fatto che la famiglia<br />
fosse riconoscente per il lavoro clinico<br />
prestatogli fu fonte di consolazione.<br />
“Ha dato a lui- e anche a noi- altri tre<br />
anni di vita”, gli dissero.<br />
MITI<br />
Parlare del suicidio è una cattiva<br />
idea e può essere interpretata<br />
come un’incitazione.<br />
Le persone che fanno riferimento<br />
al suicidio non vogliono<br />
passare all’atto.<br />
La maggior parte dei suicidio<br />
si verifica all’improvviso, senza<br />
preavviso.<br />
Chi ha tentato il suicidio ha<br />
preso la decisione di morire.<br />
Una volta che qualcuno ha<br />
tentato il suicidio, resterà per<br />
sempre con delle idee suicide.<br />
Solo le persone con problemi<br />
psichici hanno idee suicide.<br />
FATTI<br />
Ma il dolore provato dal medico curante<br />
non sarà mai paragonato a<br />
quello provato dalla famiglia. Nell’anno<br />
seguente, gli anziani genitori del<br />
paziente morirono, profondamente<br />
addolorati. La madre rifiutò le cure ad<br />
eccezione di quelle palliative. Le due<br />
sorelle sono state devastate dal dolore<br />
e dalla depressione. Dopo l’accaduto,<br />
e per vari anni, non hanno potuto lavorare.<br />
Una delle sorelle ha combattuto<br />
contro uno straziante senso di colpa,<br />
che ha persino portato la sorella stessa<br />
a pensare al suicidio. Tutti coloro che<br />
erano coinvolti hanno sofferto. La loro<br />
fede è stato uno dei pochi elementi<br />
che gli ha consolati. Anni di trattamento<br />
hanno finalmente restaurato le<br />
sorelle dandogli di nuovo la capacità<br />
di lavorare e riportandole alle loro<br />
famiglie.<br />
Parlare apertamente può offrire alle persone<br />
altre opzioni o del tempo per ripensare alla<br />
sua decisione, prevenendo così il suicidio.<br />
La maggior parte di coloro che pensano al<br />
suicidio è ansiosa, depressa, disperata e ha<br />
l’impressione che non ci sia altra scelta.<br />
La maggior parte dei suicidi è preceduta da<br />
segni di preavviso, che siano essi verbali o<br />
comportamentali. Alcuni suicidi non hanno<br />
preavviso.<br />
Alcune persone che hanno tentato il suicidio<br />
sono indecise sul fatto di voler vivere o<br />
morire.<br />
Un alto rischio di suicidio è spesso un fenomeno<br />
di breve durata e legato ad una situazione<br />
specifica.<br />
Un comportamento suicida indica una profonda<br />
tristezza ma non per forza un problema<br />
psichico.<br />
Nonostante la guarigione sia difficile,<br />
c’è sempre la speranza. Il ruolo degli<br />
amici, dei pastori, dei consiglieri, così<br />
come la fede dei sopravvissuti non<br />
devono essere sottovalutati. La madre<br />
di un figlio adulto che si era suicidato<br />
ha rinnovato la sua fede nella grazie<br />
del Signore per poter accettare ciò<br />
che aveva vissuto. Ha trovato rifugio<br />
nell’amore e nel prendersi costantemente<br />
cura delle figlie. Ha cercato<br />
aiuto presso uno psicoterapeuta per<br />
poter affrontare il senso di colpa e<br />
per trovare la capacità emotiva di perdonare<br />
coloro che lei pensava avessero<br />
contribuito alla fine disperata di<br />
suo figlio. Ovunque ci sia grazia, c’è<br />
speranza.<br />
Il ministero della guarigione di Gesù<br />
Come chiesa, forse non siamo stati<br />
abbastanza costanti nel rispondere al<br />
dolore emotivo così come invece lo<br />
siamo stati nei campi riguardanti la<br />
salute e lo stile di vita. Forse non abbiamo<br />
letto la Bibbia in modo chiaro<br />
come avremmo dovuto. Ascoltiamo<br />
le parole del profeta Isaia 61:1-3. Il<br />
linguaggio usato invita a manifestare<br />
bontà verso coloro che sono in difficoltà<br />
emotiva:<br />
“Lo Spirito del Signore, l’Eterno è su<br />
di me,, perché l’Eterno mi ha unto per<br />
recare buone novelle agli umili; mi ha<br />
inviato a fasciare quelli dal cuore rotto,<br />
a proclamare la libertà a quelli in<br />
cattività, l’apertura del carcere ai prigionieri,<br />
a proclamare l’anno di grazia<br />
dell’Eterno e il giorni di vendetta del<br />
nostro Dio, per consolare tutti quelli<br />
che fanno cordoglio, per stabilire di<br />
dare a quelli che fanno cordoglio in<br />
Sion un diadema invece della cenere,<br />
l’olio della gioia invece del lutto, il<br />
manto della lode invece di uno spirito<br />
abbattuto, affinché siano chiamati<br />
querce di giustizia, la piantagione<br />
dell’Eterno perché egli sia glorificato.”<br />
Ellen White descrive il modo in cui<br />
Gesù ha compiuto il suo ministero.<br />
Nuovamente, notate le parole che<br />
evidenziano l’attenzione che presentava<br />
il Salvatore verso i bisogni emotivi<br />
di coloro che entravano in contatto<br />
con lui:<br />
“La missione di Gesù era quella di<br />
dare agli uomini un completo cambio:<br />
è arrivato per dar loro salute e pace e<br />
perfezione di carattere. Durante il suo<br />
ministero, Gesù dedicò più tempo alla<br />
guarigione dei malati che a predicare.<br />
Il Salvatore fece di ogni guarigione<br />
un’occasione per piantare un principio<br />
divino nella mente e nell’anima.<br />
Questo era lo scopo della Sua opera.<br />
Impartì benedizioni terrestri che potessero<br />
inclinare il cuore degli uomini<br />
a ricevere il vangelo della Sua grazia.<br />
Pieno di grazia, tenerezza, pietà, Egli<br />
venne per abbassarsi e confortare il<br />
sofferente. Ovunque andasse, portava<br />
benedizioni. Cristo non faceva distinzione<br />
di nazionalità o rango o credo.<br />
Per lui nessun essere umano era privo<br />
di valore, e cercava sempre di offrire<br />
un rimedio adatto alla guarigione di<br />
ogni anima.” 3<br />
Che possiamo, come discepoli di<br />
Dio, manifestare lo Spirito di Cristo<br />
e "non facendo nulla per rivalità o<br />
vanagloria, ma con umiltà, ciascuno<br />
di voi stimando gli altri più di se stesso.<br />
Non cerchi ciascuno unicamente<br />
il proprio interesse, ma anche quello<br />
degli altri. Perciò, abbiate in voi<br />
lo stesso sentimento che è stato in<br />
Cristo Gesù" (Filippesi 2.3-5)<br />
Autori Bernard Davy,<br />
M.D., M.P.H., è capo reparto<br />
di psichiatria nella<br />
clinica della Lignière, a<br />
Gland, in Svizzera.<br />
Carlos Fayard, Ph.D.,è professore<br />
associato del dipartimnto<br />
di psichiatria, nella<br />
scuola universitaria di medicina<br />
di Loma Linda, e direttore<br />
aggiunto degli affari<br />
di salute psichica presso il<br />
dipartimento del ministero<br />
della salute della Conferenza<br />
Generale degli avventisti<br />
del settimo giorno.<br />
Peter Landless, M.D., è<br />
direttore del ministero<br />
avventista della salute alla<br />
Conferenza Generale degli<br />
avventisti del settimo<br />
giorno.<br />
1<br />
Organizzazione Mondiale della Salute, «<br />
Prevenire il suicidio : lo stato di urgenza<br />
mondiale » (2014). Il rapporto completo<br />
può essere consultato sul sito internet<br />
dell’OMS<br />
<br />
2<br />
Referenza « Miti e fatti sul suicidio »,<br />
rapporto dell’OMS del 2014.<br />
3<br />
Estratti dei libri di Ellen G. White,<br />
Le ministère de la guérison (Mountain View,<br />
Calif.: Pacific Press Pub. Assn., 1905),<br />
pp-17-24 (non tradotto in italiano),<br />
Evangélisation (Washington, D.C.: Review<br />
and Herald Pub. Assn., 1946), p. 568 (non<br />
tradotto in italiano) e Reflecting Christ<br />
(Hagerstown, Md.: Review and Herald Pub.<br />
Assn., 1985), p. 27 (non tradotto in italiano).<br />
IL SUICIDIO DA UNA<br />
PROSPETTIVA BIBLICA<br />
Quando veniamo a sapere che un<br />
conoscente si è suicidato, riceviamo<br />
la notizia come uno shock. Perché?<br />
Come? Si poteva evitare? Sono numerose<br />
le domande che ci vengono in<br />
mente. Ci teniamo così tanto alla vita<br />
che supponiamo immediatamente che<br />
ci sia una causa esterna, una somma<br />
ragione, una pressione insopportabile<br />
all’origine di questo dramma.<br />
Il suicidio non è sempre stato considerato<br />
come un peccato morale. La<br />
Bibbia parla di alcuni suicidi senza<br />
giudicare questo genere di morte.<br />
Abimelech si suicida per evitare la vergogna<br />
del fatto che una donna avesse<br />
potuto provocargli una frattura al cranio<br />
(Giudici 9.53-54); il re Saul, ferito,<br />
si suicidio per scappare alla tortura<br />
che i suoi nemici gli avrebbero potuto<br />
infliggere se fosse stato catturato<br />
(1 Samuele 31.3-4); Zimri si suicida<br />
con il fuoco per evitare la vendetta al<br />
suo crimine (1 Re 16.18); il suicidio di<br />
giuda è probabilmente il più famoso.<br />
Viene presentato solo nel Vangelo di<br />
Matteo (27.3-5) come un gesto disperato.<br />
Anche Luca fa riferimento alla<br />
morte di Giuda (Atti 1.16-20) per giustificare<br />
il rimpiazzo fra i dodici, senza<br />
specificare il fatto che si sia suicidato.<br />
Bisognerà aspettare il IV secolo per la<br />
dichiarazione, fatta da Sant’Agostino,<br />
che il suicidio è un omicidio, il VI secolo<br />
per il rifiuto di ossequi a un morto<br />
suicida, e la fine del VII secolo affinché<br />
il Concilio di Toledo applichi la scomunicazione<br />
su coloro che si suicidano.<br />
Oggi, le chiese vogliono prendere in<br />
considerazione i motivi di un suicidio,<br />
e gli accordano degni ossequi.<br />
I motivi che spingono al suicidio, infatti,<br />
possono essere diverse. Di solito<br />
si prende la decisione quando lo<br />
sfortunato è arrivato a un punto critico,<br />
una sorta di strada senza uscita,<br />
in cui non si vede altra soluzione<br />
se non quella di eliminarsi. Il suicidio<br />
7<br />
8
appresenta dunque un gesto di disperazione.<br />
Non potendo eliminare la<br />
causa del suo dolore, lo sfortunato elimina<br />
se stesso, pensando di trovare,<br />
attraverso questo gesto, la pace a cui<br />
aspira. Un giovane che si suicida lancia<br />
un appello, senza rendersi conto che si<br />
tratta di un’azione irreversibile. Si vive<br />
un inferno al lavoro, si hanno debiti insormontabili,<br />
ci si trova di fronte alla<br />
vergogna di un fallimento. Alcuni ricorrono<br />
a delle medicine senza sapere<br />
che inducono a dei pensieri suicidi.<br />
Il suicidio genera spesso un sentimento<br />
di simpatia o di pietà. Il morto per<br />
suicidio viene visto come una vittima.<br />
Vittima del suo ambiente professionale,<br />
familiare, sociale.<br />
Si pensa che sia caduto<br />
in uno stato psicologico<br />
patologico<br />
che lo esonera da<br />
ogni responsabilità.<br />
La colpa<br />
dell’azione non<br />
ricade su colui o<br />
colei che consideriamo<br />
una vittima,<br />
ma sulla possibile<br />
causa del gesto. È difficile,<br />
effettivamente, immaginare<br />
che una persona<br />
abbia messo fine a ciò a cui teniamo<br />
di più: la vita.<br />
Se si tratta di una persona cara, allora<br />
il suicidio genera un incredibile senso<br />
di colpa, da cui derivano le seguenti<br />
osservazioni “Come ho fatto a non<br />
rendermene conto?”, “Avevo notato<br />
qualcosa, ma non avrei mai immaginato<br />
questo!”, “Me ne aveva parlato, ma<br />
sembrava abbastanza forte”. Sembra<br />
che si sia persa l’occasione di agire.<br />
Tutte queste osservazioni ci fanno<br />
credere che il destino di coloro che ci<br />
circondano ci appartiene, che le nostre<br />
azioni possono determinare le loro<br />
scelte. Questo è vero fino a un certo<br />
punto. Nel libero arbitrio, che ci permette<br />
di vivere insieme, risiede il limite<br />
delle relazioni umane. Possiamo<br />
agire, ma non decidere al posto degli<br />
altri.<br />
Una volta che l’atto si è verificato,<br />
dobbiamo offrire aiutare e conforto ai<br />
cari che si sentono colpevoli. Il suicidio<br />
di una donna fa venire un dubbio su<br />
suo marito, quello di un figlio verso i<br />
genitori, quello di un lavoratore verso<br />
il suo capo, ecc. La simpatia, l’amicizia,<br />
l’affetto ed eventualmente l’aiuto<br />
psicologico gli saranno molto più utili<br />
che un giudizio presentato sotto forma<br />
di silenzio, per liberarsi del peso di<br />
questo senso di colpa.<br />
Solo Dio conosce le circostanze e le<br />
cause profonde che spingono una<br />
persona e mettere fine alla sofferenza<br />
attraverso il suicidio. Non sappiamo<br />
in che momento una persona<br />
può passare dal pensiero<br />
all’azione. Ognuno ha il<br />
proprio limite di sopportazione.<br />
Ma ci sono delle<br />
motivazioni sociali<br />
contro le<br />
quali il cristiano<br />
può lottare: la segregazione,<br />
la violenza<br />
familiare fisica e<br />
psicologica, il mobbing<br />
dei bambini a scuola,<br />
degli impiegati al lavoro,<br />
del capo di lavoro nella sua gestione,<br />
la mancanza di considerazione, la miseria:<br />
in poche parole, tutti i mali che<br />
influenzano il vivere insieme e rendono<br />
tristi le persone. Un atteggiamento<br />
propriamente cristiano è quello di<br />
essere attento alle sofferenze di coloro<br />
che ci circondano e manifestare<br />
sempre bontà, attenzione e comprensione.<br />
Nella nostra società individualista, il<br />
suicidio rappresento un appello a più<br />
fratellanza, dolcezza, bontà. Se si può<br />
trovarne un senso, sarebbe quello di<br />
interrogarci sullo sguardo che rivolgiamo<br />
verso gli altri e il modo in cui gli<br />
prestiamo attenzione.<br />
Richard Lehmann<br />
Professore FAT<br />
Nel 1990 ci fu un prima e un<br />
dopo. Prima ero una donna<br />
sposata che fingeva di essere<br />
felice. Dopo ero divorziata e tutto<br />
ciò che normalmente sembrano<br />
banalità per me era una montagna da<br />
scalare: vestirmi, cucinare, fare la spesa..<br />
Non avevo più voglia di niente.<br />
Entrai in ciò che potrei chiamare una<br />
malattia della volontà: la depressione.<br />
Il mio quotidiano era diventato<br />
doloroso e il senso di colpa era cresciuto<br />
a livello esponenziale.<br />
Cercai disperatamente aiuto, sia da<br />
uno psichiatra che mi proponeva le<br />
medicine come unica soluzione, sia<br />
nei libri cristiani. Volevo capire la mia<br />
malattia per poter combatterla. Ma<br />
le mie letture mi dicevano sempre<br />
che la depressione era dovuta a una<br />
mancanza di Dio nella mia vita. Ora,<br />
io mi ritenevo abbastanza vicina a Lui.<br />
E quindi più leggevo, più mi sentivo<br />
colpevole, e più soffrivo.<br />
Per colpa della vergogna e delle fobie<br />
che avevo dentro, cominciai a<br />
isolarmi dal mondo esterno, dai miei<br />
amici, dalla mia chiesa. Le uniche attività<br />
che svolgevo erano andare a<br />
mangiare dai miei genitori e badare<br />
al mio cane. Il sentimento di inutilità<br />
si aggiunse a tutto il resto. Questo<br />
durò 3 anni.<br />
Nel 1993, non ne potevo più. Troppo<br />
pesante, troppo difficile, troppo<br />
inutile, troppo doloroso, troppo vergognoso.<br />
Di fronte al troppo, non<br />
avevo nessuna speranza. Presi la<br />
decisione di metterne fine, per non<br />
pensarci più e per non essere fonte<br />
di tristezza per i miei genitori. Per<br />
due settimane smisi di prendere le<br />
medicine. Poi, il giorno X, scrissi una<br />
lettere in cui chiedevo scusa. Portai<br />
fuori il mio cane per l’ultima volta.<br />
Sulla strada per tornare a casa, senza<br />
sapere davvero perché, dissi a Dio<br />
“Se hai ancora bisogno di me, se hai<br />
una benedizione per me, allora manifestati”.<br />
TESTIMONIANZA<br />
Rientrai a casa, mi diressi verso il bagno,<br />
alzai le braccia per prendere la<br />
scatola delle medicine e, ancora con<br />
le mani alzate, suonò il telefono. Erano<br />
circa le 22. Nessuno mi chiamava<br />
mai così tardi. Credo che se avessi<br />
avuto il tempo di prendere la scatola<br />
delle medicine, si sarebbe azionato<br />
l’ingranaggio e non avrei potuto rispondere<br />
al telefono. Fu il primo segnale<br />
di risposta di Dio alla mia preghiera.<br />
Quella sera, sentii veramente<br />
che Dio aveva bisogno di me. Questa<br />
manciata di speranza non mi lasciò<br />
mai. Nonostante non fossi guarita e<br />
la mia lotta continuasse.<br />
Poco a poco, Dio mise sul mio cammino<br />
delle persone e delle opportunità<br />
e addirittura mi ridiede degli amici e<br />
un lavoro. Il mio stato mentale era ancora<br />
instabile e fragile. Avanzavo con<br />
Dio ma sapevo che mi trovavo sul filo<br />
di un rasoio. Alla minima difficoltà,<br />
tutto poteva cedere.<br />
E in effetti, una prova sul lavoro mi<br />
fece cadere di nuovo in basso. Dovetti<br />
rinunciare al mio impiego. Vidi<br />
che stavo facendo dei passi indietro,<br />
e tornavo alla stessa situazione di<br />
prima. Questo pensiero era insopportabile<br />
per me. Decisi nuovamente<br />
di farla finita con la mia vita e questa<br />
volta passai all’azione. Nel natale<br />
del 2006, incartai i miei regali, scrissi<br />
nuovamente una lettera di scuse ai<br />
miei genitori, inghiottii le medicine<br />
che provocarono una cattiva reazione<br />
e vomitai tutto. Completamente stordita,<br />
rimasi sdraiata a casa mia. Non<br />
avendo mie notizie, mio padre venne<br />
a casa a cercarmi. Quando aprì la porta,<br />
i nostri sguardi si incrociarono, e<br />
capì immediatamente cosa aveva fatto.<br />
Io capii che non avrei mai più voluto<br />
far soffrire i mie genitori tentando<br />
di togliermi la vita.<br />
Negli anni successivi ricevetti nuovamente<br />
le cure da parte di un medico,<br />
di altro psichiatra dai metodo più<br />
adatti al mio caso. Ritrovai la pace<br />
9<br />
10
icopiando tutti i salmi. L’esperienza<br />
di Davide mi parlava e mi faceva del<br />
bene. Poi, capii il versetto che dice<br />
che quando sono debole, allora sono<br />
forte. Ogni volta che si presenta una<br />
situazione difficile per me, chiedo a<br />
Dio di stare con me e guidarmi. E lo<br />
fa! Sento la Sua presenza. Per esempio,<br />
quando devo parlare con qualcuno<br />
ma non trovo la forza di alzare la<br />
cornetta del telefono, Dio fa in modo<br />
che la incontri per strada, così, per<br />
caso. È successo un sacco di volte.<br />
Dio è la mia forza, agisce in mio favore.<br />
Dieci anni dopo, i miei problemi non<br />
si sono risolti. Ma ho progredito, perché<br />
Dio è la mia forza.<br />
Dalla mia esperienza, se ne posso<br />
trarre un consiglio, è quello di prendere<br />
sul serio ogni tentativo di suicidio.<br />
Sono tutte manifestazioni di un<br />
profondo e insopportabile dolore.<br />
Le persone che provano a togliersi la<br />
vita non “giocano”. Al contrario, cercano<br />
una scappatoia, una liberazione.<br />
Alcuni hanno la tendenza a pensare<br />
che i tentati suicidi siano delle “semplici”<br />
richieste d’aiuto. Questa definizione<br />
può ferire la persona in sofferenza<br />
e farla sprofondare in un abisso<br />
ancora più profondo, poiché si riduce<br />
e si minimizza il malessere provato.<br />
Aumenta ancora di più il divario tra<br />
l’individuo e la società. Impariamo a<br />
riconoscere e a chiamare per nome la<br />
sofferenza. A volte, è il primo passo<br />
verso la guarigione.<br />
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inviato i loro disegni.<br />
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senza il nome dei bambini.<br />
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germoglierà; non la riconoscerete<br />
voi? Sì, aprirò una strada nel deserto,<br />
farò scorrere fiumi nella solitudine”<br />
(Isaia 43.19).<br />
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12
24 000 VISITATORI E 57 000 CLICK –<br />
GRAZIE!<br />
È proprio così, magazineavventista.com festeggia il<br />
suo primo anno di esistenza. La versione online della<br />
rivista cerca di proporre tutti i giorni una notizia interessante,<br />
un’ informazione in rapporto alla chiesa<br />
avventista, un articolo sui cristiani in generale, una<br />
riflessione spirituale, una ricetta… insomma, informa<br />
continuamente i lettori affinchè questi siano informati<br />
e uniti tra loro. I primi parametri della nostra<br />
visione sono la nostra fede e la lingua- francese o<br />
italiano, secondo la versione.<br />
Tutti i giovedì, ricevete nella vostra buca delle lettere<br />
elettronica la ”posta” più rilevante secondo la<br />
redazione. Siete numerosi a leggerla, molto numerosi<br />
per un così giovane mezzo di comunicazione.<br />
Durante gli ultimi 12 mesi, siete stati in 243 000 a<br />
visitare il nostro sito. Avete cliccato 57 000 volte sui<br />
nostri link. Un internauta che naviga su adventistemagazine.com<br />
legge in media 1,7 articoli. Il mese<br />
dello scorso gennaio è stato il “migliore” da quando<br />
è stato lanciato il sito: 36 000 visitatori e 9 000 clik.<br />
Abbiamo pubblicato all’incirca 300 articoli in<br />
francese e 150 in italiano. Il nostro obiettivo è quello<br />
di mantenere la rotta, ma anche di proporvi poco<br />
a poco, più di un articolo al giorno e di essere il<br />
più reattivi possibile dinanzi all’attualità della nostra<br />
chiesa e del mondo cristiano in generale.<br />
Questo sogno è divenuto realtà grazie a tutti i collaboratori,<br />
i corrispondenti locali, la equippe benevola<br />
di traduttori in lingua italiana e francese, oltre ad<br />
i siti di informazione. È grazie a questa bella squadra<br />
che Adventiste <strong>Magazine</strong> online vi accompagna<br />
quotidianamente, non solamente per darvi informazioni,<br />
ma per farvi riflettere sull’impatto che ha la<br />
nostra fede nella realtà pratica della vita.<br />
Resta l’appello che facciamo ai francofoni e agli italofoni<br />
che desidererebbero collaborare con la missione<br />
di comunicazione, per:<br />
• Trasmettere delle informazioni,<br />
• Condividere la pubblicità delle attività nelle<br />
chiese,<br />
• Tradurre degli articoli dall’inglese, spagnolo,<br />
portoghese, tedesco (o altro) al francese o<br />
dall’italiano<br />
• Oppure semplicemente far conoscere il nostro<br />
canale d’informazione.<br />
A PRESTO<br />
Omaggio a Esther Etienne di Dominik Frikart,<br />
cappellano della Casa di Riposo Flon, a Oron<br />
Esther Etienne est née le<br />
4 avril 1926 à Lyè nata il 4<br />
aprile 1926 a Lione ed è<br />
cresciuta con i suoi nonni a<br />
Essertes, vicino Oron. Nutriva<br />
un profondo affetto<br />
per loro.<br />
Da quando aveva 14 anni<br />
ha vissuto nel Giura, nei<br />
Reussilles. Ha conosciuto<br />
suo marito Georges a Tramelan,<br />
luogo in cui nacque<br />
la prima chiesta <strong>Avventista</strong><br />
in Europa, e lo sposò nel<br />
1945.<br />
Per Esther la famiglia era<br />
molto importante. I suoi figli,<br />
Anne-Marie, Jean-Paul,<br />
Michèle, Claude e Chantal<br />
che le hanno a loro dato<br />
nove nipoti e quindici pronipoti.<br />
La suocera di Esther le insegnò<br />
il mestiere nell’orologeria,<br />
campo in cui ha lavorato<br />
durante la maggior<br />
parte della sua vita professionale.<br />
Esther ha anche<br />
lavorato al servizio degli<br />
altri, presso delle persone<br />
anziane.<br />
A Esther piaceva tanto intraprendere<br />
nuove cose:<br />
era molto coraggiosa,<br />
lavoratrice e aveva uno spirito<br />
positivo. Dimostrava<br />
una grande dolcezza verso<br />
tutti i suoi cari.<br />
Nella sua famiglia, si dice<br />
che era una grande donna<br />
Esther e Georges possedevano<br />
una grande fede e<br />
amavano il loro Dio. Hanno<br />
sempre cercato la verità e<br />
la spiritualità. Erano molto<br />
attivi nella chiesa. Furono<br />
membri della chiesa<br />
avventista di Clarens per<br />
molti anni prima di andare<br />
a vivere presso la clinica<br />
della Lignière, a Gland.<br />
Successivamente, hanno<br />
vissuto insieme quasi otto<br />
mesi alla casa di riposo<br />
Flon, a Oron.<br />
Suo marito Georges è deceduto<br />
tre anni fa. Esther è<br />
rimasta quasi quattro anni<br />
al Flon. Abbiamo potuto<br />
vedere che Esther amava<br />
la vita e che era una combattente.<br />
Un’infermiera del Flon<br />
disse di lei “Esther non<br />
vuole andarsene per non<br />
provocare dolore alla sua<br />
famiglia”.<br />
Il suo testo preferito era<br />
Isaia 43 e in particolare i<br />
versetti 4 e 5 “Perché tu<br />
sei prezioso ai miei occhi<br />
e onorato, e io ti amo, io<br />
do uomini al tuo posto e<br />
popoli in cambio della tua<br />
vita. Non temere, perché<br />
io sono con te, farò venire<br />
la tua progenie dall’est e ti<br />
radunerò dall’ovest”.<br />
Ci vediamo al ritorno di<br />
Cristo!<br />
Se desiderate collaborare con <strong>Magazine</strong> <strong>Avventista</strong>,<br />
contattateci: contact@adventistemagazine.com<br />
Semplicemente, grazie per la vostra compagnia!<br />
13