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Ph. Alen De Cesare, Arquà Petrarca, <strong>2017</strong>. Courtesy Alen De Cesare<br />
In piazza bassa abbiamo solo<br />
lasciato la macchina e, sotto una<br />
finissima pioggia, velocemente<br />
iniziamo a incamminarci per le<br />
strette vie che fendono Arquà<br />
Petrarca, diretti verso il Borgo Alto.<br />
Al tavolino del bar ci riprendiamo<br />
un poco dalla fatica, ma ne è<br />
valsa la pena, d'altronde siamo in<br />
uno dei Borghi più belli d’Italia.<br />
«Il mal tempo s’è diradato, e fa il<br />
più bel dopo pranzo del mondo.<br />
Il Sole squarcia finalmente le<br />
nubi, e consola la mesta natura,<br />
diffondendo su la faccia di lei<br />
un suo raggio.» [1] Ci troviamo<br />
nello spazio allargato di piazza<br />
San Marco in cui convergono<br />
le due strade principali e dove<br />
si erige la colonna con il Leone;<br />
tra le costruzioni che circondano<br />
la piazza, tre di queste catturano<br />
la nostra attenzione. L’Oratorio<br />
della Santissima Trinità, di<br />
proprietà e gestione comunale,<br />
è un edificio a navata unica<br />
della seconda metà del 1100, e<br />
il suo aspetto attuale deriva da<br />
numerose modifiche che hanno<br />
trasformato il suo originario<br />
nucleo romanico. La torre<br />
campanaria esterna campeggia<br />
sul Sagrato dell’Oratorio,<br />
probabilmente uno degli scorci<br />
più fotografati. La Loggia del<br />
Vicari, dinanzi l’Oratorio, già in<br />
origine possedeva una copertura,<br />
sostituita nel 2003 da una in<br />
vetro e rame; lo spazio pubblico<br />
della Loggia era destinato alle<br />
assemblee dei funzionari civili,<br />
dei capifamiglia e dei Vicari ai<br />
tempi della Serenissima. Il nucleo<br />
di edifici al di là della Loggia<br />
è Casa Callegari e Foresteria<br />
Casa Callegari. Dalle stanze<br />
della Foresteria, in cui sono<br />
ancora conservati i controsoffitti<br />
lignei e alcune decorazioni<br />
parietali ad affresco, si intravede<br />
il piccolo Giardino della<br />
Foresteria Callegari. [2] Nella<br />
città di Arquà Petrarca, dove lo<br />
sguardo cerca superficialmente<br />
di lasciarsi affascinare da ciò<br />
che normalmente siamo abituati<br />
a trovare in un borgo, questi<br />
tre edifici possono diventare<br />
potenzialmente dei “catalizzatori<br />
di sguardi” interessati e curiosi.<br />
Ad oggi la piazza e il complesso<br />
di costruzioni accolgono<br />
concerti, rappresentazioni,<br />
matrimoni; banchetti di prodotti<br />
locali durante le manifestazioni<br />
storiche ed enogastronomiche; la<br />
Foresteria è sede della Biblioteca<br />
Civica e ospita durante l’anno<br />
mostre d’arte. La loro funzione<br />
originaria è stata sostituita: non<br />
sempre uno spazio mantiene<br />
la sua identità, la corrente del<br />
tempo modifica le architetture<br />
degli edifici così come le finalità<br />
per cui sono stati ideati. Ingranare<br />
la marcia del cambiamento e<br />
iniziare a percorrere una nuova<br />
strada è stato il tentativo della<br />
mostra di arte contemporanea<br />
Interferenze, alla quale una<br />
parte del collettivo che scrive ha<br />
partecipato alla realizzazione e<br />
curatela.[3] La mostra, al primo<br />
piano della Foresteria Callegari,<br />
ha ospitato i lavori di residenza<br />
artistica di Claudio Beorchia e<br />
Michele Tajariol, ai quali è stato<br />
affidato lo sfidante compito di<br />
interferire con la città e i cittadini<br />
e di produrre delle opere d’arte.<br />
Gli artisti sono entrati in contatto<br />
con il Borgo seguendo approcci<br />
differenti, producendo dei lavori<br />
che riflettono sinceramente la<br />
loro ricerca artistica. Per tre giorni<br />
la Foresteria Callegari ha ospitato<br />
il laboratorio Broken Portraits<br />
condotto da Michele Tajariol,<br />
durante il quale i partecipanti<br />
hanno potuto sperimentare su<br />
se stessi la ricerca della propria<br />
alterità, costruendola attraverso<br />
delle maschere. Spiega l’artista:<br />
«È stato un percorso corale<br />
[…]. Tutti svolgono delle attività<br />
pratiche nei tre giorni, si sporcano<br />
le mani, si sperimentano e alla<br />
fine, quando scatto, si palesa<br />
il mio lavoro finito. […] l’opera<br />
intesa come lavoro finito non<br />
esiste finché il percorso con loro<br />
non termina, finché la direzione di<br />
tutti i tre giorni non si è conclusa<br />
culminando nella fotografia<br />
finale.» [4] Le mascherealterità<br />
sono state indossate<br />
dai partecipanti, e Tajariol ne<br />
ha ricavato i suoi “ritratti rotti”<br />
attraverso uno scatto fotografico.<br />
L’ambientazione delle fotografie<br />
è stata il Borgo Alto di Arquà,<br />
non come mero fondale di<br />
un’opera, ma come parte di<br />
Ph. Alen De Cesare, Arquà Petrarca, <strong>2017</strong>. Courtesy Alen De Cesare<br />
[1] U. Foscolo,<br />
Ultime lettere di Jacopo Ortis<br />
[2] Arquà Petrarca.<br />
Un paese, i suoi monumenti, la sua storia.<br />
Il Prato. Saonara, 2012<br />
[3] Interferenze, a cura di I’M A.R.T. Ass.ne<br />
Khorakhanè, 24 settembre - 9 ottobre 2016,<br />
Foresteria Callegari.<br />
Info: khorakhanet.art@gmail.com<br />
[4] Michele Tajariol nell’intervista per il catalogo<br />
della mostra Interferenze.<br />
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