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Euganeamente Colli Euganei Aprile Maggio 2017

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Ph. Alen De Cesare, Arquà Petrarca, <strong>2017</strong>. Courtesy Alen De Cesare<br />

In piazza bassa abbiamo solo<br />

lasciato la macchina e, sotto una<br />

finissima pioggia, velocemente<br />

iniziamo a incamminarci per le<br />

strette vie che fendono Arquà<br />

Petrarca, diretti verso il Borgo Alto.<br />

Al tavolino del bar ci riprendiamo<br />

un poco dalla fatica, ma ne è<br />

valsa la pena, d'altronde siamo in<br />

uno dei Borghi più belli d’Italia.<br />

«Il mal tempo s’è diradato, e fa il<br />

più bel dopo pranzo del mondo.<br />

Il Sole squarcia finalmente le<br />

nubi, e consola la mesta natura,<br />

diffondendo su la faccia di lei<br />

un suo raggio.» [1] Ci troviamo<br />

nello spazio allargato di piazza<br />

San Marco in cui convergono<br />

le due strade principali e dove<br />

si erige la colonna con il Leone;<br />

tra le costruzioni che circondano<br />

la piazza, tre di queste catturano<br />

la nostra attenzione. L’Oratorio<br />

della Santissima Trinità, di<br />

proprietà e gestione comunale,<br />

è un edificio a navata unica<br />

della seconda metà del 1100, e<br />

il suo aspetto attuale deriva da<br />

numerose modifiche che hanno<br />

trasformato il suo originario<br />

nucleo romanico. La torre<br />

campanaria esterna campeggia<br />

sul Sagrato dell’Oratorio,<br />

probabilmente uno degli scorci<br />

più fotografati. La Loggia del<br />

Vicari, dinanzi l’Oratorio, già in<br />

origine possedeva una copertura,<br />

sostituita nel 2003 da una in<br />

vetro e rame; lo spazio pubblico<br />

della Loggia era destinato alle<br />

assemblee dei funzionari civili,<br />

dei capifamiglia e dei Vicari ai<br />

tempi della Serenissima. Il nucleo<br />

di edifici al di là della Loggia<br />

è Casa Callegari e Foresteria<br />

Casa Callegari. Dalle stanze<br />

della Foresteria, in cui sono<br />

ancora conservati i controsoffitti<br />

lignei e alcune decorazioni<br />

parietali ad affresco, si intravede<br />

il piccolo Giardino della<br />

Foresteria Callegari. [2] Nella<br />

città di Arquà Petrarca, dove lo<br />

sguardo cerca superficialmente<br />

di lasciarsi affascinare da ciò<br />

che normalmente siamo abituati<br />

a trovare in un borgo, questi<br />

tre edifici possono diventare<br />

potenzialmente dei “catalizzatori<br />

di sguardi” interessati e curiosi.<br />

Ad oggi la piazza e il complesso<br />

di costruzioni accolgono<br />

concerti, rappresentazioni,<br />

matrimoni; banchetti di prodotti<br />

locali durante le manifestazioni<br />

storiche ed enogastronomiche; la<br />

Foresteria è sede della Biblioteca<br />

Civica e ospita durante l’anno<br />

mostre d’arte. La loro funzione<br />

originaria è stata sostituita: non<br />

sempre uno spazio mantiene<br />

la sua identità, la corrente del<br />

tempo modifica le architetture<br />

degli edifici così come le finalità<br />

per cui sono stati ideati. Ingranare<br />

la marcia del cambiamento e<br />

iniziare a percorrere una nuova<br />

strada è stato il tentativo della<br />

mostra di arte contemporanea<br />

Interferenze, alla quale una<br />

parte del collettivo che scrive ha<br />

partecipato alla realizzazione e<br />

curatela.[3] La mostra, al primo<br />

piano della Foresteria Callegari,<br />

ha ospitato i lavori di residenza<br />

artistica di Claudio Beorchia e<br />

Michele Tajariol, ai quali è stato<br />

affidato lo sfidante compito di<br />

interferire con la città e i cittadini<br />

e di produrre delle opere d’arte.<br />

Gli artisti sono entrati in contatto<br />

con il Borgo seguendo approcci<br />

differenti, producendo dei lavori<br />

che riflettono sinceramente la<br />

loro ricerca artistica. Per tre giorni<br />

la Foresteria Callegari ha ospitato<br />

il laboratorio Broken Portraits<br />

condotto da Michele Tajariol,<br />

durante il quale i partecipanti<br />

hanno potuto sperimentare su<br />

se stessi la ricerca della propria<br />

alterità, costruendola attraverso<br />

delle maschere. Spiega l’artista:<br />

«È stato un percorso corale<br />

[…]. Tutti svolgono delle attività<br />

pratiche nei tre giorni, si sporcano<br />

le mani, si sperimentano e alla<br />

fine, quando scatto, si palesa<br />

il mio lavoro finito. […] l’opera<br />

intesa come lavoro finito non<br />

esiste finché il percorso con loro<br />

non termina, finché la direzione di<br />

tutti i tre giorni non si è conclusa<br />

culminando nella fotografia<br />

finale.» [4] Le mascherealterità<br />

sono state indossate<br />

dai partecipanti, e Tajariol ne<br />

ha ricavato i suoi “ritratti rotti”<br />

attraverso uno scatto fotografico.<br />

L’ambientazione delle fotografie<br />

è stata il Borgo Alto di Arquà,<br />

non come mero fondale di<br />

un’opera, ma come parte di<br />

Ph. Alen De Cesare, Arquà Petrarca, <strong>2017</strong>. Courtesy Alen De Cesare<br />

[1] U. Foscolo,<br />

Ultime lettere di Jacopo Ortis<br />

[2] Arquà Petrarca.<br />

Un paese, i suoi monumenti, la sua storia.<br />

Il Prato. Saonara, 2012<br />

[3] Interferenze, a cura di I’M A.R.T. Ass.ne<br />

Khorakhanè, 24 settembre - 9 ottobre 2016,<br />

Foresteria Callegari.<br />

Info: khorakhanet.art@gmail.com<br />

[4] Michele Tajariol nell’intervista per il catalogo<br />

della mostra Interferenze.<br />

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