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Trascorsi quattro decenni dagli eventi cui si è fatto<br />
cenno in Europa imperversa la Seconda Guerra<br />
Mondiale e le forze di liberazione dal giogo nazifascista<br />
avanzano da est con l’Unione Sovietica e da<br />
sud e ovest con gli Angloamericani. Questi ultimi in<br />
Italia adottano un metodo di combattimento tanto<br />
efficiente per i liberatori quanto devastante per i civili:<br />
prima i bombardamenti aerei colpiscono a tappeto i<br />
presidi nemici e poi si procede con le truppe di terra.<br />
Il prezzo di vite umane fra i civili sarà altissimo così<br />
come inestimabile risulterà il danno per le opere<br />
d’arte. Si pensi, fra gli innumerevoli esempi possibili,<br />
all’Abbazia di Montecassino (15-18 febbraio 1944) o<br />
alla Chiesa degli Eremitani (11 marzo 1944) a Padova<br />
con gli affreschi del Mantegna. Va da sé dunque<br />
che ogni città, posto il rischio di bombardamenti,<br />
tenta di mettere al sicuro quanti più tesori possibile<br />
e Venezia decide di inviare a Praglia tre fra le sue<br />
opere d’arte più rappresentative: i quattro cavalli<br />
di San Marco, il bronzo del Leone di S. Marco e la<br />
statua di San Todaro (Teodoro) che uccide il drago.<br />
Per quest’ultima opera è bene chiarire che non si<br />
conoscono allo stato, diversamente che per i due<br />
bronzi, documenti fotografici che provino il soggiorno<br />
nell’area euganea. Un esplicito riferimento, soltanto<br />
scritto, alla statua di San Todaro ospitata a Praglia<br />
è contemplato nella rivista edita dall’ “Azienda<br />
di Cura” di Abano Terme nel maggio del 1956.<br />
Rimangono dunque dei dubbi. La spedizione delle<br />
opere avviene per via fluviale e successivamente via<br />
terra con speciali carri che giungono a destinazione<br />
mercoledì 2 dicembre 1942. La ragioni della scelta<br />
del luogo è intuitiva: l’Abbazia di Praglia sorge in<br />
un’area “periferica” ed è edificata (in primis la<br />
chiesa) su di un alto basamento di trachite protetto<br />
da bugnato. Quindi sotto il sagrato si sono potuti<br />
ricavare dei vani praticamente inespugnabili anche<br />
in caso di bombardamento. Ma per comprendere<br />
l’eccezionalità dell’evento di cui si narra passiamo<br />
in breve rassegna le opere giunte dalla laguna nel<br />
cuore dei <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong>.<br />
I Quattro Cavalli di San Marco<br />
L’opera in rame e in bronzo risale al II-III secolo<br />
a.C.. È di probabile origine ellenistica. Le fonti<br />
concordano nel ritenere che i cavalli, insieme con<br />
una quadriga, prima furono portati a Roma per<br />
onorare i trionfi di Nerone e Traiano e poi fatti<br />
posizionare nel grande ippodromo di Costantinopoli<br />
dallo stesso Costantino. Nel 1204 costituiscono il<br />
bottino di guerra della Repubblica di Venezia dopo<br />
il saccheggio durante la Quarta Crociata. Vengono<br />
poi esibiti, dal 1254, nella facciata della Basilica di<br />
San Marco. Nel 1797 Napoleone trafuga l’opera e la<br />
invia a Parigi per abbellire l’Arco di Trionfo. I cavalli<br />
ritornano nel 1815 a Venezia, ora parte dell’impero<br />
austriaco, scortati dal capitano Dumaresq vincitore a<br />
Waterloo (18 giugno 1815). Durante la Grande Guerra<br />
negli anni 1917-1918 l’opera viene per sicurezza<br />
trasferita a Roma presso Castel Sant’Angelo. Infine,<br />
come ricordato, nel 1942 i cavalli trovarono rifugio,<br />
protetti da lastre di trachite, sotto il sagrato della<br />
chiesa dell’Abbazia di Praglia.<br />
Il Bronzo del Leone di San Marco<br />
È un’opera complessa molto rimaneggiata nei<br />
secoli. Originariamente si trattava di una chimera<br />
di chiara fattura orientale (forse assira) fusa tra il IV<br />
e il III secolo a.C. Giunta a Venezia nel 12° secolo<br />
fu fatta posizionare in Piazza San Marco dal doge<br />
Sebastiano Ziani sulla sommità di una colonna di<br />
granito egiziano negli anni 1172-1177. Per rendere il<br />
bronzo più somigliante al leone alato, simbolo di San<br />
Marco Evangelista patrono di Venezia dall’828 circa,<br />
in tempi diversi viene inserito il Vangelo, si asportano<br />
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