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Euganeamente Colli Euganei Aprile Maggio 2017

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Trascorsi quattro decenni dagli eventi cui si è fatto<br />

cenno in Europa imperversa la Seconda Guerra<br />

Mondiale e le forze di liberazione dal giogo nazifascista<br />

avanzano da est con l’Unione Sovietica e da<br />

sud e ovest con gli Angloamericani. Questi ultimi in<br />

Italia adottano un metodo di combattimento tanto<br />

efficiente per i liberatori quanto devastante per i civili:<br />

prima i bombardamenti aerei colpiscono a tappeto i<br />

presidi nemici e poi si procede con le truppe di terra.<br />

Il prezzo di vite umane fra i civili sarà altissimo così<br />

come inestimabile risulterà il danno per le opere<br />

d’arte. Si pensi, fra gli innumerevoli esempi possibili,<br />

all’Abbazia di Montecassino (15-18 febbraio 1944) o<br />

alla Chiesa degli Eremitani (11 marzo 1944) a Padova<br />

con gli affreschi del Mantegna. Va da sé dunque<br />

che ogni città, posto il rischio di bombardamenti,<br />

tenta di mettere al sicuro quanti più tesori possibile<br />

e Venezia decide di inviare a Praglia tre fra le sue<br />

opere d’arte più rappresentative: i quattro cavalli<br />

di San Marco, il bronzo del Leone di S. Marco e la<br />

statua di San Todaro (Teodoro) che uccide il drago.<br />

Per quest’ultima opera è bene chiarire che non si<br />

conoscono allo stato, diversamente che per i due<br />

bronzi, documenti fotografici che provino il soggiorno<br />

nell’area euganea. Un esplicito riferimento, soltanto<br />

scritto, alla statua di San Todaro ospitata a Praglia<br />

è contemplato nella rivista edita dall’ “Azienda<br />

di Cura” di Abano Terme nel maggio del 1956.<br />

Rimangono dunque dei dubbi. La spedizione delle<br />

opere avviene per via fluviale e successivamente via<br />

terra con speciali carri che giungono a destinazione<br />

mercoledì 2 dicembre 1942. La ragioni della scelta<br />

del luogo è intuitiva: l’Abbazia di Praglia sorge in<br />

un’area “periferica” ed è edificata (in primis la<br />

chiesa) su di un alto basamento di trachite protetto<br />

da bugnato. Quindi sotto il sagrato si sono potuti<br />

ricavare dei vani praticamente inespugnabili anche<br />

in caso di bombardamento. Ma per comprendere<br />

l’eccezionalità dell’evento di cui si narra passiamo<br />

in breve rassegna le opere giunte dalla laguna nel<br />

cuore dei <strong>Colli</strong> <strong>Euganei</strong>.<br />

I Quattro Cavalli di San Marco<br />

L’opera in rame e in bronzo risale al II-III secolo<br />

a.C.. È di probabile origine ellenistica. Le fonti<br />

concordano nel ritenere che i cavalli, insieme con<br />

una quadriga, prima furono portati a Roma per<br />

onorare i trionfi di Nerone e Traiano e poi fatti<br />

posizionare nel grande ippodromo di Costantinopoli<br />

dallo stesso Costantino. Nel 1204 costituiscono il<br />

bottino di guerra della Repubblica di Venezia dopo<br />

il saccheggio durante la Quarta Crociata. Vengono<br />

poi esibiti, dal 1254, nella facciata della Basilica di<br />

San Marco. Nel 1797 Napoleone trafuga l’opera e la<br />

invia a Parigi per abbellire l’Arco di Trionfo. I cavalli<br />

ritornano nel 1815 a Venezia, ora parte dell’impero<br />

austriaco, scortati dal capitano Dumaresq vincitore a<br />

Waterloo (18 giugno 1815). Durante la Grande Guerra<br />

negli anni 1917-1918 l’opera viene per sicurezza<br />

trasferita a Roma presso Castel Sant’Angelo. Infine,<br />

come ricordato, nel 1942 i cavalli trovarono rifugio,<br />

protetti da lastre di trachite, sotto il sagrato della<br />

chiesa dell’Abbazia di Praglia.<br />

Il Bronzo del Leone di San Marco<br />

È un’opera complessa molto rimaneggiata nei<br />

secoli. Originariamente si trattava di una chimera<br />

di chiara fattura orientale (forse assira) fusa tra il IV<br />

e il III secolo a.C. Giunta a Venezia nel 12° secolo<br />

fu fatta posizionare in Piazza San Marco dal doge<br />

Sebastiano Ziani sulla sommità di una colonna di<br />

granito egiziano negli anni 1172-1177. Per rendere il<br />

bronzo più somigliante al leone alato, simbolo di San<br />

Marco Evangelista patrono di Venezia dall’828 circa,<br />

in tempi diversi viene inserito il Vangelo, si asportano<br />

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