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Dicembre 17

Livorno non stop Dicembre 2018

Livorno non stop Dicembre 2018

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Livorno<br />

Anno 31 - N° 645<br />

non stop<br />

Omaggio<br />

mensile indipendente «strettamente» livorne-<br />

<strong>Dicembre</strong><br />

20<strong>17</strong><br />

l’ira di Melioco<br />

Oltre alla crisi economica e a quella<br />

abitativa sempre più pesante, quest’anno<br />

Livorno ha dovuto fare i conti<br />

anche con l’alluvione, che si è trascinata<br />

dietro morte, disperazione e sgomento. Auguriamoci<br />

di aver toccato il fondo e di rialzarci al più<br />

presto anche se le prospettive non sono rosee. Comunque<br />

Buon Natale e Buon Anno Nuovo...<br />

Livorno, di tutto un po’<br />

Una riflessione generale: dall’oasi climatica ai bagni di mare, dal Gran Tour<br />

all’imbarbarimento culturale, dalla toponomastica alle recenti polemiche...<br />

Il presepio,<br />

l’albero di Natale<br />

e il folklore<br />

All'interno di Marco Rossi<br />

Giosuè Carducci (Valdicastello di Pietrasanta 1835 – Bologna 1907)<br />

I luoghi livornesi<br />

di Giosuè Carducci<br />

All'interno di Mario Lorenzini<br />

La redazione augura a tutti i lettori<br />

Buon Natale<br />

e Felice Anno Nuovo<br />

Giotto: Presepe di Greccio, 1295-1299 circa, affresco 230×270 cm.<br />

ubicato nella Basilica superiore di San Francesco d’Assisi, Assisi.<br />

All'interno di Cesare Favilla<br />

All’interno riflessione<br />

di Stefania S’Echabur


LIVORNOnonstop è...<br />

2<br />

editoria<br />

Poesia Opera Omnia è l'ultima fatica letteraria della critica d’arte nonché volitivo e universale personaggio<br />

Quando la poesia ha un nome,<br />

Rita Santuari<br />

“L’unica prefazione di un libro<br />

e in particolare quello di poesie,<br />

è la mente di chi lo legge in<br />

quanto la poesia è soggettiva e<br />

narra un vissuto che spesso l’interlocutore<br />

fa proprio.<br />

Un testo poetico è qualcosa di<br />

autentico e profondo e la poesia<br />

è uno strumento indispensabile<br />

per spingerti alla radice<br />

di te stesso.<br />

La ricerca introspettiva del senso<br />

di se, ti induce a momenti di<br />

meditazione, condizione particolare<br />

dell’anima per esprimere e<br />

comunicare tormenti, amore,<br />

odio, commozione, gioie e dolori,<br />

oppure far emergere la parte<br />

oscura della propria psiche.<br />

Toni e temi diversi ti invitano<br />

ad ascoltare la voce del silenzio<br />

per dare un identità al proprio<br />

percorso di vita e mantenere<br />

il passo con la tirannia del<br />

tempo.<br />

Poesia. Opera Omnia – prodotto<br />

di sedimentazione – parole<br />

karakiri che speravi di aver dimenticato”:<br />

così scrive Rita<br />

Santuari nella prefazione della<br />

sua ultima fatica letteraria, appunto<br />

Poesia Opera Omnia, oltre<br />

400 pagine di sentimento,<br />

stati d’animo, di pennellate<br />

La copertina dell’ultima fatica letteraria<br />

di Rita Santuari.<br />

d’amore, forza, rabbia e solarità.<br />

Termini, questi ultimi, utilizzati<br />

anche dalla scrittrice e poetessa<br />

Adriana Scarpa in occasione di<br />

un’altra presentazione di un libro<br />

di Rita Santuari. Sentiteli:<br />

“Amore, forza, rabbia, solarità:<br />

la vita di Rita Santuari rifiuta<br />

il tranquillo scorrere dei giorni,<br />

la .monotonia dei gesti ripetitivi,<br />

i sentimenti in penombra.<br />

“Mi sento viva” ella afferma e<br />

“mai domata” mi permetto io<br />

di aggiungere.<br />

Se c’è qualcuno di cui si può<br />

dire che ha costruito mattone<br />

sopra mattone la propria vita<br />

esponendosi sempre in prima<br />

persona, qualcuno capace di<br />

grandi entusiasmi, di disponibilità<br />

e coinvolgimento verso<br />

gli altri, di profonda umanità,<br />

questo qualcuno è Rita Santuari,<br />

da me soprannominata “Rita<br />

delle bambole” per via di un<br />

ricordo della sua infanzia che<br />

un giorno mi ha narrato con<br />

toni così luminosi da farmelo<br />

rivivere. Gli anni sono fuggiti<br />

via da quel lontano episodio,<br />

ma Rita, ormai non più “delle<br />

bambole”, ha conservatoancora<br />

gli stessi stupori, le emozioni,<br />

la capacità di sentire, che<br />

sono propri dell’età giovane.<br />

Anche se la vita è stata dura,<br />

non è riuscita a rapinare la sincerità<br />

del suo animo, la sensibilità,<br />

la voglia di ricostruire<br />

ogni giorno il bordo dell’argine<br />

che la piena si porta via, il<br />

desiderio di cogliere le perle<br />

che ogni nuova alba accende<br />

di luce.<br />

Tutto questo Rita lo racconta<br />

in una significativa raccolta di<br />

poesie, intense di contenuti, forti<br />

nelle espressioni; poesie nelle<br />

quali a tratti la tensione si fa<br />

tangibile, il grido alto, la commozione<br />

trattenuta a stento.<br />

L’autrice non è donna che si<br />

lascia abbattere. Al nuovo infierire<br />

del destino risponde a<br />

volte con l’ironia: “Datemi un<br />

palcoscenico/ e vi presenterò<br />

/ una farsa d’amore. / Avanti<br />

signori /c’è posto/ Affittasi o<br />

vendesi / corpo libero da invasori”,<br />

ma altre volte tira sù<br />

immediatamente la testa e ritorna<br />

a vivere: “Riemerge /<br />

un’allegra tristezza / che colora<br />

il mio domani / con sensazioni<br />

/di serenità diffusa”.<br />

Il titolo di questo libro à eloquente,<br />

storia di una vita tormentata,<br />

potremmo definirla, e<br />

infatti qui stanno compendiati<br />

tutti gli affanni; Rita scava<br />

profondamente nella propria<br />

anima e si lascia andare ad una<br />

confessione liberatrice talvolta<br />

impietosa. La poesia si fa<br />

grido e tormento, per trasformarsi<br />

poi in forza viva.<br />

L’autrice ha molto sofferto e<br />

molto amato, non è passata<br />

anonima sui sentieri del tempo.<br />

Si è ubriacata di sole ed<br />

ha pianto di rabbia. Le sue poesie,<br />

anche se talvolta dipingono<br />

paesaggi, hanno sempre per<br />

tematica di fondo quella esistenziale,<br />

dove le sensazioni<br />

fanno da padrone e i sentimenti<br />

coinvolgono totalmente.<br />

Per quanto la vita possa essere<br />

stata con lei ingenerosa,<br />

Rita Santuari con il suo libro.<br />

l’autrice la ama profondamente<br />

ed urla il proprio diritto a<br />

viverla. Non può accettare che<br />

domani tutto finirà senza che<br />

di lei rimanga traccia: “La terra<br />

sostiene le mie impronte /e<br />

impedirò all’aratro del male /<br />

di cancellarle”.<br />

Affermazione del proprio “esistere”,<br />

ma anche atto di fede.<br />

Programma per continuare a<br />

compiere il proprio viaggio<br />

con grande impegno a favore<br />

di tutto e di tutti perché la generosità<br />

e l’amore sono la<br />

componente principale dell’essere<br />

Rita” .<br />

Significativo anche il flash del<br />

grande Luciano Luisi, scrittore,<br />

poeta e giornalista livornese,<br />

da anni trapiantato a Roma:<br />

“E mi sembra che questo libro<br />

(e le citazioni fatte sono sufficienti<br />

a confermarlo) smentisca<br />

ciò che la Santuari dice:<br />

“Forse non ho afferrato / il<br />

senso della vita”. Mi sembra<br />

invece che l’abbia saputo cogliere<br />

e governare, pur nelle<br />

sue infinite contraddizioni e<br />

abbia saputo trasmetterlo al<br />

suo lettore”.<br />

Una donna da vendere... ...una donna<br />

da comprare - Poesia Opera<br />

Omnia, novembre 20<strong>17</strong>, pagg. 410,<br />

Editrice «Il Quadrifoglio» - Livorno,<br />

ISBN 9 788897 358145. E. 23,00.


LIVORNOnonstop è...<br />

La terza pagina<br />

3<br />

tempo di Natale<br />

di Cesare Favilla<br />

Il presepio, l’albero di Natale<br />

e il folklore<br />

Secondo la legenda il primo<br />

presepio fu ideato da San<br />

Francesco che ricostruì la<br />

scena della natività con personaggi<br />

viventi la notte di<br />

Natale del 1223 a Greggio in<br />

provincia di Rieti. Fin dalla<br />

sua origine, il presepio dimostrò<br />

di possedere tutti gli elementi<br />

per emozionare ed affascinare<br />

adulti e bambini.<br />

Rappresentazione della natività<br />

del cristo erano già state<br />

fatte prima, ma il presepio<br />

di Greggio dette l’inizio alla<br />

sua storia sia nell’arte sia<br />

nella fantasia di ognuno di<br />

noi. Agli inizi i presepi venivano<br />

preparati soltanto nelle<br />

chiese ed erano usati per<br />

meglio raccontare, descrivere<br />

e spiegare ai fedeli i vangeli<br />

di Luca e Matteo. Con il<br />

passare del tempo la tradizione<br />

del presepio si diffuse e<br />

dalle chiese e dai chiostri<br />

passò nelle case di tutti i fedeli.<br />

Alla iniziale riproduzione delle<br />

figure essenziali della scena<br />

si aggiunsero nel presepio<br />

un numero infinito di figure,<br />

personaggi e scenari<br />

che dettero vita a scene popolari<br />

di gusto caratteristico.<br />

L’età d’oro del presepio fu il<br />

secolo XVIII a Napoli dove,<br />

specie per impulso di Carlo<br />

III di Borbone, si affermò un<br />

artigianato specializzato nella<br />

fabbricazione di quelle statuette<br />

in terra cotta che ancor<br />

oggi noi chiamiamo i “<br />

pastori”. Dalla terra cotta si<br />

passò alla carta pesta, poi al<br />

gesso fino all’attuale poco<br />

artistica e per niente artigianale<br />

plastica. Comunque,<br />

l’artigianato del<br />

presepio è ancora attivo<br />

ed apprezzato in<br />

Val Gardena e nel<br />

Trentino dove esperti<br />

intarsiatori producono<br />

bellissimi presepi<br />

in legno.<br />

Ma il luogo ove la<br />

fantasia dell’artigiano<br />

sembrava non<br />

aver limiti è ancora<br />

Napoli. In certe zone<br />

di questa fantasiosa<br />

città, come san Gregorio<br />

Armeno e San<br />

Biagio ai Librai, si trovano<br />

innumerevoli<br />

botteghe artigiane<br />

che sono delle vere e<br />

proprie fabbriche<br />

dove si modellano, si<br />

costruiscono e si riparano tutti<br />

quei personaggi e quelle scene<br />

che la fantasia del popolo vuole<br />

facciano parte del presente: madonne,<br />

pecore, buoi, asinelli,<br />

case, pastori, mendicanti, angeli<br />

e arcangeli.<br />

Ricordate la statuina realizzata<br />

nel 1993 dal Sig. Angelo Loffredo?<br />

Raffigurava un famoso<br />

giudice di Milano. È proprio<br />

vero, la fantasia napoletana non<br />

ha limiti.<br />

Per quanto riguarda l’albero di<br />

Natale la storia è meno lunga e<br />

forse non così interessante almeno<br />

per quanto riguarda noi<br />

italiani e in particolar modo i cattolici.<br />

Comunque, anche se durante<br />

il ventennio tutto ciò che<br />

non era prodotto o usanza nazionale<br />

veniva riguardato come<br />

un’intrusione nella nostra vita<br />

sociale ed economica, l’albero di<br />

Giotto: Presepe di Greccio, 1295-1299 circa, affresco 230×270 cm. ubicato<br />

nella Basilica superiore di San Francesco d’Assisi, Assisi.<br />

Natale faceva la sua apparizione<br />

in qualche casa.<br />

In precendenza, e più precisamente<br />

a partire dalla seconda<br />

metà dell’800 l’albero di Natale<br />

era ben conosciuto a Livorno.<br />

Erano attivi ed apprezzati almeno<br />

due comitati: il “Comitato per<br />

l’albero pro infanzia” composto<br />

da signore della borghesia che<br />

raccoglievano fondi al solo scopo<br />

di offrire giocattoli e vesti ai<br />

bambini bisognosi e il “Comitato<br />

dell’albero di Natale” formato<br />

da studenti che raccoglievano<br />

fondi per offrire un pranzo<br />

alle famiglie povere.<br />

La raccolta veniva effettuata goliardicamente<br />

sfilando in corteo<br />

per le principali vie cittadine con<br />

tanto di banda musicale. Belli<br />

erano gli alberi di Natale preparati<br />

all’Ospedalino infantile in<br />

via Nazionale e presso le suore<br />

Calasanziane di via del Bosco.<br />

Però, gli alberi più belli<br />

erano quelli preparati nelle<br />

comunità protestanti.<br />

Nel Natale del 1902, un cronista<br />

scriveva: “Abbiamo<br />

visto molti alberi di Natale<br />

ma francamente quello che<br />

vedemmo ieri nella chiesa<br />

evangelista di piazza Manin<br />

fu il più bello. Anzitutto<br />

l’albero in sé era bello, pieno,<br />

un magnifico abete alto<br />

almeno cinque metri e formato<br />

dal Signor Paoletti di<br />

via Cairoli che raccomandiamo<br />

agli AMATEURS degli<br />

alberi di Natale. Era ornato<br />

stupendamente, aveva<br />

un aspetto incantevole.<br />

Quando lo vedemmo acceso<br />

in un fiat ci sembrò di<br />

segue a pag. 4


LIVORNOnonstop è...<br />

4<br />

tempo di Natale<br />

da pag. 3<br />

assistere a quanto si legge nei<br />

racconti delle feste”.<br />

Si bello, bello quanto è l’albero<br />

di Natale ma il fascino che suscita<br />

il presepio è incomparabile<br />

perché riesce a dar gioia e serenità<br />

allo spirito per quel suo<br />

misticismo che avvolge il mistero<br />

della nascita del Salvatore. E<br />

quando il presepio si chiama<br />

“capannuccia” allora la mente<br />

va a spaziare in quell’infinità di<br />

ricordi che ormai soltanto i nonni<br />

di queste ultime generazioni<br />

possono raccontare.<br />

Una volta, già dopo il castagnaccio<br />

e le “mele di marzapane”<br />

di Santa Caterina, si sentiva<br />

qualcosa di gioioso, di festoso<br />

nell’aria: il Natale era veramente<br />

alle porte. Anzi, penso proprio<br />

che questi due dolci aprissero<br />

ufficialmente la stagione natalizia.<br />

Si iniziava a parlare di capannuccia,<br />

di borraccina, di pastori,<br />

di pecorelle, del bue e dell’asinello.<br />

La nonna, man mano che i giorni<br />

passavano, recitava ai nipotini<br />

incantanti la vecchia filastrocca:<br />

Il primo dicembre è Sant’Anzano,<br />

il quattro è Santa Barbara beata,<br />

il sei è San Nicolò che va per via<br />

Reg. Trib. Livorno n. 451 del 6/3/1987<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione e Stampa:<br />

Editrice «Il Quadrifoglio» S.a.s.<br />

Via C. Pisacane 7 - Livorno<br />

Tel. e fax. (0586) 81.40.33<br />

e-mail: ediquad@tin.it<br />

Direttore responsabile:<br />

Bruno Damari<br />

Comitato redazione:<br />

Luciano Canessa, Claudia<br />

Damari, Stefania D'Echabur,<br />

Michela Gini, Marcello Faralli,<br />

Cesare Favilla, Giovanni<br />

Giorgetti, Marco Rossi.<br />

Photo: Roberto Onorati.<br />

Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono<br />

unicamente le opinioni dell'autore.<br />

Numero chiuso il giorno 30/11/20<strong>17</strong><br />

e il sette è Sant’Ambrogio da Milano,<br />

l’otto Concezion Vergine Maria.<br />

Il nove mi cheto<br />

ché il dieci è la madonna di Loreto.<br />

Il dodici convien che digiuniamo<br />

Perché il tredici abbiamo Santa Lucia.<br />

Il ventuno, San Tummé, la chiesa canta<br />

e il venticinque abbiam la Pasqua Santa.<br />

Il ventotto sono l’Innocentini,<br />

finite le feste, finiti i quattrini!<br />

Un presepio con la borraccina<br />

Ma intanto faceva freddo, le giornate<br />

si scorciavano giorno per<br />

giorno e i ragazzi, obbligati a rimaner<br />

in casa, occupavano il<br />

tempo con il pensiero della letterina<br />

di Natale, giocando e cuocendo<br />

anellini di farina di castagne<br />

usando il ditale ed il caldano<br />

della nonna e fantasticando<br />

sui regali che avrebbero voluto<br />

riceve. Andavano presto a letto,<br />

più presto del solito, sognando<br />

nuove architetture e nuovi<br />

personaggi per la loro capannuccia.<br />

La piazza Cavallotti<br />

e altre<br />

piazze rionali<br />

erano la scena<br />

dei loro sogni.<br />

Di numerosi<br />

banchi, illuminati<br />

con l’acetilene,<br />

erano<br />

pieni, ricolmi di<br />

angeli, di stelle<br />

comete, Re<br />

Magi e pastori<br />

curvi sotto il<br />

peso dei doni<br />

che portavano<br />

al Bambin<br />

Gesù: alcuni<br />

portavano un<br />

agnellino, altri alcune focacce e<br />

altri ancora, deposto il carico<br />

schiacciante, erano in ginocchio<br />

con il cappello in mano in atteggiamento<br />

di rispetto e devozione.<br />

Tutto intorno si respirava un fresco<br />

profumo di bosco. Era la<br />

borraccina che sarebbe servita<br />

per costruire prati e strada su<br />

tutta la scena della capannuccia.<br />

Tutto il periodo natalizio era un<br />

fervore incessante di fantasticherie<br />

per progettare una capannuccia<br />

migliore di quella dell’anno<br />

precedente.<br />

Quel profumo di bosco che per<br />

giorni aveva invaso le piazze finalmente<br />

si faceva sentire anche<br />

nelle case e si mescolava a quello<br />

delle arance e dei mandarini,<br />

frutta ricercata e quasi emblematica<br />

del Natale; anche senza fichi<br />

secchi non era un vero Natale.<br />

Poi, il 24 dicembre, nel cuore della<br />

notte uno scampanio festeggiante<br />

ripeteva l’eterno invito<br />

di quell’antico osanna a Dio ed<br />

augurio di pace agli uomini di<br />

buona volontà.<br />

In cucina, il grande protagonista<br />

del pranzo di Natale era il<br />

cappone, anche se un colto cronista<br />

di oltre cento anni fa, parafrasando<br />

il “Natale”, l’inno sacro<br />

del grande Manzoni, scriveva:<br />

Dormi o Fanciul non piangere,<br />

dormi o Fanciul celeste:<br />

mandaci fiaschi e papere<br />

per queste sante feste!<br />

Ma invece delle papere giunsero<br />

i… capponi! Dai primi di dicembre<br />

fino a poche ore prima<br />

della vigilia il canto del gallo o<br />

lo schiamazzar delle galline si<br />

poteva udire anche nelle case<br />

di città. C’era, infatti, l’abitudine<br />

di ordinare il cappone in campagna,<br />

magari alla gabbrigiana<br />

e assicurarselo in tempo, bello<br />

e vivo.<br />

Oh, il Natale di una volta quando<br />

papà Natale non lo conosceva<br />

quasi nessuna e i doni li portava<br />

quasi in esclusiva la befana!<br />

I vecchi identificavano la<br />

loro età con il numero dei capponi<br />

mangiati, cioè dei ceppi<br />

vissuti.<br />

A proposito di cappone, un sonetto<br />

del Sor Cesare si conclude<br />

con questi versi:<br />

E poi… lassamo ‘andà, mondo birbone,<br />

vi riordate cor un po’ di sale<br />

com’era bono a ceppo quer cappone!<br />

Bambini ad un banco di Piazza Cavallotti a scegliere le statuine per iol presepio.


LIVORNOnonstop è...<br />

5<br />

storia<br />

Filippo Filippetti, i fratelli Gigli ed altri protagonisti furono uccisi nel contrastare la violenza dello squadrismo fascista<br />

Gli Arditi del Popolo<br />

e gli scontri dell'estate 1921<br />

di Michela Gini<br />

Personalmente, prima di un’accurata<br />

documentazione ispirata<br />

da una visita guidata nei luoghi<br />

della resistenza labronica, sugli<br />

Arditi del Popolo avevo notizie<br />

più mitiche che storiche ma<br />

soprattutto mi sono resa conto<br />

di quanto ignorassi circa le vicende<br />

di coloro che si opposero<br />

da subito al regime. Il movimento<br />

degli Arditi del Popolo,<br />

nato nell’estate del 1921 da una<br />

scissione della sezione romana<br />

degli Arditi d’Italia, sorse con<br />

lo scopo, appunto, di opporsi<br />

alle spedizioni punitive fasciste<br />

e creò vere e proprie milizie per<br />

la protezione dei quartieri e dei<br />

centri oggetto di attacchi armati<br />

da parte delle “squadracce”<br />

nere.<br />

Anche a Livorno l’attività degli<br />

Arditi, alla quale aderirono soprattutto<br />

anarchici, comunisti<br />

e socialisti, fu molto intensa e<br />

raggiunse la sua massima energia<br />

durante l’estate del 1921<br />

quando i militanti si resero protagonisti<br />

di svariati conflitti con<br />

i fascisti e la forza pubblica che<br />

costarono la vita a numerose<br />

persone. Tanto che la nostra città<br />

venne menzionata come esempio<br />

da seguire nel manifesto nazionale<br />

rivolto dall’Associazione<br />

Arditi del Popolo ai lavoratori<br />

italiani.<br />

Continue guerriglie ebbero luogo<br />

in città, soprattutto nel quartiere<br />

S.Marco e nella limitrofa via<br />

Garibaldi, zone in cui l’attivismo<br />

fu fortemente sentito e in cui<br />

avevano sede i più popolari ritrovi<br />

antifascisti come il Bar Bizzi<br />

di via Solferino.<br />

Tra i personaggi di spicco vi furono<br />

gli anarchici ardenzini Nardi<br />

e Baldasseroni, Filippo Filip-<br />

Lapide posta in via Provinciale Pisana a ricordo<br />

della barbara uccisione di Filippo Filippetti.<br />

Lapide posta in via Santo Stefano a ricordo dell'eccidio<br />

nella propria abitazione dei fratelli Gigli.<br />

Lapide posta all'interno dell'atrio del Palazzo Comunale<br />

che ricorda Pietro Gigli e Luigi Geminiani.<br />

petti, muratore e attivista dell’USI<br />

(Unione Sindacale Italiana),<br />

Gilberto Catarsi e Pilade Gigli<br />

uccisi durante gli scontri con<br />

i fascisti.<br />

In riferimento a quest’ultimo, il 2<br />

agosto 1922, durante l’occupazione<br />

militare della città per reprimere<br />

uno sciopero generale,<br />

una squadra fascista fece irruzione<br />

nella casa della famiglia<br />

Gigli, in via Santo Stefano n 20,<br />

uccidendo Pietro Gigli, consigliere<br />

comunale comunista e il<br />

fratello Pilade, tranviere libertario,<br />

in quel momento militare in<br />

licenza, mentre Armando Gigli,<br />

figlio di Pietro, riuscì a fuggire<br />

insieme allo zio Manlio. La madre<br />

Giulia Cantini,<br />

invece,<br />

venne gravemente<br />

ferita da<br />

un colpo di pistola<br />

perdendo<br />

la vista. L’episodio,<br />

ben noto<br />

ai nostri progenitori,<br />

viene ricordato<br />

come<br />

l’eccidio di via<br />

S. Stefano ed<br />

ebbe grande risonanza<br />

nel popolo<br />

labronico.<br />

L’ardito del popolo<br />

Filippo Filippetti,<br />

muratore<br />

anarchico,<br />

cadde invece in<br />

uno scontro a<br />

fuoco nei pressi<br />

di via Provinciale<br />

Pisana.<br />

Nel primo dopoguerra<br />

la presenza<br />

anarchica<br />

in città era<br />

notevole, al<br />

punto da mettere<br />

in difficoltà il<br />

neonato Partito<br />

Comunista che, almeno per i primi<br />

anni, dovette accontentarsi di<br />

un’unica federazione provinciale<br />

insieme a Pisa. Gli Arditi, dunque,<br />

ben prima dei partigiani,<br />

misero in campo una vera e propria<br />

guerriglia contro le provocazioni<br />

e le violenze dei fascisti<br />

che indubbiamente godettero<br />

dell’appoggio dei ceti medi, delle<br />

forze dell’ordine e della Chiesa.<br />

Tale resistenza prese le sembianze<br />

di una vera e propria guerra<br />

civile, tanto che nell’estate del<br />

1922 vi furono forti tensioni e<br />

scontri a cui seguirono violente<br />

repressioni da parte delle forze<br />

dell’ ordine.<br />

Altro nome noto del locale antifascismo<br />

è quello di Ilio “Dario”<br />

Barontini, operaio comunista<br />

che appena tredicenne fu attivo<br />

nel movimento anarchico<br />

livornese. Nel 1921 fu uno dei<br />

protagonisti della scissione comunista<br />

divenendo segretario<br />

della Federazione interprovinciale<br />

Livorno- Pisa del PCI. Fu<br />

più volte arrestato in quanto ritenuto<br />

“capace di commettere<br />

ed organizzare atti terroristici”.<br />

Certo, l’esperienza degli Arditi<br />

del Popolo fu breve, in quanto<br />

furono subito messi fuori legge<br />

e combattuti con la repressione<br />

e il confino ma non per questo<br />

meritano di essere dimenticati,<br />

avendo il merito di aver messo<br />

in atto la prima lotta armata contro<br />

il fascismo nel biennio 1921-<br />

22. Così come non è da dimenticare<br />

l’apporto fondamentale<br />

delle donne che si adoperarono<br />

attivamente durante quegli<br />

anni sostenendo una doppia<br />

lotta contro il fascismo e le violenze<br />

sessiste che da esso si<br />

generavano. Una delle ragazze<br />

di via Pellettier, certa Silvana<br />

Simonetti, ostetrica, partigiana<br />

in Emilia Romagna nella 36 a Brigata<br />

Bianconcini, di famiglia<br />

antifascista, intervistata nel<br />

2004 da un giornalista che le<br />

chiese se avrebbe rifatto la Resistenza<br />

rispose: “Si sì, anche<br />

ora guardi, se un fossi vecchia,<br />

l’ardore lo sento ancora, le rifarei<br />

le rivolverate io…”.<br />

Voglio riportare una citazione<br />

storica, a conclusione di questo<br />

mio modesto apporto alla<br />

memoria degli arditi, che racchiude<br />

in poche parole l’anima<br />

del pensiero che alimentò tanto<br />

coraggio: “(...) fieri del nostro<br />

orgoglio di razza, consci che<br />

la nostra Patria è ovunque siano<br />

popoli oppressi: Operai,<br />

Masse Lavoratrici, Arditi del<br />

Popolo, A noi!”.


LIVORNOnonstop è...<br />

6<br />

amarcord<br />

Il poeta era un habituè della nostra città, citata anche nella prima strofe nell’ode “Alla mensa dell’amico”<br />

I luoghi livornesi<br />

di Giosuè Carducci<br />

Grande amico del Pascoli i due erano soliti ritrovarsi alla Fiaschetteria Pilade Cipriani<br />

di via Maggi per “l’ispirazione per i loro carmi nel rubino frizzante del bicchiere toscano”.<br />

di Mario Lorenzini<br />

E’ a tutti ben noto quanto profondo<br />

sia stato il rapporto tra<br />

Giosuè Carducci e la Maremma<br />

in cui trascorse gli anni della<br />

fanciullezza e quanta poesia gli<br />

abbia ispirato l’amore per questa<br />

terra. Allora terra pisana, in<br />

seguito provincia di Livorno.<br />

Ma abbiamo pure varie testimonianze<br />

della presenza del Carducci<br />

nella nostra città e delle<br />

relazioni intercorse con letterati<br />

livornesi o ivi soggiornanti<br />

come il Guerrazzi, la Palli, Giuseppe<br />

Chiarini e Ottaviano Targioni<br />

Tozzetti.<br />

Ispirato a reciproca stima, cortesia<br />

e franchezza fu il rapporto<br />

con Francesco Domenico Guerrazzi.<br />

Il Carducci criticò talvolta un<br />

certo stile un po’ pomposo del<br />

Nostro, tuttavia questi incoraggiò<br />

il giovane Carducci, dopo la<br />

pubblicazione delle “Rime” a<br />

non lasciarsi influenzare dai critici<br />

avversi e appose egli stesso<br />

postille a quei versi di cui Carducci<br />

gli fu grato. E successivamente<br />

ricambiò lodando su “La<br />

Nazione”, il fresco e piacevole<br />

scritto del Guerrazzi intitolato “Il<br />

buco sul muro”. E seguirono altri<br />

scambi di cortesia.<br />

Grande ammirazione e deferenza<br />

il Carducci nutrì per la poetessa<br />

livornese Angelica Palli<br />

Bartolomei cui, pur non conoscendola<br />

direttamente indirizzò<br />

due autografi tra cui una lettera<br />

con la quale, su richiesta di<br />

Giosuè Carducci (Valdicastello di Pietrasanta 1835 – Bologna 1907)<br />

Francesco Falcucci, le inviava<br />

una sua lode per una “strenna<br />

livornese”: “Sicilia e la rivoluzione”,<br />

un’incitazione agli italiani<br />

che si conclude con i versi:<br />

“Uno il cuore, uno il fato, uno il<br />

grido, né stranieri né oppressi,<br />

mai più”.<br />

Specialmente a partire dal 1867<br />

il Carducci soggiornò più volte<br />

a Livorno ospite dell’amico carissimo<br />

Giuseppe Chiarini, che<br />

fu preside per <strong>17</strong> anni del liceo<br />

Niccolini, e in una lettera alla<br />

moglie Elvira, datata 10 agosto<br />

1871, cosi si esprimeva: “Sono<br />

qui a Livorno dove sto assai<br />

bene: me ne vado tutti i giorni<br />

sul mare ed è una vista stupenda:<br />

non si sente l’estate. Quanto<br />

avrei caro che ci fossi anche<br />

tu, povera Elvira, che ti<br />

solleverebbe l’animo e ti farebbe<br />

bene. I bambini del Chiarini<br />

sono tutti sani, grandi, grossi<br />

e mori che paiono facchini e<br />

stanno sempre al sole. Il sole<br />

fa bene ai ragazzi… Ieri fui a<br />

desinare dal Targioni”.<br />

Qui infatti aveva ritrovato anche<br />

l’amico di gioventù Ottaviano<br />

Targioni Tozzetti.<br />

Proprio al Chiarini in quell’agosto<br />

del 1871 confidò la sua intenzione<br />

di comporre poesie secondo<br />

la metrica antica e gli lesse<br />

le prime strofe dell’ode “Ideale”<br />

chiedendo il suo parere.<br />

Il Chiarini, pur sottolineando<br />

che quel tipo di metrica poco<br />

nota ai contemporanei non<br />

avrebbe incontrato il favore del<br />

pubblico, lo incoraggiò a continuare,<br />

ravvisando il valore di<br />

tale poesia.<br />

Il Carducci continuò e nacquero<br />

così le “Odi Barbare”. Ospite<br />

amato nella numerosa e chiassosa<br />

famiglia Chiarini, compose<br />

nel 1880 un’ode “Alla mensa<br />

dell’amico” pubblicata sulle<br />

“Nuove Barbare” .<br />

La prima strofa cosi suona:<br />

“Non mai dal cielo ch’io spirai parvolo<br />

Ridesti,o Sole,bel nume,splendido<br />

a me,si come oggi ch’effuso<br />

t’amo per l’ampie vie di Livorno”<br />

A Livorno abitava pure una figlia<br />

del poeta, Beatrice Carducci,<br />

sposa del professore Carlo<br />

Bevilacqua insegnante di matematica<br />

presso il liceo- ginnasio,<br />

morto nel 1898.<br />

La loro figlia Elvirina, a sua volta<br />

docente di lettere nel medesimo<br />

liceo, attesta che il nonno<br />

amava la nostra città e che era<br />

attirato oltre che dagli affetti familiari<br />

a da care amicizie da<br />

“quel che di aperto e arioso<br />

aveva la città nell’aspetto degli<br />

uomini e delle cose.”<br />

Ci restano le testimonianze della<br />

partecipazione del Carducci<br />

alla vita letteraria livornese.<br />

Collaborò con continuità a un<br />

“Gazzettino estivo” bisettimanale<br />

intitolato “Il mare”, sorto<br />

su iniziativa del Chiarini e del<br />

Targioni Tozzetti, edito dalla ti<br />

segue a pag. 7


LIVORNOnonstop è...<br />

7<br />

amarcord<br />

da pag. 6<br />

pografia di Francesco Vigo, e<br />

qui presentò per la prima volta<br />

“Primavere Elleniche”.<br />

Altri versi comparvero sui volumetti<br />

“Estate”, che uscirono<br />

dal 1882 al 1890.<br />

Ne era editore Raffaello Giusti<br />

che con il ricavato dei volumetti<br />

invitava a pranzo i collaboratori<br />

ai Pancaldi e al “Maccheroni”,<br />

celebre trattoria sulla Spianata<br />

dei Cavalleggeri. I commensali<br />

si recavano poi sulla rotonda<br />

dei bagni Acquaviva dove<br />

una volta il Carducci esclamò:<br />

“Qui è un gran bello stare”.<br />

Al Carducci furono letti dal Chiarini<br />

alcuni versi di un suo giovane<br />

ammiratore, a quel tempo<br />

alunno del Liceo e questi lo<br />

ascoltò con attenzione, dando<br />

incoraggiamento e consigli. Il<br />

giovanetto in questione si chiamava<br />

Giovanni Marradi. In seguito<br />

il Carducci disse di lui: “Ha<br />

il verso dal pieno petto” e<br />

“l’ispirazione della melodia” . E<br />

ancora: “Canta le intuizioni profonde<br />

della vita e della storia”.<br />

Sul Carducci anche due notizie<br />

curiose. Tra gli amici che lo ospitarono<br />

a Livorno ci fu anche il<br />

giornalista Averardo Borsi, il<br />

quale, nel maggio 1888, gli chiese<br />

di tenere a battesimo un suo<br />

figlio che di lì a poco sarebbe<br />

nato , promettendo di dargli il<br />

suo nome se maschio. Il Carducci<br />

accettò, ma non poté tenere<br />

fede all’impegno a causa degli<br />

esami. Al bambino fu ugualmente<br />

imposto il nome di Giosuè e il<br />

padre telegrafò al Carducci: il più<br />

piccolo dei Giosuè saluta il più<br />

grande dei Giosuè d’Italia.<br />

Una sera passeggiando con Ottaviano<br />

Targioni Tozzetti in via<br />

Grande il Carducci ebbe quasi a<br />

cadere per aver inciampato nei<br />

gradini della chiesa della Misericordia,<br />

che allora sporgevano<br />

su quasi tutto il marciapiede.<br />

Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci in una fiaschetteria.<br />

Nanni, che era assessore all’istruzione,<br />

appresa la notizia<br />

dell’incidente dal babbo, intervenne<br />

presso il sindaco Costella<br />

e gli assessori alla Polizia e ai<br />

Lavori e non ebbe pace fino a<br />

che una ordinanza impose l’arretramento<br />

di questa e di altre<br />

gradinate sporgenti.<br />

Tre locali pubblici potevano<br />

vantare di avere ospitato spesso<br />

il Carducci e i suoi illustri amici<br />

che non disdegnavano gli allegri<br />

simposi. Il suo nome compariva,<br />

infatti insieme a quelli di<br />

Ottaviano Targioni Tozzetti,<br />

Giuseppe Chiarini e altri frequentatori<br />

del locale in una piccola<br />

lapide all’interno del Caffè della<br />

Posta, diventato poi Caffè-Teatro<br />

Lazzeri, ristrutturato negli<br />

anni scorsi, trasformato in libreria<br />

a due piani con bar, ma poi<br />

chiuso definitivamente.<br />

Altra iscrizione marmorea si trovava<br />

in una fiaschetteria di via<br />

Maggi, al numero 6, ma con targa<br />

ricordo in una stanza diventata<br />

ripostiglio, titolare Pilade<br />

Cipriani, dove il Carducci e il Pascoli<br />

pare trovassero spesso “la<br />

invocata ora tranquilla” e “la ispirazione<br />

per i loro carmi nel rubino<br />

frizzante del bicchiere toscano”.<br />

Il buon vino che forse il Carducci<br />

apprezzava assai. Ne fa<br />

fede una lettera del 30 giugno<br />

1895 indirizzata al genero Carlo<br />

Bevilacqua contenente un vaglia<br />

di 40 lire e 30 centesimi con il<br />

poscrtitto: “Che mi farai il piacere<br />

di passare a Pilade Cipriani.”<br />

Questa la lapide posta all'interno<br />

della Fiaschetteria<br />

Cipriani (oggi ristorante) di<br />

via Maggi:<br />

GIOSUÈ CARDUCCI<br />

GIOVANNI PASCOLI<br />

POETI SOMMI DELLA RINASCEN-<br />

TE ITALIA / L'UNO AUDACE E<br />

SUBLIME NEL RITMO D'ORAZIO /<br />

L'ALTRO VIRGINIAMENTE ISPI-<br />

RATO E MITE / QUI / TRA GLI<br />

ANNI 1890 - 1897 / TROVARO-<br />

NO SPESSO / LA INVOCATA ORA<br />

TRANQUILLA / NELL'OSPITALE<br />

BRIO DI GENTE LIVORNESE / E /<br />

LA ISPIRAZIONE PER I LORO CAR-<br />

MI / NEL RUBINO FRIZZANTE /<br />

DEL / BICCHIERE TOSCANO (CIPPI)<br />

Il terzo esercizio era il ristorante<br />

“La Rondinella” situato in via<br />

Verdi 1. Oggi il locale ha l’insegna:<br />

“Attrazioni”.<br />

Qui nel luglio 1890 al termine di<br />

un allegro simposio il Marradi<br />

volle leggere ai convitati l’ode<br />

“Piemonte” e quando giunse ai<br />

versi “…..rendi la Patria, Dio,<br />

rendi l’Italia agli italiani”, tutti<br />

si alzarono in piedi applaudendo.<br />

Il Carducci, commosso per<br />

l’anelito di libertà, che sentiva<br />

sgorgare dal cuore dei presenti<br />

abbracciò il Marradi.<br />

Queste testimonianze di vita di<br />

Carducci a Livorno, contenute<br />

in una ricerca diffusa per la celebrazione<br />

del primo centenario<br />

della morte del poeta su iniziativa<br />

dell’Associazione Ex Studenti<br />

del Liceo Niccolini Guerrazzi<br />

il 6 marzo 2007, aiutano a<br />

meglio comprendere perché<br />

l’Amministrazione comunale nel<br />

1957 in occasione del cinquantesimo<br />

della morte abbia voluto<br />

degnamente commemorare il<br />

Poeta con una serie di conferenze<br />

tenute dagli illustri docenti<br />

Augusto Mancini, Raffaello<br />

Ramat e Francesco Flora, quest’ultimo<br />

autore della monumentale<br />

“Storia della Letteratura<br />

Italiana”, in cinque volumi,<br />

impressa nel mese di maggio del<br />

1957 nelle Officine Grafiche Veronesi<br />

dell’editore Arnoldo<br />

Mondadori. Giosuè Carducci è<br />

stato il primo italiano a ricevere,<br />

nel 1906, il Premio Nobel della<br />

letteratura.


LIVORNOnonstop è...<br />

8<br />

progetto scuola<br />

Grazie al progetto ORTO IN CONDOTTA, in collaborazione con l’Associazione<br />

Slow Food e alcune scuole cittadine, gli alunni sono venuti a conoscenza<br />

dell’educazione alimentare e della sostenibilità ambientale a partire dal Nido in su<br />

Ma che bravi questi bambini!<br />

di Giovanni Giorgetti<br />

Martedì 14 novembre si è svolta<br />

presso la Scuola primaria Dal<br />

Borro ed altre scuole di Livorno<br />

la Festa dell’Orto, collegata<br />

al progetto di Slow Food<br />

“ORTO IN CONDOTTA©” che<br />

quest’anno ha come tema da approfondire<br />

i cereali. La manifestazione,<br />

che doveva svolgersi<br />

come di consueto per San Martino<br />

l’11 novembre, era stata rimandata<br />

a causa del maltempo.<br />

La manifestazione, in collaborazione<br />

con l’Associazione Slow<br />

Food, dà il via al progetto annuale<br />

delle scuole che fanno<br />

l’orto, progetto che ha il fine di<br />

promuovere e sviluppare l’educazione<br />

alimentare e la sostenibilità<br />

ambientale nelle scuole a<br />

partire dal Nido, dalla Scuola<br />

dell’Infanzia, dalla Scuola Primaria<br />

e Secondaria di primo grado,<br />

attraverso l’educazione<br />

sensoriale e del gusto. Dalle attività<br />

dell’orto prendono l’avvio<br />

molteplici esperienze di apprendimento<br />

che coinvolgono<br />

tutte le discipline. Il primo School<br />

Garden di Slow Food, pensato<br />

e “coltivato” da Alice Waters,<br />

vice-presidente Slow Food<br />

Internazionale, nacque a Berkeley<br />

(California) a metà degli<br />

anni Novanta. In Italia l’Orto in<br />

Condotta prende avvio nel 2004<br />

divenendo lo strumento principale<br />

delle attività di educazione<br />

alimentare e ambientale nelle<br />

scuole.<br />

Insieme agli studenti, gli insegnanti,<br />

i genitori, i nonni e i produttori<br />

locali sono gli attori del<br />

progetto, costituendo la comunità<br />

dell’apprendimento per la<br />

trasmissione alle giovani generazioni<br />

dei saperi legati alla cultura<br />

del cibo e alla salvaguardia<br />

dell’ambiente.<br />

Le scuole livornesi che partecipano<br />

al progetto Orto in Condotta<br />

sono 38, numero che porta<br />

la nostra città ai primi posti<br />

della classifica nazionale: Nido<br />

Aquilone, Nido Coccinella,<br />

Nido Pirandello, Nido Santelli,<br />

Scuola dell’infanzia La<br />

Rosa, Centro infanzia Piccolo<br />

Principe, Centro infanzia Alveare,<br />

Centro infanzia Girasoli,<br />

Centro infanzia il Giardino di<br />

Sara, Scuola dell’infanzia Bimbi<br />

Allegri, Scuola dell’infanzia<br />

Pian di Rota, Scuola dell’infanzia<br />

Menotti, Scuola dell’infanzia<br />

D’Azeglio, Scuola dell’in<br />

segue a pag. 9


LIVORNOnonstop è...<br />

9<br />

progetto scuola<br />

da pag. 8<br />

fanzia La Tartaruga, Scuola<br />

dell’infanzia Pestalozzi, Scuola<br />

dell’infanzia Palazzina,<br />

Scuola dell’infanzia Agnoletti,<br />

Scuola dell’infanzia O. Benetti,<br />

Scuola dell’infanzia Ciribiriciccioli,<br />

Scuola dell’infanzia<br />

Barriera Margherita, Primaria<br />

Collodi/sezione ospedaliera<br />

(ORTO IN CORSIA), Primaria<br />

Banditella , Primaria Dal Borro,<br />

Primaria Natali, Primaria<br />

Carducci, Scuola primaria<br />

Fattori, Primaria Rodari, Primadia<br />

Razzauti, Primaria De<br />

Amicis, Primaria Gramsci, Primaria<br />

Villa Corridi, Primaria<br />

Campana, Primaria Maria Ausiliatrice,<br />

Primaria Thouar, Secondaria<br />

di primo grado Micali/Tesei,<br />

Secondaria di primo<br />

grado Michelangelo, Secondaria<br />

di primo grado Mazzini/<br />

Coteto, Secondaria di primo<br />

grado Mazzini sede.<br />

Queste notizie mi sono state riferite<br />

dalla sig.ra Valentina Gucciardo,<br />

segretario Slow Food Livorno<br />

e referente del progetto<br />

Orto in Condotta per Slow Food<br />

Livorno, la quale iscrivendo, nel<br />

2009 i suoi figli Luca Antonio e<br />

Lorenzo alla Scuola Dal Borro si<br />

fece promotore del progetto e<br />

trovò nella maestra Vittorina Cervetti<br />

un’appassionata sostenitrice,<br />

forse perché la maestra Vittorina<br />

viene da una terra di contadini:<br />

l’Emilia, dove il legame<br />

con l’agricoltura è sempre forte<br />

e radicato in ogni famiglia anche<br />

se tutti tifano Ferrari.<br />

Le due amiche, con le altre maestre<br />

dell’epoca Patrizia Coli, Laura<br />

Valentina Guicciardo, segretario<br />

Slow Food Livorno<br />

La maestra Vittorina Cervetti con i suoi alunni<br />

La maestra Cervetti con i gustosi pane ed olio e pane e miele<br />

pronti per essere assaggiati dagli alunni.<br />

Fleri, Marta Ripaccioli, Maria<br />

Carla Meini, Cristina Pecchia,<br />

Stella Di Maio, Cristina Giulianie<br />

Adriana Piedibene convinsero<br />

i genitori, i nonni e i ragazzi a<br />

impiantare un orto nel bel parco<br />

della scuola, dove avevano già<br />

sperimentato coltivazione di flora<br />

e piante varie.<br />

Jean Piaget sosteneva che un<br />

ambiente di apprendimento fertile<br />

e multisensoriale, con le forme<br />

e le superfici, i colori, gli odori,<br />

i gusti e i suoni del mondo reale,<br />

è fondamentale per il pieno sviluppo<br />

cognitivo ed emotivo del<br />

bambino.<br />

Al progetto hanno aderito negli<br />

anni con entusiasmo molti produttori<br />

locali come la Tenuta<br />

Bellavista Insuese, la quale, a<br />

Guasticce, coltiva grani “antichi”<br />

e olivi.<br />

Per grani “antichi” si intendono<br />

varietà del passato non rimaneggiate<br />

geneticamente dall’uomo<br />

che per le loro particolari caratteristiche<br />

(spighe alte e chicchi<br />

irregolari) non si prestano a lavorazioni<br />

intensive.<br />

La manifestazione del 14 novembre<br />

consisteva nel mostrare<br />

questi prodotti a tutti gli alunni<br />

della scuola e nel far assaggiare<br />

pane ed olio e pane e pane e miele<br />

su diversi tipi di pane, quello<br />

della Tenuta Insuese viene fatto<br />

con Grano tenero Verna, anche<br />

se loro coltivano pure Grano<br />

Gentil Rosso e il Grano Etrusco,<br />

quest’ultimo è un grano<br />

duro. I bambini hanno potuto<br />

osservare e toccare con mano<br />

le diverse varietà di grano prodotte<br />

dall’azienda, grazie ai chicchi<br />

ma anche ai mazzi di spighe<br />

che Sabina Vitarelli aveva portato.<br />

Nei prossimi giorni gli studenti<br />

di tutte le scuole cittadine che<br />

aderiscono al progetto semineranno<br />

nel loro orto diverse varietà<br />

di cereali e seguiranno il<br />

loro sviluppo fino alla mietitura.<br />

La maestra Cervetti mi ha poi<br />

invitato a visitare l’orto di ciascuna<br />

classe che, malgrado le<br />

abbondanti piogge, appariva<br />

ben ordinato e curato: cartellini<br />

didascalici indicavano le varie<br />

piante, gli olivi e la vigna.<br />

Ogni classe ha personalizzato<br />

il proprio campo sia come scelta<br />

di piante che come stile di<br />

uso dello spazio. Ognuno arricchisce<br />

la propria esperienza<br />

personale e contribuisce a migliorare<br />

il sapere e il sentire dei<br />

compagni.<br />

I bambini collegano le esperienze<br />

di casa con quelle fatte a<br />

scuola: Francesco F. oggi ha<br />

raccontato che aveva messo<br />

anche a casa le carote ma le<br />

aveva seminate vicino al recinto<br />

del cavallo che gliele ha mangiate<br />

tutte. Portano a casa le<br />

cose coltivate a scuola e viceversa.<br />

Ad esempio quest’anno<br />

sono tornate a scuola le zucche<br />

seminate a maggio nei vasetti<br />

a scuola ma cresciute in<br />

casa.<br />

I ragazzi coltivano con entusiasmo<br />

l’orto, di cui sono orgogliosi,<br />

con impegno mentale e<br />

fisico, riscoprendo la natura<br />

con i suoi prodotti, la qual cosa<br />

influenzerà tutta la loro vita.<br />

La sig.ra Gucciardo mi diceva<br />

che l’amore dei ragazzi per l’orto<br />

è tale che molti di loro hanno<br />

espresso l’intenzione di iscriversi<br />

ad agraria da grandi.<br />

La sig.ra Gucciardo in settembre<br />

era, con altri cinque delegati<br />

toscani, al 7° Congresso Internazionale<br />

di Slow Food a<br />

Chengdu in Cina.<br />

Finalmente qualche persona<br />

che non chiacchiera solamente<br />

ma lavora con la testa e con le<br />

mani.<br />

E’ importante sottolineare che<br />

questo progetto ha bisogno di<br />

tanto entusiasmo e tanta collaborazione.<br />

Se queste esperienze<br />

hanno successo è perché<br />

non c’è una sola persona a portarle<br />

avanti. Qualcuno si noterà<br />

di più, qualcuno sarà più nell’ombra<br />

ma tutti sono indispensabili<br />

per far fiorire il nostro orto.


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LIVORNOnonstop è...<br />

11<br />

attualità<br />

Livorno, di tutto un po’<br />

Una riflessione generale: dall’oasi climatica ai bagni di mare, dal Gran Tour<br />

all’imbarbarimento culturale, dalla toponomastica alle recenti polemiche...<br />

di Marco Rossi<br />

Che Livorno sia un’oasi climatica<br />

è noto a tutti i livornesi.<br />

Quale altra città, infatti, può<br />

vantarsi di permettere ai propri<br />

cittadini di fare il bagno quasi<br />

tutto l’anno? E non mi riferisco,<br />

badate bene, a quelle decine di<br />

imperterriti che lo fanno anche<br />

a Capodanno perché non smettono<br />

veramente mai di farlo. No,<br />

mi riferisco a gente comune<br />

come mia moglie (66 anni) che<br />

quest’anno ha smesso solo il 4<br />

novembre.<br />

Ma il 20<strong>17</strong> è stata un’eccezione,<br />

dirà qualcuno, e questo pianeta<br />

alla deriva probabilmente<br />

cambierà il clima in modo ancora<br />

più sconvolgente. Da tempo,<br />

però, la nostra città vanta centinaia<br />

di persone che tutti i giorni<br />

dell’anno sono a correre od a<br />

camminare lungomare. Alcuni (i<br />

più pazzi od i più insonni, come<br />

me) lo fanno in orario antelucano<br />

(alle 6,30 dalla Rotonda ad<br />

Antignano c’è già gente) ma<br />

durante tutta la giornata sino<br />

alla sera tardi è possibile vedere<br />

la passeggiata sempre piena,<br />

anche se piove.<br />

Al di là del nubifragio di settembre<br />

(caso isolato, anche se,<br />

purtroppo, molto tragico), in effetti,<br />

poche altre città possono<br />

vantare solo qualche giornata<br />

di libeccio mentre altrove o si<br />

gela o si soffoca per l’afa, senza<br />

citare lo smog delle polvere<br />

sottili. Insomma sul fatto che viviamo<br />

in un’oasi climatica non<br />

c’è davvero dubbio. E lo sanno<br />

anche tutti i livornesi.<br />

Che in passato, invece, la città<br />

sia stata pure altro, questo pochi<br />

livornesi lo sanno. Ormai<br />

imbarbarita culturalmente, infatti,<br />

Livorno ha scordato di aver<br />

fatto parte del cosiddetto<br />

Grand Tour che tutti i maggiori<br />

letterati ed artisti del mondo<br />

consideravano loro dovere effettuare<br />

per l’Europa, ed in Italia<br />

in particolare. Alcuni addirittura<br />

a Livorno vi vissero anche<br />

a lungo come il poeta George<br />

Byron nel 1822, mentre<br />

altri (come Alessandro Manzoni<br />

nel 1827) dalla locanda dei<br />

Boboli in Via Grande al 126<br />

scappò per l’eccessivo frastuono<br />

stradale. Nel 1829 fu a Livorno<br />

James Fenimore Cooper,<br />

autore dell’Ultimo dei Mohicani,<br />

che scrisse come “la città è<br />

interessante, ha dei magnifici<br />

paesaggi pittoreschi, ed è pervasa<br />

da un’atmosfera di commercio<br />

che vi prende tutti”.<br />

Nel 1856 vi arrivò anche Herman<br />

Melville, autore di Moby Dick,<br />

ed il 15 agosto del 1906 passò<br />

da Livorno pure Buffalo Bill che<br />

si esibì nell’allora piazza d’armi<br />

(attuale piazza della Stazione)<br />

col suo celebre Wild West Show<br />

che toccò solo città come Napoli,<br />

Torino, Genova, Milano,<br />

Firenze e Roma.<br />

Ancora prima, nel settecento, il<br />

centro labronico aveva ricoperto<br />

un ruolo culturale di prestigio<br />

con case editrici e dovizia di<br />

teatri. Carlo Goldoni, tanto per<br />

1906 La locandina del Wild West di Buffalo Bill e, nel riquadro, il manifesto<br />

della data livornese<br />

Il manifesto de Le smanie per la villeggiatura<br />

di Carlo Goldoni che fu<br />

ambientato sulle nostre colline.<br />

dirne una, ottenne il primo successo<br />

colle Smanie per la villeggiatura<br />

ambientato sulle nostre<br />

colline e fu qui che decise di<br />

abbandonare la carriera avvocatizia<br />

dedicandosi a quella di scrittore.<br />

Il più antico dei teatri cittadini<br />

(quello nei pressi della chiesa di<br />

San Sebastiano detto anche<br />

Stanzone delle commedie) fu<br />

aperto nel 1658: nel <strong>17</strong>00 arrivammo<br />

ad averne ben 12 (forse record<br />

nazionale). E se la tipografia<br />

del Coltellini prosperò anche<br />

perché disposta a pubblicare pur<br />

quello che altrove era vietato<br />

dalla censura ecclesiastica, fu<br />

sempre essa a divulgare la seconda<br />

edizione italiana dell’Encyclopedie<br />

di Diderot e d’Alembert<br />

(<strong>17</strong>70) come Dei delitti e delle<br />

pene di Cesare Beccaria (<strong>17</strong>64).<br />

Ma sino al mantenimento dello<br />

stato di porto franco (perso nel<br />

1865) la città era anche ricca,<br />

abitata da persone di tutto il<br />

mondo che solo qui trovavano<br />

quella libertà e quel clima rari altrove.<br />

In via Borra avevano luogo<br />

ambasciate e consolati dei<br />

più importanti paesi d’Europa ed<br />

segue a pag. 12


LIVORNOnonstop è...<br />

12<br />

attualità<br />

da pag. 11<br />

a percorrerla, spesso si incontravano<br />

cortei di autorità in arrivo<br />

od in partenza.<br />

Consequenziale, dunque, che<br />

molti livornesi abbian lasciato<br />

il loro nome nella storia. Tralasciamo<br />

pure personaggi famosi<br />

come Modigliani o Mascagni,<br />

anche se gli orientali che<br />

sbarcano al porto e chiedono<br />

del primo con difficoltà sono indirizzati<br />

in Via Roma ove, peraltro,<br />

la sua prima abitazione è in<br />

mano a privati e di suo contiene<br />

ben poco. E spesso mi è capitato<br />

di poter indirizzare in piazza<br />

Cavallotti chi chiedeva della<br />

dimora nativa del secondo.<br />

Come spesso, purtroppo, mi è<br />

capitato anche di sentir rispondere<br />

picche a chi, presso la sede<br />

dell’EPT, chiedeva cosa si poteva<br />

vedere di teatrale la sera.<br />

Amedeo e Pietro, del resto,<br />

non sono esempi rari. Chi rivoluzionò<br />

l’equitazione, oltre<br />

che l’ippodromo ce lo ricorda<br />

anche via Federico Caprilli (traversa<br />

di Via Lepanto davanti<br />

all’Accademia), mentre di chi<br />

lanciò l’arte dei poster ce ne<br />

parla piazza Leonetto Cappiello<br />

all’Ardenza.<br />

E possiamo continuare a lungo<br />

perché lo stradario cittadino<br />

non ha mai dovuto far fatica a<br />

crescere con propri figli divenuti<br />

famosi: lo schermidore<br />

Nedo Nadi (via accanto a piazza<br />

Benamozegh), i pittori Giovanni<br />

Fattori (traversa di Viale<br />

del Risorgimento), Giuseppe<br />

Bartolena (via ad Ardenza), Guglielmo<br />

Micheli (via traversa di<br />

Corso Mazzini), Plinio Nomellini<br />

(via traversa di viale d’Antignano),<br />

Renato Natali (via a<br />

Salviano), Amedeo Modigliani<br />

(via traversa di via delle Sorgenti)<br />

e Vittorio Matteo Corcos (via<br />

traversa di corso Mazzini), l’attore<br />

Ernesto Rossi (davanti al<br />

liceo classico), il poeta Giorgio<br />

Caproni (piazza in Via Maggi),<br />

lo scrittore Guelfo Civinini (via<br />

in Banditella), il rabbino Elia Benamozegh<br />

(piazza fra via Grande<br />

ed i fossi), il filosofo Eugenio<br />

Rignano (traversa di Via<br />

Un celebre manifesto di Leonetto Cappiello reclamizzante la Stagione<br />

Balneare livornese de1901.<br />

Donnini), il poeta e librettista<br />

Ranieri de’ Calzabigi (via perpendicolare<br />

a Via Marradi), il giornalista<br />

Giuseppe Bandi fondatore<br />

del Tirreno (traversa di via<br />

Zola), il finanziere ed industriale<br />

Pietro Bastogi (via traversa di<br />

via delle Sorgenti), lo scrittore<br />

Giosuè Borsi (dietro via Grande),<br />

il tipografo Marco Coltellini (via<br />

zona Provinciale Pisana), lo scultore<br />

Paolo Emilio Demi (via da<br />

Piazza Magenta), il baritono Enrico<br />

Delle Sedie (via traversa di<br />

via Calzabigi), il matematico Federico<br />

Enriques (via zona Picchianti),<br />

il chitarrista Oscar Ghiglia<br />

(via traversa di via Mameli),<br />

il poeta e scrittore Giovanni<br />

Marradi (via dall’Attias), il tenore<br />

Galliano Masini (via traversa<br />

di via Mastacchi), il librettista<br />

Guido Menasci (via parallela di<br />

viale Alfieri), l’ufficiale di Marina<br />

Francesco Mimbelli (via parallela<br />

a via San Jacopo in Acquaviva),<br />

il filantropo ed imprenditore<br />

Moses Montefiore<br />

(via alle Sorgenti), il commediografo<br />

Dario Niccodemi (via alle<br />

Sorgenti), il musicista Pietro<br />

Mascagni (via traversa di Viale<br />

Marconi), il drammaturgo Sabatino<br />

Lopez (via traversa di V.le<br />

della Libertà), l’ingegnere automobilistico<br />

Aurelio Lampredi<br />

(via a porta a Terra), l’architetto<br />

Antonio Corazzi (via traversa<br />

di viale Sauro), lo scrittore<br />

Carlo Bini (via traversa di corso<br />

Mazzini)….<br />

Quanto sopra, naturalmente,<br />

non pretende di essere esaustivo<br />

quanto, solamente, indicativo.<br />

Perché lo scopo era quello<br />

di confrontarlo con chi, di livornesi<br />

famosi, una strada intestata<br />

ancora non ce l’ha, al qual<br />

fine, ancora senza pretesa si risultar<br />

esaustivi, potremmo citare<br />

Alberto Bolaffi che inventò<br />

la filatelia moderna, l’attore<br />

Umberto Melnati, la pittrice<br />

Matilde Malenchini, l’attrice<br />

Doris Duranti, il violinista Vittorio<br />

Michelucci, il violinista e<br />

compositore Pietro Nardini, il<br />

calciatore Armando Picchi, il<br />

medico Tullio Terni, il pittore<br />

Alfredo Muller, lo scenografo<br />

ed architetto Virgilio Marchi,<br />

l’esploratore Camillo Guarmiani,<br />

lo scienziato Umberto Colombo…<br />

ed il governatore della<br />

Banca d’Italia, primo ministro e<br />

presidente della repubblica Carlo<br />

Azeglio Ciampi.<br />

Come vedete l’elenco di chi non<br />

ce l’ha ancora non è lunghissimo<br />

e non riporta nomi famosissimi<br />

per cui gridare allo scandalo…<br />

salvo l’ultimo, ovviamente.<br />

Perché un livornese presidente<br />

della repubblica non<br />

l’avevamo mai avuto e, probabilmente,<br />

non lo riavremo di<br />

nuovo.<br />

La recente polemica, senza volerla<br />

affrontare con polemica,<br />

merita una piccola considerazione.<br />

Essa, infatti, sarebbe sorta<br />

perchè Ciampi ha fatto poco per<br />

Livorno. Al di là del fatto che un<br />

presidente (figura legata a tutti<br />

gli italiani senza differenza alcuna)<br />

troppo interessato alla propria<br />

città natale avrebbe meritato<br />

critiche anziché elogi, dove<br />

sta scritto che l’intestatario di<br />

una strada deve aver fatto qualcosa<br />

per la città? Cos’hanno fatto<br />

per la città di Livorno tutti<br />

quelli che lo sono già, oltre che<br />

darle lustro? Veramente, con tutto<br />

il rispetto, il baritono Delle<br />

segue a pag. 13<br />

Umberto Colombo (Livorno 1927 -<br />

Roma 2006). Scienziato, già ministro<br />

Ministro dell’università e della<br />

ricerca scientifica e tecnologica<br />

nel governo Ciampi (maggio<br />

1993-maggio 1994).


LIVORNOnonstop è...<br />

13<br />

attualità<br />

da pag. 12<br />

Il Mercatino di Piazza XX Settembre negli anni Settanta/Ottanta (foto Leonardi)<br />

Sedie ha fatto per Livorno più<br />

di Ciampi? E cos’hanno fatto per<br />

Livorno gli altri intestatari delle<br />

più di 2.000 strade Livornesi? La<br />

stragrande maggioranza di essi<br />

non sono nemmeno nati qui…<br />

In definitiva le strade dovrebbero,<br />

nel loro piccolo, contribuire<br />

a mantener memoria ed a far<br />

cultura. Cosa quanto mai difficile<br />

oggidì, quando le nuove<br />

leve sanno tutto di chi, da Livorno,<br />

ha partecipato a X<br />

Factor o ad Amici non sapendo<br />

però posizionare temporalmente<br />

il Manzoni, Napoleone o Carlo<br />

Magno.<br />

Ma per cosa è famosa Livorno<br />

di questi tempi? Nel dopoguerra<br />

ci avevan fatto pubblicità non<br />

certo fatti culturali, quali le passate<br />

editoria ed interesse teatrale,<br />

quanto il Mercatino Americano,<br />

Il Vernacoliere e le barzellette<br />

in generale. Il primo è<br />

stato cancellato dall’agiatezza e<br />

dalla telematica; il secondo non<br />

risulta più originale per la propria<br />

inverecondia in una società<br />

ove il turpiloquio è pubblico<br />

ad ogni livello; le terze, di cui<br />

Gino Bramieri ci riconosceva il<br />

primato assoluto, stanno scomparendo<br />

e se ne sentono sempre<br />

meno di nuove.<br />

Recentemente stiamo cercando<br />

di riscoprire qualcosa come le<br />

Leggi Livornine o, passando di<br />

palo in frasca, la razza delle galline<br />

livornesi famose in tutto il<br />

mondo, ma quanta fatica a farsi<br />

ascoltare da chi è interessato<br />

soprattutto a televisione, internet,<br />

facebook, twitter ed app per<br />

lo smartphone! Ad insistere nel<br />

parlar di cultura, come minimo si<br />

corre il rischio d’apparir vecchi<br />

(come sono) e “rinco” come non<br />

mi arrendo ad accettar d’essere.<br />

In realtà vien da pensare che ai<br />

livornesi di oggi la cultura non<br />

interessi affatto, tutti presi come<br />

sono a polemizzare fra di loro.<br />

Qualche anno fa, del resto, uno<br />

dei labronici in auge, prima di<br />

dare ad una sua commedia l’altisonante<br />

e veramente acculturato<br />

titolo Puppa, scrisse sul Tirreno<br />

all’assessore alla cultura<br />

per segnalargli che le loro due<br />

culture non coincidevano. Evidentemente<br />

ignaro (nonostante<br />

i suoi studi al Classico) che il<br />

termine Cultura significa istruzione<br />

e conoscenza e, come tale,<br />

quindi è un concetto univoco<br />

senza possibilità di differenziazione<br />

per tipologie, colla sua<br />

uscita seppe però evidenziar<br />

bene come gli interessi della<br />

sua generazione (non Cultura<br />

in senso vero, quanto insieme<br />

qui la tua auto<br />

è in buone mani!<br />

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di tradizioni e modi di vivere)<br />

fossero assai diversi da quelli di<br />

un tempo, ormai caratterizzati da<br />

cinismo ed individualismo spinto.<br />

In una situazione come questa<br />

non resta davvero altro che giusto<br />

il bagno in mare, cosa che,<br />

peraltro, inventammo qui in riva<br />

al Tirreno quanto a diffusione<br />

popolare nel <strong>17</strong>81 coi Bagni Baretti<br />

vicino a dove ora c’è l’Acquario<br />

ed insegnammo a pubblicizzare<br />

col primo Manifesto<br />

Balneare prodotto da Leonetto<br />

Cappiello nel 1901.<br />

Ecco perché, tornando all’inizio,<br />

avvertendo un sapore amaro in<br />

bocca per cosa nel tempo abbiamo<br />

perso, noi di Livorno, e<br />

con la sensazione che chi ci ha<br />

preceduto ci osservi quanto<br />

meno stupito della nostra incapacità<br />

di reazione, mi consolo al<br />

pensiero che, meno male, almeno<br />

c’è rimasta l’oasi climatica e,<br />

per prepararmi alla camminata di<br />

domani mattina presto, me ne<br />

vado a letto senza indugi per dimenticare<br />

polemiche ed insoddisfazioni.<br />

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LIVORNOnonstop è...<br />

14<br />

LE INIZIATIVE DURANTE L'APERTURA DELO STORICO EDIFICIO<br />

cultura<br />

Casa della Cultura e... Un incontro<br />

Il Cisternino di Piazza Guerrazzi,<br />

sabato 11 novembre scorso, ha<br />

riaperto le porte alla città. Il programma<br />

è stato ricco di visite<br />

guidate, musica e installazioni.<br />

Dopo circa venti anni di chiusura<br />

al pubblico lo storico edificio<br />

della “Casa della Cultura” è<br />

finalmente pronto a lanciarsi nella<br />

nuova esperienza per diventare<br />

spazio per la cultura e politiche<br />

giovanili.<br />

Sarà dunque un luogo d’incontro<br />

tra Amministrazione e comunità,<br />

un centro per ascolto attivo<br />

e progettazione partecipata.<br />

Un corteo di persone hanno<br />

aspettato il loro turno per entrare<br />

all’interno dell’edificio, e per<br />

l’occasione la Fondazione del<br />

Teatro Goldoni, ha ideato all’esterno<br />

un angolo di letture<br />

dedicato al “ricordo” della<br />

“Casa della Cultura”.<br />

Numerosi gli artisti labronici impegnati<br />

in teatro e nel mondo<br />

della letteratura, il nome di alcuni<br />

autori: Simonetta Del Cittadino,<br />

Walter Nenci, Luca Salemmi<br />

(che ha letto Sandra Mazzinghi),<br />

Emanuele Barresi, Eleonora Zacchi,<br />

Claudio Monteleone, Paola<br />

Pasqui, Simone Fulciniti, Fabrizio<br />

Brandi, Claudio Marmugi…<br />

e tanti tanti altri.<br />

Un omaggio ai nostri lettori del<br />

mio personale racconto.<br />

Un incontro<br />

di Stefania D’Echabur<br />

Diversi anni fa lavoravo in un<br />

salone di bellezza sugli Scali<br />

degli Avvalorati, di fronte alla<br />

Fortezza Nuova.<br />

Mi vedo allora: una ragazza<br />

quasi in apnea che mentre lavora<br />

sta in silenzio per catturare<br />

ogni parola, le signore raccontano<br />

le loro storie, e io, curiosa<br />

e avida, non sono mai sazia<br />

di ascoltare.<br />

Spesso, quando torno a casa,<br />

Il Cisternino di Pasquale Poccianti, lo storico edificio un tempo “Casa della Cultura”, in una foto di inizio '900.<br />

Stefania D'Echabur durante la lettura del suo<br />

racconto in occasione dell'inaugurazione del<br />

Cisternino di piazza Guerrazzi.<br />

trascrivo alcune di quelle storie<br />

sopra ad un quaderno. Scrivere<br />

fin da piccola è stata la mia grande<br />

passione.<br />

Un giorno entrò una cliente<br />

chiedendo se poteva fare una<br />

messa in piega e una manicure.<br />

Tenni la sua mano a contatto<br />

con la mia spalmandole la crema,<br />

le limai le unghie, e mentre<br />

le stavo dando lo smalto, mi raccontò<br />

che era appena arrivata<br />

da Roma per tenere una conferenza<br />

alla Casa della Cultura. Alla<br />

fine disse: “Sono una scrittrice.”<br />

“Una scrittrice vera! Pensai!” Appresa<br />

la notizia, i miei occhi si spalancarono,<br />

una scrittrice in carne<br />

ed ossa non l’avevo mai vista, per<br />

me era quasi una divinità.<br />

Era la prima volta che veniva a<br />

Livorno, le era piaciuto molto il<br />

profumo delle reti ingarbugliate<br />

dei pescatori e poi dipanate ad<br />

asciugare al sole.<br />

“È inconfondibile questo odore,<br />

si sente sempre in<br />

prossimità del mare”.<br />

Affermò.<br />

Mi raccontò anche,<br />

che le piaceva mangiare<br />

un avocado<br />

quando era in viaggio,<br />

perché faceva<br />

bene alla pelle e aveva<br />

tutte le sostanze di<br />

un pasto completo.<br />

Minuta, voce calda e<br />

accogliente, bionda,<br />

truccata con un ombretto<br />

verde smeraldo.<br />

A quei tempi ero timida,<br />

mi peritai a domandarle<br />

chi fosse e<br />

cosa scrivesse.<br />

Mi fece un paio di domande personali<br />

e io ingenuamente le<br />

raccontai della separazione dei<br />

miei genitori. Asserì che mi esprimevo<br />

molto bene, e mi disse: “chi<br />

sa parlare facendo “vedere immagini”<br />

è bravo anche a scrivere!”<br />

Le mie guance divennero calde.<br />

Arrossii.<br />

Non ho mai saputo chi fosse<br />

quella donna.<br />

Nel tempo mi sono data da fare:<br />

ho letto molto e ho studiato.<br />

Ho fatto corsi di scrittura e partecipato<br />

a diversi concorsi letterari.<br />

Un giorno sono riuscita anche<br />

a varcare quella “famosa” Casa<br />

della Cultura che da bimba tanto<br />

ammiravo perché sapevo era<br />

stata ideata da Pasquale Poccianti,<br />

la via della mia infanzia.<br />

Poi, finalmente in quel luogo ho<br />

respirato e mi sono impastata<br />

con qualcosa che avevo dovuto<br />

sempre rimandare.<br />

E lì è successa una coincidenza,<br />

anche se non credo alle coincidenze:<br />

quella signora mi ha consegnato<br />

il premio del mio racconto<br />

Un premio prestigioso, pubblicato<br />

in un’antologia importante.


LIVORNOnonstop è...<br />

15<br />

viabilità<br />

Le ultime novità anziché portare benefici a traffico e cittadini hanno peggiorato le cose<br />

Sottopassi e rotatorie: che caos!<br />

di Marcello Faralli<br />

Dopo un iter interminabile, fatto<br />

di lacci burocratici, ricorsi, discussioni<br />

ecc., con il nuovo<br />

sottopasso di via delle Sorgenti,<br />

la viabilità livornese si arricchisce<br />

di una infrastruttura indispensabile<br />

per l’ingresso in<br />

città dalla variante Aurelia.<br />

Il passaggio a livello di via delle<br />

Sorgenti, da sempre, ha rappresentato<br />

un ostacolo all’attraversamento<br />

della linea ferroviaria,<br />

fino a quando non è diventato<br />

un vero a proprio tappo, con il<br />

divieto di attraversamento in direzione<br />

della città.<br />

Nei giorni scorsi c’è stata la tanto<br />

attesa apertura. Mentre dal<br />

lato ovest l’immissione e l’usci-<br />

La nuova rotatoria sorta col sottopasso<br />

delle Sorgenti.<br />

ta dal sottovia sono agevoli e<br />

regolate da una rotatoria (una<br />

delle poche realmente necessarie),<br />

altrettanto non vale per l’ingresso<br />

dalla parte del Picchianti.<br />

Già si erano levate voci di dissenso<br />

(condivisibili), da parte<br />

degli abitanti della zona, per l’accesso<br />

tortuoso che allunga a dismisura<br />

il percorso. Da via dell’Artigianato<br />

(dopo l’inceneritore)<br />

si svolta a sinistra in via Nicolodi,<br />

da percorrere per circa un<br />

chilometro fino a via Giovanni<br />

Il restauro della piazza Micheli (o dei Quattro Mori) con la nuova<br />

pavimentazione e i giardinetti (che però dovrebbero essere curati,<br />

con l'aggiunta magari di qualche pianta fiorita) è cosa buona e<br />

giusta. Ciò che ci lascia assai perplessi sono quei 12 cubi di cemento,<br />

sparpagliati a due passi dal celebre monumento. Se sono sedute<br />

sono scomode e di cattivo gusto. E allora a cosa servono?<br />

La rotatoria dei Quattro Mori nelle ore di punta è sempre ingolfata da<br />

mezzi di trasporto che provocano code lunghissime nel tratto Pnte Santa<br />

Trinita-Piazza mazzini<br />

Ma quei cubi<br />

che funzione hanno?<br />

Verga, imboccata la quale si prosegue<br />

per via Teresa Mattei e,<br />

finalmente, si vede il “buco”.<br />

Una percorrenza, rispetto al<br />

passaggio a livello, di quasi due<br />

chilometri. Una follia!!! Di più!<br />

In tutto questo tormentato percorso<br />

non esiste al momento<br />

uno straccio di cartello stradale<br />

che indichi la direzione “centro<br />

città”. Specie di notte è difficile<br />

orientarsi per chi conosce la<br />

zona. Figuriamoci chi viene da<br />

fuori! Verrebbe da dire, se non<br />

fosse per le file che si formavano<br />

al passaggio a livello, il rimedio<br />

è peggiore del male!<br />

Ma anche le “novità” che hanno<br />

riguardato in questi ultimi<br />

mesi il centro città, non è che<br />

abbiano reso felici i livornesi.<br />

Prendiamo, ad esempio, le numerose<br />

rotatorie disseminate<br />

nella direttrice Ponte S. Trinità-<br />

Largo Bellavista. Hanno tutte il<br />

merito di creare code laddove il<br />

traffico sembrava scorrere agevolmente.<br />

E’ successo anche<br />

con i nuovi semafori all’incrocio<br />

di viale della Libertà con viale<br />

Mameli e con quelli installati,<br />

ex novo, in Viale Ippolito Nievo,<br />

all’incrocio con Via Emilio Zola.<br />

In tale contesto, tra l’altro, si era<br />

avanzata l’ipotesi di una “onda<br />

verde” che avrebbe agevolato<br />

lo scorrimento veicolare dal viale<br />

Boccaccio ai “Lupi”, per ora<br />

rimasta tale. Neppure i semafori<br />

sui due controviali del passaggio<br />

pedonale all’incrocio di Via-<br />

le Carducci (direttrice Viale Nievo-Viale<br />

V.Alfieri), sono sincronizzati.<br />

Ma torniamo alle rotatorie. Quella<br />

dei Quattro Mori ha decisamente<br />

appesantito il traffico. Sta<br />

di fatto che ora si formano file di<br />

autoveicoli in piazza Micheli, sul<br />

Ponte Nuovo, in Piazza Mazzini<br />

cosa, questa, che non si verificava<br />

prima.<br />

Altro “punto nero” le piste ciclabili<br />

che spesso finiscono in<br />

un nulla indefinito e, in altri casi,<br />

sono un mix indistinto tra biciclette<br />

e pedoni, come quelle di<br />

Ardenza Mare, dove, peraltro, in<br />

alcuni punti, come all’altezza degli<br />

scogli dell’Accademia, sono<br />

pericolosissime per chi scende<br />

dall’auto (lato passeggero) se<br />

non ha l’avvertenza di guardare<br />

davanti e dietro dell’arrivo, quasi<br />

sempre sfrecciante, di qualche<br />

ciclista (i casi sono due: o viene<br />

“arrotato” oppure il ciclista si<br />

prende una “sportellata” a causa<br />

del ridottissimo spazio tra la<br />

pista ciclabile e l’area di discesa<br />

del parcheggio).<br />

Di recente, con l’abbattimento<br />

della baracchina Gynmasium, è<br />

stato dato vita ad un nuovo piccolo<br />

tratto, al lato del vecchio<br />

fabbricato, come prolungamento<br />

dell’esistente pista che corre<br />

lungo la recinzione del campo.<br />

Ma quello di cui si sente maggiormente<br />

la mancanza sta lungo<br />

il muro dell’Ospedale (da viale<br />

Carducci a palazzo della ex direzione).<br />

Qui regna il caos. Pedoni<br />

che si recano al poliambulatorio<br />

o all’obitorio, carrozzelle di disabili,<br />

ciclisti, motociclisti, scooteristi,<br />

automobilisti, nomadi<br />

che chiedono l’elemosina. Di<br />

tanto in tanto anche banchetti<br />

di raccolta firme o distribuzione<br />

volantini. Un brulichio di varia<br />

umanità in pericolo per la propria<br />

incolumità.<br />

Conclusione amara: certo che a<br />

giudicare dagli interventi sulla<br />

viabilità questa Giunta (anche se<br />

il sottopasso era progettato da<br />

tempo) ha dato il peggio di se<br />

stessa.


LIVORNOnonstop è...<br />

16<br />

quiz<br />

La storia delle nostre strade<br />

...a spasso<br />

per la città<br />

dallo Stradario Storico di Livorno, antico,<br />

moderno e illustrato di Beppe Leonardini<br />

e Corrado Nocerino e della<br />

Editrice Nuova Fortezza di Livorno.<br />

Via Renato Martorelli - Con<br />

accesso da via Costanzo Ebat<br />

ed è a fondo chiuso. Sorta nel<br />

1958, vuol ricordare il capitano<br />

dell'esercito medaglia d'oro<br />

(nato a Livorno nel 1895) e<br />

ucciso dai tedeschi a Niella<br />

Tanaro (CN) il 20 agosto 1944.<br />

Via del Porticciolo - Dalla<br />

piazza del Municipio a via<br />

Borra. Denominazione preesistente<br />

al <strong>17</strong>84, che si riferisce<br />

al porticciolo scavato dai genovesi<br />

sull'attuale piazza del<br />

Municipio, e che fu interrato<br />

nel 1629. Questa via si chiamò<br />

anche via della Dogana.<br />

Proverbi<br />

livornesi<br />

✔ Te si che sei omo mia la<br />

tu moglie.<br />

✔ Se voi fa’ ‘n dispetto a Gristo<br />

di un povero fai un ricco.<br />

✔ Le durezze dell’omo son<br />

sei: moscio, barzotto, barzottone,<br />

duro, duro da treno,<br />

duro da culo.<br />

✔ Chi c’e l’ha più lungo se<br />

lo tira.<br />

✔ Tira piu un pelo di potta<br />

che un carro di bovi.<br />

✔ ‘Un c’è ciuo ‘he t’accontenti.<br />

QUIZ A PUNTEGGIO PER SAGGIARE LA TUA LIVORNESITÀ<br />

LIVORNESE DOC O ALL’ACQUA DI ROSE?<br />

Scoprilo rispondendo a queste domande; quindi controlla punteggio e valutazione:<br />

1<br />

In<br />

quale anno si è costituita<br />

la locale Corale "Guido<br />

Monaco"?<br />

A 1956<br />

B 1900<br />

C 1933<br />

2<br />

In<br />

A<br />

B<br />

C<br />

3<br />

In<br />

quale via nacque il letterato<br />

e patriota Carlo<br />

Bini?<br />

Via della Coroncina<br />

Via Carlo Bini<br />

Via delle Galere<br />

quale anno venne costruita<br />

la Fortezza Nuova?<br />

A 1638<br />

B 1590<br />

C 1488<br />

4<br />

In<br />

quale avvenne la cosiddetta<br />

burla delle "false<br />

teste" di Modigliani?<br />

A 1984<br />

B 1997<br />

C 1989<br />

5<br />

Da<br />

A<br />

B<br />

C<br />

6<br />

...<br />

chi fu costruito il nuovo<br />

Palazzo Granducale<br />

dopo i bombardamenti?<br />

Ghino Venturi<br />

Antonio Cantagallina<br />

G. Battista Foggini<br />

e quanto era lungo il<br />

tracciato complessivo<br />

della linea elettrica?<br />

A Km. 41,620<br />

B Km. 32,645<br />

C Km. 28,987<br />

7<br />

La<br />

A<br />

B<br />

C<br />

8<br />

Dove<br />

A<br />

B<br />

C<br />

Chiesa di San Sebastiano fu costruita<br />

per sciogliere un voto per un tragico fatto<br />

accaduto nel 1479. Di cosa si trattava?<br />

Pestilenza<br />

Terremoto<br />

Maremoto<br />

si trova Villa Valsovano?<br />

Viale Mameli<br />

Via del Fagiano<br />

Viale Italia<br />

RISPOSTE: 1 (B), 2 (C), 3 (B), 4 (A), 5 (A), 6 (B), 7 (A), 8 (B), 9 (C), 10 (C), 11 (C), 12 (C)<br />

Meno di 2 risposte corrette: all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: sui generis<br />

Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />

Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />

Che razza di livornese sei?<br />

...di SCOGLIO,<br />

di FORAVIA<br />

o... PISANO?<br />

Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />

della tua città. Sai riconoscere di<br />

quale via si tratta?<br />

9<br />

Chi<br />

A<br />

B<br />

C<br />

10 A<br />

B<br />

C<br />

11 A<br />

B<br />

C<br />

12 era Augusto Liverani<br />

cui è dedicata una via<br />

cittadina?<br />

Giornalista<br />

Avvocato<br />

Educatore<br />

Dove si trova il Palazzo<br />

delle Quattro Stagioni?<br />

Via del Littorale<br />

Via Marradi<br />

Corso Amedeo<br />

Chi ha vinto il Palio Marinaro<br />

del 1997?<br />

Borgo Cappuccini<br />

Pontino<br />

Venezia<br />

In quale stagione Claudio<br />

Achilli divenne presidente<br />

del Livorno Calcio?<br />

A 1997/98<br />

B 1885/86<br />

C 1992/93<br />

Se trovi degli errori in questo<br />

giornale, tieni presente<br />

che sono stati messi di proposito.<br />

Abbiamo cercato di<br />

soddisfare tutti, anche coloro<br />

che sono sempre alla<br />

ricerca di errori!<br />

Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />

che sei un... livornese di scoglio!<br />

Se rispondi CONFONDENDO la via<br />

con altra della stessa zona, significa<br />

che sei un...livornese di foravia,<br />

Se NON RIESCI A CAPACITARTI di<br />

quale via si tratta, allora significa<br />

che... sei un pisano!<br />

Per la risposta, vedi pag. 23<br />

Grado di difficoltà:


LIVORNOnonstop è...<br />

La fantastica iniziativa di solidarietà dopo la recente tragica alluvione<br />

Il calendario<br />

#BIMBI MOTOSI#<br />

dà i numeri<br />

<strong>17</strong><br />

attualità<br />

di Stefania D'Echabur<br />

Con una conferenza stampa che<br />

si è svolta in Baracchina Rossa<br />

l’11 novembre scorso, si è tenuto<br />

a battesimo l’uscita del<br />

Calendario “Bimbi Motosi” in<br />

collaborazione con Reset.<br />

4300 copie stampate che in<br />

meno di due settimane sono<br />

andate praticamente a ruba, tanto<br />

che sta partendo la seconda<br />

ristampa.<br />

In tanti conoscono il “famoso<br />

calendario” e ogni livornese<br />

vuole avere attaccati al muro per<br />

tutto l’anno i volti raffigurati dei<br />

ragazzi che si sono resi protagonisti<br />

nelle giornate post alluvione<br />

a spalare il fango.<br />

Si sono attivate ditte (Asa, Bettarini,<br />

Media Print, Moby, Sama,<br />

Erredue, Baglini Ascensori,<br />

Webb James), che generosamente<br />

hanno contribuito agli<br />

Basta 1 euro, salviamo la Cantina dell’Ovosodo.<br />

Un appello lanciato dal CCN di Piazza XX Settembre, il<br />

Presidente Roberto Tani (nella foto il 2° da destra) e il<br />

dirigente della Cantina Sergio Marconi (il 3° da sinistra)<br />

chiedono la vicinanza della città per sostenere una realtà<br />

cittadina in difficoltà. Le gare remiere: Coppa Barontini,<br />

Risiatori, Palio Marinaro, fanno parte dell’identità di<br />

Livorno e l’Ovosodo è il tessuto culturale di un rione.<br />

Dal 9 settembre in Piazza XX Settembre, durante il<br />

Mercatino Natalizio un albero natalizio originale per<br />

sostenere la cantina. Qualcuno si è attivato, la città con<br />

loro, sperando che questa forza faccia da ariete per<br />

aprire la porta della salvezza!<br />

Una delle tante iniziative dei #Bimbi Motosi# - Insieme per sostenere LI!!<br />

sponsor, tanto da coprire le<br />

spese vive della stampa. Il risultato<br />

sarà che il ricavato andrà<br />

per intero devoluto alle famiglie<br />

che sono rimaste fuori da<br />

un contributo ufficiale. Contributo<br />

che sarà reso noto e che<br />

attraverso Caritas e Comune<br />

assegnato nella massima trasparenza.<br />

Negozi, edicole, ditte e svariati<br />

tipi di attività chiedono di potere<br />

contribuire alla vendita del<br />

Calendario.<br />

Eventi si sono mossi e si stanno<br />

muovendo in città dando la<br />

loro adesione per lasciare un<br />

posto bene in vista per il calendario:<br />

Mare di Vino, Salsicciamo<br />

in piazza Cavallotti, Villaggio<br />

natalizio in Villa Mimbelli,<br />

altro Mercato natalizio in Piazza<br />

XX Settembre dall’8 dicembre<br />

a l’8 gennaio. Lo sport sta<br />

facendo la sua parte: lo stadio,<br />

la maratona... Tanti le iniziative,<br />

per stare aggiornati la pagina<br />

facebook Bimbi Motosi e<br />

Reset costantemente viene aggiornata.<br />

Inoltre, un pullman rosso scoperchiato<br />

durante il mese di dicembre<br />

sfreccerà per Livorno<br />

con a bordo un ospite d’onore:<br />

Babbo Natale in persona che<br />

consegnerà i calendari dalle sue<br />

preziose mani.<br />

Un’impresa filantropica, ma si sa,<br />

a Natale siamo tutti un pochino<br />

più buoni e siamo certi che il<br />

contatore dei soldi incassati che<br />

puntualmente viene aggiornato<br />

toccherà picchi mai visti.<br />

Ad oggi, mentre sto scrivendo…<br />

la cifra incassata è di 7.690.00<br />

euro, ma il contatore è un vortice,<br />

perché Livorno e i livornesi<br />

come si tratta di solidarietà è immensa<br />

con il suo cuore, un cuore<br />

che batte forte!<br />

Numerose le richieste del calendario<br />

che stanno arrivando da<br />

fuori città: Roma, Milano, Torino,<br />

Pisa… addirittura perfino in<br />

Sicilia e la macchina di questa<br />

nobile impresa animata da puro<br />

volontariato si sta attivando<br />

anche per le spedizioni e per accontentare<br />

tutti, ma proprio tutti!<br />

Un po’ di numeri…<br />

la pagina #BIMBI MOTOSI# è<br />

nata il 13 settembre<br />

A oggi ci sono 4339 “mi piace”<br />

ed è seguita da 4371 persone<br />

54 punti vendita su Livorno,<br />

Cecina, Nibbiaia, Gabbro, Montescudaio.<br />

Al 13 novembre il primo versamento<br />

è stato di 1.320.00 euro<br />

Il 18 novembre il secondo versamento<br />

di 7.690.00 euro.<br />

Il 22 novembre terzo versamento<br />

di 13.095 euro.<br />

Un delirio di numeri…<br />

Il 24 novembre 14.095.<br />

Ancora donazioni, adesioni.<br />

Si va in ristampa… 1600 calendari<br />

grandi e 1600 piccoli!<br />

Già 850 in ordine!<br />

Il costo per la spedizione di 1<br />

copia del calendario 1, 28. La<br />

busta costa 35 centesimi.<br />

A questi ritmi i numeri sono destinati<br />

a crescere, in previsione<br />

di una grande festa con il numero<br />

più importante: la cifra che sarà<br />

scritta sopra all’assegno finale!<br />

1000 grazie da parte di Reset e<br />

#bimbimotosi# ad ogni singola<br />

persona che sta aiutando… ad<br />

1 ad 1.<br />

Buon Natale! Seguite #calendario<br />

bimbi motosi Livorno#!


Colline in Festa<br />

vi aspettiamo numerosi l'8 dicembre<br />

Programma della 18 a edizione Colline<br />

in Festa.<br />

Ore 9: APERTURA NEGOZI E<br />

OPERE DELL'INGEGNO - Attrazioni:<br />

I gonfiabili di Tato - Pista<br />

mini Quad - Giro pony per bambini.<br />

Mania cane: ricerca per bimbi,<br />

percorso sensoriale, lezione didattica<br />

zoo antropologia - Agility dog -<br />

Giacche Verdi esibizioni a cavallo -<br />

Free Style - Partecipazione CCT con<br />

Autobus - Raccolta di fondi per alluvionati<br />

città di Livorno 9/10 settembre<br />

20<strong>17</strong> - Prova gratuita E-Bike<br />

presso "La mania delle 2 ruote".<br />

Ore 12.30: APERTURA PUNTO<br />

RISTORO: - Piazza D. Chiesa:<br />

"Il Paninò" tel. 338 3584240; "ll<br />

Punto Carne" TeL 329 4474053;<br />

Via di Salviano: Circolo Arci L. Norfini<br />

tel. 0586 860200 (Lasagne - pollo<br />

alla griglia e ballo: Euro15); Via<br />

Lorenzini: "Antica Tradizione" Macelleria<br />

Citi Iacopo Tel.0586<br />

860086; "Piero e Luana" Specialità<br />

Gastronomiche; Pony Pollo Tel.<br />

0586 858062.<br />

Ore15:30: INIZIO VIA DI SAL-<br />

VIANO IN MUSICA: - Canti corali<br />

adulti, coro bambini e strumentale.<br />

Seguiranno spettacoli itineranti<br />

lungo tutto il percorso della manifestazione.<br />

Ore 15:30: "Ballo con<br />

Mister Dj" presso Circolo Arci Norfini<br />

(Euro 3); Spettacolo: Scuola di<br />

danza baby dance e vernacolo. Animazione:<br />

"Casa di Babbo Natale";<br />

"truccabimbi"; Cristian Vega bolle<br />

giganti e sculture con palloncini;<br />

Caccia al tesoro Salesiami Scout,<br />

baseball. Ore 19: CHIUSURA<br />

MANIFESTAZIONE<br />

Vini sfusi e imbottigliati<br />

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LIVORNOnonstop è...<br />

20<br />

scuole<br />

“Viaggio tra le scuole pubbliche livornesi”: 3ª puntata<br />

Carducci e Brin<br />

di Luciano Canessa<br />

Le cronache cittadine parlano<br />

di una scuola elementare pubblica<br />

nel villaggio di Ardenza<br />

nell’anno scolastico 1855/56<br />

quando il Comune nominò Gio.<br />

Battista Corsoni, quale maestro,<br />

e Stanislao Misuri, aiuto maestro,<br />

ma, probabilmente, già<br />

qualche anno prima funzionava<br />

nel villaggio una istituzione<br />

destinata all’insegnamento primario.<br />

E’, comunque, questa<br />

l’avanguardia della scuola Giosuè<br />

Carducci.<br />

Quell’anno funzionavano a Livorno<br />

pochissime classi elementari<br />

pubbliche e si trovavano<br />

in via S. Giovanni Nepomoceno,<br />

via Maddalena, via della<br />

Pace, piazza della Pina d’Oro,<br />

fuori Barriera Garibaldi e a Salviano.<br />

Nessuna di queste sette<br />

scuole aveva un nome e le stesse<br />

si individuavano con la via<br />

dove erano ubicate.<br />

Quando Livorno diventò sede<br />

balneare in competizione con<br />

Viareggio, con il bel mondo di<br />

gran parte dell’Europa che sfilava<br />

da “Lo scoglio della Regina”,<br />

costeggiando i Bagni Pancaldi,<br />

per andare verso I Casini,<br />

con pariglie e “tiri a 4”, i<br />

Alfredo Sforzini: Castelvecchio di<br />

Pescia (PT)1914 - Cavour (TO 1943.<br />

sobborghi come Ardenza si arricchirono<br />

rapidamente di gente<br />

e di ville.<br />

Ma, sia chiaro, Ardenza Terra e<br />

Ardenza Mare furono due entità<br />

profondamente diverse, divise<br />

da orti e campi. Scalpellini,<br />

barrocciai, contadini, operai, lavandaie,<br />

sarte da una parte; ricchi<br />

vacanzieri in carrozza dall’altra.<br />

Poi, il 22 maggio 1881 entrò in<br />

funzione la tranvia a cavalli collegando<br />

la stazione S. Marco ad<br />

Ardenza. L’aumento della popolazione<br />

scolastica spinse il Comune<br />

a dare locali più idonei da<br />

un punto di vista pedagogico e<br />

igienico, così l’assessore, ing.<br />

Ugo Vaccari, progettò una sede<br />

scolastica in via Casini, che funzionò<br />

a partire dall’a.s. 1883/84,<br />

inizialmente per le classi maschili<br />

(1 a , 2 a , 3 a e 4 a ) cui fecero<br />

seguito, più tardi, le classi femminili,<br />

non potendo il Municipio,<br />

per impegni preventivi, abbandonare<br />

subito del tutto i locali<br />

presso la chiesa del villaggio,<br />

dove pertanto continuò a<br />

operare la sezione femminile per<br />

La scuola primaria G. Carducci, in piazza Sforzini<br />

qualche tempo.<br />

Le cronache dicono che a partire<br />

dall’11 settembre 1883 iniziò<br />

il trasloco delle suppellettili scolastiche<br />

delle classi maschili dai<br />

vecchi locali alla nuova scuola<br />

di via Casini.<br />

Finalmente l’amministrazione<br />

civica iniziò a mutare indirizzo<br />

e, anziché pagare fitti elevatissimi<br />

a privati per locali indecenti,<br />

si decise a costruire scuole<br />

ex novo. Poi, sotto il sindaco<br />

Giuseppe Malenchini (1903-<br />

1911), che molto ha fatto per<br />

l’edilizia scolastica livornese, fu<br />

acquistata una villa, costruita<br />

nel 1880, nella allora via del Littorale,<br />

oggi piazza Sforzini.<br />

In quella villa aveva operato il<br />

Collegio San Giorgio, fondato<br />

nel 1880 dal professore e poeta<br />

Francesco Polese, un collegio<br />

di un certo livello dove la famiglie<br />

più in vista mandavano i<br />

loro figli a studiare.<br />

Fu un grosso impegno finanziario<br />

per il Municipio l’acquisto<br />

della villa in questione. Dopo i<br />

necessari lavori di adattamento,<br />

a partire dal 1906 il 1° e 2°<br />

piano fu assegnato alla scuola<br />

elementare pubblica di Ardenza,<br />

mentre il piano terra fu occupato<br />

dagli uffici comunali.<br />

Dopo la morte di Giosuè Carducci,<br />

avvenuta il 16 febbraio<br />

1907, il Municipio non perse<br />

tempo e con delibera del Consiglio<br />

, in data 11 marzo dello stesso<br />

anno, attribuì alla scuola il<br />

nome del vate. Un nome illustre<br />

per una bella sede scolastica.<br />

Del resto il Carducci era un habitué<br />

di Livorno, veniva spesso<br />

a trovare la figlia Beatrice che<br />

aveva sposato il prof. Carlo Bevilacqua,<br />

insegnante del Liceo<br />

Classico, e frequentava assiduamente,<br />

in via Maggi, la fiaschetteria<br />

di Pilade Cipriani in<br />

via Maggi e la trattoria del Noccioli,<br />

in via Verdi (se ne parla<br />

anche nel servizio di pag. 6,<br />

ndr).<br />

Alfredo Sforzini (1914-1943),<br />

medaglia d’oro al valor militare,<br />

alla cui memoria è intitolata la<br />

piazza principale di Ardenza Terra,<br />

frequentò le aule della scuola<br />

“Carducci”.<br />

segue a pag.20


LIVORNOnonstop è...<br />

da pag. 21<br />

21<br />

scuole<br />

La famiglia Sforzini si era trasferita<br />

a Livorno nel 1915 e prese<br />

alloggio in via del Littorale n. 52,<br />

primo piano.<br />

A 13 anni, Alfredino, che non<br />

proseguì gli studi, fu assunto<br />

dalla latteria Pillocchi, in via O.<br />

Franchini, quindi, più tardi fu<br />

“ragazzo di bottega” presso la<br />

Baracchina.<br />

Ancora oggi la scuola “Giosuè<br />

Carducci” accoglie nelle sue<br />

aule i bambini di Ardenza. Camilla<br />

Pasqualini è la attuale dirigente<br />

scolastica.<br />

* * *<br />

Grazie all’opera fondamentale<br />

del consigliere Antonio Mangini,<br />

nella adunanza del 18 luglio<br />

1860 fu decisa l’apertura di una<br />

scuola elementare pubblica a<br />

San Jacopo dove venne nominato<br />

maestro Santi Caturelli ed<br />

è questa l’avanguardia della<br />

scuola “Benedetto Brin”.<br />

Nella stessa seduta del luglio<br />

1860 fu decisa anche l’apertura<br />

di una scuola pubblica in località<br />

Antignano, dove venne nominato<br />

maestro Cesare Banci, e<br />

a Montenero. Due anni più tardi<br />

Mangini fece aprire anche<br />

scuole serali o domenicali per gli<br />

operai a San Jacopo, Ardenza,<br />

Antignano e Montenero.<br />

La prima sede della scuola di S.<br />

Jacopo, in piazza delle Isole,<br />

(piazza oggi inesistente perché<br />

trasformata in via Corsica e via<br />

Malta) attualmente è occupata<br />

dalla circoscrizione.<br />

Nel 1879, in occasione dell’apertura<br />

di una nuova scuola<br />

elementare in via Carlo Bini, fu<br />

deciso, per ragioni di bilancio,<br />

di trasferire le classi 3 e e 4 e da<br />

piazza delle Isole in Borgo Cappuccini<br />

suscitando vibrate proteste<br />

degli abitanti di S. Jacopo<br />

per la notevole distanza della<br />

scuola e perché molti giovani<br />

erano talmente poveri da non<br />

avere gli indumenti necessari<br />

per coprirsi dalle intemperie, carenza<br />

aggravata dalla lunga strada<br />

da percorrere.<br />

Insomma, già allora si parlava di<br />

accorpamenti scolastici, ma la<br />

protesta fu tale che il sindaco<br />

La vecchia piazza delle Isole (oggi tra via Corsica e via Malta), prima sede della scuola di S. Jacopo, poi B. Brin.<br />

fu costretto a ritirare il provvedimento.<br />

Poco dopo la morte di Benedetto<br />

Brin, avvenuta nel 1898, la<br />

scuola fu intitolata all’illustre<br />

fondatore dell’Accademia Navale.<br />

Si ha notizia di lavori strutturali<br />

effettuati, nel 1902, nella sede<br />

di piazza delle Isole provvedendola<br />

di nuove aule, di acqua<br />

potabile, e decenti servizi igienici.<br />

La attuale sede della circoscrizione,<br />

durante l’estate, serviva<br />

come albergo per gli orfani dei<br />

marinai che venivano a Livorno<br />

per fare i bagni. Ecco cosa<br />

scriveva il Telegrafo di allora:<br />

“…la scuola comunale di S.<br />

Jacopo è da molto tempo in<br />

condizioni igieniche tutt’altro<br />

che buone, per effetto della penuria<br />

e della imperfezione delle<br />

latrine, nonché per la mancanza<br />

di acqua e per la definizione<br />

delle aule” e concludeva<br />

che erano improrogabili “radicali<br />

miglioramenti”.<br />

In questa sede hanno frequentato<br />

le lezioni nientemeno che<br />

Alberto Razzauti, Ferruccio Mataresi<br />

e Marc Sardelli, scusate<br />

se è poco!<br />

Con l’aumento della popolazione<br />

e di conseguenza dell’utenza<br />

scolastica si dovette fare ricorso<br />

a varie succursali e nel secondo<br />

dopoguerra fu deciso di<br />

costruire una nuova scuola, in<br />

via Sardegna, che fu inaugurata<br />

il 25 ottobre 1958, era un sabato,<br />

alla presenza di tutte le autorità<br />

cittadine ed è tuttora la scuola<br />

dei sajacopini.<br />

La sede nacque con 12 aule, un<br />

refettorio con cucina, un ambulatorio,<br />

locali per il direttore e la<br />

segreteria. La capacità ricettiva<br />

era di 420 allievi, costo complessivo<br />

50 milioni. A quella data la<br />

direttrice didattica era la sig.ra<br />

Zingoni.<br />

Nella scuola ha insegnato dal<br />

1931 al 1963 Federico Biagini,<br />

apprezzato maestro con incarichi<br />

di istituire scuole italiane in<br />

Tunisia e Jugoslavia. Si ricordano<br />

anche i maestri Del Chicca,<br />

Biondi e le maestre Del Guerra,<br />

Patania, Paperini, Di Sorco, Luigia<br />

Lombardini…<br />

L’attuale dirigente scolastico è<br />

Antonio Manfredini.<br />

(3 - continua).<br />

Alberto Razzauti (1885-1971) Ferrucci Mataresi (1928 - 2009) Marc Sardelli (cl. 1930)


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