e-FARCORO 3-2017
FARCORO è la rivista musicale di AERCO, l'Associazione Emiliana Romagnola Cori
FARCORO è la rivista musicale di AERCO, l'Associazione Emiliana Romagnola Cori
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
FarCoro<br />
n. 3 / <strong>2017</strong><br />
Quadrimestrale<br />
dell’AERCO<br />
Associazione<br />
Emiliano<br />
Romagnola<br />
Cori<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale- 70% CN/BO<br />
Musica dell’anima<br />
Intervista a Mons.<br />
Massimo Palombella<br />
Analisi<br />
Renato Dionisi<br />
Repertorio<br />
I Concorso di<br />
Composizione Corale<br />
Corinfesta
FarCoro n. 3 / <strong>2017</strong><br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale- 70% CN/BO<br />
Editoriale .....................................................................................................1<br />
di Niccolò Paganini<br />
<strong>FARCORO</strong><br />
Quadrimestrale dell’AERCO<br />
Associazione Emiliano Romagnola Cori<br />
settembre - dicembre <strong>2017</strong><br />
Edizione online www.farcoro.it<br />
Autorizzazione del Tribunale di Bologna<br />
N° 4530 del 24/02/1977<br />
Poste Italiane s.p.a.<br />
Spedizione in Abbonamento Postale<br />
70% - CN/BO.<br />
presidente<br />
Andrea Angelini<br />
presidente@aerco.emr.it<br />
Direttore responsabile<br />
Niccolò Paganini<br />
direttore@farcoro.it<br />
Comitato di Redazione<br />
Francesco Barbuto<br />
francescobarbuto@alice.it<br />
Luca Buzzavi<br />
lucabuzzavi@gmail.com<br />
Michele Napolitano<br />
napolitano.mic@gmail.com<br />
Alessandro Zignani<br />
alexzig61@gmail.com<br />
La lettera del Presidente....................................................................2<br />
di Andrea Angelini<br />
Primo Piano ...............................................................................................4<br />
Coro Giovanile dell’Emilia Romagna<br />
di andrea angelini<br />
Il futuro nella coralità<br />
di mario lanaro e andrea d’alpaos<br />
Stile - Musica dell’anima ..................................................................12<br />
Intervista a Mons. Massimo Palombella,<br />
direttore della Cappella Musicale Pontificia ‘Sistina’<br />
di andrea angelini<br />
Storia ...........................................................................................................20<br />
La morte della luce<br />
di alessandro zignani<br />
Tecnica ........................................................................................................23<br />
L’importanza del gesto<br />
di leonardo lollini<br />
Com’è bello cantar!<br />
a cura di luca buzzavi<br />
Grafica e impaginazione<br />
Elisa Pesci<br />
Stampa<br />
Tipolitografia Tipocolor, Parma<br />
Sede Legale<br />
c/o Aerco - Via Barberia 9<br />
40123 Bologna<br />
Contatti redazione:<br />
direttore@farcoro.it<br />
+39 347 9706837<br />
I contenuti della Rivista sono © Copyright 2009 AER-<br />
CO-<strong>FARCORO</strong>, Via Barberia 9, Bologna - Italia. Salvo<br />
diversamente specificato (vedi in calce ad ogni articolo<br />
o altro contenuto della Rivista), tutto il materiale<br />
pubblicato su questa Rivista è protetto da<br />
copyright, dalle leggi sulla proprietà intellettuale e<br />
dalle disposizioni dei trattati internazionali; nessuna<br />
sua parte integrale o parziale può essere riprodotta<br />
sotto alcuna forma o con alcun mezzo senza<br />
autorizzazione scritta. Per informazioni su come ottenere<br />
l’autorizzazione alla riproduzione del materiale<br />
pubblicato, inviare una e-mail all’indirizzo: farcoro@aerco.it.<br />
in copertina<br />
Coro Giovanile dell’Emilia Romagna<br />
Repertorio.................................................................................................28<br />
Ordinario per Schola, Assemblea e Organo - seconda parte<br />
di Fulvio rampi<br />
Un cantiere aperto sulla formazione corale<br />
infantile e giovanile: Corinfesta<br />
di luca buzzavi<br />
Analisi..........................................................................................................54<br />
Renato Dionisi<br />
di FRANCESCO BARBUTO<br />
AERCO notizie.......................................................................................65<br />
70 anni di Coro Stelutis<br />
di puccio pucci<br />
50 anni del Coro La Baita<br />
di davide mammi<br />
Nativitas: i concerti di Natale<br />
FarC<br />
dei cori AERCO
Editoriale<br />
PROF. NICCOLÒ PAGANINI<br />
Direttore responsabile<br />
Carissimi Lettori,<br />
quest’anno abbiamo voluto mettere in primo piano un tema<br />
quanto mai importante come il futuro nella coralità. Grazie<br />
alla ‘provocazione’ di Pier Paolo Scattolin e alle numerose e<br />
autorevoli risposte pubblicate crediamo di aver cominciato a<br />
proporre possibili soluzioni alle problematiche presentate.<br />
La nostra rivista vuole essere in prima linea nell’ offrire stimoli<br />
positivi e buone prassi, articoli di formazione vocale e di<br />
tecnica direttoriale e, naturalmente, brani di repertorio. Siamo<br />
consapevoli e certi che non sia più possibile improvvisare o<br />
lasciare al caso, occorre formarsi e programmare. Il futuro<br />
non s’improvvisa. Qualcuno obietterà che non si può neanche<br />
controllare, certo, ma almeno si può fare in modo di avere gli<br />
strumenti necessari per affrontare determinati problemi. Non<br />
c’è da stupirsi se qualche corista dopo tanti anni decida di<br />
smettere per dedicarsi a qualche altra attività; mi preoccupa<br />
maggiormente, invece, che non ci siano ancora molti giovani<br />
desiderosi di impegnarsi in un coro. Infatti, credo che sia un po’<br />
generalizzata la carenza di uomini nei nostri cori: sono sempre in<br />
meno a decidere di cantare in coro.<br />
Questo settembre, nel mio coro, mi è capitato di rimanere, per<br />
una serie diversa di motivi, con soli tre tenori. Se sei un coro<br />
misto e non fai polifonia classica è un vero problema. È facile<br />
perdersi d’animo e pensare di mollare tutto. La fortuna, ma non<br />
solo, ha voluto che facessero richiesta di entrare sei nuove voci<br />
femminili. Con la disponibilità di alcuni contralti, dalla voce più<br />
profonda, ho deciso di spostarle nei tenori. In questo modo<br />
ho risolto il problema, per ora, ma sono consapevole che non<br />
può essere una soluzione definitiva. E’ necessario continuare a<br />
puntare sui cori scolastici, costituire o collaborare con compagini<br />
di voci bianche e giovanili. Questo è il futuro della coralità e del<br />
mio coro. Credo che sia fondamentale anche farsi conoscere<br />
maggiormente attraverso gli strumenti di comunicazione che<br />
la società di oggi ci fornisce, come un bel sito accattivante e<br />
sempre aggiornato e l’uso dei social. Un altro aspetto da non<br />
sottovalutare è il non restare chiusi nel proprio ‘orticello’, ma<br />
lavorare in rete e collaborare insieme con gli altri cori e con le<br />
associazioni di riferimento. Siamo fortunati perché tante sono<br />
le opportunità, anche da parte della nostra AERCO, che ci sono<br />
proposte; è necessario però crederci e partecipare.<br />
Sperando che troviate sempre nuovi stimoli all’interno della<br />
nostra rivista, vi auguro una ottima e proficua lettura.<br />
oro<br />
| 3
La lettera<br />
del Presidente<br />
Associazione<br />
Emiliano Romagnola<br />
Cori<br />
Dr. ANDREA ANGELINI<br />
Presidente AERCO<br />
‘Sembra che il confine<br />
tra il testo musicale<br />
e l’esecuzione si trovi<br />
nell’area delle alterazioni<br />
implicite’<br />
ALTERAZIONI SCRITTE ED IMPLICITE<br />
Fin dall’inizio dell’XI secolo i musicisti europei hanno avuto<br />
a loro disposizione tutto ciò che era necessario per segnare<br />
l’altezza delle note senza alcuna ambiguità. Nonostante<br />
ciò, i compositori di polifonia vocale sino alla fine del<br />
Rinascimento, ed anche oltre, non pensavano che avrebbero<br />
dovuto annotare ogni alterazione richiesta. Sapevano che<br />
alcune alterazioni potevano essere lasciate fuori dalla<br />
notazione, dal momento che i cantanti le avrebbero rese<br />
appropriate in ogni caso. Sappiamo dell’esistenza di questa<br />
pratica dalle rare ma esplicite dichiarazioni dei teorici del<br />
tempo, come ad esempio quell’autore che verso la fine del XIV<br />
secolo affermò che ‘in generale, non è necessario annotare [le<br />
alterazioni]’. Apprendiamo inoltre che, sebbene non ci fosse<br />
stato un accordo che prevedesse esattamente cosa annotare,<br />
la maggior parte dei musicisti scrisse alcune alterazioni, ma, al<br />
contempo, ne lasciò altre fuori. C’era una tendenza, infatti, a<br />
non trascrivere in particolare quelle alterazioni necessarie per<br />
evitare i tritoni melodici e quelle tipiche delle progressioni<br />
cadenzali. Dal primi anni del XVI secolo in poi i compositori<br />
hanno comunque sostenuto, con sempre maggiore frequenza,<br />
che le alterazioni dovevano essere sempre scritte.<br />
I teorici ci spiegano comunque perché alcune alterazioni<br />
sono state annotate mentre altre no. Poiché molte alterazioni<br />
erano implicite, come questione di convenzione nel contesto<br />
musicale, i compositori potevano contare sull’abilità dei<br />
cantanti per eseguirle correttamente, indipendentemente<br />
dal fatto che fossero scritte o meno. Lasciarle fuori dalla<br />
notazione non era necessario ma nemmeno proibito. Poiché<br />
non in tutti i contesti serviva indicare le alterazioni con la<br />
stessa medesima chiarezza, si poteva decidere di indicarne<br />
alcune anche se, in senso stretto, sarebbero state ridondanti.<br />
(Nei Choirbook o nei Partbook si trovano più facilmente le<br />
alterazioni usate nel contesto melodico e nelle formule<br />
cadenzali mentre è più difficile trovare quelle indicanti una<br />
relazione verticale.)<br />
E’ evidente, quindi, che la realizzazione delle inflessioni<br />
accidentali implicite apparteneva al contesto della prassi<br />
esecutiva. Ma se vogliamo evitare equivoci su quello che<br />
fecero i musicisti medievali e rinascimentali, allora abbiamo<br />
bisogno di comprendere chiaramente se le alterazioni<br />
implicite appartenevano alla sfera del testo musicale (che per<br />
ogni dato brano e per tutte le esecuzioni doveva rimanere<br />
invariato se l’opera voleva conservare la sua identità), o<br />
al campo esecutivo (che poteva variare in ogni singola<br />
esecuzione senza mettere in pericolo l’identità del lavoro).<br />
L’idea che uno degli aspetti di un’ opera poteva essere una<br />
questione di prassi esecutiva non tanto appartenente a<br />
quello che prima ho definito dominio esecutivo, ma piuttosto<br />
al dominio del testo musicale può apparire bizzarro solo in<br />
merito al presupposto anacronistico che la funzione della<br />
| 4
Gli Esacordi della Musica Ficta (da Lux Bella, 1492, p. 8)<br />
immagine della copertina del trattato ‘Practica Musica’ di<br />
Hermann Finck (1527-1558), sull’arte del canto e della produzione<br />
di ornamentazioni ed alterazioni.<br />
notazione musicale è di fissare un ‘testo musicale ideale’<br />
indipendentemente dalla sua specifica realizzazione, un<br />
atteggiamento moderno che non è diventato comune sino alla<br />
fine del XVIII secolo. Per i musicisti precedenti la funzione della<br />
notazione era di fornire istruzioni adeguate per gli esecutori.<br />
Questo spiega il loro atteggiamento pragmatico su ciò che<br />
‘l’implicito poteva, ma non obbligatoriamente doveva, essere<br />
scritto’. Così la pratica del sottintendere, piuttosto che dello<br />
specificare, alcune alterazioni non significa necessariamente<br />
che queste non potevano appartenere al testo musicale.<br />
In realtà, sembra che il confine tra il testo musicale e l’esecuzione<br />
si trovi nell’area delle alterazioni implicite. Una volta che abbiamo<br />
capito le convenzioni che disciplinavano il loro uso, diventerà<br />
chiaro che molte alterazioni appartenevano al testo musicale<br />
invariabile, poiché i contesti che le richiedevano potevano<br />
essere realizzati in un solo modo. Ma si potevano trovare anche<br />
convenzioni che permettevano ai cantanti, in determinate<br />
situazioni, di scegliere tra diverse soluzioni disponibili. In alcuni<br />
contesti i cantanti potevano legittimamente esitare se alterare<br />
o meno, in altri non vi era alcun dubbio che l’alterazione era<br />
necessaria, ma la scelta di questa era comunque lasciata aperta.<br />
Vi sono prove, inoltre, che i cantanti, occasionalmente, erano<br />
in disaccordo su come realizzare il testo. Di conseguenza,<br />
alcune alterazioni implicite devono essere intese come non<br />
appartenenti al testo invariabile, ma alla variabilità della sua<br />
realizzazione.<br />
Quindi, anche se in alcuni contesti, gli esecutori possono aver<br />
avuto l’opportunità di scegliere tra diverse soluzioni accettabili,<br />
per la maggior parte dei casi dobbiamo pensare al problema<br />
delle alterazioni implicite in termini di testo musicale destinato<br />
ad essere realizzato correttamente da cantanti che leggono<br />
notazioni più o meno abbreviate. Questo modo di vedere il<br />
problema ci permetterà di evitare la pista falsa presa, a mio<br />
parere, da quegli studiosi che hanno sostenuto che, poiché le<br />
alterazioni implicite erano una questione di prassi esecutiva<br />
‘è inutile lottare per una versione autentica’ e che è anche<br />
improprio includere le alterazioni nelle moderne edizioni<br />
critiche. Una volta che ci si rende conto che molte alterazioni<br />
implicite appartenevano alla sfera del testo musicale, e che, a<br />
differenza dell’atteggiamento dei musicisti del Rinascimento, la<br />
visione moderna della notazione richiede che il testo integrale<br />
sia scritto, diventa chiaro che la ricerca per la realizzazione<br />
corretta (o, in alcuni casi, la gamma delle realizzazioni accettabili)<br />
delle alterazioni implicite è responsabilità del direttore e che<br />
i risultati di questa ricerca dovrebbero essere illustrati in una<br />
edizione critica.<br />
parte del tenore dalla ‘Passione di San Matteo’ di Richard<br />
Davy (c.1465–1538). Conservata incompleta nel Eton<br />
Choirbook<br />
| 5
Primo Piano<br />
All’incirca un anno fa, quando FENIARCO mi<br />
parlò del Progetto ‘Officina Corale del Futuro’, che<br />
prevedeva l’istituzione di dieci Cori Giovanili in<br />
altrettante regioni, pensai che fosse arrivato oramai<br />
il momento giusto per togliere un sogno dal cassetto.<br />
Anche noi partimmo con un bando di selezione<br />
per i coristi che ne avrebbero dovuto far parte.<br />
Coro giovanile<br />
dell’Emilia Romagna<br />
Quel sogno che non è più nel cassetto<br />
DI andrea angelini<br />
Direttore di coro, compositore, Presidente AERCO<br />
Per aderire al CGER<br />
https://form.jotformeu.com/aercobologna/CGER<br />
Purtroppo dopo circa un paio di mesi le risposte non<br />
erano sufficienti per aderire al progetto FENIARCO e<br />
lo scoramento in me e nei miei colleghi del Consiglio<br />
Direttivo si fecero evidenti. Perché questa debole<br />
adesione? Le motivazioni, ovvio, potevano essere tante:<br />
dalla pubblicità poco incisiva sino al mancato recepimento<br />
dell’importanza del progetto…Su quest’ultimo punto<br />
lasciatemi esternare la mia vision. Io credo che un Coro<br />
Giovanile Regionale debba non essere valutato come un<br />
nucleo elitario, che non rappresenti la coralità amatoriale;<br />
sarebbe così se i suoi componenti non provenissero da<br />
esperienze di cori amatoriali oppure se gli stessi fossero<br />
alla ricerca di un trampolino di lancio per la propria carriera<br />
professionale. Il Coro Giovanile, al contrario, costituisce le<br />
basi per un ‘laboratorio aperto a 360°’: lo è per i cantori<br />
che possono maturare esperienze fantastiche, lo è per i<br />
giovani compositori che possono farsi eseguire opere<br />
inedite, lo è per i giovani direttori che possono misurarsi<br />
con un organico esperto.<br />
Questa opportunità non poteva naufragare, condizionata<br />
da una scadenza di adesione al progetto nazionale… E fu<br />
così che, anche se non inseriti ufficialmente all’interno di<br />
‘Officina Corale del Futuro’, decidemmo di insistere con<br />
la ricerca delle voci sino alla costituzione di un gruppo<br />
sufficientemente nutrito per cominciare! Silvia Biasini<br />
accettò con interesse e coraggio la nomina a direttrice<br />
e tutti insieme finalmente partimmo, all’inizio del <strong>2017</strong>,<br />
verso la meravigliosa avventura. Sono sicuro che questo<br />
coro sarà d’esempio anche per altri giovani che andranno<br />
a sostituire coloro che per motivi anagrafici stanno<br />
6 | Primo PIANO
lasciando le fila dei propri cori d’appartenenza. Ovvio, il turn-over corale non passa solamente<br />
attraverso questo progetto (AERCO è molto impegnata nel promuovere la coralità scolastica<br />
e infantile in generale), ma è comunque un messaggio che vogliamo dare al mondo esterno: i<br />
giovani amano cantare e si impegnano per farlo!<br />
Questa breve intervista con Silvia Biasini, direttrice del Coro Giovanile dell’Emilia Romagna<br />
(CGER), renderà ancora più evidente con quale spirito e determinazione questi ragazzi hanno<br />
aderito a quel sogno ‘che il cassetto non racchiude più’!<br />
AA: Tutti gli esseri umani nascono con la musica dentro, o con la capacità di percepirla, alcuni più<br />
di altri, soprattutto se hanno la fortuna di essere spinti in quella direzione. Il tuo amore per la<br />
musica, da cosa nasce?<br />
SB: In casa mia fin da bambina ho sempre respirato aria di musica. Mio nonno materno, cantante,<br />
organista, corista del coro lirico della città, mi ha fatto appassionare all’opera lirica che ascoltavamo<br />
insieme tutti i pomeriggi e da lì è iniziato il lungo viaggio che mi ha portato alla grande passione<br />
per la polifonia e la musica corale.<br />
AA: Attraverso quali fasi si è sviluppata l’attività del Coro Giovanile Regionale dell’Emilia<br />
Romagna? Quali i punti di svolta più significativi?<br />
SB: È stato fondamentale il ruolo di AERCO che ha creduto fortemente in questo progetto fin da<br />
subito. I punti di svolta sono stati due: la tua decisione, come Presidente, di partire col progetto<br />
fissando le prove anche se con soli 10 iscritti al coro e il coraggio di affrontare il concerto del<br />
9 aprile, nostro debutto, dopo sole 2 prove. Questo ha dimostrato ai ragazzi totale fiducia che<br />
hanno ricambiato con un grande impegno.<br />
AA: Essendo un coro di recente formazione penso che sia importante anche il lavoro sull’incontro del<br />
gruppo, sul contatto tra i vari componenti. Quali le strategie per favorire questa consapevolezza?<br />
SB: La sinergia tra le persone e il dialogo anche non verbale fatto di sguardi e sorrisi è importantissimo,<br />
per questo facciamo quando è possibile attività anche per favorire questo aspetto che tra le altre<br />
cose portano anche alla preparazione vocale prima della prova. Spesso invertiamo la posizione<br />
delle sezioni vocali all’interno del coro per permettere un semplice sguardo tra i cantori e quando<br />
vi è la possibilità, cantiamo in cerchio a sezioni miste uomini/donne. Il contatto è assicurato!<br />
Quando le prove si protraggono tutto il giorno è fondamentale trascorrere il pranzo insieme, è<br />
un divertimento assoluto!<br />
AA: Come si sviluppa il lavoro del coro, come imposti le prove? C’è una particolare attenzione<br />
anche al lavoro corporeo, oltre che a quello vocale?<br />
SB: La gestione della prova del coro giovanile regionale è molto diversa dalle prove dei cori a cui<br />
coro giovanile dell’emilia romagna | 7
tutti noi direttori siamo abituati, soprattutto per il fatto che è mensile e non settimanale,<br />
quindi da direttore devi concentrare il lavoro di quattro prove in una sola, spesso con un<br />
concerto la sera. Il lavoro corporeo è molto importante perché una prova di una giornata<br />
implica tensioni che, se non vengono risolte, possono creare agitazione e preoccupazione<br />
in concerto. Devo ammettere che la prova giornaliera seppur molto stancante per un<br />
direttore, è molto formativa, mette alla prova le capacità comunicative e tecniche del<br />
direttore e serve a forgiarne la tenuta e la concentrazione.<br />
AA: In base alla tua esperienza, quali sono le problematiche maggiori per chi, come te, è<br />
impegnata nella direzione di un coro giovanile?<br />
SB: Innanzitutto la difficoltà maggiore è convincere i giovani che cantare non è un’operazione<br />
‘noiosa’ ma tutt’altro, poi una volta convinti e trovati, c’è il fatto di trovare un repertorio<br />
vario che possa accontentare tutti e quindi appassionarli al coro, dal cantante barocco che<br />
ha studiato in Conservatorio, al musicista rock, al ragazzo che sotto la doccia canta solo<br />
musica leggera, per arrivare al cantante lirico. Per questo il nostro repertorio comprende<br />
un po’ di tutto e sono pronta ad accettare da loro suggerimenti in merito.<br />
AA: Una cosa prodigiosa della musica è che è un’arte che si svolge nell’immediato, qui e<br />
ora. Quali sono gli obiettivi per i quali vi state impegnando?<br />
SB: Ho cercato un repertorio che potesse creare un suono del coro, che potesse dare<br />
a questi ragazzi un’identità corale e sebbene il cammino sia ancora lungo, ci stiamo<br />
riuscendo. Un altro obiettivo sarà quello di ampliare il repertorio spingendoci indietro nel<br />
tempo nella polifonia rinascimentale.<br />
AA: Quali sono i risultati dell’attività fin qui svolta, che ti rendono più orgogliosa?<br />
SB: Il CGER è formato da 20 coristi che una domenica al mese da tutta la regione si alzano<br />
presto, arrivano alle prove alle 10 con tantissima grinta e voglia di cantare, affrontano ore<br />
e ore di prova con il sorriso e durante il concerto danno il massimo, tutto questo mi rende<br />
estremamente orgogliosa, molto più forse della lettura di una difficile partitura come<br />
il Kyrie di H. Pousseur che abbiamo portato in concerto il 22 ottobre a Bologna e il 29<br />
Ottobre a Ferrara.<br />
‘Il Coro Giovanile<br />
è un ‘laboratorio<br />
aperto a 360°’:<br />
lo è per i cantori<br />
che possono<br />
maturare<br />
esperienze<br />
fantastiche, lo<br />
è per i giovani<br />
compositori che<br />
possono farsi<br />
eseguire opere<br />
inedite, lo è per i<br />
giovani direttori<br />
che possono<br />
misurarsi con un<br />
organico esperto’<br />
AA: E’ importante come coro avere un momento particolare per mostrare il proprio lavoro,<br />
raggiungendo un contatto significativo con il pubblico. Quali sono state le occasioni che vi<br />
hanno permesso di stabilire questo contatto?<br />
SB: Il 9 aprile, giorno del nostro debutto in occasione dell’assemblea di AERCO, momento<br />
molto proficuo che ha portato anche l’inserimento di nuovi cantori; 22 ottobre a Bologna<br />
nella Chiesa di San Benedetto per la Rassegna CantaBo, un momento molto importante e<br />
un grande onore poter dividere il concerto con il Coro da Camera di Bologna diretto dal m°<br />
Pier Paolo Scattolin, il 29 ottobre siamo stati a Ferrara, ospiti della Rassegna Roffi insieme<br />
al coro di voci bianche Le Allegre Note e il 23 dicembre andremo a Gaggio Montano per<br />
partecipare ad una rassegna natalizia.<br />
Il Coro giovanile in concerto a Parma<br />
8 | Primo PIANO
Primo Piano<br />
In uno dei miei primi interventi, anni fa, aprivo con<br />
una domanda: ci ritroviamo per cantare o cantiamo<br />
per ritrovarci? Era uno spartiacque allora e lo è<br />
ancora. Sembrerà semplicistico, ma se un coro è più<br />
interessato a far musica e mette in secondo piano la<br />
divisa e i concerti-scambio ha maggiori probabilità<br />
di superare quelle difficoltà che fanno parte della<br />
vita di un’associazione.<br />
Il futuro nella coralità<br />
Nel primo numero di FarCoro del 2016 abbiamo pubblicato un articolo del M° Pier Paolo Scattolin, dal titolo<br />
‘Il futuro nella coralità’, da cui sono scaturite interessanti riflessioni dei nostri lettori. Ne pubblichiamo due.<br />
di MARIO LANARO<br />
MARIO LANARO<br />
È organista (allievo di R.<br />
Buja), direttore di coro e<br />
orchestra. Svolge attività<br />
didattica al Conservatorio<br />
di Verona (dal 1993<br />
Cattedra di Esercitazioni<br />
Corali), dopo aver<br />
insegnato a Rovigo, Trento<br />
e Riva del Garda. Da giovanissimo ha iniziato la sua<br />
carriera come direttore di coro, ottenendo già prima<br />
dei vent’anni quattro vittorie ai concorsi corali nazionali<br />
di Vittorio Veneto, Adria e Ivrea col Gruppo Corale<br />
Valleogra di Schio. Interessato alla composizione corale<br />
ha ottenuto vari riconoscimenti. Collabora con varie<br />
case editrici, con associazioni musicali ed enti a livello<br />
nazionale ed internazionale. Ha diretto il Gruppo<br />
Corale Valleogra di Schio, il coro della Brigata Alpina<br />
Julia (1981-82), la Schola Cantorum di Malo (1975-97), il<br />
Concentus Vocalis (Vicenza), lo Studio Corale di Verona<br />
(1997-98), il coro-laboratorio Studio 97 (prov. di Vicenza)<br />
e l’Insieme Vocale “Umberto Zeni”.<br />
Un direttore che continua a perfezionarsi, ascoltando<br />
e studiando per proprio conto nuove pagine (non solo<br />
su Youtube), che non ha paura di farsi ‘vedere’ da un<br />
collega più esperto, ha più possibilità di trovare nuove<br />
voci, porterà innovazioni, avrà il coraggio di rischiare e<br />
di aprirsi ai cambiamenti. Qual è il futuro della coralità?<br />
Cosi formulata è una domanda a cui è difficile rispondere<br />
dato che le identità e il livello medio dei cori cambiano di<br />
regione in regione. Più che vivisezionare l’ambiente corale<br />
dovremmo portare alcuni esempi di gruppi che godono di<br />
buona salute: non è difficile trovarli.<br />
Nelle mie lezioni al Conservatorio di Verona e nelle<br />
chiacchierate dopo prove mi soffermo spesso sugli aspetti<br />
emozionali, facendo notare che amare il proprio gruppo<br />
e sentirsene parte non deve impedire il dialogo con altri<br />
cori, l’apertura alla collaborazione tra direttori e cantori.<br />
C’è invece la paura del confronto, specialmente quando<br />
ci si accontenta di risultati modesti, tanto da invitare alla<br />
propria rassegna annuale complessi che mantengono lo<br />
stesso livello (se non inferiore). Ci si lamenta da qualche<br />
tempo per le poche occasioni concertistiche, e ciò vale<br />
per la polifonia quanto per la derivazione popolare.<br />
Conosciamo tutti il ritornello se c’è il concerto ci si<br />
impegna di più, ma in tempi di ristrettezze urge rivalutare<br />
la primaria funzione educativa della lezione; in altre parole<br />
il cantore dovrebbe trovare maggior appagamento nella<br />
gioia di apprendere, nella prioritaria consapevolezza di<br />
una crescita musicale, culturale e umana. La prova serale<br />
IL FUTURO NELLA CORALITA’ | 9
dovrebbe diventare il momento più intenso della vita di un corista. Pretendere questo è<br />
forse utopistico? Per me, che da quarant’anni insegno ad amare il canto corale, a perfezionare<br />
il gesto, l’analisi, la pianificazione della prova, utopia non è. Non commettiamo l’errore di<br />
cercare giustificazioni all’esterno senza prima guardare dentro la nostra sala prove. Per un<br />
momento non lamentiamoci di una scuola che non sente l’esigenza di un corso di teatro o<br />
di un coro in ogni classe; evitiamo le critiche a chi continua a proporre in chiesa musiche e<br />
testi di bassissimo livello. Questo è il nostro habitat, purtroppo: continueremo a professare<br />
le nostre convinzioni, certamente, ma ora analizziamo senza sconti la coralità amatoriale.<br />
La voglia di imparare, l’esigenza di migliorare la propria voce, quella della sezione e di tutto<br />
l’insieme resta a mio avviso l’obiettivo primario, poi verrà il resto.<br />
Nel momento in cui un coro entra in crisi, e i motivi possono essere dati da monotonia<br />
repertoriale, tempi di lettura biblici, mancanza di concerti, cantori che lasciano, l’anagrafe<br />
sempre più avanzata, si deve avere il coraggio di intervenire in tempi brevi. Cercare soluzioni<br />
rapide, anche radicali, è da preferire ad una lenta agonia nella speranza che cambi qualcosa<br />
dall’esterno. Da anni sostengo che non son tanto i repertori da rivedere, ma il modo con<br />
cui vengono portati al pubblico. Molti cori, sia pur preparati musicalmente, sul palco sono<br />
impacciati e non brillano per agilità scenica; al presentatore manca la dimensione del<br />
tempo, non c’è una regìa, un filo conduttore. Abbiamo stancato il pubblico con le lunghe<br />
presentazioni, le targhe-ricordo, i saluti dell’assessore e del parroco, il brano a gruppi uniti<br />
a fine serata. Sono tutti ingredienti che hanno fatto il loro tempo, altri devono essere i<br />
ritmi, altri i dosaggi: meno parole e più musica. Al concerto dell’anniversario (decennale,<br />
ventennale ecc.) non dedicheremo tutta la serata a celebrare il passato, con il concorso<br />
vinto quindici anni prima e l’elencazione dei cantori che son passati in sala prove (ottima<br />
cosa stampare tutto questo in un opuscolo apposito), ma inviteremo un coro (magari<br />
più bravo) ed eseguiremo la prima pagina con cui il coro ha iniziato e l’ultima imparata.<br />
I Cantori di Santomio, nei concerti per il loro cinquantesimo, stanno eseguendo otto<br />
mottetti commissionati ad altrettanti compositori. Sono vari i cori che chiedono ad un<br />
musicista uno o più lavori, all’interno di un ampio progetto compositivo da sviluppare nel<br />
tempo: ecco il futuro.<br />
La velocità di produzione resta il primo obiettivo per tutti,<br />
alle prime esperienze o dopo anni. Il direttore dovrebbe<br />
migliorare la fase di lettura evitando le lunghe attese ai<br />
cantori che aspettano annoiati il loro turno. Saper leggere<br />
individualmente la propria parte resta un traguardo, ma ci<br />
possono essere altre strategie: capi-sezione che provano<br />
in sale diverse, tracce studio molto curate (cantate dallo<br />
stesso direttore o da un corista con la supervisione del<br />
maestro) da ascoltare per proprio conto prima della prova<br />
serale; proposte di ascolto di vari brani (anche qui serve<br />
lo sforzo personale) da studiare in futuro o anche solo<br />
per un ampliamento delle conoscenze. Soprattutto è la<br />
preparazione del direttore che può velocizzare questa<br />
prima fase: migliorando la sua prima vista nel canto e al<br />
pianoforte, curando il suo timbro, cercando nuove parole<br />
eleverà il suo messaggio pedagogico. Ogni parte va ben<br />
assimilata ed eseguita poi davanti al cantore con sicurezza,<br />
dato che quella prima immagine sonora rimarrà sempre<br />
impressa nella sua mente.<br />
Alcune associazioni corali sono composte dalla<br />
formazione principale, madrigalistica (o gruppo scelto) la<br />
sezione giovanile e le voci bianche; il corista più portato, che ha già una formazione di<br />
base, viene sostenuto economicamente nel frequentare corsi di perfezionamento proposti<br />
‘Dobbiamo<br />
incoraggiare<br />
tutte le forme<br />
di coralità,<br />
dobbiamo<br />
sostenere<br />
concretamente<br />
quelle realtà<br />
corali che<br />
investono nella<br />
musica e che,<br />
prima di tutto,<br />
si ritovano per<br />
cantare’<br />
Mario Lanaro al Festival di Primavera<br />
10 | Primo PIANO
Lezione sul gesto di Mario Lanaro al Conservatorio<br />
‘E. F. Dall’Abaco’ di Verona<br />
dalle associazioni regionali (meglio ancora se affronterà un<br />
corso accademico al conservatorio); a lui verrà poi affidata<br />
la conduzione della formazione giovanile o voci bianche.<br />
Serve una felice intesa tra i direttori e nella gestione<br />
amministrativa. I rischi ci sono dato che appena la nuova<br />
sezione cammina da sola potrebbe sentire il bisogno di<br />
autonomia. Conosciamo casi dove un vicedirettore se<br />
ne va portandosi appresso una fetta di coro o un’intera<br />
sottosezione, dando vita ad una nuova realtà. La cosa, a<br />
prima vista, sa di tradimento... ma siamo sicuri che ciò<br />
sia veramente negativo? Tanti sono i gruppi giovanili che<br />
stanno raggiungendo ottimi risultati. I cori scolastici non<br />
sono più una novità: a loro diremo che non esiste solo Oh<br />
happy day o Sister Act, ma De Andrè, Il Quartetto Cetra,<br />
tanto pop italiano da rivisitare. I compositori creeranno<br />
pagine ad hoc a tre voci miste (senza rimpiangere la<br />
più completa scrittura per SCTB) con testi poetici del<br />
passato e nuovi. Accanto ai giovanili esiste l’attività corale<br />
delle Università degli Adulti, grande bacino di energie:<br />
investiamo anche nella terza e - oggi - quarta età: ecco<br />
il futuro. Al Conservatorio Dall’Abaco, nel biennio di<br />
Musicoterapia, propongo vocalizzi, esercizi, giochi parlati<br />
e cantati, canti adatti alle voci anziane.<br />
Se sia più importante avere buoni coristi o un buon<br />
direttore è una questione mai risolta: sono due<br />
componenti che si fondono continuamente, impossibile<br />
separarle. Io punto il dito verso il maestro, mi sento di<br />
farlo perché è un problema che vivo da oltre quarant’anni,<br />
come esecutore, compositore e docente. C’è una coralità<br />
che sta invecchiando (penso ai cori ANA e ai maschili<br />
di derivazione popolare in genere, ad alcune scholae<br />
cantorum) ed è una realtà che va accettata con serenità,<br />
senza rabbia. I giovani non amano cantare! Niente di più<br />
sbagliato, ho incontrato in una mia masterclass a Milano<br />
i bravi allievi del Coro CET: il più ‘vecchio’ ha venticinque<br />
anni. Purtroppo non esiste la pillola della giovinezza<br />
vocale, ma c’è ancora spazio per elevare la qualità delle<br />
forze presenti, che formano attualmente i nostri cori.<br />
Dobbiamo incoraggiare tutte le forme di coralità, nelle<br />
scuole, quelle più umili ancorate all’associazionismo;<br />
dobbiamo sostenere concretamente, anche<br />
economicamente, quelle realtà corali che investono nella<br />
musica e che - prima di tutto - si ritrovano per cantare.<br />
IL FUTURO NELLA CORALITA’ | 11
Pensieri sparsi sulla coralità italiana<br />
di ANDREA D’ALPAOS<br />
Ho accettato con grande piacere l’invito a scrivere qualche<br />
considerazione sul tema della coralità. Ho letto con<br />
attenzione l’articolo del M° Scattolin nel quale vengono<br />
offerti tantissimi spunti di riflessione. Concordo sul fatto<br />
che la strada da percorrere sia lunga e complessa ma se<br />
mai si parte mai si arriverà..<br />
Ciò che scrivo non ha forma organica...è piuttosto una serie<br />
di pensieri sparsi che riguardano il far coro , l’arte, le idee<br />
che creano la musica. Partiamo da una presa di coscienza:<br />
Il mondo cambia. Le cose cambiano. Le mode passano.<br />
Una parte del mondo corale è in crisi perché la società<br />
che ha prodotto e determinato alcuni valori è entrata in<br />
crisi. E’ cambiata, si è evoluta (purtroppo forse involuta...).<br />
La comunicazione cambia costantemente quindi i modi<br />
di comunicare si adeguano. Ci sono delle con-cause<br />
per il disinteresse verso la musica corale. Bisogna fare,<br />
se non autocritica, un’analisi obiettiva. La tecnologia<br />
ha modificato le abitudini nella fruizione dei prodotti<br />
e nell’organizzazione del tempo libero (quindi nella<br />
vita sociale). Ci sono dei vantaggi: YouTube ci consente<br />
di ascoltare, scoprire, conoscere migliaia di canzoni,<br />
artisti, gruppi. Possiamo cliccare download e scaricare<br />
testi, spartiti, canzoni in un secondo. Con un unico click<br />
possiamo far viaggiare un file nei computer di tutti i<br />
coristi contemporaneamente (non son passati millenni<br />
da fotocopie e audiocassette). Ma ci sono ovviamente<br />
andrea d’alpaos<br />
Laureato in Lettere, ha<br />
conseguito la Licenza<br />
di Teoria e solfeggio, il<br />
diploma di Storia della<br />
musica, il diploma di<br />
Armonia complementare.<br />
Dal 1998 è direttore del<br />
Coro Gospel Joy Singers,<br />
che si è distinto vincendo i<br />
Concorsi nazionali di Gallio (2003), Roncade (2002) e il<br />
T.I.M. (Torneo Internazionale di Musica) Edizione 2000 e<br />
partecipando alla registrazione del CD Sogno di Andrea<br />
Bocelli. E’ direttore inoltre dei Gospel Mini Singers e<br />
dei Revelation Singers. E’ autore di testi e musiche per<br />
colonne sonore di film e allestimenti teatrali.<br />
Ha ottenuto per due edizioni consecutive, nel 1999 e<br />
nel 2000, il Premio come miglior compositore gospel al<br />
Concorso Internazionale ‘Song Expo’ , in Olanda.<br />
gli svantaggi: la pigrizia! Il mondo è tutto dentro al nostro<br />
cellulare quindi la realtà diventa non necessaria. Non<br />
usciamo più per andare a comprare un disco...possiamo<br />
scaricarlo sul cellulare. Non andiamo a sentire un concerto<br />
e se fa freddo e piove saltiamo le prove del coro perché<br />
tanto arriverà a casa il file audio!<br />
Diciamo che dobbiamo trovare un nuovo equilibrio e<br />
accettare che ci siano diversi punti di vista. Venticinque<br />
anni fa quasi non esistevano cori gospel, vocal pop o simili.<br />
Essendo stato io uno dei ‘colpevoli’ a proporre un diverso<br />
modo di far coro ricordo perfettamente la ‘chiusura’ e lo<br />
scetticismo del mondo corale ‘accademico’ e a lungo le<br />
nuove proposte son state guardate con diffidenza. Adesso<br />
ci sono centinaia di cori gospel o pop e in tanti concorsi<br />
si è provveduto a creare categorie specifiche. E’ una nuova<br />
realtà che sta cercando spazi e una propria identità. E’ certo<br />
preoccupante che altre tipologie di coro stiano vivendo<br />
un momento di difficoltà ma dobbiamo anche accogliere<br />
positivamente lo sviluppo di nuove forme espressive e un<br />
nuovo modo di socializzare e stare insieme.<br />
Musica di qualità<br />
Penso che tutti siano d’accordo sulla ricerca di qualità. Dire<br />
musica classica non garantisce la qualità. Cosa vogliamo<br />
dalla coralità italiana? Io direi: energia, coinvolgimento,<br />
stupore e curiosità, capacità di comunicare. Polifonia<br />
rinascimentale o barocca, repertorio romantico o<br />
contemporaneo, gospel o vocal-pop... non importa quale<br />
di queste strade scegliamo; ciò che conta è il cercare<br />
la bellezza del suono, il piacere nel raggiungere nuovi<br />
traguardi, la cura del dettaglio. La cura della presentazione<br />
(come presentiamo e come ci presentiamo). Non basta<br />
mettersi una tunica per essere ‘gospel’ così come non basta<br />
dare al coro un nome altisonante per cantare ‘barocco’.<br />
Questo significa rispetto per noi stessi e per il pubblico.<br />
Quando c’è qualità allora possiamo e dobbiamo accettare<br />
diverse prospettive.<br />
Nel proporre un autore (ad esempio Bach) o un brano<br />
possiamo: ispirarci a…, rendere omaggio a..., dare un<br />
nuovo colore a..., giocare con... ma ciò che conta è la<br />
qualità. Si può anche giocare con la musica colta se fatto<br />
con rispetto e qualità (to play, spielen, jouer... giocare/<br />
suonare… come sapete, in molte lingue le parole giocare e<br />
suonare coincidono). Cosa significa qualità?<br />
Secondo me è riuscire a proporre un’idea al 100% delle<br />
nostre possibilità. Mi piace ascoltare i ‘cori bravi’ (es. Coro<br />
Giovanile Italiano) ma provo la stessa emozione quando<br />
12 | Primo PIANO
Andrea D’Alpaos e i Joy Singers<br />
ascolto un brano di qualsiasi coro minore di provincia<br />
che ha dato in quel brano il massimo della propria<br />
potenzialità. La musica ha un grande potere evocativo.<br />
Se espressa con totale dedizione non può non creare<br />
momenti di magia e una vibrazione che unisce coristi,<br />
direttore e pubblico. Bisogna capire e sfruttare<br />
l’opportunità, il privilegio di salire su un palcoscenico.<br />
La musica nelle scuole<br />
Dirò cose banali e già sentite; non serve uno scienziato<br />
per affermare che arte e musica avrebbero un incredibile<br />
impatto positivo su bambini e ragazzi. I limiti della<br />
scuola italiana sono evidenti e imbarazzanti. Facciamo<br />
mea culpa nel senso che, data per cronica l’assenza delle<br />
istituzioni politiche, dobbiamo smettere di lamentarci e<br />
imparare ad ottimizzare il pochissimo tempo e le scarse<br />
risorse economiche. Un consiglio per le scuole ma utile<br />
anche ai cori: investire un po’ di tempo e risorse con<br />
collaborazioni di qualità. Troppo spesso le scelte del<br />
repertorio o degli insegnanti per preparare un concerto<br />
o un percorso didattico sono orientate verso chi offre<br />
il prezzo più basso. La competenza ha un costo e<br />
soprattutto un valore. A volte è più produttivo investire<br />
le risorse in un docente che verrà per un numero limitato<br />
di lezioni ma che con il suo carisma e competenza darà<br />
una spinta incredibile ai ragazzi.<br />
Tornando alla qualità, negli ultimi anni la Feniarco e le<br />
associazioni regionali hanno fatto un grandissimo lavoro<br />
sulla qualità creando occasioni di incontro e corsi di<br />
formazione e specializzazione per direttori di coro, i cui<br />
risultati già si vedono (ho ancora negli occhi e nel cuore<br />
l’energia e l’entusiasmo dei cori scolastici che hanno<br />
partecipato al Festival di Primavera a Montecatini ).<br />
Il prossimo passo da sostenere con grande attenzione è<br />
un nodo fondamentale: la comunicazione. La qualità non<br />
basterà se non si saprà trasmetterla. Questo concetto<br />
è legato al problema del pubblico e della carenza di<br />
coristi citato dal M° Scattolin. Dobbiamo ripensare la<br />
comunicazione. Come detto all’inizio le cose cambiano<br />
e le mode cambiano... Un concerto ha motivo di esistere<br />
se c’è una relazione tra i suoi elementi necessari: Coro,<br />
repertorio, pubblico. Nel proporre repertori impegnativi<br />
bisogna sempre ricordare che lo scopo del concerto è il<br />
comunicare, trasmettere un’idea, un’emozione, dei valori.<br />
E fondamentale la scelta della scaletta: ad esempio,<br />
dopo aver eseguito un brano della durata di 10 minuti<br />
con armonie ‘impegnative’ che richiedono particolare<br />
attenzione nell’ascolto, sarebbe una buona idea che il<br />
brano successivo fosse meno ‘impegnato’ e un po’ più<br />
accattivante. Dobbiamo accettare e tener presente che<br />
una delle tante cose cambiate nei secoli è la soglia di<br />
attenzione, la capacità di concentrazione.<br />
Contaminazioni<br />
Ho grande ammirazione e rispetto per le ricerche e le<br />
esecuzioni filologiche ma, come già detto, bisogna<br />
pensare a come trasmettere in maniera leggibile le storie<br />
d’altri tempi. Soprattutto non sono utili alla coralità<br />
le chiusure élitarie nei confronti di chi invece vuole<br />
sperimentare o vuole giocare con le idee... Monteverdi<br />
o Gesualdo da Venosa sono stati dei magnifici ribelli del<br />
loro tempo andando oltre tutte le convenzioni. Bach a<br />
volte non ha voluto, ma spesso non ha potuto scrivere in<br />
uno stile diverso per i limiti imposti dalla sua società, dalle<br />
condizioni economiche e dai suoi datori di lavoro!<br />
Perché quindi non esser liberi di sperimentare senza sensi<br />
di colpa spaziando tra gli stili e i repertori? Contaminare<br />
non ha solamente una connotazione negativa...<br />
Quanto detto in maniera sommaria non ha nessuna velleità<br />
dottrinale. L’unico scopo era quello di offrire alcuni spunti<br />
per aprirsi a idee diverse. Vedere le cose da altri punti di<br />
vista con la speranza che ci possa essere più curiosità e<br />
determinazione da parte di tutti a far sì che tutte le strade<br />
intraprese dai vari cori, direttori, compositori trovino<br />
sempre più spesso delle convergenze o dei crocevia. Dei<br />
punti di ristoro dove ci si possa fermare ogni tanto per<br />
rigenerarsi e per un momento di condivisione del viaggio<br />
nella musica.<br />
IL FUTURO NELLA CORALITA’ | 13
Stile<br />
Musica dell’anima<br />
La Cappella Musicale<br />
Pontificia ‘Sistina’: fra<br />
Tradizione e Modernità<br />
Intervista con il maestro-direttore, Mons. Massimo Palombella<br />
di ANDREA ANGELINi<br />
Direttore di coro, compositore, Presidente AERCO<br />
MASSIMO PALOMBELLA<br />
Fondatore e Maestro<br />
Direttore del Coro<br />
Interuniversitario di Roma,<br />
ha lavorato nella pastorale<br />
universitaria della Diocesi<br />
di Roma dal 1995 al 2010. È<br />
stato docente fino al 2011<br />
alla Pontificia Università<br />
Salesiana e insegna al Conservatorio G. Cantelli di<br />
Novara, nel biennio di specializzazione in Musica Sacra,<br />
di Composizione per la Liturgia, Polifonia Romana e<br />
Legislazione della Musica Sacra. Inoltre è stato docente<br />
all’Università La Sapienza di Roma, al Conservatorio di<br />
Torino e al Pontificio Istituto di Musica Sacra in Urbe ha<br />
insegnato Liturgia. Dal 1998 al 2010 ha diretto la Rivista<br />
di Musica per la Liturgia Armonia di Voci, dell’Editrice<br />
ElleDiCi. Il 16 ottobre 2010 è stato nominato da Papa<br />
Benedetto XVI maestro direttore della Cappella<br />
Musicale Pontificia ‘Sistina’ e riconfermato nel 2015 da<br />
Papa Francesco. Il 14 gennaio <strong>2017</strong> Papa Francesco lo ha<br />
nominato consultore della Congregazione per il Culto<br />
Divino e la disciplina dei Sacramenti.<br />
Andrea Angelini: Considerando i nostri tempi, ci piacerebbe<br />
che parlasse della Musica sacra tra cultura e liturgia: quali<br />
riflessioni e proposte in merito alla situazione in Italia?<br />
Massimo Palombella: E’ molto interessante il connubio<br />
cultura e liturgia perché è esattamente quello su cui il<br />
Concilio Vaticano II, l’ultima grande riforma liturgica che<br />
ha fatto la Chiesa Cattolica, ci pone doverosamente;<br />
chiedendoci il dialogo con la modernità, la Chiesa desidera,<br />
in ambito musicale, anche la ricezione nella musica<br />
destinata alla liturgia di quanto oggi è il patrimonio e la<br />
cultura musicale; basti pensare all’avanzamento che ha fatto<br />
la musica con il Novecento, dopo Wagner, dopo Mahler…<br />
In qualche modo credo che il Concilio ci chieda due cose:<br />
dapprima, che l’azione compositiva per la liturgia debba<br />
tener conto di dove siamo oggi e non di guardare indietro;<br />
d’altra parte c’è la salvaguardia del patrimonio culturale<br />
della Chiesa - che è l’origine della musica occidentale -<br />
ovvero il canto gregoriano e la polifonia. Il Concilio,<br />
chiedendoci il dialogo con la modernità, ci ricorda di non<br />
sottovalutare gli studi semiologici intrapresi su questa<br />
materia. Il canto gregoriano, dopo il lavoro scientifico fatto<br />
da Solesmes, che ci ha consegnato il Graduale Triplex 1 , non<br />
possiamo più pensare di eseguirlo con il Liber Usualis. 2<br />
1 Il Graduale Triplex è un libro liturgico che contiene i canti<br />
della messa del repertorio gregoriano. È stato pubblicato nel<br />
1979 ed è stato continuamente ristampato dall’Abbazia di<br />
Solesmes su mandato ufficiale della Chiesa cattolica.<br />
2 Il Liber Usualis Missae et Officii, ma più comunemente<br />
Liber Usualis, è un libro liturgico che contiene una raccolta<br />
dei canti gregoriani utilizzati non solo dalla Chiesa cattolica<br />
14 | Musica dell’anima
Mons. Massimo Palombella<br />
Con gli studi semiologici intrapresi, con tutto quello che<br />
è il patrimonio culturale che ci è arrivato a livello di studi<br />
scientifici, chi esegue la polifonia rinascimentale nella<br />
Liturgia ha il dovere di tradurre il segno grafico in segno<br />
sonoro con pertinenza. Ecco le due grandi sfide che in<br />
qualche modo il Concilio Vaticano II pone, oggi. In Italia la<br />
Conferenza Episcopale, da questo punto di vista, ha avviato<br />
da tempo un massiccio ed importante lavoro culturale,<br />
anche con la codificazione di un repertorio nazionale di<br />
canti. In sostanza si sono avviati dei processi, che qualcuno<br />
magari non apprezzerà, lamentandosi ‘Perché una volta,<br />
una volta…’. Se guardiamo la storia, anche il Concilio di<br />
Trento avviò dei processi e noi conosciamo chi, subito,<br />
in questi processi entrò: Giovanni Pierluigi da Palestrina.<br />
In quel momento la Cappella Sistina fu la prima grande<br />
realizzatrice del Concilio tridentino, con l’intelligibilità del<br />
testo; però prima che la riforma liturgica entrasse in tutto<br />
il contesto ecclesiale sono passati tanti anni. Quindi, di<br />
romana. Dei canti vengono trascritti i testi e la melodia<br />
nella sola notazione quadrata. La prima edizione risale al<br />
1896, effettuata dai monaci dell’Abbazia di Solesmes. Sono<br />
seguite diverse edizioni e dopo il Concilio Vaticano II non ha<br />
avuto più nuove edizioni. Il Liber Usualis è diffuso in tutto<br />
il mondo in latino, anche se attualmente viene sostituito<br />
dal più aggiornato Graduale Triplex dove nel repertorio,<br />
oltre alla notazione quadrata, viene trascritta anche la<br />
notazione sangallese e metense e dove la scelta dei brani è<br />
più meditata.<br />
per sé, noi siamo molto vicini al Concilio Vaticano II. Devo<br />
dire che in Italia sono stati avviati ottimi processi per la<br />
realizzazione del Concilio, che è un lavoro lungo perché<br />
significa pensare con una lingua viva, e questo significa<br />
entrare automaticamente in un contesto culturale che<br />
bisogna conoscere e occorre inoltre ‘declinare’ oggi tutto<br />
il grande patrimonio culturale della Chiesa. Si tratta di un<br />
lungo, grosso lavoro che necessita di studio e di ricerca e<br />
sono convinto che la Chiesa italiana ha avviato un ottimo<br />
lavoro sotto questo punto di vista.<br />
AA: Il mondo corale è spesso un settore di nicchia, poco<br />
valorizzato o criticato. Partendo dalle parole pronunciate<br />
da Papa Francesco che ha sottolineato la necessità di<br />
valorizzare il patrimonio della musica sacra ed anche la sua<br />
attualizzazione con linguaggi moderni, quali potrebbero<br />
essere le proposte per educare i giovani alla musica corale<br />
sacra?<br />
MP: Io penso che ci sia un principio, alla base, quando<br />
parliamo di giovani e parliamo di educazione: bisogna<br />
amare ciò che amano i giovani perché loro amino ciò che<br />
amiamo noi. Nella mia esperienza - prima di diventare<br />
Maestro della Cappella Sistina, lavoravo nell’Università<br />
dove svolgevo, oltre all’insegnamento, anche attività<br />
pastorale avendo un coro - non ho mai trovato difficoltà nel<br />
lavorare con i giovani ad un livello alto e culturale. Perché<br />
il livello culturale ci deve essere, nel senso che bisogna<br />
INTERVISTA A MONS. MASSIMO PALOMBELLA | 15
‘Il primo ruolo<br />
del direttore è<br />
quello di essere<br />
una persona<br />
che studia e che<br />
ricerca e poi, in<br />
seconda battuta,<br />
ha il ruolo di<br />
diventare, a poco,<br />
a poco, invisibile’<br />
avere la capacità di mediare il patrimonio culturale con un linguaggio comprensibile;<br />
fortunatamente l’equazione ‘Abbasso il livello, così ho più gente’ non funziona. Quindi, in<br />
fin dei conti più l’educatore o il maestro studia, rimane aggiornato, continua la sua ricerca<br />
e si preoccupa di comunicarla, più diventa affascinante il cammino. Quando pensiamo<br />
‘Queste cose qui non sono più capite, quindi lasciamole stare’ è perché noi non studiamo<br />
più e non studiamo neanche di farci amare. Il farsi amare, il far stimare le cose, è uno<br />
studio; bisogna cercare, fare del discernimento, e il discernimento è fatica (perché si può<br />
sbagliare, come in ogni sperimentazione), per cui è un lavoro che implica un investimento<br />
di energie. Non credo che sia difficile educare i giovani alla musica sacra, come educarli<br />
all’arte, alla letteratura latina, come educarli a qualunque aspetto culturale fondante,<br />
se questo lo si contestualizza in un discorso, e soprattutto ai giovani passa qualunque<br />
messaggio se siamo in grado di creare una relazione; senza relazione non passa nulla. E’<br />
importante che i grandi valori culturali siano sempre mediati da relazioni volte alla crescita<br />
e alla maturazione alla verità dei nostri giovani.<br />
AA: Parliamo dei Pueri Cantores, che tradizionalmente accompagnano con il canto la<br />
liturgia e il ruolo della Schola Cantorum; questi vanno sempre più scomparendo. Cosa fare<br />
per garantirne la presenza, e favorirne la diffusione non solo presso le chiese di una certa<br />
importanza?<br />
MP: Esiste un’associazione internazionale di Pueri Cantores, bisogna però essere qui molto<br />
precisi. Perché la Cappella Sistina ha i Pueri Cantores e investe con una scuola annessa,<br />
dalla terza elementare alla terza media? Perché i Pueri Cantores sono solo maschi e non<br />
ci sono bambine? Perché effettivamente la vera voce bianca, cosiddetta, è la voce del<br />
bambino, che non permane sempre uguale, ma, prima della muta della voce, acquisisce<br />
una serie di ‘ambrature’, un insieme di mutamenti dovuti alla fisiologia, che danno quella<br />
ricchezza di armonici che ha un coro di bambini e che invece non ha un coro di sole<br />
bambine. Qui c’è un problema di ordine culturale: se noi incidiamo con una etichetta<br />
discografica come Deutsche Grammophon abbiamo il dovere di creare un prodotto che<br />
sia esteticamente pertinente. Quindi, o incido con i falsettisti o con i bambini! Questo è<br />
un ambito molto importante e culturale. Io credo che d’altra parte l’educare in generale i<br />
bambini e le bambine al canto sia un ottimo elemento pastorale e formativo per il futuro<br />
di queste persone nel senso che l’avviare un bambino ad una disciplina che esige il canto<br />
corale, fatto ad un certo livello, gli farà acquisire un metodo di lavoro scientifico, rigoroso,<br />
che potranno usare in qualunque lavoro che faranno, come anche nelle relazioni della<br />
vita e anche nel ruolo di padre, di madre. Ecco il motivo per cui credo che sia importante<br />
che si investa culturalmente sui bambini e sulle bambine in relazione alla musica perché<br />
la musica ha il duplice aspetto di essere bella ma di chiedere un sacrificio, una costante<br />
fatica perché possa essere bella. Tutto questo processo ha quindi una sorta di un’attrazione<br />
congiunta ad una intrinseca fatica, e questo processo è estremamente educativo in una<br />
tenera età dove la ‘ricezione’ e l’essere in una precisa metodologia può giovare per tutta<br />
la vita.<br />
AA: Parliamo un po’ della Cappella Musicale Pontificia ‘Sistina’ ovvero la più antica<br />
formazione corale del mondo ancora in attività. Nel corso dei secoli, ha seguito,<br />
partecipandovi attivamente, tutte le riforme della liturgia papale fino ad oggi. Quale la<br />
responsabilità di un ruolo così importante e quali i momenti più significativi nelle diverse<br />
attività svolte?<br />
MP: La Cappella Musicale Pontificia ha la grande responsabilità di agire nella Chiesa come<br />
fece, per esempio, nel ‘500 in relazione alla Riforma Liturgica del Concilio di Trento.<br />
Questa Riforma si fece strada grazie all’immediata attuazione che ne fece la Cappella<br />
Sistina nelle Celebrazioni Papali. Ora, se siamo onesti e corretti dobbiamo dire che la<br />
stessa cosa non è avvenuta per il Concilio Vaticano II perché Domenico Bartolucci - e<br />
16 | Musica dell’anima
INTERVISTA A MONS. MASSIMO PALOMBELLA | 17
quest’anno si celebrano i cento anni della sua nascita - fu un uomo che alla guida della<br />
Cappella Sistina rifiutò categoricamente la Riforma Liturgica del Concilio Vaticano II,<br />
arroccandosi su alcune ingiustificate posizioni. Questa chiusura culturale purtroppo non<br />
gli ha permesso nemmeno di recepire tutto ciò che nello stesso periodo accadeva nella<br />
musica, e quindi gli studi semiologici sul canto gregoriano, la polifonia rinascimentale,<br />
come anche di quello che era successo dopo Verdi. In qualche modo, nella mente di<br />
Bartolucci, la storia della musica finiva con Verdi. Ecco questo è stato forse veramente<br />
un’hapax legomenon 3 nella storia della Sistina nel senso che è stata forse la prima volta<br />
che questa istituzione non ha seguito il corso di una Riforma, ed infatti, per la Santa Sede,<br />
ad un certo punto fu necessario provvedere ad una sostituzione perché praticamente<br />
si ritrovava con un’istituzione bloccata ecclesialmente, esteticamente e culturalmente. Il<br />
mio predecessore, il maestro Liberto, portò davvero questa istituzione musicale all’interno<br />
della Riforma Liturgica del Concilio Vaticano II, pur con tante difficoltà poiché c’erano<br />
ancora molti che ritenevano che bisognasse fare come faceva Bartolucci. Io ho avuto la<br />
fortuna di aver avuto un predecessore che in qualche modo è stato un ‘cuscinetto’ tra<br />
Bartolucci e la riforma liturgica del Concilio Vaticano II che con me fu una cosa quasi<br />
‘normale’. Io sono figlio della riforma liturgica per cui ci credo profondamente e credo<br />
anche che la musica antica possa avere molto giovamento dalla riforma liturgica del<br />
Concilio Vaticano II per quello che ho detto prima, ovvero per il dovere della recezione gli<br />
studi semiologici e per il dovere di un intelligente dialogo con la modernità. La Cappella<br />
Musicale Pontificia ha quindi questo primo e grande compito, di essere in primis l’attuatrice<br />
delle Riforme della Chiesa in ambito liturgico-musicale, ha poi, non meno importante, la<br />
responsabilità dell’esemplarità della prassi esecutiva; il modo di cantare il gregoriano e<br />
la polifonia rinascimentale dovrebbe essere in qualche modo esemplare non perché noi<br />
siamo più bravi degli altri, ma perché la Cappella Musicale Pontificia è un’istituzione che<br />
dedica tre ore al giorno ad uno studio quasi ‘monografico’ circa appunto il gregoriano<br />
e la polifonia rinascimentale, esattamente come l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia<br />
ogni giorno prova un certo repertorio sinfonico corale e come il Teatro dell’Opera studia<br />
ogni giorno un certo repertorio operistico. Inoltre abbiamo a disposizione l’archivio<br />
della Cappella Musicale Pontificia, il cosiddetto Fondo Cappella Sistina nella Biblioteca<br />
Apostolica Vaticana che è il più grande archivio musicale esistente al mondo dei secoli<br />
XV, XVI e XVII in relazione alla musica scritta per la Liturgia. Tutto repertorio catalogato,<br />
per cui tutto ciò che, ad esempio, al concerto questa sera sentirete, è frutto di edizione<br />
critica fatta o su manoscritti o sulla stampa più antica. Il maestro della Cappella Sistina<br />
ha questo dovere di lavoro di studio e di ricerca perché se io non faccio questo, tanta<br />
musica rimane lettera morta. Il dovere della esemplarità della prassi esecutiva deriva dal<br />
fatto che il maestro della Cappella Sistina può avere a disposizione le parti rinascimentali<br />
e quindi fare uno studio semiologicamente e scientificamente corretto e pertinente sulle<br />
parti. Questo significa anche ‘sperimentare’ senza avere la preoccupazione di montare un<br />
mottetto per eseguirlo subito, ma provare la realizzazione di un color minor, sperimentare<br />
come meglio eseguire una certa figura retorica… Ecco, la Cappella Sistina è una sorta di<br />
‘laboratorio’ da questo punto di vista! In ultima istanza la Cappella Sistina canta a tutte le<br />
celebrazioni a cui è presente il Papa ma ha anche una folta attività di concerti. Perché fa<br />
questa attività concertistica? Non gira certo il mondo per il piacere di eseguire un po’ di<br />
musica, ma viaggia così tanto per rispondere esclusivamente a un mandato ecclesiale, cioè<br />
quello dell’annuncio del Vangelo; ogni nostro concerto è un’esperienza estetica, ma tutto<br />
il materiale musicale va ricondotto al luogo dove questa musica ha preso corpo, ovvero la<br />
Liturgia. Ogni brano che eseguiamo è così sempre presentato, collocato, spiegato nel suo<br />
‘ Chi fa il mio<br />
lavoro deve essere<br />
un uomo attento<br />
al suo tempo,<br />
appassionato di<br />
musica moderna,<br />
di musica<br />
contemporanea<br />
e sperimentale,<br />
che stima i suoi<br />
colleghi e che è<br />
quindi curioso<br />
di andare ad<br />
ascoltare la<br />
musica composta<br />
ed eseguita da<br />
altri ’<br />
3 In linguistica e in filologia, un hapax legomenon (spesso anche solo hapax o, meno di<br />
frequente, apax; al plurale hapax legomena o hapax legomenoi), è una forma linguistica<br />
(parola o espressione), che compare una sola volta nell’ambito di un testo, di un autore o<br />
dell’intero sistema letterario di una lingua.<br />
18 | Musica dell’anima
collaborazione con questa istituzione ma che non era mai<br />
stato possibile farlo per suo modo di cantare, molto, molto<br />
lontano dalla prassi rinascimentale. E’ molto interessante<br />
l’esperienza della registrazione; noi incidiamo in Cappella<br />
Sistina perché siamo forse l’unica realtà corale al mondo<br />
che può avere la totalità della pertinenza estetica, cioè<br />
musiche per le celebrazioni del Papa che si svolgevano<br />
nella Cappella Sistina, quindi con quella precisa acustica.<br />
Mons. Palombella e Andrea Angelini<br />
AA: Quindi per lei è molto importante il discorso<br />
filologico, sia a livello estetico dell’ambiente che della<br />
prassi esecutiva...<br />
MP: Sì, assolutamente. E’ questo che ci permette di<br />
incidere con etichette come Deutsche Grammophon.<br />
Io non mi sentirei mai di incidere William Byrd perché è<br />
molto lontano dalle nostre corde. Per esempio, dovendo<br />
incidere per Deutsche Grammophon il Miserere di Allegri,<br />
ho cercato e trovato nell’archivio della Cappella Sistina il<br />
codice sistino 205-206, l’originale manoscritto di Allegri.<br />
Di conseguenza ho anche cercato di disporre spazialmente<br />
i solisti, più o meno evincendo come erano disposti dalle<br />
cronache delle celebrazioni papali di quel tempo; fare un<br />
prodotto per un’etichetta discografica come questa, esige<br />
un grande lavoro scientifico, filologico ed estetico.<br />
Il Concilio Vaticano II<br />
significato storico e liturgico. Un’esperienza di concerto<br />
della Cappella Musicale Pontificia è quindi un’esperienza<br />
di fede, è un’occasione per fare un’esperienza di Dio.<br />
Questo è l’unico motivo per cui la Cappella Sistina accetta<br />
di fare un concerto.<br />
AA: La ‘Sistina’ è impegnata periodicamente in tournée<br />
internazionali. Sotto la sua direzione ha iniziato ad<br />
incidere in esclusiva con Deutsche Grammophon e ha vinto<br />
il premio Echo Klassik per il CD Cantate Domino (2015). Ci<br />
può parlare di questa esperienza?<br />
MP: Non sono io andato a cercare Deutsche Grammophon,<br />
sono loro che mi hanno contattato perché hanno<br />
riscontrato che la Cappella Musicale Pontificia ha<br />
cambiato radicalmente il suo modo di cantare, cioè è<br />
passata da un linguaggio operistico decadente di fine<br />
Ottocento ad una vocalità rinascimentale, a un fraseggio<br />
coerente e alla ricerca di una forte pertinenza estetica di<br />
quello che eseguiva. E’ la più antica istituzione del mondo,<br />
ha a disposizione tanto, per cui Deutsche Grammophon<br />
ha, in qualche modo, fatto una scommessa dicendo<br />
che avrebbero in passato sempre voluto avviare una<br />
AA: Posso chiederle un paragone con la vocalità ferma e<br />
senza armonici che usano gli Inglesi, per esempio i Tallis<br />
Scholars, che hanno eseguito un concerto in Cappella<br />
Sistina per il suo grande restauro, cantando, fra l’altro,<br />
proprio il Misere di Allegri.<br />
MP: Citando i Tallis Scholars, per il solo e semplice fatto<br />
che vi cantino anche le donne, ci si allontana un po’ dal<br />
punto di vista di pertinenza estetica. Io credo che la<br />
vocalità di ciò che veniva scritto per essere cantato in<br />
Cappella Sistina deve essere una vocalità rinascimentale.<br />
In questa tecnica vocale non esiste il terzo registro, quindi<br />
dev’essere una vocalità molto coperta, molto appuntita,<br />
ma con tutto quel calore mediterraneo che noi Italiani<br />
abbiamo nella nostra vocalità. Ad esempio io credo, e<br />
questa è una mia convinzione studiando i manoscritti,<br />
che quegli spartiti siano pieni di figure retoriche che<br />
poi noi troviamo ben codificate nel barocco, perché noi<br />
del barocco sappiamo molto mentre del Rinascimento<br />
poco a livello di prassi esecutiva. Io credo che la musica<br />
rinascimentale sia un insieme di figure retoriche, di<br />
tensione e di distensione che chiedono continue messe<br />
di voce. E’ una musica molto colorata di per sé, per<br />
cui io credo che cantarla ferma è trattarla come fosse<br />
musica quattrocentesca; posso capire che si canti Dufay<br />
o Despresz in quel modo poiché il testo era spesso un<br />
‘pretesto’ per fare contrappunto. Quando abbiamo inciso<br />
un brano di Dufay e uno di Desprez abbiamo cantato<br />
INTERVISTA A MONS. MASSIMO PALOMBELLA | 19
come fossimo degli strumenti musicali perché l’intenzione<br />
compositiva era quella, cioè non esisteva l’attenzione<br />
al testo. C’è uno grande sbarramento che è l’entrata nel<br />
Rinascimento maturo, dove ad un certo punto il testo<br />
diventa quella realtà su cui viene costruita la musica. In<br />
relazione al testo ci sono figure retoriche di tensione e di<br />
distensione; c’è una grande tensione data dalla parola e<br />
dalla frase. Credo che tutto questo sia nel DNA della musica<br />
scritta per la Cappella Sistina, per le celebrazioni papali.<br />
Lorenzo Perosi<br />
D’altronde basta ammirare i dipinti michelangioleschi<br />
per rendersi conto di come il Rinascimento non fosse<br />
certo un momento storico sbiadito. Tutto deve essere<br />
assolutamente filtrato da una ratio, da una poderosa<br />
intelligenza: messe di voce, tensione, distensione, colores<br />
minores, hochetus 4 … Concludendo, tutto deve essere<br />
filtrato da una profonda ratio, da un profondo controllo,<br />
quasi ‘maniacale’ di ciò che è tipico e caratterizzante il<br />
rinascimento.<br />
AA: Può accettare la proposta di un’esecuzione con voce<br />
ferma al solo fine di sperimentare un’estetica diversa,<br />
conscia comunque di non essere nella sfera della<br />
riproduzione filologica ma all’interno di un piacere estetico<br />
differente?<br />
MP: Questo sì, assolutamente. Si può fare, nessuno lo<br />
vieta. Ritengo però che sia come togliere il sale e il<br />
pepe a questa musica, nel senso che armonicamente è<br />
musica povera. Se poi il coro non evidenzia la parola… Il<br />
Rinascimento è un momento storico caratteristico, che ha<br />
avuto la stessa attenzione al contrappunto e alla parola.<br />
Allora se il coro non usa queste attenzioni, l’esecuzione si<br />
inaridisce enormemente.<br />
4 Espediente polifonico, diffuso specialmente in Francia<br />
tra XI e XII secolo, caratterizzato dalla spezzatura delle<br />
voci, mediante pause tra sillaba e sillaba (e con ricerca di<br />
contrattempo tra voce e voce), così da richiamare un effetto<br />
di singhiozzo.<br />
AA: Si potrebbe obbiettare che anche la musica di Arvo<br />
Pärt, costruita con la tecnica dei tintinnabuli, abbia una<br />
armonia molto semplice che non richieda questo tipo di<br />
attenzioni e di vocalità di cui abbiamo parlato prima. Qui<br />
forse c’è la ricerca del piacere contemplativo della voce<br />
ferma e che magari il tentativo dei gruppi inglesi sia quello<br />
di portare tale diversa sperimentazione anche nella musica<br />
rinascimentale.<br />
MP: Sì, la mia convinzione è che tanto successo per questi<br />
gruppi inglesi negli anni ‘80 e ‘90 sia fondamentalmente<br />
dovuto al motivo che chi doveva fare questo lavoro<br />
filologico non lo fece! La Cappella Sistina non lo<br />
faceva davvero. Noi abbiamo inciso ora con Deutsche<br />
Grammophon la Missa Papae Marcelli di Palestrina che<br />
è stato un lavoro inaudito: ce ne sono così tante incise<br />
che mi sono detto ‘O ne incidiamo una che veramente dia<br />
una svolta o non la incidiamo’. E’ stato un lavoro filologico<br />
enorme perché ho dovuto recuperare l’edizione del 1567<br />
dovendo di conseguenza decidere di non inserire l’Agnus<br />
Dei II perché non è di Palestrina. Benché ci sia nel codice<br />
18 di Santa Maria Maggiore, nel codice 22 della Sistina,<br />
Palestrina quando ha pubblicato nel 1567 il secondo libro<br />
delle Messe non l’ha inserito, e nel 1599, quando è stata<br />
pubblicata un’edizione postuma, l’editore non l’ha messo e<br />
hanno scritto Agnus Dei secundus dicitur ut supra primus.<br />
I colores minores, il problema di superare le battute,<br />
il problema delle figure retoriche, del tactus coerente<br />
alla scrittura del compositore… è stato un lavoro molto<br />
impegnativo per ottenere un prodotto filologicamente<br />
corretto, all’altezza dell’istituzione che detiene i<br />
manoscritti e che veramente dicesse qualcosa di nuovo,<br />
spiegandone le ragioni nel libretto che accompagna<br />
il CD; Condivido il fatto che un gruppo corale possa<br />
avere il piacere estetico di attuare quello che lei dice,<br />
ma il nostro compito è eseguire questo tipo di musica<br />
dandone, a oggi, una interpretazione plausibile, verificata,<br />
scientifica, opinabile ovviamente, però ragionata e scavata<br />
in profondità.<br />
AA: La musica è il linguaggio dello spirito. La sua segreta<br />
corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di<br />
colui che ascolta; sono parole di Kahlil Gibran. Qual è il<br />
ruolo del direttore di coro, in tutto questo?<br />
MP: Il direttore del coro ha un ruolo secondo me molto<br />
importante. Il primo ruolo è quello di essere una persona<br />
che studia e che ricerca e poi, in seconda battuta, ha il<br />
ruolo di diventare, a poco, a poco, invisibile. La musica<br />
è fatta per essere concertata e non per essere diretta.<br />
In generale, e questa è una grande tradizione, la musica<br />
rinascimentale non era diretta; tutti leggevano da un libro<br />
centrale senza che qualcuno si assumesse il compito della<br />
direzione come oggi noi la comprendiamo.<br />
20 | Musica dell’anima
‘ Chiedendoci<br />
il dialogo con<br />
la modernità,<br />
la Chiesa<br />
desidera anche la<br />
ricezione, nella<br />
musica destinata<br />
alla liturgia, di<br />
quanto oggi è il<br />
patrimonio e la<br />
cultura musicale’<br />
AA: Nella Basilica di San Marco c’era probabilmente una figura che stava al centro<br />
dell’abside, dietro all’altare, per risolvere le problematiche relative all’esecuzione con il<br />
doppio coro…<br />
MP: Il ruolo del direttore è quello di fare una buona concertazione. Ma il vero ruolo<br />
del direttore di coro, e mi creda che poi i coristi si accorgono di questo, è di essere<br />
una persona che studia, che ricerca e che richiede ai coristi un po’ meno di quello fa<br />
lui; non si può chiedere ai coristi cose che il direttore non fa, lui deve essere il primo a<br />
dare l’esempio. Per i miei coristi è necessario lo studio personale, di tre ore, e lo studio<br />
corale, altre tre ore. Quindi io devo studiare almeno sei ore al giorno, ma io studio ben di<br />
più, perché poi c’è la ricerca e tanto altro… Questo problema in relazione alla musica da<br />
eseguire; secondo problema, nel mio caso, maestro-direttore, è che devo anche comporre.<br />
Il maestro-direttore di questa istituzione, prima di tutto non va identificato, secondo<br />
me, come è stato fatto con Bartolucci, ovvero che il maestro della Cappella Sistina sia,<br />
fondamentalmente, ‘solo’ un compositore. Il maestro della Cappella Sistina è ‘anche’ un<br />
compositore, ma egli ha, come abbiamo detto precedentemente, la responsabilità del<br />
patrimonio culturale della Chiesa; quindi deve essere un esperto e uno studioso di musica<br />
antica e deve tradurre con pertinenza il segno grafico in segno sonoro. In relazione al<br />
comporre, il maestro della Cappella Sistina deve avere lo sguardo in avanti. Deve fare<br />
come faceva Palestrina, come ha fatto Lorenzo Perosi. Quest’ultimo ha tolto, all’inizio del<br />
secolo XX, la Cappella Sistina dalla posizione in cui l’aveva relegata Domenico Mustafà,<br />
scrivendo soltanto alla Palestrina con lo stile contrappuntistico. Perosi ha osato scrivere<br />
non alla Palestrina vivendo profondamente nel suo momento storico. Ecco, io credo che il<br />
maestro della Cappella Sistina debba essere un uomo che, nel suo gesto compositivo, viva<br />
il presente e che, dopo Wagner, dopo Mahler, si lasci sfidare da tutto ciò che è accaduto<br />
nella musica. Il gesto compositivo del maestro della Cappella Sistina deve essere un gesto<br />
che tiene conto di dove lui vive oggi: deve scrivere per l’uomo di oggi e non per l’uomo del<br />
Rinascimento. Chi fa il mio lavoro deve essere un uomo attento al suo tempo, appassionato<br />
di musica moderna, di musica contemporanea e sperimentale, che stima i suoi colleghi e<br />
che è quindi curioso di andare ad ascoltare la musica composta ed eseguita da altri e non<br />
limitarsi a leggere Palestrina e la propria musica. Questo è importante perché il maestrodirettore<br />
deve essere capace di coniugare l’udibilità e la comprensibilità della musica con<br />
la modernità. Credo che questa sia, al momento, la grande sfida che ci aspetta.<br />
Si ringrazia l’ICB (International Choral Bulletin) edito dalla Federazione Internazionale di Musica Corale per la gentile<br />
concessione alla pubblicazione dell’articolo in lingua italiana.<br />
La Cappella Musicale Pontificia Sistina<br />
INTERVISTA A MONS. MASSIMO PALOMBELLA | 21
Storia<br />
Quella terribile rivoluzione filosofica che condannò<br />
il Rinascimento a disperdersi nelle false simmetrie<br />
del Barocco ebbe molteplici motivi, tutti riassumibili<br />
sotto un’unica formula: nelle parole di Hermann<br />
Broch, la ‘morte del centro e, quindi della luce’.<br />
La morte della luce<br />
di alessandro zignani<br />
ALESSANDRO ZIGNANI<br />
Compiuti gli studi di<br />
clarinetto e composizione,<br />
si è dedicato alla direzione<br />
d’orchestra. Dopo una<br />
pratica svolta per lo più<br />
nell’Est europeo (Romania,<br />
Repubblica Ceca, Croazia) è stato direttore artistico<br />
dell’Orchestra da Camera di Rimini, guidandola in un<br />
progetto multidisciplinare tra musica, teatro e letteratura<br />
di nuova concezione. Docente nei Conservatori di<br />
Monopoli e Cesena, si è quindi dedicato allo studio<br />
metodico delle varie tecniche direttoriali. Ha inoltre<br />
pubblicato oltre duecento contributi sulla direzione<br />
d’orchestra sulle riviste ‘CD classica’, ‘Musica’, ‘Opera<br />
International’. La sua metodologia, improntata alla<br />
Psicodinamica, accorpa lo zen, la psicologia junghiana e<br />
la mnemotecnica in una rivoluzionaria concezione della<br />
pratica direttoriale sperimentata su decine di studenti<br />
con risultati sempre lusinghieri.<br />
La consapevolezza copernicana di abitare una meteora di<br />
materia marginale all’universo, la predicazione di Lutero,<br />
col suo scalzare la ragione simbolica della Teologia<br />
dalle sue basi, per sostituirvi un drammatico rapporto di<br />
incertezza col Divino, dove la colpa a priori dell’umana<br />
condizione rende l’arte pietistico ritorno alle radici infantili<br />
– e dunque völkisch, ‘popolari’ – infine, la lotta tra potere<br />
politico ed ecclesiastico, che induce l’architettura civile a<br />
rivaleggiare in falsi fondali e prospettive in fuga con quella<br />
religiosa, fino ad allora giustapposta ai Palazzi Comunali<br />
in quella perfetta armonia nella divisione simbolica degli<br />
spazi che dava alle piazze delle città ideali – si pensi a<br />
Pienza – rinascimentali il fascino di un accordo tra uomo<br />
e divinità: da tutte queste intime tragedie dello stile si<br />
origina l’involuzione convulsa del Manierismo, fiorita di<br />
volute e trompe-l’oeil in cui la coscienza intraprende la<br />
ricerca della luce, del senso, destinata poi a solidificarsi, nel<br />
Barocco, in una razionalizzazione del disordine strutturata<br />
secondo un’unica regola: distinguere, catalogare e quindi<br />
stilizzare ogni umano ‘affetto’: esasperare la soggettività<br />
del sentimento, fino a rendere espressione ciò che prima<br />
non era che armonia di struttura, ponte tra tempo e spazio,<br />
tra simbolo e fuggevole sensazione.<br />
Ciò che lega le facciate curvilinee, quasi evaporanti in<br />
un’aria malsana di afa, del Borromini – un’aria come doveva<br />
essere quella della notte romana in cui l’architetto si gettò<br />
sulla propria spada, incaricando poi il servo del colpo di<br />
grazia – la ‘seconda pratica’ di Monteverdi, per la prima<br />
volta sollevata ai vertici del gusto nel Combattimento di<br />
Tancredi e Clorinda, ed infine lo spazio vuoto, la cupola<br />
nera del Caravaggio: tutto questo, è proprio il senso di<br />
angosciosa attesa dell’Ignoto, il manifestarsi profetico<br />
del mana divino, di cui l’artista si fa aruspice primitivo. Se,<br />
dunque, nel Rinascimento gli artisti dovevano essere anche<br />
teologi, nel Barocco il trionfo dell’introspezione, della<br />
grammatica delle passioni unisce tutte le arti in uno stile di<br />
transizione il cui fascino maggiore è quella ossessione del<br />
22 | STORIA
vuoto, quella paura dello spazio materiale che negli spiriti più elevati si fa metafora della<br />
colpa originaria, e quindi della morte. Nel Barocco la morte non è solo il passaggio buio<br />
che attende l’uomo alla foce del tempo, ma è anche quel salto nella luce con cui inizia<br />
la sua momentanea avventura terrena: essa sta ai due estremi della corda tesa sull’abisso<br />
esistenziale. Ecco dunque il motivo delle false prospettive barocche: inventare chiese<br />
dentro chiese, vite dentro vite; ecco il motivo della prevalenza, in poesia, della metafora<br />
– che è corpo e soffio – sul simbolo, che è trascendente fissità. Così Ciro di Pers, allievo<br />
del Marino, pubblica un sonetto dedicato ad un grande orologio meccanico – ossessione,<br />
questa, dell’epoca – in cui già si intravede quella riduzione dell’uomo a congegno di molle,<br />
fantoccio creato dal Tempo per suo divertimento, così caro al romantico musico-poeta<br />
Hoffmann, ed insieme alla tradizione chassidica degli Ebrei, col loro mito del Golem,<br />
destinato a sfociare poi, in un dramma di Capek, nel moderno robot.<br />
A questo sconvolgente passaggio dell’uomo da centro dell’universo, qual era in Pico<br />
della Mirandola, a scheggia impazzita del tempo, la musica reagisce detronizzando il<br />
contrappunto – il luogo della coincidenza degli opposti – per esaltare l’armonia: questo<br />
microcosmo della forma in cui la perpetua improvvisazione degli abbellimenti (anch’essi<br />
segno di una coazione a riempire lo spazio) e la pulsazione del basso continuo – con il suo<br />
orbitare dentro a formule per cui la ragione individuale cerca di arginare la follia del nonsenso<br />
cosmico – si fa, anche qui per metafora, psicologia dell’animo umano.<br />
La nostra abitudine a riconoscere nella musica l’arte espressiva per eccellenza ci impedisce<br />
di sentire sulla nostra pelle quel senso di disagio e insieme di affascinata rivoluzione dei<br />
sensi che avvolse come una pioggia di lapilli infuocati il pubblico riunito, quella sera di<br />
Carnevale del 1624, in Palazzo Mocenigo, quando Monteverdi distillò nel glorioso genere<br />
del Mottetto tutti i veleni propri all’ancor giovane Diciassettesimo secolo: il secolo del<br />
complesso paterno, in cui le ancora vive libertà nazionali vengono sacrificate sull’altare<br />
dell’assolutismo, come a quel potere che, unico, può salvare dal senso di colpa – la<br />
Riforma è una lotta fratricida tra Cristiani; un insulto a Dio, di cui oscura il Dogma – e dal<br />
conseguente collasso dell’Io.<br />
Il Combattimento di Tancredi e Clorinda è l’alba della passione. Monteverdi, che ne era<br />
ben consapevole, ritenne quindi opportuno ricorrere<br />
all’artificio di una lettera al Mocenigo, per preparare gli<br />
ascoltatori a quella destrutturazione traumatica di ogni<br />
convenzionale sintassi. ‘Sapendo che gli contrarij affetti<br />
sono quelli che grandemente muovono l’animo nostro,<br />
fine del movere che deve avere la bona musica (...) diedi<br />
di piglio al divino Tasso, come poeta che esprime con<br />
ogni proprietà e naturalezza con la sua oratione quelle<br />
passioni che tende a voler descrivere’: così Monteverdi,<br />
in un passaggio di una sapienza retorica davvero barocca,<br />
dove si afferma, quasi distrattamente, che la musica è<br />
un’ ‘arte del movere’ – e quindi dramma – ornata di ogni<br />
‘oratione’, di ogni tecnica della persuasione, secondo<br />
un’idea dell’accordo di suoni come gerarchia dei luoghi<br />
‘topici’ occulti nell’animo umano che porterà Marpurg a catalogare gli stili musicali in<br />
base alle articolazioni dell’orazione classica definiti da Quintiliano: inventio, dispositio,<br />
elocutio, narratio... Ma la grande intuizione di Monteverdi sta in quella litote dell’ ‘oratione<br />
espressa con naturalezza’: uno scontro di significati, come si vede, alla cui base c’è la stessa<br />
dinamica che porta il Bernini, nella Fontana del Tritone, a fare della coda di un delfino una<br />
serto rampicante su cui l’acqua costruisce ponti d’arcobaleno. È il trionfo di quello che<br />
il compositore stesso chiama ‘il concitato genere’: il tactus ritmico racconta l’aritmia del<br />
cuore, in contrapposizione dinamica col melos patetico; a questa opposizione costruttiva,<br />
nell’architettura sacra barocca, corrisponde l’invenzione dello spazio vuoto, a perdita<br />
‘La ‘seconda<br />
pratica’ di<br />
Monteverdi,<br />
è ben più che<br />
una rivoluzione<br />
stilistica: è il<br />
trionfo del mare<br />
della soggettività<br />
contro i pilastri<br />
del rinascimentale<br />
mondo dei<br />
simboli’<br />
‘Tancredi ferito’ del Guercino<br />
la morte della luce | 23
d’occhio, in cui l’irruzione del transetto nella continuità<br />
delle cappelle laterali forza lo spazio all’impossibile<br />
armonia di buio e luce radente. Le finestre piovono luce<br />
fissa su punti asimmetrici, secondo l’imperscrutabile logica<br />
dell’irradiazione divina, ed a questi luoghi del miracolo si<br />
oppongono le tenebre dell’inconscio, che fanno sì ogni<br />
svolta celi un incubo: ogni simbolo sacro, impregnato<br />
d’ansia, sveli, nell’illusione dei sensi, la presenza del suo<br />
correlato demoniaco. È l’ambiguità del segno: la Santa<br />
Teresa del Bernini, sospesa tra estasi mistica e sensuale<br />
perdizione, raggruppa in sé ogni prospettiva luminosa;<br />
isola nel tempo un singolo istante di gloria così come,<br />
nel Combattimento, Monteverdi sospende il ‘pirrichio<br />
scalpitante’ del ritmo nella radiante conversione finale<br />
‘Estasi di Santa Teresa’ del Bernini<br />
della guerriera saracena, un momento in cui il ‘picciol rivo’<br />
del testo diventa fiume di grazia, e la simbiosi tra arte e<br />
natura si fa – qui per la prima volta – opera d’arte totale.<br />
In una prospettiva opposta – e quindi, baroccamente,<br />
analoga – Caravaggio lavora sulle scansioni del buio in cui<br />
l’architettura della Controriforma precipita le cappelle<br />
laterali, isolando nella luce la rivelazione del vero. In San<br />
Matteo e l’angelo, il pittore mette in scena un vecchio<br />
saggio mentre, nell’atto di scrivere, viene sorpreso da<br />
un fruscio alle sue spalle: è l’angelo di luce, colpito sulla<br />
fronte dal quale il filosofo decifrator di segni si confessa<br />
impotente di fronte alla momentanea verità del miracolo.<br />
‘Ahi vista, ahi conoscenza!’: dice Tancredi allo svelarsi<br />
dell’amata Clorinda, che lui stesso ha ucciso, in un luogo<br />
in cui Monteverdi, architetto dell’anima, rapprende<br />
nell’icona dell’ornamento il fluire, fino ad allora sfrenato,<br />
dell’azione. Siamo nel cuore di un teatro che non è – come<br />
poi sarà nel trionfo dell’Opera – semplice messa in scena,<br />
ma itinerario nell’’uomo interiore’ di Sant’Agostino, per cui<br />
la mente è specchio in cui si riflette, per oscuri enigmi,<br />
la Creazione, e spazio e tempo si fondono in un unico,<br />
irripetibile spazio espressivo.<br />
La ‘seconda pratica’ di Monteverdi, quindi, è ben più<br />
che una rivoluzione stilistica: è il trionfo del mare della<br />
soggettività contro i pilastri del rinascimentale mondo<br />
dei simboli. Ma quella visionaria lettera in cui Monteverdi,<br />
con quell’arte di alludere con noncuranza che ne fa un<br />
importante scrittore, racconta il suo Combattimento, cela<br />
un altro luogo di potente suggestione, allorché afferma<br />
di aver resuscitato quel ‘concitato genere’ tanto caro a<br />
Platone, e non più praticato dai moderni per mancanza di<br />
opportune capacità declamatorie. Il parallelo qui istituito<br />
tra il pulpito delle chiese barocche – vera tribuna per<br />
esercizi nello stile patetico – e la scena del teatro greco, in<br />
cui l’eroe tragico si staglia nella nudità della sua maschera,<br />
ha del prodigioso. Dopo il dialogo del contrappunto,<br />
insomma, la musica armonica non può che praticare<br />
le aspre secche del monologo. Ogni uomo è un’isola,<br />
nonostante il poeta John Donne cerchi, in questi stessi anni,<br />
di affermare pateticamente il contrario. Strana antinomia,<br />
quella del Combattimento, per un giorno di Carnevale;<br />
non fosse che i macchinari scenici, i meravigliosi artifici<br />
delle Feste Rinascimentali cui, in un Rinascimento che<br />
faceva dell’architettura l’epicentro di tutte le arti, misero<br />
mano Leonardo e Michelangelo, svelano, in quella sera del<br />
1624, per la prima volta la loro vera natura: sono epifanie<br />
del mondo alla rovescia, il mondo carnevalesco sotto la<br />
cui giocosità s’annida il dramma della perdita, la manca<br />
di senso onde la musica, da allora, comincia a regredire<br />
alla grammatica delle pulsioni, al ‘pirrichio di concitate<br />
movenze’ monteverdiano dal quale, nei secoli a venire,<br />
non si è più redenta. L’unico possibile risolversi da questo<br />
infernale sposalizio di estasi e sensi è l’invenzione di un<br />
nuovo genere; ma non sarà certo Venezia, che della perdita<br />
del Sacro ha fatto il presupposto della propria potenza<br />
economica, a realizzare questa sintesi. Mentre dunque la<br />
Repubblica del Leone assiste, nei suoi cinquanta teatri, al<br />
trionfo dell’Opera, a Roma i devoti di un santo irregolare,<br />
Filippo Neri, si ingegnano ad inventare una nuova forma<br />
di teatro dell’anima; però, piuttosto che elaborare una<br />
poetica, inventano uno spazio architettonico strategico:<br />
l’Oratorio, facendo dei suoi limiti – il maggiore dei quali è<br />
l’aver rinunciato all’alleanza tra arte e natura – altrettanti<br />
punti di forza. È dunque all’interno di piccole chiese: S.<br />
Girolamo della Carità, Santa Maria dell’Orazione e Morte,<br />
Santa Maria della Rotonda – i cui nomi, oltretutto,<br />
definiscono una grammatica ideale della Pietà barocca<br />
– e nei limiti di una cerimonia dimessa e contrita come<br />
l’Ufficio di Quaresima, che si prepara il superamento<br />
dell’angoscioso dualismo tra sensi e spirito cui dobbiamo<br />
l’eccentrica, correlata genialità di un Monteverdi e di un<br />
Borromini: antinomia del Barocco, questa, che l’estrema<br />
povertà dei mezzi dovesse diventare nuovo rigoglio della<br />
languente intimità devota. Sono, anche questi, i giochi<br />
della luce crepuscolare: della luce morente...<br />
24 | STORIA
Tecnica<br />
Chi si pone alla guida di un qualsiasi tipo di<br />
compagine corale o strumentale dovrebbe possedere,<br />
oltre a un buon orecchio e altrettanto senso ritmico,<br />
una solida formazione musicale, con studi di<br />
composizione, analisi, lettura della partitura, nonché<br />
particolari capacità comunicative e spiccate doti<br />
umane; oltre a ciò dovrebbe aver raggiunto anche<br />
un sicuro controllo del proprio gesto direttoriale.<br />
L’importanza del gesto<br />
DI leonardo lollini<br />
LEONARDO LOLLINI<br />
Perugino, si è diplomato in<br />
Pianoforte, Musica Corale<br />
e Direzione di Coro ed in<br />
Composizione presso il<br />
Conservatorio Statale di<br />
Musica di Perugia. Dopo<br />
aver partecipato a corsi<br />
di perfezionamento e di<br />
didattica musicale, ha tenuto<br />
numerosi concerti alla guida di varie formazioni corali<br />
– comprese quelle di voci bianche – complessi vocali<br />
da camera e gruppi strumentali. Dirige stabilmente il<br />
Coro e l’Ensemble Vocale dell’Associazione Culturale<br />
Musicale ‘Accademia degli Unisoni’ di Perugia – della<br />
quale è anche direttore artistico – e il Coro del<br />
Liceo ‘Calvino’ di Città della Pieve (PG). Ha insegnato<br />
in varie istituzioni musicali in diverse parti d’Italia e<br />
attualmente è titolare della cattedra di Direzione di<br />
Coro e Composizione Corale presso il Conservatorio<br />
Statale di Musica ‘G. B. Martini’ di Bologna.<br />
La cura del gesto dovrebbe essere uno dei suoi interessi<br />
basilari, se non proprio il principale. Tale considerazione<br />
potrebbe e dovrebbe risultare ovvia eppure ancora troppo<br />
spesso si assiste ad esibizioni corali dove l’approssimazione<br />
del gesto del direttore 1 è talvolta a dir poco sconcertante<br />
(non a caso letteralmente l’opposto di ‘concertante’):<br />
gestualità vaga, che spesso non ha nulla a che fare<br />
con la scansione del tempo o con il metro dei brani,<br />
costantemente circolare o a senso unico, sempre uguale<br />
in ampiezza, esagerata rispetto a quello che dovrebbe<br />
effettivamente indicare o superflua, movimenti d’attacco<br />
inappropriati o incerti, ingressi delle voci ignorati, respiri<br />
non indicati, e così via, non sono che alcuni dei difetti che<br />
più comunemente si riscontrano in alcuni direttori, e che<br />
naturalmente non possono che riflettersi in modo negativo<br />
sulla resa di coloro che quei gesti dovranno interpretare.<br />
Purtroppo ancora in troppi sembrano sottovalutare la<br />
preziosa portata di un buon gesto direttoriale: con i giusti<br />
e appropriati movimenti di braccia e mani si possono<br />
e si dovrebbero indicare molteplici aspetti musicali:<br />
dall’imprescindibile scansione ritmica (tranne ovviamente<br />
il caso di ambiti musicali come quello del canto gregoriano)<br />
alle variazioni agogiche, dalla cura delle dinamiche al<br />
modo di articolare i suoni, dall’indicazione delle altezze<br />
alla cura del fraseggio, dall’intonazione dei suoni alla loro<br />
tenuta, gli attacchi, le chiusure, gli ingressi delle voci, ecc.<br />
Tanto più il gesto sarà tecnicamente chiaro e preciso<br />
e allo stesso tempo vario, tanto più il risultato musicale<br />
sarà corrispondentemente accurato, ricca di particolari,<br />
interpretativamente convincente e coinvolgente.<br />
Approfondendo la questione soprattutto relativamente<br />
alle realtà corali non professionistiche, purtroppo si nota<br />
1 Da intendersi in modo neutro, che si tratti di direttore uomo<br />
o donna<br />
L’importanza del gesto | 25
ancora troppo spesso che la qualifica di amatoriale o<br />
dilettantistico sembra orientare alcuni dei direttori (forse<br />
perché poco motivati anche in virtù della gratuità per<br />
la quale spesso prestano la loro opera) ad un approccio<br />
piuttosto superficiale proprio riguardo quella gestualità<br />
con cui le dovrebbero guidare; se poi si tratta di cori di<br />
voci bianche o scolastici pare quasi che taluni si sentano<br />
autorizzati ad improvvisare o a inventare qualsiasi tipo di<br />
gesto diverso da quello ormai universalmente utilizzato (e<br />
codificato in vari trattati sulla direzione), quasi per andare<br />
incontro a non proprio precisate esigenze di semplicità dei<br />
piccoli cantori, finendo poi per essere astrusi e complicati.<br />
In realtà il gesto comunemente in uso può essere anche<br />
estremamente essenziale ed efficacemente comprensibile<br />
da chiunque. Fin da piccoli, nel fare musica d’insieme, si<br />
può e si dovrebbe essere abituati a porre attenzione e<br />
a riconoscere il corretto modo di dirigere, a individuare<br />
i tipici movimenti della scansione ritmica, a distinguere<br />
almeno un battere da un levare. È proprio e soprattutto<br />
alla guida di complessi amatoriali che il direttore dovrebbe<br />
dimostrare di possedere la competenza e l’accuratezza<br />
tecnica necessaria per far esprimere più sfumature possibili,<br />
perché di fronte a compagini di questo tipo, in particolare<br />
se composte da giovanissimi, il suo ruolo non può essere<br />
solo quello di puro concertatore ed esecutore ma anche,<br />
se non soprattutto, di colui che ha la responsabilità della<br />
formazione musicale, che istruisce ed educa alla musica<br />
attraverso il canto d’insieme. Egli è una guida sotto<br />
molteplici punti di vista e fin dall’uso del gesto dovrebbe<br />
sentirsi profondamente responsabile di ciò che imprime,<br />
instilla, trasmette nei propri coristi. Non dovrebbe essere<br />
solo l’ambizione a guidare coloro che scelgono di svolgere<br />
questo ruolo, e la fretta di ottenere risultati non deve far<br />
perdere di vista il fatto che quella del direttore dovrebbe<br />
essere una sorta di missione, portata avanti con adeguata<br />
capacità e una preparazione tecnica il più possibile<br />
raffinata, per riuscire a far esprimere ad altri le più sottili<br />
finezze espressive che si hanno in mente. Invece tra coloro<br />
che fanno musica il direttore di coro – almeno per quello<br />
che riguarda la realtà italiana – sembra essere il meno<br />
obbligato ad una seria formazione specifica: talvolta, ad<br />
essere un poco malevoli, si ha quasi l’impressione che<br />
chiunque abbia anche una semplice infarinatura musicale<br />
possa sentirsi legittimato a formare e dirigere gruppi più o<br />
meno numerosi di cantori. Questa mancanza di adeguata<br />
preparazione, tranne rarissime eccezioni (ma queste<br />
ci possono essere in tutti i campi musicali), non può<br />
che influire negativamente sulla qualità della proposta<br />
tecnico-musicale che questi direttori possono offrire,<br />
a partire proprio dalle proprie capacità gestuali. Ancora<br />
troppo spesso, nei contesti amatoriali, ci si trova di fronte<br />
a direttori, ammirevoli per la passione e l’impegno con<br />
cui si dedicano ai loro gruppi, magari con una buona<br />
preparazione musicale (anche se non specifica), che hanno<br />
le idee talvolta confuse su come usare il proprio gesto. E<br />
purtroppo è soprattutto lì, in ambito dilettantistico che<br />
la gestualità del direttore può aiutare a sopperire a quelle<br />
carenze formative in campo musicale piuttosto frequenti<br />
tra i componenti di quelle formazioni.<br />
A titolo di esempio ci soffermeremo ora su uno dei<br />
momenti più significativi della direzione, ovvero il gesto<br />
d’attacco, perché è lì che si possono in genere riscontrare<br />
i maggiori problemi direttoriali: come vedremo si tratta di<br />
una delle situazioni più importanti e più delicate di tutta<br />
la fase esecutiva. Viene spesso sottovalutato, e invece<br />
in quel breve istante devono poter essere comunicate<br />
le informazioni fondamentali che riguardano non solo<br />
l’inizio ma l’intera composizione. Il direttore deve aver<br />
ben chiaro in mente velocità, dinamica, articolazione e<br />
carattere o affetto da esprimere e trasmetterlo subito<br />
in maniera inequivocabile, senza fraintendimenti, se non<br />
vuole essere lui a dover poi ‘inseguire’ il proprio coro: non<br />
si può lasciare, come talvolta accade, che sia la compagine<br />
guidata a decidere, suo malgrado, tempo e carattere<br />
del brano. Un primo errore, forse il più grave, è quello<br />
di non dare troppo peso, o peggio di non considerare<br />
per niente, il respiro che precede l’attacco del suono. Il<br />
gesto d’incipit deve servire in primo luogo a far prendere<br />
il respiro e questo dovrebbe essere nella stessa velocità<br />
della pulsazione pensata per il brano, ovvero deve indurre<br />
26 | TECNICA
‘ Il direttore è<br />
una guida sotto<br />
molteplici punti<br />
di vista e fin<br />
dall’uso del gesto<br />
dovrebbe sentirsi<br />
profondamente<br />
responsabile di<br />
ciò che imprime,<br />
instilla, trasmette<br />
nei propri coristi’<br />
Coro Accademia degli Unisoni<br />
diretto da Leonardo Lollini<br />
ad un’inspirazione ritmicamente misurata, che risulta di particolare importanza sia per la<br />
sincronia dell’attacco stesso sia perché si cominci immediatamente nel tempo prefigurato:<br />
un respiro più rapido o più lento della velocità che ci si è prefissati potrebbe far partire il<br />
coro nella maniera non voluta, costringendoci a frenare o accelerare (spesso con gestualità<br />
scomposta) per recuperare la giusta scansione, a meno che non ci si voglia adeguare<br />
al nuovo tempo scaturito per errore. In quel respiro poi, se adeguatamente indicato, ci<br />
potranno essere anche le altre informazioni contenute dal brano cantato, come il tipo<br />
di emissione vocale o in generale l’affetto voluto: come ci ha insegnato Fosco Corti, ‘il<br />
respiro è già canto’. Se poi non si fa prendere fiato adeguatamente si costringerà chi canta<br />
a riprenderlo quasi subito, magari interrompendo il giusto fraseggio. Vista l’importanza che<br />
risiede in questo respiro iniziale, sarebbe auspicabile inoltre che il direttore non rimanga<br />
‘in apnea’ proprio in quel frangente, ma respiri sincronicamente con il suo gesto: non solo<br />
stimolerà i coristi a prendere fiato insieme, in maniera spontanea e allo stesso tempo<br />
misurata, ma quel gesto risulterà più autentico e naturale, senza rigidità. Altro difetto<br />
frequente è quello di frenare il gesto poco prima che tocchi quel punto immaginario che<br />
rappresenta il momento vero e proprio dell’attacco del suono, quasi per timore che le voci<br />
non entrino, stando lì ad aspettare che lo facciano. Il problema è che il coro (giustamente)<br />
aspetta che sia invece il direttore a dare un’indicazione precisa per iniziare, che così però<br />
non arriva in maniera chiara, con la conseguenza che l’attacco risulterà nella maggior parte<br />
dei casi approssimativo o a cascata (una voce dopo l’altra), perché mancando un segnale<br />
inequivocabile da parte del direttore ci saranno sempre dei coristi, in genere i più insicuri,<br />
che aspetteranno che siano altri a prendere l’iniziativa per cominciare.<br />
Un altro degli errori che ogni tanto si riscontrano nel gesto iniziale è quello del movimento<br />
autonomo della mano rispetto al braccio, risorsa questa che può essere utilizzata in altri<br />
momenti della conduzione, magari per indicare<br />
la sinuosità di una linea melodica, ma che nel<br />
momento dell’attacco è da sconsigliare. Il motivo<br />
risiede nel fatto che, in questa che ribadiamo<br />
essere un fase assai delicata, più l’avambraccio<br />
e la mano sono solidali tra loro e si comportano<br />
come un unico blocco, un’unica linea non<br />
spezzata, più il punto d’attacco risulterà netto.<br />
Altra abitudine poco corretta che si riscontra<br />
piuttosto frequentemente è quella del controllo<br />
dell’ampiezza del movimento d’inizio: sia che la<br />
partenza preveda il pianissimo sia che contempli<br />
il fortissimo non si notano spesso grandi<br />
differenze nel relativo gesto d’attacco, il quale<br />
quindi potrà essere non adeguato alla dinamica<br />
che si vorrebbe richiedere. Più frequente è l’errore nell’uso del gesto grande anche se in<br />
realtà si vorrebbe una sonorità tenue, cosa che molte volte accade perché il direttore è<br />
condizionato dalla grandezza della compagine che ha di fronte, dal timore che col gesto<br />
piccolo il coro non parta; in realtà se si richiede la massima concentrazione, la perfetta<br />
attenzione ad ogni minimo movimento del gesto, e soprattutto se questo è chiaro, non<br />
ci dovrebbero essere inconvenienti in tal senso. Si potrebbero forse citare anche altre<br />
situazioni legate al gesto iniziale, ma quelle elencate dovrebbero essere già sufficienti a far<br />
capire anche in maniera più generale quanti dettagli si possono esprimere con la propria<br />
gestualità, particolari che se omessi o sbagliati possono danneggiare la performance di<br />
una compagine e il relativo modo di eseguire o interpretare un brano musicale. L’auspicio<br />
è quindi che tutti i direttori di formazioni corali o anche strumentali, di piccole o grandi<br />
dimensioni, amatoriali o professionali, mantengano sempre alta la cura del proprio gesto,<br />
nella consapevolezza della sua grande utilità e delle notevoli risorse che in esso risiedono.<br />
L’importanza del gesto | 27
Tecnica<br />
Sulla scia dei contributi sulla vocalità proposti dai<br />
maestri Spremulli e Mazzucato nei due numeri<br />
precedenti, siamo andati a scoprire un’esperienza corale<br />
davvero stimolante, sorta a Mirandola, in provincia di<br />
Modena e prosperata negli ultimi tre anni. Ecco qui<br />
il dialogo aperto tra la logopedista Sara Roncadi e il<br />
maestro Gianni Guicciardi.<br />
Com’è bello cantar!<br />
a cura DI luca buzzavi<br />
Masterclass con la musicoterapeuta Loradana Boito<br />
Sara Roncadi<br />
Il servizio sanitario non offre il percorso completo di tutte<br />
le fasi riabilitative, soprattutto quelle di mantenimento,<br />
da qui come operatore sanitario, per cercare di dare una<br />
risposta a questa incompletezza, ho pensato a strategie per<br />
riempire questo vuoto. Il progetto nasce dall’idea di unire<br />
un percorso terapeutico al di fuori delle mura ospedaliere<br />
con un’occasione di socializzazione e condivisione. Ho<br />
pensato che il canto e la musica fossero strumenti idonei<br />
per cui ho contattato il direttore della Fondazione Scuola di<br />
Musica di Mirandola, m° Mirco Besutti, che mi ha sostenuto<br />
proponendomi la collaborazione con il m° Gianni Guicciardi. Il<br />
progetto è indirizzato a tutti i pazienti con disabilità fonatorie,<br />
articolatorie e deficit comunicativi; in particolare rientrano<br />
nel progetto tutte le patologie che determinano un danno<br />
cerebrale nelle aree del linguaggio, oltre all’afasia anche tutte<br />
le disabilità comunicative per trauma cranico, sclerosi laterale<br />
amiotrofica o sclerosi multipla, morbo di Parkinson. Da gennaio<br />
2014 siamo partiti con una prova sperimentale con un piccolo<br />
gruppo di pazienti in trattamento logopedico presso l’unità<br />
operativa di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale di Mirandola.<br />
Visti i benefici che l’attività ha prodotto sulle capacità<br />
comunicative e l’entusiasmo dei partecipanti, da ottobre 2014<br />
abbiamo concretizzato il progetto come un’attività strutturata<br />
all’interno della scuola e come completamento del percorso<br />
terapeutico ospedaliero. Gli incontri, della durata di un’ora e<br />
mezza, si svolgono con cadenza settimanale presso la Scuola di<br />
Musica, in particolare la prima parte viene dedicata ad esercizi<br />
terapeutici di gruppo (respiratori, articolatori e di fonazione)<br />
curata da me come logopedista, mentre la seconda parte viene<br />
gestita dal maestro con attività corale specifica.<br />
28 | TECNICA
Gianni Guicciardi<br />
Terminato il mio periodo lavorativo come docente di<br />
Percezione musicale presso il Conservatorio di Musica di<br />
Mantova, continuai a collaborare con la Scuola di Musica<br />
della Fondazione Andreoli di Mirandola.<br />
All’inizio del 2014, il m° Mirco Besutti, direttore, mi propose<br />
un incontro con la logopedista dott.ssa Sara Roncadi<br />
dell’unità di riabilitazione dell’ospedale di Mirandola.<br />
Durante il colloquio la logopedista mi presentò il suo<br />
progetto: formare un coro con persone che avevano subito<br />
un trauma cerebrale, ictus o altre lesioni, che già seguiva<br />
per la riabilitazione vocale. La forza che mi comunicò<br />
nel presentare il suo progetto mi stimolò al punto tale<br />
di decidere di mettermi in gioco, seppur consapevole<br />
dei problemi che avrei incontrato perché si trattava di<br />
un’esperienza completamente nuova per me. Nel mese di<br />
ottobre seguente, presso i locali della Scuola di Musica di<br />
Mirandola, il progetto partì. Non avevo preparato nessun<br />
canto da proporre perché volevo conoscere direttamente<br />
queste persone. Era importante formare un gruppo<br />
coeso con un clima che li mettesse a proprio agio, inoltre<br />
volevo capire il funzionamento del loro strumento voce.<br />
La disponibilità di tutti e della logopedista, mi aiutò<br />
tantissimo nel comprendere in che direzione avrei dovuto<br />
muovermi. Ai presenti chiesi cosa avrebbero voluto cantare.<br />
Chi aveva la fortuna di esprimersi in modo comprensibile<br />
rispose elencando canzoni che appartenevano alla storia<br />
personale e, immagino, concomitanti con momenti<br />
importanti della vita. Dall’elenco dei brani proposti mi<br />
resi conto immediatamente che avrei dovuto studiare<br />
bene il repertorio musicale da proporre. La riproduzione<br />
vocale non era omogenea, alcuni erano in difficoltà<br />
nell’articolazione, altri meno e infine alcuni riproducevano<br />
normalmente. Dovevo scegliere se utilizzare le canzoni<br />
solo per risvegliare i loro ricordi personali, oppure per un<br />
obiettivo di riabilitazione dell’apparato vocale. Assieme<br />
alla logopedista e ai coristi si decise che tutti dovevano<br />
intervenire nel dare il loro contributo per formare un coro<br />
che, oltre al valore della socializzazione e del ricordo<br />
personale, contribuisse nel potenziare tutte le risorse<br />
personali. Iniziai a proporre dei canti con caratteristiche<br />
corrispondenti al nostro obiettivo. Canzoni con delle forme<br />
musicali semplici e con dei testi formati da un numero<br />
contenuto di parole. Molte canzoni del periodo anni 60/70<br />
e anche canti popolari avevano queste caratteristiche, le<br />
forme motivo erano ripetitive e costituite da delle cellule<br />
ritmiche semplici che favorivano la memorizzazione e<br />
di conseguenza la riproduzione vocale. Il progetto di<br />
formare un coro incominciò a delinearsi anche con un<br />
buon entusiasmo. Alcuni coristi avevano delle difficoltà<br />
nell’articolazione verbale, ma quando si trattava di cantare,<br />
improvvisamente il problema sembrava sconfitto. I brani<br />
musicali erano da me accompagnati con un pianoforte<br />
digitale, dove riducevo al minimo l’accompagnamento<br />
privilegiando la melodia. La scelta della tonalità delle<br />
canzoni era fondamentale, doveva corrispondere al loro<br />
registro vocale, il coro era formato da donne e uomini e<br />
spesso le voci femminili cantavano nel registro maschile,<br />
che corrisponde un’ottava inferiore. Proponendo diversi<br />
esercizi vocali, gradualmente i coristi hanno riconosciuto<br />
il timbro della propria voce, questo ha permesso al coro<br />
di formare un colore vocale misto di voci chiare e scure.<br />
La scelta dei canti doveva rimanere nel medium della<br />
voce, la velocità della riproduzione si è adeguata per<br />
favorire l’articolazione vocale di tutti i coristi. Grazie<br />
alle opportunità di ‘esibirsi’ e cantare pubblicamente,<br />
il coro migliorò sia sulle parti musicali che quelle<br />
socializzanti, valori insostituibili per un’attività di gruppo.<br />
Per valorizzare il più possibile le capacità di ogni corista,<br />
proposi a tutti di scrivere dei testi per una canzone che<br />
poi avrei musicato. Il nome del nostro coro, Com’è bello<br />
cantar, è il titolo di una canzone scritta da due sorelle<br />
che per un buon periodo hanno partecipato a questa<br />
bellissima esperienza. Ora abbiamo in repertorio altre<br />
due canzoni scritte da una corista: La notte di Natale e<br />
Non è importante.<br />
Nel settembre del 2016 la Scuola di Musica organizzò<br />
una giornata di studio sul tema Cantoterapia condotto<br />
dalla prof.ssa Mirella De Fonzo. Avevo la necessità di<br />
conoscere sul piano scientifico l’effetto terapeutico<br />
dell’attività corale. Dal convegno ricevetti tantissime<br />
indicazioni su come procedere in questa nuova e<br />
importantissima esperienza. Per finire, posso affermare<br />
di aver rilevato, da parte di tutti i coristi, una straordinaria<br />
partecipazione a ogni prova. Il loro impegno ha reso più<br />
attiva l’attenzione verso la gestualità corale perché la<br />
memorizzazione delle parole e delle linee melodico –<br />
ritmiche è sempre più presente, così come la percezione<br />
costante della pulsazione ritmica. La consapevolezza<br />
dell’emissione vocale e della durata fonatoria dimostra la<br />
validità di un’attività corale permanente rivolta a persone<br />
che hanno subito dei traumi cerebrali. Il potenziamento<br />
della capacità comunicativa e relazionale è un’altra<br />
importantissima conferma della validità di questo<br />
progetto.<br />
A ulteriore riprova della validità dell’esperienza, il 18 e 19<br />
settembre <strong>2017</strong>, la Fondazione Andreoli ha organizzato<br />
una riuscitissima Masterclass con la musicoterapeuta<br />
Loredana Boito, aperta a tutti i docenti della Scuola<br />
di Musica, che ha avuto il piacere di avere come coro<br />
laboratorio proprio il Com’è bello cantar. Che serva da<br />
stimolo per altre realtà?<br />
com’è bello cantar | 29
Repertorio<br />
Musica dell’anima<br />
Presentiamo, a corredo della rubrica Musica<br />
dell’anima, la seconda parte delle partiture<br />
gentilmente inviateci dal maestro Fulvio Rampi, di<br />
questa Messa composta per Schola, Assemblea e<br />
Organo: Santo e Agnello di Dio.<br />
Ordinario per Schola,<br />
Assemblea e Organo<br />
di Fulvio Rampi<br />
Fulvio Rampi e i Cantori<br />
Gregoriani<br />
Fulvio Rampi, diplomato in organo e composizione<br />
organistica con Luigi Molfino, ha conseguito il Magistero<br />
ed il Dottorato in Canto Gregoriano presso il Pontificio<br />
Istituto di Musica Sacra sotto la guida di Luigi Agustoni.<br />
Successore dello stesso Agustoni alla cattedra di Canto<br />
Gregoriano presso il medesimo Pontificio Istituto, ha al<br />
suo attivo numerose pubblicazioni. Nel 1985 ha fondato<br />
i Cantori Gregoriani, un ensemble professionistico a voci<br />
virili, del quale è direttore stabile. Con tale gruppo svolge<br />
una intensa attività discografica, didattica e concertistica<br />
in Italia e all’estero. Dal 1998 al 2010 è stato direttore della<br />
Cappella Musicale della Cattedrale di Cremona. Nel 2010<br />
ha costituito il Coro Sicardo di Cremona, un ensemble<br />
polifonico col quale svolge regolare servizio liturgico<br />
nella chiesa di S. Abbondio in Cremona, dove è anche<br />
organista titolare. Attualmente è titolare della cattedra di<br />
Prepolifonia al Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino.<br />
30 | REPERTORIO
(1ª versione, Assemblea e Schola)<br />
O<br />
rgano<br />
& b<br />
Solenne<br />
c<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ . œ<br />
j œ œ œ<br />
˙<br />
˙<br />
?<br />
b<br />
c<br />
Ó œ œ<br />
∑<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ œ œn ˙<br />
Ass<br />
&<br />
œ œ œ œ<br />
& b<br />
œ œ O œ œ<br />
rg<br />
?<br />
b<br />
b<br />
San - to, san - to, san - toil Si-gno - re Di - o del-l'u -ni<br />
- ver - so. I<br />
œ œ ˙ œ œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ ˙<br />
œ œ ˙<br />
œ œ ˙<br />
œ œ.<br />
j œ œ œ<br />
œ œ<br />
˙ œ œ<br />
˙ œ œ<br />
˙ œ œ œ<br />
˙ œ ‰ j œ<br />
. ‰<br />
˙ œ j<br />
J œ<br />
œ œ œ œ œ œn œ Œ<br />
Ass & b œ.<br />
& b<br />
O<br />
rg<br />
?<br />
b<br />
j<br />
œ œ œ<br />
cie - li e la ter - ra so - no pie - ni del - la tua<br />
˙ œ œ<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
˙ œ œ œ<br />
˙.<br />
œ œ<br />
œ œn œ œ#<br />
œ œ œ<br />
œ œ ˙<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
˙œ . œ ˙ œ œ<br />
œ œ œ<br />
œ œ<br />
œ œ.<br />
J œ<br />
Ass & b œ œ œ ‰ j œ<br />
glo ria. O<br />
& b<br />
œ ‰ j<br />
œ œn œ J œ<br />
O<br />
rg<br />
?<br />
b<br />
œ œ Œ<br />
˙ œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ œ<br />
- - san - na nel - l'al - to dei cie -<br />
œ œ œ<br />
œ˙ œ œ# œ œ ˙<br />
œn œ œ ˙<br />
œ œ œ ˙<br />
œ.<br />
J œ œ œ œ œ<br />
˙<br />
˙<br />
li.<br />
œ œ ˙ œ œ ˙<br />
Segue I coda polifonica<br />
- 1 -
I coda polifonica, SCHOLA, a cappella<br />
S<br />
C<br />
T<br />
B<br />
& b<br />
& b<br />
V b<br />
?<br />
b<br />
Stesso tempo<br />
4 2 4 2 4 2 4 2<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
Œ ‰ j œ<br />
O<br />
∑<br />
‰ j œ œ œ<br />
O -san<br />
- na, o - san - na, o - san - na, o -<br />
Œ ‰ j œ<br />
O<br />
œ œ œ œ<br />
‰ j œ œ œ<br />
O -san<br />
- na, o - san - na,<br />
-<br />
œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
- san - na, o - san - na, o - san -<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
- san - na, o - san - na, o - san -<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
‰ J œ<br />
o<br />
œ ‰ j œ<br />
œ<br />
na,<br />
œ<br />
na,<br />
Œ<br />
Œ<br />
S<br />
&<br />
b<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
˙<br />
œ<br />
Œ<br />
∑<br />
Œ<br />
œ<br />
san - na, o - san - na, o - san - - na,<br />
o -<br />
C<br />
T<br />
B<br />
&<br />
V<br />
?<br />
b<br />
b<br />
b<br />
œ œ œ œ<br />
san - na, o - san - na, o - san - - na,<br />
o -<br />
‰<br />
J œ œ œ<br />
o - san - - - na, o - san - na,<br />
o -<br />
‰ J œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
na, o san<br />
œ œ œ œ<br />
˙<br />
œ œ œ<br />
œ œ œ<br />
o - san - na, o - san - na, o - san - na, o - san - - na nel -<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
Œ<br />
Œ<br />
œ<br />
œ<br />
∑<br />
∑<br />
œ<br />
Œ<br />
Œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
S<br />
&<br />
b<br />
œ<br />
œn<br />
œ# œ<br />
œb œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙U<br />
C<br />
&<br />
b<br />
san<br />
œ<br />
œ<br />
- na nel - l'al - to dei cie - - - -<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
li.<br />
U<br />
˙<br />
T<br />
V<br />
b<br />
san<br />
œ<br />
œ<br />
- na nel - l'al - to dei cie - - - -<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
li.<br />
˙U<br />
B<br />
?<br />
b<br />
san<br />
˙<br />
l'al<br />
- na nel - l'al - to dei cie - - - -<br />
œ ˙ ˙ ˙ ˙<br />
œ<br />
- to dei cie - - - - - - - - li.<br />
Segue: "Benedetto" (Assemblea)<br />
li.<br />
˙U<br />
- 2 -
Ass<br />
O<br />
rg<br />
& b<br />
& b<br />
?<br />
b<br />
c<br />
c<br />
c<br />
Œ<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
Be - ne - det - to co - lui che vie - ne nel no - me del Si -<br />
Œ œ œ œ œ œ<br />
Ó Œ œ œ<br />
˙ ˙<br />
œ œ œ œ<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
œ œ œ<br />
˙ œ˙<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ˙<br />
œ œ œ<br />
˙<br />
œ<br />
Ass & b<br />
& b<br />
O<br />
rg<br />
˙<br />
gno<br />
˙<br />
œ<br />
re.<br />
œ<br />
‰<br />
‰<br />
j œ<br />
O<br />
j œ<br />
?<br />
b<br />
œ œ œ<br />
˙.<br />
Œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ œ<br />
- - san - na nel - l'al - to dei cie -<br />
œ œ œ<br />
œ˙ œ œ# œ œ ˙<br />
œn œ œ ˙<br />
œ œ œ ˙<br />
œ.<br />
œ J<br />
œ œ œ œ<br />
˙<br />
˙<br />
li.<br />
œ œ ˙ œ œ ˙<br />
Segue II coda polifonica<br />
S<br />
C<br />
T<br />
B<br />
&<br />
&<br />
V<br />
?<br />
b<br />
b<br />
b<br />
b<br />
Stesso tempo<br />
4 2 4 2 4 2 4 2<br />
‰ j œ<br />
O<br />
Œ<br />
Œ<br />
Œ<br />
œ<br />
II coda polifonica, SCHOLA, a cappella<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
J œ<br />
- san - na, nel - l'al - to dei cie - li, o - san - na, o -<br />
‰ j œ œ œ<br />
O<br />
- san - na, o - san - na, o - san - na, o -<br />
Œ ‰ j œ<br />
O<br />
Ó<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
J œ<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
J œ<br />
J œ<br />
- san - na, o - san - na,<br />
o -<br />
‰ j œ<br />
O<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ , j<br />
œ<br />
J<br />
,<br />
j œ<br />
œ J<br />
J œ ‰<br />
J œ ‰<br />
j<br />
j<br />
œ œ œ œ<br />
- san - na,<br />
-<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ ‰<br />
Œ ‰ J œ o<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
J<br />
S<br />
C<br />
T<br />
B<br />
&<br />
&<br />
V<br />
?<br />
b<br />
b<br />
b<br />
b<br />
œ<br />
j j<br />
J œ œ J<br />
san - na, o - san - na<br />
nel - l'al - to dei cie - - - -<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
san - na, o - san - na<br />
nel - l'al - to dei cie - - - -<br />
j<br />
j<br />
œ œ œ œ#<br />
J œ œ<br />
J<br />
san - na, o - san - na<br />
nel - l'al - to dei cie -<br />
œ œ J<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ ‰<br />
j<br />
œ<br />
J<br />
œ ‰ j œ<br />
œ<br />
œ<br />
Œ<br />
Œ<br />
œ<br />
˙<br />
san - na, o - san - na<br />
nel - l'al - to dei cie -<br />
œ<br />
Œ ‰<br />
Œ<br />
j<br />
œ<br />
J<br />
‰ J œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
li.<br />
˙<br />
li.<br />
˙<br />
li.<br />
˙<br />
li.<br />
- 3 -
S<br />
C<br />
T<br />
B<br />
Ass<br />
& c<br />
&<br />
V<br />
?<br />
&<br />
Adagio<br />
Con devozione<br />
c<br />
c<br />
c<br />
c<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
Ó Œ œ<br />
1. A<br />
Ó Œ œ<br />
1. A<br />
Ó Œ œ<br />
Ó<br />
Agnello di Dio<br />
(1ª versione, Schola e Assemblea)<br />
∑<br />
Œ<br />
1. A<br />
œ<br />
1. A<br />
.<br />
.<br />
.<br />
.<br />
.<br />
˙ œ œ<br />
- gnel - lo di Di - o, che to - gliIi pec -<br />
˙ œ œ<br />
- gnel - lo di Di - o, che to - gliIi pec -<br />
-<br />
œ œ œ# œ œ<br />
gnel - lo di Di - o, che to - gliIi pec -<br />
˙ œ œ<br />
- gnel - lo di Di - o, che to - gliIi pec -<br />
∑<br />
˙# œ<br />
œ œ# œ œ<br />
œNœ œ œ<br />
‰ j œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
∑<br />
œ œ œ œ<br />
˙ œ œ<br />
˙# œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
∑<br />
O<br />
rgano<br />
&<br />
c<br />
œ œ œ# œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ ˙# ˙ ˙#<br />
.<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
?<br />
c<br />
œ œ œ œ<br />
w<br />
˙<br />
œ œ ˙<br />
.<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
œ œ#œ œ<br />
S &<br />
˙ ˙#<br />
O<br />
rg<br />
? ∑ ∑<br />
ca - ti del mon - do.<br />
C & ˙ œ œ œ œ#˙<br />
ca - ti del mon - do.<br />
T V ˙ œ œ#œ œ# ˙ ˙#<br />
ca - ti del mon - do.<br />
B<br />
?<br />
œ œbœ œ œ œ#˙<br />
ca - ti del mon - do.<br />
Ass &<br />
&<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
œ<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
Assemblea<br />
1. 2. ab<br />
3. do<br />
œ#œ<br />
œ<br />
- bi pie - tà di no - i.<br />
- na a noi la pa - - - -<br />
œ˙<br />
œ#œ ˙ œ<br />
Ó œ˙<br />
œ#<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
œ œ ˙<br />
œ œ ˙<br />
œ œṄ<br />
œ œ œ œ œ œ œ œ<br />
1.2.<br />
Ó<br />
1.2.<br />
Ó<br />
1.2.<br />
Ó<br />
1.2.<br />
Ó<br />
1.2.<br />
. ˙<br />
Œ œ<br />
2. 3. A -<br />
Œ œ<br />
2. 3. A -<br />
Œ œ<br />
2. 3. A -<br />
Œ<br />
1.2.<br />
w<br />
w#<br />
w#<br />
w<br />
œ<br />
2. 3. A -<br />
Œ<br />
.<br />
.<br />
.<br />
.<br />
.<br />
.<br />
.<br />
3.<br />
3.<br />
3.<br />
3.<br />
3.<br />
˙.<br />
ce.<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
3.<br />
ww#<br />
w# w<br />
Œ<br />
# # # #<br />
# #<br />
# #<br />
# # # #<br />
# # # #<br />
# #<br />
# #<br />
# # # #<br />
# #<br />
# #<br />
- 1 -
S<br />
C<br />
T<br />
B<br />
# #<br />
& # # c<br />
#<br />
& #<br />
# # c<br />
# #<br />
V # # c<br />
? # # # # c<br />
Adagio<br />
˙<br />
Do<br />
˙<br />
Do<br />
œ<br />
Do<br />
œ<br />
œ<br />
- na, do - na, do - naIa noi la pa -<br />
˙<br />
- na, do - na, do - naIa noi la pa -<br />
œ œ ˙<br />
- na, do - na, do - naIa noi la pa -<br />
œ œ œ œ œ<br />
Do<br />
Conclusione (Schola a cappella)<br />
˙ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ#<br />
œ œ œ œ<br />
- na, do - na, do - naIa noi la pa -<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
ce,<br />
ce,<br />
˙<br />
ce,<br />
ce,<br />
ṅ<br />
ṅ<br />
S<br />
C<br />
T<br />
&<br />
&<br />
V<br />
# # # #<br />
# # # #<br />
# # # #<br />
œ œ œ œ<br />
do - na a no - i la pa - - - - - -<br />
˙ œ œ<br />
do - na a no - i la pa - - - - - -<br />
˙ œ œ<br />
˙ œ œ<br />
œ œ œ œn<br />
˙ œ œ<br />
œ.<br />
˙<br />
w<br />
j œ œ<br />
˙<br />
œ<br />
w<br />
˙<br />
. ˙<br />
˙<br />
œ<br />
w<br />
ce.<br />
w<br />
ce.<br />
w<br />
do - na a no - i la pa - - - - - -<br />
ce.<br />
B<br />
?<br />
# #<br />
# #<br />
˙ œ œn<br />
˙ œ œ<br />
do - na a no - i la pa - - - - - -<br />
˙<br />
˙<br />
w<br />
w<br />
w ( )<br />
ce.<br />
- 2 -
Repertorio<br />
Che la coralità scolastica, delle voci bianche e<br />
giovanile italiana necessiti di nuovo e valido<br />
repertorio è un dato di fatto, basti dare un’occhiata<br />
ai programmi di sala di rassegne e concerti per<br />
accorgersene. Da quest’anno AERCO ha cercato<br />
di dare una risposta convincente, concentrandosi<br />
dapprima sui cori di voci bianche, lanciando il<br />
1° Concorso Internazionale di Composizione per<br />
cori di voci bianche Corinfesta.<br />
Un cantiere aperto sulla<br />
formazione corale infantile e<br />
giovanile: Corinfesta<br />
DI luca buzzavi<br />
Luca buzzavi<br />
Diplomato al Triennio<br />
di Direzione di coro e<br />
Composizione corale<br />
presso il Conservatorio<br />
‘L. Campiani’ di Mantova,<br />
laureato in Fisica presso<br />
l’Università degli studi<br />
di Bologna, ha studiato<br />
Chitarra Classica. Insegna<br />
Chitarra classica, Teoria e solfeggio, Propedeutica<br />
della Musica e Canto corale presso la Fondazione ‘C.<br />
G. Andreoli’ dei comuni dell’Area Nord di Modena<br />
all’interno della quale prepara la classe di canto corale<br />
costituita dal Coro di voci bianche ‘Aurora’. E’ direttore<br />
artistico dell’Accademia Corale ‘Teleion’ (Poggio Rusco<br />
– MN) dove segue il coro da camera ‘Gamma Chorus’<br />
e la Schola gregoriana ‘Matilde di Canossa’, organizza<br />
seminari e corsi estivi con illustri docenti sul Canto<br />
Gregoriano e la Polifonia.<br />
Tale competizione, prende il via dal contesto<br />
preesistente dell’omonima rassegna corale nata nel 2015<br />
a Mirandola (MO) all’interno della Fondazione Scuola<br />
di Musica C. G. Andreoli, sotto la direzione artistica<br />
dei maestri Luca Buzzavi e Gianni Guicciardi e con il<br />
sostegno del maestro Mirco Besutti, direttore della<br />
scuola. Dal <strong>2017</strong> l’evento è patrocinato da AERCO che<br />
vede inserito nella commissione artistica anche un suo<br />
designato, il m° Fabio Pecci.<br />
Il regolamento. In questo contesto – dicevamo –<br />
prende il via il concorso compositivo, con l’obiettivo<br />
principale di catalizzare la creazione di nuovi brani che<br />
rispondano sia all’esigenza didattica che a parametri<br />
estetici. Per la prima edizione si è pensato di restringere<br />
il campo solamente a composizioni a 1 e 2 voci con<br />
utilizzo di pianoforte e/o piccole percussioni o body<br />
percussion, su testi in italiano o in latino, anche se sono<br />
già cantierizzate diverse novità e allargamenti per la<br />
seconda edizione, il cui bando uscirà nel 2018.<br />
I premi. Sono previsti un primo premio e alcune<br />
segnalazioni e sia il brano vincitore che quelli menzionati<br />
dalla giuria vengono pubblicati su FarCoro, mentre solo<br />
il miglior piazzamento riceve un premio in denaro (per<br />
36 | REPERTORIO
Coro Aurora, Mirandola (MO); Coro di voci bianche Ludus Vocalis,<br />
Ravenna; Coro giovanile Città di Schio, Schio (VI) ; Coro di voci bianche<br />
Gli Harmonici, Bergamo Ph. Carlo Benatti<br />
questa prima edizione, fissato in 500 euro) e l’esecuzione<br />
pubblica durante la rassegna Corinfesta mirandolese.<br />
I risultati. Innanzitutto occorre osservare con grande<br />
soddisfazione che, nonostante il bando sia rimasto aperto<br />
solamente da giugno a metà luglio, sono pervenute 28<br />
composizioni da Italia, Polonia, Gran Bretagna, Svizzera,<br />
Stati Uniti e Indonesia. La giuria, formata dai maestri<br />
Daniele Venturi (presidente), Manolo Da Rold, Fabio<br />
Pecci, Luca Buzzavi e Gianni Guicciardi, ha ritenuto di<br />
assegnare i seguenti riconoscimenti:<br />
ampia che ha aperto importanti riflessioni sulla centralità<br />
della formazione dei bambini e ragazzi di oggi, anche e<br />
soprattutto attraverso il canto corale. Il tutto è avvenuto<br />
secondo la formula vincente del confronto tra diverse<br />
esperienze, scelte repertoriali, formazioni, creando una<br />
rete di contatti, amicizie e scambi che sono andati ben<br />
oltre le singole giornate di incontro. I cori che finora hanno<br />
calcato il palco di Corinfesta sono stati 16 e molti altri<br />
sono nei progetti dei direttori artistici che, insieme a tutti i<br />
genitori e collaboratori co-organizzatori del progetto, non<br />
vogliono smettere di sognare.<br />
Primo Premio<br />
Festive Sanctus di Angelo Bernardelli (Italia)<br />
Menzione speciale per la valenza pedagogico – didattica<br />
Aria di Maurizio Santoiemma (Italia), testo di Elisa<br />
Gastaldon<br />
Menzione speciale per la ricerca timbrico – compositiva<br />
Sanctus di Anna Rocławska-Musiałczyk (Polonia)<br />
Il compositore vincitore era in prima fila sabato 21<br />
ottobre <strong>2017</strong> a Corinfesta per ascoltare, insieme al<br />
numeroso pubblico intervenuto, il proprio brano<br />
eseguito dal Coro Aurora di Mirandola esprimendo<br />
gratitudine e soddisfazione non solo per l’apprezzabile<br />
esecuzione, ma anche per la solidità del progetto. La<br />
rassegna, giunta nell’ottobre <strong>2017</strong> alla sesta edizione, si<br />
svolge a Mirandola due volte l’anno, la prima in primavera<br />
dedicata ai cori scolastici e la seconda in autunno<br />
pensata per i cori artistici. Ciò ha permesso di offrire nel<br />
tempo un’offerta formativa ai cori e al pubblico molto<br />
Il m° Daniele Venturi consegna<br />
il primo premio al m° Angelo Bernardelli.<br />
Ph. Carlo Benatti<br />
corinfesta | 37
Brano vincitore del 1° Concorso Internazionale di Composizione per Voci Bianche ‘Corinfesta’<br />
Festive Sanctus<br />
Angelo Bernardelli<br />
Soprano<br />
Alto<br />
Pf<br />
&<br />
&<br />
&<br />
?<br />
Joyful q. =90<br />
8<br />
6<br />
8<br />
6<br />
8<br />
6<br />
œ œ œ œ<br />
F<br />
8<br />
6<br />
Œ.<br />
∑<br />
∑<br />
Joyful q. =90<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œœ<br />
∑<br />
∑<br />
j<br />
œ<br />
œ.<br />
œ œ<br />
J<br />
œ œ<br />
œ œ<br />
J<br />
f<br />
œ.<br />
San<br />
œ<br />
˙.<br />
.<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
- ctus, San - ctus, San - ctus Do - mi -<br />
∑<br />
œ<br />
Œ. œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
œ . œ.<br />
f<br />
œ.<br />
San<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
- ctus, San -<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
œ . œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
œ<br />
œ<br />
J œ œ œ<br />
œ . œ.<br />
ctus,<br />
j<br />
œ<br />
œ . œ<br />
. œ œ<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
S<br />
A<br />
Pf<br />
6<br />
6<br />
&<br />
&<br />
&<br />
?<br />
˙.<br />
nus<br />
œ<br />
œ<br />
J œ œ œ<br />
San-ctus Do - mi - nus<br />
San - ctus, San - ctus, San-ctus Do - mi - nus<br />
˙. ˙<br />
.<br />
6 .<br />
œ œ.<br />
˙.<br />
œ.<br />
San<br />
˙.<br />
œ.<br />
˙.<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
- ctus, San - ctus, San-ctus Do - mi - nus<br />
œ<br />
Œ. œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
œ . œ.<br />
œ.<br />
œ<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
œ . œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
J œ œ œ œ<br />
œ . œ.<br />
j<br />
œ<br />
œ .<br />
œ.<br />
œ œ<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
˙.<br />
œ<br />
œ<br />
J œ œ œ<br />
˙.<br />
. ˙. œ œ.<br />
˙.<br />
F<br />
œ œ œ œ<br />
Do-mi-nus De -<br />
œ.<br />
œ œ œ œ<br />
F<br />
œ.<br />
œ.<br />
J œ<br />
us<br />
F<br />
œ œ œ<br />
Do-mi-nus<br />
J œ<br />
œ œ œ<br />
38 | REPERTORIO
2<br />
S<br />
A<br />
Pf<br />
12<br />
&<br />
12<br />
&<br />
&<br />
?<br />
œ<br />
Sa<br />
œ<br />
œ œ.<br />
J<br />
- ba-oth.<br />
Do - mi - nus De - us Sa - ba-oth.<br />
San - ctus, San -<br />
j<br />
œ œ<br />
j<br />
œ<br />
De - us Sa - ba - oth. Do - mi - nus De - us Do -mi -nus De - us Sa - ba -oth.<br />
œ<br />
12 œ<br />
j<br />
œ<br />
œ.<br />
œ<br />
J œ<br />
œ<br />
J<br />
œ œ œ œ<br />
. œ<br />
œ œ œ<br />
. œ<br />
œ<br />
J<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
œ.<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ œ.<br />
j<br />
œ<br />
œ.<br />
œ.<br />
œ<br />
J œ<br />
œ œ œ œ<br />
F<br />
J œ<br />
f<br />
S 1<br />
œ.<br />
S 2<br />
œ<br />
œ œ œ<br />
œ.<br />
Œ.<br />
F<br />
Œ. œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ . œ.<br />
œ<br />
œ<br />
ctus,<br />
j<br />
œ œ.<br />
j<br />
œ<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
S<br />
A<br />
17<br />
&<br />
&<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ<br />
J œ œ œ<br />
j<br />
œ<br />
˙.<br />
œ<br />
j<br />
œ œ.<br />
œ.<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
Do-mi-nus De - us Sa - ba-oth.<br />
Do-mi-nus De - us Sa - ba-oth.<br />
Do-mi-nus De - us Sa - ba -oth.<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ . œ.<br />
œ<br />
j<br />
œ œ.<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
J œ œ œ œ<br />
San - ctus Do - mi - nus<br />
San - ctus, San - ctus, San - ctus Do - mi - nus<br />
j<br />
œ<br />
˙.<br />
œ<br />
j<br />
œ œ.<br />
Pf<br />
17<br />
&<br />
17<br />
.<br />
?<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ.<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
œ œ œ<br />
œ.<br />
Œ.<br />
Œ. œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
˙<br />
˙.<br />
œ œ œ œ<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
˙.
3<br />
S<br />
23<br />
&<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
∑<br />
P<br />
Œ. œ.<br />
œ . œ.<br />
. œ<br />
œ œ<br />
œ . œ.<br />
A<br />
Pf<br />
23<br />
&<br />
&<br />
?<br />
œ œ œ œ<br />
j<br />
œ<br />
Do-mi-nus De - us Sa - ba -oth.<br />
Ple - ni sunt cae - li et ter -<br />
œ<br />
œ<br />
23<br />
.<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ œ<br />
œ Œ ‰<br />
˙.<br />
Ple<br />
P<br />
j Œ.<br />
œ œ œ.<br />
œ.<br />
˙. œ˙<br />
. œ# œ œ<br />
P<br />
2 2<br />
œ<br />
œ œ œ J œ œ œ œ .<br />
œ<br />
˙. ˙<br />
- ni sunt cae - li 2 et ter -<br />
œ . œ.<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
2<br />
œ .<br />
Ó.<br />
.œ#<br />
œ.<br />
2<br />
œ œ<br />
œ˙<br />
. œ# œ œ<br />
2 2<br />
œ . .œ#<br />
Œ. œ.<br />
ra<br />
œ . œ.<br />
ra<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
2<br />
œ .<br />
.œ#<br />
œ.<br />
S<br />
29<br />
&<br />
Œ. œ.<br />
œ . œ.<br />
œ .<br />
œ.<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
F<br />
Œ. œ.<br />
œ . œ.<br />
A<br />
&<br />
Œ.<br />
glo<br />
œ.<br />
glo<br />
- ri - a tu - a.<br />
œ . œ.<br />
œ . œ.<br />
- ri - a tu - a.<br />
Ple -<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
F<br />
Œ.<br />
Ple<br />
œ.<br />
-<br />
ni<br />
sunt<br />
œ . œ.<br />
ni<br />
sunt<br />
29<br />
&<br />
œ˙<br />
. œ# œ œ<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
œ˙<br />
. œ# œ œ<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
F<br />
œ˙œ.<br />
œ œ# œ<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
Pf<br />
29<br />
?<br />
2 2<br />
.œ#<br />
œ . œ.<br />
2<br />
.œ#<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
2 2<br />
œ . .œ#<br />
Œ. œ.<br />
2<br />
œ . œ# œ<br />
.<br />
2 2<br />
œ ˙. . .œ#<br />
2<br />
œ œ.<br />
.<br />
.œ#<br />
Œ ‰
4<br />
S<br />
35<br />
&<br />
. œ<br />
œ œ<br />
œ . œ.<br />
Œ. œ.<br />
œ . œ.<br />
œ . œ.<br />
.<br />
f<br />
œ Œ j # # œ#<br />
cae - li 2 et ter - ra<br />
glo - ri - a tu - a.<br />
Ho-<br />
A<br />
&<br />
œ.<br />
2<br />
œ œ<br />
œ . œ.<br />
Œ.<br />
cae - li et ter - ra<br />
glo - ri - a tu - a.<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
œ . œ.<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
# #<br />
35<br />
&<br />
œ˙œ.<br />
œ œ# œ<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
œ˙œ.<br />
œ œ# œ<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
œ˙œ.<br />
œ œ# œ<br />
Œ<br />
œ. j<br />
œ œ œ# œ œ<br />
# #<br />
Pf<br />
35<br />
?<br />
2 2<br />
œ . .œ#<br />
Œ. œ.<br />
2<br />
œ .<br />
.œ#<br />
œ.<br />
2 2<br />
.œ#<br />
œ . œ.<br />
2<br />
.œ#<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
2 2<br />
œ . .œ#<br />
Œ. œ.<br />
2<br />
œ ˙.<br />
.<br />
.œ#<br />
# #<br />
S<br />
A<br />
Pf<br />
41<br />
41<br />
41<br />
&<br />
&<br />
&<br />
?<br />
# #<br />
# #<br />
# #<br />
œ˙.<br />
œ œ œ<br />
f<br />
# #<br />
œ<br />
san - na, in ex - cel - sis.<br />
Ho - san - na, in ex - cel -<br />
œ œ œ œ J œ<br />
∑<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
j œ<br />
œ<br />
J œ œ<br />
j<br />
œ<br />
f<br />
Œ. Œ j<br />
œ.<br />
j<br />
œ œ<br />
j<br />
Œ œ J<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
˙.<br />
œ œ<br />
Ho - san - na, in ex - cel - sis.<br />
Ho-<br />
œ œ œ œ<br />
˙.<br />
œ œ œ œ<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
œ.<br />
Œ j<br />
œ<br />
j<br />
œ#œ<br />
Œ<br />
œ. œ œ#œ J<br />
.œ# œ.<br />
œ . œ.<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œœ<br />
J<br />
œ œ œ œ J œ<br />
˙.<br />
œ˙.<br />
œ œ œ<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
j œ<br />
œ<br />
œ œ<br />
J<br />
j<br />
œ<br />
Œ. Œ j<br />
œ.<br />
j<br />
œ œ<br />
j<br />
Œ œ J<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.
5<br />
S<br />
A<br />
Pf<br />
#<br />
& #<br />
#<br />
& #<br />
47<br />
47<br />
47<br />
&<br />
?<br />
# #<br />
# #<br />
˙.<br />
sis.<br />
œ œ œ œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ.<br />
œ œ<br />
san - na, in ex - cel - sis.<br />
Ho - san - na, Ho - san - na, Ho - san - na, in ex-<br />
˙.<br />
œ œ œ œ<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
J œ<br />
. œ<br />
œ<br />
Œ<br />
j<br />
œ# œ.<br />
œ<br />
J<br />
Ho<br />
Œ j<br />
œ. œ œ#œ œ<br />
J J<br />
.œ# œ œ. .<br />
œ.<br />
œ.<br />
œ œ<br />
J<br />
œ.<br />
œ œ J<br />
Œ. Œ j<br />
j<br />
œ œ<br />
œ.<br />
œ<br />
œ<br />
.<br />
œ# J œ œ<br />
.<br />
. œ<br />
J Œ J œ<br />
˙.œ# . œ<br />
˙ œ .<br />
..<br />
œ.<br />
œ œ œ œ J œ<br />
- san - na, Ho - san - na, Ho - san - na, in ex - cel -<br />
. œ<br />
œ.<br />
œ<br />
œ<br />
.<br />
œ#<br />
J œ J<br />
˙.œ# . œ œ<br />
2<br />
j<br />
. œ . œ<br />
sis.<br />
œ œ œ œ<br />
j œ<br />
œ œ.<br />
. Œ œ J<br />
˙.<br />
œ . œ.<br />
S<br />
53<br />
&<br />
# #<br />
œ . œ.<br />
in<br />
ex<br />
œ . œ.<br />
- cel - - - -<br />
˙.<br />
sis.<br />
. œ<br />
Œ<br />
f<br />
œ<br />
J<br />
Ho -<br />
A<br />
&<br />
# #<br />
œ.<br />
cel<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
.œ# œ.<br />
- sis. in ex - cel - - - -<br />
sis.<br />
.˙#<br />
53<br />
&<br />
# #<br />
œ˙.<br />
œ œ œ<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ œ<br />
j<br />
œ . Œ J œ<br />
˙.<br />
œ œ œ œ<br />
œ<br />
J<br />
œ. œ<br />
Œ<br />
J œ# œ<br />
j<br />
œ<br />
J<br />
Pf<br />
53<br />
?<br />
# #<br />
2<br />
œ˙.<br />
œ<br />
œ.<br />
2<br />
œ˙.<br />
œ<br />
œ.<br />
2<br />
œ˙.<br />
œ<br />
œ.<br />
.œ# œœ.<br />
.<br />
œ.
6<br />
S<br />
A<br />
#<br />
& #<br />
#<br />
& #<br />
57<br />
. œ<br />
œ<br />
J œ<br />
san - na, Ho - san - na, Ho - san - na, in ex - cel -<br />
f<br />
Œ. Œ j œ<br />
Ho<br />
. œ<br />
œ.<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
. œ<br />
- san - na, Ho - san - na, Ho - san -<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
j<br />
œ<br />
. œ . œ<br />
œ<br />
sis.<br />
j<br />
œ œ.<br />
na,<br />
57<br />
&<br />
# #<br />
œ.<br />
œ.<br />
J œ œ# œ J<br />
œ œ.<br />
. Œ œ J<br />
œ.<br />
œ<br />
œ.<br />
œ#<br />
J œ J<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
Pf<br />
57<br />
.<br />
?<br />
# #<br />
˙.œ# œ.<br />
˙ œ ..<br />
œ.<br />
˙.œ# . œ œ<br />
2<br />
˙.<br />
œ . œ.<br />
S<br />
61<br />
&<br />
# #<br />
˙.<br />
˙.<br />
˙.<br />
œ ˙.<br />
. œ.<br />
˙.<br />
∑<br />
in<br />
ex<br />
- cel - - - -<br />
sis.<br />
A<br />
&<br />
# #<br />
˙.<br />
in<br />
˙.<br />
ex<br />
˙.<br />
˙.<br />
- cel - - - -<br />
sis.<br />
.˙#<br />
∑<br />
Pf<br />
61<br />
61<br />
&<br />
?<br />
# #<br />
# #<br />
˙. œ<br />
. œ<br />
J œ<br />
2<br />
2<br />
œ œ œ œ<br />
˙.<br />
˙œ<br />
. œ œ œ.<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
. ˙. œ œ<br />
J œ<br />
2<br />
2<br />
œ œ œ œ<br />
˙.<br />
.<br />
œ œ œ œœ<br />
.<br />
œ.<br />
˙.<br />
œ.<br />
œ#œ œ œ<br />
f<br />
œ<br />
œ.<br />
œ œ<br />
œ œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ œ.<br />
J œ œ œ<br />
œ<br />
J
7<br />
S<br />
A<br />
Pf<br />
67<br />
#<br />
& #<br />
n P<br />
∑ ∑ n Œ.<br />
œ.<br />
Be<br />
#<br />
& # ∑ ∑<br />
n n ∑<br />
67<br />
#<br />
& #<br />
n n<br />
œ#œ œ œ<br />
j<br />
j<br />
œ œ œ œ. ˙œ.<br />
œ œ#œ<br />
P<br />
2 2<br />
67<br />
? # œ. œœ<br />
œœ<br />
œœ<br />
œ œ # n<br />
œ<br />
J<br />
œ œ ˙.<br />
J n ˙.<br />
œ . œ.<br />
- - - ne - di -<br />
∑<br />
. ˙œ œ œ#œ œ<br />
œ ˙.<br />
.<br />
2<br />
.œ#<br />
œ.<br />
Œ.<br />
2<br />
œ œ<br />
ctus qui<br />
F<br />
œ.<br />
Be<br />
. ˙œ œ œ#œ<br />
œ ˙. .<br />
2 2<br />
-<br />
.œ#<br />
S<br />
A<br />
72<br />
72<br />
&<br />
&<br />
&<br />
œ . œ.<br />
ve<br />
- nit,<br />
Be - - ne - di - ctus<br />
Be -<br />
. œ . œ<br />
- - ne - di - ctus<br />
Be - - ne - di -<br />
. ˙œ œ œ#œ œ<br />
Œ.<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
. ˙œ œ œ#œ<br />
œ . œ.<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
. ˙œ œ œ#œ œ<br />
œ . œ.<br />
Œ.<br />
œ.<br />
. ˙œ œ œ#œ<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
Œ ‰<br />
. ˙œ œ œ#œ œ<br />
F<br />
Œ. œ.<br />
œ . œ.<br />
ctus<br />
F<br />
œ˙.<br />
œn œ# œ<br />
Pf<br />
2<br />
2 2<br />
2<br />
2 2<br />
2<br />
2 2<br />
72<br />
?<br />
œ .<br />
˙.<br />
.œ#<br />
œ ˙. .<br />
.œ#<br />
œ .<br />
˙.<br />
.œ#<br />
œ ˙. .<br />
.œ#<br />
œ .<br />
˙.<br />
.œ#<br />
œ<br />
˙.<br />
.<br />
.œ#
8<br />
S<br />
A<br />
78<br />
&<br />
&<br />
œ . œ.<br />
2<br />
- - ne - di - ctus2<br />
qui ve - nit,<br />
in no - mi - ne Do - mi -<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
. œ<br />
œ œ<br />
F 2<br />
Œ ‰<br />
œ œ<br />
œ . œ.<br />
œ . œ.<br />
Œ. œ.<br />
Œ.<br />
œ.<br />
Be - ne - di - ctus<br />
in no - mi - ne Do - mi -<br />
œ.<br />
œ.<br />
œ œ<br />
2<br />
œ œ<br />
œ .<br />
œ.<br />
œ . œ.<br />
78<br />
& ˙œ .<br />
œ œ#œ œ<br />
œ˙œ.<br />
œ œ# œ<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
œ˙œ.<br />
œ œ# œ<br />
. ˙œ œ œ# œ œ<br />
œ˙œ.<br />
œ œ# œ<br />
Pf<br />
78<br />
?<br />
2<br />
œ .<br />
˙.<br />
.œ#<br />
2 2<br />
œ . .œ#<br />
Œ. œ.<br />
2<br />
œ .<br />
.œ#<br />
œ.<br />
2 2<br />
.œ#<br />
œ . œ.<br />
2<br />
.œ#<br />
œ.<br />
Œ ‰<br />
2 2<br />
œ . œ.<br />
.œ#<br />
Œ.<br />
S<br />
A<br />
Pf<br />
84<br />
84<br />
84<br />
&<br />
&<br />
&<br />
?<br />
.<br />
f<br />
œ œ j # # œ#<br />
ni.<br />
˙.<br />
ni.<br />
Ho<br />
f<br />
. Œ j<br />
œ œ œ#œ œ<br />
2<br />
œ ˙.<br />
.<br />
.œ#<br />
# #<br />
# #<br />
œ˙.<br />
œ œ œ<br />
# #<br />
œ œ œ œ J œ<br />
- san - na, in ex - cel -<br />
∑<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
j œ<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
f<br />
Œ. Œ j<br />
œ.<br />
j<br />
œ j<br />
œ<br />
Œ œ J<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
˙.<br />
sis.<br />
œ<br />
Ho - san - na, in ex -<br />
œ œ œ œ<br />
˙.<br />
œ œ œ œ<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
j<br />
œ<br />
J œ<br />
œ.<br />
Œ j<br />
œ<br />
cel<br />
j<br />
œ#œ<br />
-<br />
Œ<br />
œ. œ œ#œ J<br />
.œ# œ.<br />
œ . œ.<br />
œ<br />
Ho - san - na, in ex -<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
J œ<br />
œ œ œ œ J œ<br />
˙.<br />
sis.<br />
œ˙.<br />
œ œ œ<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
j œ
9<br />
S<br />
A<br />
Pf<br />
#<br />
& #<br />
#<br />
& #<br />
90<br />
90<br />
90<br />
&<br />
?<br />
# #<br />
# #<br />
œ<br />
cel<br />
œ<br />
J<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
Œ. Œ j<br />
œ.<br />
2<br />
œ<br />
œ<br />
˙.<br />
- - -<br />
j<br />
œ œ<br />
Œ<br />
œ.<br />
œ<br />
Ho - san - na, in ex - cel -<br />
j<br />
J œ<br />
˙.<br />
sis.<br />
œ œ œ œ<br />
˙.<br />
œ œ œ œ<br />
2<br />
œ˙.<br />
œ<br />
œ.<br />
j<br />
œ<br />
J œ<br />
. œ<br />
œ<br />
œ. œ<br />
Œ<br />
j<br />
œ# œ.<br />
sis.<br />
Œ<br />
œ#œ<br />
J<br />
.œ# œ œ. .<br />
œ.<br />
œ<br />
J<br />
Ho<br />
j<br />
J œ<br />
œ.<br />
œ<br />
J œ œ.<br />
œ<br />
J œ<br />
˙.œ# . œ .<br />
˙ œ ..<br />
œ.<br />
Œ. Œ j<br />
j<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ.<br />
Ho - san - na, Ho<br />
œ.<br />
œ.<br />
J œ œ# œ œ.<br />
J<br />
œ.<br />
Œ J œ<br />
- san - na, Ho - san - na, Ho -<br />
-<br />
S<br />
A<br />
95<br />
&<br />
&<br />
# #<br />
# #<br />
œ œ œ œ J œ<br />
san - na, in ex<br />
. œ<br />
san<br />
-<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
. œ . œ<br />
- cel -<br />
sis.<br />
œ œ œ œ<br />
j œ<br />
œ . œ.<br />
in<br />
œ.<br />
na, Ho - san - na, in ex - cel -<br />
ex<br />
œ.<br />
sis.<br />
œ . œ.<br />
- cel - -<br />
œ . œ.<br />
in<br />
ex<br />
˙.<br />
sis.<br />
.œ# œ.<br />
- cel -<br />
. œ<br />
sis.<br />
.˙#<br />
Œ<br />
f<br />
œ<br />
J<br />
Ho-<br />
95<br />
&<br />
# #<br />
œ.<br />
œ.<br />
J œ œ# œ J<br />
œ.<br />
œ.<br />
Œ œ J<br />
œ˙.<br />
œ œ œ<br />
j œ<br />
œ.<br />
j<br />
œ j<br />
œ<br />
Œ J œ<br />
˙.<br />
œ œ œ œ<br />
J œ<br />
Œ j<br />
œ. œ œ#œ œ<br />
J J<br />
Pf<br />
95<br />
.<br />
?<br />
# #<br />
˙.œ# œ œ<br />
2<br />
˙.<br />
œ . œ.<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
2<br />
œ œ œ.<br />
˙.<br />
.œ# œ œ. .<br />
œ.
10<br />
S<br />
A<br />
#<br />
& #<br />
#<br />
& #<br />
101<br />
. œ<br />
œ<br />
œ<br />
J<br />
san - na, Ho - san - na, Ho<br />
Œ. Œ f<br />
j<br />
œ<br />
Ho<br />
. œ<br />
œ.<br />
œ<br />
œ<br />
J œ<br />
j<br />
œ<br />
- san - na, Ho<br />
œ œ œ œ<br />
J œ<br />
- san - na, in ex<br />
. œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
- san - na, Ho<br />
. œ . œ<br />
- cel -<br />
œ<br />
- san -<br />
sis.<br />
j<br />
œ œ.<br />
na,<br />
˙.<br />
in<br />
˙.<br />
in<br />
101<br />
&<br />
# #<br />
œ.<br />
œ<br />
œ.<br />
œ#<br />
J œ J<br />
œ œ.<br />
. Œ J œ<br />
œ.<br />
œ.<br />
J œ œ# œ J<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
˙. œ<br />
. œ<br />
J œ<br />
Pf<br />
101<br />
.<br />
?<br />
# #<br />
˙.œ# œ.<br />
˙ œ ..<br />
œ.<br />
˙.œ# . œ œ<br />
2<br />
˙.<br />
œ . œ.<br />
2<br />
2<br />
œ<br />
œ œ œ<br />
˙.<br />
S<br />
106<br />
&<br />
# #<br />
˙.<br />
˙.<br />
œ ˙.<br />
. œ.<br />
˙.<br />
rit.<br />
˙.<br />
.<br />
˙. ˙U<br />
.<br />
A<br />
&<br />
# #<br />
˙.<br />
ex<br />
-<br />
˙.<br />
cel<br />
˙.<br />
- - - - -<br />
sis.<br />
.˙#<br />
˙. ˙<br />
˙.<br />
ex<br />
-<br />
cel<br />
- - - - -<br />
sis.<br />
Pf<br />
106<br />
&<br />
?<br />
# #<br />
106<br />
.<br />
# #<br />
˙œ<br />
. œ œ œ.<br />
œ œ.<br />
˙.<br />
. ˙. œ œ<br />
J œ<br />
2<br />
2<br />
œ œ œ œ<br />
˙.<br />
.<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
.<br />
J<br />
f<br />
œ.<br />
œ.<br />
˙.<br />
˙.<br />
œ œ#œ œ<br />
2<br />
œ˙.<br />
œ œ.<br />
œ<br />
J<br />
rit.<br />
˙œ<br />
.<br />
#<br />
J œ œ# œ J<br />
œ . œ.<br />
˙.<br />
U<br />
. ˙. ˙#<br />
. ˙. ˙
Brano segnalato al 1° Concorso Internazionale di Composizione per Voci Bianche ‘Corinfesta’<br />
per la valenza didattico - pedagogica<br />
ARIA<br />
per voci bianche e pianoforte<br />
omaggio a Georg Friedrich Händel (e non solo)<br />
Aria, sei l'aria<br />
Che fa danzare<br />
Il cuore e il mare.<br />
Aria, sei l'aria<br />
Che i sogni in volo<br />
Fa brillare.<br />
Testo di Elisa Gastaldon<br />
Sempre, nell'aria<br />
Respira il tempo<br />
Della vita.<br />
Piano, nell'aria<br />
Sussurra un'eco<br />
mai svanita.<br />
Aria, sei madre<br />
Di suoni<br />
Di profumi d'oro.<br />
Aria, sei madre<br />
Di voci abbracciate<br />
in coro.<br />
Maurizio Santoiemma<br />
Voce I<br />
#<br />
&<br />
Arioso {q = 72 c}<br />
4 3 4 3 4 3 4 3<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
rall...<br />
∑<br />
Voce II<br />
&<br />
#<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
Pianoforte<br />
&<br />
?<br />
#<br />
#<br />
œ<br />
F<br />
œ .<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
Pedale ad libitum<br />
œ<br />
œ<br />
.<br />
˙<br />
j œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
I<br />
5<br />
&<br />
#<br />
a tempo<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
∑<br />
II<br />
&<br />
&<br />
?<br />
#<br />
#<br />
#<br />
P<br />
œ œ .<br />
J œ<br />
A - ria, sei l'a - ria che fa dan - za - re il cuo - reÈeÈil ma -re,<br />
œ<br />
P<br />
œ .<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙˙<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
œ œ œ#œ œ<br />
œ<br />
œ œ .<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ œ œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ
I<br />
II<br />
11<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
? #<br />
∑<br />
œ œ œ<br />
il<br />
cuo-reÈeÈil<br />
ma - re. A - ria, sei l'a -ria<br />
cheÈi so -gniÈin<br />
vo - lo,<br />
œ œ œ<br />
œ œ# œ œ œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
∑<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
,<br />
F<br />
œ œ .<br />
œ<br />
J<br />
A - ria, sei l'a -ria<br />
cheÈi so -gniÈin<br />
vo - lo,<br />
œ œ .<br />
œ<br />
F<br />
œ .<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
˙˙<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
œ œ œ#œ œ<br />
œ<br />
I<br />
II<br />
I<br />
II<br />
17<br />
&<br />
&<br />
&<br />
#<br />
#<br />
#<br />
? #<br />
œ œ œ<br />
cheÈi so-gniÈin<br />
vo - lo fa bril -la<br />
- - - re.<br />
Sem -pre,<br />
nel-<br />
œ œ œ<br />
cheÈi so-gniÈin<br />
vo - lo fa bril - la - - - re.<br />
Sem-pre,<br />
nel - l'a - ria re-<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
˙ .<br />
˙<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
poco rall...<br />
˙ .<br />
˙ .<br />
˙ .<br />
œ<br />
œ œ - œ - œ - œ -<br />
,<br />
n b b<br />
n b b<br />
n b b<br />
n b b<br />
a tempo<br />
P<br />
œ<br />
œ<br />
P<br />
œ<br />
∑<br />
œ .<br />
œ .<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
P<br />
œ œ .<br />
œ œ .<br />
œ<br />
˙<br />
.<br />
˙<br />
œ<br />
J<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
23<br />
& b b œ œ .<br />
œ œ ˙<br />
n n #<br />
J<br />
∑<br />
j<br />
œ œ . œ œ œ .<br />
J œ<br />
,<br />
œ ˙<br />
l'a - ria la vi-ta.<br />
Pia-no, nel -l'a - ria sva - ni-ta.<br />
& b b<br />
n n #<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
j<br />
,<br />
œ ˙<br />
œ œ . œ œ j<br />
œ . œ œ œ œ œ œ œ œ ˙#<br />
spi-raÈil tem-po del-la<br />
vi-ta.<br />
Pia-no, nel-l'a-ria sus-sur-raÈun'e -co mai sva-ni -ta.<br />
& b b<br />
n n #<br />
œ œ œ œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
.<br />
œ<br />
œ<br />
œ ˙<br />
œ<br />
.<br />
˙ . ˙<br />
œ œ œ<br />
œ œ œ<br />
œ ˙ . ˙#<br />
?<br />
b b ˙<br />
œ<br />
.<br />
œ<br />
n n #<br />
œ œ . j<br />
œ œ œ œ œ œ œ œ œ œ<br />
œ ˙<br />
œ œ<br />
œ . j<br />
œ œ œ<br />
2
I<br />
II<br />
29<br />
#<br />
&<br />
&<br />
#<br />
F<br />
œ œ .<br />
œ<br />
J<br />
A - ria, sei ma -dre di suo - ni di pro - fu - mi d'o -ro.<br />
A - ria, sei<br />
F<br />
œ<br />
œ .<br />
j<br />
œ<br />
A - ria, sei ma -dre<br />
di suo - ni d'o -ro.<br />
A - ria, sei<br />
&<br />
#<br />
œ œ<br />
F<br />
œ<br />
œ œ<br />
? #<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ .<br />
œ<br />
œ˙ .<br />
œ .<br />
˙<br />
˙<br />
j<br />
œ<br />
j<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ<br />
œ<br />
œ# œ<br />
œ<br />
œ# œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ˙ .<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
œ#œ<br />
œ œ .<br />
œ œ .<br />
J œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
˙ .<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
I<br />
II<br />
I<br />
II<br />
34<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
? #<br />
39<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
? #<br />
œ œ .<br />
j<br />
œ<br />
ma -dre di vo -ci ab-brac-cia-teÈin<br />
co - ro.<br />
A - ria, sei l'a - ria<br />
œ ˙<br />
œ œ .<br />
ma - dre<br />
di vo -ci ab-brac-cia-teÈin<br />
co - ro. A - ria, sei<br />
œ<br />
˙ .<br />
œ<br />
˙<br />
œ œ#œ œ<br />
œ œ œ<br />
che fa dan<br />
œ<br />
˙<br />
œ œ œ œ œ œn œ<br />
Œ Œ ‰ j<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
Œ Œ ‰ J œ<br />
˙<br />
œ<br />
˙<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
˙ .<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
,<br />
f<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
f<br />
œ .<br />
˙<br />
œ .<br />
j<br />
œ<br />
,<br />
j<br />
œ<br />
J<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
l'a -ria<br />
che fa dan - za - re<br />
il cuo-reÈeÈil<br />
ma - - -<br />
œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ<br />
f<br />
œ<br />
œ˙ .<br />
˙<br />
˙<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
- za - re il cuo - reÈeÈil ma-re,<br />
il cuo -reÈeÈil<br />
ma -<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
˙˙<br />
œ œ œ#œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ .<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ œ .<br />
œ œ œ<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ œ œ<br />
œ œ# œ œ œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙ .<br />
re.<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
,<br />
3
I<br />
II<br />
45<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
˙ .<br />
re.<br />
œ œ .<br />
J œ<br />
,<br />
A - ria, sei ma - dre di suo-ni di pro -fu -mi<br />
d'o - ro. A - ria, sei<br />
œ œ œ œ œ<br />
˙ .<br />
œ œ .<br />
j<br />
œ<br />
A - ria, sei ma - dre<br />
di suo - ni d'o - ro.<br />
œ œ .<br />
œ˙ .<br />
˙<br />
j<br />
œ<br />
œ<br />
˙<br />
œ œ œ œ# œ œ<br />
œ œ œ# œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ<br />
œ<br />
œ˙ .<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
˙<br />
œ œ .<br />
J œ<br />
œ œ œ<br />
˙<br />
œ œ<br />
?<br />
#<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
I<br />
II<br />
50<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
? #<br />
œ .œ# œ<br />
j<br />
A - ria, sei ma - dre di vo-ci ab-brac-cia-teÈin<br />
co -ro.<br />
A - ria, sei<br />
œ œ .<br />
j<br />
œ<br />
ma-dre<br />
di vo -ci ab-brac-cia-teÈin<br />
co -<br />
œ<br />
˙˙<br />
œ œ œ#œ œ<br />
œ<br />
œ œ .<br />
j<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
Œ Œ ‰ J œ<br />
˙<br />
œ<br />
œ œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
˙<br />
ro.<br />
˙ œ œ<br />
œ œ œ œ<br />
‰ J œ<br />
˙<br />
˙<br />
œ<br />
,<br />
poco rall...<br />
œ ˙<br />
F<br />
œ œ .<br />
œ<br />
J<br />
A -ria, sei l'a -ria,<br />
˙ .<br />
œ<br />
F<br />
˙<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
,<br />
F<br />
œ œ .<br />
œ<br />
˙ . œ<br />
˙<br />
˙<br />
J œ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
I<br />
II<br />
55<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
#<br />
&<br />
? #<br />
P<br />
œ<br />
l'a<br />
P<br />
œ<br />
ḃ<br />
- ria,<br />
a - ri -<br />
œ .<br />
j<br />
œ<br />
a - ria, sei l'a - ri -<br />
œ b<br />
.ḃ ˙<br />
P<br />
œbœb œ œ œ<br />
œ<br />
˙<br />
˙<br />
˙ .<br />
˙<br />
œ<br />
œ<br />
œ<br />
œ œ œ œ<br />
œ<br />
œ<br />
a tempo<br />
a.<br />
˙ .<br />
a.<br />
˙<br />
.ṅ .<br />
.ṅ<br />
œ œ œ œ œ<br />
œ<br />
˙ .<br />
˙ .<br />
‰ j œ œ œ œ<br />
œ ˙<br />
J<br />
˙ . ∑<br />
rall...<br />
U<br />
˙ .<br />
˙ .<br />
U<br />
˙ .<br />
˙ .<br />
j<br />
œ U<br />
œ œ œ<br />
‰ œ ˙<br />
˙ J<br />
.<br />
˙ .<br />
˙<br />
˙ .<br />
˙u<br />
.<br />
4
Brano segnalato al 1° Concorso Internazionale di Composizione per Voci Bianche ‘Corinfesta’<br />
per la ricerca timbrico - compositiva<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Anna Rocławska-Musiałczyk
Analisi<br />
Dell’opera di Renato Dionisi non si conosce molto.<br />
Dionisi, nonostante avesse molti contatti con<br />
editori soprattutto sul piano didattico (pensiamo<br />
al testo ‘La tecnica del contrappunto vocale nel<br />
Cinquecento’, scritto con Bruno Zanolini per la<br />
Suvini Zerboni, testo di riferimento ancora oggi per<br />
chi voglia intraprendere gli studi di composizione),<br />
non ha portato a generale conoscenza molte sue<br />
composizioni così che potessero essere distribuite<br />
nel panorama musicale.<br />
Renato Dionisi<br />
‘La musica come mestiere di artigianato,<br />
esercizio e continua applicazione’<br />
DI francesco barbuto<br />
francesco barbuto<br />
Svolge un’intensa attività<br />
professionale nell’ambito<br />
culturale, artistico musicale<br />
e corale. È stato Presidente<br />
della Commissione<br />
Artistica Regionale<br />
dell’Unione Società Cori<br />
Italiani Lombardia (USCI)<br />
e direttore della rivista<br />
musicale online ‘A più Voci’ dal 2011 al 2015. È Cittadino<br />
Onorario di Caronno Varesino, insignito del ‘Sigillo<br />
Civico’ per il suo impegno nell’Arte, nella Cultura e<br />
nella Musica e per la direzione d’eccellenza del Choro<br />
Lauda Sion, da lui stesso formato. Dal 2012 è curatore<br />
dell’Opera Omnia inedita del Maestro Renato Dionisi<br />
(uno dei più importanti compositori e didatti del ’900<br />
italiano) e responsabile e coordinatore del progetto<br />
editoriale per le pubblicazioni delle sue opere con la<br />
Sonitus Edizioni.<br />
Egli amava dare le sue musiche direttamente ai committenti<br />
(cori, solisti, ensemble strumentali, ecc.) e quasi mai<br />
lavorava per un intento personale, editoriale e di carattere<br />
commerciale o per distribuire le sue musiche al grande<br />
pubblico, perché aveva un rapporto con la ‘composizione’<br />
sobrio e umile, talvolta quasi disinteressato.<br />
Le sue musiche dimostrano, in realtà, un’altissima e raffinata<br />
conoscenza della materia compositiva, riconosciuta, tra<br />
l’altro, da tutti i suoi colleghi ed allievi.<br />
Ai brani, soprattutto a quelli commissionati – e spesso<br />
donati ‘originali’ con una sua dedica personale – dedicava<br />
infatti ogni cura del dettaglio compositivo perché, come<br />
egli stesso continuamente amava dire ai suoi allievi:<br />
‘Bisogna cercare di far le cose per bene!’.<br />
Dionisi si è dedicato alla composizione per più di<br />
sessant’anni, entrando in contatto con molteplici<br />
esperienze musicali, dalla neomodalità alla dodecafonia<br />
e alla serialità, perché, secondo la sua affermazione: ‘La<br />
musica quando è bella, è bella… e ciò non dipende dal suo<br />
genere musicale’.<br />
Da una parte infatti era estremamente fermo nei suoi<br />
principi e nei suoi giudizi, a proposito di valori umani<br />
ed etici, artistici e professionali, dall’altra era aperto e<br />
disponibile ad entrare in contatto con ogni tendenza<br />
artistica musicale, compreso il mondo del jazz e il<br />
repertorio della musica leggera.<br />
56 | Analisi
Dedica di Dionisi al M° Chuang Rong<br />
Le musiche di Dionisi si rivolgono prevalentemente a gruppi cameristici e cori. Egli si tenne sempre a distanza dal teatro<br />
musicale e dalla grande orchestra. Scrisse molto anche per l’infanzia.<br />
L’attenzione sempre raffinata per la condotta contrappuntistica e gli intrecci musicali si realizza in un dialogo musicale<br />
fluido, molto più adatto a formazioni cameristiche che a formazioni di grande respiro.<br />
Pur utilizzando un linguaggio che non teme certo rapporti ‘dissonanti’, il discorso musicale di Dionisi assume sempre una<br />
dolcezza intrinseca tale da inserirlo nell’ambito di una musica del ’900 più ‘poetica e sognante’ che spigolosa, tipica questa<br />
invece di molti compositori d’avanguardia seguaci dell’esperienza della seconda Scuola di Vienna o dell’espressionismo<br />
degli anni ’20 e ’30.<br />
Offertorio – dalla Messa di Requiem per coro a 4 voci miste<br />
renato dionisi | 57
Anche l’aspetto timbrico è sempre scrupolosamente sotto la lente d’ingrandimento del modo di scrivere di Dionisi. Le<br />
voci del coro, come gli strumenti musicali delle formazioni d’ensemble, sono trattate – pur nella loro semplicità (che non<br />
equivale a semplicismo) – nelle più ampie possibilità di combinazioni tessiturali, dando sempre precedenza a cantabilità<br />
ed espressività.<br />
Justorum animae – per coro 5 voci miste<br />
58 | Analisi
Come un pittore che – pur conoscendo bene la sua tavolozza – continua a mescolare e centellinare piccolissime<br />
percentuali di combinazioni di colori… per ottenere il colore più ricco e raffinato possibile, così Dionisi continua a ricercare<br />
con assoluta attenzione le sue combinazioni di suono, perché, come amava dire: ‘La ‘musica’ deve essere prima di tutto un<br />
mestiere di artigianato, di esercizio e di continua applicazione, prima di diventare eventualmente pensiero alto’.<br />
Un’altra caratteristica importante che si riscontra subito a prima vista, nell’eseguire le partiture di Dionisi, è la scorrevolezza<br />
del fraseggio, alternata quasi sempre da recitativi e melisimi, sicuramente derivante dagli studi intrapresi con il suo maestro<br />
Celestino Eccher, gregorianista di formazione romana, un fraseggio che richiede un’esecuzione soprattutto attenta al<br />
ritmico fluire del testo.<br />
Magnificat – Canticum breve per coro a 4 voci miste<br />
renato dionisi | 59
Dionisi è anche il musicista dell’essenziale. Le sue musiche, in particolare quelle corali, sono brevi, concentrate, ma<br />
allo stesso tempo pienamente intrise di contenuti e di espressività, tali da toccare direttamente le corde emotive e<br />
sentimentali del nostro animo.<br />
La sua musica non è mai urlata e quindi mai forzatamente trasgressiva. Spesso è antiretorica, così da non esprimere nel<br />
modo più consueto il concetto delle parole.<br />
Dionisi non è mai scontato, lavora sempre sul sottotesto, sui sottintesi, sull’intimo profondo. Molte sue composizioni non<br />
hanno le stanghette di battuta, proprio in nome del fluire testuale e musicale, e molte, ancora, non hanno (volutamente)<br />
nemmeno le doppie stanghette di fine brano: Dionisi lascia sempre aperto e sospeso il suo discorso musicale.<br />
Salmo 150, finale - per coro maschile<br />
Da anni mi occupo come studioso delle opere di Renato Dionisi.<br />
Nel 2012 Bruno Zanolini mi chiamò, dopo un lavoro editoriale che gli piacque molto e che avevamo realizzato in occasione<br />
di un concorso nazionale di composizione, nel quale ero anch’io in giuria, per l’USCI Lombardia con la Sonitus Edizioni. Fui<br />
contattato da lui, con grande piacere per me, per essere coinvolto in un’idea di progetto che avesse riguardato il grande<br />
Maestro. Zanolini fu grande amico di Dionisi e a seguito di tante attenzioni che ha sempre rivolto al suo ricordo e al suo<br />
mondo artistico e musicale, parlammo insieme e valutammo l’idea di andare a incontrare, insieme alla Sonitus Edizioni, i<br />
responsabili della Biblioteca Civica di Rovereto, che tiene tutt’ora – attraverso il ‘Fondo Renato Dionisi’ – la quasi totalità<br />
dei materiali musicali manoscritti, varie documentazioni e oggetti personali e gran parte della sua corrispondenza e<br />
visitare il reparto dedicato al grande Maestro, situato negli Archivi Storici dell’ente.<br />
Onorato di questa proposta, partimmo poco tempo dopo alla volta di Rovereto, e ricordo ancora il giorno in cui, visitando<br />
tutta la parte dedicata a Dionisi, rimasi immediatamente attratto e sedotto da tutto ciò che ebbi la fortuna di vedere e<br />
visionare! Una quantità enorme di materiale, molto del quale seppi subito era ‘inedito’ e mai pubblicato e reso disponibile<br />
al pubblico.<br />
Conoscevo già la statura artistica di Dionisi, avendo avuto come primo maestro di composizione Giovanni Walter Zaramella,<br />
che mi parlava continuamente alle sue lezioni di lui, insieme a Bettinelli (che conosceva bene di persona), Dalla Piccola,<br />
Donatoni, ecc., e non nascondo che rimasi scioccato dall’aver scoperto che moltissima musica del Maestro, nonostante<br />
egli aveva avuto molti contatti con editori soprattutto sul piano didattico, non fosse stata portata a conoscenza e<br />
distribuita nel panorama musicale.<br />
Quella giornata fu decisiva! Decisi subito di rendermi disponibile (onestamente senza ancora capire fino in fondo in che<br />
situazione mi sarei andato a infilare…) come curatore di un progetto di ricerca, visione, studio e valutazione editoriale di<br />
tutta la musica inedita di Dionisi.<br />
60 | Analisi
Pubblicazioni editoriali in raccolte .<br />
È stata realizzata una prima raccolta di musiche corali sacre<br />
e religiose e la Missa Brevis dal titolo ‘Canti Corali Sacri’<br />
di Renato Dionisi, che abbiamo presentato quest’anno in<br />
prima assoluta al Simposio Mondiale della Musica Corale<br />
a Barcellona.<br />
Sale della Biblioteca Civica di Rovereto<br />
D’accordo con l’erede Marcello Barberi e attraverso la<br />
sempre disponibilità della Biblioteca di Rovereto, ebbi carta<br />
bianca nell’ottenere la possibilità di recarmi liberamente<br />
quando ritenevo opportuno negli Archivi Storici, visionare<br />
e avere copia di tutte le musiche archiviate. Riuscii così<br />
a realizzare un mio archivio personale completo, che<br />
nell’arco di questi lunghi cinque anni, mi ha consentito di<br />
mettermi tantissimo al lavoro e analizzare attentamente<br />
tutte le musiche del grande Maestro.<br />
Dal punto di vista delle partiture, abbiamo constatato<br />
come Dionisi scrivesse tralasciando spesso segni<br />
dinamici (deducibili comunque dalla logica lettura delle<br />
parti), oppure anche dando per scontato molti passaggi<br />
espressivi, senza alcuna indicazione.<br />
Pensiamo che questo non sia dovuto a distrazioni<br />
o dimenticanze, ma al fatto che egli scrivesse senza<br />
l’intenzione di pubblicare le sue musiche e quindi senza<br />
quella scrupolosissima attenzione ai segni musicali<br />
necessaria per una realizzazione editoriale.<br />
Questo ci ha spinti a prendere decisioni dal punto di vista<br />
filologico, soprattutto nella realizzazione delle trascrizioni.<br />
Non è stato necessario un lavoro di revisione, ma siamo<br />
intervenuti laddove risultava evidente la necessità di<br />
inserire segni musicali, dinamici ed espressivi.<br />
Per quanto riguarda le alterazioni, Dionisi tende a non<br />
mettere alcuna armatura in chiave, inserendole una a una,<br />
anche quando gli stessi suoni alterati si ripetono all’interno<br />
della battuta.<br />
Il mondo che scoprii fu totalizzante. Presi sempre più piena<br />
coscienza che la maggior parte della musica di Dionisi<br />
rimase nei ‘cassetti’ per anni.<br />
Il progetto di studio ed editoriale si è sviluppato attraverso<br />
le seguenti fasi:<br />
Visione e recupero di tutti i materiali musicali inediti di<br />
Dionisi.<br />
Suddivisione in cinque gruppi di raccolte: 1. musiche<br />
corali sacre e religiose a cappella e/o accompagnate;<br />
2. messe; 3. musiche corali profane (colte) a cappella<br />
e/o accompagnate; 4. musiche popolari a cappella<br />
e/o accompagnate; 5. musiche strumentali (solistiche,<br />
cameristiche).<br />
Studio e cura musicologica e filologica delle partiture<br />
manoscritte.<br />
Trascrizioni (al momento sono state realizzate composizioni<br />
corali sacre e religiose e le messe).<br />
Renato Dionisi<br />
renato dionisi | 61
Offertorio – dalla Messa di Requiem per coro a 4 voci miste<br />
62 | Analisi
Essendo chiaramente questi brani non di carattere tonale, abbiamo<br />
lasciato tutte le alterazioni ripetute così come ha scritto l’autore.<br />
Risultano sicuramente più chiari e non lasciano dubbi di lettura<br />
all’esecutore.<br />
Quando un suono torna ad essere naturale, abbiamo scelto di<br />
trascrivere il bequadro soltanto nella prima nota della battuta<br />
successiva.<br />
Per i brani con armature in chiave, invece, abbiamo trascritto<br />
l’alterazione estranea soltanto nella prima nota della battuta,<br />
senza riscriverla qualora vi siano ulteriori identici suoni all’interno<br />
della misura, come si usa fare convenzionalmente nella scrittura<br />
compositiva e nelle pubblicazioni editoriali.<br />
Come dicevamo, abbiamo scelto di inserire alcuni segni dinamici,<br />
espressivi e di articolazione, laddove deducibili o necessari per<br />
l’esecuzione. Tutti questi sono stati inseriti tra parentesi.<br />
Dionisi, soprattutto nelle partiture senza stanghette di battuta, ha<br />
la tendenza a non inserire le pause, quando le voci non cantano,<br />
rispettando comunque graficamente la collocazione delle note delle<br />
voci corrispondenti. Abbiamo scelto d’inserire ugualmente le pause<br />
mancanti, per ragioni di precisione grafica e corretta pubblicazione<br />
editoriale.<br />
Infine, siamo venuti in possesso di due versioni manoscritte dallo<br />
stesso Dionisi della Missa Brevis, una archiviata nella Biblioteca Civica<br />
di Rovereto e una in possesso del m° Angelo Mazza – che ringraziamo<br />
molto per avercela resa nota e disponibile – con tre battute diverse:<br />
una ai contralti nel Sanctus e una ai tenori e ai soprani nell’Agnus Dei.<br />
Abbiamo opportunamente segnalato queste tre variazioni all’interno<br />
della partitura.<br />
Renato Dionisi<br />
Un ringraziamento sentito va a Bruno Zanolini, con cui abbiamo<br />
condiviso l’idea di questo progetto;<br />
Marcello Barberi, erede del Maestro, e la Biblioteca Civica di Rovereto<br />
per essersi resi sempre disponibili consentendo di accedere agli<br />
archivi del Maestro, di visionare e avere copia di tutte le sue opere;<br />
l’amico e collega Tommaso Ziliani, per la sua grande competenza e<br />
disponibilità a realizzare e completare le trascrizioni dei brani scelti<br />
per questa pubblicazione editoriale; Carlo Torretta, collaboratore di<br />
Sonitus, per aver dato un importante apporto alla prima bozza di<br />
trascrizione generale delle partiture; Sandro Filippi, per la sua gentile<br />
collaborazione all’avvio di questo lavoro editoriale.<br />
Un ringraziamento particolare va anche gli amici e colleghi Mirko<br />
Carchen e Alessando Grosso, dirigenti della Sonitus Edizioni, per aver<br />
creduto in questo progetto.<br />
Renato Dionisi è e rimarrà sempre un importante Maestro del ’900 e<br />
in particolare del panorama musicale italiano.<br />
renato dionisi | 63
Si ringrazia la Sonitus Edizioni per aver reso disponibili gli esempi in partitura e per la partitura in omaggio<br />
‘Christus factus est’, Graduale per coro a 4 voci miste<br />
64 | Analisi
24<br />
orani<br />
Conrai<br />
Tenori<br />
Bassi<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
a.<br />
<br />
Cri<br />
∑<br />
∑<br />
sentito<br />
<br />
- sus<br />
- us<br />
es o - be - di -<br />
sentito)<br />
∑<br />
Christus factus est<br />
Graduale<br />
per Coro a 4 voci miste<br />
<br />
ro<br />
( sentito)<br />
<br />
a - us es ro no - bis o - be - di<br />
<br />
<br />
<br />
a<br />
(<br />
<br />
(<br />
sentito)<br />
<br />
no<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
- bis<br />
o - be - di -<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Renato DIONISI<br />
(1910-2000)<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
.<br />
C.<br />
T.<br />
B.<br />
.<br />
C.<br />
T.<br />
B.<br />
5<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
10<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
- ens<br />
-<br />
<br />
ens<br />
<br />
- ens<br />
<br />
<br />
3<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
dolce<br />
<br />
<br />
<br />
a<br />
us -ue ad or - e au - e ru - is. ro - er uod e<br />
<br />
<br />
( sentito)<br />
<br />
e<br />
<br />
ro - er uod e<br />
<br />
uod<br />
<br />
e<br />
<br />
<br />
-<br />
us<br />
us - ue ad or - e ru -<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
De<br />
<br />
De<br />
<br />
De<br />
<br />
<br />
ad<br />
<br />
ad<br />
<br />
<br />
<br />
or<br />
<br />
or<br />
rall.<br />
<br />
<br />
- e ru -<br />
<br />
- e ru -<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
is.<br />
<br />
is.<br />
<br />
is.<br />
<br />
<br />
<br />
es<br />
(a tempo)<br />
∑<br />
∑<br />
sentito<br />
<br />
ro - er<br />
sentito<br />
<br />
<br />
- us e - a - a - i i - u e - a - a - i<br />
<br />
- us e - a - a - i i - u e - a - a - i<br />
<br />
- us e - a - a - i i - u e - a - a - i<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
De<br />
-<br />
us<br />
De<br />
- us e - a - a - i i - u e - a - a - i<br />
© Copyright <strong>2017</strong> by Sonitus Edizioni Musicali - Via Trieste 14 - 21020 Monvalle (VA)<br />
Tutti i diritti riservati - All right reserved<br />
renato dionisi | 65
25<br />
.<br />
C.<br />
T.<br />
B.<br />
.<br />
C.<br />
T.<br />
B.<br />
15<br />
19<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
- m e e - - no - men o e - e<br />
cresc.<br />
<br />
<br />
<br />
m e<br />
<br />
- m e e - - no - men o e - e<br />
cresc.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
- e - - no - men o e - e<br />
cresc.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
- m e e - - no - men o e - e<br />
<br />
om<br />
<br />
<br />
cresc.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
- ne<br />
no - men<br />
- e om - ne no -<br />
<br />
om - ne no - -<br />
<br />
om<br />
<br />
- ne<br />
no -<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
men<br />
<br />
men<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
∑<br />
<br />
<br />
- e om - ne no -<br />
∑<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
om - ne no<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
om<br />
- ne<br />
no -<br />
men<br />
no<br />
-<br />
.<br />
23<br />
<br />
<br />
rall.<br />
<br />
<br />
Lentamente<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
ten.<br />
C.<br />
T.<br />
<br />
<br />
- men<br />
<br />
- men<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
no<br />
<br />
<br />
no<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
men.<br />
<br />
<br />
men.<br />
-<br />
<br />
<br />
ten.<br />
ten.<br />
a Battuta 20 il LA dei Tenori può<br />
essere sostituito eventualmente da:<br />
<br />
B.<br />
<br />
-<br />
men<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
no<br />
<br />
<br />
-men - e om - ne no<br />
-<br />
-<br />
men.<br />
-<br />
<br />
<br />
men.<br />
ten.<br />
(1992)<br />
no<br />
-<br />
men<br />
- 1161 -<br />
66 | Analisi
AERCO notizie<br />
‘Solo da pochi decenni - scriveva Giorgio Vacchi<br />
fondatore del Coro Stelutis nel suo volume ‘Canti<br />
Emiliani e non’- si è cominciato a parlare di cultura<br />
popolare e chiedersi che tipo di cultura fosse’.<br />
Certamente era facile attenersi al fatto che, sino ad<br />
allora, ciò che era definito ‘cultura’ derivasse solo<br />
da quanto era giunto sino a noi dalle diversificate<br />
scritture, incise o riportate in altri modi su supporti di<br />
varia natura, per trasmettere storie, eventi, pensieri,<br />
emersi dalle varie civiltà che si sono succedute.<br />
70 anni di Coro Stelutis<br />
Cogliere dal passato una lezione per il futuro<br />
Cantate la tradizione. Perchè?<br />
DI puccio pucci<br />
coro stelutis<br />
Il complesso corale nasce a<br />
Bologna nel 1947 ad opera<br />
del Maestro Giorgio Vacchi<br />
che ne è stato il direttore<br />
sino al momento della sua<br />
scomparsa, avvenuta nel<br />
gennaio 2008. Dal 1999<br />
è diretto dal M° Silvia<br />
Vacchi, figiia del fondatore<br />
e laureata in Direzione di<br />
Coro presso il Conservatorio ‘G.B. Martini’ di Bologna.<br />
Il repertorio dello Stelutis, è costituito da canti della<br />
tradizione orale, soprattutto emiliano-romagnola,<br />
ritrovati e trascritti durante accurate ricerche sul campo.<br />
Coro Stelutis – Associazione di Promozione Sociale<br />
Presidente: Puccio Pucci<br />
Direttore Artistico: Dott.ssa Silvia Vacchi<br />
Non si era perciò mai preso coscienza che accanto ad una<br />
cultura scritta, poteva esisterne un’altra derivante dalla<br />
sola tradizione orale: cose tramandate e raccontate da<br />
nonni a nipoti, come racconti di vita, mestieri, metafore<br />
di moralità che, pur non avendo la trascrizione del colto,<br />
esprimevano enormi valori culturali, che meritavano<br />
dignità e dovevano essere salvati da sicuro oblio.<br />
Dimenticare definitivamente tutto ciò sarebbe stato come<br />
sotterrare biblioteche e perdere la conoscenza di quelle<br />
testimonianze che erano alla base della crescita di ogni<br />
grande o piccola comunità umana.<br />
Il Maestro Vacchi iniziò da qui il percorso che, attraverso<br />
quanto pervenuto a noi dalla tradizione orale, permise<br />
di recuperare le identità di una cultura dimenticata,<br />
contenuta nei canti della gente. Si, iniziò questo lavoro<br />
‘ricominciando proprio dal cuore’ intervistando centinaia<br />
di anziani e meno anziani che però ancora avevano vivo<br />
il ricordo di quel patrimonio che era giusto non dovesse<br />
essere obliterato, ricco come era di profonde verità e di<br />
grandi insegnamenti morali.<br />
Crediamo fermamente che questo lavoro abbia avuto una<br />
valenza assai simile a quanti si dedicano al recupero di<br />
antichi manoscritti musicali, dimenticati a volte in vetuste<br />
biblioteche o a coloro che, dopo immani catastrofi, quali<br />
i terremoti, traggono dalle macerie anche il più piccolo<br />
frammento di opere d’arte distrutte, perdute le quali si<br />
depauperizzano i luoghi di una parte rilevante delle loro<br />
storia artistica e culturale.<br />
70 anni di coro stelutis | 67
Ma l’etno-musicologo Giorgio Vacchi era anche un ispirato<br />
musicista e volle evitare che quelle risorse storicomusicali,<br />
frutto delle ricerca, rimanessero così come sono,<br />
marginali, poco visibili e socialmente improduttive; dunque<br />
destinate a essere freddamente archiviate in nastri o CD.<br />
Egli, unitamente a molti altri ricercatori e musicisti, tese a<br />
traghettare nel presente quelle musiche che esprimevano<br />
l’essenza di un passato povero, ma efficiente e che, anche<br />
oggi, dopo la sua scomparsa nel 2008, il Coro da lui fondato<br />
ed ora diretto da sua figlia Silvia, ripropone nella modernità<br />
di una sala di incisione o di un teatro.<br />
E’ un cantare le narrazioni di vita passata, non per nostalgia,<br />
ma per trarne insegnamenti, riflessioni che inducano a<br />
migliorare lo stato di assuefazione a cui ci vuole avviare<br />
il moderno pensiero. E’ come ricostruirsi con i sentimenti<br />
ricevuti dalle nostre antiche famiglie, commuoverci per<br />
le loro timide manifestazioni di affetto, dolerci delle loro<br />
grandi fatiche del lavoro nei campi, piangere le loro perdite<br />
da guerre non condivise. Poi stemperare, attraverso la musica,<br />
questi moti dell’anima e le immagini sfuocate di queste<br />
storie, che forse anche a noi hanno talvolta raccontato;<br />
e infine ci consentono di meglio porci nel presente per<br />
predisporci a proseguire.<br />
Questo è l’approccio che il Coro Stelutis si è posto, nel<br />
momento in cui celebra i suoi settanta anni di attività,<br />
proseguendo con Silvia Vacchi l’esperienza dei concerti e<br />
delle prove serali nella sede, un fienile con annessa stalla,<br />
che i Coristi, con l’aiuto di tanti amici, hanno salvato da<br />
sicura demolizione e successivamente ristrutturato con<br />
attenzione.<br />
Anche in questo atto il Coro è ‘ripartito dal cuore’, come<br />
è stato fatto per i canti che ripropone, cogliendo davvero<br />
dal ‘Passato una lezione per il Futuro’.<br />
68 | AERCO notizie
L’archivio CCS del coro Stelutis di Bologna:<br />
un’esperienza di archiviazione dei canti popolari<br />
Dal 2013 è consultabile sul web all’indirizzo www.corostelutis.org l’archivio CCS, contenente migliaia di canti popolari<br />
emiliani. Uno strumento che permette di conoscere, analizzare e confrontare le testimonianze della cultura orale ivi<br />
raccolte.<br />
L’interesse di Giorgio Vacchi (fondatore del coro Stelutis di Bologna) per questi temi nasce negli anni 60 dopo un<br />
quindicennio dedicato alla riproposizione con il coro Stelutis dei canti resi celebri dalla S.A.T. di Trento. Quel repertorio,<br />
semplice ed affascinante al tempo stesso, aveva avuto una enorme influenza sulla coralità amatoriale italiana ma rischiava,<br />
in vari casi, di ridursi a stereotipo nonostante l’indubbia forza dei testi tradizionali. Fu proprio l’esigenza di rinnovare il<br />
proprio repertorio che spinse Vacchi a chiedersi se non esistessero canti autenticamente popolari anche nella nostra<br />
regione, in Emilia Romagna. Le ricerche fatte sino a quel momento in Italia erano frammentarie e il materiale raccolto<br />
in regione era poco e spesso mal documentato. Da qui la decisione di intraprendere in prima persona una ricerca<br />
sul campo a partire dal proprio territorio. Le prime interviste effettuate tra amici e conoscenti con un registratore a<br />
bobina Philips risalgono alla fine degli anni ‘60. Non ci vorrà molto tempo per capire che le zone migliori per trovare<br />
informatori erano quelle appenniniche. Con la collaborazione del cantautore Francesco Guccini, allora amico personale<br />
di Vacchi e studioso di dialetti, vengono fatte le prime interviste in paesi dell’Appennino tosco emiliano. Le registrazioni<br />
vengono scrupolosamente catalogate con i dati relativi agli informatori e trascritte in notazione convenzionale. Nasce la<br />
consapevolezza dell’importanza della ricerca sul campo su vasta scala.<br />
Nell’ambiente corale amatoriale Vacchi incontra alcuni appassionati: tra questi un posto di rilievo lo occupa Paolo<br />
Bernardini allora direttore del coro di Gaggio Montano, il cui lavoro di ricerca e trascrizione sul proprio territorio fu<br />
fondamentale. Vacchi si fa promotore di un vasto movimento teso al rinnovamento dei repertori e al miglioramento<br />
tecnico dei cori. Da queste premesse nasce, nel 1971 l’A.E.R.C.I.P. (acronimo di associazione emiliano romagnola cori di<br />
ispirazione popolare) nel cui primo statuto è fatto obbligo a tutti i cori associati di contribuire alla ricerca sul campo. In<br />
questo modo la mole di materiale raccolto aumentò sensibilmente: direttori di coro e appassionati registrarono decine di<br />
interviste. La maggior parte di loro si attenne alle indicazioni date da Vacchi affinchè tali documenti fossero completi e<br />
attendibili: ogni intervista doveva contenere i dati anagrafici dell’informatore e alcune notizie sul contesto sociale in cui<br />
era vissuto e a cui i canti erano legati. Inoltre era necessario che il ricercatore non influenzasse in alcun modo l’informatore<br />
(per esempio era sconsigliato accompagnarne il canto con uno strumento). Le tante musicassette raccolte (nel frattempo<br />
i supporti magnetici erano cambiati) costituirono un patrimonio che andava, innanzitutto, trascritto. Per la parte musicale<br />
era necessario comunque il lavoro di un musicista: Vacchi vi si dedicò per decenni trascrivendo scrupolosamente anche le<br />
piccole varianti melodiche dei vari canti. Per la parte testuale determinante fu l’apporto dell’ing.Amos Lelli, amico, corista<br />
dello Stelutis ma, soprattutto, studioso di dialetti.<br />
Naque allora l’idea di costruire un database utilizzando uno dei primi PC messi in commercio all’epoca, dapprima<br />
contenente i testi, che vennero classificati con il metodo delle parole chiave, e successivamente anche le melodie.<br />
Da queste premesse nasce nel 2000 l’applicazione CCS2000 (da Centro Culturale Stelutis) che offre la possibilità di<br />
visualizzare in notazione musicale qualsiasi melodia contenuta nell’archivio corredata dall’incipit del testo e dal luogo di<br />
ritrovamento. Al momento della presentazione al pubblico l’archivio conteneva circa 4200 canti compresi quelli presenti<br />
solo come parte testuale. I ricercatori coinvolti sono molti: Amos Lelli, Mario Cassarini, Arrigo Montanari, Daniele Venturi,<br />
Francesco Guccini e, soprattutto Mario Bernardini, che a Gaggio Montano ha reperito circa 1400 titoli.<br />
Nel 2013 l’applicazione CCS2000 è stata messa in rete. Questo è stato possibile dopo un lavoro di variazione di progetto<br />
e codifica effettuato dalla società Idem di Granarolo dell’Emilia (Bologna). In occasione di questa revisione sono state<br />
fatte alcune implementazioni importanti. La più interessante è quella che permette di ascoltare i canti dalla voce degli<br />
informatori. Si tratta dei file audio tratti dalle registrazioni originali di ricerca i cui originali sono custoditi nell’archivio<br />
personale di Giorgio Vacchi e del Coro Stelutis. Un’altra miglioria riguarda i testi dei canti che ora sono disponibili in una<br />
trascrizione comprensiva degli accenti tonici corretti secondo l’Ortografia Lessicografica Moderna. L’archivio, così come<br />
è disponibile adesso in rete, comprende circa 4600 canti ed è raggiungibile all’indirizzo www.corostelutis.org<br />
70 anni di coro stelutis | 69
AERCO notizie<br />
‘Era il lontano 1967 quando un gruppo di amatori del<br />
canto spontaneo (‘cantarein’) ebbe una felice intuizione: si<br />
poteva e si doveva dar vita ad un coro nello scandianese per<br />
salvare un patrimonio culturale nostro che si stava perdendo..<br />
50 anni del Coro La Baita<br />
DI davide mammi<br />
Nel 1973 assunse, a soli 17 anni, la direzione del coro l’attuale direttore, il<br />
Prof. Fedele Fantuzzi, che cominciò un intenso e proficuo lavoro di ricerca,<br />
rovistando nelle campagne, sull’appennino, ascoltando le voci di anziani e<br />
soprattutto anziane, alla ricerca di qualcosa che aspettava solo di essere<br />
ascoltato. Si poté, quindi, raccogliere, catalogare e studiare più di 400<br />
melodie o incipit di canti popolari, che sono parte dell’enorme patrimonio<br />
culturale presente nelle melodie popolari, che venivano tramandate<br />
oralmente, e che ormai si possono ascoltare sempre più raramente. Il Coro,<br />
così, si prefissò l’obiettivo di ricercare, conservare e diffondere, mediante i<br />
concerti e le incisioni, i canti regionali, e in particolar modo quelli tipici della<br />
provincia reggiana, attraverso le armonizzazioni del suo Direttore, che con<br />
un linguaggio nuovo e moderno si rifanno allo stile ‘padano’ tipico del canto<br />
popolare reggiano: vocalità aperta, sonorità possente e uso frequente di<br />
accompagnamenti al solista, elementi tipici della forma esecutiva spontanea.<br />
Così le storie semplici e le atmosfere impalpabili delle melodie del mondo<br />
contadino sono uscite dalle stalle e dalle osterie per salire col coro sul<br />
palcoscenico dei più importanti teatri italiani, giungendo, nel 2005, anche<br />
nell’Aula di Montecitorio, alla presenza delle più alte autorità dello Stato.<br />
Il lavoro di ricerca è stato fissato in quattro incisioni (2 LP e 2 CD) in forma<br />
di collana dal titolo: ‘Ascoltando la gente…’.<br />
Ma il coro non è solo passione musicale, è anche amicizia, quella profonda,<br />
è anche incontro con altre realtà corali italiane ed europee (Germania,<br />
Belgio, Rep. Ceca e Spagna). Sono tantissimi gli amici incontrati nelle<br />
rassegne e sono innumerevoli i cori che hanno apprezzato le armonizzazioni<br />
del Prof. Fantuzzi inserendole nel loro repertorio. Due coristi, inoltre, in<br />
occasione di concerti ad Almansa in Spagna e Treppo Grande (UD), hanno<br />
intrecciato ‘amicizie’ con i reparti femminili dei cori locali, portando poi le<br />
rispettive corali a festeggiare insieme i loro matrimoni.<br />
Sicuramente emozionante è stato cantare in Piazza S. Pietro a Roma nel<br />
2000 in occasione della S. Messa celebrata da S.S. Giovanni Paolo II per il<br />
Giubileo del mondo agricolo.<br />
Dal 1971 il Coro La Baita organizza, col patrocinio del Comune di Scandiano<br />
e della Provincia di Reggio Emilia, la ‘Rassegna Corale Nazionale Città di<br />
Scandiano’ nel cortile d’onore della Rocca dei Boiardo, importante rassegna<br />
a carattere nazionale divenuta un appuntamento fisso per gli appassionati.<br />
Al direttore del Coro, per l’intenso lavoro di ricerca, studio e catalogazione<br />
del patrimonio etnofonico in Emilia, sono stati conferiti i premi:<br />
‘Caravaggio’ dal coro ALPA di Caravaggio (BG); ‘Venendo giù dai monti’, dal<br />
coro Montenero di Ponte dell’Olio (PC); e ‘M. Fontanesi’ dal coro Matildico<br />
di Toano (RE).<br />
70 | AERCO notizie
AERCO notizie<br />
Nativitas<br />
Concerti di Natale<br />
dei cori AERCO<br />
2 dicembre Caldarola - ore 21<br />
Concerto di natale - Corale Nostra Signora di Fatima<br />
2 dicembre Castelfranco Emilia (Mo)<br />
Chiesa di Santa Maria Assunta - ore 21<br />
Rex Natus Est - Coro Tomas Luis De Victoria<br />
8 dicembre Gavassa (RE) - Chiesa parrocchiale - ore 17<br />
Manifestazione culturale Soli Deo Gloria - Corale Il Bosco<br />
8 dicembre Casale S. Vito - Santuario Madonna di Casale - ore 18.30<br />
5° Rassegna corale ‘Cantando insieme il Natale’<br />
Coro della Carità di Lugo<br />
Coro polifonico di Acqualagna (PU)<br />
Gruppo corale strumentale Laura Benizzi di Rimini<br />
9 dicembre Luzzara - RSA anziani – ore 16<br />
Concerto di Natale - Coro La Ghirlandeina<br />
9 dicembre Modena - Chiesa di Sant’ Agostino - ore 16<br />
Note di Natale in Centro Storico<br />
Coro Folk San Lazzaro di Modena<br />
Corale Polifonica di Forte dei Marmi<br />
9 dicembre Castiglione dei Pepoli – ore 21<br />
Canti Della Notte Lunga<br />
Coro Castiglionese di Castiglione dei Pepoli (BO)<br />
Coro La Rocca di Gaggio Montano (BO)<br />
Coro Genzianella di Pistoia<br />
10 dicembre Rimini - Teatro degli Atti - ore 17<br />
Natale nel Mondo<br />
Gruppo corale e strumentale Laura Benizzi di Rimini<br />
10 dicembre Modena - Chiesa di Piumazzo - ore 17.30<br />
Armonie di suoni e voci aspettando Natale<br />
Coro S. Giacomo di Piumazzo<br />
Schola Cantorum di Bazzano<br />
10 dicembre Marignano - Chiesa di S. Pietro S. Giovanni – ore 17<br />
Banda comunale di San giovanni in Marignano<br />
in collaborazione con Chorus Marignanensis<br />
10 dicembre Chiesa di Castell’Arquato - ore 16<br />
Concerto Natalizio<br />
Corale Città di Fiorenzuola e Coro Voci Bianche<br />
10 dicembre Crevalcore - Chiesa della Madonna dei poveri - ore 17<br />
Coro Climacus di Terre d'acqua<br />
Corale San Silvestro<br />
‘I Musici dell'Accademia’<br />
15 dicembre Riccione - Teatro scuola primaria Brandi - ore 20.30<br />
Concerto Natale col cuore<br />
Coro Voci Bianche le allegre note<br />
16 dicembre Valsamoggia - Chiesa S. Stefano di Bazzano - ore 21<br />
Concerto di Natale - Schola Cantorum di Bazzano<br />
16 dicembre Rimini - Teatro Tiberio - ore 16.30<br />
Concerto Di Natale - Corale Nostra Signora di Fatima<br />
16 dicembre Sasso Marconi (Bo) - Chiesa SS.Donnino e Sebastiano<br />
ore 21 - NataleInsieme<br />
Coro AcCanto al Sasso<br />
Corale Dei Verbum Chorus<br />
Orchestra Giovanile Onda marconi<br />
nativitas | 71
16 dicembre Castello di Verucchio – ore 16<br />
Concerto a favore della reumatologia Riminese ‘In...canto di Natale’<br />
Coro SATiBi Singers di Riccione<br />
Gruppo Corale Strumentale Laura Benizzi<br />
16 dicembre Ravenna - Chiesa di san Giovanni Battista - ore 21<br />
‘Misa Tango’ (Misa a Buenos Aires) di Martin Palmeri<br />
Coro Ludus Vocalis<br />
16 dicembre Rio Saliceto (RE) - Chiesa di San Giorgio - ore 21<br />
Officina Musicale (Rio Saliceto)<br />
Schola Cantorum Regina Nivis<br />
Coro Canossa<br />
16 dicembre Piacenza - Chiesa di S. Rita - ore 21<br />
Una montagna di auguri<br />
Coro CAI Piacenza<br />
Coro La Miniera di Sesto San Giovanni<br />
Coro La Campagnola di Biella<br />
17 dicembre Alba Adriatica Rimini - Parco Pertini - ore 16.30<br />
Concerto di Natale a favore dell'Unione Italiana Ciechi<br />
Gruppo corale e strumentale Laura Benizzi di Rimini<br />
17 dicembre Modena - Chiesa Gesù Redentore -ore 16<br />
‘Magnificat di Rutter’<br />
Scuola Corale ed ensemble strumentale ‘G.Puccini’ di Sassuolo<br />
17 dicembre Polesine Parmense - Chiesa S. Vito e Modesto - ore 16<br />
Concerto di Natale<br />
Cori Uniti Cortemaggiore, Soarza, Vidalenzo<br />
17 dicembre Collegiata di Fiorenzuola (PC) - ore 21<br />
Coro Vallongina, soli ed orchestra in Cantiamo il Natale<br />
17 dicembre Chiesa di Anzola (BO) - ore 21<br />
Concerto di Natale<br />
Coro S. Giacomo di Piumazzo<br />
Corale di Anzola Ss. Pietro e Paolo<br />
16 dicembre Mucinasso (PC) - Chiesa S. Tommaso – ore 21<br />
Concerto di Natale<br />
Schola Cantorum di S. Giorgio P.no<br />
16 dicembre Cortemaggiore -Basilica S. Maria delle Grazie - ore 21<br />
Concerto di Natale - Corale Cortemaggiore<br />
16 dicembre Cerro Maggiore (MI) - ore 21<br />
Coro Vallongina, soli ed Orchestra nel Gloria di Vivaldi<br />
16 dicembre Riccione - Chiesa Mater Admirabilis - ore 21<br />
Concerto Di Natale - Coro Filarmonico Le Voci Liriche<br />
17 dicembre Castelfranco (MO) - Chiesa di S. Bartolomeo - ore 18<br />
Coro CAI Bologna<br />
17 dicembre Gragnano Trebbiense (PC) -Chiesa di Casaliggio - ore 18<br />
‘Angeli con ali invisibili’ concerto di Natale<br />
I Cantori di Casaliggio: Coro polifonico San Giovanni Battista, coro<br />
Free Spirits dei ragazzi, coro Clap and Jump dei bambini<br />
Coro Le Ferriere<br />
17 dicembre Chiesa di San Giorgio P.No (PC) – ore 16<br />
Concerto di Natale<br />
Schola Cantorum di San Giorgio P.no (PC)<br />
16 dicembre Duomo di Sassuolo - ore 21<br />
‘Magnificat di Rutter’<br />
Scuola Corale ed ensemble strumentale ‘G. Puccini’ di Sassuolo<br />
16 dicembre Toano (RE) - Chiesa S. Michele di Cavola - ore 21<br />
Concerto Armonie di Natale<br />
Coro Vocilassù<br />
Coro Ciclamino di Marano Vicentino<br />
Corale Il Gigante<br />
17 dicembre Bologna - Sala Marco Biagi - ore 15<br />
Concerto di Natale - Coro Leone<br />
17 dicembre Calerno (RE) - Chiesa parrocchiale - ore 16<br />
manifestazione culturale Soli Deo Gloria - Corale Il Bosco<br />
17 dicembre Granarolo dell’Emilia (BO) - Chiesa di S. Vitale - ore 18<br />
Concerto natale- rassegna ‘Organi Antichi, un patrimonio da ascoltare’<br />
Coro I Ragazzi Cantori di S. Giovanni- Leonida Paterlini<br />
16 dicembre Rocca di Verucchio (Rn)<br />
In ....canto di Natale<br />
Coro SATiBì Singers di Riccione<br />
Gruppo corale e strumentale Laura Benizzi di Rimini<br />
17 dicembre Riccione - Chiesa Mater Admirabilis - ore 17<br />
Concerto Natale con Nanyuki<br />
Coro Voci Bianche le allegre note<br />
17 dicembre Rimini - Chiesa Gesù nostra Riconciliazione - ore 21<br />
Noe, noe, Noel!<br />
Coro polifonico Jubilate Deo di Rimini<br />
17 dicembre Parma - Teatro Regio - ore 16<br />
Corinfesta, a favore di Save the children e Ospedale dei bambini<br />
Cori delle scuole di Parma<br />
72 | AERCO notizie
17 dicembre Brugnolo di Rivarolo del Re - Chiesa S. Maria - ore 17.30<br />
Canta di Natale: viaggio tra suggestioni popolari, classiche e moderne<br />
Coro Giaches de Wert di Novellara (RE)<br />
Coro Polifonico Sant'Anselmo di Lucca (RE)<br />
18 dicembre Casina (RE) - Chiesa Parrocchiale - ore 20.30<br />
Concerto di Natale ‘Il coro incontra la scuola’<br />
Coro della scuola primaria ‘Mons. F. Gregori’ e Coro Vocilassù<br />
19 dicembre Riccione - Cinema Palace - ore 21<br />
coro SATiBì Singers di Riccione<br />
coro Città di Riccione<br />
20 dicembre Bologna - Casa Della Conoscenza - ore 20.45<br />
Natale In...Cantato<br />
Coro Antonella Alberani<br />
Coro Arcanto<br />
20 dicembre Bologna - Chiesa di S.Giuseppe Sposo di Maria - ore 21<br />
Sarah Sheppard Ensemble and Choir<br />
21 dicembre Riccione - Chiesa Gesù Redentore - ore 21<br />
Laudate et Cantate... to the Lord<br />
coro SATiBì Singers, di Riccione<br />
coro Note in crescendo di Riccione<br />
21 dicembre Sasso Marconi - Chiesa S. Donnino e Sebastiano - ore 21<br />
NataleInsieme<br />
Coro AcCanto al Sasso<br />
Corale Dei Verbum Chorus<br />
Orchestra Giovanile Onda Marconi<br />
23 dicembre S. Giovanni in Persiceto - Basilica Collegiata - ore 20.45<br />
Tradizionale Concerto di Natale<br />
Coro I Ragazzi Cantori di S. Giovanni- Leonida Paterlini<br />
I piccoli cantori della Schola Cantorum<br />
Coro Cat Gardeccia<br />
Coro ‘delle 11,30’<br />
23 dicembre Rivabella Di Rimini - Chiesa N.S. Di Fatima - ore 21<br />
Concerto Di Natale - Corale Nostra Signora di Fatima<br />
24 dicembre Cattedrale di San Leo – ore 23.15<br />
Concertino prenatalizio<br />
Schola Cantorum della Cattedrale di San Leo<br />
25 dicembre Casinalbo (MO) - ore 21<br />
Concerto di Natale - Corale Beata Vergine Assunta<br />
26 dicembre Novellara - Collegiata di Santo Stefano - ore 16<br />
Cantare il Natale: tradizioni e novità in musica<br />
Coro Giaches de Wert di Novellara (RE)<br />
Coro delle Mondine di Novi di Modena<br />
26 dicembre S. Giovanni in Marignano - Chiesa di San Pietro - ore 17<br />
Concerto di Natale - Chorus Marignanensis<br />
26 dicembre Parma - Chiesa San Benedetto - ore 16.30<br />
Tradizionale Concerto di Santo Stefano - Coro San Benedetto<br />
5 gennaio Fiorenzuola D’Arda (PC) - Collegiata San Fiorenzo - ore 21<br />
Concerto dei Magi con ‘Misa Criolla’ e ‘Navidad Nuestra’<br />
Corale Città di Fiorenzuola e coro G. Verdi di Ostiglia<br />
22 dicembre Chiesa di Ostiglia (MN) - ore 21<br />
‘Misa Criolla’ e ‘Navidad Nuestra’ di A. Ramirez<br />
Coro G. Verdi di Ostiglia e Corale Città di Fiorenzuola<br />
6 gennaio Rimini - Chiesa dell'Istituto Maccolini - ore 16<br />
Concerto dell'Epifania<br />
Gruppo corale e strumentale Laura Benizzi di Rimini<br />
22 dicembreQuingentole (MN) - Chiesa Parrocchiale - ore 20.30<br />
‘Misa Criolla’ e ‘Navidad Nuestra’ di A. Ramirez<br />
Coro G. Verdi di Ostiglia e Corale Città di Fiorenzuola<br />
23 dicembre Modena - centro culturale Alberione - ore 18<br />
‘Nadel in dialatt’ - Coro la Ghirlandeina<br />
23 dicembre Rimini - Chiesa del Crocifisso - ore 21<br />
Concerto di Natale<br />
Coro Polifonico Carla Amori<br />
23 dicembre Chiesa di Cadelbosco di Sopra (RE) - ore 21<br />
concerto per l'Ass.ne Commercianti del Comune di Cadelbosco<br />
Corale Il Bosco<br />
6 gennaio Modena - Chiesa di San Lazzaro - ore 16<br />
Note di Natale in Centro Storico<br />
Coro Folk San Lazzaro di Modena<br />
Vocale Musica Nova di Levanto<br />
6 gennaio Parma - Chiesa Santo Sepolcro - ore 17<br />
Concerto dell’Epifania<br />
Cori dell’Associazione San Benedetto<br />
7 gennaio S. Cassiano (Baiso Re) - Chiesa parrocchiale - ore 17<br />
Concerto dell'Epifania - Corale Il Bosco<br />
7 gennaio Bologna - Chiesa di Nostra Signora della Fiducia - ore 18<br />
Sarah Sheppard Ensemble and Choir<br />
nativitas | 73
74 | aerco notizie
September 20 – 24, 2018<br />
Porec – Istria (Croatia)<br />
ISTRAMUSICA 2018<br />
International<br />
Choir Festival<br />
Early Bird Deadline: February 26, 2018<br />
Registration Deadline: May 22, 2018<br />
e-mail: mail@interkultur.com<br />
Internet: istramusica.interkultur.com<br />
Scan QR code and get more<br />
information<br />
facebook.com/istramusica<br />
INTERKULTUR, Ruhberg 1, 35463 Fernwald (Frankfurt / Main), Germany<br />
phone: +49 (0) 6404 69749-25, fax: +49 (0) 6404 69749-29<br />
Photo Credits: © City of Porec, © Studi43