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e-FARCORO 3-2017

FARCORO è la rivista musicale di AERCO, l'Associazione Emiliana Romagnola Cori

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ancora troppo spesso che la qualifica di amatoriale o<br />

dilettantistico sembra orientare alcuni dei direttori (forse<br />

perché poco motivati anche in virtù della gratuità per<br />

la quale spesso prestano la loro opera) ad un approccio<br />

piuttosto superficiale proprio riguardo quella gestualità<br />

con cui le dovrebbero guidare; se poi si tratta di cori di<br />

voci bianche o scolastici pare quasi che taluni si sentano<br />

autorizzati ad improvvisare o a inventare qualsiasi tipo di<br />

gesto diverso da quello ormai universalmente utilizzato (e<br />

codificato in vari trattati sulla direzione), quasi per andare<br />

incontro a non proprio precisate esigenze di semplicità dei<br />

piccoli cantori, finendo poi per essere astrusi e complicati.<br />

In realtà il gesto comunemente in uso può essere anche<br />

estremamente essenziale ed efficacemente comprensibile<br />

da chiunque. Fin da piccoli, nel fare musica d’insieme, si<br />

può e si dovrebbe essere abituati a porre attenzione e<br />

a riconoscere il corretto modo di dirigere, a individuare<br />

i tipici movimenti della scansione ritmica, a distinguere<br />

almeno un battere da un levare. È proprio e soprattutto<br />

alla guida di complessi amatoriali che il direttore dovrebbe<br />

dimostrare di possedere la competenza e l’accuratezza<br />

tecnica necessaria per far esprimere più sfumature possibili,<br />

perché di fronte a compagini di questo tipo, in particolare<br />

se composte da giovanissimi, il suo ruolo non può essere<br />

solo quello di puro concertatore ed esecutore ma anche,<br />

se non soprattutto, di colui che ha la responsabilità della<br />

formazione musicale, che istruisce ed educa alla musica<br />

attraverso il canto d’insieme. Egli è una guida sotto<br />

molteplici punti di vista e fin dall’uso del gesto dovrebbe<br />

sentirsi profondamente responsabile di ciò che imprime,<br />

instilla, trasmette nei propri coristi. Non dovrebbe essere<br />

solo l’ambizione a guidare coloro che scelgono di svolgere<br />

questo ruolo, e la fretta di ottenere risultati non deve far<br />

perdere di vista il fatto che quella del direttore dovrebbe<br />

essere una sorta di missione, portata avanti con adeguata<br />

capacità e una preparazione tecnica il più possibile<br />

raffinata, per riuscire a far esprimere ad altri le più sottili<br />

finezze espressive che si hanno in mente. Invece tra coloro<br />

che fanno musica il direttore di coro – almeno per quello<br />

che riguarda la realtà italiana – sembra essere il meno<br />

obbligato ad una seria formazione specifica: talvolta, ad<br />

essere un poco malevoli, si ha quasi l’impressione che<br />

chiunque abbia anche una semplice infarinatura musicale<br />

possa sentirsi legittimato a formare e dirigere gruppi più o<br />

meno numerosi di cantori. Questa mancanza di adeguata<br />

preparazione, tranne rarissime eccezioni (ma queste<br />

ci possono essere in tutti i campi musicali), non può<br />

che influire negativamente sulla qualità della proposta<br />

tecnico-musicale che questi direttori possono offrire,<br />

a partire proprio dalle proprie capacità gestuali. Ancora<br />

troppo spesso, nei contesti amatoriali, ci si trova di fronte<br />

a direttori, ammirevoli per la passione e l’impegno con<br />

cui si dedicano ai loro gruppi, magari con una buona<br />

preparazione musicale (anche se non specifica), che hanno<br />

le idee talvolta confuse su come usare il proprio gesto. E<br />

purtroppo è soprattutto lì, in ambito dilettantistico che<br />

la gestualità del direttore può aiutare a sopperire a quelle<br />

carenze formative in campo musicale piuttosto frequenti<br />

tra i componenti di quelle formazioni.<br />

A titolo di esempio ci soffermeremo ora su uno dei<br />

momenti più significativi della direzione, ovvero il gesto<br />

d’attacco, perché è lì che si possono in genere riscontrare<br />

i maggiori problemi direttoriali: come vedremo si tratta di<br />

una delle situazioni più importanti e più delicate di tutta<br />

la fase esecutiva. Viene spesso sottovalutato, e invece<br />

in quel breve istante devono poter essere comunicate<br />

le informazioni fondamentali che riguardano non solo<br />

l’inizio ma l’intera composizione. Il direttore deve aver<br />

ben chiaro in mente velocità, dinamica, articolazione e<br />

carattere o affetto da esprimere e trasmetterlo subito<br />

in maniera inequivocabile, senza fraintendimenti, se non<br />

vuole essere lui a dover poi ‘inseguire’ il proprio coro: non<br />

si può lasciare, come talvolta accade, che sia la compagine<br />

guidata a decidere, suo malgrado, tempo e carattere<br />

del brano. Un primo errore, forse il più grave, è quello<br />

di non dare troppo peso, o peggio di non considerare<br />

per niente, il respiro che precede l’attacco del suono. Il<br />

gesto d’incipit deve servire in primo luogo a far prendere<br />

il respiro e questo dovrebbe essere nella stessa velocità<br />

della pulsazione pensata per il brano, ovvero deve indurre<br />

26 | TECNICA

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