‘Il primo ruolo del direttore è quello di essere una persona che studia e che ricerca e poi, in seconda battuta, ha il ruolo di diventare, a poco, a poco, invisibile’ avere la capacità di mediare il patrimonio culturale con un linguaggio comprensibile; fortunatamente l’equazione ‘Abbasso il livello, così ho più gente’ non funziona. Quindi, in fin dei conti più l’educatore o il maestro studia, rimane aggiornato, continua la sua ricerca e si preoccupa di comunicarla, più diventa affascinante il cammino. Quando pensiamo ‘Queste cose qui non sono più capite, quindi lasciamole stare’ è perché noi non studiamo più e non studiamo neanche di farci amare. Il farsi amare, il far stimare le cose, è uno studio; bisogna cercare, fare del discernimento, e il discernimento è fatica (perché si può sbagliare, come in ogni sperimentazione), per cui è un lavoro che implica un investimento di energie. Non credo che sia difficile educare i giovani alla musica sacra, come educarli all’arte, alla letteratura latina, come educarli a qualunque aspetto culturale fondante, se questo lo si contestualizza in un discorso, e soprattutto ai giovani passa qualunque messaggio se siamo in grado di creare una relazione; senza relazione non passa nulla. E’ importante che i grandi valori culturali siano sempre mediati da relazioni volte alla crescita e alla maturazione alla verità dei nostri giovani. AA: Parliamo dei Pueri Cantores, che tradizionalmente accompagnano con il canto la liturgia e il ruolo della Schola Cantorum; questi vanno sempre più scomparendo. Cosa fare per garantirne la presenza, e favorirne la diffusione non solo presso le chiese di una certa importanza? MP: Esiste un’associazione internazionale di Pueri Cantores, bisogna però essere qui molto precisi. Perché la Cappella Sistina ha i Pueri Cantores e investe con una scuola annessa, dalla terza elementare alla terza media? Perché i Pueri Cantores sono solo maschi e non ci sono bambine? Perché effettivamente la vera voce bianca, cosiddetta, è la voce del bambino, che non permane sempre uguale, ma, prima della muta della voce, acquisisce una serie di ‘ambrature’, un insieme di mutamenti dovuti alla fisiologia, che danno quella ricchezza di armonici che ha un coro di bambini e che invece non ha un coro di sole bambine. Qui c’è un problema di ordine culturale: se noi incidiamo con una etichetta discografica come Deutsche Grammophon abbiamo il dovere di creare un prodotto che sia esteticamente pertinente. Quindi, o incido con i falsettisti o con i bambini! Questo è un ambito molto importante e culturale. Io credo che d’altra parte l’educare in generale i bambini e le bambine al canto sia un ottimo elemento pastorale e formativo per il futuro di queste persone nel senso che l’avviare un bambino ad una disciplina che esige il canto corale, fatto ad un certo livello, gli farà acquisire un metodo di lavoro scientifico, rigoroso, che potranno usare in qualunque lavoro che faranno, come anche nelle relazioni della vita e anche nel ruolo di padre, di madre. Ecco il motivo per cui credo che sia importante che si investa culturalmente sui bambini e sulle bambine in relazione alla musica perché la musica ha il duplice aspetto di essere bella ma di chiedere un sacrificio, una costante fatica perché possa essere bella. Tutto questo processo ha quindi una sorta di un’attrazione congiunta ad una intrinseca fatica, e questo processo è estremamente educativo in una tenera età dove la ‘ricezione’ e l’essere in una precisa metodologia può giovare per tutta la vita. AA: Parliamo un po’ della Cappella Musicale Pontificia ‘Sistina’ ovvero la più antica formazione corale del mondo ancora in attività. Nel corso dei secoli, ha seguito, partecipandovi attivamente, tutte le riforme della liturgia papale fino ad oggi. Quale la responsabilità di un ruolo così importante e quali i momenti più significativi nelle diverse attività svolte? MP: La Cappella Musicale Pontificia ha la grande responsabilità di agire nella Chiesa come fece, per esempio, nel ‘500 in relazione alla Riforma Liturgica del Concilio di Trento. Questa Riforma si fece strada grazie all’immediata attuazione che ne fece la Cappella Sistina nelle Celebrazioni Papali. Ora, se siamo onesti e corretti dobbiamo dire che la stessa cosa non è avvenuta per il Concilio Vaticano II perché Domenico Bartolucci - e 16 | Musica dell’anima
INTERVISTA A MONS. MASSIMO PALOMBELLA | 17