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e-FARCORO 3-2017

FARCORO è la rivista musicale di AERCO, l'Associazione Emiliana Romagnola Cori

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Pensieri sparsi sulla coralità italiana<br />

di ANDREA D’ALPAOS<br />

Ho accettato con grande piacere l’invito a scrivere qualche<br />

considerazione sul tema della coralità. Ho letto con<br />

attenzione l’articolo del M° Scattolin nel quale vengono<br />

offerti tantissimi spunti di riflessione. Concordo sul fatto<br />

che la strada da percorrere sia lunga e complessa ma se<br />

mai si parte mai si arriverà..<br />

Ciò che scrivo non ha forma organica...è piuttosto una serie<br />

di pensieri sparsi che riguardano il far coro , l’arte, le idee<br />

che creano la musica. Partiamo da una presa di coscienza:<br />

Il mondo cambia. Le cose cambiano. Le mode passano.<br />

Una parte del mondo corale è in crisi perché la società<br />

che ha prodotto e determinato alcuni valori è entrata in<br />

crisi. E’ cambiata, si è evoluta (purtroppo forse involuta...).<br />

La comunicazione cambia costantemente quindi i modi<br />

di comunicare si adeguano. Ci sono delle con-cause<br />

per il disinteresse verso la musica corale. Bisogna fare,<br />

se non autocritica, un’analisi obiettiva. La tecnologia<br />

ha modificato le abitudini nella fruizione dei prodotti<br />

e nell’organizzazione del tempo libero (quindi nella<br />

vita sociale). Ci sono dei vantaggi: YouTube ci consente<br />

di ascoltare, scoprire, conoscere migliaia di canzoni,<br />

artisti, gruppi. Possiamo cliccare download e scaricare<br />

testi, spartiti, canzoni in un secondo. Con un unico click<br />

possiamo far viaggiare un file nei computer di tutti i<br />

coristi contemporaneamente (non son passati millenni<br />

da fotocopie e audiocassette). Ma ci sono ovviamente<br />

andrea d’alpaos<br />

Laureato in Lettere, ha<br />

conseguito la Licenza<br />

di Teoria e solfeggio, il<br />

diploma di Storia della<br />

musica, il diploma di<br />

Armonia complementare.<br />

Dal 1998 è direttore del<br />

Coro Gospel Joy Singers,<br />

che si è distinto vincendo i<br />

Concorsi nazionali di Gallio (2003), Roncade (2002) e il<br />

T.I.M. (Torneo Internazionale di Musica) Edizione 2000 e<br />

partecipando alla registrazione del CD Sogno di Andrea<br />

Bocelli. E’ direttore inoltre dei Gospel Mini Singers e<br />

dei Revelation Singers. E’ autore di testi e musiche per<br />

colonne sonore di film e allestimenti teatrali.<br />

Ha ottenuto per due edizioni consecutive, nel 1999 e<br />

nel 2000, il Premio come miglior compositore gospel al<br />

Concorso Internazionale ‘Song Expo’ , in Olanda.<br />

gli svantaggi: la pigrizia! Il mondo è tutto dentro al nostro<br />

cellulare quindi la realtà diventa non necessaria. Non<br />

usciamo più per andare a comprare un disco...possiamo<br />

scaricarlo sul cellulare. Non andiamo a sentire un concerto<br />

e se fa freddo e piove saltiamo le prove del coro perché<br />

tanto arriverà a casa il file audio!<br />

Diciamo che dobbiamo trovare un nuovo equilibrio e<br />

accettare che ci siano diversi punti di vista. Venticinque<br />

anni fa quasi non esistevano cori gospel, vocal pop o simili.<br />

Essendo stato io uno dei ‘colpevoli’ a proporre un diverso<br />

modo di far coro ricordo perfettamente la ‘chiusura’ e lo<br />

scetticismo del mondo corale ‘accademico’ e a lungo le<br />

nuove proposte son state guardate con diffidenza. Adesso<br />

ci sono centinaia di cori gospel o pop e in tanti concorsi<br />

si è provveduto a creare categorie specifiche. E’ una nuova<br />

realtà che sta cercando spazi e una propria identità. E’ certo<br />

preoccupante che altre tipologie di coro stiano vivendo<br />

un momento di difficoltà ma dobbiamo anche accogliere<br />

positivamente lo sviluppo di nuove forme espressive e un<br />

nuovo modo di socializzare e stare insieme.<br />

Musica di qualità<br />

Penso che tutti siano d’accordo sulla ricerca di qualità. Dire<br />

musica classica non garantisce la qualità. Cosa vogliamo<br />

dalla coralità italiana? Io direi: energia, coinvolgimento,<br />

stupore e curiosità, capacità di comunicare. Polifonia<br />

rinascimentale o barocca, repertorio romantico o<br />

contemporaneo, gospel o vocal-pop... non importa quale<br />

di queste strade scegliamo; ciò che conta è il cercare<br />

la bellezza del suono, il piacere nel raggiungere nuovi<br />

traguardi, la cura del dettaglio. La cura della presentazione<br />

(come presentiamo e come ci presentiamo). Non basta<br />

mettersi una tunica per essere ‘gospel’ così come non basta<br />

dare al coro un nome altisonante per cantare ‘barocco’.<br />

Questo significa rispetto per noi stessi e per il pubblico.<br />

Quando c’è qualità allora possiamo e dobbiamo accettare<br />

diverse prospettive.<br />

Nel proporre un autore (ad esempio Bach) o un brano<br />

possiamo: ispirarci a…, rendere omaggio a..., dare un<br />

nuovo colore a..., giocare con... ma ciò che conta è la<br />

qualità. Si può anche giocare con la musica colta se fatto<br />

con rispetto e qualità (to play, spielen, jouer... giocare/<br />

suonare… come sapete, in molte lingue le parole giocare e<br />

suonare coincidono). Cosa significa qualità?<br />

Secondo me è riuscire a proporre un’idea al 100% delle<br />

nostre possibilità. Mi piace ascoltare i ‘cori bravi’ (es. Coro<br />

Giovanile Italiano) ma provo la stessa emozione quando<br />

12 | Primo PIANO

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