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e-FARCORO 3-2017

FARCORO è la rivista musicale di AERCO, l'Associazione Emiliana Romagnola Cori

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‘Il primo ruolo<br />

del direttore è<br />

quello di essere<br />

una persona<br />

che studia e che<br />

ricerca e poi, in<br />

seconda battuta,<br />

ha il ruolo di<br />

diventare, a poco,<br />

a poco, invisibile’<br />

avere la capacità di mediare il patrimonio culturale con un linguaggio comprensibile;<br />

fortunatamente l’equazione ‘Abbasso il livello, così ho più gente’ non funziona. Quindi, in<br />

fin dei conti più l’educatore o il maestro studia, rimane aggiornato, continua la sua ricerca<br />

e si preoccupa di comunicarla, più diventa affascinante il cammino. Quando pensiamo<br />

‘Queste cose qui non sono più capite, quindi lasciamole stare’ è perché noi non studiamo<br />

più e non studiamo neanche di farci amare. Il farsi amare, il far stimare le cose, è uno<br />

studio; bisogna cercare, fare del discernimento, e il discernimento è fatica (perché si può<br />

sbagliare, come in ogni sperimentazione), per cui è un lavoro che implica un investimento<br />

di energie. Non credo che sia difficile educare i giovani alla musica sacra, come educarli<br />

all’arte, alla letteratura latina, come educarli a qualunque aspetto culturale fondante,<br />

se questo lo si contestualizza in un discorso, e soprattutto ai giovani passa qualunque<br />

messaggio se siamo in grado di creare una relazione; senza relazione non passa nulla. E’<br />

importante che i grandi valori culturali siano sempre mediati da relazioni volte alla crescita<br />

e alla maturazione alla verità dei nostri giovani.<br />

AA: Parliamo dei Pueri Cantores, che tradizionalmente accompagnano con il canto la<br />

liturgia e il ruolo della Schola Cantorum; questi vanno sempre più scomparendo. Cosa fare<br />

per garantirne la presenza, e favorirne la diffusione non solo presso le chiese di una certa<br />

importanza?<br />

MP: Esiste un’associazione internazionale di Pueri Cantores, bisogna però essere qui molto<br />

precisi. Perché la Cappella Sistina ha i Pueri Cantores e investe con una scuola annessa,<br />

dalla terza elementare alla terza media? Perché i Pueri Cantores sono solo maschi e non<br />

ci sono bambine? Perché effettivamente la vera voce bianca, cosiddetta, è la voce del<br />

bambino, che non permane sempre uguale, ma, prima della muta della voce, acquisisce<br />

una serie di ‘ambrature’, un insieme di mutamenti dovuti alla fisiologia, che danno quella<br />

ricchezza di armonici che ha un coro di bambini e che invece non ha un coro di sole<br />

bambine. Qui c’è un problema di ordine culturale: se noi incidiamo con una etichetta<br />

discografica come Deutsche Grammophon abbiamo il dovere di creare un prodotto che<br />

sia esteticamente pertinente. Quindi, o incido con i falsettisti o con i bambini! Questo è<br />

un ambito molto importante e culturale. Io credo che d’altra parte l’educare in generale i<br />

bambini e le bambine al canto sia un ottimo elemento pastorale e formativo per il futuro<br />

di queste persone nel senso che l’avviare un bambino ad una disciplina che esige il canto<br />

corale, fatto ad un certo livello, gli farà acquisire un metodo di lavoro scientifico, rigoroso,<br />

che potranno usare in qualunque lavoro che faranno, come anche nelle relazioni della<br />

vita e anche nel ruolo di padre, di madre. Ecco il motivo per cui credo che sia importante<br />

che si investa culturalmente sui bambini e sulle bambine in relazione alla musica perché<br />

la musica ha il duplice aspetto di essere bella ma di chiedere un sacrificio, una costante<br />

fatica perché possa essere bella. Tutto questo processo ha quindi una sorta di un’attrazione<br />

congiunta ad una intrinseca fatica, e questo processo è estremamente educativo in una<br />

tenera età dove la ‘ricezione’ e l’essere in una precisa metodologia può giovare per tutta<br />

la vita.<br />

AA: Parliamo un po’ della Cappella Musicale Pontificia ‘Sistina’ ovvero la più antica<br />

formazione corale del mondo ancora in attività. Nel corso dei secoli, ha seguito,<br />

partecipandovi attivamente, tutte le riforme della liturgia papale fino ad oggi. Quale la<br />

responsabilità di un ruolo così importante e quali i momenti più significativi nelle diverse<br />

attività svolte?<br />

MP: La Cappella Musicale Pontificia ha la grande responsabilità di agire nella Chiesa come<br />

fece, per esempio, nel ‘500 in relazione alla Riforma Liturgica del Concilio di Trento.<br />

Questa Riforma si fece strada grazie all’immediata attuazione che ne fece la Cappella<br />

Sistina nelle Celebrazioni Papali. Ora, se siamo onesti e corretti dobbiamo dire che la<br />

stessa cosa non è avvenuta per il Concilio Vaticano II perché Domenico Bartolucci - e<br />

16 | Musica dell’anima

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