e-FARCORO 3-2017
FARCORO è la rivista musicale di AERCO, l'Associazione Emiliana Romagnola Cori
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‘ Il direttore è<br />
una guida sotto<br />
molteplici punti<br />
di vista e fin<br />
dall’uso del gesto<br />
dovrebbe sentirsi<br />
profondamente<br />
responsabile di<br />
ciò che imprime,<br />
instilla, trasmette<br />
nei propri coristi’<br />
Coro Accademia degli Unisoni<br />
diretto da Leonardo Lollini<br />
ad un’inspirazione ritmicamente misurata, che risulta di particolare importanza sia per la<br />
sincronia dell’attacco stesso sia perché si cominci immediatamente nel tempo prefigurato:<br />
un respiro più rapido o più lento della velocità che ci si è prefissati potrebbe far partire il<br />
coro nella maniera non voluta, costringendoci a frenare o accelerare (spesso con gestualità<br />
scomposta) per recuperare la giusta scansione, a meno che non ci si voglia adeguare<br />
al nuovo tempo scaturito per errore. In quel respiro poi, se adeguatamente indicato, ci<br />
potranno essere anche le altre informazioni contenute dal brano cantato, come il tipo<br />
di emissione vocale o in generale l’affetto voluto: come ci ha insegnato Fosco Corti, ‘il<br />
respiro è già canto’. Se poi non si fa prendere fiato adeguatamente si costringerà chi canta<br />
a riprenderlo quasi subito, magari interrompendo il giusto fraseggio. Vista l’importanza che<br />
risiede in questo respiro iniziale, sarebbe auspicabile inoltre che il direttore non rimanga<br />
‘in apnea’ proprio in quel frangente, ma respiri sincronicamente con il suo gesto: non solo<br />
stimolerà i coristi a prendere fiato insieme, in maniera spontanea e allo stesso tempo<br />
misurata, ma quel gesto risulterà più autentico e naturale, senza rigidità. Altro difetto<br />
frequente è quello di frenare il gesto poco prima che tocchi quel punto immaginario che<br />
rappresenta il momento vero e proprio dell’attacco del suono, quasi per timore che le voci<br />
non entrino, stando lì ad aspettare che lo facciano. Il problema è che il coro (giustamente)<br />
aspetta che sia invece il direttore a dare un’indicazione precisa per iniziare, che così però<br />
non arriva in maniera chiara, con la conseguenza che l’attacco risulterà nella maggior parte<br />
dei casi approssimativo o a cascata (una voce dopo l’altra), perché mancando un segnale<br />
inequivocabile da parte del direttore ci saranno sempre dei coristi, in genere i più insicuri,<br />
che aspetteranno che siano altri a prendere l’iniziativa per cominciare.<br />
Un altro degli errori che ogni tanto si riscontrano nel gesto iniziale è quello del movimento<br />
autonomo della mano rispetto al braccio, risorsa questa che può essere utilizzata in altri<br />
momenti della conduzione, magari per indicare<br />
la sinuosità di una linea melodica, ma che nel<br />
momento dell’attacco è da sconsigliare. Il motivo<br />
risiede nel fatto che, in questa che ribadiamo<br />
essere un fase assai delicata, più l’avambraccio<br />
e la mano sono solidali tra loro e si comportano<br />
come un unico blocco, un’unica linea non<br />
spezzata, più il punto d’attacco risulterà netto.<br />
Altra abitudine poco corretta che si riscontra<br />
piuttosto frequentemente è quella del controllo<br />
dell’ampiezza del movimento d’inizio: sia che la<br />
partenza preveda il pianissimo sia che contempli<br />
il fortissimo non si notano spesso grandi<br />
differenze nel relativo gesto d’attacco, il quale<br />
quindi potrà essere non adeguato alla dinamica<br />
che si vorrebbe richiedere. Più frequente è l’errore nell’uso del gesto grande anche se in<br />
realtà si vorrebbe una sonorità tenue, cosa che molte volte accade perché il direttore è<br />
condizionato dalla grandezza della compagine che ha di fronte, dal timore che col gesto<br />
piccolo il coro non parta; in realtà se si richiede la massima concentrazione, la perfetta<br />
attenzione ad ogni minimo movimento del gesto, e soprattutto se questo è chiaro, non<br />
ci dovrebbero essere inconvenienti in tal senso. Si potrebbero forse citare anche altre<br />
situazioni legate al gesto iniziale, ma quelle elencate dovrebbero essere già sufficienti a far<br />
capire anche in maniera più generale quanti dettagli si possono esprimere con la propria<br />
gestualità, particolari che se omessi o sbagliati possono danneggiare la performance di<br />
una compagine e il relativo modo di eseguire o interpretare un brano musicale. L’auspicio<br />
è quindi che tutti i direttori di formazioni corali o anche strumentali, di piccole o grandi<br />
dimensioni, amatoriali o professionali, mantengano sempre alta la cura del proprio gesto,<br />
nella consapevolezza della sua grande utilità e delle notevoli risorse che in esso risiedono.<br />
L’importanza del gesto | 27