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e-FARCORO 3-2017

FARCORO è la rivista musicale di AERCO, l'Associazione Emiliana Romagnola Cori

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‘ Chiedendoci<br />

il dialogo con<br />

la modernità,<br />

la Chiesa<br />

desidera anche la<br />

ricezione, nella<br />

musica destinata<br />

alla liturgia, di<br />

quanto oggi è il<br />

patrimonio e la<br />

cultura musicale’<br />

AA: Nella Basilica di San Marco c’era probabilmente una figura che stava al centro<br />

dell’abside, dietro all’altare, per risolvere le problematiche relative all’esecuzione con il<br />

doppio coro…<br />

MP: Il ruolo del direttore è quello di fare una buona concertazione. Ma il vero ruolo<br />

del direttore di coro, e mi creda che poi i coristi si accorgono di questo, è di essere<br />

una persona che studia, che ricerca e che richiede ai coristi un po’ meno di quello fa<br />

lui; non si può chiedere ai coristi cose che il direttore non fa, lui deve essere il primo a<br />

dare l’esempio. Per i miei coristi è necessario lo studio personale, di tre ore, e lo studio<br />

corale, altre tre ore. Quindi io devo studiare almeno sei ore al giorno, ma io studio ben di<br />

più, perché poi c’è la ricerca e tanto altro… Questo problema in relazione alla musica da<br />

eseguire; secondo problema, nel mio caso, maestro-direttore, è che devo anche comporre.<br />

Il maestro-direttore di questa istituzione, prima di tutto non va identificato, secondo<br />

me, come è stato fatto con Bartolucci, ovvero che il maestro della Cappella Sistina sia,<br />

fondamentalmente, ‘solo’ un compositore. Il maestro della Cappella Sistina è ‘anche’ un<br />

compositore, ma egli ha, come abbiamo detto precedentemente, la responsabilità del<br />

patrimonio culturale della Chiesa; quindi deve essere un esperto e uno studioso di musica<br />

antica e deve tradurre con pertinenza il segno grafico in segno sonoro. In relazione al<br />

comporre, il maestro della Cappella Sistina deve avere lo sguardo in avanti. Deve fare<br />

come faceva Palestrina, come ha fatto Lorenzo Perosi. Quest’ultimo ha tolto, all’inizio del<br />

secolo XX, la Cappella Sistina dalla posizione in cui l’aveva relegata Domenico Mustafà,<br />

scrivendo soltanto alla Palestrina con lo stile contrappuntistico. Perosi ha osato scrivere<br />

non alla Palestrina vivendo profondamente nel suo momento storico. Ecco, io credo che il<br />

maestro della Cappella Sistina debba essere un uomo che, nel suo gesto compositivo, viva<br />

il presente e che, dopo Wagner, dopo Mahler, si lasci sfidare da tutto ciò che è accaduto<br />

nella musica. Il gesto compositivo del maestro della Cappella Sistina deve essere un gesto<br />

che tiene conto di dove lui vive oggi: deve scrivere per l’uomo di oggi e non per l’uomo del<br />

Rinascimento. Chi fa il mio lavoro deve essere un uomo attento al suo tempo, appassionato<br />

di musica moderna, di musica contemporanea e sperimentale, che stima i suoi colleghi e<br />

che è quindi curioso di andare ad ascoltare la musica composta ed eseguita da altri e non<br />

limitarsi a leggere Palestrina e la propria musica. Questo è importante perché il maestrodirettore<br />

deve essere capace di coniugare l’udibilità e la comprensibilità della musica con<br />

la modernità. Credo che questa sia, al momento, la grande sfida che ci aspetta.<br />

Si ringrazia l’ICB (International Choral Bulletin) edito dalla Federazione Internazionale di Musica Corale per la gentile<br />

concessione alla pubblicazione dell’articolo in lingua italiana.<br />

La Cappella Musicale Pontificia Sistina<br />

INTERVISTA A MONS. MASSIMO PALOMBELLA | 21

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