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FuoriAsse_n_22

Officina della cultura

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operaie della storia del paese tra il<br />

1967-’68 e il 1974-’75 è iniziata<br />

una fase altrettanto grande di attacco<br />

antioperaio e antisindacale.<br />

Allora: prima bisogna distruggere<br />

il sindacato, e lo si fa spostando le<br />

fabbriche dai luoghi delle vecchie<br />

grandi concentrazioni operaie ai<br />

campi di granoturco del Sud, lo si<br />

fa spostando le fabbriche dai luoghi<br />

della sindacalizzazione ai luoghi<br />

dove il sindacato non c’è, lo si<br />

fa introducendo l’automazione in<br />

fabbrica. Dell’automazione si parlava<br />

da vent’anni, ma era andata<br />

avanti a passo di lumaca. In quel<br />

momento diventò l’imperativo categorico,<br />

si fece la nuova fabbrica<br />

e la nuova fabbrica era più piccola,<br />

più automatizzata, meno sindacalizzata.<br />

In quel momento, insomma,<br />

si definì la strategia dell’offensiva<br />

antioperaia:<br />

«So I’m thinking, this doesn’t sound good at all.<br />

And just then we had the radio on in the office,<br />

and it said Governor Thompson’s in town and<br />

Chrysler’s gonna make an announcement. I<br />

took it as bad right there. I just jumped in the<br />

car, drove down there, and came in…. And<br />

everybody in this hall was just sitting with their<br />

heads down. Half the [union’s executive] board<br />

was here already when I walked in. They said,<br />

“That’s it, it’s over: they’re closing the place<br />

down”».<br />

(Kathryn Marie Dudley, The End of the Line, The<br />

University of Chicago Press, 1994)<br />

L’impatto di queste trasformazioni sulle<br />

città del cosiddetto mondo avanzato è<br />

stato profondo, epocale. Ne ha stravolto<br />

le geografie in primo luogo sociali, le<br />

relazioni di lavoro e di senso. Ha svuotato<br />

o riempito aree urbane, ha portato degrado<br />

laddove dominava il lavoro, ha<br />

allontanato le attività commerciali dai<br />

quartieri operai, ha creato enormi buchi<br />

neri nel cuore pulsante delle città. Aree<br />

dismesse – più o meno grandi, non di<br />

©Brett Walker<br />

rado grandissime – che quando sono<br />

state dimenticate hanno prodotto separazione<br />

all’interno di una stessa città,<br />

porti franchi abbandonati al degrado,<br />

passeggiate pericolose per raggiungere<br />

un caseggiato a partire da un altro dentro<br />

lo stesso quartiere. La letteratura ha<br />

saputo raccontare queste trasformazioni,<br />

qualche volta in chiave nostalgica,<br />

altre volte per descrivere le lacerazioni<br />

individuali e di gruppo, la storia di un<br />

paese attraverso le sue fabbriche e i suoi<br />

vecchi operai.<br />

FUOR ASSE<br />

83<br />

Riflessi Metropolitani

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