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FuoriAsse_n_22

Officina della cultura

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nell’anno 1926 a Berlino, dove incontra<br />

sia Friedrich W. Murnau che gira il<br />

Faust, sia Fritz Lang che lavora al suo<br />

Metropolis 9 : proprio in questa occasione<br />

Ejzenštejn si imbatte per la prima volta<br />

nella verticalità della città, inaugurando<br />

il discorso che anch’egli avrebbe presto<br />

condotto con il progetto, affascinante<br />

quanto impervio, di un film incentrato<br />

su una casa di vetro.<br />

Il cineasta inizia immaginando un edificio<br />

interamente in vetro, all’interno del<br />

quale si svilupperanno delle situazioni<br />

paradossali, che verranno trattate satiricamente<br />

in modo da fungere da critica<br />

decostruttiva della società capitalistica.<br />

Ma l’aspetto narrativo cade subito in<br />

secondo piano, giacché il regista intende<br />

concentrarsi su altro: il film si baserà<br />

maggiormente sulla costruzione architettonica<br />

e sui suoi prolungamenti politico-sociali,<br />

così da liberare in definitiva<br />

il cinema dalle tradizionali catene della<br />

narrazione: «[…] un cinéma à plusieurs<br />

points de vue, à multiples entrées» 10 .<br />

Dagli appunti di Ejzenštejn, per<br />

quanto confusi, si evince che il film<br />

avrebbe avuto inizio con un prologo<br />

indicato come «storia del vetro» o «sinfonia<br />

del vetro»; sarebbe seguito l’ingresso<br />

nella casa, all’interno della quale, paradossalmente,<br />

gli abitanti non si sarebbero<br />

resi conto della trasparenza delle<br />

pareti ma, al contrario, avrebbero vissuto<br />

come se queste fossero state perfettamente<br />

opache. Sembra quasi che il<br />

cineasta voglia (di)mostrare la strana<br />

cecità degli inquilini di una casa dove<br />

tutto, invece, dovrebbe essere alla luce<br />

del sole: le pareti non sono davvero<br />

pareti, le porte chiuse non significano<br />

privacy o intimità, eppure nessuno vede<br />

oltre sé stesso, nessuno si interessa<br />

abbastanza per svelare il segreto di<br />

©Marc Steinhausen<br />

questo luogo del mistero 11 . Improvvisamente,<br />

però, qualcosa cambia e interviene<br />

a interrompere l’apparente monotonia<br />

della situazione: si tratta dell’arrivo<br />

di un personaggio centrale, un<br />

«pazzo», uno «psicopatico» – o almeno<br />

così indicato negli appunti iniziali –<br />

che mostrerà agli altri la visibilità attraverso<br />

le pareti. È arrivato il momento<br />

di riconoscere la trasparenza del vetro e<br />

di chiudere con la «simulazione» dell’opacità;<br />

ma qui non si tratta del set di<br />

Metropolis, nessun lieto fine, solo confusione<br />

sociale e complotto: è il caos del<br />

capitalismo che esplode, una realtà dominata<br />

dal voyeurismo, dall’invidia, dallo<br />

spionaggio senza freni che il luogo<br />

della trasparenza riesce ad alimentare e<br />

9 Ivi, p. 7.<br />

10 Ivi, p. 8.<br />

11 Antonio Somaini, op. cit., p. 103.<br />

FUOR ASSE 97 Cinema

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