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LUIGI CANCRINI Psichiatra, Psicoterapeuta ... - Fiore Del Deserto

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non sono capace di vivere; poi c’è sempre il tempo per dire le cose che riteniamo giuste, per<br />

rimettere in discussione. Non si può pensare di avere tutto e subito. Questo tenere, il giudice, il<br />

tribunale, la giustizia, il provvedimento un po’ fuori dal setting terapeutico. Vedere il setting<br />

terapeutico, come un luogo in cui, anche la comunità terapeutica, voglio dire setting<br />

terapeutico, intendo in senso molto lato, si riflette insieme sul fatto che gli esseri umani sono<br />

limitati, che gli errori ci sono, ma che per vivere insieme agli altri come io voglio che gli altri<br />

tollerino i miei errori, a volte lo pretendo perché do le mie spiegazioni, così io debbo tollerare<br />

quello che a me sembra errore nella condotta dell’altro. Questo è un principio educativo<br />

fondamentale: io credo che tutti cerchiamo di insegnarlo ai figli, anche se non sempre… perché<br />

vedo, seguendo le partite di pallone, i genitori che gridano più loro contro gli altri e i ragazzini<br />

che dicono “Papà sta’ buono, mamma sta’ buona, non ti arrabbiare”. Questo si vede anche a<br />

scuola quando i genitori dicono al figlio che meritava un voto più alto di quello dato<br />

dall’insegnante. Insomma è difficile perché i genitori si mantengono adolescenti fino a 50 anni,<br />

vivono attraverso i figli l’adolescenza e tante cose, ma adesso ci perderemmo… Il principio<br />

educativo su cui si fonda la stabilità dell’essere umano e quindi la buona crescita di un<br />

adolescente è questo. Io credo che rispetto ai ragazzi che rischiano di più di deragliare durante<br />

questo percorso di crescita, questo principio diventa più importante e deve essere seguito con<br />

un’attenzione particolare.<br />

Mi avvio alle conclusioni. Il punto è questo: che tutti coloro che si occupano del minore nella<br />

rete debbono avere un’assoluta univocità di atteggiamenti, univocità che si raggiunge al<br />

termine della discussione che non può essere immaginata o presunta “io faccio questo e tu ti<br />

devi adeguare”. Univocità significa che si discute prima, come si faceva in fondo un tempo nel<br />

partito comunista, si discuteva prima e dopo non si usciva fuori con un’altra idea. E’sempre<br />

facile fare l’anima bella che si schiera con il minore contro gli adulti cattivi; ma al minore non<br />

serve questo, serve qualcuno che sta con lui, con la sua sofferenza, con la sua difficoltà che lo<br />

aiuti a trovare la strada per vivere insieme agli altri, perché altrimenti “non ci si fa”.<br />

Io voglio dirvi che sono contento di essere qui, di aver trovato tutta questa gente che lavora in<br />

questo campo, vi assicuro che è qualche cosa davvero di molto nuovo, che io spero che cresca,<br />

perché questa, in fondo, è una missione della nostra generazione; far sì che questo cresca<br />

sempre di più e che diventi qualcosa che viene come risposta a tutti i minori in difficoltà. Credo<br />

che la percentuale non sia ancora vicina al 100%. C’è ancora molto da lavorare, perché tante di<br />

queste esperienze non più pionieristiche - il tempo dei pionieri è finito - ancora non però<br />

sufficientemente diffuse, diano davvero risposte a tutti quelli che ne hanno bisogno.<br />

Grazie<br />

Bibliografia<br />

� Benjamin S.L. (1996), Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità, Tr. it. LAS,<br />

Roma, 1999.<br />

� Klein, M. (1932), Psicoanalisi di bambini, Tr. it. Martinelli, Firenze, 1969.<br />

� Korenblum M., Personality status: changes through Adolescente, in Psychiatric Clinic of North America,

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