syndicom rivista N. 8 - Tutte le risposte alle vostre domande
Il periodico syndicom offre informazioni dal sindacato e dalla politica: la nostra rivista fa luce sui retroscena, mette ordine e offre spazio anche per la cultura e l’intrattenimento. La rivista cura il dialogo sui social media e informa riguardo ai più importanti eventi, servizi e offerte di formazione del sindacato e di organizzazioni vicine.
Il periodico syndicom offre informazioni dal sindacato e dalla politica: la nostra rivista fa luce sui retroscena, mette ordine e offre spazio anche per la cultura e l’intrattenimento. La rivista cura il dialogo sui social media e informa riguardo ai più importanti eventi, servizi e offerte di formazione del sindacato e di organizzazioni vicine.
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<strong>syndicom</strong><br />
N. 8 Novembre–Dicembre 2018<br />
<strong>rivista</strong><br />
Creiamo il nostro futuro!<br />
<strong>Tutte</strong><br />
<strong>le</strong> <strong>risposte</strong><br />
al<strong>le</strong> <strong>vostre</strong><br />
<strong>domande</strong>
Pubblicità<br />
Per gli iscritti a<br />
<strong>syndicom</strong> c’è uno<br />
sconto fino al 10 %.<br />
È il momento di cambiare cassa<br />
malati: kpt.ch/<strong>syndicom</strong>/it
Sommario<br />
4 Una vera forza politica<br />
6 Buone idee da copiare<br />
7 La Posta: alzare la voce?<br />
8 Christy Hoffman<br />
12 Lavoratori nomadi<br />
13 Dieci sfide per l’USS<br />
16 Rifondare l’AVS<br />
18 Dopo #ENOUGH18<br />
22 Cyber-sciopero<br />
25 Diritto e diritti<br />
26 Sindacato e cultura<br />
27 Mil<strong>le</strong> paro<strong>le</strong><br />
28 Giovani <strong>syndicom</strong><br />
31 Cruciverba<br />
32 Risposte brevi<br />
Care <strong>le</strong>ttrici, cari <strong>le</strong>ttori,<br />
quello che avete tra <strong>le</strong> mani è un numero specia<strong>le</strong><br />
della <strong>rivista</strong> di <strong>syndicom</strong>: al posto del<strong>le</strong><br />
abituali rubriche, troverete del<strong>le</strong> <strong>risposte</strong> ai<br />
temi che vi toccano da vicino e agli interrogativi<br />
che ci avete rivolto. Teniamo a ringraziare tutti<br />
coloro – <strong>le</strong>ttori, membri di <strong>syndicom</strong> e della sua<br />
commissione dei giovani – che si sono presi del<br />
tempo per partecipare al progetto «Creiamo il<br />
nostro futuro!».<br />
La varietà degli argomenti trattati ci ha sorpreso:<br />
azione politica, condizioni degli indipendenti<br />
e dei lavoratori interinali, sciopero del<strong>le</strong> donne o<br />
reddito di cittadinanza. Tutto ciò ci ha spinto<br />
più lontano con la rif<strong>le</strong>ssione.<br />
Nel formulare <strong>le</strong> nostre <strong>risposte</strong> ci siamo trovati<br />
più determinati. Per affrontare la Quarta rivoluzione<br />
industria<strong>le</strong>, <strong>syndicom</strong> dovrà essere più<br />
attivo a livello politico, sempre tenendo conto<br />
principalmente dello sviluppo dei contratti<br />
col<strong>le</strong>ttivi di lavoro e della difesa dei diritti del<strong>le</strong><br />
lavoratrici e dei lavoratori. Prima di tutto bisognerebbe<br />
cominciare col creare un servizio<br />
pubblico digita<strong>le</strong> gratuito, proposta che <strong>syndicom</strong><br />
porterà al Congresso dell’USS a fine novembre<br />
(v. a pagina 23). Il dialogo con chi ci<br />
<strong>le</strong>gge non è che appena cominciato. Non esitate<br />
a esprimere quello che pensate di questo<br />
numero e del<strong>le</strong> idee contenutevi.<br />
Le <strong>vostre</strong> reazioni, consigli e proposte<br />
sono sempre ben accetti:<br />
scrivete a<br />
redazione@<strong>syndicom</strong>.ch.<br />
Continuiamo a rif<strong>le</strong>ttere insieme!<br />
Sylvie Fischer, caporedattrice<br />
8<br />
12<br />
18<br />
Creiamo il nostro futuro!
4<br />
Creiamo il<br />
nostro futuro!<br />
Siamo chiamati a diventare forza politica:<br />
questo determinerà il futuro del sindacato<br />
La nostra attività principa<strong>le</strong> è la difesa dei lavoratori,<br />
attraverso contratti col<strong>le</strong>ttivi, azioni<br />
e persino scioperi, se necessario.<br />
Nel nostro piccolo, lottiamo per <strong>le</strong> grandi cause:<br />
per l’emancipazione dell’uomo e per un ordine<br />
socia<strong>le</strong> più giusto. Viste <strong>le</strong> mutate circostanze,<br />
<strong>syndicom</strong> deve ora diventare politicamente<br />
più attivo.<br />
Ci sono alcuni tra noi che ritengono che il mondo attualmente<br />
in fermento sia spaventoso. E ci sono tante ragioni.<br />
L’ecologia maltrattata. Trump e altri detonatori. Nuovi nazionalisti<br />
e razzisti. La prossima crisi economica e finanziaria.<br />
Per non parlare della digitalizzazione...<br />
I mercanti oscuri traggono grandi benefici da questa<br />
situazione. L’impotenza serve ai potenti perché rende <strong>le</strong><br />
persone in preda al panico, cieche e stupide. Preferiamo<br />
attenerci al fatto che milioni di persone lavorano ogni<br />
giorno per ottenere condizioni migliori. Insieme e pertanto<br />
con successo. Come dice l’autrice indiana Arundhati<br />
Roy: nel<strong>le</strong> «picco<strong>le</strong>» cose si muovono <strong>le</strong> grandi cose. È esattamente<br />
ciò che è scritto nei nostri geni sindacali.<br />
Lo dimostreremo già il 25 novembre contribuendo a<br />
respingere la cosiddetta iniziativa di autodeterminazione<br />
dell’UDC. Come sempre, quando l’UDC parla di Europa<br />
intende la politica interna. I «giudici stranieri» non sono<br />
un loro prob<strong>le</strong>ma. Alla destra disturba il fatto che noi lavoratori<br />
possiamo contare anche su una serie di accordi<br />
internazionali quando lottiamo per i nostri salari e i nostri<br />
diritti. Questi trattati definiscono <strong>le</strong> basi dell’umanità civi<strong>le</strong>,<br />
come il diritto di riunirsi, di esprimere pubblicamente<br />
un’opinione o di scioperare. Dicendo di no, affermiamo<br />
i nostri diritti di cittadini e sindacalisti.<br />
Libera circolazione e misure di accompagnamento<br />
La situazione è simi<strong>le</strong> a quella del<strong>le</strong> misure di accompagnamento,<br />
chiamate anche misure collaterali. L’ala bancaria<br />
del PLR, l’UDC e <strong>le</strong> lobby aziendali come Avenir Suisse<br />
approfittano del<strong>le</strong> discussioni con l’UE come pretesto<br />
per attaccare i salari e la protezione dei lavoratori in Svizzera.<br />
Ignazio Cassis, consigliere federa<strong>le</strong> PLR, ha messo in<br />
gioco <strong>le</strong> misure collaterali nei negoziati con l’UE. Poiché<br />
<strong>le</strong> misure collaterali proteggono i lavoratori nazionali.<br />
Funzionano bene. Il banchiere dell’UDC Thomas Matter<br />
ha detto apertamente cosa lo irrita della libera circolazione<br />
del<strong>le</strong> persone. Gli stranieri? No, <strong>le</strong> misure collaterali, il<br />
crescente numero di salari minimi, i contratti col<strong>le</strong>ttivi di<br />
lavoro generalmente vincolanti e i numerosi controlli sul<strong>le</strong><br />
corrette condizioni di lavoro. Questo dice tutto. Dobbiamo<br />
continuare a rafforzare <strong>le</strong> misure collaterali invece di<br />
smantellar<strong>le</strong>.<br />
La libera circolazione del<strong>le</strong> persone e <strong>le</strong> misure collaterali<br />
vanno di pari passo. Chiunque <strong>le</strong> attaccherà distruggerà<br />
la nostra prosperità. Se i capitali e i beni circolano<br />
liberamente, anche <strong>le</strong> persone dovrebbero essere autorizzate<br />
a fare lo stesso. Non vi permetteremo di dividerci. Siamo<br />
solidali con tutti i lavoratori, ma non certo con gli imprenditori<br />
svizzeri che sfruttano <strong>le</strong> persone in cambio di<br />
salari da fame. La storia ci ha insegnato che se si escludono<br />
i col<strong>le</strong>ghi stranieri, ad esempio con uno statuto stagiona<strong>le</strong>,<br />
siamo tutti a farne <strong>le</strong> spese. Solo gli azionisti si arricchiscono.<br />
Diventare una vera forza politica<br />
Perché parlo di politica quando penso al futuro del sindacato?<br />
La nostra attività principa<strong>le</strong> consiste (e consisterà)<br />
in contratti col<strong>le</strong>ttivi di lavoro, impegno per tutti nel<strong>le</strong><br />
aziende e organizzazione dei nostri interessi come dipendenti.<br />
Ma nel<strong>le</strong> riunioni e nel<strong>le</strong> e-mail sempre più col<strong>le</strong>ghi<br />
ci chiedono di essere politicamente più forti. Questo va<strong>le</strong><br />
anche per <strong>le</strong> <strong>le</strong>ttere di questo numero della <strong>rivista</strong>. Hanno<br />
ragione.<br />
In primo luogo, perché, ad esempio, <strong>le</strong> misure collaterali<br />
sono decisive per <strong>le</strong> nostre future condizioni di lavoro.<br />
Ci battiamo quotidianamente per altre tematiche, come<br />
la parità salaria<strong>le</strong> e l’uguaglianza, l’applicazione dei CCL,<br />
ma l’uguaglianza ha bisogno anche di un impulso politico.<br />
Compresa la pressione della strada. Ecco quante sono<br />
<strong>le</strong> tematiche sindacali.<br />
In secondo luogo, l’equilibrio di potere in Svizzera è<br />
cambiato dalla metà degli Anni Ottanta. All’epoca, la regola<br />
nella politica economica e socia<strong>le</strong> era: è buono ciò che<br />
va a vantaggio dell’economia. Ciò includeva anche i dipendenti,<br />
nonostante una chiara preferenza per il capita<strong>le</strong>.<br />
Questo probabilmente ha reso noi sindacati un po’ pigri.<br />
Oggi, dopo la rivoluzione neolibera<strong>le</strong>, la politica si è data<br />
un’altra regola di base: è buono ciò che serve ai grandi<br />
gruppi aziendali e ai loro azionisti. Una netta rottura con<br />
il compromesso socia<strong>le</strong>. Nei parlamenti, tra <strong>le</strong> fila del Partito<br />
socialista e dei Verdi, sono pochi i rappresentanti<br />
incontestabili degli interessi dei lavoratori.<br />
Siamo quindi chiamati a trasformarci in una forza<br />
politica. Non è faci<strong>le</strong>, ma possiamo farcela. Se vogliamo<br />
compiere progressi in un nuovo compromesso socia<strong>le</strong>,<br />
faremmo bene a pensare insieme agli accordi col<strong>le</strong>ttivi e a<br />
creare pressioni politiche. Se perdiamo questa svolta, rischiamo<br />
il nostro futuro.<br />
Nel nostro<br />
piccolo,<br />
lottiamo<br />
per <strong>le</strong> grandi<br />
cause: è il<br />
nostro gene
5<br />
No alla digitalizzazione barbarica<br />
Le crisi possono<br />
essere una possibilità<br />
per l’emancipazione<br />
degli esseri umani<br />
Un esempio lampante di questo cambiamento decisivo<br />
nella nostra pratica è la rivoluzione digita<strong>le</strong>. A un ritmo<br />
sempre maggiore, cambia ogni forma di lavoro e di vita. La<br />
digitalizzazione potrebbe essere un’opportunità per ridurre<br />
l’orario di lavoro e migliorare il lavoro, per la gestione<br />
ambienta<strong>le</strong> e per altri sviluppi positivi.<br />
Ma il Consiglio federa<strong>le</strong> ha affidato l’organizzazione ai<br />
grandi gruppi aziendali, scegliendo una digitalizzazione<br />
barbarica: distruzione di posti di lavoro, abolizione di<br />
condizioni di lavoro sicure, sconfinamento dell’orario di<br />
lavoro, lavoro in piattaforma, lavoro a chiamata, abbassamento<br />
dei salari, sovra-economia, demolizione del<strong>le</strong> assicurazioni<br />
sociali, furto di dati, scomparsa di un pubblico<br />
informato attraverso la miriade di social media controllati<br />
dagli algoritmi. 150 anni di conquiste sociali potranno<br />
essere spazzati via in pochi anni. Almeno è questo che<br />
viene auspicato dagli strateghi digitali.<br />
Non accettiamo questa digitalizzazione. Nel<strong>le</strong> aziende<br />
facciamo molto per una digitalizzazione socialmente accettabi<strong>le</strong>,<br />
garantendo posti di lavoro, accordi di formazione<br />
continua, lottando contro <strong>le</strong> esternalizzazioni, creando<br />
posti di lavoro. Ma gli strumenti del lavoro in azienda, i<br />
CCL e il partenariato socia<strong>le</strong> perderanno efficacia se non<br />
costruiremo una forte al<strong>le</strong>anza che costringa la regolamentazione<br />
politica di questa rivoluzione industria<strong>le</strong>. Su<br />
almeno tre campi: la Svizzera ha bisogno di un servizio<br />
pubblico digita<strong>le</strong> molto più ampio (v. articolo a pagina<br />
23). Impediamo il lavoro 24 ore su 24 attraverso piattaforme<br />
con un contratto di lavoro universa<strong>le</strong> che si applichi a<br />
qualsiasi contratto non protetto da CCL. Previdenza socia<strong>le</strong><br />
inclusa. E il guadagno di produttività digita<strong>le</strong> deve<br />
essere distribuito, attraverso la riduzione dell’orario di lavoro.<br />
Emancipazione dai vincoli economici e sociali<br />
Un programma ambizioso. E non illudiamoci: potremo<br />
farlo passare a livello politico solo se faremo i nostri compiti<br />
a casa in quanto sindacati. Tra cui: potenziare il CCL<br />
ed estenderne il campo di applicazione. Raggiungere una<br />
vera uguaglianza. Aumentare la nostra capacità di mobilitazione.<br />
Acquisire membri, soprattutto donne e giovani<br />
e persone ancora più qualificate. Ciò presuppone<br />
attrattiva, attraverso molte picco<strong>le</strong> vittorie nella<br />
difesa dei lavoratori, nei salari, nell’uguaglianza,<br />
contro la f<strong>le</strong>ssibilizzazione e attraverso la garanzia<br />
di posti di lavoro. E attraverso servizi migliori, come<br />
la consu<strong>le</strong>nza e l’istruzione (espansione dei corsi<br />
Helias). Il sindacato deve aprirsi e diventare più<br />
democratico. Chiunque sia con noi o si unisca a<br />
noi dovrebbe essere in grado di svilupparsi e sapere<br />
che <strong>syndicom</strong> sta lavorando al futuro.<br />
Le crisi, come il continuo attacco al<strong>le</strong> conquiste<br />
sociali, sono anche momenti di apertura in cui<br />
portiamo avanti il nostro primo obiettivo come<br />
sindacato: l’emancipazione degli esseri umani<br />
dai vincoli economici e sociali. Se il nostro<br />
braccio forte lo vuo<strong>le</strong>.<br />
Testo: Daniel Münger, presidente <strong>syndicom</strong>.<br />
Foto: Jens Friedrich
6<br />
Buone idee<br />
da copiare<br />
Hansruedi Schläppi: «si sente la necessità<br />
di consigli sul pensionamento anticipato»<br />
Perché dovrei lavorare più a lungo, se<br />
già a 50 anni faccio fatica a trovare<br />
lavoro dopo il licenziamento?<br />
In alcuni casi, una soluzione potrebbe<br />
essere quella del pensionamento<br />
anticipato. In tal caso, <strong>syndicom</strong> vi<br />
può consigliare e aiutare a prendere<br />
questa decisione.<br />
Nato nel 1954 in Emmental, Hansruedi<br />
Schläppi ha lavorato per più di 43 anni<br />
nel campo dell’informatica, dapprima<br />
nel centro di trattamento dati di PTT,<br />
poi presso Te<strong>le</strong>com PTT e infine a<br />
Swiss com. Per 25 anni ha assunto<br />
incarichi di responsabilità in diversi<br />
settori. Importante figura sindaca<strong>le</strong><br />
nel suo ambito, lungo tutta la sua<br />
carriera ha aiutato i col<strong>le</strong>ghi con situazioni<br />
personali difficili (madri so<strong>le</strong>,<br />
lavoratori in conflitto con il proprio superiore,<br />
minacciati di licenziamento).<br />
Nel novembre del 2017 va in pensione<br />
anticipata e concepisce il progetto<br />
ERFA 55+, tramite il qua<strong>le</strong> dare dei<br />
consigli ai dipendenti Swisscom desiderosi<br />
di compiere questo passo.<br />
È la storia di una buona idea venuta<br />
a una persona che ha al<strong>le</strong> spal<strong>le</strong><br />
qualcosa come 48 anni di impegno<br />
sindaca<strong>le</strong>. Indirizzare, come volontario,<br />
i lavoratori di Swisscom che<br />
vorrebbero andare in pensione anticipatamente,<br />
«perché la maggior<br />
parte non sa che se lo può permettere<br />
e coloro che sono in grado di stabilire<br />
un budget o un piano d’ammortamento<br />
si contano sul<strong>le</strong> dita di<br />
una mano. C’è un vero bisogno di<br />
consigli e informazioni in questo<br />
ambito». A oggi, da febbraio 2017,<br />
166 persone hanno potuto beneficiare<br />
di un’analisi a domicilio, la cui<br />
durata varia da una a quattro ore,<br />
della loro situazione. «È importante<br />
potersi incontrare in maniera confidenzia<strong>le</strong>»,<br />
spiega Schlaeppi. «Inoltre,<br />
bisogna stabilire un rapporto di<br />
fiducia considerato che il confronto<br />
potrebbe vertere su questioni delicate<br />
e private, come l’esistenza di<br />
debiti importanti, di un <strong>le</strong>asing o di<br />
persone a carico. Nel consigliare si<br />
resta comp<strong>le</strong>tamente neutrali, poiché<br />
non lavoriamo per una banca o<br />
una compagnia di assicurazioni. In<br />
ogni caso i passi concreti devono essere<br />
fatti dai diretti interessati, una<br />
volta presa la loro decisione, anche<br />
se restiamo sempre a disposizione».<br />
Schlaeppi constata una grande<br />
mancanza di informazioni che comincia<br />
dalla conoscenza «dei principi<br />
di base, di che cosa sia un primo<br />
pilastro, un secondo pilastro, dei<br />
termini per ritirare il terzo pilastro,<br />
della necessità di stipulare un’assicurazione<br />
infortuni se si va in pensione<br />
prima». La sua conoscenza del<br />
CCL e del regolamento della cassa<br />
pensione di Swisscom, che lui stesso<br />
ha contribuito a creare, è preziosa:<br />
«Cerco anche di sensibilizzare i<br />
lavoratori sulla necessità di votare<br />
un regolamento della cassa pensione,<br />
al fine di poter mantenere la<br />
possibilità di una rendita-ponte gratuita».<br />
Periodicamente, <strong>syndicom</strong><br />
invia una news<strong>le</strong>tter che informa su<br />
questa prestazione, gratuita per gli<br />
iscritti: sicuramente un vantaggio,<br />
poiché sul mercato consigli finanziari<br />
di questo tipo costano svariate<br />
migliaia di franchi. Per iscriversi basta<br />
lavorare presso Swisscom, cab<strong>le</strong>x<br />
o localsearch, avere più di 55 anni,<br />
parlare il tedesco e annunciarsi al<br />
sindacato. Questo servizio ha riscosso<br />
un gran successo, al punto che<br />
un’altra col<strong>le</strong>ga, Edith Annaheim,<br />
lo aiuta ormai in queste consu<strong>le</strong>nze<br />
«uniche nel loro genere, che <strong>syndicom</strong><br />
è il solo sindacato a proporre»,<br />
precisa Hansruedi con fierezza.<br />
«Ciò che spinge i col<strong>le</strong>ghi a informarsi<br />
sulla possibilità di andare in<br />
pensione anticipata è l’incertezza<br />
del loro futuro professiona<strong>le</strong>. Molti<br />
di quelli che ci consultano hanno<br />
paura, temono di essere scoperti e<br />
ciò si sente», racconta Schlaeppi.<br />
«L’esperienza professiona<strong>le</strong> non<br />
conta più e si è spesso demotivati di<br />
fronte a questa situazione».<br />
Ad Hansruedi Schlaeppi piacerebbe<br />
veder imp<strong>le</strong>mentare questo<br />
servizio anche nella Svizzera romanda<br />
e in Ticino, esteso ai soci <strong>syndicom</strong><br />
che hanno una cassa pensione<br />
diversa da comPlan, come per esempio<br />
i col<strong>le</strong>ghi della Posta e del commercio<br />
librario. «Lancio perciò un<br />
appello a tutti gli interessati pronti<br />
a mettersi a disposizione per questo<br />
importante servizio».<br />
Inoltre il vulcanico Hansruedi ha<br />
ancora due progetti pronti nel cassetto:<br />
un gruppo dove scambiarsi<br />
esperienze di formazione per persone<br />
di 45 anni e oltre sul tema «Che<br />
poter fare per mantenere il mio valore<br />
sul mercato del lavoro?», e un<br />
gruppo dispensatore di consigli su<br />
questioni inerenti all’eredità o<br />
all’entrata in casa anziani, del qua<strong>le</strong><br />
potrebbe occuparsi il Gruppo d’interesse<br />
Pensionati di <strong>syndicom</strong>.<br />
Testo: Sylvie Fischer<br />
Foto: A<strong>le</strong>xander Egger
La Posta:<br />
alzare la voce?<br />
Cercare forme di lotta più incisive<br />
7<br />
Abbiamo organizzato manifestazioni,<br />
raccolto firme, inoltrato mozioni e<br />
petizioni e nonostante tutto lo<br />
smantellamento (alla Posta, a<br />
Swisscom) e i licenziamenti continuano...<br />
Cosa possiamo fare ancora?<br />
La mia proposta: è venuto il momento<br />
di fare sul serio, di alzare i toni e di<br />
scendere in strada. Oppure di fare uno<br />
sciopero di avvertimento.<br />
La campagna contro lo smantellamento<br />
degli uffici postali è la campagna<br />
più grande che <strong>syndicom</strong> abbia<br />
mai condotto ed è lungi<br />
dall’essere terminata. Con la mappa<br />
del rischio che ha elaborato, <strong>syndicom</strong><br />
ha fatto emergere la vera portata<br />
dei piani di smantellamento della<br />
Posta. Successivamente si sono formati<br />
molti comitati cittadini. In diversi<br />
posti <strong>syndicom</strong> ha organizzato<br />
<strong>le</strong> cosiddette marce postali dove migliaia<br />
di persone hanno percorso a<br />
piedi il tragitto da un ufficio posta<strong>le</strong><br />
all’altro. In quasi tutti i parlamenti<br />
cantonali e anche al Parlamento<br />
naziona<strong>le</strong> ci sono stati parlamentari<br />
che hanno presentato degli interventi.<br />
Sono stati scritti migliaia di<br />
articoli di giorna<strong>le</strong> sulla campagna e<br />
la mappa del rischio, sono fioccati<br />
interventi parlamentari e attualmente<br />
la commissione addetta al<br />
Consiglio degli Stati sta chiedendo<br />
una revisione della <strong>le</strong>gge. Evidentemente<br />
sono del tutto insufficienti <strong>le</strong><br />
proposte che il Consiglio federa<strong>le</strong><br />
avanza per chiarire la questione.<br />
Coinvolgere tutti gli attori<br />
Ma è una corsa contro il tempo. La<br />
Posta se ne infischia del<strong>le</strong> direttive<br />
di Doris Leuthard, la qua<strong>le</strong> a dicembre<br />
aveva promesso che non sarebbe<br />
stato più chiuso nessun ufficio posta<strong>le</strong><br />
contro la volontà di un comune<br />
finché la politica non avrebbe emesso<br />
una nuova normativa a riguardo.<br />
Peccato che neanche la Leuthard ci<br />
tenga a tenere fede alla sua promessa.<br />
Per questo <strong>syndicom</strong> continua a<br />
sostenere <strong>le</strong> cittadine e i cittadini<br />
che organizzano <strong>le</strong> proteste e i comuni<br />
che vogliono difendersi contro<br />
una chiusura.<br />
Il fatidico smantellamento degli<br />
uffici postali continua imperterrito<br />
e crea l’urgenza di affrontare il prima<br />
possibi<strong>le</strong> <strong>le</strong> misure richieste dal<br />
Parlamento naziona<strong>le</strong>. Anche qui<br />
<strong>syndicom</strong> sta facendo il possibi<strong>le</strong><br />
per aumentare la sensibilità attorno<br />
all’urgenza di queste riforme.<br />
Attacco ai salari della logistica<br />
Rientra in questo discorso anche<br />
l’indicibi<strong>le</strong> esternalizzazione verso<br />
<strong>le</strong> agenzie postali. I servizi offerti<br />
peggiorano e i clienti sono poco entusiasti<br />
del<strong>le</strong> agenzie dove quasi<br />
sempre il persona<strong>le</strong> è retribuito anche<br />
peggio. Così facendo la Posta<br />
aggira il Contratto col<strong>le</strong>ttivo di lavoro<br />
(CCL). È una chiara rivendicazione<br />
di <strong>syndicom</strong> pagare gli stipendi<br />
postali a tutte <strong>le</strong> persone che forniscono<br />
servizi postali. La stessa prob<strong>le</strong>matica<br />
si presenta anche riguardo<br />
ad altri fornitori privati di servizi<br />
postali. Sia presso i subfornitori di<br />
AutoPosta<strong>le</strong>, i cosiddetti imprenditori<br />
postali o partner di trasporto,<br />
ma anche presso ditte come la DHL.<br />
Se non riusciremo ad aumentare i<br />
salari minimi in maniera significativa,<br />
il mercato della logistica rischierà<br />
di trasformarsi in un settore<br />
con salari molto bassi. È del tutto<br />
inaccettabi<strong>le</strong> la proposta della Posta<br />
di fissare un salario minimo di<br />
18.27 franchi all’ora nella logistica.<br />
Questo non è certo un salario che<br />
basta per vivere in Svizzera! <strong>syndicom</strong><br />
e l’Unione sindaca<strong>le</strong> svizzera<br />
(USS) hanno fortemente criticato<br />
questa raccomandazione. Serve un<br />
salario minimo più alto e una suddivisione<br />
del mercato in diverse categorie<br />
professionali.<br />
Scioperi di avvertimento al vaglio<br />
Gli strumenti che <strong>syndicom</strong> impiega<br />
in tutte queste battaglie si orientano<br />
sempre al<strong>le</strong> decisioni dei nostri<br />
iscritti. Fondamentalmente il Contratto<br />
col<strong>le</strong>ttivo di lavoro della Posta<br />
sancisce la pace del lavoro. In questo<br />
senso degli scioperi di avvertimento<br />
evocherebbero questioni giuridiche.<br />
I mezzi da impiegare<br />
andrebbero proposti e decisi dagli<br />
organi della base. Il gruppo d’azione<br />
sulla campagna per salvare gli uffici<br />
postali, composto da 25 dipendenti<br />
di uffici postali in tutta la Svizzera,<br />
ha discusso e rigettato chiaramente<br />
un blocco degli uffici postali da parte<br />
dell’organico.<br />
4mila dipendenti Swisscom hanno firmato la petizione che chiede un cambio di strategia del Consiglio<br />
federa<strong>le</strong>, meno pressione nei confronti dei lavoratori e il ritorno a una politica socia<strong>le</strong><br />
Testo: David Roth<br />
Foto: Christian Capacoel
8<br />
Christy<br />
Hoffman<br />
«Solo unendo <strong>le</strong> forze i sindacati potranno<br />
far fronte agli abusi del<strong>le</strong> multinazionali»<br />
UNI Global Union è una federazione<br />
sindaca<strong>le</strong> internaziona<strong>le</strong> che raggruppa<br />
quattro storiche federazioni<br />
sindacali: l’IC (Internaziona<strong>le</strong> del<strong>le</strong><br />
Comunicazioni, la vecchia internaziona<strong>le</strong><br />
del<strong>le</strong> PTT), l’IGF (International<br />
Graphic Federation), la MEI (Media<br />
and Entertainment<br />
International) e la FIET, Federazione<br />
internaziona<strong>le</strong> degli impiegati,<br />
tecnici e quadri. Conta qualcosa<br />
come 20 milioni di aderenti e quasi<br />
700 organizzazioni in 150 paesi, fra i<br />
quali figurano anche i membri di<br />
<strong>syndicom</strong> (il presidente Daniel<br />
Münger fa parte del comitato esecutivo<br />
di UNI Global Union). «E non è<br />
che l’inizio», afferma Christy Hoffman,<br />
la nuova segretaria genera<strong>le</strong>,<br />
poiché quasi il 90 % dei nuovi impieghi<br />
dei prossimi dieci anni interesseranno<br />
questi settori.<br />
Fino a che punto i lavoratori devono<br />
essere f<strong>le</strong>ssibili?<br />
La f<strong>le</strong>ssibilità che i datori di lavoro<br />
esigono dai loro dipendenti mette questi<br />
ultimi sotto pressione e ha effetti<br />
sulla loro salute. L’OCSE e perfino qualche<br />
economista di destra riconoscono<br />
abusi in questa pratica e discriminazioni<br />
fra i lavoratori. La digitalizzazione<br />
deve cambiare tutto questo.<br />
Coordinare <strong>le</strong> diverse azioni<br />
In un mondo globalizzato e dominato<br />
dal<strong>le</strong> multinazionali, solo l’azione<br />
concordata dei lavoratori di più<br />
paesi e di vari sindacati può costringere<br />
a negoziare degli attori planetari<br />
come Amazon, il gigante dei<br />
call-center Te<strong>le</strong>performance o produttori<br />
di abiti a basso costo come<br />
H&M e Zara. Con sede a Nyon poiché<br />
tradizionalmente <strong>le</strong>gata all’Organizzazione<br />
internaziona<strong>le</strong> del lavoro<br />
(OIL), UNI Global Union ha il<br />
compito di coordinare <strong>le</strong> varie azioni<br />
sindacali concernenti la stessa<br />
multinaziona<strong>le</strong>. «Facciamo l’esempio<br />
del gigante del commercio online<br />
Amazon, che è stato protagonista<br />
a metà luglio di scioperi simultanei<br />
in Germania e Spagna messi in atto<br />
per protestare contro <strong>le</strong> condizioni<br />
di lavoro, esigere miglioramenti salariali<br />
e un CCL». Queste azioni sono<br />
state accompagnate da boicottaggi<br />
informatici che hanno impedito <strong>le</strong><br />
ordinazioni online. In Italia, Amazon<br />
ha raggiunto un accordo sul versamento<br />
di 100 milioni di euro per<br />
saldare e chiudere un’inchiesta per<br />
frode fisca<strong>le</strong>. «Queste operazioni di<br />
ottimizzazione fisca<strong>le</strong> sono un prob<strong>le</strong>ma<br />
dappertutto, a cominciare dagli<br />
Stati Uniti. Il ruolo di UNI Global<br />
Union è di mettere insieme <strong>le</strong> proprie<br />
azioni al fine di aumentarne<br />
l’impatto», spiega Christy Hoffman.<br />
Altri giganti, come quello dei<br />
call-center Te<strong>le</strong>performance, attivo<br />
anche in Svizzera, sono messi sotto<br />
accusa per i loro bassi salari: «Noi<br />
mettiamo insieme i sindacati per<br />
concordare una strategia. In Svizzera,<br />
la dichiarazione di obbligatorietà<br />
genera<strong>le</strong> del CCL dei call center è un<br />
buon esempio di giusta pratica da<br />
seguire anche negli altri paesi. Ciò<br />
comporta un lavoro politico con i<br />
governi nazionali e l’OCSE».<br />
Tempi cupi per i lavoratori<br />
Tutto questo in un periodo che il<br />
rapporto della Federazione sindaca<strong>le</strong><br />
internaziona<strong>le</strong> definisce di dure<br />
condizioni per i lavoratori di tutto il<br />
mondo: tra il 2014 e il 2018 la soppressione<br />
della libertà di associazione<br />
sindaca<strong>le</strong> è aumentata del 15%,<br />
arrivando a toccare 92 paesi, e la violazione<br />
dei CCL riguarda ormai 115<br />
paesi (+ 32%). «Viviamo un’era molto<br />
diffici<strong>le</strong> per il lavoro in genera<strong>le</strong>,<br />
<strong>le</strong> disuguaglianze sono molto e<strong>le</strong>vate.<br />
Sono almeno cinque anni che<br />
queste cifre peggiorano. I modelli<br />
commerciali adottati dal<strong>le</strong> aziende<br />
più ricche e potenti, che si basano<br />
su condizioni di lavoro del<strong>le</strong> più me-
Per piegare Amazon, il gigante dei call-center Te<strong>le</strong>performance o i produttori tessili H&M e<br />
Zara, è necessaria un’azione comune da parte del<strong>le</strong> organizzazioni dei lavoratori di più<br />
paesi. È la ferma convinzione di Christy Hoffman, e<strong>le</strong>tta in giugno a capo di UNI Global Union,<br />
un peso massimo di 20 milioni di iscritti in 150 paesi, fra i quali anche i membri di <strong>syndicom</strong>.<br />
9<br />
diocri (oltre il 90% dei lavoratori<br />
mondiali ha salari bassi, precari che<br />
non danno alcuna sicurezza, e più<br />
del 70% non ha una protezione socia<strong>le</strong><br />
adeguata) hanno creato troppe<br />
disparità, lo riconosce anche l’OC-<br />
SE. E fin degli economisti di destra<br />
cominciano a esigere che la digitalizzazione<br />
diventi l’occasione per un<br />
miglioramento rea<strong>le</strong>», aggiunge<br />
Hoffman. E si difende con vigore<br />
dall’idea che i sindacati abbiano fatto<br />
il loro tempo: «Le grandi aziende<br />
sostengono che i sindacati siano degli<br />
strumenti del passato. I nostri<br />
sondaggi indicano però il contrario:<br />
in tutto il mondo, i lavoratori vorrebbero<br />
organizzarsi agevolmente<br />
come in Svizzera, ma si imbattono<br />
nell’ostilità dei governi e dei padroni.<br />
Bisognerebbe modificare il nostro<br />
modo di lavorare cercando il<br />
coinvolgimento del<strong>le</strong> giovani generazioni<br />
tramite applicazioni atte a<br />
facilitare <strong>le</strong> formalità, bisognerebbe<br />
essere più presenti sui social media<br />
e sul<strong>le</strong> piattaforme informatiche».<br />
Inoltre esistono ancora nel mondo<br />
dei veri e propri deserti sindacali,<br />
come una buona parte dell’Africa:<br />
«È impossibi<strong>le</strong> pagare una quota<br />
sindaca<strong>le</strong> se non si ha nemmeno da<br />
mangiare. Nel settore posta<strong>le</strong> tuttavia,<br />
con DHL, siamo presenti sindacalmente<br />
in nove paesi dell’Africa, e<br />
abbiamo anche un accordo a livello<br />
mondia<strong>le</strong> che concerne la Svizzera».<br />
Pochi accordi riguardanti la Svizzera<br />
Dei 50 accordi internazionali globali<br />
sottoscritti da UNI Global Union, riguardanti<br />
più di 10 milioni di lavoratori<br />
in tutto il mondo, pochi riguardano<br />
la Svizzera. «UNI non è<br />
riuscita a staccare molti accordi con<br />
del<strong>le</strong> multinazionali presenti in<br />
Svizzera, a parte con qualcuna come<br />
ISS e DHL. In genera<strong>le</strong> vige qui una<br />
sorta di volontà di fare <strong>le</strong> cose “elveticamente”<br />
che ci frena. Persino del<strong>le</strong><br />
aziende come Migros e Coop non<br />
hanno voluto firmare l’accordo sulla<br />
sicurezza degli edifici che ospitano<br />
<strong>le</strong> fabbriche tessili in Bangladesh».<br />
Questo accordo è l’orgoglio di Christy<br />
Hoffman, che l’ha fortemente voluto<br />
in seguito alla catastrofe industria<strong>le</strong><br />
che aveva fatto più di mil<strong>le</strong><br />
morti nel 2013: « L’hanno sottoscritto<br />
in più di 200 (Zara e H&M sono<br />
stati fra i primi) ed esso tutela più di<br />
2 milioni di lavoratori. L’abbiamo<br />
fatto rispettare sottomettendo in<br />
«In genera<strong>le</strong>,<br />
vige la volontà<br />
di fare <strong>le</strong> cose<br />
‹elveticamente›<br />
che ci frena»<br />
due casi <strong>le</strong> controversie all’arbitrato:<br />
un avvertimento per coloro che<br />
vo<strong>le</strong>vano continuare con <strong>le</strong> brutte<br />
abitudini». Un secondo accordo, del<br />
giugno scorso, continua il processo<br />
di ispezione e mette l’accento sulla<br />
libertà di associazione, «un ambito<br />
nel qua<strong>le</strong> il governo non vorrebbe<br />
noi avessimo troppa influenza. È un<br />
accordo di transizione concernente<br />
2000 fabbriche del<strong>le</strong> più moderne<br />
(<strong>le</strong> altre hanno chiuso), poiché stiamo<br />
ancora negoziando il proseguimento».<br />
Questo modello innovatore<br />
potrebbe essere riprodotto nel settore<br />
dell’abbigliamento in paesi<br />
come il Pakistan. UNI Global Union<br />
vorrebbe che anche Ikea firmasse<br />
un accordo sui tessili in Bangladesh.<br />
Anche altri settori, come la vendita<br />
di scarpe o di materia<strong>le</strong> e<strong>le</strong>ttronico<br />
potrebbero farvi parte, benché<br />
non siano proprio ambiti <strong>le</strong>gati ai<br />
mestieri di questa Federazione sindaca<strong>le</strong>.<br />
Ripensare i sindacati<br />
Molti degli scambi tra affiliati attualmente<br />
sono incentrati sul come<br />
aumentare il livello di sindacalizzazione<br />
e il potere col<strong>le</strong>ttivo di negoziare.<br />
In Germania, per esempio, <strong>le</strong><br />
Poste hanno effettuato dei sondaggi<br />
sulla questione degli aumenti salariali<br />
e la possibilità di sostituirli con<br />
una diminuzione del proprio tempo<br />
di lavoro. «I lavoratori hanno apprezzato<br />
che gli si domandasse cosa<br />
ne pensassero, e la soluzione è stata<br />
di lasciar loro la possibilità di scegliere»,<br />
spiega Christy Hoffman.<br />
Un’altra evoluzione origina<strong>le</strong> e interessante<br />
da seguire sono i dipendenti<br />
che si uniscono, negli Stati Uniti,<br />
per far desistere i propri datori di lavoro<br />
dal realizzare prodotti contrari<br />
a valori etici. A testimonianza, dei<br />
dipendenti di Goog<strong>le</strong> hanno ottenuto<br />
che l’azienda rinunciasse alla realizzazione<br />
di un progetto destinato<br />
all’esercito americano che avrebbe<br />
utilizzato l’intelligenza artificia<strong>le</strong><br />
per migliorare la potenzialità di<br />
mira e di colpire dei droni, mentre<br />
dei lavoratori di Amazon hanno fatto<br />
saltare la vendita di un prodotto<br />
per il riconoscimento faccia<strong>le</strong> al<strong>le</strong><br />
autorità di immigrazione. I dipendenti<br />
di IBM si sono uniti contro la<br />
discriminazione del<strong>le</strong> donne nell’azienda.<br />
«Tutti questi gruppi rivendicano<br />
il fatto di avere voce in capitolo<br />
nel<strong>le</strong> decisioni. Potrebbero quindi<br />
essere fautori della nascita di nuovi<br />
sindacati», auspica Christy Hoffman.<br />
Mi piace vincere per i lavoratori<br />
Christy Hoffman ama ricordare che i suoi nonni discendevano dai minatori che<br />
lavoravano nella regione di Liverpool, prima di emigrare negli USA. Ciononostante<br />
nella sua famiglia non esisteva una tradizione sindaca<strong>le</strong>. Lei ha cominciato la sua<br />
carriera come operaia su una macchina utensi<strong>le</strong> in una fabbrica di motori a<br />
reazione, nel Connecticut. De<strong>le</strong>gata sindaca<strong>le</strong> della sua fabbrica di 2000 operai a<br />
20 anni, ha in seguito lavorato per il sindacato a tempo pieno, poi è diventata<br />
avvocato, incaricata del<strong>le</strong> campagne nazionali. Alla testa del sindacato dei servizi,<br />
per gli addetti al<strong>le</strong> pulizie e gli impiegati della sicurezza, si unisce a UNI Global<br />
Union nel 2004 e diventa la vice del segretario genera<strong>le</strong> Philip Jennings, prima di<br />
succedergli nell’incarico. Lei stessa spiega in modo chiaro questo suo percorso:<br />
«Mi piace vincere per i lavoratori».<br />
Testo: Sylvie Fischer<br />
Foto: Yves Leresche
10<br />
Privatizzare<br />
PostFinance?<br />
Servizi di pagamento e prestazioni postali<br />
devono andare a braccetto<br />
Come possiamo evitare ulteriori<br />
esternalizzazioni e privatizzazioni?<br />
Il Consiglio federa<strong>le</strong> vuo<strong>le</strong> privatizzare<br />
PostFinance. La Posta e Swisscom<br />
continuano a risparmiare sulla pel<strong>le</strong><br />
dei loro dipendenti, esternalizzando <strong>le</strong><br />
prestazioni e smantellando <strong>le</strong> imprese<br />
appartenenti alla Confederazione. In<br />
qua<strong>le</strong> modo <strong>syndicom</strong> affronterà tutte<br />
queste sfide?<br />
Il Consiglio federa<strong>le</strong> ha proposto<br />
di privatizzare PostFinance e di<br />
sospendere contemporaneamente<br />
il divieto ipotecario. <strong>syndicom</strong> vedrebbe<br />
di buon occhio se venisse<br />
allargato il campo di attività di Post-<br />
Finance. Ma siamo sicuri che la privatizzazione<br />
sia davvero necessaria<br />
per far accedere la Posta al mercato<br />
ipotecario? La riposta è un chiaro<br />
no. Infatti questa limitazione che il<br />
Consiglio federa<strong>le</strong> ha imposto a<br />
Post Finance è svincolata dalla forma<br />
giuridica dell’azienda e potrebbe<br />
dunque essere sospesa anche<br />
senza privatizzazione. Di conseguenza<br />
l’agganciamento del divieto<br />
ipotecario a una parzia<strong>le</strong> privatizzazione<br />
è un tentativo per conquistare<br />
l’appoggio politico a questo progetto.<br />
Ma sul fronte opposto c’è una<br />
forte resistenza: sono contrari i cantoni<br />
perché questo comprometterebbe<br />
gli utili del<strong>le</strong> loro banche cantonali<br />
e sono contrarie <strong>le</strong> banche in<br />
quanto PostFinance diventerebbe<br />
un concorrente potente. La popolazione<br />
rischierebbe di pagare parecchio<br />
più denaro per i servizi postali<br />
e bancari e <strong>le</strong> condizioni di lavoro di<br />
tutti i dipendenti postali cadrebbero<br />
ancor più sotto pressione. In questo<br />
senso la proposta del Consiglio federa<strong>le</strong><br />
dovrebbe avere zero chance<br />
di passare. Questo almeno dal<strong>le</strong> prime<br />
reazioni di opinione pubblica e<br />
Parlamento.<br />
Servizio universa<strong>le</strong> a rischio<br />
L’unità del gruppo Posta è assolutamente<br />
necessaria. I servizi postali e<br />
finanziari costituiscono la spina<br />
dorsa<strong>le</strong> della nostra economia naziona<strong>le</strong>.<br />
Con PostFinance lo Stato<br />
garantisce un servizio universa<strong>le</strong><br />
con prestazioni finanziarie. Durante<br />
la crisi del<strong>le</strong> banche PostFinance è<br />
assorta a porto sicuro per una larga<br />
fascia della popolazione.<br />
Quello che succederebbe nel<br />
caso si separassero i servizi finanziari<br />
da quelli postali lo vediamo molto<br />
bene in Germania, dove non si è riusciti<br />
a garantire a lungo termine<br />
l’autonomia della banca posta<strong>le</strong>.<br />
Inoltre, la Posta si è dovuta ritirare<br />
massicciamente dal territorio. Nel<br />
frattempo non esiste più nessun ufficio<br />
posta<strong>le</strong> che sia gestito direttamente<br />
dalla Posta. Ergo: il col<strong>le</strong>gamento<br />
tra i vari servizi postali e<br />
finanziari è molto attrattivo per i<br />
clienti e costituisce la base fondamenta<strong>le</strong><br />
di un gruppo posta<strong>le</strong> autonomo.<br />
Contrasto con la politica economica<br />
Nella «Nuova politica regiona<strong>le</strong>»<br />
della Confederazione si mira a uno<br />
sviluppo economico decentrato.<br />
A questo fine è indispensabi<strong>le</strong> un<br />
approvvigionamento universa<strong>le</strong> (che<br />
va assolutamente mantenuto) di servizi<br />
finanziari e logistici. Quindi l’incombente<br />
ritiro dal territorio in atto<br />
alla Posta e a PostFinance è una tota<strong>le</strong><br />
contraddizione. Inoltre, nel<br />
caso di una frammentazione di PostFinance,<br />
si rende ancora più diffici<strong>le</strong><br />
l’influenza politica per imporre<br />
<strong>le</strong> esigenze del servizio universa<strong>le</strong>.<br />
È davvero deplorevo<strong>le</strong> che il Consiglio<br />
federa<strong>le</strong> non voglia decidere<br />
una sospensione separata del divieto<br />
ipotecario. Le chance di essere<br />
accettata continuerebbero a essere<br />
picco<strong>le</strong> per i numerosi avversari, ma<br />
almeno non così microscopiche<br />
come ora.<br />
Testo: David Roth<br />
Foto: PostFinance SA 2017
Iniziativa nel<br />
Canton Berna<br />
Un ruolo guida a livello naziona<strong>le</strong> contro<br />
<strong>le</strong> esternalizzazioni e il dumping salaria<strong>le</strong><br />
11<br />
Come possiamo aiutare <strong>le</strong> picco<strong>le</strong> e<br />
medie imprese ad affrontare la<br />
crescente pressione sul mercato?<br />
Come evitare che i lavoratori siano<br />
costretti ad accettare salari da fame?<br />
L’Unione sindaca<strong>le</strong> del canton Berna in posa per un momento importante: la consegna del<strong>le</strong> firme per<br />
l’iniziativa popolare sui concorsi pubblici senza subappalti, lo scorso ottobre.<br />
A inizio ottobre, l’Unione sindaca<strong>le</strong><br />
del canton Berna (GKB) ha depositato<br />
un’iniziativa popolare che chiede<br />
una concorrenza <strong>le</strong>a<strong>le</strong> per tutelare i<br />
lavoratori e <strong>le</strong> picco<strong>le</strong> imprese nel<br />
canton Berna. Le firme raccolte erano<br />
oltre 18mila di cui ne sono state<br />
convalidate 15.800.<br />
Con questa iniziativa, il GKB interviene<br />
sugli acquisti pubblici. Là<br />
scorrono del<strong>le</strong> bel<strong>le</strong> cifre che fanno<br />
gola a molte aziende. Già oggi <strong>le</strong> ditte<br />
che vogliono aggiudicarsi un appalto<br />
pubblico devono dimostrare<br />
che pagano salari e garantiscono<br />
condizioni di lavoro usuali per il<br />
luogo e il settore. Ma questo non basta.<br />
Il GKB chiede che queste ditte<br />
eseguano esse stesse gli incarichi<br />
ricevuti dai comuni, dal<strong>le</strong> aziende<br />
pubbliche come BKW o l’Ospeda<strong>le</strong><br />
universitario Inselspital o altri. Solo<br />
in casi ben motivati a esse dovrebbe<br />
essere concesso di assegnare ad altri<br />
una parte dell’incarico. In questo<br />
modo andrebbero vietate <strong>le</strong> catene<br />
di subappalto come si sono viste<br />
sempre di più negli ultimi anni.<br />
Inoltre, per ogni appalto pubblico<br />
dovrebbero va<strong>le</strong>re obbligatoriamente<br />
<strong>le</strong> disposizioni del Contratto col<strong>le</strong>ttivo<br />
di lavoro. Per il GKB questi<br />
incarichi non sono merce di scambio<br />
della qua<strong>le</strong> <strong>le</strong> aziende dispongono<br />
liberamente. Il settore pubblico<br />
non può e non deve assolutamente<br />
favorire il dumping salaria<strong>le</strong> e la<br />
concorrenza s<strong>le</strong>a<strong>le</strong>.<br />
Un ruolo di apripista naziona<strong>le</strong><br />
Nel recente passato, in diversi casi<br />
lo Stato, i cantoni e <strong>le</strong> aziende pubbliche<br />
hanno ammesso queste catene<br />
di subappalto – con gravi ripercussioni<br />
sui salari e sul<strong>le</strong> condizioni<br />
di lavoro del<strong>le</strong> persone che dovevano<br />
svolgere quei lavori: dei saldatori<br />
bosniaci ricevettero solo la metà<br />
dello stipendio, e in un cantiere della<br />
Posta gli operai dovettero dormire<br />
direttamente in cantiere. Il caso più<br />
eclatante fu quello riscontrato presso<br />
un cantiere dell’Ospeda<strong>le</strong> universitario<br />
di Berna. Là dei piastrellisti<br />
ricevettero un quarto del salario<br />
usua<strong>le</strong> per il luogo e il settore e furono<br />
sistemati a dormire presso un<br />
campeggio.<br />
Con questa iniziativa il GKB assume<br />
un ruolo naziona<strong>le</strong> di apripista.<br />
Sarebbe molto urgente combattere<br />
questi casi ovunque. Purtroppo<br />
il Parlamento naziona<strong>le</strong> ha perso<br />
l’occasione di inserire un relativo articolo<br />
durante la revisione della <strong>le</strong>gge<br />
sugli acquisti pubblici. La proposta<br />
del consigliere naziona<strong>le</strong><br />
Corrado Pardini (Partito Socialista,<br />
canton Berna) è stata bocciata. Ecco<br />
perché adesso bisogna intervenire<br />
con strumenti più efficaci.<br />
Per il bene della Svizzera<br />
Questa iniziativa vuo<strong>le</strong> far assumere<br />
la responsabilità a chi si aggiudica<br />
un appalto pubblico nel canton Berna.<br />
Comp<strong>le</strong>ssivamente nel canton<br />
Berna gli acquisti pubblici si aggirano<br />
su diversi miliardi di franchi. Il<br />
GKB chiede che il settore pubblico<br />
nei suoi appalti ricopra e viva un<br />
ruolo modello. Non solo rispettando<br />
dei salari d’uso nel luogo e nel settore,<br />
ma anche posizionandosi contro<br />
<strong>le</strong> catene di subappalto.<br />
L’iniziativa viene sostenuta anche<br />
dagli ambienti del<strong>le</strong> picco<strong>le</strong> e<br />
medie imprese. Infatti <strong>le</strong> picco<strong>le</strong> ditte<br />
locali subiscono la massiccia<br />
pressione di concorrenti che fin<br />
dall’inizio sanno di poter contare su<br />
un subappalto.<br />
Il GKB evidenzia dove i processi<br />
economici mettono sotto pressione<br />
i salariati e <strong>le</strong> picco<strong>le</strong> e medie imprese.<br />
Se riusciremo a proteggere gli<br />
stipendi e la concorrenza <strong>le</strong>a<strong>le</strong> in<br />
Svizzera, allora riusciremo anche a<br />
tenere a bada <strong>le</strong> forze isolazioniste e<br />
xenofobe. Questo è fondamenta<strong>le</strong><br />
per la Svizzera, per il suo sviluppo<br />
economico e socia<strong>le</strong>.<br />
fairerwettbewerb.ch<br />
Testo: Johannes Wartenwei<strong>le</strong>r<br />
Foto: Manu Friederich
12<br />
Buone idee<br />
da copiare<br />
Primi scambi di esperienze<br />
fra lavoratori nomadi<br />
Lavoro amministrativo e servizi sono<br />
sempre più realizzati a domicilio.<br />
<strong>syndicom</strong> come pensa di sostenere, o<br />
addirittura incoraggiare, questa nuova<br />
corrente di lavoratori?<br />
Il primo novembre scorso è stata organizzata<br />
per la prima volta a Berna,<br />
con il sostegno di <strong>syndicom</strong>, una<br />
conferenza svizzera dei lavoratori<br />
nomadi. Lavoratori «nomadi»? Con<br />
ciò si intendono tutte quel<strong>le</strong> forme<br />
di lavoro realizzate al di fuori del<br />
posto di lavoro azienda<strong>le</strong> abitua<strong>le</strong>,<br />
siano essi effettuati a domicilio, da<br />
un cliente, in un luogo pubblico<br />
(parchi, ristoranti) o in spazi dedicati,<br />
come <strong>le</strong> aree di co-working fuori<br />
dai centri del<strong>le</strong> città.<br />
Una tendenza per il futuro<br />
Susanna Amin, di <strong>syndicom</strong>, ha partecipato<br />
all’organizzazione di questa<br />
conferenza: «In Germania questo<br />
tipo di incontri hanno già un impatto<br />
molto forte», spiega. In Svizzera si<br />
tratterebbe di diffondere informazioni<br />
pratiche sul lavoro nomade, di<br />
chiedersi se può essere compatibi<strong>le</strong><br />
con un impiego fisso e di scambiare<br />
esperienze tra lavoratori girovaghi<br />
attivi in vari campi. La possibilità di<br />
incontrarsi ha messo in contatto imprenditori<br />
e lavoratori nomadi pronti<br />
a collaborare su progetti futuri.<br />
Susanna Amin è una del<strong>le</strong> fondatrici<br />
e membro di comitato dell’associazione<br />
Digita<strong>le</strong> Nomaden<br />
Schweiz – #dnch, creata nel novembre<br />
del 2016. Il loro gruppo Facebook<br />
«DNX CH Digita<strong>le</strong> Nomaden<br />
Schweiz» conta ormai 627 abbonati.<br />
Ma in Svizzera già il 38% dei lavoratori<br />
sarebbe attivo almeno parzialmente<br />
al di fuori dell’ufficio, va<strong>le</strong> a<br />
dire 1,8 milioni di persone.<br />
Nella natura, più creatività<br />
Forte di una lunga esperienza in<br />
qualità di assistente esecutivo,<br />
creatrice di siti web, traduttrice e<br />
redattrice, da un po’ più di tre anni<br />
Susanna Amin ha cominciato a lavorare<br />
con un ufficio mobi<strong>le</strong>. Un computer,<br />
una connessione internet e<br />
un programma accuratamente scelto<br />
in base al<strong>le</strong> sue capacità di sviluppo,<br />
<strong>le</strong> permettono quindi «se è bel<br />
tempo, di lavorare su un battello o<br />
in piena natura». Lavorando spesso<br />
a del<strong>le</strong> produzioni culturali, «mi<br />
sono accorta che traevo maggiore<br />
ispirazione e idee se potevo cambiare<br />
ambiente. Mi aiuta anche a concentrarmi:<br />
quando si è assorbiti da<br />
un progetto capita che ci si dimentichi<br />
perfino di mangiare».<br />
Molti superiori tengono comunque<br />
a che il dipendente sia presente<br />
in azienda. Susanna Amin considera<br />
i lavoratori nomadi dei pionieri «che<br />
dimostrano già oggi che questa soluzione<br />
funziona».<br />
Testo: Sylvie Fischer<br />
Foto: Silvia Ohm
Paul<br />
Rechsteiner<br />
Dieci sfide per l’Unione<br />
Sindaca<strong>le</strong> Svizzera<br />
13<br />
E questo comincia dagli stipendi.<br />
Nel passato decennio si è riusciti a<br />
evitare i peggioramenti in un contesto<br />
diffici<strong>le</strong> caratterizzato dalla forte<br />
sopravvalutazione del franco svizzero.<br />
Ma adesso serve una nuova offensiva<br />
per aumentare i salari bassi<br />
e medi. Questi aumenti sono giustificati<br />
dal forte incremento della produttività,<br />
dal rincaro che ritorna e<br />
anche dalla necessità di recuperare<br />
gli anni passati. Condurre del<strong>le</strong><br />
campagne salariali offensive sono<br />
un presupposto importante per raccogliere<br />
successi materiali concreti.<br />
2. Salari minimi<br />
Vanno rilanciati anche i salari minimi.<br />
Le ottime campagne nei vari<br />
cantoni costituiscono una buona<br />
base. Già tre cantoni hanno introdotto<br />
salari minimi cantonali.<br />
A Ginevra è stata depositata anche<br />
un’iniziativa sui salari minimi. Contemporaneamente<br />
però non siamo<br />
riusciti a introdurre in tutti i Contratti<br />
Col<strong>le</strong>ttivi di Lavoro i 22 franchi<br />
l’ora (ovvero 4000 franchi al mese),<br />
obiettivo strategico dei dell’iniziativa<br />
sui salari minimi. Ma ci sono<br />
buoni presupposti economici per<br />
fare un nuovo grande passo in avanti.<br />
3. Rafforzare <strong>le</strong> misure di<br />
accompagnamento<br />
Presto l’Unione Sindaca<strong>le</strong> Svizzera<br />
(USS) avrà una nuova (un nuovo?)<br />
presidente. Quali saranno <strong>le</strong> principali<br />
sfide? L’abbiamo chiesto al presidente<br />
uscente, Paul Rechsteiner.<br />
Testo: Paul Rechsteiner<br />
Foto: A<strong>le</strong>xander Egger<br />
Quando si tratta di delineare <strong>le</strong><br />
grandi sfide che attendono i sindacati<br />
nei prossimi anni, torna alla<br />
ribalta la questione della redistribuzione<br />
dei salari.<br />
1. Aumenti salariali per gli stipendi<br />
medio-bassi.<br />
La questione salaria<strong>le</strong> è tornata d’attualità<br />
anche a causa dell’indebolimento<br />
del<strong>le</strong> misure accompagnatorie<br />
- che tutelano i salari - chiesto<br />
dalla commissione UE con la complicità<br />
dei consiglieri nazionali liberali.<br />
I sindacati sono la forza decisiva<br />
nella difesa degli stipendi contro<br />
il dumping salaria<strong>le</strong>. La difesa e il<br />
rafforzamento del<strong>le</strong> misure di accompagnamento<br />
è e rimarrà un<br />
punto politico-salaria<strong>le</strong> crucia<strong>le</strong>.<br />
Come anche in passato, una forte<br />
protezione dei salari è la base per un<br />
successo e un ulteriore sviluppo dei<br />
contratti bilaterali.<br />
4. Migliorare i CCL e<br />
l’obbligatorietà genera<strong>le</strong><br />
Serve proprio un rafforzamento genera<strong>le</strong><br />
dei Contratti Col<strong>le</strong>ttivi di Lavoro.<br />
Perché dove esistono dei CCL,<br />
migliorano <strong>le</strong> condizioni di lavoro.<br />
Ancor più se ottengono l’obbligatorietà<br />
genera<strong>le</strong>, dove vanno comunque<br />
migliorate <strong>le</strong> rego<strong>le</strong>. Dei buoni<br />
contratti col<strong>le</strong>ttivi aiutano anche a<br />
superare nuove sfide come quella<br />
della digitalizzazione.
14<br />
La priorità è innanzitutto di aumentare i salari medio-bassi, che hanno<br />
registrato un ritardo che bisogna recuperare. Dobbiamo rafforzare<br />
<strong>le</strong> misure di accompagnamento, proprio come i CCL. E dobbiamo prevedere<br />
una durata di lavoro settimana<strong>le</strong> più breve oppure più vacanze.<br />
5. Aumentare <strong>le</strong> pensioni<br />
rafforzando l’AVS<br />
La questione della redistribuzione<br />
riguarda anche la tutela garantita<br />
dallo stato socia<strong>le</strong>. Il contrasto più<br />
grande sullo stato socia<strong>le</strong> nei prossimi<br />
anni avverrà sulla previdenza<br />
vecchiaia. Considerando la grossa<br />
difficoltà degli ultimi decenni, possiamo<br />
dire che i sindacati hanno difeso<br />
l’AVS con grande successo. Ma<br />
siccome <strong>le</strong> rendite del<strong>le</strong> casse pensioni<br />
peggiorano sempre di più, senza<br />
che la politica possa intervenire,<br />
il compito epoca<strong>le</strong> rimane quello di<br />
reintrodurre un miglioramento del<strong>le</strong><br />
pensioni attraverso l’AVS. Gli oltre<br />
40% di voti a favore dell’iniziativa<br />
popolare AVSplus – ha votato a favore<br />
tutta la Svizzera latina – e gli oltre<br />
47% di Sì alla Previdenza vecchiaia<br />
2020 dimostrano che vincere è più<br />
faci<strong>le</strong> di quello che si pensa. Ancora<br />
più faci<strong>le</strong> se si pensa che tanti pensionati<br />
e pensionate hanno votato<br />
contro la Previdenza vecchiaia 2020<br />
perché non avrebbero ricevuto nessun<br />
aumento. Nella battaglia per<br />
del<strong>le</strong> pensioni migliori sarà decisivo<br />
se verrà approvato nel maggio 2019<br />
il finanziamento supp<strong>le</strong>mentare per<br />
l’AVS. Se infatti l’AVS è in attivo, i<br />
suoi nemici fanno più fatica a evocare<br />
scenari da panico riguardo al<strong>le</strong><br />
sue finanze.<br />
Bisogna che<br />
la <strong>le</strong>gge tuteli<br />
maggiormente<br />
i lavoratori<br />
anziani dal<br />
licenziamento<br />
6. Contenere i premi del<strong>le</strong> casse<br />
malati e colmare il buco dell’assicurazione<br />
indennità giornaliera<br />
di malattia<br />
Fanno parte del capitolo sulla sicurezza<br />
socia<strong>le</strong> anche i premi per <strong>le</strong><br />
casse malati che vanno assolutamente<br />
contenuti affinché non pesino<br />
più così tanto sul<strong>le</strong> famiglie con<br />
redditi medio-bassi. A tutt’oggi, l’assicurazione<br />
indennità giornaliera di<br />
malattia costituisce la maggior lacuna<br />
nel<strong>le</strong> assicurazioni sociali che<br />
andrebbe dunque urgentemente<br />
colmata.<br />
7. Accorciare la durata del lavoro,<br />
non prolungarla<br />
Una del<strong>le</strong> grandi sfide dei prossimi<br />
anni riguarderà la durata del lavoro.<br />
Come non mai il Parlamento sta attaccando<br />
<strong>le</strong> norme protettive della<br />
<strong>le</strong>gge sul lavoro. Questi attacchi vengono<br />
giustificati col fatto che la <strong>le</strong>gge<br />
sul lavoro parrebbe superata se si<br />
considera la trasformazione tecnologica<br />
(parola chiave «digitalizzazione»)<br />
e <strong>le</strong> nuove forme lavorative. In<br />
verità, la tutela attraverso la normativa<br />
minima della <strong>le</strong>gge sul lavoro è<br />
diventata non meno, ma ancor più<br />
importante, se si pensa all’enorme<br />
intensificazione e pericolo dello<br />
sconfinamento del lavoro. Non si<br />
tratta solo di proteggere la salute.<br />
Limitare la durata del lavoro serve<br />
anche per non far prestare sempre<br />
più lavoro gratuito ai lavoratori. Se<br />
recepita in maniera corretta, la registrazione<br />
del tempo di lavoro nell’era<br />
digita<strong>le</strong> non è più complicata,<br />
bensì più faci<strong>le</strong>. Una del<strong>le</strong> sfide dei<br />
prossimi anni sarà capire e decidere<br />
in qua<strong>le</strong> direzione spingere <strong>le</strong> nuove<br />
rivendicazioni. Orari di lavoro settimanali<br />
più corti? Più vacanze? Fatto<br />
sta che sarebbe ora di fare dei passi<br />
avanti per la grande maggioranza<br />
dai redditi medio-bassi e non solo<br />
riguardo al salario, ma anche alla<br />
durata del lavoro.<br />
8. Migliorare la protezione contro il<br />
licenziamento<br />
Nel diritto del lavoro si tratta di<br />
rompere il tabù dei miglioramenti<br />
richiesti da tempo in merito alla tutela<br />
contro il licenziamento. È vero<br />
che la giurisprudenza dei tribunali<br />
negli ultimi anni si è sviluppata in<br />
diversi ambiti. Per esempio nei licenziamenti<br />
di lavoratori e lavoratrici<br />
di lunga data. Ma senza migliorare<br />
la <strong>le</strong>gge, la portata di questi<br />
progressi rimarrà limitata. L’Organizzazione<br />
internaziona<strong>le</strong> del lavoro<br />
ha ribadito varie volte che la Svizzera<br />
è indietro su questo punto. Sfruttiamo<br />
il fatto che questa importante<br />
istituzione in Svizzera l’anno prossimo<br />
festeggerà i suoi 100 anni per<br />
fare di nuovo qualche passo avanti.<br />
9. Rafforzare un servizio pubblico<br />
che sia alla portata di tutti<br />
Un’altra rivendicazione politico-sindaca<strong>le</strong><br />
importante è il rafforzamento<br />
del servizio pubblico. Questo comincia<br />
dalla formazione, dalla<br />
sanità e continua fino ad arrivare<br />
al<strong>le</strong> ferrovie e alla Posta. Va garantito<br />
un servizio pubblico che sia accessibi<strong>le</strong><br />
a tutti, un forte Stato dei<br />
servizi che rappresenta la colonna<br />
vertebra<strong>le</strong> di una società democratica.<br />
10. Formazione e cultura per tutti<br />
La formazione e la cultura devono<br />
essere aperte e garantite a tutti. Da<br />
questo dipenderà anche il futuro<br />
della società. Vogliamo una società<br />
senza emarginazione, dove tutti abbiano<br />
del<strong>le</strong> prospettive, indipendentemente<br />
dalla provenienza socia<strong>le</strong>.<br />
uss.ch
Buone idee<br />
da copiare<br />
Costringere <strong>le</strong> casse pensioni a<br />
non investire nel<strong>le</strong> energie inquinanti<br />
15<br />
Ho saputo che la mia cassa pensione<br />
investe in società attive nella produzione<br />
di armi nuc<strong>le</strong>ari.<br />
Cosa può fare un sindacato per<br />
incoraggiare <strong>le</strong> casse pensioni ad<br />
applicare criteri etici?<br />
Questi sforzi finora si sono manifestati<br />
soprattutto per promuovere<br />
investimenti nel<strong>le</strong> energie meno<br />
inquinanti. Possiamo citare l’iniziativa<br />
del marzo 2017 della Communauté<br />
genevoise d’action syndica<strong>le</strong><br />
di Ginevra, l’organizzazione mantello<br />
dei sindacati del cantone, quando<br />
ha invitato tutti i de<strong>le</strong>gati dei lavoratori<br />
in seno al<strong>le</strong> casse pensioni a inviare<br />
una <strong>le</strong>ttera modello (www.<br />
cgas.ch/SPIP/spip.php?artic<strong>le</strong>3303)<br />
alla segreteria del consiglio di fondazione.<br />
Questa <strong>le</strong>ttera chiede che<br />
un esperto faccia un’analisi del<strong>le</strong><br />
possibili implicazioni dei nostri investimenti<br />
nell’o<strong>le</strong>odotto Dakota<br />
Access Pipeline (DAPL) negli Stati<br />
Uniti e che entro breve questi investimenti<br />
vengano spostati dal<strong>le</strong><br />
energie fossili al<strong>le</strong> energie rinnovabili.<br />
Considerando, a seguito del<br />
rapporto dell’Ufficio federa<strong>le</strong><br />
dell’ambiente 9.15 «Rischio carbone<br />
per la piazza finanziaria svizzera»,<br />
che <strong>le</strong> energie fossili sono diventate<br />
un investimento a rischio, dove gli<br />
investitori che avranno disinvestito<br />
per primi saranno protetti dal calo<br />
del valore del<strong>le</strong> riserve fossili, l’assemb<strong>le</strong>a<br />
dei de<strong>le</strong>gati del sindacato<br />
dei servizi pubblici dello stesso cantone,<br />
nel giugno 2016 ha votato, a<br />
Obiettivo: trasferire gli investimenti dal<strong>le</strong> energie fossili a quel<strong>le</strong> rinnovabili.<br />
larga maggioranza, una risoluzione<br />
destinata alla Cassa di previdenza<br />
dello Stato di Ginevra. Il sindacato<br />
incarica quest’ultima a «calcolare<br />
l’impatto ambienta<strong>le</strong> e il rischio carbonio<br />
del portafoglio attua<strong>le</strong>, al fine<br />
di programmare un disinvestimento<br />
più rapido possibi<strong>le</strong> del<strong>le</strong> riserve detenute<br />
dal<strong>le</strong> compagnie la cui attività<br />
principa<strong>le</strong> è l’estrazione, la trivellazione<br />
e lo sfruttamento dei<br />
combustibili fossili, a cominciare<br />
dal settore più inquinante, ovvero<br />
quello del carbone».<br />
Basta con <strong>le</strong> speculazioni<br />
Settanta organizzazioni, tra cui l’Unione<br />
sindaca<strong>le</strong> svizzera, fanno parte<br />
dell’Al<strong>le</strong>anza climatica svizzera.<br />
Sul suo sito internet, essa propone<br />
di rivolgersi alla propria cassa pensione<br />
per esortarla a non investire<br />
più i soldi della previdenza nel<strong>le</strong><br />
energie fossili (retraites-sans-risques.ch).<br />
Oltre agli investimenti fossili,<br />
l’associazione tedesca PK-Netz, che<br />
con circa 600mila membri rappresenta<br />
la più grande rete di lavoratori<br />
coinvolti nella previdenza professiona<strong>le</strong>,<br />
si augura che vengano soppressi<br />
gli investimenti speculatori<br />
sui prezzi degli alimenti di base che,<br />
aumentando il loro prezzo, condanna<br />
migliaia di persone a morire di<br />
fame. Le sue raccomandazioni sono<br />
consultabili al sito pk-netz.ch/hintergrund/anlagepolitik/#kosten.<br />
Testo: Sylvie Fischer<br />
Foto: Pixabay<br />
Fuori dal 2° pilastro!<br />
Il 2° pilastro è in bancarotta, almeno<br />
dalla crisi del 2008. Quello che<br />
abbiamo davanti a noi è una visione<br />
aberrante.<br />
• Con circa 900 miliardi di franchi di<br />
capita<strong>le</strong>, <strong>le</strong> Casse Pensioni (CP)<br />
sono <strong>le</strong> maggiori speculatrici sul<br />
mercato finanziario. E non solo là: il<br />
2° pilastro ci procura anche degli affitti<br />
alti sul mercato immobiliare.<br />
• Il capita<strong>le</strong> di vecchiaia del 2° e 3°<br />
pilastro non è garantito e la prossima<br />
crisi finanziaria ne distruggerà<br />
una grossa parte.<br />
• Le assicurazioni, <strong>le</strong> banche e un’intera<br />
industria CP s’intascano oltre<br />
5 miliardi di franchi all’anno dai<br />
soldi che noi avevamo accumulato<br />
per garantirci una vecchiaia sicura.<br />
E non sono ancora soddisfatte. Ecco<br />
perché premono sul tasso di conversione<br />
e sui tassi d’interesse, facendo<br />
calare <strong>le</strong> nostre pensioni.<br />
• Il secondo pilastro è ingiusto: il<br />
60% dei pensionati riceve meno dal<strong>le</strong><br />
CP che dall’AVS, gli alti redditi<br />
sono agevolati.<br />
• I certificati d’assicurazione ci fanno<br />
credere che siamo ricchi. E questo<br />
errore consolida un sistema economico<br />
sempre più assurdo.<br />
• La perdurante crisi obbliga <strong>le</strong> CP a<br />
fare degli investimenti rischiosi. Se<br />
<strong>le</strong> CP investono in fondi attivi, noi<br />
con il nostro capita<strong>le</strong> di vecchiaia distruggiamo<br />
i nostri posti di lavoro.<br />
L’AVS è più produttiva, più conveniente,<br />
più efficiente e socialmente<br />
più giusta. Oggi i sindacati e <strong>le</strong><br />
forze socialdemocratiche stanno<br />
pagando il prezzo per aver lasciato<br />
preva<strong>le</strong>re, nel 1972, il sistema dei tre<br />
pilastri contro l’iniziativa “Per vere<br />
pensioni popolari” promossa dal<br />
Partito del Lavoro.<br />
Adesso rimane solo una soluzione:<br />
fuori dal 2° pilastro! Ma come?<br />
Più percentuali salariali nell’AVS,<br />
meno nel<strong>le</strong> CP. E investire il capita<strong>le</strong><br />
del 2° pilastro nella trasformazione<br />
ecologica e nella digitalizzazione socia<strong>le</strong>.<br />
Testo: BHR
16<br />
Una battaglia<br />
da vincere<br />
Rifondare l’AVS, lontano dal<strong>le</strong> speculazioni<br />
Cosa intende fare <strong>syndicom</strong> contro il<br />
rischio della povertà in vecchiaia? Da<br />
due anni sa<strong>le</strong> la quota di povertà in<br />
Svizzera e colpite sono <strong>le</strong> classi di<br />
reddito medie e dei più anziani. Non<br />
può essere che in futuro la povertà sia<br />
lasciata in mano al sussidio socia<strong>le</strong>.<br />
Da anni i conservatori sparlano<br />
dell’AVS. Fosse per i neoliberali<br />
andrebbe addirittura abolita.<br />
Ma solo un’AVS rafforzata ci garantirà<br />
una vecchiaia dignitosa.<br />
Le pensioni AVS vanno aumentate<br />
subito del 10%. Questo chiedono i<br />
col<strong>le</strong>ghi e <strong>le</strong> col<strong>le</strong>ghe <strong>syndicom</strong> della<br />
sezione Arc Jurassien. Va rifiutato<br />
ogni innalzamento dell’età pensionabi<strong>le</strong>,<br />
sia per gli uomini che per <strong>le</strong><br />
donne. E ancora, la rivendicazione<br />
centra<strong>le</strong> della risoluzione di La<br />
Chaux-de-Fonds: <strong>le</strong> eccedenze miliardarie<br />
dello Stato vanno impiegate<br />
per finanziare l’AVS.<br />
La proposta dal Giura dimostra<br />
l’importanza socia<strong>le</strong> che riveste la<br />
previdenza vecchiaia. Senza la promessa<br />
che dopo una vita passata a<br />
lavorare non si cada in povertà, in<br />
Svizzera non esisterebbe né il partenariato<br />
socia<strong>le</strong> né la pace socia<strong>le</strong>.<br />
L’AVS è figlia dello sciopero genera<strong>le</strong><br />
del 1918, anche se la sua nascita<br />
risa<strong>le</strong> soltanto a dopo la Seconda<br />
Guerra mondia<strong>le</strong>, come quasi per<br />
tutte <strong>le</strong> assicurazioni sociali della<br />
maggior parte dei paesi capitalistici.<br />
Essa favorisce una compensazione<br />
socia<strong>le</strong>. Negli Anni Settanta è stata<br />
integrata con il 2° e 3° pilastro che<br />
ha coinciso con il suo indebolimento<br />
(vedi articolo pagina 15).<br />
Da allora è sotto continuo attacco<br />
del<strong>le</strong> parti conservatrici <strong>le</strong> quali<br />
vorrebbero utilizzare <strong>le</strong> percentuali<br />
salariali della previdenza vecchiaia<br />
solo per la speculazione, come accade<br />
per gli altri due pilastri. Con referendum,<br />
iniziative e lotte parlamentari<br />
i sindacati sono riusciti a<br />
impedire la demolizione di questa<br />
previdenza vecchiaia sicura. Per ultimo,<br />
con l’accordo della riforma<br />
dell’imposizione del<strong>le</strong> imprese-AVS.<br />
I sindacati stanno conducendo dibattiti<br />
molto controversi al loro interno.<br />
Parità salaria<strong>le</strong>, pioggia di miliardi<br />
Le continue voci su una presunta insicurezza<br />
dell’AVS sono un’importante<br />
causa del<strong>le</strong> paure esistenziali<br />
dei cittadini e dell’ascesa della ultradestra<br />
UDC. Quando invece questa<br />
assicurazione socia<strong>le</strong> di base<br />
gode di ottima salute, grazie anche<br />
ai molti lavoratori UE che oggi pagano<br />
di più di quanto percepiranno un<br />
domani.<br />
I sindacati sono riusciti a eliminare<br />
dall’AVS anche quasi tutte <strong>le</strong><br />
penalità che subivano <strong>le</strong> donne. Se<br />
si riuscisse a imporre finalmente la<br />
parità salaria<strong>le</strong>, l’AVS godrebbe di<br />
una pioggia miliardaria.<br />
Qualunque sarà l’esito della votazione<br />
sul pacchetto fisca<strong>le</strong>-AVS,<br />
dovremmo comunque lottare per<br />
rafforzare ulteriormente l’AVS. Il 2°<br />
pilastro è uti<strong>le</strong> soprattutto ai redditi<br />
più alti, mentre il 60 % dei lavoratori<br />
per la loro esistenza dipendono<br />
dall’AVS. Dunque si tratterà di trasferire<br />
nella sicura AVS almeno una<br />
parte del capita<strong>le</strong> del 2° pilastro speculativo.<br />
Probabilmente la trasformazione<br />
digita<strong>le</strong> renderà indispensabi<strong>le</strong><br />
una rinascita dell’AVS, perché distrugge<br />
lavoro vivo, produce rapporti<br />
di lavoro precari (lavoro sul<strong>le</strong> piattaforme,<br />
falsa indipendenza,<br />
eccetera) e preme sui salari.<br />
Diversi modelli a confronto<br />
I sindacati sono divisi su come dovrebbe<br />
avvenire questa rinascita. Un<br />
modello prevede d’introdurre una<br />
tassa sui macchinari. Altri reputano<br />
questo approccio sbagliato e propongono<br />
di finanziare l’AVS anche<br />
con una tassa sul<strong>le</strong> transazioni finanziarie<br />
– uno 0,1 percento basterebbe<br />
e avanzerebbe. Un altro modello<br />
ancora vorrebbe mettere fine<br />
al dibattito sull’innalzamento<br />
dell’età AVS e creare più giustizia.<br />
Ma in che modo? 43 anni di lavoro<br />
danno diritto a una pensione piena.<br />
Ma per chi svolge un lavoro pesante<br />
un anno di lavoro potrebbe contare<br />
di più, per esempio con il fattore 1,2<br />
(principio SUVA). Chi svolge lavori<br />
duri o pericolosi con un’aspettativa<br />
di vita minore potrebbe così finire<br />
di lavorare prima.<br />
Il principio della solidarietà<br />
Chissà, forse alla fine comunque<br />
prevarrà un’altra soluzione. Qualunque<br />
essa sia, dovrà comunque soddisfare<br />
un principio irremovibi<strong>le</strong>: la<br />
nostra previdenza vecchiaia deve basarsi<br />
sul principio della solidarietà e<br />
non certo su oscillanti mercati azionari.<br />
Essere garantiti contro la povertà<br />
anche nella vecchiaia non è<br />
una genti<strong>le</strong> concessione, bensì un<br />
diritto.<br />
Aumentare <strong>le</strong> rendite AVS? Solo in cartolina! Fosse per i neoliberali, andrebbero addirittura abolite...<br />
Testo: Oliver Fahrni<br />
Foto: Tiago Murato/Stocksnap
Un obiettivo<br />
importante<br />
Tutelare gli indipendenti<br />
e i nuovi lavoratori dalla precarietà<br />
17<br />
Il sindacato rappresenta anche la<br />
categoria dei lavoratori freelance.<br />
Come cambierà il rapporto tra i<br />
lavoratori dipendenti e autonomi nei<br />
prossimi dieci anni? In che modo il<br />
sindacato può intervenire nella politica<br />
regiona<strong>le</strong> per migliorare la situazione<br />
dei lavoratori autonomi e quali iniziative<br />
concrete esistono a riguardo?<br />
Una del<strong>le</strong> tendenze della digitalizzazione<br />
è quella di spingere i rapporti<br />
di lavoro verso nuove forme di lavoro<br />
e d’incarico. Lo status dei lavoratori<br />
autonomi è una di queste nuove<br />
forme, ma sono scaturiti da questo<br />
mutamento anche gli impieghi a<br />
progetto con durata limitata o il lavoro<br />
part-time a chiamata. Da una<br />
parte la digitalizzazione consente<br />
questi nuovi metodi lavorativi attraverso<br />
piattaforme come Uber, 99Designs<br />
o semplicemente per il fatto<br />
che su internet può essere offerto lavoro<br />
a quasi ogni abitante del pianeta.<br />
Dall’altra, la digitalizzazione permette<br />
anche un accesso più faci<strong>le</strong> a<br />
tante professioni. Se 50 anni fa servivano<br />
ancora tantissimi soldi per<br />
aprire una tipografia, oggi se hai un<br />
laptop e una connessione internet e<br />
disponi del relativo know-how puoi<br />
offrire <strong>le</strong> tue prestazioni di grafica<br />
sul mercato della comunicazione visiva.<br />
Questo sviluppo presenta aspetti sia<br />
positivi che negativi. La democratizzazione<br />
del<strong>le</strong> professioni è sicuramente<br />
un aspetto auspicabi<strong>le</strong>, in<br />
quanto avvicina la nostra società a<br />
quel punto dove ognuno può svolgere<br />
il lavoro che ama. Dall’altra parte<br />
però vengono aggirati dei meccanismi<br />
di tutela dei lavoratori. E affinché<br />
dunque non si costituisca un<br />
nuovo precariato, il congresso di<br />
<strong>syndicom</strong> ha fissato tra i suoi quattro<br />
obiettivi strategici l’impegno<br />
sindaca<strong>le</strong> a favore di chi lavora in<br />
queste nuove forme lavorative.<br />
Unirsi per contare di più<br />
Questo significa che <strong>syndicom</strong> deve<br />
innanzitutto organizzare e mettere<br />
in col<strong>le</strong>gamento i lavoratori di queste<br />
nuove forme. Come per i dipendenti<br />
normali infatti, anche per i lavoratori<br />
autonomi l’organizzazione<br />
col<strong>le</strong>ttiva funziona soltanto se si<br />
uniscono più persone possibili. E<br />
analogamente a quanto succede al<br />
lavoro sindaca<strong>le</strong> con i dipendenti<br />
classici, appena questa unione sarà<br />
raggiunta, potranno essere affrontate<br />
<strong>le</strong> situazioni nei singoli ambiti<br />
come reddito, tutela del lavoro, e<br />
così via. Tra l’altro questo proteggerà<br />
anche i lavoratori del<strong>le</strong> forme<br />
d’impiego classiche, dal momento<br />
che non subiranno più la concorrenza<br />
tramite dumping dei prezzi.<br />
Partire dal tariffario<br />
Per tornare alla questione inizia<strong>le</strong>,<br />
oggi sono già in atto diverse iniziative<br />
concrete in più settori. La comunicazione<br />
visiva, per esempio, sta<br />
preparando un sondaggio sulla situazione<br />
tariffaria e redditua<strong>le</strong> dei<br />
professionisti autonomi nel loro settore,<br />
inchiesta che ha l’intento di<br />
creare trasparenza e migliorare i<br />
redditi.<br />
Il Gruppo d’interesse Freelance di<br />
<strong>syndicom</strong> sta anche pianificando di<br />
ottimizzare <strong>le</strong> prestazioni riservate<br />
ai lavoratori autonomi. Già oggi esistono<br />
offerte specifiche come la cassa<br />
pensione Freelance o corsi speciali<br />
ad essi dedicati. In futuro,<br />
<strong>syndicom</strong> vuo<strong>le</strong> ampliare ancora<br />
questi servizi e dedicarsi allo stato<br />
giuridico dei freelance. Dunque<br />
l’impegno di <strong>syndicom</strong> avverrà a due<br />
livelli: politico e dei servizi.<br />
Testo : Michael Moser<br />
Foto : Tom Kawara<br />
Bisogna conoscere meglio la situazione dei freelance per migliorarla.<br />
Perché <strong>syndicom</strong> non ha ancora<br />
realizzato la quota (rosa) autoimposta?<br />
Cosa aspetta a farlo?<br />
Un «aiutino»<br />
per <strong>le</strong> donne<br />
Nel 2013 il congresso <strong>syndicom</strong> decise<br />
che <strong>le</strong> donne dovevano godere<br />
di un’adeguata rappresentanza negli<br />
organi e nel<strong>le</strong> de<strong>le</strong>gazioni. Gli<br />
Statuti prevedono che sono il comitato<br />
direttore e <strong>le</strong> direzioni regionali<br />
a portare la responsabilità affinché<br />
<strong>le</strong> donne siano meglio rappresentante<br />
in seno al sindacato e tra i dipendenti<br />
politici. Attualmente non è<br />
possibi<strong>le</strong> rispondere alla domanda<br />
sul<strong>le</strong> quote. A gennaio abbiamo in<br />
mente di presentare il rapporto sul<strong>le</strong><br />
pari opportunità al comitato centra<strong>le</strong>.<br />
In esso viene analizzata la proporzione<br />
tra i due sessi negli organi<br />
<strong>syndicom</strong>: comitato centra<strong>le</strong>, assemb<strong>le</strong>a<br />
dei de<strong>le</strong>gati e congresso e<br />
anche organi dei settori e dei gruppi<br />
d’interesse. Al contempo verrà analizzata<br />
anche la quota rosa tra il persona<strong>le</strong>.<br />
Ma non basta una quota imposta<br />
per promuovere <strong>le</strong> donne<br />
all’interno del sindacato. Servono<br />
del<strong>le</strong> misure accompagnatorie. Le<br />
donne vanno coinvolte e incentivate<br />
in maniera mirata, sia all’interno<br />
che all’esterno.<br />
Nel movimento sindaca<strong>le</strong>, spesso <strong>le</strong><br />
donne non dispongono ancora della<br />
sufficiente rete e quando c’è da occupare<br />
un posto è raro che vengano<br />
approcciate direttamente. Nel<strong>le</strong> occupazioni<br />
dei posti, <strong>le</strong> donne con la<br />
stessa qualifica hanno la precedenza.<br />
Patrizia Mordini è responsabi<strong>le</strong> per <strong>le</strong> pari<br />
opportunità e membro del Comitato direttivo
18<br />
Manifestazione<br />
#ENOUGH18<br />
In ventimila a chiedere la parità salaria<strong>le</strong>:<br />
si continua malgrado gli affronti<br />
Ero a Berna il 22 settembre scorso a manifestare con<br />
<strong>syndicom</strong>. Come possiamo far evolvere questo movimento,<br />
dato che il Parlamento ha limitato ancora i controlli nel<strong>le</strong><br />
aziende e non prevede sanzioni in caso di il<strong>le</strong>galità salariali?<br />
Sciopereremo l’anno prossimo?<br />
Insieme a 400-500 col<strong>le</strong>ghi e col<strong>le</strong>ghe di <strong>syndicom</strong> abbiamo<br />
dato un forte segna<strong>le</strong> alla politica e all’economia manifestando<br />
per la parità salaria<strong>le</strong> #ENOUGH18: il 22 settembre<br />
in Piazza federa<strong>le</strong> 20mila uomini e donne hanno<br />
rivendicato la parità salaria<strong>le</strong> tra i sessi. La coloratissima<br />
manifestazione ha avuto un gran successo. E ha dimostrato<br />
che l’argomento rappresenta una rivendicazione centra<strong>le</strong><br />
anche per <strong>syndicom</strong>. È uno scandalo che <strong>le</strong> donne<br />
perdano ogni anno circa 10 miliardi di franchi, nonostante<br />
un articolo nella Costituzione federa<strong>le</strong> da 37 anni sancisca<br />
la parità salaria<strong>le</strong>. Questo denaro non manca solo<br />
nel portafoglio del<strong>le</strong> donne, ma anche al<strong>le</strong> loro famiglie e<br />
affetti. E manca anche alla previdenza vecchiaia del<strong>le</strong> donne<br />
e infine allo Stato sotto forma di introiti fiscali. Vanno<br />
finalmente introdotti controlli salariali obbligatori!<br />
Il Consiglio naziona<strong>le</strong> annacqua misure già minime<br />
Ma il Parlamento affossa questi progetti. All’inizio il Consiglio<br />
federa<strong>le</strong> vo<strong>le</strong>va introdurre del<strong>le</strong> verifiche salariali<br />
obbligatorie per tutte <strong>le</strong> aziende con 50 e più dipendenti e<br />
il progetto prevedeva anche la possibilità di emettere del<strong>le</strong><br />
sanzioni. Il Consiglio degli Stati ha indebolito per primo<br />
queste misure vo<strong>le</strong>ndo far controllare solo <strong>le</strong> aziende da<br />
100 dipendenti in su, il che comprende circa il 45% dei<br />
lavoratori – dunque nemmeno la metà! E sono sparite anche<br />
<strong>le</strong> sanzioni. Il Consiglio naziona<strong>le</strong> – ovvero la sua maggioranza<br />
conservatrice – il 25 settembre ha ancor più diluito<br />
queste misure già minime! Ora i controlli salariali<br />
dovrebbero essere effettuati solo presso <strong>le</strong> aziende con<br />
oltre 100 impieghi a tempo pieno (esclusi gli apprendisti).<br />
Dunque il numero del<strong>le</strong> ditte che dovrà sottoporsi a una<br />
verifica sugli stipendi è stato ridotto parecchio ancora. E<br />
siccome il lavoro a tempo parzia<strong>le</strong> viene svolto più dal<strong>le</strong><br />
donne che dagli uomini, molte ditte con un’alta quota
Mantenere<br />
la pressione<br />
Il progetto del Consiglio Naziona<strong>le</strong>, che prevede controlli salariali solo<br />
per <strong>le</strong> imprese con più di cento posti a tempo pieno e soltanto per<br />
dodici anni, deve essere corretto dal Parlamento. Il comitato centra<strong>le</strong><br />
di <strong>syndicom</strong> accoglierà la proposta di uno sciopero del<strong>le</strong> donne nel 2019.<br />
19<br />
femmini<strong>le</strong> sfuggono all’obbligo di analisi. Inoltre, i controlli<br />
varranno solo per una durata di 12 anni. Il risultato<br />
del Consiglio naziona<strong>le</strong> si riassume in poche paro<strong>le</strong>: è una<br />
tota<strong>le</strong> presa in giro! Chiediamo una correzione durante la<br />
sessione inverna<strong>le</strong> quando Consiglio degli Stati e Consiglio<br />
naziona<strong>le</strong> effettueranno degli aggiustamenti.<br />
Verso un secondo sciopero del<strong>le</strong> donne<br />
Negli ultimi mesi tante donne si sono incontrate a Losanna,<br />
Berna e Zurigo per tenere del<strong>le</strong> assemb<strong>le</strong>e aperte, <strong>le</strong><br />
cosiddette assise, e scambiarsi sulla possibilità di un secondo<br />
sciopero del<strong>le</strong> donne in Svizzera. Lo sciopero naziona<strong>le</strong><br />
del<strong>le</strong> donne del 14 giugno 1991 mobilitò mezzo milione<br />
di donne e chiedeva una rea<strong>le</strong> messa in pratica della<br />
parità dieci anni dopo la sua introduzione nella Costituzione<br />
federa<strong>le</strong>. A queste assise è stato deciso di attuare un<br />
secondo sciopero del<strong>le</strong> donne il 14 giugno 2019. L’indignazione<br />
sui risultati minimi raggiunti in Parlamento è<br />
stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Adesso il<br />
congresso USS si esprimerà sul<strong>le</strong> proposte relative all’organizzazione<br />
dello sciopero del<strong>le</strong> donne 2019.<br />
Un manifesto comune è l’obiettivo dei gruppi regionali<br />
che affronteranno i preparativi dello sciopero del<strong>le</strong> donne.<br />
Questo abbraccerà la discriminazione del<strong>le</strong> donne in<br />
vari ambiti. Accanto alla parità salaria<strong>le</strong> infatti si tematizzano<br />
anche la conciliabilità tra lavoro e famiglia e il lavoro<br />
a tempo parzia<strong>le</strong>. Argomenti importanti anche per <strong>syndicom</strong>.<br />
Spesso al<strong>le</strong> donne come agli uomini vengono rifiutate<br />
<strong>le</strong> <strong>domande</strong> di ridurre la percentua<strong>le</strong> lavorativa, tempo<br />
in più che invece investirebbero nella famiglia e nell’accudimento<br />
dei bambini.<br />
Dobbiamo continuare a lottare con unghie e denti e a<br />
fare pressione, come abbiamo fatto alla manifestazione.<br />
Questo argomento rimane attualissimo anche per <strong>syndicom</strong>.<br />
Decideremo i prossimi passi insieme al comitato<br />
centra<strong>le</strong> a cui presenteremo una proposta dove esprimiamo<br />
la nostra volontà di collaborare allo sciopero del<strong>le</strong><br />
donne. Perché quando è troppo, è troppo!<br />
Testo: Patrizia Mordini<br />
Foto : František Matouš, Demir Sönmez,<br />
Annette Boutellier.
20<br />
Una sfida<br />
da vincere<br />
Da Germania e Francia, nuove idee per una<br />
migliore sindacalizzazione del<strong>le</strong> donne<br />
Nella mia azienda, <strong>le</strong> mie col<strong>le</strong>ghe,<br />
del<strong>le</strong> giovani donne, spesso rinunciano<br />
a iscriversi a un sindacato. Hai<br />
qualche suggerimento per convincer<strong>le</strong><br />
a farsi coinvolgere?<br />
«Anche se tra i nostri due milioni di<br />
iscritti il 52% è costituito da donne,<br />
sapere come convincere <strong>le</strong> giovani<br />
donne ad aderire è una sfida per tutti<br />
i sindacati», afferma A<strong>le</strong>xa Wolfstädter,<br />
responsabi<strong>le</strong> dell’uguaglianza<br />
della ver.di (Vereinte<br />
Diens<strong>le</strong>istungsgewerkschaft, o «sindacato<br />
dei servizi unificato», il secondo<br />
sindacato tedesco, con quasi<br />
due milioni di iscritti).<br />
ver.di ha stabilito del<strong>le</strong> quote minime<br />
per <strong>le</strong> donne nei suoi organi<br />
decisionali e nel<strong>le</strong> sue de<strong>le</strong>gazioni,<br />
sulla base della rappresentanza dei<br />
membri in ciascuno dei suoi rami.<br />
Poi, «dal 2015–2016, ci siamo dedicati<br />
a entrare in contatto con <strong>le</strong> giovani<br />
donne sotto i quarant’anni, attraverso<br />
del<strong>le</strong> pagine dedicate sul<br />
nostro sito (https://frauen.verdi.de/<br />
junge-frauen) e a sondare i loro interessi».<br />
In particolare, sono previsti<br />
dei «webinar» (ovvero, web-seminar)<br />
con la possibilità di porre <strong>domande</strong><br />
agli esperti su come negoziare correttamente<br />
i propri stipendi, come<br />
parlare in pubblico o come ripartirsi<br />
equamente i compiti in coppia, un<br />
progetto lanciato dal Ministero della<br />
famiglia con l’organizzazione<br />
mantello dei sindacati tedeschi. Ma<br />
anche articoli che riportano interessanti<br />
giudizi sull’uguaglianza, consigli<br />
per <strong>le</strong> giovani madri o opportunità<br />
di formazione per <strong>le</strong> giovani.<br />
Vengono organizzate serate informative,<br />
con workshop sul lavoro<br />
di politica sindaca<strong>le</strong> e un programma<br />
di tutoraggio. È possibi<strong>le</strong> essere<br />
accolte come ospiti senza diritto di<br />
voto al<strong>le</strong> riunioni di commissione<br />
per incoraggiar<strong>le</strong> a partecipare. I figli<br />
del<strong>le</strong> partecipanti sono i benvenuti<br />
oppure vengono rimborsate <strong>le</strong><br />
spese per la loro cura. «Questo funziona<br />
bene, ma vorremmo raggiungere<br />
un maggior numero di giovani<br />
donne», confida A<strong>le</strong>xa Wolfstädter.<br />
Porre rimedio al<strong>le</strong> disuguaglianze<br />
In Francia, la sociologa Céci<strong>le</strong> Guillaume,<br />
che ha appena pubblicato il<br />
libro Syndiquées. Défendre <strong>le</strong>s intérêts<br />
des femmes au travail (Sindacalizzate.<br />
Difendere gli interessi del<strong>le</strong><br />
donne sul lavoro) non è «certa che<br />
i sindacati francesi siano molto innovativi<br />
in termini di sindacalizzazione<br />
del<strong>le</strong> donne». La loro rappresentanza<br />
sindaca<strong>le</strong> è diventata<br />
realtà solo negli Anni 2000. Sono riuscite<br />
a far sentire la loro voce solo<br />
attraverso politiche di parità proattive,<br />
come la <strong>le</strong>gge sul dialogo socia<strong>le</strong><br />
e l’occupazione, che dall’agosto<br />
2015 richiede liste sindacali con<br />
candidati alternati di ogni sesso per<br />
<strong>le</strong> e<strong>le</strong>zioni professionali (che includono<br />
l’e<strong>le</strong>zione dei rappresentanti<br />
sindacali nel<strong>le</strong> aziende). La CGT ha<br />
introdotto una Carta per la parità di<br />
genere che stabilisce rego<strong>le</strong> chiare<br />
sulla parità di genere nei suoi organi<br />
direttivi (ufficio di presidenza e comitato<br />
esecutivo). La CFDT richiede<br />
che il 30% dei membri dell’ufficio<br />
naziona<strong>le</strong> siano donne. Le donne<br />
rappresentano anche la metà del<br />
comitato esecutivo.<br />
«A livello confedera<strong>le</strong>, lo sforzo è<br />
stato fatto, ma nei sindacati dipartimentali<br />
<strong>le</strong> disuguaglianze rimangono<br />
e i <strong>le</strong>ader locali stanno lottando<br />
per capir<strong>le</strong>», commenta la sociologa<br />
Yannick Le Quentrec, dell’Institut<br />
régional du travail (Université Jean<br />
Jaurès, Tolosa). Per porre rimedio a<br />
questa situazione, sostiene la formazione<br />
di coppie per condividere il<br />
carico di lavoro sindaca<strong>le</strong> e sentirsi<br />
meno esposta a posizioni in cui gli<br />
attacchi possono essere vio<strong>le</strong>nti.<br />
«Infatti, preferisco parlare di sponsorizzazione,<br />
perché l’idea è quella<br />
di coinvolgere <strong>le</strong> donne con responsabilità<br />
che possono passare la<br />
mano ai col<strong>le</strong>ghi più giovani». La<br />
possibilità per una rappresentante<br />
sindaca<strong>le</strong> di adeguare il proprio impegno<br />
in base alla custodia alternata<br />
dei figli <strong>le</strong> sembra essere un<br />
esempio da seguire. Negli ultimi<br />
cinque anni ha inoltre fornito un sostegno<br />
concreto alla negoziazione di<br />
piani d’azione per la parità professiona<strong>le</strong><br />
nel<strong>le</strong> imprese, consentendo<br />
di stabilire uno studio e un ca<strong>le</strong>ndario<br />
per porre rimedio al<strong>le</strong> disuguaglianze<br />
osservate. La CGT ha creato<br />
un sito web per verificare se il<br />
datore di lavoro rispetta la <strong>le</strong>gge<br />
(www.egalite-professionnel<strong>le</strong>.cgt.fr).<br />
Testo: Sylvie Fischer<br />
Foto: pubblicità CGT<br />
In Francia, la CGT<br />
ha stabilito rego<strong>le</strong><br />
chiare per la parità<br />
di genere nei suoi<br />
organi direttivi.
Fusioni<br />
tra sindacati<br />
<strong>syndicom</strong> manterrà la sua autonomia<br />
21<br />
Rimarremo <strong>syndicom</strong> anche in futuro o<br />
ci sarà un unico sindacato svizzero?<br />
Se vogliamo dare uno sguardo in<br />
avanti, prima dobbiamo volgerne<br />
uno indietro. Una del<strong>le</strong> due organizzazioni<br />
predecessore di <strong>syndicom</strong><br />
era il Sindacato della Comunicazione,<br />
il qua<strong>le</strong> si era a sua volta costituito<br />
da diverse associazioni interne<br />
della PTT. Il frazionamento della<br />
PTT in Posta e Swisscom ha costretto<br />
<strong>le</strong> due giovani aziende ad affrontare<br />
<strong>le</strong> sfide sui loro relativi mercati.<br />
La fusione di queste associazioni al<br />
Sindacato della Comunicazione ha<br />
seguito questa logica. L’obiettivo<br />
era svilupparsi verso un sindacato<br />
settoria<strong>le</strong>, il che tuttavia non è accaduto<br />
nei tempi sperati.<br />
Fondamenta e strutture stabili<br />
Nella fusione tra il Sindacato della<br />
comunicazione e il sindacato dei<br />
media comedia, entrambe <strong>le</strong> organizzazioni<br />
erano convinte che unendosi<br />
avrebbero potuto superare i<br />
loro propri punti deboli. Ma all’inizio<br />
è accaduto il contrario. Otto anni<br />
dopo possiamo affermare che la fusione<br />
è stata comp<strong>le</strong>tata. Oggi <strong>syndicom</strong><br />
è un sindacato affermato nei<br />
suoi settori e negli ultimi anni ha<br />
firmato così tanti nuovi contratti<br />
col<strong>le</strong>ttivi di lavoro come nessun altro<br />
sindacato. Le procedure di <strong>syndicom</strong><br />
sono snel<strong>le</strong> come anche <strong>le</strong> sue<br />
strutture. Oggi <strong>syndicom</strong> poggia su<br />
fondamenta stabili ed è aperta verso<br />
altre organizzazioni vo<strong>le</strong>nterose di<br />
unirsi a noi. Rinunciare alla nostra<br />
autonomia, per la qua<strong>le</strong> abbiamo<br />
combattuto così duramente, sarebbe<br />
un errore.<br />
Avvicinare e unire culture diverse<br />
I primi anni dopo la fusione hanno<br />
mostrato che <strong>le</strong> fusioni non possono<br />
mai essere fine a sé stesse. Le fusioni<br />
vanno valutate e pianificate bene.<br />
Infatti non si tratta solo di sommare<br />
contratti col<strong>le</strong>ttivi di lavoro, soci e<br />
valori patrimoniali. Vanno avvicinate<br />
e unite <strong>le</strong> diverse culture, sia tra i<br />
militanti che tra i dipendenti, cosa<br />
che spesso viene sottovalutata. E almeno<br />
per una del<strong>le</strong> organizzazioni<br />
la fusione equiva<strong>le</strong> a rinunciare alla<br />
propria identità. Viceversa, la nuova<br />
organizzazione deve prima trovare<br />
la sua nuova identità e costruirsi<br />
una propria immagine. Questo <strong>syndicom</strong><br />
oggi lo ha raggiunto.<br />
Un’ottima base di partenza!<br />
Testo: Giorgio Pardini<br />
Lavoratori temporanei<br />
Una nuova battaglia<br />
A partire dal 1° gennaio, anche i<br />
lavoratori temporanei saranno<br />
impiegati presso il centro <strong>le</strong>ttere di<br />
Mülligen. <strong>syndicom</strong> non dovrebbe in<br />
futuro concentrarsi maggiormente su<br />
questa categoria di lavoratori?<br />
Sì, dovremo farlo. Per molto tempo<br />
<strong>syndicom</strong> è riuscito a impedire che<br />
questa tendenza, nota dal settore<br />
privato, si diffondesse ad aziende vicine<br />
alla Confederazione. Ma questo<br />
non significa che finora siamo stati<br />
inattivi. Nel 2016/17, solo per la Posta<br />
abbiamo realizzato due campagne<br />
per i collaboratori temporanei.<br />
Ciò ha anche dimostrato che dobbiamo<br />
rivolgerci a loro nella loro lingua<br />
madre. Di conseguenza, abbiamo<br />
prodotto dei volantini in nove<br />
lingue.<br />
Dal punto di vista di <strong>syndicom</strong>,<br />
sono due gli aspetti determinanti.<br />
Da un lato, i lavoratori temporanei<br />
non dovrebbero essere usati impropriamente<br />
come manodopera a basso<br />
costo e non dovrebbero competere<br />
con <strong>le</strong> condizioni di lavoro dei<br />
lavoratori a tempo indeterminato.<br />
D’altro lato, un’azienda non può<br />
operare costantemente con «lavoratori<br />
temporanei». I lavoratori temporanei<br />
dovrebbero avere diritto a<br />
un’assunzione permanente dopo un<br />
certo periodo di tempo. Poiché sono<br />
pochissimi coloro che lavorano temporaneamente<br />
perché lo vogliono. Il<br />
lavoro temporaneo offre meno sicurezza<br />
e quasi nessuna prospettiva di<br />
carriera. E in assenza di un contratto<br />
col<strong>le</strong>ttivo, i lavoratori temporanei<br />
svolgono lo stesso lavoro in condizioni<br />
molto peggiori e con una minore<br />
sicurezza socia<strong>le</strong>. Un’ingiustizia<br />
che colpisce soprattutto i<br />
migranti, <strong>le</strong> donne e sempre più i<br />
lavoratori anziani. Continueremo a<br />
lottare contro questo fenomeno<br />
anche in futuro.<br />
Alla Posta, <strong>syndicom</strong> ha recentemente intrapreso due azioni per tutelare i lavoratori temporanei.<br />
Testo: Christian Capacoel<br />
Foto: La Posta
22<br />
Roland<br />
Kreuzer<br />
Protestare ai tempi del lavoro 4.0<br />
Nel corso della protesta ATS,<br />
i lavoratori coinvolti aggiornavano<br />
sull’andamento dello sciopero<br />
attraverso i social media. In questo<br />
modo, venivano sconfessate <strong>le</strong><br />
informazioni false che circolavano<br />
in rete.<br />
Le misure di lotta tradizionali (come<br />
manifestazioni e petizioni) sono<br />
ancora sufficienti oggi, ai tempi del<strong>le</strong><br />
tecnologie digitali, o bisogna dotarsi di<br />
nuovi mezzi più efficaci?<br />
Dal punto di vista sindaca<strong>le</strong> dobbiamo<br />
chiederci come vogliamo condurre<br />
con successo del<strong>le</strong> agitazioni<br />
nel mondo del lavoro digita<strong>le</strong>.<br />
Anche in futuro uno sciopero perseguirà<br />
l’obiettivo di esercitare una<br />
pressione economica, sindaca<strong>le</strong> o<br />
pubblica su datori di lavoro intransigenti<br />
affinché prendano sul serio<br />
<strong>le</strong> richieste dei lavoratori. Nei conflitti<br />
di lavoro «analogici», un successo<br />
diventa possibi<strong>le</strong> qualora i lavoratori<br />
incrociano uniti <strong>le</strong> braccia e<br />
se necessario impediscono ai crumiri<br />
l’accesso in azienda tramite picchetti<br />
e blocchi, interrompendo il<br />
trasporto di materia<strong>le</strong> e merce verso<br />
e dall’azienda.<br />
Nel 2003, in occasione dello sciopero<br />
presso la tipografia roto-offset<br />
(ARO) di Tamedia, siamo stati confrontati<br />
per la prima volta con <strong>le</strong><br />
«misure di lotta digitali» di un’azienda.<br />
Scioperarono tutti i lavoratori e i<br />
picchetti sigillarono e paralizzarono<br />
la tipografia. L’obiettivo era impedire<br />
l’uscita di un’edizione della <strong>rivista</strong><br />
Facts. Tamedia sabotò lo sciopero<br />
con la trasmissione e<strong>le</strong>ttronica<br />
dei fi<strong>le</strong> di stampa (che erano stati<br />
prodotti in un’altra sede Tamedia) a<br />
una mezza dozzina di altre tipografie<br />
esterne in cui non eravamo riusciti<br />
a organizzare in tempo del<strong>le</strong><br />
azioni. Dunque lo sciopero riuscì<br />
soltanto a ritardare ma non a impedire<br />
l’uscita della <strong>rivista</strong>.<br />
Verso il cyber-sciopero<br />
Quanto al<strong>le</strong> agitazioni ai tempi della<br />
digitalizzazione, abbiamo imparato<br />
che negli scioperi dobbiamo evitare<br />
che i dati vengano trasferiti ad altri<br />
siti di produzione nazionali o esteri<br />
per far ultimare il prodotto là anziché<br />
presso l’azienda oggetto dell’agitazione.<br />
Non può essere che i datori<br />
di lavoro possano aggirare uno<br />
sciopero mediante un trasferimento<br />
di dati privando il diritto di sciopero<br />
di ogni sua essenza. Dovremmo sviluppare<br />
metodi e mezzi per paralizzare<br />
i server aziendali o mettere fuori<br />
rete la ditta che subisce lo<br />
sciopero. Nel 2005, nel caso dello<br />
sciopero al<strong>le</strong> tipografie PCL, il Tribuna<strong>le</strong><br />
federa<strong>le</strong> ha riconosciuto<br />
come proporzionali e <strong>le</strong>gittimi gli<br />
sbarramenti messi in atto dai picchetti<br />
pacifici degli scioperanti («peaceful<br />
picketing»). Per rendere il diritto<br />
di sciopero efficace anche per il<br />
futuro dobbiamo far riconoscere<br />
come mezzo di lotta pacifico anche<br />
il «cyber-sciopero».<br />
Ats, protesta minuto per minuto<br />
Ma <strong>le</strong> agitazioni di tipo digita<strong>le</strong> presentano<br />
molte altre dimensioni: per<br />
esempio il col<strong>le</strong>gamento digita<strong>le</strong> tra<br />
i freelance e i lavoratori a domicilio<br />
e tra <strong>le</strong> persone che eseguono lavori<br />
simili ma sono sparsi sul territorio.<br />
Questo contatto permette loro di organizzarsi<br />
ed esercitare un potere<br />
col<strong>le</strong>ttivo nel caso di un conflitto. Si<br />
va dal «boicottaggio organizzato col<strong>le</strong>ttivo<br />
dei rifornimenti» fino all’attacco<br />
cibernetico a un’azienda. E il<br />
nuovo modo di scioperare include<br />
anche lo sfruttamento mirato dei<br />
social media. Un buon esempio ce<br />
lo hanno dato i col<strong>le</strong>ghi dell’ATS durante<br />
il loro sciopero a inizio anno.<br />
Su Twitter e sul loro proprio sito<br />
web è stato possibi<strong>le</strong> seguire momento<br />
per momento l’andamento<br />
dello sciopero sia internamente che<br />
esternamente. La cosa fondamenta<strong>le</strong><br />
è stata che in questo modo si potevano<br />
correggere in tempo rea<strong>le</strong> <strong>le</strong><br />
informazioni false che circolavano<br />
su internet o che venivano diffuse<br />
dai capi e proprietari ATS. Proprio<br />
in un’agitazione nel servizio pubblico<br />
non si deve sottovalutare l’e<strong>le</strong>mento<br />
della lotta mediatica per accaparrarsi<br />
il favore dell’opinione<br />
pubblica. In questo senso, la battaglia<br />
ATS è stata una dimostrazione<br />
di bravura su come si conduce una<br />
campagna moderna.<br />
Coordinamento mondia<strong>le</strong><br />
La federazione internaziona<strong>le</strong> sindaca<strong>le</strong><br />
UNI Global Union è riuscita a<br />
istituire, presso diverse multinazionali,<br />
un coordinamento mondia<strong>le</strong> e<br />
a concludere accordi globali (vedi<br />
pagine 8-9). Al fine di condurre anche<br />
in futuro uno sciopero mondia<strong>le</strong><br />
in una multinaziona<strong>le</strong> come per<br />
esempio Amazon, dovremmo sviluppare<br />
i mezzi di lotta digitali menzionati<br />
sopra (e altri ancora) con i quali<br />
il movimento sindaca<strong>le</strong> globa<strong>le</strong> possa<br />
mettere in contatto e coordinare<br />
gli scioperanti, coinvolgere i clienti<br />
e conquistare il sostegno dell’opinione<br />
pubblica attraverso informazioni<br />
dirette e corrette. Cercasi teste<br />
creative per preparare i futuri successi!
Congresso<br />
USS<br />
Verso un servizio pubblico digita<strong>le</strong><br />
23<br />
Noi del servizio pubblico siamo<br />
fortemente penalizzati dalla digitalizzazione.<br />
Il sindacato dovrebbe opporsi<br />
molto più duramente. Prima che sia<br />
troppo tardi.<br />
Testo: Oliver Fahrni<br />
Bild: Peter Mosimann<br />
Quando a fine novembre i sindacati<br />
si riuniranno per il Congresso<br />
dell’USS, <strong>syndicom</strong> si impegnerà a<br />
convincerli della necessità di creare<br />
un servizio pubblico digita<strong>le</strong>. Perché?<br />
Il presidente di <strong>syndicom</strong> Daniel<br />
Münger lo spiega così: «Da molti<br />
anni privatizzatori e deregolamentatori<br />
attaccano il servizio pubblico.<br />
Noi sindacati lo difendiamo. Spesso<br />
con successo. Oggi l’atteggiamento<br />
difensivo non basta più.» La trasformazione<br />
digita<strong>le</strong> richiede il rafforzamento<br />
e un «comp<strong>le</strong>to riorientamento»<br />
dei servizi pubblici, afferma<br />
Münger. Anche per Giorgio Pardini,<br />
membro del comitato direttivo, questa<br />
«priorità strategica» viene al primo<br />
posto: «Perché si tratta di questioni<br />
come la protezione dei dati, il<br />
diritto non discriminatorio di accedere<br />
ai servizi e cogliere <strong>le</strong> opportunità.<br />
Qui non sono in gioco solo i<br />
posti di lavoro. Parliamo del futuro<br />
dell’intera società.»<br />
Garantire la coesione socia<strong>le</strong><br />
Un servizio pubblico forte garantisce<br />
sicurezza socia<strong>le</strong>, istruzione e<br />
formazione, assistenza sanitaria, sicurezza<br />
fisica, mezzi di comunicazione,<br />
pensioni, trasporti pubblici,<br />
alimentazione idrica ed e<strong>le</strong>ttrica, un<br />
sistema giuridico facilmente accessibi<strong>le</strong><br />
e un’amministrazione vicina<br />
ai cittadini. E altro ancora. È un diritto<br />
fondamenta<strong>le</strong> e un presupposto<br />
per l’ordine democratico perché<br />
rende accessibili questi servizi anche<br />
a quella maggioranza che non<br />
dispone di redditi e patrimoni e<strong>le</strong>vati.<br />
Come correttivo al potere del capita<strong>le</strong><br />
garantisce coesione socia<strong>le</strong>.<br />
Il servizio pubblico è un bene comune.<br />
E un’unità di misura della civiltà.<br />
Oggi la digitalizzazione pone la società<br />
e il suo servizio pubblico di<br />
fronte ad ardue sfide. Non modifica<br />
solo il lavoro, ma sconvolge tutte <strong>le</strong><br />
forme di vita. Confederazione e Cantoni<br />
non hanno finora fatto molto<br />
per rendere accessibili a tutti <strong>le</strong> opportunità<br />
della digitalizzazione (ad<br />
esempio la riduzione dell’orario di<br />
lavoro) e arginare i suoi pericoli<br />
esplosivi, come la comp<strong>le</strong>ta deregolamentazione<br />
del lavoro. La mano<br />
pubblica lascia che a guidare questo<br />
processo siano unicamente <strong>le</strong> banche<br />
e i grandi gruppi. Daniel Münger:<br />
«Dobbiamo mettere fine a tutto<br />
questo se vogliamo una digitalizzazione<br />
socia<strong>le</strong>. La mano pubblica<br />
deve intervenire sulla rivoluzione digita<strong>le</strong><br />
attraverso <strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi e la creazione<br />
di un servizio digita<strong>le</strong> pubblico.»<br />
La fine di tutte <strong>le</strong> privatizzazioni<br />
Le modalità di questo intervento<br />
sono oggetto di una mozione di <strong>syndicom</strong><br />
per il prossimo Congresso<br />
dell’USS. Nella sua bozza è previsto<br />
tra l’altro l’arresto (e l’eventua<strong>le</strong> ritiro)<br />
di tutte <strong>le</strong> privatizzazioni e deregolamentazioni<br />
(ad esempio del diritto<br />
del lavoro) e il principio che il<br />
servizio pubblico debba essere gratuito<br />
o economico. Quindi: «Viene<br />
creato un servizio pubblico digita<strong>le</strong><br />
che garantisce non solo l’approvvigionamento<br />
tecnico di base (reti,<br />
etc.), ma mette a disposizione della<br />
comunità anche applicazioni e accessi<br />
a dati. Garantisce sicurezza dei<br />
dati e proprietà dei dati dei singoli.<br />
Nello spirito di un bene digita<strong>le</strong> comune<br />
esso rivendica e garantisce<br />
servizi di proprietà comune digita<strong>le</strong><br />
(archivi pubblici, servizi condivisi<br />
come wikipedia, ecc.), fornisce dati<br />
opensource e open software, licenze<br />
Commons, ecc. Coinvolge gli utenti<br />
in una vera elaborazione condivisa<br />
del servizio pubblico digita<strong>le</strong> e permette<br />
di accedere a dati e soluzioni<br />
di dati senza bisogno di licenze. Infine<br />
combatte gli abusi e garantisce<br />
la sensibilizzazione al concetto di<br />
ecologia dei media».<br />
uss.ch/actuel/congres2018/
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Diritto e diritti<br />
25<br />
Secondo il diritto, quali sono i miei diritti?<br />
Lavoro presso una tipografia di una certa dimensione e<br />
da diverso tempo sono un socio di <strong>syndicom</strong>. In seguito ai<br />
recenti avvenimenti in ditta si discute fino a che punto il<br />
sindacato ha libero accesso all’azienda durante l’orario<br />
lavorativo. La direzione sostiene che il sindacato non ha<br />
accesso alla ditta e forse nemmeno all’area della tipografia.<br />
È vero?<br />
Un col<strong>le</strong>ga del sindacato mi ha informato che esiste<br />
addirittura una sentenza del Tribuna<strong>le</strong> federa<strong>le</strong> che afferma<br />
che la libertà sindaca<strong>le</strong>, sancita dalla Costituzione federa<strong>le</strong>,<br />
concede ai sindacati i diritti d’informazione e d’accesso.<br />
Posso fare questo riferimento davanti alla direzione azienda<strong>le</strong><br />
affinché conceda al sindacato il diritto di accedere?<br />
Cosa significa tutto ciò per <strong>le</strong> mie attività sindacali in<br />
azienda e per il mio sindacato?<br />
Risponde il servizio giuridico<br />
L’atteggiamento della direzione<br />
azienda<strong>le</strong> non è corretto. I diritti d’informazione<br />
e d’accesso dei sindacati<br />
in Svizzera si deducono da diverse<br />
disposizioni. L’art. 28 della Costituzione<br />
federa<strong>le</strong> prevede la libertà sindaca<strong>le</strong>.<br />
Le convenzioni dell’Organizzazione<br />
Internaziona<strong>le</strong> del Lavoro<br />
con la Svizzera, <strong>le</strong> convenzioni OIL<br />
Nr. 87, 98 e 135 come anche la Convenzione<br />
europea dei Diritti<br />
dell’Uomo (CEDU) permettono nei<br />
limiti dell’art. 11 (libertà di riunione<br />
e associazione) <strong>le</strong> attività sindacali ai<br />
lavoratori. Al primo posto c’è il diritto<br />
d’informazione e d’organizzazione<br />
nel<strong>le</strong> aziende.<br />
Il tuo col<strong>le</strong>ga si riferisce alla sentenza<br />
di principio del 6 settembre 2017<br />
(2C499/2015). Nella sua decisione, il<br />
Tribuna<strong>le</strong> federa<strong>le</strong> ha sospeso un<br />
provvedimento del consiglio di stato<br />
ticinese che vietava ai sindacati l’accesso<br />
agli edifici amministrativi cantonali.<br />
Interpretando in maniera restrittiva,<br />
questa decisione va<strong>le</strong> solo<br />
per l’ambito pubblico e non anche<br />
privato. L’Unione sindaca<strong>le</strong> svizzera<br />
(USS) e anche <strong>syndicom</strong> chiedono tuttavia<br />
che questa sentenza venga applicata<br />
analogamente anche all’ambito<br />
privato. Questo vuol dire che la<br />
decisione non è direttamente applicabi<strong>le</strong><br />
alla tua azienda ma che fa comunque<br />
testo e che potrebbe essere<br />
usata nella tua argomentazione.<br />
È chiaro che la giurisprudenza relativa<br />
all’ambito privato come anche<br />
quello del settore di diritto pubblico<br />
deve ancora svilupparsi riguardo ai<br />
diritti d’accesso e d’informazione.<br />
Tuttavia la normativa vigente sui diritti<br />
d’accesso e d’informazione va interpretata<br />
in maniera estensiva. Che<br />
si tratti di appendere informazioni<br />
alla bacheca, o di un colloquio persona<strong>le</strong><br />
sull’area azienda<strong>le</strong> o del volantinaggio<br />
al parcheggio della ditta o ancora<br />
dell’esposizione di opuscoli<br />
nel<strong>le</strong> sa<strong>le</strong> pausa: la cosa importante è<br />
che queste attività siano state concordate<br />
in precedenza con la direzione.<br />
<strong>syndicom</strong>.ch/it/diritto/dirittoediritti
26<br />
Sindacato<br />
e cultura<br />
<strong>syndicom</strong> al festival di Internaziona<strong>le</strong>,<br />
il sindacato al centro del dibattito<br />
In un’epoca in cui si «vive» sempre di<br />
più online, significa anche perdere<br />
contatti sociali e occasioni di aprirsi<br />
agli altri. Cosa possiamo fare per<br />
invertire questa tendenza?<br />
La sezione Ticino e Moesano di<br />
<strong>syndicom</strong> propone nuove modalità<br />
d’incontro fra membri del sindacato,<br />
come la de<strong>le</strong>gazione al festival di<br />
Internaziona<strong>le</strong> a Ferrara, per aprirsi<br />
al grande pubblico e riportare i temi<br />
sindacali al centro del dibattito.<br />
«Il festival Internaziona<strong>le</strong> a Ferrara è<br />
una forma di resistenza: resistere<br />
al caos dell’informazione odierna.<br />
Un luogo dove sopravvive la voglia di<br />
sapere in un mondo sempre più<br />
confrontato a fake news e informazioni<br />
spicce», così lo definisce il<br />
giornalista Rsi Mattia Pacella.<br />
Sindacato come modello di società<br />
«Le tematiche affrontate riguardano<br />
nodi della società importanti come<br />
il ruolo del<strong>le</strong> donne, la progressiva<br />
erosione dei diritti dei lavoratori a<br />
causa di una logica neo-liberista rafforzata<br />
dal<strong>le</strong> tecnologie, il dialogo<br />
fra il mondo del giornalismo e quello<br />
della politica», spiega Laura Di<br />
Corcia, giornalista freelance, che<br />
aggiunge: «Lo trovo uti<strong>le</strong> per <strong>syndicom</strong>?<br />
Certo, perché un sindacato<br />
non poggia solo sul dato quotidiano,<br />
ma su un’idea di società, un<br />
modello da pensare e ripensare».<br />
Sono <strong>le</strong> osservazioni di alcuni soci<br />
<strong>syndicom</strong> che negli ultimi anni hanno<br />
partecipato al festival Internaziona<strong>le</strong><br />
a Ferrara. Dal 2007, la <strong>rivista</strong><br />
Internaziona<strong>le</strong> (che riprende il meglio<br />
della stampa mondia<strong>le</strong> sul modello<br />
del francese Courrier international)<br />
organizza un festival molto<br />
seguito in Italia, con oltre 80 mila<br />
visitatori nei tre giorni di atelier,<br />
incontri, presentazioni di libri e di<br />
film. Nel<strong>le</strong> ultime tre edizioni, <strong>syndicom</strong><br />
Ticino e Moesano vi ha partecipato<br />
con una de<strong>le</strong>gazione di professionisti<br />
della comunicazione.<br />
Una dozzina di giornalisti (te<strong>le</strong>visivi,<br />
radiofonici, del web e della carta<br />
stampata) e di collaboratori del settore<br />
(fotografi, grafici, disegnatori,<br />
traduttori, correttori di bozze) ha<br />
così potuto seguire la manifestazione.<br />
Per l’occasione, è stato anche<br />
realizzato un dossier con interviste,<br />
recensioni e reportage, pubblicato<br />
sul sito <strong>syndicom</strong>.ch.<br />
Le esigenze dei lavoratori<br />
«Il festival è un momento di approfondimento<br />
prezioso. Ho potuto seguire<br />
incontri stimolanti che mi<br />
hanno permesso di elaborare articoli<br />
sul breve, ma anche sul medio<br />
(e non escludo sul lungo) termine»,<br />
racconta Laura Di Corcia, che come<br />
giornalista freelance ha potuto<br />
anche «monetizzare» l’esperienza.<br />
«La visita - spiega Federico Franchini,<br />
redattore di Area, il giorna<strong>le</strong> di<br />
Unia - serve a rafforzare il <strong>le</strong>game tra<br />
membri del sindacato, tra col<strong>le</strong>ghi<br />
(non per forza della stessa professione)<br />
e a parlare dei prob<strong>le</strong>mi in un<br />
ambiente informa<strong>le</strong> e stimolante».<br />
«In questo modo il sindacato si<br />
mantiene vivo», aggiunge infine<br />
Stella N’Djoku, redattrice radiofonica<br />
Rsi.<br />
La partecipazione di <strong>syndicom</strong> al<br />
festival è la risposta a una richiesta<br />
formulata dai fiduciari, dai rappresentanti<br />
dei membri del sindacato,<br />
già nel 2016. «Nel corso di questi incontri<br />
– spiega Nicola Morellato, segretario<br />
regiona<strong>le</strong> <strong>syndicom</strong> Ticino<br />
e Moesano – è emerso che, con i ritmi<br />
di lavoro attuali, i lavoratori hanno<br />
sempre meno tempo per impegnarsi,<br />
per partecipare, per fare<br />
sindacato. Bisogna cercare quindi<br />
nuove forme di incontro, di confronto,<br />
di aggregazione, che vadano al di<br />
là del<strong>le</strong> solite riunioni di comitato.<br />
Si è pensato quindi a momenti informali,<br />
culturali, anche ludici,<br />
importanti per conoscersi, per<br />
confrontarsi, per scambiare idee e<br />
per coinvolgere nuovi soci, ma con<br />
tematiche sindacali. Non si può infatti<br />
rinunciare ai contenuti».<br />
Riprendersi gli spazi<br />
La presenza di <strong>syndicom</strong> al festival<br />
Internaziona<strong>le</strong> non è che una del<strong>le</strong><br />
tante attività in questo senso sviluppate<br />
dal segretariato Ticino e Moesano.<br />
Come la recente partecipazione<br />
al Film Festival Diritti Umani<br />
di Lugano. Come gli incontri organizzati<br />
con i comitati Press e Comunicazione<br />
visiva sui limiti della satira,<br />
sul «native advertising», sulla<br />
concorrenza s<strong>le</strong>a<strong>le</strong> nel giornalismo,<br />
aperti anche al pubblico, con la formula<br />
dell’aperitivo cultura<strong>le</strong>. In<br />
questo modo si riportano <strong>le</strong> questioni<br />
sindacali al centro del dibattito,<br />
si intraprende la collaborazione con<br />
il mondo accademico, della solidarietà,<br />
del<strong>le</strong> ONG, con un pubblico<br />
nuovo, attento ai nostri temi. Come<br />
afferma il filosofo tedesco Oskar<br />
Negt, è ora che i sindacati riprendano<br />
quegli spazi (culturali, sportivi,<br />
d’incontro) che i grandi partiti popolari<br />
hanno abbandonato, per<br />
ascoltare <strong>le</strong> preoccupazioni dei lavoratori<br />
nel loro contesto quotidiano.<br />
www.internaziona<strong>le</strong>.it/festival<br />
<strong>syndicom</strong>.ch/it/divisioni/stampa/ferrara<br />
Testo: Giovanni Va<strong>le</strong>rio<br />
Foto: Andrea Tedeschi
1000 paro<strong>le</strong><br />
La matita di Ruedi Widmer<br />
27
28<br />
Giovani<br />
<strong>syndicom</strong><br />
Cosa desidero per il futuro…<br />
«Sovvenzionamento<br />
diretto ai media<br />
abbinato a mandati<br />
di servizio<br />
e a una chiara serie<br />
di criteri»<br />
Luca Ghiselli, redattore,<br />
San Gallo<br />
Mi auguro che la mia professione<br />
continui a essere<br />
apprezzata. Dalla parte del<br />
destinatario, ciò significa<br />
che nella testa del<strong>le</strong> persone<br />
deve entrare il concetto che la qualità costa anche se<br />
espressa digitalmente. Spero che la pressione economica<br />
diminuisca e che il giornalismo puro possa tornare a essere<br />
un modello di business redditizio senza sovvenzioni<br />
incrociate. E che i necrologi sul paesaggio mediatico, il<br />
pessimismo cultura<strong>le</strong> che lo pervade e tutti gli scenari<br />
apocalittici che si sono tramandati instancabilmente<br />
negli ultimi anni diminuiscano inesorabilmente. Più<br />
fiducia!<br />
A tal fine, vorrei che il sovvenzionamento diretto dei<br />
media fosse col<strong>le</strong>gato a mandati di servizi e a una chiara<br />
serie di criteri. Una sorta di procedura d’appalto che consenta,<br />
ad esempio, ai cantoni e ai comuni di indire una<br />
gara pubblica per l’informazione regiona<strong>le</strong>. In caso contrario,<br />
in Svizzera ci saranno presto regioni che non riceveranno<br />
più prodotti giornalistici del loro territorio, o lo<br />
faranno solo in modo limitato. E questo minerebbe la democrazia<br />
diretta in questo paese con una pluralità politica<br />
ridotta. Anche i mezzi di informazione privati forniscono<br />
un importante servizio pubblico, soprattutto sul territorio<br />
loca<strong>le</strong>, spesso senza fondi pubblici al<strong>le</strong> spal<strong>le</strong>. Non è accettabi<strong>le</strong>.<br />
La nuova <strong>le</strong>gge sui media, mandata in consultazione<br />
a giugno, non è abbastanza ambiziosa in questo senso.<br />
Mi auguro per il sindacato che continui a lavorare per<br />
un contratto col<strong>le</strong>ttivo di lavoro. Per una forte protezione<br />
contro il licenziamento e contro il ridimensionamento sistematico<br />
nel<strong>le</strong> redazioni e nel<strong>le</strong> tipografie. E che continui<br />
ad avere così tante voci dietro di sé che gli permettano di<br />
raggiungere questi obiettivi.<br />
«Un futuro in cui<br />
<strong>le</strong> mie giornate<br />
lavorative non<br />
superino <strong>le</strong> 4 ore,<br />
in modo che tutti<br />
possano avere un<br />
posto di lavoro»<br />
Lucas Gongora, responsabi<strong>le</strong> digita<strong>le</strong>,<br />
consigliere alla clientela Posta CH SA, Petit-Lancy<br />
Viviamo in una generazione in cui <strong>le</strong> cose cambiano molto<br />
velocemente. Sono quasi certo che tra meno di cinque<br />
anni, la moneta fisica non sarà più uti<strong>le</strong>. Questo non mi<br />
spaventa. Il mio posto di lavoro è in continua evoluzione e<br />
si digitalizza e questa evoluzione è già presente da anni in<br />
altre aziende che operano nel mio stesso campo di attività.<br />
Devo adattarmi perché la macchina è in funzione da molto<br />
tempo. Spero anche in un futuro in cui <strong>le</strong> mie giornate lavorative<br />
non superino <strong>le</strong> quattro ore in modo che tutti possano<br />
avere un posto di lavoro, quindi lavorare meno grazie<br />
all’automazione e alla digitalizzazione anche se questa<br />
opzione sembra troppo bella per essere fattibi<strong>le</strong>. Il sindacato<br />
assicura che questi cambiamenti siano effettuati nel<br />
modo più equo e umano possibi<strong>le</strong>, affinché il maggior<br />
numero possibi<strong>le</strong> di persone possa mantenere il proprio<br />
posto di lavoro.<br />
«Passare da un sistema<br />
di casse malati a un<br />
sistema sanitario»<br />
Rémy Ségur, responsabi<strong>le</strong><br />
della fatturazione presso<br />
Swisscom, Gerlafingen (SO)<br />
Per i prossimi anni auguro salute<br />
a me stesso e a tutte <strong>le</strong><br />
persone che amo nonché<br />
all’intera popolazione mondia<strong>le</strong>.<br />
Con questo intendo non<br />
solo la salute in senso proprio,<br />
ma in tutte <strong>le</strong> sue forme. Spero che la popolazione<br />
continui a mobilitarsi e a impegnarsi con spirito sano su<br />
questioni come la parità di diritti, la pace, il consumo ecologico<br />
e coscienzioso e l’ambiente. Vorrei che passassimo<br />
da un sistema di casse malati a un sistema sanitario che<br />
finalmente promuova la salute e non si limiti ad al<strong>le</strong>viare<br />
<strong>le</strong> malattie. A tal fine occorre un cambiamento di mentalità<br />
e i politici sono chiamati a farlo. Non è possibi<strong>le</strong> che<br />
anno dopo anno i premi del<strong>le</strong> casse malati aumentino e<br />
che <strong>le</strong> compagnie assicurative distribuiscano al contempo<br />
milioni di utili anziché investirli nell’interesse della salute.<br />
Mi auguro che vi sia assoluta trasparenza in politica,<br />
che <strong>le</strong> entrate e <strong>le</strong> spese siano visionabili gratuitamente<br />
per la popolazione in qualsiasi momento, al fine di avere<br />
una politica sana senza corruzione e lobbying. Quindi tutto<br />
ciò che desidero è la salute.<br />
«Lavorare meno<br />
grazie all’automazione<br />
e alla<br />
digitalizzazione»
Giovani<br />
<strong>syndicom</strong><br />
«Le condizioni degli stage sono poco regolamentate<br />
dalla <strong>le</strong>gge e poco tematizzate sul piano politico» Ciril Saner<br />
29<br />
Di cosa ho paura? Temo che l’umanità stia gradualmente<br />
dimenticando di vivere, di amare e di essere amata.<br />
Temo che stia dimenticando che il denaro e i beni di consumo<br />
non ci rendono felici. Ma una citazione di Gandhi<br />
mi aiuta a liberarmi di questa paura giorno dopo giorno:<br />
«Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Come esseri<br />
umani, la nostra grandezza non sta nel modo in cui<br />
possiamo rinnovare il mondo, che è un mito dell’era nuc<strong>le</strong>are,<br />
ma nel modo in cui rinnoviamo noi stessi».<br />
Ciò che mi auguro per il mio futuro professiona<strong>le</strong> è di<br />
poter il più possibi<strong>le</strong> condividere, amare, confrontarmi,<br />
infastidirmi e ricalmarmi per sentirmi il più vivo possibi<strong>le</strong>.<br />
In termini concreti sono aperto a tutto ciò che arriva e<br />
sono grato di avere un tetto sopra la testa.<br />
«Una migliore<br />
integrazione dei giovani<br />
nei processi decisionali<br />
sindacali»<br />
Ciril Saner, Software<br />
Engineer, Biel-Bienne<br />
Credo che <strong>le</strong> sfide future del<br />
sindacato saranno molte e,<br />
soprattutto, varie. Come oggi, continueremo a confrontarci<br />
con questioni che riguardano sia il mondo del lavoro sia<br />
la società in genera<strong>le</strong>. Alcune del<strong>le</strong> nostre lotte, purtroppo,<br />
si protraggono da molto tempo. La parità tra uomini e<br />
donne ne è un esempio perfetto. Ci troviamo di fronte anche<br />
a questioni che riguardano preva<strong>le</strong>ntemente i più giovani.<br />
In particolare <strong>le</strong> condizioni degli stage. Non sono<br />
sufficientemente regolamentati dalla <strong>le</strong>gge e affrontati a<br />
livello politico.<br />
Altre questioni sono più recenti, come la famosa «digitalizzazione».<br />
Credo anche che dobbiamo imparare di nuovo a essere<br />
lungimiranti e ad anticipare <strong>le</strong> sfide future. Questo ci permetterà<br />
non solo di reagire, ma anche di agire per cambiare<br />
la società. Un’evoluzione impossibi<strong>le</strong> senza la partecipazione<br />
attiva dei giovani. I sindacati devono parlare di<br />
più ai giovani e coinvolgerli meglio nei processi decisionali.<br />
Si tratta di una vera sfida, che richiede il doppio degli<br />
sforzi. Sono lieto di avere davanti a me ancora molti anni<br />
di attività nel mondo sindaca<strong>le</strong> per partecipare a modo<br />
mio alla vita civi<strong>le</strong>.<br />
« Un modo semplice per<br />
iniziare una vita<br />
professiona<strong>le</strong> e più<br />
opportunità di lavorare<br />
a tempo parzia<strong>le</strong> »<br />
Sina Chiavi, impiegata presso<br />
una casa editrice, Zurigo<br />
Studio e lavoro a tempo parzia<strong>le</strong>.<br />
A volte ho paura che<br />
dopo gli studi avrò difficoltà a<br />
trovare un lavoro adatto che<br />
mi stimoli e mi soddisfi. Questa paura deriva dal fatto che<br />
nel mio ambiente osservo quanto sia diffici<strong>le</strong> per molte<br />
persone accedere alla vita professiona<strong>le</strong>. Spero che la situazione<br />
migliori nei prossimi anni e che i datori di lavoro<br />
abbandonino la tendenza di offrire solo stage o posti di<br />
lavoro temporanei per coloro che iniziano una vita professiona<strong>le</strong>,<br />
spesso senza alcuna possibilità che vi sia un seguito.<br />
Penso anche a come un giorno sarà possibi<strong>le</strong> per me<br />
conciliare carriera e famiglia. Come molti dei miei conoscenti,<br />
ho concluso i miei studi alla soglia dei 30 anni. Ciò<br />
significa che i primi anni nel mondo del lavoro coincidono<br />
con gli anni in cui si pensa a una pianificazione familiare.<br />
Mi auguro che si creino maggiori opportunità di lavoro<br />
a tempo parzia<strong>le</strong> (ad esempio, nel condividere il<br />
lavoro con qualcun altro in una situazione simi<strong>le</strong>) e di essere<br />
tuttavia in grado di far fronte a compiti impegnativi,<br />
in modo che <strong>le</strong> donne e gli uomini possano continuare a<br />
fare carriera nonostante <strong>le</strong> responsabilità familiari.<br />
A volte temo che la società si stia sviluppando sempre<br />
più in una direzione in cui ognuno guarda solo a se stesso,<br />
per paura di non avere un lavoro. Spero che riusciremo a<br />
trovare un modo per lavorare insieme e pensare in modo<br />
più globa<strong>le</strong>. Infine, vorrei che si parlasse più (onestamente)<br />
del lavoro in genera<strong>le</strong>. Pubblicamente, ma anche privatamente<br />
e nei vari settori professionali. Il lavoro è una parte<br />
importantissima della vita, eppure mi sembra che il<br />
lavoro tolga a molte persone l’energia per pensarci consapevolmente<br />
e condividerlo con gli altri.<br />
«Che più persone<br />
sappiano apprezzare<br />
il valore del sindacato»<br />
Hannah Fürstenberg,<br />
Designer, Swisscom, Zurigo<br />
«Meno lavoretti che non portano<br />
da nessuna parte» Sina Chiavi<br />
Ciò che temo: l’importanza<br />
del lavoro di <strong>syndicom</strong> si vede<br />
soprattutto nel confronto<br />
con i paesi asiatici, dove l’efficienza<br />
e la crescita di un’azienda<br />
sono poste al di sopra del benessere del singolo dipendente.<br />
Vorrei che più persone sapessero apprezzare il<br />
valore di un sindacato e comprendessero quanto lavoro e<br />
ri<strong>le</strong>vanza storica ci sono dietro a esso. E che ora, nell’era<br />
digita<strong>le</strong>, è ancora più importante sostenere i sindacati e<br />
proteggere i diritti dei lavoratori.
30<br />
Giovani<br />
<strong>syndicom</strong><br />
«Troppi weekend non vengono mai recuperati» Bryan Kaltenrieder, AutoPosta<strong>le</strong><br />
Nell’era digita<strong>le</strong>, sia i prodotti sia <strong>le</strong> professioni sembrano<br />
avere vita breve. Come designer, ho bisogno di rimanere<br />
informata e di perfezionarmi per essere aggiornato<br />
sui più recenti strumenti, programmi e metodi di<br />
ricerca. Ecco perché apprezzo <strong>syndicom</strong> soprattutto per il<br />
suo impegno non solo per la mia occupazione futura, ma<br />
anche per averlo richiesto proattivamente al datore di lavoro.<br />
Quest’anno, ad esempio, ho potuto utilizzare <strong>le</strong> mie<br />
giornate di formazione sancite nel CCL per partecipare a<br />
una conferenza settoria<strong>le</strong> con interessanti workshop.<br />
«Nell’era digita<strong>le</strong>, bisogna<br />
sostenere i sindacati e<br />
proteggere i diritti dei lavoratori»<br />
Hannah Fürstenberg<br />
Per il futuro, spero che <strong>syndicom</strong> continui a promuovere<br />
modelli di lavoro f<strong>le</strong>ssibili che consentano a tutti i dipendenti<br />
di lavorare e vivere nel modo che più si addice<br />
loro. Orari di lavoro f<strong>le</strong>ssibili, congedo di paternità e parità<br />
salaria<strong>le</strong> contribuiscono a poter pianificare la propria<br />
vita indipendentemente da modelli sociali obso<strong>le</strong>ti – questo<br />
garantisce non solo dipendenti soddisfatti, ma anche<br />
risultati più efficienti nella vita lavorativa quotidiana.<br />
«Vorrei lavorare»<br />
Va<strong>le</strong>ntina Sinopoli,<br />
apprendista alla Posta,<br />
Bellinzona<br />
Come mi vedo tra dieci<br />
anni? Alla Posta, a lavorare.<br />
Ho iniziato questo apprendistato<br />
due mesi fa,<br />
allo sportello dell’ufficio<br />
posta<strong>le</strong> di Bellinzona, e mi<br />
piace tantissimo, in particolare<br />
il contatto con la<br />
gente. Dopo la scuola media,<br />
ho scritto una <strong>le</strong>ttera<br />
di motivazione alla Posta e mi hanno preso. Per me ha un<br />
significato particolare, perché mio padre lavora per Auto-<br />
Posta<strong>le</strong>. Sinceramente, ho solo 15 anni e non so cosa mi<br />
porterà il futuro: vorrei lavorare!<br />
« Modelli professionali f<strong>le</strong>ssibili<br />
e reddito di base per tutti »<br />
«Un reddito di base<br />
incondizionato<br />
per tutti»<br />
Céline Tapis, libraia,<br />
Berna<br />
Mi auguro soddisfazione,<br />
sobrietà, meno sprechi e<br />
meno consumi. Mi auguro<br />
di assistere a una maggiore<br />
protezione dell’ambiente<br />
e a una maggiore<br />
consapevo<strong>le</strong>zza ecologica.<br />
Mi auguro salari equi, modelli professionali f<strong>le</strong>ssibili e un<br />
reddito base incondizionato per tutti. Mi auguro precursori<br />
sociali, politici coraggiosi e persone che si incontrano<br />
amichevolmente. Mi auguro meno confini e più compassione.<br />
Mi auguro spazi liberi, spazi abitativi a buon mercato<br />
e meno consumismo. Mi auguro più conversazioni da<br />
pari a pari, più comprensione, più fiducia e meno controllo.<br />
Mi auguro maggiore ascolto e meno sciocchezze. Meno<br />
coercizione, più amore. E credo nella pace.<br />
«Un miglioramento<br />
del prossimo CCL<br />
AutoPosta<strong>le</strong>»<br />
Bryan Kaltenrieder, membro<br />
del comitato azienda<strong>le</strong> Auto-<br />
Posta<strong>le</strong> naziona<strong>le</strong>, Giez (VD)<br />
Penso che il più grande desiderio<br />
a breve termine mio e<br />
dei miei col<strong>le</strong>ghi sia il prossimo CCL di AutoPosta<strong>le</strong>. È essenzia<strong>le</strong><br />
recuperare tutto ciò che è andato perduto durante<br />
gli ultimi negoziati. Rimettere in atto il sistema salaria<strong>le</strong><br />
in vigore e i bonus fedeltà. Sarà inoltre necessario<br />
rivedere il sistema da una settimana a sei giorni. Nel<strong>le</strong><br />
maggiori regie, si registrano troppi fine settimana che<br />
non vengono mai recuperati.<br />
Al di fuori di AutoPosta<strong>le</strong>, sto creando la mia piccola<br />
società di produzione video. L’obiettivo non è lasciare<br />
Auto Posta<strong>le</strong>, ma fare di questo hobby una piccola attività<br />
secondaria redditizia. A più lungo termine, è diffici<strong>le</strong><br />
prendere una decisione, non sappiamo già dove va l’azienda...<br />
Le possibilità di evoluzione sono rare e poco sicure,<br />
il cambiamento... è davvero meglio altrove?<br />
Le mie grandi paure, oltre a quella dei ragni e del dentista,<br />
sono più lontane. Mi chiedo cosa rimarrà dell’AVS<br />
quando sarò abbastanza grande da percepirla e, soprattutto,<br />
a che età sarà per farlo: 70 anni? 80 anni?<br />
Il mio lavoro esisterà ancora? O sarà svolto da veicoli<br />
autonomi? Sarò ancora in grado di lavorare a quell’età?<br />
Céline Tapis
Impressum<br />
Redazione: Sylvie Fischer, Giovanni Va<strong>le</strong>rio<br />
Tel. 058 817 18 18, redazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
Traduzioni: Barbara Iori, Al<strong>le</strong>va-Translations,<br />
Petra Demarchi<br />
Illustrazioni: Katja Leudolph<br />
Foto senza copyright: © zVg<br />
Layout e correzione: Stämpfli SA, Berna<br />
Stampa: Stämpfli SA, Wölflistrasse 1, 3001 Berna<br />
Notifica cambi di indirizzo: <strong>syndicom</strong>, Adressverwaltung,<br />
Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />
Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17<br />
Inserzioni: priska.zuercher@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
Abbonamenti: info@<strong>syndicom</strong>.com<br />
Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 50.– (estero: 70.–)<br />
Editore: <strong>syndicom</strong> – sindacato dei media<br />
e della comunicazione, Monbijoustrasse 33,<br />
CP, 3001 Berna<br />
La <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong> esce sei volte l’anno.<br />
Il prossimo numero uscirà il 25 gennaio 2019<br />
Chiusura redaziona<strong>le</strong>: 17 dicembre 2018<br />
31<br />
Reka, per avere di più.<br />
Il cruciverba di <strong>syndicom</strong><br />
In palio un buono REKA del valore di<br />
50 franchi. La soluzione sarà pubblicata<br />
sul prossimo numero insieme al nome<br />
del vincitore. Non è previsto alcuno<br />
scambio di corrispondenza sul concorso.<br />
Sono escluse <strong>le</strong> vie <strong>le</strong>gali. Inviare la soluzione<br />
entro il 7 dicembre a <strong>syndicom</strong>,<br />
via Genzana 2, 6900 Massagno.<br />
La soluzione del cruciverba dello scorso<br />
numero è SCIOPERO. La vincitrice è<br />
Tania Vanetti di Sonvico, a cui va il<br />
premio di una tessera Hotelcard.<br />
Congratulazioni!<br />
Pubblicità<br />
«Vorrei essere<br />
un esempio.»<br />
John, 20 anni,<br />
Kiserian, Kenya<br />
Scopri la mia storia – www.comundo.org/igiovani<br />
Costruiamo assieme prospettive: CP 69-2810-2
32<br />
Ancora qualche<br />
domanda<br />
<strong>syndicom</strong> social<br />
Perché a <strong>syndicom</strong> i termini<br />
di disdetta sono sei mesi, quando<br />
quasi tutti i lavoratori sono<br />
soggetti a un termine di disdetta<br />
di tre mesi?<br />
L’affiliazione a <strong>syndicom</strong> non è <strong>le</strong>gata all’appartenenza a un datore di lavoro<br />
o settore. I servizi che offriamo ai nostri iscritti possono essere utili anche<br />
nel caso di cambiamento o perdita di un lavoro.<br />
La maggior parte degli altri sindacati in Svizzera ha termini di disdetta più<br />
severi di <strong>syndicom</strong>. Spesso la disdetta viene concessa soltanto per il<br />
31 dicembre di ogni anno. Invece a <strong>syndicom</strong> l’uscita è ammessa durante<br />
tutto l’anno. In questo senso <strong>syndicom</strong> va già incontro alla richiesta di una<br />
maggiore f<strong>le</strong>ssibilità.<br />
Come quasi tutte <strong>le</strong> associazioni, anche <strong>syndicom</strong> dipende dal<strong>le</strong> quote dei<br />
propri iscritti. Con esse si finanzia una grossa parte del<strong>le</strong> uscite, come per<br />
esempio i salari e gli affitti. Per questo per <strong>syndicom</strong> è importante essere in<br />
grado di garantire, a medio termine, una pianificazione finanziaria sicura.<br />
Un termine di disdetta di sei mesi tiene conto di queste esigenze.<br />
Attualmente sono arrivate a<br />
lavorare in Svizzera molte<br />
persone che non sono di madrelingua<br />
tedesca, francese o<br />
italiana. <strong>syndicom</strong> ne terrà conto<br />
e tradurrà il sito web o altri<br />
documenti anche in ing<strong>le</strong>se o<br />
altre lingue?<br />
Abbiamo appena comp<strong>le</strong>tato una serie produttiva in<br />
ing<strong>le</strong>se, e abbiamo già pubblicato della documentazione<br />
in portoghese, albanese o serbo.<br />
E continueremo a farlo per il primo contatto.<br />
Ove necessario, produrremo il materia<strong>le</strong> anche in altre<br />
lingue.<br />
Quante ore straordinarie<br />
sono ammesse per<br />
un’occupazione al 40%?<br />
Come possono i sindacati<br />
incentivare e rivendicare in modo<br />
organizzato l’integrazione dei<br />
rifugiati nel mercato del lavoro?<br />
Il tasso d’attività professiona<strong>le</strong> dei rifugiati riconosciuti<br />
dopo cinque anni di soggiorno ammonta al 27% e quello<br />
dei rifugiati accolti provvisoriamente dopo sette anni al<br />
45%. Queste basse percentuali dipendono anche da una<br />
cattiva comunicazione relativa al fatto che <strong>le</strong> persone<br />
accolte in maniera provvisoria con permesso F abbiano<br />
un accesso facilitato al mercato del lavoro. I sindacati<br />
possono sensibilizzare i datori di lavoro e impegnarsi<br />
affinché i partner sociali cooperino e controllino i diversi<br />
programmi d’integrazione. I praticantati per rifugiati<br />
devono essere ben regolati e far parte di un programma o<br />
di una formazione. I corsi di lingua orientati ai vari<br />
bisogni professionali rivestono un’importanza centra<strong>le</strong>.<br />
Purtroppo il diritto del lavoro non prevede nessun limite fisso di ore<br />
straordinarie da prestare. I casi vanno valutati individualmente. Se la<br />
prestazione del<strong>le</strong> ore straordinarie è necessaria, il dipendente è obbligato<br />
a prestar<strong>le</strong> nel volume che riesce e che ci si può aspettare da lui<br />
in buona fede. Nel caso dei lavoratori a tempo parzia<strong>le</strong> bisogna tenere<br />
conto che essi devono adempiere anche ad altri obblighi. Siamo lieti di<br />
verificare se il tuo caso soddisfa questi requisiti (https://<strong>syndicom</strong>.<br />
ch/recht/).<br />
Almeno l’80% per ora continua a lavorare in maniera<br />
tradiziona<strong>le</strong>. Saranno adeguatamente tutelati anche i<br />
loro interessi? È proporzionato l’impegno di <strong>syndicom</strong>?<br />
<strong>syndicom</strong> si è fatto notare, tra pochi altri, per <strong>le</strong> sue<br />
azioni a favore dei conducenti di AutoPosta<strong>le</strong>. L’azienda<br />
aveva violato la <strong>le</strong>gge sul lavoro, privando i conducenti<br />
di 2 milioni d’indennità e spese. Gli autisti si sono detti<br />
fieri di appartenere a questo sindacato e si sono congratulati<br />
per la sua azione. Possiamo citare anche il<br />
nuovo contratto progressista per l’industria grafica<br />
(20 giorni di congedo di paternità dal 2019) e la dichiarazione<br />
di obbligatorietà genera<strong>le</strong> dei contratti col<strong>le</strong>ttivi<br />
nei settori dell’infrastruttura di rete e dei call center.