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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - gennaio 2019

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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GRAZIE, <strong>SAN</strong> <strong>LEOPOLDO</strong><br />

Padre Leopoldo<br />

ama la vita<br />

e i bambini<br />

La testimonianza che segue risale a un fatto accaduto<br />

nel lontano 1926, quando mio nonno aveva ventun<br />

anni e mia madre appena tre. Il fatto mi è stato<br />

raccontato molte volte da mia madre, ma non saprei<br />

indicare con precisione la data.<br />

Mio nonno, Mario Cecchinato (classe 1903), era<br />

sposato con Maria Rossetto (classe 1905) e abitava a<br />

Casalserugo, a una decina di chilometri da Padova.<br />

Una mattina del 1926 si recò nella chiesa dei<br />

Cappuccini per parlare con padre Leopoldo riguardo<br />

alla difficile situazione in cui si trovava la sua famiglia.<br />

Quel giorno nel corridoio della chiesa c’erano molti<br />

fedeli in attesa di padre Leopoldo. Il santo frate,<br />

però, venne fuori dal confessionale dicendo ai fedeli:<br />

«Scusatemi, ma questa mattina non posso ascoltare<br />

nessuno, perché ho un impegno».<br />

A quel punto tutti si avviarono per tornare a casa.<br />

A un tratto si udì la voce di padre Leopoldo: «Ehi tu,<br />

giovanotto!». Tutti si voltarono indietro per vedere a<br />

chi si stesse rivolgendo. Padre Leopoldo ripeté: «Tu —<br />

rivolgendosi a mio nonno — sì, proprio tu!». E continuò:<br />

«Allora, giovanotto, dimmi: che cosa ti succede?».<br />

Mio nonno rispose: «Ho una figlia di tre anni con la<br />

febbre e la broncopolmonite. Il medico del paese mi ha<br />

detto di rassegnarmi perché anche sua figlia di tre anni<br />

si è ammalata ed è morta di broncopolmonite… Inoltre<br />

ho tutto il bestiame che da giorni non mangia più e sta<br />

morendo!».<br />

Padre Leopoldo, dopo aver ascoltato tutto, mise<br />

una mano sulla spalla del nonno e gli disse con tono<br />

rassicurante: «Torna a casa: vedrai che le cose si<br />

sistemeranno». Ritornò a casa e, sorpresa: trovò la<br />

figlioletta che non aveva più la febbre e il bestiame<br />

che aveva ripreso a mangiare. A quel punto, mio nonno<br />

con le lacrime agli occhi si rivolse a sua moglie e le<br />

disse «Qua c’è la mano di padre Leopoldo!».<br />

I miei nonni Mario e Maria ebbero questa sola figlia,<br />

si chiamava Norma (classe 1923) ed è mia madre. Più<br />

tardi Norma si sposò con mio papà Gerardo Greggio<br />

ed ebbero tre figli: Adriana (io che scrivo), Ines e Lino.<br />

Sono grata e riconoscente a san Leopoldo perché<br />

grazie a lui mia madre, da bambina, è scampata alla<br />

morte e io ho avuto la possibilità di venire al mondo<br />

assieme ai miei fratelli.<br />

Adriana Greggio, Casalserugo (PD), 17.7.2017<br />

I medici «non trovarono<br />

più nulla»<br />

Sono una suora devota di san Leopoldo, dal quale ho<br />

ricevuto tante grazie. Leggendo la rivista Portavoce ho<br />

sentito che si vuole proclamare san Leopoldo patrono<br />

dei malati di tumore. Ecco quello che è successo<br />

anni fa a una sorella. Nel 1975 era stata colpita da un<br />

carcinoma mammellare. All’epoca mi capitò in mano<br />

un numero del Portavoce, la rivista del santuario di<br />

san Leopoldo, che io non conoscevo. Vi si raccontava<br />

che una persona aveva anche lei un carcinoma<br />

mammellare e venne guarita dopo aver pregato san<br />

Leopoldo con la novena. Trovandomi con lei dalle parti<br />

di Padova, mi recai al santuario e trovai un frate che<br />

aprì la vetrinetta dove si conserva il saio e il mantello<br />

di padre Leopoldo. Noi, poi, pregammo la novena.<br />

Ebbene, quando operarono la sorella non trovarono<br />

più nulla. Sono passati tanti anni e grazie a padre<br />

Leopoldo le cose sono continuate ad andare bene.<br />

Suor Graziella Mazzotta, Pisa, febbraio 2018<br />

«È il protettore<br />

di tutta la famiglia»<br />

Mi sono sposata il 28 maggio 1955. Arrivai a Padova in<br />

viaggio di nozze e lì ho conosciuto la chiesa di padre<br />

Leopoldo, che era stata bombardata e ricostruita, ma<br />

dove si era salvata la sua celletta-confessionale. Da quel<br />

giorno, in famiglia padre Leopoldo è sempre stato il<br />

nostro protettore, che invochiamo nelle circostanze<br />

più importanti o gravi. La vita è stata dura. Ho avuto<br />

cinque figli e il marito ha avuto tanti acciacchi a causa<br />

dei dieci anni di servizio militare e per le conseguenze<br />

della guerra e della prigionia.<br />

Una volta, arrivò all’ospedale di Bolzano con un<br />

tumore al colon. Cosa rara a quei tempi. Fu operato e<br />

quando uscì dalla sala operatoria il primario mi chiamò<br />

in disparte e mi disse: «Suo marito ha tre giorni di<br />

vita». Nella disperazione invocai il padre Leopoldo che<br />

32 | <strong>PORTAVOCE</strong> | GENNAIO-FEBBRAIO <strong>2019</strong>

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