PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - gennaio 2019
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
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<strong>SAN</strong> <strong>LEOPOLDO</strong> IERI E OGGI<br />
Il santo cappuccino insegna<br />
ad essere «ponti»<br />
Celebrato il trentacinquesimo anniversario<br />
della canonizzazione di padre Leopoldo<br />
d i mons. Fa b i o Da l Ci n*<br />
«<br />
Coraggio! Alzati, ti chiama!»<br />
(dal vangelo della XXX<br />
domenica del Tempo ordinario,<br />
Mc 10,46-52, ndr).<br />
Questa parola si è incarnata<br />
nella vita di san Leopoldo, di cui<br />
oggi con particolare devozione celebriamo<br />
il 35° anniversario di canonizzazione.<br />
Ringrazio il rettore padre<br />
Fla viano, il vicario provinciale<br />
dei Cappuccini veneti, padre Elvio,<br />
e con loro tutta la comunità dei frati<br />
Cappuccini, che mi hanno invitato<br />
a pregare insieme con voi. Vi porto<br />
i saluti e la vicinanza spirituale dei<br />
Cappuccini di Loreto. […]<br />
«Coraggio! Alzati, ti chiama!». Sono<br />
parole di speranza che padre<br />
Leopoldo rivolgeva a quanti si<br />
accostavano a lui nel confessionale.<br />
Parole di grazia e di speranza —<br />
spesso pronunciate in dialetto — ma<br />
che rimettevano in piedi le persone<br />
riconciliandole con Dio. Parole che<br />
riaccendevano vite sino a quel momento<br />
spente dal peccato. Parole<br />
che aprivano orizzonti nuovi e facevano<br />
sentire quei penitenti unici e<br />
amati da Dio.<br />
Alla scuola di Gesù, il solo che<br />
conosce veramente il cuore di ogni<br />
uomo, padre Leopoldo aveva imparato<br />
che non poteva dire altre parole<br />
che queste.<br />
A tutti noi il santo cappuccino<br />
insegna che dobbiamo essere<br />
“ponti”, che non ostacolano ma<br />
favoriscono l’incontro con Dio; che<br />
tutti siamo chiamati a far risuonare<br />
la buona e bella notizia che ogni uomo<br />
è amato da Dio, la buona e bella<br />
notizia che il Padre non vuole che<br />
nessuno stia sul ciglio di una strada,<br />
ma che tutti affrontiamo il cammino<br />
della vita da risorti, continuamente<br />
chiamati alla vita e alla lotta contro<br />
il male. La Chiesa è chiamata a far<br />
arrivare a tutti — e soprattutto a chi<br />
ha perso la speranza — la voce del<br />
Maestro, come ha fatto questo umile<br />
frate.<br />
Mi ha sempre colpito l’immagine<br />
di questo piccolo francescano, con<br />
il volto incorniciato da una barba<br />
bianca, reclinato in atteggiamento<br />
di ascolto verso il penitente, con gli<br />
occhi socchiusi come per proteggere<br />
un segreto, che con la mano alzata<br />
assolve il penitente.<br />
Per molti anni, il suo fu un ministero<br />
nascosto, quasi invisibile.<br />
Direi addirittura “subìto”, perché il<br />
suo ardente desiderio era quello<br />
di andare in missione per promuovere<br />
l’unione dei cristiani<br />
orientali separati dalla Chiesa cattolica.<br />
Ebbe sempre una percezione<br />
chiara di questa sua vocazione<br />
ecumenica, eppure “abbracciò”<br />
sempre con grande umiltà quello<br />
che l’obbedienza gli chiedeva: fare il<br />
confessore! E lo fece con totale dedizione,<br />
senza risparmiarsi, sino a<br />
diventare martire del confessionale.<br />
Non fu facile piegare la sua indole<br />
alle esigenze del ministero richiesto,<br />
GENNAIO-FEBBRAIO <strong>2019</strong> | <strong>PORTAVOCE</strong> | 25