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FALSOPIANO<br />
MOLIÈRE<br />
La scuo<strong>la</strong> delle mogli<br />
Tartufo, o L’impostore<br />
Il me<strong>di</strong>co controvoglia<br />
Le furberie <strong>di</strong> Scapino<br />
<strong>Traduzioni</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>scena</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Luca</strong> <strong>Micheletti</strong>
FALSOPIANO<br />
LA FENICE<br />
una col<strong>la</strong>na <strong>di</strong>retta da Roberto Morpurgo
EDIZIONI<br />
FALSOPIANO<br />
MOLIÈRE<br />
La scuo<strong>la</strong> delle mogli<br />
Tartufo, o L’impostore<br />
Il me<strong>di</strong>co controvoglia<br />
Le furberie <strong>di</strong> Scapino<br />
<strong>Traduzioni</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>scena</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Luca</strong> <strong>Micheletti</strong>
INDICE<br />
Nota del traduttore p. 9<br />
La scuo<strong>la</strong> delle mogli p. 11<br />
Tartufo, o L’impostore p. 95<br />
Il me<strong>di</strong>co controvoglia p. 187<br />
Le furberie <strong>di</strong> Scapino p. 243<br />
Note p. 317<br />
Postfazione<br />
<strong>di</strong> Roberto Morpurgo p. 322
Nota del traduttore<br />
Raccolgo in volume quattro versioni da <strong>Molière</strong> ognuna delle quali è nata <strong>per</strong><br />
una messin<strong>scena</strong> a mia cura. Si tratta <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e in cinque atti in versi,<br />
tra le più celebri e <strong>per</strong>seguitate del grande drammaturgo (La scuo<strong>la</strong> delle mogli e Tartufo,<br />
o L’impostore), cui affianco due fortunate farse in tre atti in prosa (Il me<strong>di</strong>co controvoglia<br />
e Le furberie <strong>di</strong> Scapino).<br />
Se ciascuna conversione linguistica è sempre e comunque orientata dal contesto<br />
e da chi <strong>la</strong> tenta, queste, mi sembra, cercano – ciascuna a suo modo – un’identità<br />
partico<strong>la</strong>re. In sostanza, sono sì delle traduzioni filologicamente avvertite del testo<br />
francese <strong>di</strong> partenza, ma sono anche dei copioni in qualche modo pronti all’uso e, <strong>di</strong><br />
più, già s<strong>per</strong>imentati. Se questo limiterà il loro utilizzo, asseconderà almeno <strong>la</strong> vocazione<br />
dei testi originali, tutti creati – come ben si sa – sempre a ridosso del<strong>la</strong> loro<br />
andata in <strong>scena</strong> e, anzi, in funzione <strong>di</strong> essa.<br />
Solo poche precisazioni stilistiche: le prime due comme<strong>di</strong>e sono in versi alessandrini<br />
<strong>per</strong> ragioni ovviamente canoniche; eppure, mi pare, al <strong>di</strong> là del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> formale,<br />
il loro peculiare andamento metrico e rimico conferisce al<strong>la</strong> vicenda vis satirica e<br />
speciale pregnanza. Sono entrambe, infatti, pièce che trattano degli inconvenienti del<br />
linguaggio, che elevano <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> a <strong>per</strong>icoloso <strong>di</strong>spositivo mistificatorio e demistificatorio.<br />
Nel<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> delle mogli tutte le azioni hanno luogo fuori <strong>scena</strong> e vengono narrate,<br />
a posteriori, sul palcoscenico: i <strong>per</strong>sonaggi (specialmente il protagonista) si abbandonano<br />
a preziosi monologhi – detti in una lingua semplice e raffinatissima, tersa e<br />
umoristica – che ricostruiscono e commentano le avventure ce<strong>la</strong>te agli occhi del pubblico,<br />
imprigionandosi da soli in una ragnate<strong>la</strong> <strong>di</strong> parole. E tutto questo, <strong>per</strong> un meraviglioso<br />
argutissimo paradosso, avviene proprio nel<strong>la</strong> comme<strong>di</strong>a dei non detti e delle<br />
confessioni, in cui i <strong>di</strong>aloghi sono tutti costruiti sul par<strong>la</strong>r troppo dell’uno e sul tacere<br />
dell’altro, oppure sullo spifferare inconsultamente i propri casi ad orecchie sbagliate.<br />
Ho scelto l’endecasil<strong>la</strong>bo sciolto (con rare effrazioni metriche), forma c<strong>la</strong>ssica<br />
<strong>per</strong> eccellenza del<strong>la</strong> nostra tra<strong>di</strong>zione, utile a rimbastire <strong>la</strong> paro<strong>di</strong>a d’una vera e propria<br />
trage<strong>di</strong>a (grottesca) delle cieche passioni e degli atti inconsulti.<br />
In Tartufo opto invece <strong>per</strong> una restituzione metrica più conservativa dell’originale<br />
e traduco in doppi settenari a rima baciata, a calco del francese. Attraverso una<br />
lingua “impossibile”, assolutamente altra dal quoti<strong>di</strong>ano – eppure, anche in questo<br />
caso, assai vitale e a suo modo “realistica” – cerco <strong>di</strong> ridare al testo quell’andamento<br />
malioso, quel<strong>la</strong> musicalità sghemba e al<strong>la</strong>rmante con cui <strong>Molière</strong> lo pensò: il p<strong>la</strong>gio<br />
e <strong>la</strong> seduzione <strong>di</strong> Tartufo passano soprattutto dalle parole, quasi formule magiche,<br />
sofisticate tiritere <strong>di</strong> cui egli si serve <strong>per</strong> travestire <strong>la</strong> realtà mutandone i connotati.<br />
I <strong>per</strong>sonaggi cavalcano un’onda verbale poderosa, ipnotica; le soluzioni rimiche<br />
sono facili e gran<strong>di</strong>, <strong>la</strong> struttura metrica è in questo caso una prigione invalicabile.<br />
Come rinunciarvi?<br />
9
Le due farse in prosa sono un esercizio <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> concretezza: tutto il contrario<br />
delle comme<strong>di</strong>e in versi – costruite su tempi <strong>di</strong> moderato e <strong>di</strong> adagio –; sia nel<br />
Me<strong>di</strong>co controvoglia sia nelle Furberie <strong>di</strong> Scapino è tutto un susseguirsi <strong>di</strong> allegro con brio e<br />
<strong>di</strong> prestissimo. In esse, come il genere esige, molta gaiezza e qualche momento brutale,<br />
<strong>la</strong> cui crudezza è solo apparentemente <strong>di</strong>minuita dal<strong>la</strong> convenzione. Ho cercato<br />
una lingua stretta, secca, con qualche impronta <strong>di</strong>alettale e qualche i<strong>di</strong>omatismo, a<br />
volte forzando un po’ l’originale e anche l’italiano, a tutto vantaggio <strong>di</strong> una restituzione<br />
<strong>di</strong>namica e <strong>di</strong>stintiva: il co<strong>di</strong>ce del<strong>la</strong> farsa non è che <strong>di</strong> rado, infatti, quello realistico;<br />
bensì, quasi sempre, quello del<strong>la</strong> stilizzazione virtuosistica, dell’impressionismo,<br />
dell’arguzia inattesa. Ciò mi ha spinto a inventare soluzioni speciali, rischiando<br />
<strong>la</strong> foggia <strong>di</strong> i<strong>di</strong>omi domestici, ma dotati d’un che <strong>di</strong> immaginario.<br />
Infine, in tutti e quattro i casi, mi sono sforzato <strong>di</strong> limitare im<strong>per</strong>tinenze e<br />
ammodernamenti pretestuosi, aggiornamenti analogici e tras<strong>la</strong>ti semantici. Ma non<br />
sempre ho <strong>la</strong>sciato che il mio sforzo su<strong>per</strong>asse <strong>la</strong> tentazione (degli scarti più <strong>la</strong>rghi<br />
rendo conto in nota): <strong>la</strong> materia mi pare lo imponga, il riso – come <strong>Molière</strong> ben<br />
sapeva – è un feroce meccanismo che <strong>di</strong>vora il cibo <strong>di</strong> cui si nutre, e il teatro <strong>per</strong><br />
essere vivo è condannato al qui ed ora, malgré lui.<br />
Le <strong>di</strong>dascalie interne al testo sono tutte molieriane, salvo rare eccezioni in cui<br />
sono intervenuto <strong>per</strong> chiarire il contesto o l’interlocutore, quando mi è sembrato<br />
che qualcosa si potesse fraintendere. Le note a piè <strong>di</strong> pagina – che ho cercato <strong>di</strong> limitare<br />
solo a pochi chiarimenti <strong>di</strong> resa – sono tutte del traduttore.<br />
Una specifica generale sul<strong>la</strong> restituzione delle forme <strong>di</strong> cortesia: <strong>per</strong> ragioni <strong>di</strong>verse,<br />
<strong>per</strong> tradurre il “voi” francese ho scelto <strong>di</strong> preferenza il “tu”, quando un contesto<br />
<strong>di</strong> confidenza, <strong>di</strong> parente<strong>la</strong>, <strong>di</strong> vicinanza spirituale o situazionale me lo consentiva;<br />
oppure, <strong>di</strong>fferenziando in “voi/lei”, secondo valutazioni <strong>per</strong>tinenti il singolo caso.<br />
Nel<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> delle mogli, il “lei” prende il posto del “voi”. L’esito è così un vivido e umoristico<br />
cortocircuito tra <strong>la</strong> comme<strong>di</strong>a antica e i nostri mo<strong>di</strong> presenti, in cui, salvo usi<br />
regionali specifici, il “lei” prevale. Lo stesso <strong>di</strong>casi <strong>per</strong> Il me<strong>di</strong>co controvoglia. In Tartufo e<br />
nelle Furberie <strong>di</strong> Scapino, invece, quando il “tu” non prende il sopravvento, i <strong>per</strong>sonaggi<br />
si re<strong>la</strong>zionano con il “voi”: <strong>la</strong> scelta si deve qui esclusivamente a ragioni d’ambientazione.<br />
Nel<strong>la</strong> prima comme<strong>di</strong>a, che si svolge a Parigi, mi sembra che il “voi” restituisca<br />
un andamento francesizzante partico<strong>la</strong>rmente congruo e sapidamente affettato<br />
(<strong>per</strong> questo conservo quasi sempre anche le forme “monsieur/madame” non traducendole<br />
qui in “signore/signora”); nel<strong>la</strong> seconda, è invece il calco <strong>di</strong> un costume campano<br />
che mi fa preferire il “voi”, visto che <strong>la</strong> <strong>scena</strong> è a Napoli.<br />
Per i testi francesi <strong>di</strong> riferimento ho seguito le e<strong>di</strong>zioni stabilite da Gabriel<br />
Conesa (www.toutmolière.net) a partire dal<strong>la</strong> loro prima pubblicazione con <strong>Molière</strong><br />
ancora in vita, conservate al<strong>la</strong> Bibliothèque Nationale de France, solo occasionalmente<br />
emendate grazie al confronto con l’e<strong>di</strong>zione postuma <strong>di</strong> Vivot e La Grange<br />
del 1682.<br />
L.M.<br />
10
LA SCUOLA DELLE MOGLI<br />
(1662)<br />
Personaggi:<br />
CORNELIO 1 , o anche Signor Del Ceppo<br />
AGNESE, innocentina cresciuta da Cornelio<br />
ORAZIO, innamorato <strong>di</strong> Agnese<br />
ALANO, conta<strong>di</strong>no, al servizio <strong>di</strong> Cornelio<br />
GIORGETTA, conta<strong>di</strong>na, al servizio <strong>di</strong> Cornelio<br />
CRISALDO, amico <strong>di</strong> Cornelio<br />
ENRICO, cognato <strong>di</strong> Crisaldo<br />
ORONTE, padre <strong>di</strong> Orazio e grande amico <strong>di</strong> Cornelio<br />
Un notaio<br />
In una piazza citta<strong>di</strong>na.<br />
11
ATTO I<br />
Scena prima (Crisaldo, Cornelio)<br />
CRISALDO<br />
Vuoi sposar<strong>la</strong> davvero, hai detto questo?<br />
CORNELIO<br />
Sì, voglio che sia fatto entro domani.<br />
CRISALDO<br />
Siamo da soli qui, credo si possa<br />
par<strong>la</strong>re senza il rischio che ci sentano.<br />
Posso, <strong>per</strong> amicizia, aprirti il cuore?<br />
Il tuo progetto mi fa assai paura.<br />
Metti<strong>la</strong> come vuoi: <strong>per</strong> te, sposarti<br />
è una risoluzione azzardosissima.<br />
CORNELIO<br />
È vero amico. So che a casa tua<br />
trovi motivi <strong>per</strong> mettermi in guar<strong>di</strong>a;<br />
e forse, <strong>la</strong> tua testa ti ricorda<br />
che non c’è matrimonio senza corna.<br />
CRISALDO<br />
Non c’è tute<strong>la</strong>, sei in balia del caso;<br />
mi sembra sciocco stare a scervel<strong>la</strong>rsi.<br />
Temo <strong>per</strong> te, ma parlo <strong>di</strong> un fasti<strong>di</strong>o<br />
che cento altri mariti hanno sofferto:<br />
tu stesso critichi piccoli e gran<strong>di</strong>,<br />
nessuno è mai sfuggito dal piacere<br />
che provi, sempre e ovunque, a <strong>di</strong>re male<br />
dei panni sporchi <strong>di</strong> questo o <strong>di</strong> quello…<br />
CORNELIO<br />
Be’ certo, ma c’è un posto a questo mondo<br />
con mariti più becchi che da noi?<br />
Non se ne vedono <strong>per</strong> tutti i gusti?<br />
gente che in casa propria si rovina!<br />
L’uno mette da parte i suoi risparmi<br />
e sua moglie li dà a chi lo cornifica.<br />
13
L’altro, più fortunato, ma non meno<br />
infame, vede ogni giorno sua moglie<br />
ricolma <strong>di</strong> regali e non si adombra:<br />
sono soltanto omaggi al<strong>la</strong> virtù!<br />
Il primo si scalmana, ma non serve;<br />
quell’altro, buonino, <strong>la</strong>scia che sia,<br />
e quando ci ha l’amante dentro casa,<br />
con cortesia, gli fa da attaccapanni;<br />
l’una, femmina accorta, fa al marito<br />
confidenze fasulle sul suo amico,<br />
e quello, che ci crede, ne sta pago;<br />
ha fin pietà <strong>per</strong> chi se lo cornifica.<br />
L’altra, come giustifica dei sol<strong>di</strong><br />
che si guadagna, <strong>di</strong>ce a suo marito<br />
che vince al gioco, ma si guarda bene<br />
dallo specificare a quale gioco.<br />
Ovunque, insomma, c’è qualche motivo<br />
<strong>di</strong> satira. Io sono spettatore:<br />
non devo ridere d’un fesso…?<br />
CRISALDO<br />
Sì,<br />
ma chi ride degli altri, tema il riso.<br />
Tutti par<strong>la</strong>no! Non si vede l’ora<br />
<strong>di</strong> chiacchierare sopra i fatti altrui:<br />
<strong>per</strong> quanto si spettegoli dovunque,<br />
non mi piace godere delle chiacchiere.<br />
Sto ritirato; forse, all’occorrenza,<br />
anch’io sarei <strong>per</strong> condannare certe<br />
libertà: <strong>per</strong>ché non voglio portare<br />
ciò che a certi mariti non dà noia.<br />
Però, fuori dai denti, non lo <strong>di</strong>co;<br />
<strong>la</strong> satira che fai può ritornarti<br />
in<strong>di</strong>etro, non giurare mai su niente,<br />
non puoi sa<strong>per</strong>e quello che ti aspetta.<br />
Così, se mai <strong>la</strong> sorte – e non lo s<strong>per</strong>o –<br />
dovesse incoronarmi con qualcosa,<br />
dopo <strong>la</strong> mia <strong>di</strong>sgrazia sono certo<br />
che, sì, si riderà, ma a bassa voce.<br />
E, forse, pensa, ci sarà qualcuno<br />
che, solidale, esc<strong>la</strong>merà: «peccato!».<br />
Ma il tuo caso, compare, è ben <strong>di</strong>verso;<br />
lo ripeto, corri un rischio del <strong>di</strong>avolo.<br />
14
Se da sempre i mariti messi peggio<br />
sono il bersaglio del<strong>la</strong> tua linguaccia<br />
– biforcuta davvero certe volte –,<br />
devi stare in campana, ora, se no…<br />
Appena trovano un appiglio contro<br />
<strong>di</strong> te, tappezzeranno i muri, e allora<br />
tu…<br />
CORNELIO<br />
Insomma! Amico, non ti tormentare.<br />
È furbo chi ci riesce, ad incastrarmi.<br />
Ne so <strong>di</strong> furberie, sottili trame<br />
che usano le donne <strong>per</strong> fregarci;<br />
e siccome ci riescono, talvolta,<br />
ho preso accorgimenti caute<strong>la</strong>ri;<br />
e quel<strong>la</strong> che mi sposo è tanto ingenua<br />
che non avrò magagne sul<strong>la</strong> fronte.<br />
CRISALDO<br />
Ah! Perché è scema, tu cre<strong>di</strong> davvero…<br />
CORNELIO<br />
Sposo una scema: non mi farà scemo.<br />
Da buon cristiano, io credo tua moglie<br />
saggia. Ma: «moglie saggia, temi il peggio».<br />
So bene cosa costa a certi tali<br />
averne scelta una intelligente.<br />
E dovrei prendermi una femminista,<br />
che ha in testa so<strong>la</strong>mente quote rosa? 2<br />
che magari vuol fare <strong>la</strong> scrittrice,<br />
che si circon<strong>di</strong> d’uomini importanti,<br />
così che io, marito <strong>di</strong> mia moglie,<br />
finisca come un santo appeso al muro?<br />
No, non voglio una donna con <strong>la</strong> testa;<br />
Se sa scrivere, ne sa già in eccesso.<br />
Io voglio che <strong>la</strong> mia, limpidamente,<br />
non sappia neanche cos’è una poesia;<br />
E se le chiedono com’è l’Ariosto,<br />
risponda: ottimo con le patate 3 .<br />
Insomma, che sia scema oltremisura!<br />
Per <strong>di</strong>r<strong>la</strong> tutta, credo sia abbastanza<br />
che preghi, m’ami e sappia ricamare.<br />
15
CRISALDO<br />
La donna dei tuoi sogni è una cretina?<br />
CORNELIO<br />
E preferisco una bruttina scema<br />
ad una molto bel<strong>la</strong> ma sagace.<br />
CRISALDO<br />
Bellezza e ingegno…<br />
CORNELIO<br />
Basta l’onestà.<br />
CRISALDO<br />
Va bene, ma com’è che una bestio<strong>la</strong><br />
dovrebbe riconoscer l’onestà?<br />
E poi sarà seccante, <strong>di</strong>co io,<br />
convivere con una deficiente;<br />
pensaci bene, sei così sicuro<br />
che <strong>la</strong> tua fronte potrà uscirne sana?<br />
Una donna <strong>di</strong> senno può tra<strong>di</strong>re,<br />
<strong>per</strong>ò sarà lei stessa che lo sceglie;<br />
<strong>la</strong> stupida, <strong>di</strong> suo, neanche ci arriva,<br />
tra<strong>di</strong>sce ma nemmeno lo capisce.<br />
CORNELIO<br />
Bell’argomento. Ti rispondo come<br />
Pantagruele rispose a Panurgo:<br />
spingimi a sposarne una non scema,<br />
pre<strong>di</strong>ca pur <strong>di</strong> qui al<strong>la</strong> Pentecoste;<br />
e rimarrai stupito <strong>di</strong> vedere<br />
che rimarrò fedele al mio parere.<br />
CRISALDO<br />
Non ti <strong>di</strong>rò più un’acca.<br />
CORNELIO<br />
Ognun <strong>per</strong> sé.<br />
Con le donne, e con tutto, voglio fare<br />
a modo mio: son ricco a sufficienza<br />
<strong>per</strong>ché <strong>la</strong> mia metà non porti dote.<br />
Che <strong>di</strong>penda da me, sia sottomessa,<br />
non mi rinfacci beni né natali.<br />
Dolce e composta, più degli altri bimbi,<br />
16
già mi piaceva allora, a quattro anni.<br />
La madre, povera, fu ben contenta<br />
quando <strong>la</strong> chiesi <strong>per</strong> promessa sposa.<br />
Al<strong>la</strong> bracciante non sembrava vero<br />
<strong>di</strong> sbarazzarsi <strong>di</strong> quel peso in più.<br />
In un convento, fuori dal sistema,<br />
l’ho cresciuta secondo il mio sistema,<br />
cioè or<strong>di</strong>nando che fosse educata<br />
<strong>per</strong> <strong>di</strong>ventare una <strong>per</strong>fetta i<strong>di</strong>ota.<br />
Ringraziando il Signore, ce l’ho fatta.<br />
Adulta, l’ho trovata tanto ingenua<br />
che ho benedetto il Cielo che m’ha dato<br />
<strong>la</strong> donna dei miei sogni, fatta in casa.<br />
Me <strong>la</strong> sono portata e, dato che<br />
dove sto io bazzica troppa gente,<br />
me <strong>la</strong> conservo in caldo in questa casa,<br />
a cui non c’è nessuno che abbia accesso;<br />
tranne, <strong>per</strong> non guastar <strong>la</strong> sua demenza,<br />
qualche servo cretino come lei.<br />
Mi chiederai <strong>per</strong>ché te lo racconto.<br />
Perché tu sappia le mie precauzioni.<br />
Il risultato sia che, amico mio,<br />
vorrei cenassi insieme a noi stasera;<br />
vorrei che tu potessi esaminar<strong>la</strong><br />
e <strong>di</strong>rmi se condanni <strong>la</strong> mia scelta.<br />
CRISALDO<br />
D’accordo.<br />
CORNELIO<br />
Dall’incontro, tu potrai<br />
vedere quanto pura e ingenua sia.<br />
CRISALDO<br />
In quanto a questo, quello che mi hai detto…<br />
CORNELIO<br />
I fatti <strong>di</strong>con più delle parole.<br />
È semplice a tal punto che talvolta<br />
mi fa piegare in due dalle risate.<br />
L’altro giorno – ma chi ci crederebbe? –<br />
era imbarazzatissima e mi chiese,<br />
ma con un’innocenza <strong>di</strong>sarmante,<br />
se i bambini si fanno dalle orecchie.<br />
17
CRISALDO<br />
Me ne rallegro, Cornelio.<br />
CORNELIO<br />
Ma, ma…<br />
<strong>per</strong>ché ti ostini a chiamarmi così?<br />
CRISALDO<br />
Eh, mi viene spontaneo, scusa tanto,<br />
non mi ricordo mai: Signor del Ceppo.<br />
Chi <strong>di</strong>avolo t’avrà poi messo in testa<br />
<strong>di</strong> farti sbattezzare a quarant’anni<br />
scegliendoti un tronchetto <strong>per</strong> b<strong>la</strong>sone,<br />
con <strong>la</strong> scusa che suona aristocratico?<br />
CORNELIO<br />
Il ceppo è nobile: non porta rami.<br />
E suona molto meglio <strong>di</strong> Cornelio.<br />
CRISALDO<br />
Ma che abuso <strong>la</strong>sciare il nome vero,<br />
quello del padre, <strong>per</strong> prenderne uno<br />
<strong>di</strong> fantasia! Ormai lo fanno tutti;<br />
pur senza istituire paragoni,<br />
conosco un conta<strong>di</strong>no, tal Pierotto,<br />
che possiede soltanto un orticello:<br />
ci ha fatto intorno un fosso tutto melma<br />
e ha preso il nome <strong>di</strong> Signor Dell’Iso<strong>la</strong>.<br />
CORNELIO<br />
Potresti risparmiarti certi esempi.<br />
Insomma, io mi chiamo Sor Del Ceppo.<br />
Trovo il nome calzante ed anche bello;<br />
e quello vecchio, poi, m’infasti<strong>di</strong>sce.<br />
CRISALDO<br />
Ma si fatica a farci l’abitu<strong>di</strong>ne;<br />
anche sul campanello, il portalettere…<br />
CORNELIO<br />
Dagli ignoranti passi, ma da te…<br />
18
CRISALDO<br />
Va bene, non litigheremo certo<br />
<strong>per</strong> queste cose: educherò <strong>la</strong> lingua<br />
a chiamarti soltanto Sor Del Ceppo.<br />
CORNELIO<br />
Ad<strong>di</strong>o. Busso un momento, che saluto<br />
e <strong>di</strong>co solo che son <strong>di</strong> ritorno.<br />
CRISALDO<br />
(A parte, andandosene)<br />
Tutto conferma che sta giù <strong>di</strong> testa.<br />
CORNELIO<br />
(Solo)<br />
Mi sembra stranamente <strong>per</strong>maloso.<br />
Certe passioni accecano, che buffo:<br />
nessuno dubita d’aver ragione!<br />
(Bussa al<strong>la</strong> sua porta)<br />
Olà!<br />
Scena seconda (A<strong>la</strong>no, Giorgetta, Cornelio)<br />
ALANO<br />
Chi bussa?<br />
CORNELIO<br />
Apri. Che piacere<br />
che avranno nel vedermi, dopo <strong>di</strong>eci<br />
giorni…<br />
ALANO<br />
Chi è?<br />
CORNELIO<br />
Io.<br />
ALANO<br />
Apri tu, Giorgetta.<br />
GIORGETTA<br />
Vacci tu.<br />
19
ALANO<br />
Vacci tu.<br />
GIORGETTA<br />
Io non ci vado.<br />
ALANO<br />
Neanch’io ci vado.<br />
CORNELIO<br />
Tante cerimonie<br />
e mi <strong>la</strong>sciano fuori. Insomma, prego!<br />
GIORGETTA<br />
Chi bussa?<br />
CORNELIO<br />
Il padrone.<br />
GIORGETTA<br />
A<strong>la</strong>no! Apri!<br />
C’è il padrone,<br />
ALANO<br />
Apri tu!<br />
GIORGETTA<br />
Cucino…<br />
ALANO<br />
Senza il gatto <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a scappa il passero…<br />
CORNELIO<br />
Chi non m’aprirà subito <strong>la</strong> porta<br />
non avrà da mangiare <strong>per</strong> tre giorni!<br />
Ah.<br />
GIORGETTA<br />
Cosa vieni a fare, vado io!<br />
ALANO<br />
È un sotterfungo! Perché tu e non io?<br />
20
GIORGETTA<br />
Levati, via <strong>di</strong> qua!<br />
ALANO<br />
Levati tu!<br />
GIORGETTA<br />
Voglio aprire <strong>la</strong> porta!<br />
ALANO<br />
L’apro io!<br />
GIORGETTA<br />
Non l’aprirai!<br />
ALANO<br />
Nemmeno tu!<br />
GIORGETTA<br />
Tu no!<br />
CORNELIO<br />
Ah! Devo proprio avere una pazienza…<br />
ALANO<br />
Eccomi qua, signore!<br />
GIORGETTA<br />
son qua!<br />
Serva vostra,<br />
ALANO<br />
io ti…<br />
Se non ci fosse qui il padrone,<br />
CORNELIO<br />
(che prende una sber<strong>la</strong> da A<strong>la</strong>no)<br />
Porca…!<br />
ALANO<br />
CORNELIO<br />
Mi scusi!<br />
Brutto scemo!<br />
21
ALANO<br />
Ma è lei, signore, che…<br />
CORNELIO<br />
Tacete entrambi!<br />
Rispondetemi e bando alle i<strong>di</strong>ozie.<br />
Allora, A<strong>la</strong>no, come va quaggiù?<br />
ALANO<br />
Signore, noi noi… Ecco… Grazie a Dio…<br />
Noi noi…<br />
(Cornelio leva il cappello <strong>di</strong> testa ad A<strong>la</strong>no <strong>per</strong> tre volte)<br />
CORNELIO<br />
Chi ti ha insegnato, brutta bestia,<br />
a par<strong>la</strong>re con me con su il cappello?<br />
ALANO<br />
Lei ha ragione, sbaglio…<br />
CORNELIO<br />
(Ad A<strong>la</strong>no)<br />
Agnese giù.<br />
(a Giorgetta)<br />
Fa’ venire<br />
Soffriva <strong>la</strong> mia assenza?<br />
GIORGETTA<br />
Ma va’!<br />
CORNELIO<br />
Come?<br />
GIORGETTA<br />
Per niente.<br />
CORNELIO<br />
Perché no?<br />
GIORGETTA<br />
Ch’io schiatti! Ogni momento si credeva<br />
<strong>di</strong> veder<strong>la</strong> tornare: ad ogni ciuccio,<br />
22
cavallo o mulo che passasse qui,<br />
lei subito gridava: «è qui il padrone!»<br />
Scena terza (Agnese, A<strong>la</strong>no, Giorgetta, Cornelio)<br />
CORNELIO<br />
Che bel vedere, ci ha il <strong>la</strong>voro in mano…<br />
Ebbene, Agnese, sono <strong>di</strong> ritorno,<br />
sei contenta?<br />
AGNESE<br />
Sì, certo, grazie a Dio.<br />
CORNELIO<br />
Anch’io sono felice <strong>di</strong> vederti:<br />
sei stata sempre bene, come adesso?<br />
AGNESE<br />
Sì, pulci a parte, che al<strong>la</strong> notte mi…<br />
CORNELIO<br />
Ma presto avrai chi te le schiaccerà.<br />
AGNESE<br />
Che bel<strong>la</strong> cosa.<br />
CORNELIO<br />
Ricami?<br />
Già, lo credo bene.<br />
AGNESE<br />
Due bei rami <strong>di</strong> corniolo 4 .<br />
E ho già cucito tutti gli scuffiotti.<br />
CORNELIO<br />
Molto bene, va’ su, non preoccuparti,<br />
farò ritorno in men che non si <strong>di</strong>ca,<br />
ti devo riferire gran<strong>di</strong> cose.<br />
(Tutti rientrano)<br />
Donne in carriera e voi, filosofesse,<br />
tutte sensibili, su<strong>per</strong>-impegnate,<br />
23
io sfido tutti i vostri comitati,<br />
romanzi rosa e letterine dolci,<br />
a stare al pari <strong>di</strong> quest’ignoranza!<br />
Scena quarta (Orazio, Cornelio)<br />
CORNELIO<br />
Non c’è guadagno che valga <strong>la</strong> pena,<br />
se poi l’onore non… Ma quello è…<br />
Ma sì! Mi sbaglio… No, è lui, è Ora-…<br />
ORAZIO<br />
Signor Cornelio!<br />
CORNELIO<br />
…-zio!<br />
ORAZIO<br />
Cornelio!<br />
CORNELIO<br />
Che gioia, da quand’è…?<br />
ORAZIO<br />
Orazio!<br />
Da nove giorni.<br />
CORNELIO<br />
Davvero?<br />
ORAZIO<br />
Son passato ma non c’era.<br />
CORNELIO<br />
Ero in campagna.<br />
ORAZIO<br />
Sì, già da due giorni.<br />
CORNELIO<br />
Oh, come i bimbi crescono veloci!<br />
Guarda guarda come sei <strong>di</strong>ventato,<br />
24
dopo che t’ho veduto alto così!<br />
ORAZIO<br />
Lo vede.<br />
CORNELIO<br />
Ma tuo padre Oronte, <strong>di</strong>mmi,<br />
il mio amico più caro e più stimato,<br />
che fa? che <strong>di</strong>ce? è sempre sul<strong>la</strong> breccia?<br />
Se serve a lui, io sono pronto sempre.<br />
Son quattro anni che non ci ve<strong>di</strong>amo.<br />
ORAZIO<br />
E non vi siete scritti, mi risulta.<br />
Signor Cornelio, sta meglio <strong>di</strong> noi,<br />
ho <strong>per</strong> voi una sua lettera; <strong>per</strong>ò<br />
un’altra m’ha informato che verrà<br />
lui <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona, ma non so <strong>per</strong>ché.<br />
Non ne sa nul<strong>la</strong>? un vostro conterraneo<br />
ritorna molto ricco dall’America,<br />
dopo quattor<strong>di</strong>ci anni. Chi sarà?<br />
CORNELIO<br />
E chi sa, non t’ha detto il nome?<br />
ORAZIO<br />
Enrico.<br />
CORNELIO<br />
Bah.<br />
ORAZIO<br />
Mio padre me ne par<strong>la</strong>,<br />
<strong>di</strong>ce ch’è ritornato come se<br />
io dovessi conoscerlo, mi scrive<br />
che insieme stringeranno un buon affare.<br />
CORNELIO<br />
Sarà una grande gioia rivederlo,<br />
farò quello che posso <strong>per</strong> servirlo.<br />
(Dopo aver letto)<br />
Ma <strong>per</strong> gli amici sono sufficienti<br />
anche lettere senza complimenti!<br />
25
Non serve che me lo scriva lui, potrai<br />
<strong>di</strong>sporre dei miei beni in libertà.<br />
ORAZIO<br />
Io prendo tutti in paro<strong>la</strong>, lo sa?<br />
al momento mi servono contanti.<br />
Mezzo milione.<br />
CORNELIO<br />
Ma che bello. Bene!<br />
Mi fa piacere! Son contento che<br />
l’ho qui, ecco <strong>la</strong> borsa.<br />
ORAZIO<br />
Serve…?<br />
CORNELIO<br />
Allora, che ti sembra <strong>la</strong> città?<br />
Lascia.<br />
ORAZIO<br />
Ben popo<strong>la</strong>ta, costruita meglio,<br />
credo si possa fare un bel bordello.<br />
CORNELIO<br />
Ognuno ha i propri gusti nei piaceri;<br />
ma se ti garba fare il cascamorto<br />
questa città sarà il tuo para<strong>di</strong>so:<br />
le donne qui civettano, è l’usanza!<br />
L’umore sempre dolce, brune o bionde,<br />
hanno mariti assai con<strong>di</strong>scendenti.<br />
È un piacere da principi: sovente<br />
mi godo <strong>la</strong> comme<strong>di</strong>a con le burle<br />
che vedo farsi. Forse hai già cacciato<br />
qualcheduna? Hai già avuto fortuna?<br />
A quelli come te i sol<strong>di</strong> non servono,<br />
sembri creato <strong>per</strong> crear cornuti.<br />
ORAZIO<br />
Per non nasconderle <strong>la</strong> verità,<br />
ho già trovato un’avventuretta<br />
e l’amicizia m’obbliga a par<strong>la</strong>rgliene.<br />
26
CORNELIO<br />
Bene! Di nuovo una storiel<strong>la</strong> sconcia…<br />
La inserirò nel mio cataloghetto!<br />
ORAZIO<br />
Ma, <strong>per</strong> favore, rimanga segreta.<br />
CORNELIO<br />
Oh!<br />
ORAZIO<br />
Lei non ignora che in certi casi<br />
rive<strong>la</strong>re un segreto manda all’aria<br />
ogni cosa. Per <strong>di</strong>rglie<strong>la</strong> in franchezza,<br />
mi sento accendere <strong>per</strong> una bel<strong>la</strong><br />
ragazza: le mie premure finora<br />
hanno successo, già mi sono a<strong>per</strong>to<br />
un dolce varco e, senza ch’io mi vanti,<br />
le cose mi si mettono benone.<br />
CORNELIO<br />
(Ridendo)<br />
Chi è?<br />
ORAZIO<br />
(In<strong>di</strong>candogli gli alloggi <strong>di</strong> Agnese)<br />
Una cosetta che sta qui<br />
<strong>di</strong> casa, vede? con i muri rossi;<br />
sempliciotta <strong>per</strong> colpa d’un tutore<br />
che im<strong>per</strong>donabilmente <strong>la</strong> nasconde;<br />
malgrado l’ignoranza cui è costretta,<br />
risplende d’un suo fascino abbagliante,<br />
ha un’aria conquistevole, non so<br />
che tenerezza che ti prende il cuore.<br />
Ma credo che anche voi l’abbiate visto<br />
questo amoroso, affascinante astro:<br />
si chiama Agnese.<br />
CORNELIO<br />
(A parte)<br />
Crepo.<br />
27
ORAZIO<br />
Mentre l’uomo<br />
che <strong>la</strong> imprigiona ha nome Ceppa o Ceppo,<br />
non l’ho tenuto a mente; m’hanno detto<br />
ch’è ricco, ma non c’è tanto <strong>di</strong> testa,<br />
ha fama <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>colo e grottesco.<br />
Lo conosce, magari?<br />
CORNELIO<br />
(A parte)<br />
Amaro calice!<br />
ORAZIO<br />
Non mi risponde?<br />
CORNELIO<br />
Sì che lo conosco.<br />
ORAZIO<br />
È vero ch’è un balordo?<br />
CORNELIO<br />
Be’…<br />
ORAZIO<br />
Be’, che?<br />
«Be’» vuol <strong>di</strong>re sì… Geloso? da ridere,<br />
Scemo? Me l’hanno detto in molti. Infine,<br />
l’amabile Agnese mi ha fatto suo,<br />
quel bel tesoro, e <strong>per</strong> non <strong>di</strong>r bugie<br />
sarebbe un bel peccato che una bel<strong>la</strong><br />
ragazza come lei sia data in pasto<br />
allo svitato. Io mi sforzerò<br />
<strong>di</strong> assoggettar<strong>la</strong> a me, contro il geloso.<br />
E quel denaro che le ho chiesto prima<br />
serve proprio <strong>per</strong> questo bel progetto.<br />
Lei sa meglio <strong>di</strong> me che, sforzi a parte,<br />
è il denaro <strong>la</strong> chiave del successo,<br />
questo caro metallo che stor<strong>di</strong>sce<br />
e che in amore, come in guerra, vince.<br />
La vedo un po’ angosciato… Disapprova<br />
il piano che mi sono messo a punto?<br />
28
CORNELIO<br />
No, stavo e<strong>la</strong>borando…<br />
ORAZIO<br />
L’ho stancata;<br />
ad<strong>di</strong>o, verrò a trovar<strong>la</strong> e a <strong>di</strong>rle grazie.<br />
CORNELIO<br />
Ah! Devo…<br />
ORAZIO<br />
(Tornando)<br />
Discrezione, le ripeto,<br />
non deve sban<strong>di</strong>erare il mio segreto.<br />
CORNELIO<br />
Sento dentro…<br />
ORAZIO<br />
(Tornando ancora)<br />
Mio padre, soprattutto,<br />
è meglio che non sappia, andrebbe in collera.<br />
CORNELIO<br />
(Credendo sia <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> ritorno)<br />
Oh!… Che fatica mi costò l’incontro!<br />
Son sottosopra come mai nessuno…<br />
Che imprudenza, che maledetta fretta<br />
<strong>di</strong> raccontarmi tutto. Proprio a me!<br />
Fortuna che il mio nome alternativo<br />
lo inganna… Stupido i<strong>di</strong>ota arrapato!<br />
Ma dovevo soffrire ancora un po’<br />
<strong>per</strong> scoprire che cosa ho da temere,<br />
spingerlo a raccontarmi il suo maneggio,<br />
<strong>per</strong> sa<strong>per</strong> tutto dei loro intral<strong>la</strong>zzi.<br />
Provo a raggiungerlo, non è lontano,<br />
devo tirargli fuori tutto quanto;<br />
già tremo <strong>per</strong> il danno che m’aspetta:<br />
chi troppo cerca, trova quel che teme!<br />
29
ATTO II<br />
Scena prima (Cornelio, solo)<br />
CORNELIO<br />
Adesso che ci penso, forse è meglio<br />
l’aver sprecato il fiato e non averlo<br />
raggiunto: ho tanto sottosopra il cuore<br />
che certo avrebbe visto il mio tormento,<br />
sarebbe esplosa l’ansia che mi rode,<br />
ma non voglio che scopra ciò che ignora.<br />
A me, non mi fa fesso, non gli <strong>la</strong>scio<br />
il campo libero <strong>per</strong> le sue fregole;<br />
gli sbarrerò <strong>la</strong> strada, senza indugi,<br />
saprò quant’è avanzata questa tresca.<br />
Il mio onore mi preme mica male,<br />
<strong>la</strong> ritengo mia moglie ormai, se fa<br />
qualcosa <strong>di</strong> sbagliato, <strong>la</strong> vergogna<br />
è mia: e tutto cadrà in testa a me!<br />
Non dovevo partire! Viaggio infame!<br />
(Bussa al<strong>la</strong> porta)<br />
Scena seconda (A<strong>la</strong>no, Giorgetta, Cornelio)<br />
ALANO<br />
Signore, questa volta…<br />
CORNELIO<br />
Zitto, qui:<br />
forza, forza, venite tutt’e due.<br />
GIORGETTA<br />
Che paura mi fa, mi ge<strong>la</strong> il sangue.<br />
CORNELIO<br />
È così che in mia assenza m’obbe<strong>di</strong>te,<br />
tutti e due, <strong>di</strong> concerto, mi tra<strong>di</strong>te!<br />
30
GIORGETTA<br />
Ah, no, no, non mi mangi, <strong>la</strong> scongiuro!<br />
ALANO<br />
(A parte)<br />
Ahia, l’ha morso un cane con <strong>la</strong> rabbia.<br />
CORNELIO<br />
Ah, non riesco a par<strong>la</strong>r… soffoco, sudo,<br />
l’ira è troppa, vorrei spogliarmi nudo!<br />
Così avete accettato, sporchi cani,<br />
che un uomo penetrasse… Dove vai?<br />
Su due pie<strong>di</strong>, ti… Fermo! Voglio che<br />
mi <strong>di</strong>ciate… Eh? Sì, entrambi voi…<br />
Chi si muove l’accoppo, <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte!<br />
Come ci è entrato un uomo in casa mia?<br />
Par<strong>la</strong>te, forza, presto, fuori l’osso,<br />
senza pensarci! Be’?<br />
ALANO e GIORGETTA<br />
Ah!<br />
CORNELIO<br />
Ci ho un infarto.<br />
ALANO<br />
Io crepo.<br />
CORNELIO<br />
Sto grondando, dell’ossigeno!<br />
Fatemi aria, bastano due passi.<br />
Quand’era piccolina non credevo<br />
che crescesse così! Mi manca il cuore!<br />
Meglio cavare a lei, dal<strong>la</strong> sua bocca,<br />
con dolcezza, quello che mi ossessiona:<br />
provo a nascondere il risentimento.<br />
Pazienta, cuore, buono, buono, buono…<br />
Levatevi, rientrate, voglio Agnese!<br />
Fermatevi! Questi l’avvertirebbero,<br />
voglio che si sorprenda del mio stato:<br />
io stesso voglio far<strong>la</strong> uscire fuori.<br />
Aspettatemi qui.<br />
31
Scena terza (A<strong>la</strong>no, Giorgetta)<br />
GIORGETTA<br />
Gesù, che bestia!<br />
Occhi paurosi, ma paurosi forte,<br />
da cristiano s’è fatto belzebù!<br />
ALANO<br />
Quel tizio gli sta qua, te lo <strong>di</strong>cevo.<br />
GIORGETTA<br />
Ma <strong>per</strong>ché càzzica ci obbliga a fare<br />
<strong>la</strong> guar<strong>di</strong>a al<strong>la</strong> padrona chiusa in casa?<br />
Perché vuole nasconder<strong>la</strong> al<strong>la</strong> gente,<br />
e senza che nessuno s’avvicini?<br />
ALANO<br />
Perché <strong>la</strong> cosa gli fa gelosia.<br />
GIORGETTA<br />
Ma <strong>per</strong>ché poi ci ha questa fantasia?<br />
ALANO<br />
Questo viene… dal fatto che è geloso.<br />
GIORGETTA<br />
Sì: ma <strong>per</strong>ché lo è? <strong>per</strong>ché gli girano?<br />
ALANO<br />
È che <strong>la</strong> gelosia… Giorgetta, sai,<br />
è una cosa che… manda <strong>per</strong> traverso.<br />
E porta a scacciar tutti via da casa.<br />
Ora ti faccio un paragone, in modo<br />
che tu capisci bene cosa <strong>di</strong>co.<br />
Dimmi che non è vero, quando tu<br />
sei lì con <strong>la</strong> tua zuppa e un altro viene<br />
e te <strong>la</strong> mangia lui, se non ti girano?<br />
GIORGETTA<br />
Certo, capisco.<br />
32
ALANO<br />
Ecco, vale uguale.<br />
Per l’uomo sappi che <strong>la</strong> donna è zuppa.<br />
E quando l’uomo vede un altro uomo<br />
che dentro <strong>la</strong> sua zuppa ficca il mestolo,<br />
si capisce che gli giran parecchio.<br />
GIORGETTA<br />
Sì, ma <strong>per</strong>ché non è così <strong>per</strong> tutti?<br />
Alcuni sembrano <strong>per</strong>fin contenti<br />
che <strong>la</strong> moglie stia insieme a Mister Mestolo…<br />
ALANO<br />
C’è qualcuno che è un po’ meno goloso<br />
e aggiunge un posto a tavo<strong>la</strong>.<br />
GIORGETTA<br />
se non ci ho le traveggole.<br />
ALANO<br />
È lui.<br />
Ritorna,<br />
GIORGETTA<br />
Guarda che angoscia!<br />
ALANO<br />
Ci ha dei grattacapi…<br />
Scena quarta (Cornelio, Agnese, A<strong>la</strong>no, Giorgetta)<br />
CORNELIO<br />
Un giorno un certo greco <strong>di</strong>ede a Cesare<br />
un utile rime<strong>di</strong>o: quando capita<br />
che un’avventura ci riduca in collera,<br />
prima <strong>di</strong> tutto: <strong>di</strong>re l’alfabeto,<br />
così che nel frattempo si sbollisca<br />
e non si faccia ciò che non è giusto.<br />
Ho seguito il consiglio con Agnese;<br />
le ho detto <strong>di</strong> venire <strong>di</strong> vo<strong>la</strong>ta<br />
col pretesto <strong>di</strong> una passeggiata:<br />
33
così che, coi sospetti del mio animo,<br />
<strong>la</strong> possa in<strong>di</strong>rizzare sul <strong>di</strong>scorso:<br />
esplorerò il suo cuore, piano piano.<br />
Vieni, Agnese. Via, voi.<br />
Scena quinta (Cornelio, Agnese)<br />
CORNELIO<br />
passeggiare?…<br />
AGNESE<br />
CORNELIO<br />
Parecchio.<br />
È bello, no…,<br />
Bello il cielo…<br />
AGNESE<br />
Bellissimo.<br />
CORNELIO<br />
Che nuove?<br />
AGNESE<br />
È morto il gatto.<br />
CORNELIO<br />
Peccato. Ma che vuoi? Capita a tutti…<br />
Siamo mortali. In questi giorni, quando<br />
non c’ero, ha piovuto?<br />
AGNESE<br />
No.<br />
CORNELIO<br />
Ti annoiavi?<br />
AGNESE<br />
Io non mi annoio mai.<br />
34
CORNELIO<br />
Che cosa hai fatto<br />
in questi <strong>di</strong>eci giorni?<br />
AGNESE<br />
e sei scuffiotti, credo.<br />
Sei camicie<br />
CORNELIO<br />
(Dopo aver riflettuto)<br />
Agnese, il mondo<br />
è strano. Tutti fanno mal<strong>di</strong>cenze!<br />
Dei vicini m’han detto che un ragazzo<br />
ignoto – io non c’ero – s’è introdotto<br />
in casa; che tu l’hai veduto e ci hai<br />
confabu<strong>la</strong>to. Io non ci ho creduto;<br />
anzi ho scommesso ch’eran tutte…<br />
AGNESE<br />
No!<br />
Non scommetta, che poi <strong>per</strong>derà tutto!<br />
CORNELIO<br />
Cosa? È vero che un uomo…?<br />
AGNESE<br />
Certamente.<br />
E non si è mosso mai da casa nostra.<br />
CORNELIO<br />
(A parte)<br />
Be’, questa confessione così schietta<br />
denuncia quant’è ingenua <strong>la</strong> bambina.<br />
Ma, se ho buona memoria, Agnese, credo<br />
d’aver vietato che vedessi alcuno.<br />
AGNESE<br />
Sì, <strong>per</strong>ò lei non sa <strong>per</strong>ché l’ho fatto,<br />
ma, appena lo saprà, l’approverà.<br />
CORNELIO<br />
Può darsi; <strong>per</strong>ò, insomma, <strong>di</strong>mmi tutto.<br />
35
AGNESE<br />
È una storia stupenda ma incre<strong>di</strong>bile.<br />
Io <strong>la</strong>voravo sul balcone al fresco,<br />
quando vi<strong>di</strong> passare sotto gli alberi<br />
un ragazzo belloccio, che m’ha vista,<br />
e m’ha fatto una bel<strong>la</strong> riverenza.<br />
Per non mancar d’educazione, io<br />
ho fatto anch’io una brava riverenza.<br />
E subito, poi, lui ne ha fatta un’altra.<br />
E, <strong>di</strong>ligentemente, anch’io l’ho fatta;<br />
lui parte con <strong>la</strong> terza, allora io<br />
riparto con <strong>la</strong> terza su due pie<strong>di</strong>.<br />
Passa che ti ripassa, avanti e in<strong>di</strong>etro,<br />
ogni volta, fa nuove riverenze.<br />
E io che lo guardavo in questi giri<br />
facevo riverenze a più non posso.<br />
Così facendo, poi, s’è fatta notte,<br />
ma io mica volevo ritirarmi:<br />
mi sembrava mal fatto, come se<br />
poi risultassi <strong>la</strong> maleducata.<br />
CORNELIO<br />
Benone.<br />
AGNESE<br />
L’indomani ero sull’uscio.<br />
M’avvicina una vecchia che mi par<strong>la</strong><br />
in questo modo: «Bimba mia, il buon Dio<br />
ti bene<strong>di</strong>ca e ti mantenga bel<strong>la</strong>.<br />
Però tu non sei bel<strong>la</strong> <strong>per</strong> te so<strong>la</strong>,<br />
dovresti usare <strong>la</strong> tua dotazione.<br />
Devi sa<strong>per</strong>e che hai ferito un cuore<br />
che adesso ci sta male e si <strong>di</strong>s<strong>per</strong>a.»<br />
CORNELIO<br />
(A parte)<br />
Ah, satana! Dannata, maledetta!<br />
AGNESE<br />
«Ho ferito qualcuno?», chiedo io<br />
sorpresa e «Sì,» fa lei, «ferito duro;<br />
l’hai visto dal balcone giusto ieri.»<br />
«Ahimè!» <strong>di</strong>ssi, «e chi mai n’è stato causa?<br />
36
forse senza avvedermene gli ho fatto<br />
cascare in testa un vaso?» «No, con gli occhi,»<br />
ha detto, «l’hai ferito: da lì il male.»<br />
«Madonnina!», mi sorprendo davvero,<br />
«ho negli occhi del male contagioso?».<br />
«Eh sì,» mi <strong>di</strong>ce quel<strong>la</strong>, «tu con gli occhi<br />
puoi dar <strong>la</strong> morte, figlia, c’è un veleno!<br />
Insomma, il povero sta <strong>di</strong>s<strong>per</strong>andosi.<br />
Se tu» m’ha detto <strong>la</strong> vecchina, «subito<br />
non lo soccorri senza crudeltà,<br />
tra due giorni possiamo seppellirlo.»<br />
«Madonnina!» io <strong>di</strong>co, «che dolore<br />
ne avrei, ma <strong>per</strong> soccorso cosa mai<br />
gli serve?» «Ma bambina», ha detto lei,<br />
«vuole solo vederti e star con te.<br />
Con gli occhi puoi impe<strong>di</strong>rgli <strong>la</strong> rovina,<br />
da male, trasformarti in me<strong>di</strong>cina.»<br />
«Ma volentieri!» ho detto, «se è così,<br />
può venire a trovarmi quando vuole.»<br />
CORNELIO<br />
(A parte)<br />
Malefica ruffiana velenosa,<br />
l’inferno ti darà ciò che ti spetta.<br />
AGNESE<br />
Infatti non appena m’ha veduta<br />
è subito guarito. Ora le chiedo:<br />
ho fatto bene, no? Dico, in coscienza,<br />
potevo mai <strong>la</strong>sciarlo moribondo?<br />
Io che sto tanto in pena <strong>per</strong> chi soffre,<br />
e piango sempre quando muore un pollo.<br />
CORNELIO<br />
(Piano)<br />
Tutto è nato <strong>per</strong>ché ha l’anima can<strong>di</strong>da:<br />
è tutta colpa del<strong>la</strong> mia imprudenza,<br />
sono partito e i suoi buoni costumi,<br />
senza una guida, sono corruttibili.<br />
Ho paura che il mostro, poi, <strong>per</strong>ò,<br />
si sia spinto più in là nel suo giochetto.<br />
37
AGNESE<br />
Che cosa c’è? Perché se <strong>la</strong> rimugina?<br />
Ho fatto male a fare quel che ho fatto?<br />
CORNELIO<br />
No. Però, <strong>di</strong>mmi il resto: il giovanotto<br />
in che senso voleva visitarti?<br />
AGNESE<br />
Oh, se sapesse come s’affannava,<br />
si sentì in forma appena lo guardai;<br />
m’ha rega<strong>la</strong>to un bello scatolino<br />
e ad A<strong>la</strong>no e Giorgetta un gruzzoletto.<br />
Sono sicura, le starà simpatico…<br />
CORNELIO<br />
Sì; ma che faceva, solo con te?<br />
AGNESE<br />
Giurava che mi amava senza posa,<br />
<strong>di</strong>ceva paroline gentiline:<br />
cose così che non saprei che cosa.<br />
Apriva <strong>la</strong> sua bocca e mi par<strong>la</strong>va,<br />
io m’inondavo <strong>di</strong> dolcezza e dentro<br />
me lo sentivo tutto; e ci godevo.<br />
CORNELIO<br />
(A parte)<br />
Che esame fasti<strong>di</strong>oso, che mistero,<br />
e chi sta peggio è l’esaminatore!<br />
(Ad Agnese)<br />
A parte <strong>di</strong>scorsetti e gentilezze,<br />
non è che poi passava alle carezze?<br />
AGNESE<br />
Oh, sì! Tantissime! Con tanti baci,<br />
mi prendeva le mani e poi le braccia…<br />
CORNELIO<br />
Ma non t’ha preso altro, Agnese, vero?<br />
(Vedendo<strong>la</strong> interdetta)<br />
Ah…<br />
38
AGNESE<br />
Veramente…<br />
CORNELIO<br />
Cosa?<br />
AGNESE<br />
M’ha…<br />
CORNELIO<br />
No!<br />
AGNESE<br />
… preso…<br />
CORNELIO<br />
Dillo…<br />
AGNESE<br />
Non oso, forse poi s’arrabbia.<br />
CORNELIO<br />
Ma no.<br />
AGNESE<br />
Sì.<br />
CORNELIO<br />
Madonnina, no.<br />
AGNESE<br />
Lo giuri.<br />
CORNELIO<br />
Giuro.<br />
AGNESE<br />
M’ha preso… Lei s’arrabbierà!<br />
CORNELIO<br />
No.<br />
39
AGNESE<br />
Sì.<br />
CORNELIO<br />
t’ha preso?<br />
No, no, no, no! Porcaccia…! Cosa<br />
AGNESE<br />
Lui…<br />
CORNELIO<br />
(A parte)<br />
Che sofferenza, muoio!<br />
AGNESE<br />
M’ha preso <strong>la</strong> molletta 5 , il suo regalo,<br />
e io non son riuscita ad impe<strong>di</strong>rglielo.<br />
CORNELIO<br />
(Rifiatando)<br />
La molletta!… Pazienza… Ma ti chiedo,<br />
t’ha baciato le braccia, e poi che ha fatto?<br />
AGNESE<br />
Perché, cos’altro si può fare?<br />
CORNELIO<br />
Niente,<br />
nient’altro. Ma, <strong>di</strong>cevo, <strong>per</strong> guarire,<br />
non t’ha cercato addosso qualche balsamo?<br />
AGNESE<br />
No. Ma se me l’avesse domandato,<br />
lei capisce che gli avrei dato tutto.<br />
CORNELIO<br />
Signore, grazie, l’ho scampata bel<strong>la</strong>.<br />
Se ci ricasco ho da pagar<strong>la</strong> cara.<br />
Basta. La tua innocenza, Agnese t’ha<br />
portata a questo e non te lo rinfaccio.<br />
Il bellimbusto vuole, lusingandoti,<br />
approfittar <strong>di</strong> te e riderti <strong>di</strong>etro.<br />
40
AGNESE<br />
Oh, <strong>per</strong> niente! Me l’ha ridetto un sacco…<br />
CORNELIO<br />
Silenzio! Quel che <strong>di</strong>ce non è valido.<br />
Insomma: sappi che se accetterai<br />
parole gentiline e scatolini,<br />
se ti fai friggere <strong>per</strong> i bacetti<br />
<strong>di</strong> qualche principino azzurro cacca,<br />
sei in peccato mortale, nel peggiore!<br />
AGNESE<br />
Un peccato, <strong>per</strong>ché, se posso chiedere?<br />
CORNELIO<br />
Perché? Perché il Signore Id<strong>di</strong>o si schifa<br />
<strong>di</strong> fronte a tali azioni e le proibisce.<br />
AGNESE<br />
Si schifa? E <strong>per</strong>ché mai deve schifarsi?<br />
Sono cose così dolci e piacevoli.<br />
Mi piace assai godere queste gioie.<br />
E pensare che non le conoscevo!<br />
CORNELIO<br />
Sì, certo, fan piacere le dolcezze,<br />
le paroline e le carezzine;<br />
ma bisogna goderne onestamente:<br />
se ci si sposa, il crimine svanisce.<br />
AGNESE<br />
Se ci si sposa, non è più peccato?<br />
CORNELIO<br />
No.<br />
AGNESE<br />
Faccia ch’io mi sposi presto allora!<br />
CORNELIO<br />
Tu lo desideri, anch’io lo desidero:<br />
proprio <strong>per</strong> maritarti son tornato.<br />
41
42
MOLIÈRE<br />
La scuo<strong>la</strong> delle mogli<br />
Tartufo, o L’impostore<br />
Il me<strong>di</strong>co controvoglia<br />
Le furberie <strong>di</strong> Scapino<br />
<strong>Traduzioni</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>scena</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Luca</strong> <strong>Micheletti</strong><br />
© E<strong>di</strong>zioni Falsopiano - 2018<br />
via Bobbio, 14<br />
15121 - ALESSANDRIA<br />
http://www.falsopiano.com<br />
Col<strong>la</strong>na “La Fenice”. Comitato <strong>di</strong> lettura:<br />
Renato Giordano, <strong>Luca</strong> <strong>Micheletti</strong>, Roberto Morpurgo.<br />
Per le immagini, copyright dei re<strong>la</strong>tivi detentori<br />
Progetto grafico e impaginazione: Daniele Allegri<br />
Prima e<strong>di</strong>zione - Novembre 2018