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Il cinema di Cronenberg

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FALSOPIANO<br />

Riccardo Sasso<br />

L’immagine mutante<br />

il <strong>cinema</strong> <strong>di</strong><br />

David <strong>Cronenberg</strong><br />

David <strong>Cronenberg</strong>


FALSOPIANO<br />

CINEMA


“In tutta la mia opera ricorre il tema della<br />

mutazione. Che poi è il tema dell’identità, della<br />

sua fragilità. All’inizio <strong>di</strong> quasi tutti i miei film i<br />

personaggi danno l’impressione <strong>di</strong> aver fiducia in<br />

se stessi, <strong>di</strong> sapere dove stanno andando. C’è una<br />

sorta <strong>di</strong> arroganza: credono che il futuro sarà<br />

esattamente come essi hanno previsto. Ognuno <strong>di</strong><br />

noi, del resto, ha questa forma <strong>di</strong> arroganza. Ma<br />

quando interviene l’imprevisto, l’idea che noi<br />

avevamo della realtà si rivela <strong>di</strong>versa dalla realtà<br />

stessa, ed ecco il caos, il <strong>di</strong>sastro. Allora il nostro<br />

senso della stabilità vacilla, assieme alla nostra<br />

fiducia in essa. Questo processo si ritrova in ogni<br />

mio film. Come in <strong>Il</strong> Pasto Nudo, io cerco sempre<br />

<strong>di</strong> mostrare quel momento unico e bloccato in cui<br />

ciascuno vede ciò che c’è sulla punta della sua<br />

forchetta: cioé quel momento in cui ci si rende<br />

conto che la realtà non è che una possibilità,<br />

debole e fragile come tutte le altre possibilità.”<br />

David <strong>Cronenberg</strong>


A Gianni e Marilù, e alla loro pazienza infinita<br />

A Clau<strong>di</strong>o, Paola e Matteo per il loro supporto<br />

Agli amici della CDR, che hanno sempre creduto in me


INDICE<br />

Introduzione<br />

<strong>di</strong> Saverio Zumbo p. 11<br />

David <strong>Cronenberg</strong>: L’uomo con la macchina da presa p. 15<br />

Stereo e Crimes of The Future: <strong>Cronenberg</strong> in nuce p. 17<br />

<strong>Il</strong> demone sotto la pelle: brivi<strong>di</strong> parassitari p. 23<br />

Rabid: le forme del contagio p. 29<br />

Fast Company: l’amore per la macchina p. 35<br />

The Brood: le forme della rabbia p. 39<br />

Scanners: psicomachia p. 46<br />

Videodrome: il virus della televisione p. 57<br />

La zona morta: dall’horror al dramma p. 67<br />

La mosca: la poesia della carne p. 74<br />

Inseparabili: doppie identità p. 82<br />

<strong>Il</strong> pasto nudo: deliranti ibri<strong>di</strong> cineletterari p. 90<br />

M. Butterfly: l’inganno dell’amore, o l’amore per l’inganno p. 100<br />

Crash: meccanofilia p. 106


eXistenZ: il gioco è la realtà, e la realtà è meno del gioco p. 115<br />

Spider: le ragnatele della memoria p. 123<br />

A History of Violence: il dottor Stall e mr. Cusack p. 129<br />

La promessa dell’assassino: cartografie criminali p. 136<br />

A Dangerous Method: quis custo<strong>di</strong>et ipsos custodes? p. 142<br />

Cosmopolis: un’anomalia nella <strong>di</strong>agnosi p. 147<br />

Maps to the Stars: la malattia <strong>di</strong> Hollywood p. 151<br />

Appen<strong>di</strong>ci tumorali:<br />

Camera,<br />

At The Suicide of The Last Jew in<br />

The World in The Last Cinema in The World,<br />

The Nest p. 157<br />

Progetti futuri: mutazioni in fieri p. 170<br />

Note al testo p. 172<br />

Filmografia e Videografia p. 189<br />

Bibliografia p. 192


Introduzione<br />

<strong>di</strong> Saverio Zumbo<br />

La riproducibilità biocibernetica e la poesia della carne<br />

Questo libro ci conduce con passione e sensibilità critica<br />

nei meandri dei topoi, delle ossessioni, delle costanti <strong>di</strong> poetica<br />

<strong>di</strong> un regista che ha saputo imporre il suo essere off dapprima<br />

come fenomeno <strong>di</strong> culto, poi sempre più chiaramente<br />

come nitida cifra autoriale.<br />

La carne, la mente, la malattia, il contagio, il doppio, la<br />

commistione <strong>di</strong> umano e tecnologico, l’immagine, la problematicità<br />

dello statuto <strong>di</strong> realtà e lo slittamento dei piani della<br />

finzione. Tutti temi che Riccardo Sasso ci mostra nel loro<br />

<strong>di</strong>panarsi nella filmografia <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong>. Più, da ultimo, un<br />

elemento cruciale, che, già palesatosi nel <strong>cinema</strong> del canadese,<br />

esplode parossisticamente, quasi a voler palesare la propria<br />

centralità, nell’ultimo lungometraggio, Maps to the Stars.<br />

Qui il mito <strong>di</strong>laga, <strong>di</strong>venendo il vettore del film.<br />

Da Jupiter (Florida) ritorna la coprotagonista Agatha,<br />

dopo un lungo internamento per via dell’accesso <strong>di</strong> follia<br />

che l’aveva condotta al tentato omici<strong>di</strong>o del fratellino<br />

Benjie. La ragazza del resto lavora a una “bella sceneggiatura<br />

mitologica” sull’incesto che mette en abîme la vicenda<br />

narrata. L’incesto è quello inconsapevole, sofocleo, dei genitori,<br />

come quello rituale delle “nozze <strong>di</strong>vine” in cui Agatha<br />

e Benjie si danno la morte. Acqua e fuoco ricorrono con<br />

valenza simbolico-mitologica. La madre Christina prende<br />

inspiegabilmente fuoco al bordo della piscina, come per<br />

autocombustione. Come Glauce. <strong>Il</strong> palinsesto mitico, dunque,<br />

ha la meglio sulla stessa coerenza <strong>di</strong>egetica.<br />

Ma qual è la funzione del mito in un <strong>cinema</strong> che da<br />

Scanners, a Inseparabili, a M. Butterfly lo ha sempre frequentato<br />

sino ad arrivare alla sua deflagrazione?<br />

Prima <strong>di</strong> provare a fornire una risposta possiamo notare<br />

come l’esito, al momento, finale ci parli <strong>di</strong> un mito che coincide<br />

col suo contrario. La waste land <strong>di</strong> Maps to the Stars è<br />

il luogo <strong>di</strong> una de-mitizzazione che non ha alcun che <strong>di</strong> posi-<br />

11


tivo. Nella misura in cui le ideologie misticheggianti e i fremiti<br />

cosmici che percorrono la Hollywood contemporanea<br />

sono il segno <strong>di</strong> un vuoto, della resezione irrime<strong>di</strong>abile delle<br />

ra<strong>di</strong>ci ancestrali <strong>di</strong> ogni immaginario autentico, vivibile, abitabile.<br />

Nella misura in cui, per <strong>di</strong>rla con Jung, gli dei sono<br />

<strong>di</strong>ventati malattie. Compensazioni inconsce e tragicamente<br />

somatizzate, pulsionalità esasperate e <strong>di</strong>storte.<br />

Con il film sul mondo del <strong>cinema</strong>, inoltre, a venire prepotentemente<br />

alla ribalta è il versante “moderno”, meta<strong>cinema</strong>tografico,<br />

meta<strong>di</strong>scorsivo, della produzione cronenberghiana.<br />

Secondo una linea <strong>di</strong> sviluppo che, per nominare<br />

solo i casi più eclatanti, passando da Videodrome, a Spider,<br />

a eXistenZ, declina l’immagine ora come immagine mentale,<br />

ora virtuale, ora mitologica. In ogni caso, immagine in<br />

quanto tale, sottratta al giogo della verosimiglianza, del realismo<br />

mimetico.<br />

Possiamo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che, seguendo uno dei massimi teorici<br />

della visual culture, W.J.T. Mitchell, <strong>Cronenberg</strong>, regista<br />

quant’altri mai sensibile al pictorial turn, alla svolta verso<br />

l’iconico che caratterizza la nostra era, è fortemente interessato<br />

tanto al mondo delle images, delle immagini in sé,<br />

quanto a quello delle pictures, le immagini intese nel loro<br />

legame a un supporto materiale e considerate nelle loro<br />

risultanze storiche e sociali. E la carne? Che ruolo gioca e<br />

che connessione ha in questa riflessione sulle immagini dai<br />

sottili e sorprendenti risvolti sociologici, filosofici, psicoanalitici?<br />

Anche in questo senso può tornare utile una nozione<br />

<strong>di</strong> Mitchell. La carne, nelle modalità dello sdoppiamento,<br />

della gemmazione, della neoformazione, della clonazione<br />

assume il senso e il valore <strong>di</strong> una bio-immagine. Nel<br />

nostro autore è allora dato vedere un lucido interprete della<br />

nostra “era della riproduzione biocibernetica”, in cui tecnologie<br />

<strong>di</strong>gitali e biologia convergono nel dare corpo al sogno<br />

antico <strong>di</strong> creare immagini viventi 1 .<br />

In un passaggio de La mosca, la cui crucialità non sfugge<br />

a Sasso, il mad doctor protagonista intuisce che, per perfezionare<br />

la sua tecnica <strong>di</strong> teletrasporto, deve insegnare al<br />

computer “la poesia della carne”. Questo è, in <strong>Cronenberg</strong>,<br />

il mito. La poesia della carne. <strong>Il</strong> repertorio <strong>di</strong> immagini ancestrali,<br />

lo scarto meta-fisico che permette allo scienziato<br />

12


demiurgo <strong>di</strong> ricreare la vita dopo averla <strong>di</strong>ssolta. Tanto quanto<br />

la carne, per converso, si esprime in quanto sintomo <strong>di</strong><br />

mutazioni psichiche in atto nell’inconscio collettivo.<br />

Ma la riproducibilità biocibernetica rivela, nel film, il suo<br />

aspetto <strong>di</strong> sogno folle e foriero <strong>di</strong> tragiche, teratologiche,<br />

conseguenze. Così come il mito, la poesia della carne, risulta<br />

inane per Benjie e Agatha, che muoiono recitando a mo’<br />

<strong>di</strong> mantra apotropaico la poesia Liberté <strong>di</strong> Paul Eluard,<br />

mimando grottescamente un rito <strong>di</strong> morte/rinascita svuotato<br />

<strong>di</strong> ogni fecondo mistero. Possibilità impossibili <strong>di</strong> salvezza,<br />

<strong>di</strong> ricomposizione <strong>di</strong> un mondo sensato. L’indole autoriale<br />

nichilista <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong> lascia poco spazio alle speranze e<br />

nessuno scampo alle illusioni.<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>scorso cronenberghiano, infine, dal cospicuo e stimolante<br />

portato antropologico ed estetico, è condotto ora<br />

volando “basso”, il filone “cult” del body horror, ora “alto”,<br />

come nelle prove più scopertamente autoriali. Impegnato in<br />

ogni caso a schivare le me<strong>di</strong>e quote del “ben fatto”, della<br />

buona confezione, del <strong>cinema</strong>, si <strong>di</strong>ceva un tempo, “borghese”,<br />

del prodotto “midcult”.<br />

<strong>Il</strong> regista <strong>di</strong>viene così para<strong>di</strong>gmatico dei rapporti <strong>di</strong> sconfinamento,<br />

<strong>di</strong>alogo, connivenza, che intercorrono tra l’ambito<br />

delle “exploitation” e quello delle avanguar<strong>di</strong>e. Dallo slapstick<br />

al <strong>cinema</strong> delle avanguar<strong>di</strong>e storiche, dalle attrazioni<br />

circensi ad Ejzenstejn, dai B movies a Godard a Tarantino,<br />

per restare al solo ambito <strong>cinema</strong>tografico. Riman<strong>di</strong>, alleanze<br />

e strizzatine d’occhio che prendono forma in ragione <strong>di</strong><br />

una comune insofferenza verso il “buon gusto” e le “quarte<br />

pareti” del caso. Ma questo è un altro, complesso <strong>di</strong>scorso.<br />

Un ulteriore percorso <strong>di</strong> riflessione che la prassi artistica del<br />

regista canadese ha il merito <strong>di</strong> stimolare.<br />

Note<br />

1<br />

Riguardo alle nozioni <strong>di</strong> Mitchell qui richiamate, si possono<br />

vedere W.J.T. Mitchell, Pictorial turn. Saggi <strong>di</strong> cultura visuale,<br />

Duepunti E<strong>di</strong>zioni, Palermo, 2008 e What do pictures want?, The<br />

University of Chicago Press, 2005.<br />

13


Stereo (1969)<br />

14


David <strong>Cronenberg</strong>: l’uomo con la macchina da presa 1<br />

David <strong>Cronenberg</strong> nasce a Toronto il 15 marzo 1943, da<br />

una famiglia <strong>di</strong> intellettuali me<strong>di</strong>o-borghesi <strong>di</strong> origine ebrea. <strong>Il</strong><br />

padre Milton <strong>Cronenberg</strong> è un giornalista, nato a Baltimora,<br />

negli Stati Uniti; la madre Esther è una pianista canadese.<br />

Vive in una casa <strong>di</strong> cultura, colma <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong> libri, e la<br />

madre gli trasmette l’amore per la letteratura sin dalla più tenera<br />

età. Durante l’infanzia il giovane David si <strong>di</strong>mostra ugualmente<br />

interessato anche al mondo della scienza:<br />

“Ho aspirato a scrivere fin da piccolo. Ho sempre scritto.<br />

Non ricordo un periodo della mia vita in cui non abbia scritto,<br />

in cui non mi sia espresso. Ho scritto il mio primo romanzo<br />

a <strong>di</strong>eci anni. Era <strong>di</strong> tre pagine. Ma io lo consideravo un<br />

romanzo. Per me era naturale. Scrivevo racconti e li spe<strong>di</strong>vo<br />

alle riviste. Poi c’è stata la scienza: ero affascinato dalla<br />

ricerca del funzionamento delle cose e dal modo in cui ogni<br />

scoperta viene co<strong>di</strong>ficata e organizzata. Ho interpretato<br />

questo interesse come un segnale del mio desiderio <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ventare scienziato. Alla fine della scuola superiore, avevo<br />

davanti a me un futuro schizofrenico: scienza e letteratura.<br />

La mia <strong>di</strong>cotomia. Da adolescente avevo molto ammirato<br />

Isaac Asimov, che sembrava in grado <strong>di</strong> conciliare le due<br />

cose. Pensavo che mi sarebbe successo qualcosa <strong>di</strong> simile:<br />

sarei <strong>di</strong>ventato uno scienziato che scriveva fantascienza” 2 .<br />

Nel 1963 si iscrive al corso <strong>di</strong> laurea in Scienze della<br />

University of Toronto, l’anno successivo passa a Letteratura<br />

Inglese, ma interrompe gli stu<strong>di</strong> nel 1965 per intraprendere<br />

un lungo viaggio in Europa. Si laureerà nel 1967.<br />

Durante gli anni universitari, <strong>Cronenberg</strong> si appassiona<br />

al <strong>cinema</strong>: guarda con ammirazione le gran<strong>di</strong> opere <strong>di</strong><br />

Fellini, Bergman e <strong>di</strong> altri registi europei, e partecipa alle<br />

proiezioni nei vari cineclub.<br />

Un giorno ha occasione <strong>di</strong> vedere all’opera alcuni suoi<br />

compagni nella realizzazione <strong>di</strong> un film amatoriale, Winter<br />

Kept Us Warm. Sarà l’evento che accenderà nel giovane<br />

David il desiderio <strong>di</strong> approcciarsi al <strong>cinema</strong> non più come<br />

15


semplice spettatore, ma come attivo creatore <strong>di</strong> immagini:<br />

“È stato solo nel preciso momento in cui ho visto Winter<br />

Kept Us Warm che è cominciato tutto. Io mi sono detto: devo<br />

assolutamente provare! In quel momento è cominciata la<br />

mia consapevolezza del <strong>cinema</strong> come qualcosa che potevo<br />

fare, come qualcosa a cui potevo accedere” 3 .<br />

Comincia a comprare riviste tecniche <strong>di</strong> <strong>cinema</strong>, a frequentare<br />

un noleggio <strong>di</strong> macchine da presa, ad apprendere i<br />

segreti del mestiere: quando si sente pronto, gira i sue due<br />

primi cortometraggi in 16 mm, Transfer e From The Drain.<br />

Transfer è un piccolo film <strong>di</strong> 7 minuti, incentrato sulle<br />

peripezie <strong>di</strong> uno psichiatra costantemente inseguito da uno dei<br />

suoi pazienti, convinto che la loro relazione sia più significativa<br />

della sua vita.<br />

From The Drain ha una durata <strong>di</strong> 14 minuti. <strong>Cronenberg</strong><br />

stesso lo descrive in questo modo:<br />

“Due uomini completamente vestiti sono seduti in una<br />

vasca da bagno vuota e <strong>di</strong>scutono. Dalle loro parole si<br />

capisce che sono veterani <strong>di</strong> una guerra <strong>di</strong> cui non si sa<br />

nulla. È una guerra in cui sono state usate armi chimiche e<br />

biologiche. Una pianta sbuca fuori dal tubo <strong>di</strong> scarico della<br />

vasca e strangola uno dei due personaggi, mentre l’altro gli<br />

leva una scarpa e la getta in un arma<strong>di</strong>o già pieno <strong>di</strong> altre<br />

calzature. Diventa allora evidente che esiste un complotto<br />

per sbarazzarsi <strong>di</strong> tutti i veterani <strong>di</strong> quella guerra in modo<br />

che non possano parlare 4 ”.<br />

<strong>Cronenberg</strong>, il suo amico Ivan Reitman e altri formano<br />

una società, la Toronto Film Co-op, al fine <strong>di</strong> organizzare<br />

produzione e <strong>di</strong>stribuzione dei propri film. Stabiliscono il<br />

proprio quartier generale nelle strutture della cosiddetta<br />

Cinecity, un vecchio ufficio postale che un avvocato cinefilo<br />

<strong>di</strong> nome Willem Poolman aveva trasformato in una sala <strong>di</strong><br />

proiezione.<br />

<strong>Cronenberg</strong>, alla ricerca <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per realizzare un progetto<br />

all’altezza delle sue ambizioni, chiede un finanziamento al<br />

Canada Council presentando una bozza <strong>di</strong> un copione scritto<br />

sullo stile <strong>di</strong> Nabokov. Ottiene tremilacinquecento dollari: una<br />

16


piccola fortuna, con i quali il regista può noleggiare una<br />

cinepresa a 35 mm e realizzare il suo primo lungometraggio,<br />

Stereo.<br />

Stereo e Crimes of The Future: <strong>Cronenberg</strong> in nuce<br />

<strong>Cronenberg</strong> gira il suo primo lungometraggio in 35 millimetri,<br />

Stereo, nel 1969. La pellicola è in bianco e nero e<br />

priva <strong>di</strong> au<strong>di</strong>o: una scelta curiosa considerato che il titolo fa<br />

riferimento ad un termine usato in acustica per in<strong>di</strong>care la<br />

<strong>di</strong>visione su due canali (destra e sinistra) <strong>di</strong> una fonte sonora.<br />

La ragione dell’assenza <strong>di</strong> una benché minima banda<br />

sonora è più banale <strong>di</strong> quella che si potrebbe immaginare:<br />

sarebbe stato impossibile prelevare il suono in presa <strong>di</strong>retta<br />

con l’ausilio <strong>di</strong> una rumorosissima cinepresa Arriflex, perciò<br />

<strong>Cronenberg</strong> preferisce ricorrere all’uso delle pure immagini<br />

in una prima fase <strong>di</strong> produzione, prima <strong>di</strong> aggiungere in<br />

post-produzione una voce fuori campo che accompagna e<br />

spiega (se così si può <strong>di</strong>re) il fluire della vicenda.<br />

Siamo in un futuro imprecisato, all’interno <strong>di</strong> un’istituzione<br />

che si de<strong>di</strong>ca a esperimenti telepatici. <strong>Il</strong> nuovo<br />

arrivato (Ronald Mlodzik) si muove nello spazio come<br />

cercando una via <strong>di</strong> accesso all’istituto. Lunghe vetrate,<br />

corridoi, architetture <strong>di</strong> vetro, ferro e cemento.<br />

Finalmente riesce a entrare nell’e<strong>di</strong>ficio. Accompagnato<br />

da un ricercatore in camice bianco, dopo aver percorso<br />

un lungo corridoio, entra in una stanza dove vede a un<br />

ritmo velocissimo e accelerato alcuni oggetti d’arte (<strong>di</strong>pinti,<br />

stampe, soprammobili, icone, porcellane). Poi, solo<br />

davanti a uno specchio, si solleva i capelli e si palpa la<br />

fronte con i polpastrelli delle <strong>di</strong>ta. Quin<strong>di</strong>, vestito bizzarramente<br />

come una sorta <strong>di</strong> Amleto, esce dalla stanza<br />

e comincia ad avere contatti con i suoi partner telepatici.<br />

Nell’istituto si compiono vari esperimenti <strong>di</strong> telepatia.<br />

Eccone alcuni: una ragazza a petto nudo si siede con<br />

gli occhi bendati su un tavolo <strong>di</strong> laboratorio mentre il<br />

suo partner accarezza eroticamente le viscere <strong>di</strong> un<br />

manichino usato probabilmente nelle lezioni universi-<br />

17


tarie <strong>di</strong> anatomia; vari monitor inquadrano la scena da<br />

<strong>di</strong>fferenti punti <strong>di</strong> vista; poi, dopo essersi eccitato sul<br />

simulacro inorganico del corpo, l’uomo abbandona il<br />

manichino e comincia ad accarezzare - nella stessa<br />

posizione - la donna che è con lui nella stanza. Oppure:<br />

tre sperimentatori, due uomini e una donna, seduti<br />

attorno ad un tavolo circolare, comunicano mentalmente<br />

mentre mangiano ognuno una mela; poi uno dei due<br />

maschi si avvicina all’altro e comincia ad accarezzarlo<br />

voluttuosamente; infine anche la donna viene coinvolta<br />

in un rapporto d’amore a tre. Gli esperimenti hanno a<br />

che fare sempre con il corpo, l’istinto, il sesso, l’inconscio.<br />

I personaggi li compiono con <strong>di</strong>stacco, senza partecipazione<br />

emotiva, con una freddezza che sfiora quasi<br />

l’impassibilità. Come narcotizzati, si aggirano nei geli<strong>di</strong><br />

spazi dell’istituto, si drogano, si parlano, si osservano,<br />

comunicano. Ma la voce fuori campo informa che alcuni<br />

<strong>di</strong> essi soffrono <strong>di</strong> un auto-isolamento che li porta a<br />

sviluppare “un falso ego telepatico” o ad<strong>di</strong>rittura a<br />

desiderare la morte (uno sperimentatore - <strong>di</strong>ce sempre la<br />

voce off - era a tal punto turbato che si è forato il cranio<br />

con un punteruolo). L’esperienza telepatica viene dunque<br />

descritta come “irresistibile e spossante”: i soggetti che la<br />

sperimentano possono passare in maniera impreve<strong>di</strong>bile<br />

dalla più totale <strong>di</strong>pendenza dal piacere al più intollerabile<br />

dolore. Fondata su una relazione <strong>di</strong> potere (il domino <strong>di</strong><br />

uno spirito sull’altro), la telepatia comporta un pericolo<br />

<strong>di</strong> corruzione e, nello stesso tempo, la possibilità <strong>di</strong> una<br />

forma completamente nuova <strong>di</strong> cooperazione umana. <strong>Il</strong><br />

finale sembra propendere però per una visione pessimistica<br />

della sperimentazione telepatica: una delle<br />

ricercatrici incontra in un corridoio un suo collega e gli si<br />

avvicina affettuosamente cercando <strong>di</strong> abbracciarlo, ma<br />

lui la respinge in malo modo, quasi con violenza.<br />

Perplessa, la donna si gira con aria desolata, afferra un<br />

mantello e lo indossa. Forse per andarsene da lì.<br />

Stereo non ha una vera e propria trama: <strong>Cronenberg</strong> fa<br />

muovere la propria macchina da presa negli interni del<br />

corpo-struttura e varie scene senza un apparente continuum<br />

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cronologico si susseguono, mentre il criptico voice-over <strong>di</strong><br />

due attori - come un saggio pseudo-scientifico dai connotati<br />

sociologici e antropologici - ci espone le oscure teorie che<br />

stanno alla base <strong>di</strong> ciò che sta accadendo al suo interno. Ciò<br />

che importa nell’ottica <strong>di</strong> un’analisi critica <strong>di</strong> Stereo non sta<br />

tanto nel flusso narrativo, ma nel rilevare quanto il film sia<br />

il punto d’origine dal quale si sviluppa l’intera estetica e<br />

poetica del regista canadese.<br />

“Stereo è l’incub-azione dello sguardo <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong> sul<br />

corpo, sulla mente e sul mondo. È cioé l’embrione (o la<br />

matrice generativa) dei suoi incubi futuri” 5 . Così Gianni<br />

Canova definisce Stereo: e in effetti già da una sconnessa e<br />

sperimentale opera prima come questa affiorano <strong>di</strong>versi dei<br />

temi che saranno oggetto delle ossessioni ricorrenti tipiche<br />

del <strong>cinema</strong> cronenberghiano: la sessualità, il corpo, le<br />

droghe, la telepatia, la famiglia, la scienza, la corporazione.<br />

L’Accademia per la Ricerca Erotica è la prima delle gran<strong>di</strong><br />

istituzioni scientifiche che saranno protagoniste <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

sue pellicole successive (dal successivo Crimes of The<br />

Future, passando per Scanners e arrivando fino a eXistenZ)<br />

e sulle quali il regista riversa tutta la propria sfiducia; così<br />

come il dottor Stringfellow (<strong>di</strong> cui si parla in absentia, dato<br />

che non si sa che fine abbia fatto) può essere considerato il<br />

padre <strong>di</strong> tutti i mad doctors <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong>, gli scienziati<br />

pazzi che finiscono per essere vittime delle loro stesse<br />

creazioni. Nel palazzo dove arriva il protagonista (Roland<br />

Mlodzik) vengono effettuati su delle cavie umane <strong>di</strong>versi<br />

esperimenti: fra questi c’è quello atto a creare una nuova<br />

forma <strong>di</strong> erotismo - definito onnisessuale perché abbatte le<br />

barriere dei sessi <strong>di</strong> appartenenza - tramite il flusso telepatico.<br />

<strong>Il</strong> controllo delle menti a <strong>di</strong>stanza e l’utilizzo del cervello<br />

come un organo che permetta un contatto materico ma<br />

scevro dalla fisicità <strong>di</strong>retta è uno dei temi car<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

Scanners, il suo film del 1981 incentrato sulla lotta tra due<br />

fratelli telepati, ed il potere della psiche è al centro <strong>di</strong> film<br />

come La Zona Morta e soprattutto The Brood - nel quale il<br />

dottor Raglan (ennesimo mad doctor) sviluppa un metodo<br />

clinico in cui la mente riesce a esternare sotto forma corporea<br />

i propri <strong>di</strong>sturbi (la covata malefica, come vedremo, <strong>di</strong><br />

Nola Carveth). Nell’idea <strong>di</strong> Luther Stringfellow <strong>di</strong> realizzare<br />

19


“una comune telepatica come alternativa più plausibile<br />

all’obsoleto nucleo familiare” non troviamo solo il concetto<br />

car<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un film come Scanners (nel quale troveremo una<br />

vera comune telepatica, e nel quale tralaltro ricomparirà<br />

l’elemento del foro nel cranio che uno dei pazienti <strong>di</strong> Stereo<br />

effettua su <strong>di</strong> sé), ma anche il rimando a strutture familiari<br />

non convenzionali come quelle devianti de La Mosca; e<br />

nella nuova sessualità del rapporto a tre gender-free dei protagonisti<br />

ritroviamo i tratti dell’erotismo deviante <strong>di</strong> Crash o<br />

la relazione trinitaria <strong>di</strong> Inseparabili. Stereo è insomma un<br />

ricettacolo <strong>di</strong> idee, è il brodo primor<strong>di</strong>ale dal quale si sviluppano<br />

gli embrioni tematici della filmografia <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong>,<br />

ed un grande esor<strong>di</strong>o per un regista destinato a <strong>di</strong>ventare uno<br />

degli autori più importanti del <strong>cinema</strong> degli ultimi 50 anni.<br />

Nel fermento degli anni ’60 e della liberazione sessuale e<br />

culturale sessantottina, durante le pre<strong>di</strong>che <strong>di</strong> Timothy Leary<br />

sulla terapia psichedelica, all’alba <strong>di</strong> una nuova epoca in cui<br />

si sviluppa il New American Cinema <strong>di</strong> De Palma e<br />

Scorsese 6 (che esor<strong>di</strong>sce con il corto The Big Shave 7 nello<br />

stesso anno in cui <strong>Cronenberg</strong> realizza il suo primo cortometraggio),<br />

<strong>Cronenberg</strong> trova insomma con Stereo l’occasione<br />

<strong>di</strong> sperimentare, <strong>di</strong> esprimere sé stesso, <strong>di</strong> trasporre in<br />

immagini - con il me<strong>di</strong>um <strong>cinema</strong>tografico - la propria<br />

visione dell’uomo e del Mondo.<br />

Lo stesso si può <strong>di</strong>re del suo film successivo, Crimes of<br />

The Future (1970), che risulta legato al precedente Stereo<br />

tanto da formarne un <strong>di</strong>ttico ideale.<br />

Crimes of The Future ha le stesse inquietanti atmosfere<br />

<strong>di</strong> Stereo: un futuro non meglio specificato, una voce fuori<br />

campo che ci illustra le situazioni, istituzioni e gruppi de<strong>di</strong>ti<br />

a strane pratiche ed esperimenti, e paesaggi dominati dalla<br />

freddezza del vetro e del cemento. William Beard osserva<br />

come in questo film si presenti lo “stesso approccio formalista<br />

nella messinscena, stesso tipo <strong>di</strong> azione onirica e analoga<br />

voce off ripiegata su se stessa, impenetrabile e pseudoscientifica”<br />

8 del lavoro precedente. E come Stereo, Crimes<br />

of The Future incuba in sé i germi delle ossessioni che compaiono<br />

nei futuri crimini <strong>cinema</strong>tografici del regista.<br />

20


L’azione si svolge in un futuro imprecisato. Una misteriosa<br />

malattia causata dall’uso <strong>di</strong> cosmetici ha sterminato<br />

tutte le donne che hanno oltrepassato la pubertà. La malatti<br />

porta il nome del folle dermatologo che l’ha scoperta e,<br />

forse, causata: Antoine Rouge. I suoi sintomi si manifestano<br />

attraverso una vischiosa secrezione che cola dalle<br />

orecchie, dal naso e dalla bocca e che seduce i sensi al<br />

punto che gli uomini non possono impe<strong>di</strong>rsi <strong>di</strong> annusarla<br />

e leccarla. L’azione è narrata in prima persona (e con voce<br />

fuori campo) da Adrian Tripod (Ronald Mlodzik), già <strong>di</strong>scepolo<br />

<strong>di</strong> Antoine Rouge e ora sulle tracce del “maestro”<br />

misteriosamente scomparso. Nel corso delle sue peregrinazioni,<br />

Tripod entra in contatto con strani Istituti che si<br />

chiamano “Casa della Pelle”, “Istituto <strong>di</strong> Ricerche<br />

Ginecologiche” e “Import Export Metafisico”. Tripod,<br />

che continuamente insiste sul suo isolamento, sulla sua<br />

alienazione e sulla sua incapacità <strong>di</strong> comprendere e <strong>di</strong><br />

comunicare, incontra durante la sua “quête” bizzarri personaggi<br />

de<strong>di</strong>ti a fantasiose pratiche simbolico-corporee:<br />

presso il “Gruppo Oceanico <strong>di</strong> Podologia”, ad esempio,<br />

l’erotismo si esprime attraverso il massaggio dei pie<strong>di</strong>,<br />

mentre i can<strong>di</strong>dati alla <strong>di</strong>rezione dell’ “Import Export<br />

metafisico” riempiono piccoli sacchetti <strong>di</strong> cellophane con<br />

calze, mutande e altri indumenti intimi raccolti con delicata<br />

tenacia. Peregrinando senza meta, Tripod incontra<br />

cupi personaggi portatori <strong>di</strong> violenza ed entra in contatto<br />

con un tentativo <strong>di</strong> cospirazione or<strong>di</strong>to da alcuni pedofili,<br />

intenti a voler fecondare una bimba in età pre-puberale<br />

portata artificialmente alla maturità sessuale per poter<br />

assicurare il proseguimento della specie. Tripod viene<br />

persuaso a ingravidare lui stesso la bambina, ma davanti<br />

a lei si blocca, persuaso <strong>di</strong> aver visto in quella bambina la<br />

reincarnazione dello scomparso Rouge. Alla fine uccide i<br />

cospiratori e porta con sé la bambina, e il film si chiude<br />

con un’ultima inquadratura dei due in una stanza, che si<br />

scambiano sguar<strong>di</strong> interrogatori.<br />

Anche in questo secondo lungometraggio compare un<br />

mad doctor che <strong>di</strong>viene carnefice <strong>di</strong> sé stesso: Antoine<br />

Rouge è infatti colpevole (condannato in contumacia, in<br />

21


quanto non compare nel film) <strong>di</strong> aver spinto la propria hybris<br />

oltre il limite e <strong>di</strong> aver creato un morbo (il morbo <strong>di</strong> Rouge)<br />

che ha ucciso l’intero genere femminile in età pre-puberale.<br />

La figura <strong>di</strong> Antoine Rouge si ricollega <strong>di</strong>rettamente a quella<br />

del dottor Keloid <strong>di</strong> Rabid, in quanto entrambi sperimentano<br />

una terapia dermatologica/cosmetica che finirà per rivoltarsi<br />

loro contro portandoli alla morte. Ritorna anche il tema della<br />

sessualità: i maschi adulti - unici sopravvissuti alla catastrofe<br />

epidemica - per sopperire alla mancanza <strong>di</strong> donne, devono<br />

reinventare la propria sessualità incorporando in sé stessi gli<br />

elementi femminili (ve<strong>di</strong>amo all’inizio alcuni personaggi che<br />

si mettono lo smalto sulle unghie) e scoprire nuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

provare piacere, svincolandoli dalla sessualità convenzionale<br />

(come fanno il protagonista Adrian Tripod - treppiede - e i<br />

membri del “Gruppo Oceanico <strong>di</strong> Podologia”, de<strong>di</strong>ti ad un<br />

erotismo podologico che si configura quasi come una forma<br />

<strong>di</strong> feticismo adorante <strong>di</strong> una parte del corpo che sta perdendo<br />

- o forse mutando? - la propria funzione, in quanto molti non<br />

riescono più a camminare).<br />

Anche la presenza <strong>di</strong> gruppi, che si configurano come<br />

delle sette religiose impegnate in rituali e credenze (ad esempio<br />

quelli del gruppo “Import Export metafisico” che raccolgono,<br />

toccano e annusano indumenti intimi femminili) è un<br />

altro elemento che ritroveremo nella filmografia successiva<br />

del regista (basti pensare ai seguaci della dottrina <strong>di</strong> Vaughan<br />

in Crash e ai sostenitori del videogioco <strong>di</strong> eXistenZ che si riuniscono<br />

in una chiesa per la cerimonia videolu<strong>di</strong>ca).<br />

Con Crimes of The Future <strong>Cronenberg</strong> inaugura inoltre<br />

uno dei temi a cui risulta più legato, ovvero quello della<br />

mutazione: durante le sue peregrinazioni allucinate in cerca<br />

del suo “maestro”, Adrian Tripod incontra un personaggio<br />

che ha sviluppato dei cancri che custo<strong>di</strong>sce come reliquie<br />

(come i bambini asessuati, parti tumorali, a cui Nola <strong>di</strong> The<br />

Brood è affezionata e dai quali non vuole separarsi, o come<br />

le parti del corpo staccatesi e messe in formalina nel<br />

reliquiario personale <strong>di</strong> Seth ne La Mosca), e un in<strong>di</strong>viduo a<br />

cui cresce una strana ra<strong>di</strong>ce dalla narice destra capace <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficare la sua percezione del Mondo, <strong>di</strong> farlo passare da<br />

un “sensualista” ad un “metafisico” (il che ricorda la capacità<br />

che avevano le escrescenze <strong>di</strong> carne nuova del cervello -<br />

22


secondo il dottor O’Blivion <strong>di</strong> Videodrome - <strong>di</strong> ampliare e<br />

potenziare la visione della realtà).<br />

E che <strong>di</strong>re del sintomo principale della malattia <strong>di</strong><br />

Rouge? Quel liquido vischioso che fuoriesce da bocca e<br />

orecchie, che nessuno può esimersi <strong>di</strong> annusare e leccare,<br />

ricorda molto la droga (altro tema ricorrente del regista) secreta<br />

dai Mugwump con il quale il dottor Benway/Fadela <strong>di</strong><br />

Naked Lunch schiavizzava i personaggi del film.<br />

Pur rimanendo nell’ambito <strong>di</strong> un <strong>cinema</strong> bizzarro, sperimentale,<br />

underground, <strong>di</strong> circolazione limitata e <strong>di</strong> ostica<br />

fruizione, <strong>Cronenberg</strong> si impone già con coerenza e coraggio<br />

nell’ambito del primo genere che lo ha affascinato (la<br />

fantascienza). <strong>Il</strong> suo approdo all’horror - il genere che lo<br />

consacrerà - è da una parte il risultato <strong>di</strong> una naturale<br />

evoluzione stilistica del suo <strong>cinema</strong>, e dall’altro rappresenta<br />

l’importante presa <strong>di</strong> coscienza che per conquistare una fetta<br />

ampia <strong>di</strong> pubblico (che non si limiti a quello dei circoli <strong>di</strong><br />

<strong>cinema</strong> in<strong>di</strong>e) è necessario abbandonare i deliri pseudo-scientifici<br />

e concentrarsi su qualcosa che abbia un appeal più<br />

imme<strong>di</strong>ato per le case <strong>di</strong> produzione.<br />

<strong>Il</strong> demone sotto la pelle: brivi<strong>di</strong> parassitari<br />

Dopo aver <strong>di</strong>retto i suoi primi due film sperimentali,<br />

<strong>Cronenberg</strong> si trasferisce in Europa e risiede per un paio d’anni<br />

a Tourettes-sur-Loup, un piccolo paesino nel sud della<br />

Francia 9 , dove ha occasione <strong>di</strong> realizzare alcuni intermezzi per<br />

la CBC (Canada Broadcasting Company) 10 . Ha occasione <strong>di</strong><br />

assistere al Festival <strong>di</strong> Cannes; l’esperienza è significativa per<br />

il regista, perché da una parte sancisce la sua decisione <strong>di</strong><br />

immettersi nel mondo del <strong>cinema</strong> professionistico, dall’altro lo<br />

mette <strong>di</strong> fronte ai meccanismi produttivi e pubblicitari che lo<br />

regolano, ai quali <strong>Cronenberg</strong> capisce <strong>di</strong> doversi - suo malgrado<br />

- adattare 11 . Tornato in Canada, nel 1972 gira altri intermezzi<br />

per la CBC 12 e il telefilm Secret Weapons 13 (con il suo aficionado<br />

Roland Mlodzik), con il quale ha occasione <strong>di</strong><br />

relazionarsi ad una vera e propria troupe televisiva. Ha intanto<br />

già pronto il copione <strong>di</strong> un nuovo film, Orgy of the Blood<br />

Parasites (che <strong>di</strong>verrà poi Shivers) ed inizia a cercare attiva-<br />

23


mente una casa <strong>di</strong> produzione. Dopo quasi tre anni <strong>di</strong> lotte e<br />

delusioni, affiancato dall’amico e collega Ivan Reitman, il regista<br />

riesce finalmente ad ottenere il denaro per il suo progetto,<br />

foraggiato dalla Cinépix <strong>di</strong> John Dunning e André Link (piccola<br />

casa <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> Montreal, specializzata in porno<br />

soft-core e in horror <strong>di</strong> serie B) e dalla Cana<strong>di</strong>an Film<br />

Development Corporation (CFDC). Shivers esce nel 1975 (con<br />

vari titoli alternativi: The Parasite Murders, Frissons nel<br />

Canada Francese e They Came from Within negli Stati Uniti),<br />

un film controverso e destabilizzante che segna l’approdo<br />

definitivo <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong> al mondo del <strong>cinema</strong> professionistico.<br />

Sullo schermo scorrono <strong>di</strong>apositive che illustrano il<br />

complesso residenziale Starliner Towers, una voce fuori<br />

campo ne magnifica gli svariati pregi <strong>di</strong> attrezzatissima<br />

oasi della tranquillità borghese, costruita su un’isola in<br />

un’ansa del fiume San Lorenzo. Mentre una coppia <strong>di</strong><br />

nuovi inquilini, Nicholas e Janine Tudor (Allan<br />

Migicovski e Susan Petrie) riceve accoglienza, in montagio<br />

alternato ve<strong>di</strong>amo quanto accade in un appartamento.<br />

Un uomo anziano insegue, immobilizza e strangola<br />

una ragazza (Annabelle), la corica su <strong>di</strong> un tavolo e<br />

le apre l’addome, vi rovescia dentro dell’acido e quin<strong>di</strong><br />

si taglia la gola. Intanto, Nicholas Tudor è nel proprio<br />

appartamento preoccupato <strong>di</strong> un fasti<strong>di</strong>oso gonfiore al<br />

ventre, e la moglie Janine lo prega <strong>di</strong> recarsi dal me<strong>di</strong>co,<br />

ma lui la tratta con insofferenza. Tudor esce <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong><br />

andare al lavoro, si reca invece nell’appartamento in cui<br />

si è consumato l’evento sanguinoso e scopre i due<br />

cadaveri. Intuiamo così che Nicholas aveva una<br />

relazione con la ragazza. Se ne va in ufficio senza avvertire<br />

nessuno. <strong>Il</strong> delitto è scoperto da Roger St. Luc (Paul<br />

Hampton), me<strong>di</strong>co del residence, e si viene a sapere che<br />

l’assassino-suicida è il dottor Hobbes, scienziato specialista<br />

in dermosifilopatia ed esperto <strong>di</strong> psicofarmacologia.<br />

St. Luc apprende dal dottor Rollo Linsky (Joe<br />

Silver) che Hobbes si de<strong>di</strong>cava ad esperimenti orientati<br />

a sostituire gli organi umani malati con parassiti che ne<br />

rilevassero le funzioni, così da rendere superate le tecnologie<br />

<strong>di</strong> trapianto. Tudor, in preda a dolori ed emor-<br />

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agie, rincasa in taxi. Vomita sangue nella vasca da<br />

bagno, poi, riverso sulla ringhiera del terrazzo, espelle<br />

dalla bocca qualcosa che va a inzaccherare l’ombrello<br />

trasparente <strong>di</strong> due vecchiette: queste ultime pensano ad<br />

un uccello ferito, ma qualcosa simile ad una sanguisuga<br />

si allontana strisciando nell’erba e si insinua in un<br />

tombino. Una donna nelle lavanderie viene aggre<strong>di</strong>ta al<br />

volto da un essere identico, dei bambini ne vedono uno<br />

fare capolino dalla fessura <strong>di</strong> una porta. St. Luc visita un<br />

paziente (un attempato dongiovanni) afflitto da un gonfiore<br />

analogo a quello che tormenta Tudor, e viene a<br />

sapere che l’uomo ha avuto rapporti sessuali con la giovane<br />

assassinata da Hobbes. Una telefonata <strong>di</strong> Linsky,<br />

che ha potuto visionare le carte private <strong>di</strong> Hobbes, mette<br />

St. Luc al corrente della reale portata degli esperimenti<br />

che lo scienziato coltivava all’insaputa <strong>di</strong> tutti: ritenendo<br />

l’essere umano penalizzato dall’eccessiva cerebralità,<br />

aveva inventato un parassita afro<strong>di</strong>siaco in grado <strong>di</strong><br />

aprirlo ad una, secondo lui, più congeniale <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>di</strong>onisiaca. Troppo tar<strong>di</strong> si è accorto della pericolosità<br />

del fenomeno scatenato ed ha tentato <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are uccidendo<br />

Annabelle, che aveva usato come cavia. La<br />

poveretta, però, aveva relazioni con alcuni uomini del<br />

palazzo, così il parassita venereo ha già iniziato a <strong>di</strong>ffondersi.<br />

St. Luc sta per recarsi a far visita a Tudor, e<br />

Linsky gli raccomanda <strong>di</strong> agire con tempestività per<br />

arginare il pericolo, promettendogli <strong>di</strong> raggiungerlo. Nel<br />

frattempo Tudor ha preso confidenza con il proprio<br />

occupante (“noi due saremo buoni amici”). Un parassita<br />

emerge dallo scarica <strong>di</strong> una vasca e penetra - in una vera<br />

e propria scena <strong>di</strong> stupro - tra le gambe <strong>di</strong> Betts (Barbara<br />

Steele), una donna che fa il bagno. L’infezione si <strong>di</strong>ffonde<br />

e ormai l’intero e<strong>di</strong>ficio è popolato da persone in<br />

preda a un’incontrollabile frenesia erotica che si abbandonano<br />

senza inibizioni ad ogni sorta <strong>di</strong> fantasie sessuali.<br />

I parassiti, che si riproducono vertiginosamente,<br />

hanno bisogno <strong>di</strong> nuovi corpi in cui inse<strong>di</strong>arsi, i “sani”<br />

tentano <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi e ne conseguono agghiaccianti violenze<br />

e uccisioni. Anche l’infermiera partner <strong>di</strong> St. Luc,<br />

Miss Forsythe (Lynn Lowry), cade in preda ai parassiti<br />

25


e Linsky viene ucciso da Tudor che lo sorprende nell’atto<br />

<strong>di</strong> liberarsi da alcuni <strong>di</strong> essi. St. Luc, solo, dopo aver<br />

ucciso vari aggressori, tra cui Tudor, viene travolto dall’orda<br />

che lo getta nella piscina, dove la graziosa<br />

Forsythe - che per tutto il film ha tentato <strong>di</strong> scioglierlo<br />

dal suo grigiore professionale - gli trasmette il parassita<br />

con un bacio appassionato. Anche l’ultima resistenza è<br />

sconfitta: la nuova popolazione dello Starliner Towers si<br />

abbandona ad un’orgia collettiva nella piscina (che<br />

<strong>Cronenberg</strong> filma con un compiaciuto ralenti).<br />

L’indomani, gli abitanti del residence prendono le proprie<br />

auto e muovono alla volta della città. <strong>Il</strong> ra<strong>di</strong>ogiornale<br />

del mattino recita così: “La città sta ritornando<br />

come sempre alla sua vita quoti<strong>di</strong>ana. Le voci <strong>di</strong> pretese<br />

violenze, orge e crimini a carattere sessuale che si sarebbero<br />

verificati nel centro residenziale Starliner Towers<br />

sono state <strong>di</strong>chiarate irresponsabili e infondate. […] Gli<br />

abitanti del residence escono normalmente per riprendere<br />

la loro vita normale. Sono gli uomini e le donne <strong>di</strong><br />

sempre, quelli che conosciamo. Come me e come voi.<br />

Come tutti noi” 14 .<br />

<strong>Il</strong> film si apre mostrando una serie <strong>di</strong> immagini ferme -<br />

delle <strong>di</strong>apositive - <strong>di</strong> un complesso residenziale, accompagnate<br />

da una voce fuori campo. “Niente inquinamento, niente<br />

violenze, aggressioni, delitti e immoralità. La città è vicina,<br />

ma la sua vita corrotta e corruttrice in tutti i sensi sarà sempre<br />

lontana da voi”. La brochure au<strong>di</strong>ovisiva delle Starliner<br />

Towers pubblicizza la definitiva realizzazione <strong>di</strong> un luogo<br />

utopico <strong>di</strong> tranquillità e comfort, un para<strong>di</strong>so in cui lo stressato<br />

citta<strong>di</strong>no della metropoli - stanco <strong>di</strong> rumore e smog -<br />

possa ritrovare la serenità senza rinunciare ai lussi e ai privilegi<br />

della società moderna. Lo spettatore sarebbe anche portato<br />

a credere a questo sogno <strong>di</strong> bellezza ed armonia, almeno<br />

fino a quando non inizia il film vero e proprio. Forse inconsapevolmente,<br />

<strong>Cronenberg</strong> ci illustra il potere <strong>di</strong>agnostico del<br />

<strong>cinema</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la malattia sotto la patina della sanità,<br />

e la superiorità del movimento (e quin<strong>di</strong> della mutazione)<br />

sulla staticità. <strong>Il</strong> movimento è capace <strong>di</strong> restituirci un’immagine<br />

effettiva della realtà: e il <strong>cinema</strong> è kinesis, movimen-<br />

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to, ed è quin<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>svelare l’infezione (<strong>di</strong> per sé un<br />

fenomeno sempre in evoluzione) laddove la fotografia non<br />

può farlo. Le prime immagini in movimento che ve<strong>di</strong>amo<br />

infatti falsificano imme<strong>di</strong>atamente le affermazioni fatte<br />

durante il prologo: viene mostrata una violenta colluttazione<br />

fra un uomo anziano e una ragazza, che termina poi in un<br />

omici<strong>di</strong>o-suici<strong>di</strong>o. Se i primi due mad doctors <strong>di</strong> Stereo e<br />

Crimes erano poco più <strong>di</strong> un’entità che vive nel racconto <strong>di</strong><br />

chi li ha conosciuti, il terzo invece ci viene sbattuto davanti<br />

agli occhi sin da subito in tutta la sua pazzia: l’autore del<br />

delitto è infatti il professor Hobbes, che scopriremo poi<br />

essere il creatore del virus parassitario che sconvolgerà la vita<br />

tranquilla e monotona delle Starliner Towers. I propositi<br />

iniziali - o presunti tali - sono sempre buoni: Hobbes aveva<br />

concepito il parassita come un essere che - inoculato nei pazienti<br />

affetti da malattie gravi - potesse sostituirsi agli organi<br />

malati per svolgerne le funzioni al loro posto; si scoprirà poi<br />

che il professore ne ha in<strong>di</strong>viduato le strane proprietà afro<strong>di</strong>siache<br />

e lo ha testato su sé stesso e su una giovane donna in<br />

visione <strong>di</strong> un rapporto sessuale. La hybris e la sconsideratezza<br />

degli uomini <strong>di</strong> scienza, che vanno oltre i limiti del proprio<br />

controllo, viene punita severamente, ed essi finiscono per<br />

essere le prime vittime <strong>di</strong> una inarrestabile epidemia che si<br />

<strong>di</strong>ffonde presto in tutto il macrocosmo del film. Affiora quin<strong>di</strong><br />

- per la prima volta con forza - il rapporto conflittuale che<br />

<strong>Cronenberg</strong> intrattiene nei confronti della me<strong>di</strong>cina e del progresso<br />

scientifico: il regista sembra volerci <strong>di</strong>re che la scienza<br />

ha gran<strong>di</strong> potenzialità, ma comporta anche gran<strong>di</strong> rischi, e<br />

si rivolta contro l’umanità con effetti catastrofici se cade<br />

nelle mani <strong>di</strong> chi non è in grado <strong>di</strong> gestirla.<br />

<strong>Il</strong> tema principale <strong>di</strong> Shivers è - ancora una volta - la sessualità.<br />

<strong>Il</strong> virus viene trasmesso tramite il rapporto sessuale,<br />

attraversa il suo periodo <strong>di</strong> incubazione nel corpo (come una<br />

sorta <strong>di</strong> Alien) e finalmente fuoriesce per proseguire la sua<br />

azione epidemica. In una scena, ad esempio, assistiamo allo<br />

stupro/sverginamento <strong>di</strong> Betts (Barbara Steele) da parte <strong>di</strong><br />

un parassita che la attacca mentre si trova nella vasca da<br />

bagno (un curioso omaggio a From The Drain). Chi viene<br />

contagiato sperimenta su <strong>di</strong> sé una mutazione deviante, che<br />

si manifesta sotto forma <strong>di</strong> una degenerazione psicofisica<br />

27


che getta il contagiato in uno stato <strong>di</strong> trance dominato da un<br />

istinto irrefrenabile ad accoppiarsi e infine lo trasforma in un<br />

essere motivato solo dall’istinto mostruoso del piacere.<br />

Nonostante l’orrore e gli effetti ripugnanti della sua<br />

azione virale, sotto <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista il parassita viene<br />

considerato sotto un’ottica positiva, e il contagio viene visto<br />

come un atto d’amore (prima <strong>di</strong> mostrare i sintomi dell’infezione,<br />

l’infermiera Forsythe <strong>di</strong>ce che “la malattia è l’atto <strong>di</strong><br />

amore tra due entità estranee e <strong>di</strong>verse l’una per l’altra”),<br />

che coinvolge, scatena i sensi ed arricchisce, in quanto ha la<br />

capacità <strong>di</strong> liberare gli in<strong>di</strong>vidui e far cadere le barriere delle<br />

costrizioni sociali e morali. <strong>Il</strong> virus, in sostanza, estrinseca<br />

quell’insieme <strong>di</strong> pulsioni a lungo represse che sono una delle<br />

maggiori cause della nevrosi dell’uomo moderno.<br />

<strong>Cronenberg</strong> non vuole certo darci a intendere che si dovrebbero<br />

assecondare istinti perversi (due bimbe vengono tenute<br />

al guinzaglio come cani), pedofili o incestuosi (in una scena<br />

agghiacciante ve<strong>di</strong>amo un nonno contagiato esprimere innuen<strong>di</strong><br />

sessuali nei confronti della nipotina) ma gli effetti eticamente<br />

spaventosi dell’epidemia hanno la funzione <strong>di</strong> evidenziare<br />

parossisticamente quanto la soppressione prolungata<br />

della nostra animalità e dei nostri desideri nascosti (da parte<br />

<strong>di</strong> una società ipermoralista) si concluda catastroficamente in<br />

una liberazione sessuale che non ha nulla della spensieratezza<br />

del movimento hippy, ma sarà invece sùbita, inarrestabile,<br />

cataclismatica (tutti i tentativi <strong>di</strong> fermare il contagio da parte<br />

del dottor St.Luc e della sua assistente falliranno miseramente).<br />

Molti dei personaggi <strong>di</strong> Shivers si <strong>di</strong>mostrano - prima<br />

del contagio - riluttanti al rapporto carnale: Nicholas Tudor,<br />

un personaggio che inaugura la figura del doppio <strong>cinema</strong>tografico<br />

cronenberghiano (un personaggio che lo rappresenta<br />

all’interno del film: oltre ad assomigliargli, <strong>di</strong>chiara<br />

egli stesso <strong>di</strong> “o<strong>di</strong>are i me<strong>di</strong>ci”…) non prova più attrazione<br />

verso la moglie ed ha una relazione extraconiugale con la<br />

ragazza che viene uccisa all’inizio; Betts - innamorata <strong>di</strong><br />

Janine, la moglie <strong>di</strong> Tudor - non riuscirà a superare la propria<br />

riluttanza a confessarle le sue voglie proibite, e solo il virus<br />

la svincolerà dalle restrizioni sociali del suo lesbismo. Anche<br />

il dottor St. Luc (già per nome santo e quin<strong>di</strong> casto) è impassibile<br />

- almeno in due occasioni - <strong>di</strong> fronte alle avances del-<br />

28


l’infermiera, ma si dovrà alla fine anch’egli arrendere al virus<br />

ed entrare a far parte <strong>di</strong> quella folla <strong>di</strong> zombie simil-romeriani<br />

bramosi <strong>di</strong> piacere.<br />

La scena finale ha un’efficacia incre<strong>di</strong>bile nel rappresentare<br />

il passaggio del dottore dallo stato <strong>di</strong> “sano” a quello<br />

<strong>di</strong> “malato”: la piscina nel quale viene immerso e nella<br />

quale sarà contagiato con un bacio (altro che “il sesso esiste<br />

perché gli esseri umani non vivono sott’acqua”, come <strong>di</strong>ranno<br />

i piccoli fratelli Mantle in Inseparabili) si configura come<br />

una vasca battesimale in cui si consuma una forma <strong>di</strong> rito<br />

<strong>di</strong>onisiaco, <strong>di</strong> baccanale dalle funzioni iniziatorie che, finalmente,<br />

porterà anche St.Luc nel mondo dei piaceri <strong>di</strong> una<br />

sorta <strong>di</strong> “nuova carne” (termine che non a caso si ritrova -<br />

come vedremo - in Videodrome).<br />

Perché i contagiati delle Starliner non sono morti, sono<br />

anzi più vivi <strong>di</strong> quanto siano mai stati prima: sono uomini e<br />

donne nuovi (i passeggeri <strong>di</strong> una nuova “Arca <strong>di</strong> Noé”),<br />

approdati ad uno sta<strong>di</strong>o ulteriore <strong>di</strong> coscienza della carne,<br />

folle folla <strong>di</strong> artefici <strong>di</strong> una rivoluzione antropogenetica che<br />

si appresta, come un gruppo <strong>di</strong> guerrieri/proseliti - or<strong>di</strong>nati e<br />

determinati - a <strong>di</strong>ffondere con violenza la nuova parola della<br />

carne nel mondo esterno. Questo sottotesto liturgico/sacrale<br />

che fa da sfondo ai personaggi (come abbiamo già notato per<br />

Crimes of the Future) <strong>di</strong>venterà anch’esso uno dei leitmotive<br />

del <strong>cinema</strong> successivo <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong>.<br />

Rabid: le forme del contagio<br />

Dopo le reazioni <strong>di</strong> vivo <strong>di</strong>sgusto che seguono all’uscita<br />

<strong>di</strong> Shivers (alcuni definiscono il film “perverso e spregevole”)<br />

<strong>Cronenberg</strong> trova la conferma che l’horror è il genere<br />

che più si adatta a far breccia nell’immaginario collettivo e<br />

al tempo stesso a coniugare i suoi interessi (a metà fra la<br />

scienza e il mondo dell’arte creativa) con le richieste del<br />

mercato <strong>cinema</strong>tografico.<br />

Sempre sotto l’egida <strong>di</strong> Dunning e Link e con l’aiuto del<br />

suo fidato amico Ivan Reitman, il regista gira in meno <strong>di</strong> un<br />

mese il suo secondo film commerciale, Rabid sete <strong>di</strong> sangue,<br />

che uscirà nelle sale nel 1977.<br />

29


Due giovani, Hart e Rose (Frank Moore e Marilyn<br />

Chambers), corrono in moto in una strada secondaria<br />

della campagna canadese. A un tratto si trovano <strong>di</strong> fronte<br />

a un furgoncino rimasto in panne in mezzo alla carreggiata:<br />

nel tentativo <strong>di</strong> evitarlo sbandano paurosamente,<br />

finiscono fuori strada e la moto prende fuoco. Lui se la<br />

cava con qualche ammaccatura, lei invece è gravemente<br />

ustionata e in pericolo <strong>di</strong> vita. A poca <strong>di</strong>stanza dal luogo<br />

dell’incidente si trova la clinica del dottor Keloid<br />

(Howard Ryshpan), un chirurgo plastico che da tempo<br />

effettua esperimenti <strong>di</strong> trapianto cutaneo tra esseri<br />

umani, nonostante i continui avvertimenti del suo assistente<br />

Murray Cypher (Joel Silver). Non appena viene a<br />

sapere dell’incidente, il me<strong>di</strong>co soccorre i pazienti e<br />

ricovera la ragazza nella sua clinica con l’intento <strong>di</strong><br />

provare su <strong>di</strong> lei quell’innesto cutaneo che dovrebbe dargli<br />

gloria, fama e celebrità. Un mese dopo l’intervento,<br />

Rose è ancora ricoverata in clinica. <strong>Il</strong> dottor Keloid<br />

ostenta sod<strong>di</strong>sfazione per l’esito del trapianto ed esclude<br />

ogni possibilità <strong>di</strong> rigetto. Eppure Rose manifesta sintomi<br />

inquietanti: dalla sua camera provengono urla agghiaccianti,<br />

la ragazza si agita nel letto e un giorno arriva<br />

ad<strong>di</strong>rittura a ferire con un morso un altro paziente della<br />

clinica che le si è avvicinato. Keloid non dà importanza<br />

alla cosa e lo stato <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> Rose si aggrava precipitosamente.<br />

Una notte la ragazza si strappa l’ago della<br />

fleboclisi, esce <strong>di</strong> nascosto dalla clinica e si rifugia in<br />

una stalla del circondario dove vomita sangue. Poi,<br />

insi<strong>di</strong>ata da un vecchio conta<strong>di</strong>no ubriaco giunto sul<br />

posto, reagisce con violenza e lo morde selvaggiamente.<br />

Dopo aver tentato invano <strong>di</strong> telefonare al suo ragazzo,<br />

che nel frattempo ha ripreso una vita normale, Rose<br />

rientra in clinica e aggre<strong>di</strong>sce mortalmente una ragazza<br />

che sta facendo un idromassaggio. Intanto, su un taxi,<br />

l’uomo che era stato la prima vittima dei morsi <strong>di</strong> Rose<br />

sembra perdere la testa: alll’improvviso urla “Ho sete!”<br />

e si avvinghia sul collo dell’autista, che perde il controllo,<br />

precipita con l’auto da un cavalcavia e viene investito<br />

da un camion in arrivo. Nel frattempo, in clinica, il<br />

dottor Keloid è costretto a riconoscere <strong>di</strong> aver trovato<br />

30


nel sangue <strong>di</strong> Rose dei germi che non è in grado <strong>di</strong> classificare.<br />

<strong>Il</strong> me<strong>di</strong>co decide pertanto <strong>di</strong> visitare accuratamente<br />

la ragazza e scopre sotto la sua ascella una piaga<br />

pulsante <strong>di</strong> un colore livido paonazzo. Da questa piaga<br />

spunta all’improvviso un pungiglione che penetra nella<br />

carne del me<strong>di</strong>co e gli succhia il sangue. Dopo questo<br />

morso il dottor Keloid perde il controllo <strong>di</strong> sé: in sala<br />

operatoria, durante un intervento, taglia col bisturi il <strong>di</strong>to<br />

<strong>di</strong> un’aiutante e cerca avidamente <strong>di</strong> succhiare il sangue<br />

che sgorga copioso dall’arto mutilato. La situazione precipita:<br />

mentre la polizia giunge sul posto, Rose fugge in<br />

autostop in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Montreal e il suo fidanzato, in<br />

compagnia <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co, cerca <strong>di</strong> raggiungere la clinica<br />

allarmato da un’inquietante telefonata della ragazza. Ma<br />

ormai l’epidemia è incontrollabile: Rose “morde” tutti<br />

quelli che incontra sul suo cammino, e costoro a loro<br />

volta - prima <strong>di</strong> morire - <strong>di</strong>ffondono il contagio tentando<br />

<strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re altri malcapitati. Le autorità sanitarie parlano<br />

<strong>di</strong> idrofobia, ma nessuno dei vaccini tra<strong>di</strong>zionali<br />

sembra funzionare. Giunta a Montreal, Rose trova ospitalità<br />

dalla sorella, ignara <strong>di</strong> tutto, mentre la città viene<br />

posta sotto asse<strong>di</strong>o per il <strong>di</strong>lagare dell’epidemia: cecchini<br />

della polizia sparano a vista su tutti quelli che sono<br />

sospetti, anche se in ogni luogo della metropoli - dai<br />

gran<strong>di</strong> magazzini alla metropolitana - le aggressioni si<br />

moltiplicano e il morbo <strong>di</strong> propaga. Rose intanto continua<br />

a procurarsi il sangue umano <strong>di</strong> cui ha bisogno uscendo<br />

<strong>di</strong> notte e abbordando sconosciuti: ma le sue crisi si<br />

fanno sempre più frequenti, mentre <strong>di</strong>venta sempre più<br />

<strong>di</strong>fficile girare per una città ormai completamente militarizzata.<br />

Esasperat e totalmente dominata dal virus che<br />

ha dentro, Rose arriva al punto <strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re la sorella: e<br />

lo fa proprio mentre il suo fidanzato, che nel frattempo<br />

è rientrato fortunosamente in città, si presenta sulla<br />

soglia <strong>di</strong> casa. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>alogo fra i due è drammatico: Hart<br />

rimprovera a Rose <strong>di</strong> essere il mostro che ha scatenato<br />

l’epidemia, ma Rose respinge l’accusa e aggre<strong>di</strong>sce il<br />

giovane, anche se all’ultimo rinuncia a morderlo, forse<br />

per amore. Le parole <strong>di</strong> Hart hanno però scosso la ragazza<br />

che per la prima volta teme davvero <strong>di</strong> essere un<br />

31


“mostro”: così, come per una sorta <strong>di</strong> estrema verifica,<br />

Rose abborda l’ennesimo sconosciuto, lo morde e poi,<br />

invece <strong>di</strong> andarsene, aspetta <strong>di</strong> vedere le sue reazioni<br />

parlando al telefono con Hart. Quando si accorge che il<br />

suo morso ha provocato nello sconosciuto quella strana<br />

forma <strong>di</strong> “idrofobia”, Rose capisce <strong>di</strong> essere la portatrice<br />

sana <strong>di</strong> una malattia che negli altri provoca la morte.<br />

Così fa in modo <strong>di</strong> farsi mordere a sua volta, come in<br />

una sorta <strong>di</strong> estremo e consapevole suici<strong>di</strong>o. L’ultima<br />

immagine ci mostra il suo cadavere abbandonato fra<br />

l’immon<strong>di</strong>zia e gettato in un camion <strong>di</strong> rifiuti da alcuni<br />

addetti alla <strong>di</strong>sinfestazione, mentre la voce fuori campo<br />

<strong>di</strong> uno speaker televisivo <strong>di</strong>ce: “La nostra città è un<br />

deserto, percorso solo dai pochi superstiti addetti al<br />

recupero delle salme. <strong>Il</strong> mondo intero è contagiato. Che<br />

Id<strong>di</strong>o misericor<strong>di</strong>oso ci protegga e salvi il genere umano<br />

da questa spaventosa apocalisse”.<br />

Come Stereo e Crimes of The Future, anche Shivers e<br />

Rabid possono essere considerati due film gemelli: le due<br />

opere presentano <strong>di</strong>verse affinità strutturali e tematiche. Con<br />

Rabid <strong>Cronenberg</strong> porta infatti a compimento quella fenomenologia<br />

del contagio che aveva affrontato nel film precedente,<br />

ampliandone il respiro ed introducendo al suo interno<br />

nuove chiavi <strong>di</strong> lettura: Rabid è per così <strong>di</strong>re la naturale<br />

evoluzione <strong>di</strong> Shivers, dal momento che la riflessione sulla<br />

mutazione si espande, arrivando a toccare territori che il film<br />

del ’75 non aveva ancora esplorato.<br />

<strong>Il</strong> mad doctor è reso finalmente un personaggio attivo<br />

nella storia, e dopo aver avuto una presenza marginale nei<br />

film precedenti (assente nei due 35 mm, subito fuori dai<br />

giochi in Shivers) in Rabid lo spettatore ha occasione <strong>di</strong> vederlo<br />

<strong>di</strong>rettamente, nell’atto stesso <strong>di</strong> creazione del virus, e <strong>di</strong><br />

comprenderne più a fondo la “filosofia” ed il pensiero.<br />

“<strong>Il</strong> tuo ideale è un uomo spellato vivo, per ricurirgli<br />

addosso una pelle nuova.”<br />

“Non hai tutti i torti: secondo me è un vero peccato che<br />

non scortichino più nessuno al giorno d’oggi.”<br />

32


Con questo scambio <strong>di</strong> battute con sua moglie, il mad doctor<br />

si presenta: è il dottor Keloid, scienziato all’avanguar<strong>di</strong>a e<br />

<strong>di</strong>rettore della clinica dermatologica “La Casa della Pelle”.<br />

Come chirurgo plastico, egli esprime il desiderio <strong>di</strong> poter dare<br />

una nuova pelle a chiunque: emblematico, in una società permeata<br />

dall’ossessione per la bellezza esteriore, in una società<br />

dove lo sviluppo della tecnologia cosmetica e della chirurgia<br />

plastica (<strong>di</strong> cui entrambe lui è rappresentante) hanno reso virtualmente<br />

possibile qualsiasi tipo <strong>di</strong> trasformazione dell’immagine<br />

esteriore. Keloid non si preoccupa del dentro, né della<br />

bellezza interiore (verso la quale si sentiranno invece attratti<br />

altri due dottori, quelli <strong>di</strong> Inseparabili) né tantomeno dei<br />

germi che proliferano all’interno degli innesti <strong>di</strong> pelle,<br />

sebbene venga avvertito <strong>di</strong> questo pericolo. Una volta effettuati<br />

gli esperimenti dermatologici sul derma <strong>di</strong> Rose (mai<br />

sottovalutare in <strong>Cronenberg</strong> il potere identificativo del nome<br />

dei personaggi: il cheloide è infatti un tumore benigno della<br />

pelle), Keloid non comprende che sebbene l’apparenza<br />

in<strong>di</strong>chi che la sua “cavia” è sana e che sta bene (e che quin<strong>di</strong><br />

lui potrà finalmente godere della gloria e della fama), dall’interno<br />

pulsa invece il virus della mutazione.<br />

Una <strong>di</strong>fferenza sostanziale rispetto a Shivers sta nel fatto<br />

che - <strong>di</strong>versamente dal film del 1975 - in Rabid la protagonista<br />

della storia non è una folla impersonale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

contagiati: o meglio, abbiamo un’orda <strong>di</strong> vampiri rabbiosi<br />

con la bava alla bocca e assetati <strong>di</strong> sangue (gli in<strong>di</strong>vidui infettati<br />

da questa forma <strong>di</strong> idrofobia), ma l’asse dell’attenzione si<br />

sposta su una persona singola - Rose, il paziente zero. Rose è<br />

speciale ed unica, è <strong>di</strong>versa dagli altri: servendosi del suo personaggio<br />

come oggetto principale del suo occhio clinico,<br />

<strong>Cronenberg</strong> ha modo <strong>di</strong> rappresentare più a fondo i meccanismi<br />

virali che stanno alla base della malattia (e quin<strong>di</strong> tracciare<br />

una linea <strong>di</strong> demarcazione tra quelli del portatore sano,<br />

Rose, e le mostruose espressioni sintomatiche della folla contagiata),<br />

e al tempo stesso analizzare tutte le tragiche conseguenze<br />

della mutazione sul singolo - non solo quelle fisiche<br />

e psicologiche, quin<strong>di</strong>, ma anche quelle esistenziali - permettendo<br />

allo spettatore una maggiore identificazione e un maggiore<br />

coinvolgimento emotivo nella storia. <strong>Cronenberg</strong><br />

insomma stringe l’ottica del suo microscopio dal macrocos-<br />

33


mo <strong>di</strong> un complesso residenziale al microcosmo <strong>di</strong> una giovane<br />

coppia, per cercare <strong>di</strong> dare un sapore più drammatico ed<br />

intimista alla vicenda.<br />

Rabid è quin<strong>di</strong> il primo film <strong>di</strong> <strong>Cronenberg</strong> a incorporare<br />

una componente melodrammatica, in cui la tragica con<strong>di</strong>zione<br />

del mutato - mostro e non più umano, ormai <strong>di</strong>ventato<br />

altro-da-sé e quin<strong>di</strong> non riconosciuto (“Tu non sei Rose,<br />

sei un mostro!”) - rende impossibile per il protagonista<br />

l’amore e gli affetti. Diversamente dagli “idrofobi”, Rose<br />

riprende a tratti la sua luci<strong>di</strong>tà ed è ben consapevole <strong>di</strong> ciò<br />

che sta vivendo: e come tutti gli altri mutati del <strong>cinema</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Cronenberg</strong>, trova nella morte (volontaria) l’unica forma <strong>di</strong><br />

“redenzione” dalle proprie colpe e <strong>di</strong> liberazione dalla sua<br />

opprimente con<strong>di</strong>zione. Rivedremo questa trage<strong>di</strong>a del sentimento<br />

amoroso in molto suo <strong>cinema</strong> degli anni ’80 e ’90, a<br />

partire da La zona morta passando per La Mosca e arrivando<br />

a M Butterfly.<br />

Anche in Rabid il virus scatena - almeno per la protagonista<br />

- una sessualità perversa ed incontrollabile; Rose infatti<br />

sviluppa una strana mutazione in cui da un’apertura nell’ascella<br />

fuoriesce una forma simil-fallica con cui penetra le<br />

sue vittime, in un atto erotico e mortale (eros e thanatos) che<br />

ricorda molto il vampirismo: molti critici hanno notato in<br />

Rose una rivisitazione dell’archetipo letterario creato da<br />

Stoker, nel quale agli obsoleti canini appuntiti si è sostituito<br />

un moderno, cronenberghiano organismo corporale. Non è<br />

un caso che l’occasione in cui avremo modo <strong>di</strong> vedere da<br />

vicino il meccanismo del contagio operato da Rose abbia<br />

luogo in un <strong>cinema</strong> dove vengono proiettati film porno,<br />

avvenga nei confronti <strong>di</strong> un uomo che con lei ci ha apertamente<br />

provato, e che l’atto si configuri come una necessità<br />

fisica e <strong>di</strong> sopravvivenza (non lo è anche il rapporto sessuale?),<br />

la cui assenza viene pagata da Rose con dolorose<br />

contrazioni spasmiche. Non è nemmeno un caso che l’attrice<br />

protagonista (Marilyn Chambers) fosse all’epoca una porno<strong>di</strong>va<br />

(anche se per il ruolo <strong>Cronenberg</strong> aveva pensato a<br />

Sissy Spacek, dopo averla vista in La rabbia giovane <strong>di</strong><br />

Malick: ma non riuscirà a scritturarla e <strong>di</strong>verrà l’attrice protagonista<br />

in Carrie <strong>di</strong> DePalma 15 ).<br />

34


Fast Company: l’amore per la macchina<br />

Dopo Rabid, <strong>Cronenberg</strong> torna a lavorare per la TV<br />

canadese, e realizza tra il 1975 e il 1978 tre episo<strong>di</strong> per la<br />

serie televisive “Peep Show” e “Teleplay”: The Victim, The<br />

Lie Chair e The Italian Machine. L’ultimo, incentrato su un<br />

gruppo <strong>di</strong> motociclisti che cercano <strong>di</strong> sottrarre una bellissima<br />

Ducati Desmo Super Sport ad un collezionista d’arte che<br />

la terrebbe come un soprammobile, preannuncia incre<strong>di</strong>bilmente<br />

l’inversione <strong>di</strong> marcia (in tutti i sensi) che <strong>Cronenberg</strong><br />

effettuerà con il suo successivo lungometraggio, girato nell’estate<br />

del 1978. Fast Company è infatti un film che tratta<br />

il tema delle corse automobilistiche, in particolare quelle dei<br />

dragsters.<br />

Un camion, <strong>di</strong>pinto con i colori della ban<strong>di</strong>era americana,<br />

sfreccia in un suggestivo paesaggio montano, fra<br />

cima innevate, boschi ver<strong>di</strong> e laghi, sta portando al circuito<br />

<strong>di</strong> Edmonton alcuni dragsters che partecipano a<br />

spettacolari gare automobilistiche con partenza da<br />

fermo. Tra i piloti spiccano il campione Lonnie Johnson,<br />

detto “Lucky Man” (William Smith), e il suo giovane<br />

allievo Billy “The Kid” Brocker (Nicholas Campbell),<br />

entrambi in forza alla FastCo. Nella prima gara Billy<br />

viene sconfitto dal suo avversario Gary “The<br />

Blacksmith” Black (Cedric Smith), un pilota con molta<br />

più esperienza <strong>di</strong> lui, mentre lo speaker eccita la folla<br />

degli spettatori urlando nel microfono: “Questa è la<br />

velocità, ragazzi!”. Scende quin<strong>di</strong> in campo il campione<br />

Lonnie, che corre su un’auto speciale a doppia carburazione.<br />

“Lucky Man” ha una partenza a razzo, ma<br />

subito dopo la sua auto esce <strong>di</strong> strada e prende fuoco.<br />

Solo per miracolo il pilota riesce ad uscire dall’abitacolo<br />

e a mettersi in salvo. Sul posto giunge imme<strong>di</strong>atamente<br />

Phil Adamson (John Saxon), manager della<br />

FastCo, che rimprovera aspramente il meccanico della<br />

compagnia, ritenendolo responsabile della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una<br />

costosa vettura. Dopo<strong>di</strong>ché Phil decide <strong>di</strong> fare un giro<br />

con il suo ultraleggero personale in compagnia della<br />

ragazza immagine della FastCo (Clau<strong>di</strong>a Jennings). In<br />

35


questo frangente Phil rivela tutta la sua superbia, riferendosi<br />

ai piloti sulla terraferma e <strong>di</strong>cendo: “Li ve<strong>di</strong>?<br />

Loro strisciano, noi voliamo”. La sera il circo ambulante<br />

della velocità si rimette in viaggio per raggiungere un<br />

altro circuito. Durante il trasferimento Lonnie rivede<br />

alla tv le immagini dell’incidente, poi telefona alla<br />

fidanzata a Seattle per raccontarle quello che gli è<br />

accaduto. Subito dopo il camion della FastCo su cui<br />

viaggia Lonnie è costretto a fermarsi per un pneumatico<br />

forato: non si trova la ruota <strong>di</strong> scorta e Gary Black, che<br />

nel frattempo è giunto sul posto, dopo una <strong>di</strong>scussione<br />

con Lonnie or<strong>di</strong>na ai suoi meccanici <strong>di</strong> non prestare<br />

aiuto al team avversario. <strong>Il</strong> giorno dopo lo spettacolo<br />

ricomincia: solita folla, solito speaker, solite prove <strong>di</strong><br />

qualificazione, fra sgommare <strong>di</strong> pneumatici e rombi <strong>di</strong><br />

motore. Phil, il manager della FastCo, pensa solo al<br />

business: si fa pagare dagli organizzatori, dà istruzioni a<br />

Miss FastCo su come si deve comportare, raccomanda ai<br />

piloti <strong>di</strong> farsi fotografare con la marca bene in vista.<br />

Quin<strong>di</strong> chiama in <strong>di</strong>sparte Lonnie e gli <strong>di</strong>ce che i burocrati<br />

<strong>di</strong> Kansas City non sono più <strong>di</strong>sposti a produrre vetture<br />

a doppia carburazione: il campione dovrà quin<strong>di</strong> esibirsi<br />

a bordo <strong>di</strong> una “funny car”, vettura dal design<br />

appariscente ma <strong>di</strong> categoria inferiore, anche se molto<br />

amata dal pubblico pagante. Lonnie deve suo malgrado<br />

accettare ed è costretto a scendere in pista con l’auto <strong>di</strong><br />

Billy contro Gary Black: e nonostante costui anticipi la<br />

partenza in modo scorretto, anche questa volta “Lucky<br />

Man” vince la gara. L’esibizione successiva è prevista sul<br />

circuito <strong>di</strong> Spokane. Prima della gara Lonnie scopre però<br />

casualmente che è stato proprio Phil Adamson a bloccare<br />

la produzione della sua vettura speciale e, furente, rifiuta<br />

<strong>di</strong> far pubblicità alla FastCo durante un’intervista televisiva.<br />

Phil a questo punto decide <strong>di</strong> mandare in rovina<br />

Lonnie e <strong>di</strong> assoldare al suo posto il rivale Gary. Non<br />

solo: paga un meccanico per far manomettere l’auto <strong>di</strong><br />

Lonnie, che per la prima volta perde una gara. Gary però<br />

viene a conoscenza del fatto e, lealmente, rivela l’inganno<br />

a Lonnie <strong>di</strong>cendogli: “Non ho bisogno <strong>di</strong> ucciderti per<br />

batterti”. Lonnie decide allora <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>carsi: assieme al<br />

36


37<br />

Shivers (1975)


Riccardo Sasso<br />

L’immagine mutante<br />

il <strong>cinema</strong> <strong>di</strong><br />

David <strong>Cronenberg</strong><br />

© E<strong>di</strong>zioni Falsopiano - 2018<br />

via Bobbio, 14<br />

15121 - ALESSANDRIA<br />

www.falsopiano.com<br />

Per le immagini, copyright dei relativi detentori<br />

Progetto grafico e impaginazione: Daniele Allegri<br />

In copertina: Samuele Testa, Drunky Flying Trio (2016)<br />

Prima e<strong>di</strong>zione - Settembre 2018

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