Il cinema di Cronenberg

“mostro”: così, come per una sorta di estrema verifica,
Rose abborda l’ennesimo sconosciuto, lo morde e poi,
invece di andarsene, aspetta di vedere le sue reazioni
parlando al telefono con Hart. Quando si accorge che il
suo morso ha provocato nello sconosciuto quella strana
forma di “idrofobia”, Rose capisce di essere la portatrice
sana di una malattia che negli altri provoca la morte.
Così fa in modo di farsi mordere a sua volta, come in
una sorta di estremo e consapevole suicidio. L’ultima
immagine ci mostra il suo cadavere abbandonato fra
l’immondizia e gettato in un camion di rifiuti da alcuni
addetti alla disinfestazione, mentre la voce fuori campo
di uno speaker televisivo dice: “La nostra città è un
deserto, percorso solo dai pochi superstiti addetti al
recupero delle salme. Il mondo intero è contagiato. Che
Iddio misericordioso ci protegga e salvi il genere umano
da questa spaventosa apocalisse”.
Come Stereo e Crimes of The Future, anche Shivers e
Rabid possono essere considerati due film gemelli: le due
opere presentano diverse affinità strutturali e tematiche. Con
Rabid Cronenberg porta infatti a compimento quella fenomenologia
del contagio che aveva affrontato nel film precedente,
ampliandone il respiro ed introducendo al suo interno
nuove chiavi di lettura: Rabid è per così dire la naturale
evoluzione di Shivers, dal momento che la riflessione sulla
mutazione si espande, arrivando a toccare territori che il film
del ’75 non aveva ancora esplorato.
Il mad doctor è reso finalmente un personaggio attivo
nella storia, e dopo aver avuto una presenza marginale nei
film precedenti (assente nei due 35 mm, subito fuori dai
giochi in Shivers) in Rabid lo spettatore ha occasione di vederlo
direttamente, nell’atto stesso di creazione del virus, e di
comprenderne più a fondo la “filosofia” ed il pensiero.
“Il tuo ideale è un uomo spellato vivo, per ricurirgli
addosso una pelle nuova.”
“Non hai tutti i torti: secondo me è un vero peccato che
non scortichino più nessuno al giorno d’oggi.”
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