Il cinema di Cronenberg

tivo. Nella misura in cui le ideologie misticheggianti e i fremiti
cosmici che percorrono la Hollywood contemporanea
sono il segno di un vuoto, della resezione irrimediabile delle
radici ancestrali di ogni immaginario autentico, vivibile, abitabile.
Nella misura in cui, per dirla con Jung, gli dei sono
diventati malattie. Compensazioni inconsce e tragicamente
somatizzate, pulsionalità esasperate e distorte.
Con il film sul mondo del cinema, inoltre, a venire prepotentemente
alla ribalta è il versante “moderno”, metacinematografico,
metadiscorsivo, della produzione cronenberghiana.
Secondo una linea di sviluppo che, per nominare
solo i casi più eclatanti, passando da Videodrome, a Spider,
a eXistenZ, declina l’immagine ora come immagine mentale,
ora virtuale, ora mitologica. In ogni caso, immagine in
quanto tale, sottratta al giogo della verosimiglianza, del realismo
mimetico.
Possiamo quindi dire che, seguendo uno dei massimi teorici
della visual culture, W.J.T. Mitchell, Cronenberg, regista
quant’altri mai sensibile al pictorial turn, alla svolta verso
l’iconico che caratterizza la nostra era, è fortemente interessato
tanto al mondo delle images, delle immagini in sé,
quanto a quello delle pictures, le immagini intese nel loro
legame a un supporto materiale e considerate nelle loro
risultanze storiche e sociali. E la carne? Che ruolo gioca e
che connessione ha in questa riflessione sulle immagini dai
sottili e sorprendenti risvolti sociologici, filosofici, psicoanalitici?
Anche in questo senso può tornare utile una nozione
di Mitchell. La carne, nelle modalità dello sdoppiamento,
della gemmazione, della neoformazione, della clonazione
assume il senso e il valore di una bio-immagine. Nel
nostro autore è allora dato vedere un lucido interprete della
nostra “era della riproduzione biocibernetica”, in cui tecnologie
digitali e biologia convergono nel dare corpo al sogno
antico di creare immagini viventi 1 .
In un passaggio de La mosca, la cui crucialità non sfugge
a Sasso, il mad doctor protagonista intuisce che, per perfezionare
la sua tecnica di teletrasporto, deve insegnare al
computer “la poesia della carne”. Questo è, in Cronenberg,
il mito. La poesia della carne. Il repertorio di immagini ancestrali,
lo scarto meta-fisico che permette allo scienziato
12