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Il cinema di Cronenberg

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Con questo scambio <strong>di</strong> battute con sua moglie, il mad doctor<br />

si presenta: è il dottor Keloid, scienziato all’avanguar<strong>di</strong>a e<br />

<strong>di</strong>rettore della clinica dermatologica “La Casa della Pelle”.<br />

Come chirurgo plastico, egli esprime il desiderio <strong>di</strong> poter dare<br />

una nuova pelle a chiunque: emblematico, in una società permeata<br />

dall’ossessione per la bellezza esteriore, in una società<br />

dove lo sviluppo della tecnologia cosmetica e della chirurgia<br />

plastica (<strong>di</strong> cui entrambe lui è rappresentante) hanno reso virtualmente<br />

possibile qualsiasi tipo <strong>di</strong> trasformazione dell’immagine<br />

esteriore. Keloid non si preoccupa del dentro, né della<br />

bellezza interiore (verso la quale si sentiranno invece attratti<br />

altri due dottori, quelli <strong>di</strong> Inseparabili) né tantomeno dei<br />

germi che proliferano all’interno degli innesti <strong>di</strong> pelle,<br />

sebbene venga avvertito <strong>di</strong> questo pericolo. Una volta effettuati<br />

gli esperimenti dermatologici sul derma <strong>di</strong> Rose (mai<br />

sottovalutare in <strong>Cronenberg</strong> il potere identificativo del nome<br />

dei personaggi: il cheloide è infatti un tumore benigno della<br />

pelle), Keloid non comprende che sebbene l’apparenza<br />

in<strong>di</strong>chi che la sua “cavia” è sana e che sta bene (e che quin<strong>di</strong><br />

lui potrà finalmente godere della gloria e della fama), dall’interno<br />

pulsa invece il virus della mutazione.<br />

Una <strong>di</strong>fferenza sostanziale rispetto a Shivers sta nel fatto<br />

che - <strong>di</strong>versamente dal film del 1975 - in Rabid la protagonista<br />

della storia non è una folla impersonale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

contagiati: o meglio, abbiamo un’orda <strong>di</strong> vampiri rabbiosi<br />

con la bava alla bocca e assetati <strong>di</strong> sangue (gli in<strong>di</strong>vidui infettati<br />

da questa forma <strong>di</strong> idrofobia), ma l’asse dell’attenzione si<br />

sposta su una persona singola - Rose, il paziente zero. Rose è<br />

speciale ed unica, è <strong>di</strong>versa dagli altri: servendosi del suo personaggio<br />

come oggetto principale del suo occhio clinico,<br />

<strong>Cronenberg</strong> ha modo <strong>di</strong> rappresentare più a fondo i meccanismi<br />

virali che stanno alla base della malattia (e quin<strong>di</strong> tracciare<br />

una linea <strong>di</strong> demarcazione tra quelli del portatore sano,<br />

Rose, e le mostruose espressioni sintomatiche della folla contagiata),<br />

e al tempo stesso analizzare tutte le tragiche conseguenze<br />

della mutazione sul singolo - non solo quelle fisiche<br />

e psicologiche, quin<strong>di</strong>, ma anche quelle esistenziali - permettendo<br />

allo spettatore una maggiore identificazione e un maggiore<br />

coinvolgimento emotivo nella storia. <strong>Cronenberg</strong><br />

insomma stringe l’ottica del suo microscopio dal macrocos-<br />

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