Eco delle Valli e delle Dolomiti Friulane - Ottobre 2019
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Anno II - Numero 04 - <strong>Ottobre</strong> <strong>2019</strong><br />
Edito da "Fabbrica <strong>delle</strong> Idee" di Maniago<br />
CASA<br />
MARISA<br />
Un progetto innovativo per anziani<br />
soli [p.8-9]<br />
SCONFIGGERE<br />
L'AZZARDO<br />
Contrastare la ludopatia, fenomeno<br />
che mette in ginocchio le famiglie [p.14]<br />
UGO ZANNIER,<br />
VOLATORE<br />
TESTARDO<br />
L'uomo che volo dal monte<br />
Valinis [p.29]<br />
TESSERE<br />
D'AUTORE<br />
L'arte musiva tra usanze<br />
e tradizione religiosa[ p.40-41]<br />
L'ACQUA<br />
IMBRIGLIATA<br />
STORIA DI ACQUA E NATURA: GLI IMPIANTI<br />
IDROELETTRICI LUNGO IL CORSO<br />
DI CELLINA E MEDUNA [p.2]
RACCONTO DEL MESE<br />
RACCONTO DEL MESE<br />
L'ACQUA IMBRIGLIATA:<br />
TORRENTI, DIGHE,<br />
ELETTRICITÀ<br />
di Gianluca Liva<br />
Storia, acqua, e natura. Gli impianti<br />
idroelettrici costruiti lungo il corso<br />
del Cellina e del Meduna hanno avuto un<br />
forte impatto su questo territorio, sia dal<br />
punto di vista ambientale che sociale.<br />
Da sempre l’essere<br />
umano ha deviato,<br />
contenuto e sfruttato<br />
i fiumi come fonte di<br />
sostentamento e risorsa<br />
fondamentale per lo<br />
sviluppo. Il territorio <strong>delle</strong><br />
<strong>Valli</strong> e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong><br />
friulane porta i segni della<br />
storia lungo gli argini dei<br />
due principali corsi d’acqua<br />
che le attraversano,<br />
il fiume Meduna e il<br />
torrente Cellina. Entrambi<br />
caratterizzati da un<br />
incedere scandito sia dalla<br />
natura che dall’intervento<br />
antropico, ben visibile<br />
nelle dighe, nelle centrali<br />
idroelettriche e nei<br />
canali artificiali che si<br />
susseguono.<br />
Nella zona, il primo<br />
tentativo – riuscito – di<br />
canalizzare e trasferire<br />
l’acqua per il benessere di<br />
una comunità ha origine<br />
dalla volontà pioneristica<br />
di Antonio dell’Angelo,<br />
detto Il Pellegrin, contadino<br />
di San Leonardo Valcellina<br />
che visse nella prima metà<br />
del XIX secolo.<br />
A partire dal 1835, da<br />
solo e circondato da un<br />
generale scetticismo,<br />
scavò il canale che<br />
convoglia le acque del<br />
Cellina fino al centro<br />
del paese. Poco più di<br />
due anni dopo l’inizio<br />
dell’estenuante lavoro,<br />
nell’ottobre del 1837, nella<br />
piazza di San Leonardo si<br />
poteva attingere all’acqua<br />
corrente e pulita. Il<br />
contributo di quest’opera<br />
fu a dir poco fondamentale<br />
per scongiurare nuove<br />
epidemie di tifo, comuni<br />
all’epoca.<br />
2<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
Da allora sono cambiate<br />
molte cose. Della roggia<br />
scavata dal Pellegrin<br />
rimane un tratto dello<br />
scavo e una lapide che<br />
commemora un gesto<br />
che ha dell’incredibile,<br />
ma che fu anche una<br />
sorta di “miccia” per<br />
imbrigliare e sfruttare<br />
l’acqua che attraversa<br />
il territorio. Cellina e<br />
Meduna ospitano mirabili<br />
esempi di opere costruite<br />
a partire dall’inizio del XX<br />
secolo in poi e destinate<br />
a plasmare un ambiente,<br />
i suoi abitanti e le loro<br />
abitudini. Basti pensare<br />
alla centrale idroelettrica<br />
“Antonio Pitter” di Malnisio,<br />
splendido esempio di<br />
archeologia industriale<br />
del secolo scorso che<br />
sfruttando le acque del<br />
Cellina donò a Venezia il<br />
lusso dell’illuminazione<br />
pubblica.<br />
Negli anni ’30, dopo che<br />
erano state costruite le<br />
prime opere, fu il Consorzio<br />
di Bonifica Cellina-<br />
Meduna a prendersi<br />
carico della gestione e<br />
della progettualità legata<br />
allo sfruttamento idrico,<br />
rendendo i due corsi<br />
d’acqua e i loro piccoli<br />
affluenti quasi come parte<br />
di un “sistema” capace di<br />
spingere un intero territorio<br />
verso nuove prospettive<br />
economiche legate a una<br />
ricchezza naturale.<br />
Lo sviluppo e l’intervento<br />
umano crebbero anno<br />
dopo anno, ma ebbero<br />
senza dubbio il loro<br />
culmine nelle opere<br />
realizzate nel secondo<br />
dopoguerra fino agli anni<br />
’60.<br />
CELLINA<br />
58<br />
km lunghezza<br />
700<br />
km² di Estensione<br />
del bacino idrografico<br />
IL DAZIO PAGATO DA QUESTA TERRA<br />
Oltre alle centrali e<br />
alle dighe che furono<br />
considerate un “successo”<br />
per la visione a lungo<br />
termine di impatto sul<br />
territorio, l’opera dell’uomo<br />
fu all’ordine anche<br />
dell’immane tragedia del<br />
Vajont.<br />
Il disastro del 1963 fu<br />
il risveglio da un sogno<br />
fatto di interessi taciuti,<br />
sfruttamento ambientale<br />
9 ottobre 1963 è la data della tragedia che ha spazzato<br />
Erto, Casso, Longarone e i paesi lungo il Piave.<br />
"In quella sera di oltre cinquant'anni fa, la negligenza<br />
dell'uomo che non ha capito i segnali che la natura dava"<br />
Antonio Carrara, Sindaco di Erto.<br />
"In questa giornata emblematica per le nostre comunità<br />
è molto importante ritrovarsi e ricominciare un futuro"<br />
Lavinia Corona, Sindaco di Vajont.<br />
Durante le celebrazioni di quest'anno è stato presentato al<br />
Senato il docu-film “Vajont, per non dimenticare”.<br />
Tagliamento<br />
sconsiderato e totale<br />
incuria verso un territorio e<br />
i suoi abitanti.<br />
Da allora è mutata la<br />
sensibilità verso uno<br />
sfruttamento idrico<br />
irrispettoso <strong>delle</strong> persone e<br />
del territorio. Le comunità<br />
che vivono vicino agli<br />
argini dei fiumi conoscono<br />
il valore dei corsi d’acqua<br />
e, sugli eventi del passato,<br />
hanno costruito una<br />
85<br />
km lunghezza<br />
880<br />
km² di Estensione<br />
del bacino idrografico<br />
MEDUNA<br />
coscienza.<br />
Le acque dei due fiumi<br />
che solcano le <strong>Valli</strong> e le<br />
<strong>Dolomiti</strong> friulane hanno<br />
donato prosperità ma<br />
conservano i segni<br />
indelebili di una storia<br />
sofferta, legata alla<br />
produzione idroelettrica<br />
e all’illusione di saper<br />
modellare un territorio a<br />
proprio piacimento.<br />
LUNGO IL FIUME MEDUNA:<br />
ELETTRICITÀ A CASCATA<br />
Il Meduna è lungo 85<br />
chilometri. Nasce in<br />
località Selis, a 623 metri<br />
sul livello del mare, nel<br />
punto in cui si uniscono<br />
due piccoli corsi d’acqua:<br />
il Canal grande di Meduna<br />
(che ha origine dal Monte<br />
Burtalòn a 2121 metri di<br />
quota) e il Canal piccolo<br />
di Meduna (formato da<br />
vari ruscelli che scorrono<br />
dal Monte Dosaip e dal<br />
Monte Caserine Alte, a<br />
un’altitudine superiore ai<br />
2.000 metri).<br />
A Selis, il Meduna è<br />
arginato dalla diga di<br />
Ca’ Zul. Giunto poco oltre<br />
Tramonti di Sopra, il fiume<br />
riceve le acque di piccoli<br />
affluenti (fra cui il Viellia<br />
e il Chiarchia) e prosegue<br />
verso sud fino alla chiusa<br />
di ponte Racli, dove è sita<br />
la diga che ha originato<br />
il Lago di Tramonti. Da lì<br />
prosegue verso sud fino a<br />
giungere in pianura.<br />
L’asta idroelettrica della Val<br />
Meduna interessa i comuni<br />
di Tramonti di Sopra e di<br />
Sotto, Frisanco, Meduno,<br />
Cavasso Nuovo, Sequals,<br />
Arba e Spilimbergo.<br />
GLI IMPIANTI IDROELETTRICI<br />
LUNGO IL CORSO DEL CELLINA<br />
Dalle pendici del monte<br />
La Gialina (1.634 metri<br />
sul livello del mare)<br />
hanno origine le acque<br />
del torrente Cellina, che<br />
sorge a partire dalla<br />
località di Margons, nel<br />
comune di Claut, sita a<br />
650 metri di altitudine.<br />
Da lì, il Cellina si snoda<br />
Lungo il suo corso sono<br />
presenti ben sei impianti<br />
idroelettrici - Valina,<br />
Chievolis, Meduno, Colle,<br />
Istrago e, al termine, quello<br />
di Barbeano e Rauscedo –<br />
che sfruttano le acque per<br />
la produzione di corrente.<br />
Gli impianti lavorano in<br />
cascata, per cui l’acqua<br />
utilizzata dall’ impianto di<br />
Valina viene poi utilizzata,<br />
insieme all’apporto del<br />
torrente Silisia, a Chievolis<br />
e dagli impianti ancor più<br />
a valle (Meduno, Colle,<br />
Istrago); per poi essere<br />
sfruttata dal Consorzio di<br />
Bonifica Cellina Meduna<br />
per l’irrigazione in pianura.<br />
Lungo il corso del fiume<br />
sono presenti tre serbatoi,<br />
Cà Zul, Cà Selva e Ponte<br />
Racli. La realizzazione<br />
di quest’ultimo, nel 1952,<br />
generò il Lago di Tramonti.<br />
Oggi le centrali, con una<br />
produzione annua di 150<br />
GWh, coprono il consumo<br />
elettrico di 150.000<br />
impianti domestici e<br />
regolano il flusso d’acqua<br />
necessario per l’irrigazione<br />
in pianura.<br />
attraverso un percorso più<br />
o meno tortuoso di circa<br />
58 chilometri che passa<br />
anche attraverso la valle<br />
a cui ha donato il nome e<br />
che termina all’incontro<br />
con il Meduna.<br />
I lavori di imbrigliamento<br />
<strong>delle</strong> acque del Cellina<br />
furono avviati all’inizio del<br />
Il borgo perduto<br />
Movada è una località abbandonata che fu sommersa dalle acque<br />
nel punto in cui diedero vita al lago artificiale. Gli abitanti vennero<br />
sfollati nei primi anni ’50 per fare posto a uno dei tre invasi, parte<br />
del piano ideato e realizzato dall’azienda SAICI (Società anonima<br />
agricola e industriale per la produzione italiana della cellulosa).<br />
Lo scopo dichiarato dei tempi era ottenere una fornitura elettrica<br />
per alimentare l’impianto produttivo di Torviscosa.<br />
Oggi, quando il lago è in secca, l’abitato di Movada riaffiora<br />
e i ruderi, ben visibili, sono un segno indelebile della corsa al<br />
progresso.<br />
XX secolo, fra cui da subito<br />
spiccarono la vecchia<br />
diga di Barcis e la centrale<br />
idroelettrica di Malnisio.<br />
Più a valle, seguendo il<br />
corso del torrente, parte<br />
<strong>delle</strong> acque venivano<br />
deviate dal corso regolare<br />
e sfruttate anche dalla<br />
centrale di Giais (operativa<br />
Lago di Barcis - foto Stefano Travasci<br />
dal 1908) e da quella del<br />
Partidor (attiva dal 1919)<br />
per poi rientrare nel Cellina<br />
all’altezza di San Leonardo.<br />
Alla fine della Seconda<br />
Guerra Mondiale, la<br />
crescente richiesta di<br />
energia elettrica attrasse<br />
i vertici della SADE<br />
(Società Adriatica di<br />
Elettricità) a investire nel<br />
potenziamento <strong>delle</strong> opere<br />
lungo il corso del Cellina.<br />
Fu così che, nel 1954, a<br />
Barcis venne eretta una<br />
nuova diga che diede<br />
origine a un lago artificiale<br />
da 22 milioni di metri cubi<br />
d’acqua.<br />
In parallelo, negli anni<br />
’50, vennero ultimati<br />
anche i lavori di altre due<br />
centrali, a San Foca e a<br />
Villa Rinaldi. Nel corso dei<br />
decenni questo “sistema<br />
Cellina” ha funzionato<br />
diventando parte<br />
integrante del paesaggio<br />
fluviale e l’elettricità così<br />
generata fu distribuita in<br />
tutto il Friuli, a Treviso e a<br />
Venezia.<br />
La produzione andò avanti<br />
ininterrottamente fino alla<br />
fine degli anni ’80, quando<br />
vennero avviati i lavori per<br />
un generale rinnovamento.<br />
Da allora vennero<br />
dismessi gli impianti<br />
storici, realizzati quasi<br />
un secolo prima, e venne<br />
ulteriormente potenziata<br />
la centrale idroelettrica di<br />
Barcis.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 3
RACCONTO DEL MESE<br />
RACCONTO DEL MESE<br />
RINNOVABILE<br />
È SINONIMO<br />
DI SOSTENIBILE?<br />
Il caso del torrente Leale<br />
Il torrente Leale nasce<br />
dalle cime del monte<br />
Cuar e del monte Flagel,<br />
percorre in gran parte il<br />
territorio del comune di<br />
Trasaghis e sfocia poco<br />
a nord di Avasinis. Da<br />
anni si ha in previsione<br />
di costruire alcune opere<br />
per lo sfruttamento<br />
idroelettrico.<br />
L’opera consisterebbe<br />
nel prendere acqua in<br />
quota, a circa 700 metri<br />
di altitudine, convogliarla<br />
in una tubazione e farla<br />
scendere a gran velocità<br />
fino all’abitato di Avasinis<br />
dove verrebbe collocato<br />
un trasformatore per la<br />
produzione di energia.<br />
Il progetto è stato<br />
presentato sottolineando<br />
che l’obiettivo è produrre<br />
energia pulita, ma al di là<br />
della contabilizzazione<br />
<strong>delle</strong> emissioni di CO2,<br />
oggi è noto che esistono<br />
impatti di certe opere<br />
possono comportare danni<br />
gravi a un territorio.<br />
Ci racconta la storia di<br />
questo torrente Tiziano<br />
Fiorenza, naturalista<br />
impegnato nella difesa<br />
dell’ecosistema del<br />
torrente Leale.<br />
NASCE<br />
A QUOTA<br />
1478<br />
metri<br />
LUNGHEZZA<br />
COMPLESSIVA<br />
9<br />
chilometri<br />
LA VILLA MANIN DELL’ARCHEOLOGIA<br />
INDUSTRIALE: LA CENTRALE<br />
IDROELETTRICA DI MALNISIO<br />
La centrale idroelettrica<br />
“Antonio Pitter” di Malnisio<br />
era la punta di diamante<br />
del sistema di impianti<br />
costruiti sul torrente Cellina<br />
a partire dagli inizi del<br />
XX secolo. L’ideatore fu<br />
Aristide Zanari, ingegnere<br />
che negli ultimi anni<br />
dell’800 aveva ricevuto<br />
l’incarico di progettare i<br />
vari collegamenti tra la<br />
montagna e la pianura:<br />
strade di collegamento<br />
che avrebbero permesso<br />
di spostarsi più facilmente<br />
dalle varie località della<br />
pedemontana e <strong>delle</strong><br />
dolomiti friulane.<br />
Durante uno dei<br />
sopralluoghi, Zanari<br />
osservò il corso del Cellina<br />
e lo ritenne l’ideale per lo<br />
sfruttamento idroelettrico:<br />
una forma di produzione di<br />
energia che stava salendo<br />
alla ribalta in quegli anni: fu<br />
una grande intuizione.<br />
Ben 2000 persone<br />
contribuirono alla<br />
costruzione di quello<br />
che per decenni fu una<br />
monumentale opera di<br />
imbrigliamento <strong>delle</strong> acque.<br />
In cinque anni venne<br />
costruito lo sbarramento<br />
nella valle, la centrale,<br />
una linea elettrica di 90<br />
chilometri fino a Venezia<br />
e un’opera a dir poco<br />
innovativa: un canale di<br />
trasporto acqua con sopra<br />
una strada percorribile dalle<br />
auto.<br />
La centrale alimentò<br />
i palazzi e le strade di<br />
Venezia fino a metà degli<br />
anni ’20, fino a che vennero<br />
costruiti nuovi impianti in<br />
tutta Italia, interconnessi<br />
tra loro e l’energia prodotta<br />
a Malnisio divenne parte di<br />
questo “circuito” più ampio.<br />
La centrale di Malnisio e i<br />
suoi operai continuarono<br />
La Sala macchine della Centrale A.Pitter di Malnisio<br />
a produrre energia fino<br />
al 31 dicembre 1988.<br />
Una volta spenta, questa<br />
maestoso esempio di<br />
archeologia industriale<br />
rischiava di giacere<br />
abbandonata. Per fortuna,<br />
a partire dal 2000, varie<br />
amministrazioni comunali<br />
di Montereale Valcellina<br />
raccolsero l’appello degli ex<br />
lavoratori della centrale e<br />
acquisendola, hanno potuto<br />
rinnovarla e renderla un<br />
museo unico in Italia.<br />
Grazie all’impegno di chi<br />
ha dedicato una vita alla<br />
centrale, ora chiunque può<br />
visitare la sala macchine<br />
– rimasta intatta – e i<br />
locali che hanno permesso<br />
a piazza San Marco di<br />
illuminarsi e al Friuli<br />
occidentale di svilupparsi.<br />
TIZIANO FIORENZA<br />
naturalista<br />
Direttiva<br />
HABITAT<br />
Si tratta di una direttiva<br />
comunitaria che mira a<br />
garantire la biodiversità<br />
dell’Unione europea,<br />
impegnandosi<br />
a conservare gli habitat<br />
naturali, la flora<br />
e la fauna selvatiche.<br />
Perché la costruzione<br />
di questo canale e la<br />
deviazione <strong>delle</strong> acque<br />
potrebbe comportare dei<br />
problemi?<br />
In questo caso specifico si<br />
toglie l’acqua nella parte<br />
più importante del corso<br />
del torrente dove esistono<br />
specie animali incluse<br />
nella Direttiva Habitat. Si<br />
tratta di specie protette,<br />
la cui sopravvivenza<br />
verrebbe compromessa se<br />
togliamo loro l’acqua: in<br />
parole povere: se deviamo<br />
l’acqua, li uccidiamo.<br />
Di che specie parliamo?<br />
Sono parecchie. L’ormai<br />
rarissimo gambero di<br />
fiume (Austropotamobius<br />
pallipes), tre preziosi pesci<br />
d’acqua dolce: lo scazzone<br />
(Cottus gobio), Vairone<br />
(Telestes muticellus) e la<br />
trota marmorata (Salmo<br />
trutta marmoratus); e la<br />
rana temporaria e, infine,<br />
l’ululone dal ventre giallo<br />
(Bombina variegata): un<br />
piccolo rospetto che vive<br />
nelle pozze dove l’acqua è<br />
calma.<br />
Perché le acque del Leale<br />
hanno dato vita a un<br />
ecosistema unico<br />
Il torrente ha formato<br />
della profonde depressioni<br />
a forma di pozzo nelle<br />
rocce – dette “marmitte<br />
dei giganti” – che sono<br />
nient’altro che vasche<br />
naturali.<br />
Lì l’acqua rimane<br />
stagnante, esposta al sole<br />
ed è a quel punto che si<br />
ottiene l’ambiente ideale<br />
sia per gli ululoni che per<br />
le altre specie. Dato che<br />
si tratta di pozze naturali,<br />
sappiamo che si tratta di<br />
una popolazione di ululoni<br />
cosiddetta “sorgente”: una<br />
popolazione naturale che<br />
è lì da secoli e secoli. Se<br />
dovessimo togliere l’acqua,<br />
questa rana risentirebbe al<br />
punto da scomparire per<br />
sempre.<br />
Vi state opponendo a<br />
quest’opera?<br />
Noi non diciamo di no<br />
a prescindere. Ci sono<br />
già altre due centraline<br />
elettriche attive a valle<br />
e non costituiscono un<br />
problema: contestiamo il<br />
caso specifico.<br />
Abbiamo mosso una<br />
critica su un particolare<br />
progetto che riteniamo<br />
sbagliato e a cui abbiamo<br />
presentato le nostre<br />
analisi e valutazioni a<br />
Ululone dal ventre giallo in atteggiamento in difesa<br />
I motivi della dismissione<br />
sono molteplici e sono<br />
da ricondursi a una<br />
fitta serie di eventi.<br />
L’acqua era di proprietà<br />
dell’Azienda Elettrica<br />
fino agli anni ’30, poi la<br />
gestione è stata presa<br />
dal Consorzio Cellinachi<br />
deciderà: gli uffici<br />
tecnici e la volontà politica<br />
regionale.<br />
Non dimentichiamo<br />
che l’intreccio ecologico<br />
presente sul torrente Leale<br />
ha tutte le carte in regola<br />
per essere riconosciuto<br />
come biotipo: un’area di<br />
piccole dimensioni ma in<br />
cui vivono organismi di<br />
diverse specie e che, nel<br />
loro vivere in comunità,<br />
formano un ecosistema.<br />
La contrarietà che<br />
manifestiamo nasce<br />
dalla considerazione che<br />
l’energia prodotta sarà<br />
poca mentre il prezzo da<br />
pagare sarà una ferita al<br />
territorio in cui viviamo.<br />
Sarebbe come smontare<br />
una cattedrale antica<br />
per utilizzarne i materiali<br />
per costruire una casa<br />
moderna dotata di 4<br />
lampadine in più.<br />
TITA GASPAROTTO<br />
coordinatore dell'associazione<br />
Amici della Centrale di<br />
Malnisio<br />
A quell’epoca la<br />
centrale rappresentava<br />
l’avanguardia<br />
tecnologica?<br />
Quando ci si recava a<br />
Barcis, allora, si passava<br />
per la strada/canale voluta<br />
da Zenari.<br />
Bisogna tenere presente<br />
che al momento<br />
dell’entrata in funzione, la<br />
centrale di Malnisio era<br />
una <strong>delle</strong> migliori d’Europa<br />
come capacità produttiva<br />
e i suoi ideatori avevano<br />
stabilito un record con<br />
la linea di trasporto di<br />
corrente più lunga del<br />
continente. La centrale,<br />
infatti, produceva energia<br />
a corrente alternata,<br />
ovverosia trasportabile<br />
ovunque.<br />
Perché la centrale fu<br />
chiusa?<br />
Meduna che aveva come<br />
obiettivo da perseguire<br />
l’irrigazione della pianura<br />
pordenonese. Negli anni<br />
’50 sono state realizzate le<br />
nuove opere e, in seguito,<br />
anche altri lavori, come<br />
la diga di Ravedis. Anno<br />
dopo anno le piccole<br />
centrali storiche sono<br />
state chiuse e ora l’acqua<br />
del Cellina non devia più<br />
per Giais e Partidor ma<br />
va giù diretta fino a San<br />
Leonardo e, in seguito,<br />
a Cordenons. I vertici di<br />
ENEL di allora optarono<br />
per questa ottimizzazione<br />
dell’uso dell’acqua. Gli<br />
anni passarono, i nuovi<br />
impianti venivano<br />
ottimizzati e, infine,<br />
la vecchia centrale di<br />
Malnisio venne chiusa.<br />
Una scelta che lascia un<br />
po’ di nostalgia, vedendo<br />
questa magnifica<br />
costruzione<br />
Per me questa struttura<br />
equivale alla Villa<br />
Manin dell’archeologia<br />
industriale. Dobbiamo<br />
valorizzarla e fare fluire il<br />
pubblico. È un patrimonio<br />
storico.<br />
4<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 5
EDITORIALE<br />
INDICE<br />
SOLIDALI<br />
di Manuel Bertin<br />
La solidarietà è un aspetto importante del vivere in una<br />
comunità. Conoscere le necessità altrui, comprenderle<br />
per cercare di aiutare chi ha bisogno è un obiettivo<br />
etico, certamente, ma anche di buon governo.<br />
Non a caso, sono molti gli esempi di solidarietà che<br />
sono raccontati in questo numero. Non si tratta di mera<br />
carità, sia ben inteso, ma azioni e progetti che pensati<br />
per avere un impatto sulla vita nei nostri comuni.<br />
Si parla così di “Casa Marisa”, un progetto innovativo<br />
per gli anziani soli ma ancora autonomi, che<br />
rappresentano una percentuale rilevante tra i nostri<br />
concittadini. Si parla di gioco d’azzardo e ludopatia,<br />
fenomeno che quando non è controllato rischia di<br />
devastare intere famiglie. Si parla di educazione<br />
rivolta ai minori coinvolgendo tutti coloro che, a vario<br />
titolo, fanno crescere i cittadini del futuro: genitori,<br />
insegnanti, allenatori, medici, sacerdoti e via dicendo.<br />
E poi, anche se in modo meno diretto, ritroviamo dei<br />
progetti solidali anche tra i temi dei documentari girati<br />
da Roberta Cortella, la protagonista della rubrica<br />
Orgoglio oltreconfine.<br />
Buona lettura!<br />
PREVENZIONE<br />
Sport estremi<br />
senza rischi › p. 35<br />
STORIE DI SPORT<br />
Roccia, ghiaccio,<br />
acqua › p. 32<br />
VAL MEDUNA<br />
Circo Contemporaneo<br />
Valcolvera › p 10<br />
GITA D'ISTRUZIONE<br />
xxxxxxxx › p. 53<br />
VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />
I comuni della montagna<br />
e i dipendenti pubblici › p. 17<br />
ILLUSTRI<br />
CONCITTADINI<br />
Ugo Zannier, volatore<br />
testardo › p. 29<br />
TIPICO<br />
Rosa o rossa<br />
è stagione di cipolla<br />
› p. 37<br />
IN MONTAGNA<br />
Anello di Pinzano al<br />
Tagliamento › p. 46<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Manuel Bertin<br />
EDITORE<br />
Fabbrica <strong>delle</strong> Idee Srl<br />
www.fabbrica<strong>delle</strong>idee.biz<br />
DIREZIONE, REDAZIONE,<br />
AMMINISTRAZIONE, PUBBLICITÀ<br />
Via Violis 12 - 33085 Maniago (PN)<br />
Telefono 393 133 1331<br />
ESPLORANDO<br />
LE VALLI<br />
Tessere d'autore › p. 40<br />
ORGOGLIO<br />
OLTRE CONFINE<br />
Qualcosa che non sapevo<br />
di avere › p. 23<br />
BUONE PRATICHE<br />
Imprenditori<br />
che fanno rete › p. 20<br />
HANNO COLLABORATO<br />
Andrea del Maschio, Gianluca Liva,<br />
Elena Tomat, Caterina di Paolo, Roberto Prinzivalli,<br />
Giuliano Boraso, Andrea Pegorer, Andrea Vendramin,<br />
Denis Busatto (denisbusatto@gmail.com).<br />
UN SENTITO RINGRAZIAMENTO PER LA DISPONIBILITÀ<br />
A TUTTI GLI INTERVISTATI<br />
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE:<br />
Paola Bertin<br />
FOTO DI COPERTINA:<br />
Scorci del torrente Leale (Tiziano Fiorenza)<br />
REGISTRAZIONE<br />
Tribunale di Pordenone, n.61 del 13.03.2018<br />
VAL CELLINA<br />
Casa Marisa › p. 8<br />
MUSICA<br />
Registrare in mezzo<br />
alla foresta › p. 55<br />
SEQUALS/TRAVESIO<br />
Giovani in campo per la<br />
Protezione Civile › p. 20<br />
STAMPA<br />
Centro Stampa Quotidiani S.p.A.<br />
Via dell'Industria, 52<br />
25030 Erbusco (BS)<br />
Chiuso il 29 ottobre <strong>2019</strong> - Tiratura: 15.000 copie<br />
CONTATTI:<br />
Fabbrica <strong>delle</strong> Idee<br />
via Violis 12, 33085 Maniago (PN)<br />
0427 540017<br />
redazione@fabbrica<strong>delle</strong>idee.biz<br />
PEDEMONTANA<br />
Sconfiggere l'azzardo › p. 14<br />
ENDEMISMI<br />
Paesaggi che cambiano › p. 43<br />
Illustrazioni: Denis Busetto<br />
6<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>
VAL CELLINA<br />
VAL CELLINA<br />
CASA<br />
MARISA<br />
di Manuel Bertin<br />
Un numero sempre maggiore di<br />
anziani, spesso soli, abita i nostri<br />
paesi. Diventa necessario, perciò, ideare<br />
soluzioni che offrano i servizi di cui hanno<br />
bisogno ma mantengano vitale la loro<br />
autonomia e la loro capacità di essere<br />
parte della comunità.<br />
La popolazione<br />
anziana cresce<br />
percentualmente. Nel<br />
territorio della UTI, i<br />
cittadini con più di 65<br />
anni solo il 30% della<br />
popolazione residente,<br />
con punte superiori<br />
nei Comuni di Barcis,<br />
Clauzetto, Vito d’Asio<br />
e il record del 46% a<br />
Tramonti di Sopra.<br />
E spesso si tratta di<br />
persone sole e prive<br />
della protezione sociale.<br />
Così, nel nostro territorio,<br />
quasi il 40% degli anziani<br />
vivono soli, con punte<br />
dell’85% a Erto e del 73%<br />
a Tramonti di Sotto.<br />
Una condizione che non<br />
può essere sottovalutata<br />
dalle politiche di welfare<br />
sociale, che si devono<br />
adeguare alla realtà<br />
trovando soluzioni<br />
che si adattino alle<br />
nuove esigenze della<br />
popolazione. Lo si deve<br />
fare però, avendo la<br />
consapevolezza che<br />
l’allungarsi dell’età non<br />
significa inesorabilmente<br />
incapacità di essere<br />
autonomi e attivi. Anzi.<br />
Da queste premesse<br />
è nato un progetto<br />
innovativo, a Montereale<br />
Valcellina, che si propone<br />
di diventare una best<br />
practice per tutta la UTI<br />
e per l’intera regione.<br />
Ne parliamo con Sania<br />
Morassi, Assessore<br />
alla Sanità, Servizi alla<br />
Persona, Politiche Sociali,<br />
Solidarietà e Integrazione<br />
Sociale<br />
+65<br />
Anni<br />
30%<br />
della popolazione<br />
residente nella nostra UTI<br />
363<br />
ABITANTI<br />
CIMOLAIS<br />
110 49<br />
363<br />
ABITANTI<br />
ERTO E CASSO<br />
81 69<br />
946<br />
ABITANTI<br />
CLAUT<br />
278 123<br />
256<br />
ABITANTI<br />
BARCIS<br />
94 25<br />
600<br />
ABITANTI<br />
FRISANCO<br />
176 67<br />
248<br />
ABITANTI<br />
ANDREIS<br />
90 24<br />
301<br />
ABITANTI<br />
TRAMONTI<br />
DI SOPRA<br />
POPOLAZIONE UTI<br />
vs ANZIANI vs ANZIANI SOLI<br />
Legenda = Anziani > 65 = Anziani soli<br />
UTI DELLE VALLI<br />
E DELLE DOLOMITI<br />
FRIULANE<br />
MONTEREALE<br />
VAJONT<br />
MANIAGO<br />
TRAVESIO<br />
734<br />
VITO D'ASIO<br />
140 52<br />
446 128<br />
106 77 1.790 255 110<br />
4.365<br />
ABITANTI<br />
1169 351<br />
COMUNE DI<br />
MONTEREALE<br />
VALCELLINA<br />
1.541<br />
ABITANTI<br />
MEDUNO<br />
1.677<br />
ABITANTI<br />
337 99<br />
367<br />
ABITANTI<br />
TRAMONTI<br />
DI SOTTO<br />
11.746<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
464 152<br />
ABITANTI<br />
1.343<br />
ABITANTI<br />
VIVARO<br />
2742 733 337 99<br />
CLAUZETTO<br />
864<br />
ABITANTI<br />
CASTELNOVO<br />
PINZANO<br />
2.231<br />
1.514<br />
ABITANTI<br />
SEQUALS<br />
380<br />
ABITANTI<br />
140 71<br />
239 106<br />
ABITANTI<br />
440 130<br />
539 172<br />
1.248<br />
ABITANTI<br />
ARBA<br />
323 107<br />
1100 351<br />
OVER 65<br />
(+ del 25% della popolazione)<br />
ANZIANI SOLI<br />
SANIA MORASSI<br />
Assessore alla Sanità, Servizi<br />
alla Persona, Politiche Sociali,<br />
Solidarietà e Integrazione<br />
Sociale<br />
Come nasce il progetto?<br />
Gli anziani sono una<br />
<strong>delle</strong> fascie deboli<br />
della popolazione,<br />
e l’amministrazione<br />
comunale ne deve tener<br />
conto. Lo facciamo<br />
quotidianamente, ma<br />
questa volta abbiamo<br />
voluto sperimentare un<br />
modo diverso di offrire un<br />
servizio, focalizzandoci su<br />
una tipologia di utenti che<br />
finora non aveva ricevuto<br />
risposte adeguate dal<br />
sistema di welfare: gli<br />
anziani soli ma autonomi.<br />
Si spieghi meglio…<br />
Il problema degli anziani<br />
è complesso e va<br />
analizzato nelle singole<br />
componenti.<br />
In primo luogo, oggi<br />
gli anziani vivono più<br />
a lungo, ma lo fanno<br />
mantenendo una<br />
loro indipendenza.<br />
Magari l’autonomia è<br />
ridotta su certi aspetti<br />
della quotidianità o<br />
manifestano dei bisogni<br />
di aiuto specifici, ma<br />
sostanzialmente sono<br />
cittadini che sanno<br />
badare bene a sé.<br />
In secondo luogo, le<br />
trasformazioni sociali<br />
hanno creato molti nuclei<br />
monofamiliari, ossia con<br />
una sola persona. Se per<br />
un giovane questo non<br />
ha molta importanza, per<br />
un anziano si traduce<br />
nella mancanza della<br />
rete familiare di supporto<br />
per i piccoli bisogni:<br />
un lavoro pesante,<br />
piccoli spostamenti o<br />
semplicemente qualcuno<br />
con cui scambiare una<br />
chiacchiera.<br />
In terza battuta,<br />
e qui guardo alle<br />
scelte che può fare<br />
un’amministrazione, i<br />
servizi che offre oggi<br />
il sistema di welfare<br />
sono molto costosi, sia<br />
per il privato cittadino<br />
che per la pubblica<br />
amministrazione: per<br />
entrambi le spese sono<br />
difficili da sostenere.<br />
Cercavate<br />
un’alternativa alla casa<br />
di risposo?<br />
Non proprio. La<br />
casa di riposo è un<br />
servizio necessario<br />
e utile, ma talvolta è<br />
sovradimensionato<br />
rispetto ai bisogni.<br />
Mi spiego. Molti anziani<br />
sanno cucinarsi, fare<br />
la spesa e mantenere<br />
la casa: renderli<br />
completamente<br />
dipendenti dal sistema<br />
è inutile, costoso e<br />
rende le persone sempre<br />
meno attive. Non solo,<br />
si pensi all’assistenza<br />
medica. Per molte<br />
persone è sufficiente<br />
avere qualcuno capace<br />
di fare una puntura o<br />
una fasciatura, magari<br />
una volta al giorno,<br />
quindi l’assistenza di un<br />
infermiere professionista,<br />
magari specializzato, che<br />
presti servizio nell’arco<br />
<strong>delle</strong> 24 ore è un’offerta<br />
eccessiva. Tutti servizi<br />
che hanno un costo e<br />
rendono le rette molto<br />
alte per gli ospiti e per il<br />
Comune che ogni anno<br />
spende circa 60.000 euro<br />
per integrare le quote. Da<br />
qui l’idea di immaginare<br />
un luogo che possa<br />
offrire agli anziani soli<br />
quella rete di protezione<br />
e quei piccoli servizi di<br />
cui hanno bisogno, ma<br />
lasciando loro l’autonomia<br />
e l’indipendenza.<br />
Ce lo racconti.<br />
Abbiamo immaginato una<br />
casa in condivisione, che<br />
abbiamo chiamato “Casa<br />
Marisa”, composta da 6<br />
appartamenti per 5 ospiti<br />
e in cui ogni ospite può<br />
farsi da mangiare, può<br />
decidere come gestire il<br />
proprio tempo e la propria<br />
vita sociale, andare al<br />
mercato, al bar, e via<br />
dicendo.<br />
Collocare questi<br />
appartamenti in un unico<br />
edificio è una scelta che<br />
ha due conseguenze<br />
positive. La prima è che gli<br />
anziani non sono obbligati<br />
a condividere spazi e<br />
ritmi ma, al tempo stesso,<br />
non sono soli e possono<br />
darsi aiuto reciproco per<br />
le piccole incombenze<br />
quotidiane. La seconda<br />
è che c’è un “badante di<br />
condominio”, che vive nel<br />
sesto appartamento e che<br />
offre un’assistenza che<br />
possiamo definire “light”:<br />
può aiutare a cambiare<br />
una benda o una fascia,<br />
può aiutare a fare le scale<br />
o portare la spesa, può<br />
ricordare appuntamenti o<br />
accompagnare alle visite<br />
mediche.<br />
In cosa si differenzia<br />
dalle case alloggio?<br />
A Montereale abbiamo<br />
una casa alloggio da 17<br />
posti che offre un servizio<br />
meno strutturato della<br />
casa di risposo. Essa è<br />
gestita da una cooperativa<br />
e prevede la presenza di<br />
operatore socio-sanitario<br />
che dorme in quella sede.<br />
Questo progetto è diverso<br />
perché offre un servizio<br />
con una forte componente<br />
di aggregazione, lasciando<br />
gli ospiti totalmente<br />
responsabili e autonomi.<br />
Che spese sostengono gli<br />
utenti?<br />
Gli anziani in casa di<br />
riposo, per far fronte alle<br />
rette così alte devono<br />
rinunciare alla propria<br />
autonomia economica.<br />
Questo progetto sociale,<br />
invece, è stato pensato<br />
proprio per consentire<br />
alle persone la propria<br />
vita e, quindi, il costo per<br />
l’utenza sarà quello <strong>delle</strong><br />
bollette o poco più.<br />
Come avete scelto<br />
l’edificio?<br />
Una volta pensato il<br />
progetto, dovevamo<br />
individuare un immobile.<br />
Abbiamo così colto<br />
l’opportunità della<br />
donazione di un edificio a<br />
Grizzo, in cui a suo tempo<br />
si svolgeva l’attività<br />
storica della ferramenta:<br />
da qui nasce l'idea del<br />
nome “Casa Marisa”<br />
dedicata alla moglie del<br />
donatore.<br />
Si tratta di un edificio<br />
nel centro storico, che<br />
andremo a recuperare<br />
anche con una funzione<br />
estetica per il paese,<br />
e che sarà rinnovato<br />
e mantenuto grazie al<br />
contributo regionale<br />
da 650 mila euro e la<br />
compartecipazione di 50<br />
mila euro di investimento<br />
comunale.<br />
Inoltre, è in posizione<br />
centrale e dista pochi<br />
passi dal circolo del<br />
volontariato, dal centro di<br />
aggregazione per anziani<br />
e gli ospiti possono<br />
facilmente vivere il<br />
paese.<br />
8<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 9
VAL MEDUNA<br />
VAL MEDUNA<br />
CIRCO<br />
CONTEMPORANEO<br />
IN VAL COLVERA<br />
di Manuel Bertin<br />
Da oltre 10 anni, la Val Colvera accoglie<br />
decine di artisti provenienti da tutto il<br />
mondo, attirati da un evento che valorizza<br />
il territorio in modo differente dal<br />
consueto: Brocante<br />
Giunti alla dodicesima<br />
edizione si può affermare<br />
che sia diventato uno<br />
degli appuntamenti<br />
dell’estate in Val Colvera.<br />
Sarebbe però errato<br />
assegnare a Brocante<br />
un valore confinato alla<br />
valle, poiché il successo<br />
di questa manifestazione<br />
ha scavalcato i confini<br />
nazionali e anche quelli<br />
continentali, accogliendo<br />
decine di artisti di circo,<br />
musica, danza, arti visive.<br />
Così per una decina<br />
di giorni, a fine luglio,<br />
le strade di Poffabro,<br />
Frisanco, Casasola e<br />
<strong>delle</strong> altre borgate, si<br />
colorano di giovani,<br />
i suoni riempiono i<br />
boschi e le valli, le luci<br />
illuminano grotte e prati.<br />
Coinvolgendo il paese,<br />
entrando nelle case<br />
che danno ospitalità,<br />
ravvivando la vita<br />
sociale nei bar e nelle<br />
piazze, portando una<br />
ventata di energia che<br />
impegna positivamente<br />
associazioni e proloco.<br />
Ce la raccontano<br />
Sandro Rovedo, Sindaco<br />
di Frisanco e Silvia<br />
di Landro, Direttrice<br />
Esecutiva di Brocante.<br />
SILVIA DI LANDRO<br />
Direttrice Esecutiva<br />
Come nasce Brocante?<br />
Brocante nasce un po’<br />
per caso ed è legato<br />
alle origini del direttore<br />
artistico, Roberto Magro.<br />
Lui è di qui, e dopo aver<br />
frequentato l’Académie<br />
Fratellini a Parigi<br />
(scuola superiore per<br />
l’arte circense), fonda la<br />
compagnia Rital Brocante<br />
con la quale gira per<br />
l’Europa con spettacoli<br />
circensi e raggiunge<br />
anche la Val Colvera.<br />
Anni dopo, nell’estate<br />
2007, quasi per caso,<br />
venti artisti guidati da<br />
Roberto si ritrovano in Val<br />
Colvera e cominciano a<br />
esibirsi con alcuni piccoli<br />
spettacoli, caratterizzati<br />
dal fatto di essere calati<br />
all’interno degli spazi<br />
della valle. Da lì nasce<br />
l’idea di replicare e farla<br />
diventare un’occasione<br />
per fare e parlare di circo<br />
contemporaneo.<br />
Un festival di circo<br />
contemporaneo, quindi?<br />
Ci piace definirlo un<br />
incontro fra persone, fra<br />
artisti.<br />
La parola festival non<br />
è rappresentativa di<br />
quello che si fa in<br />
quei giorni. Infatti, il<br />
programma di Brocante<br />
è in parte definito e in<br />
parte si costruisce al<br />
momento e sul luogo,<br />
valorizzando l’ibridazione<br />
tra diverse sensibilità<br />
artistiche presenti, tra le<br />
diverse specializzazioni,<br />
attivandosi attraverso il<br />
legame con il territorio,<br />
il contesto ambientale e<br />
paesaggistico e le genti.<br />
Una forte connessione<br />
con la vallata.<br />
L’idea di partenza su<br />
cui si fondano queste<br />
giornate è di destrutturare<br />
il circo contemporaneo,<br />
portandolo in un contesto<br />
di forte valenza naturale.<br />
In questo luogo le diverse<br />
arti, dalla danza, alla<br />
musica, al circo, alle arti<br />
visive si mescolano e si<br />
ricompongono creando<br />
qualcosa che prima non<br />
c’era.<br />
Chi partecipa a Brocante<br />
cerca la trasversalità<br />
<strong>delle</strong> forme artistiche e<br />
trasforma la tecnica in<br />
strumento al servizio della<br />
bellezza e del paesaggio.<br />
Quindi non solo<br />
spettacoli, ma anche<br />
riflessioni sul circo<br />
contemporaneo<br />
Sì, una <strong>delle</strong> caratteristiche<br />
di Brocante è la ricerca.<br />
La domanda di partenza<br />
è semplice: “dove sta<br />
andando il circo?” La<br />
risposta, se ne esiste<br />
una, sgorga dall’incontro<br />
tra artisti, sensibilità,<br />
esperienze, identità<br />
diverse.<br />
Quest’anno, poi, c’è stata<br />
anche la presenza di Jean-<br />
Michel Guy, ricercatore in<br />
sociologia del Ministero<br />
della cultura francese<br />
e drammaturgo. Lui ha<br />
descritto Brocante come<br />
una “cosa clandestina”,<br />
ossia un festival che<br />
“non è del mercato” ma<br />
è un incontro di artisti<br />
in un ambiente aperto e<br />
davvero molto favorevole<br />
alla condivisione, anche<br />
con il pubblico.<br />
Uno dei tratti caratteristici<br />
sono le molte nazionalità<br />
presenti.<br />
È la cifra di questo mondo<br />
di circensi, abituati a<br />
viaggiare, a incontrarsi, a<br />
spostarsi: in ogni edizione<br />
abbiamo tante nazionalità<br />
che la lingua deve essere<br />
per forza il francese o<br />
l’inglese.<br />
Molti artisti che<br />
chiamiamo vengono<br />
da Francia, Spagna,<br />
Brasile. Ma ci sono anche<br />
ospiti che vengono da<br />
lontanissimo: quest’anno<br />
una ragazza è venuta dal<br />
Messico appositamente<br />
per godersi Brocante.<br />
Come va il rapporto con<br />
gli abitanti?<br />
Negli anni si è creato un<br />
legame con le persone della<br />
valle, che si sentono sempre<br />
più coinvolte.<br />
La pro-loco e le<br />
associazioni ci aiutano nei<br />
preparativi, nell’accogliere<br />
le persone, nel dare<br />
supporto alle decine<br />
di ospiti e centinaia<br />
di spettatori. Un aiuto<br />
indispensabile per un<br />
evento diventato così<br />
grande.<br />
Immagini Brocante <strong>2019</strong> // Foto Francesco Zanet<br />
SANDRO ROVEDO<br />
Sindaco di Frisanco<br />
Sindaco, una<br />
manifestazione di circo<br />
contemporaneo è ben<br />
accettata in paese?<br />
Si tratta di un evento<br />
che si differenzia dai<br />
tradizionali modi di vivere<br />
un territorio, ma negli<br />
anni il paese ha saputo<br />
accoglierla e farla propria.<br />
Anzi, quando per<br />
problemi è stata fatta<br />
un’edizione ridotta, in<br />
paese se ne è sofferta<br />
la mancanza e oggi, la<br />
prima domanda, alla<br />
fine di un’edizione, è: ci<br />
mettiamo al lavoro per la<br />
prossima?<br />
Come può il circo<br />
raccontare l’identità di<br />
una valle?<br />
È una manifestazione<br />
strettamente<br />
interconnessa con il<br />
territorio, sia come luogo<br />
degli spettacoli sia perché<br />
l’intera cittadinanza è<br />
coinvolta nel dare un<br />
aiuto all’organizzazione.<br />
In quei giorni, e nei giorni<br />
precedenti, si crea una<br />
straordinaria sinergia.<br />
Così gli artisti chiamati<br />
da tutto il mondo, che<br />
parlano lingue straniere,<br />
che hanno abitudini<br />
differenti si integrano con<br />
le vite dei 600 residenti<br />
della valle, vanno a<br />
dormire nelle case della<br />
gente, si ritrovano a<br />
condividere gli spazi al<br />
bar e nelle strade e poi<br />
accade che gli artisti<br />
accolgono gli abitanti<br />
coinvolgendoli negli<br />
spettacoli stessi.<br />
Brocante sconvolge –<br />
in modo positivo – le<br />
abitudini.<br />
Una relazione che ha<br />
funzionato subito?<br />
L’iniziale diffidenza<br />
rispetto a un qualcosa<br />
che non era contemplato<br />
sta svanendo, sia perché<br />
gli ospiti fanno girare<br />
l’economia, sia perché<br />
quelle giornate mettono in<br />
moto energie positive.<br />
C’è ancora da fare,<br />
dovremo imparare a<br />
pensare l’accoglienza in<br />
modo più strutturato, ma<br />
la strada intrapresa la<br />
giudico positiva.<br />
Pensando al turismo, è<br />
però una manifestazione<br />
d’arte di nicchia.<br />
In quella settimana ci<br />
sono 150 ragazzi di<br />
decine di nazionalità<br />
che vivono con i 600<br />
miei concittadini, e poi<br />
arrivano le migliaia di<br />
spettatori.<br />
Risultati ottimi per<br />
le dimensioni e le<br />
potenzialità della Val<br />
Colvera, a cui bisogna<br />
aggiungere che questi<br />
numeri derivano da una<br />
manifestazione di qualità<br />
e che ci dà lustro.<br />
A mio giudizio, però,<br />
non bastano i numeri a<br />
inquadrare un evento<br />
che è perfettamente<br />
integrato con l’ambiente<br />
e il territorio e ne diventa<br />
parte.<br />
Gli ospiti che richiama<br />
non sono turisti<br />
di passaggio, che<br />
attraversano le nostre<br />
strade, ma sono persone<br />
che vivono la comunità.<br />
Portare gente a<br />
conoscere la Valle<br />
potrebbe aiutare<br />
a contrastare lo<br />
spopolamento?<br />
La Val Colvera, rispetto<br />
alle vallate limitrofe,<br />
soffre meno questo<br />
fenomeno, probabilmente<br />
anche grazie alla<br />
vicinanza a Maniago.<br />
Detto questo, in questi<br />
anni ho visto nuovi<br />
acquirenti di case che<br />
vengono da lontano, e<br />
anche 3 o 4 famiglie di<br />
tedeschi. Non credo sia<br />
tutto merito di Brocante,<br />
penso più a un risultato<br />
d’insieme che coinvolge<br />
Paesi Aperti, l’essere<br />
bandiera arancione<br />
del Touring Club e,<br />
naturalmente, l’avere<br />
Poffabro iscritto tra i<br />
borghi più belli d’Italia.<br />
Sono diversi modi per far<br />
conoscere come si può<br />
vivere in ValColvera.<br />
Poi chi apprezza questo<br />
stile, si avvicina.<br />
10<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 11
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PEDEMONTANA<br />
PEDEMONTANA<br />
SCONFIGGERE<br />
L’AZZARDO<br />
di Manuel Bertin<br />
La ludopatia è una patologia spesso<br />
sottovalutata, eppure incide<br />
pesantemente sulla vita del singolo, della<br />
famiglia e sul sistema di welfare.<br />
È un fenomeno<br />
sommerso, il che lo rende<br />
ancor più pericoloso<br />
e strisciante. Il gioco<br />
d'azzardo patologico<br />
impatta sugli adulti, ma<br />
mette a rischio anche<br />
i giovani, che grazie<br />
al crescente accesso<br />
all’azzardo online tramite<br />
smartphone e tablet,<br />
rischiano di sfuggire alle<br />
occasioni d’aiuto.<br />
La strada da perseguire è<br />
quella della prevenzione,<br />
magari adottando pratiche<br />
innovative che aiutino a<br />
controllare e ridurre questo<br />
fenomeno.<br />
Per avere una dimensione<br />
economica del fenomeno,<br />
basti pensare che in Friuli<br />
si spende un miliardo di<br />
euro all'anno nel gioco,<br />
considerando tutte le<br />
PAOLA BUSETTI<br />
responsabile del Servizio<br />
Sociale dei Comuni dell’ambito<br />
<strong>delle</strong> <strong>Valli</strong> e <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
tipologie di gioco, dal<br />
gratta e vinci alle lotterie, e<br />
alle slot machine.<br />
Considerando i giocatori,<br />
si stima che i giocatori<br />
problematici, sulla<br />
popolazione totale,<br />
rappresentino fra l'1,3%<br />
e il 3,8%, mentre la<br />
percentuale di giocatori<br />
patologici è compresa tra<br />
lo 0,5% e il 2,2%.<br />
E a renderlo un fenomeno<br />
ancor più odioso è la<br />
consapevolezza che<br />
questa patologia “si coltiva<br />
in famiglia”: tra i giocatori<br />
problematici, il 20% ha il<br />
padre giocatore, più del<br />
3% ha la madre giocatrice<br />
e più del 10% vive in<br />
famiglie con entrambi i<br />
genitori giocatori. Quindi la<br />
familiarità è un fattore che<br />
agevola la ludopatia.<br />
Ci può delineare il<br />
fenomeno?<br />
Si tratta di una patologia<br />
in espansione, su cui<br />
però non si hanno dati<br />
precisi al riguardo.<br />
La prevalenza tra la<br />
popolazione adulta<br />
del disturbo da gioco<br />
d’azzardo varia dall'1 al<br />
3% della popolazione,<br />
dato confermato anche<br />
nel nostro territorio, con<br />
una maggiore diffusione<br />
tra familiari e parenti di<br />
giocatori.<br />
Quello che preoccupa<br />
maggiormente, però,<br />
è tutta la componente<br />
di gioco online, che<br />
per sua natura è meno<br />
visibile e analizzabile, e<br />
che investe la fascia di<br />
popolazione più giovane.<br />
Come state agendo?<br />
Nel 2018 abbiamo avviato<br />
il progetto “Fuorigioco”,<br />
che ruotava attorno alla<br />
prevenzione del fenomeno<br />
come strategia per<br />
ostacolare le ludopatie.<br />
Questo progetto si è<br />
svolto con incontri con le<br />
scuole, serate informative<br />
aperte alla cittadinanza,<br />
uno spettacolo teatrale<br />
che racconta in modo<br />
artistico questo fenomeno<br />
e infine con la creazione<br />
di un’applicazione per gli<br />
smartphone.<br />
Come si riesce a parlare<br />
coi giovani di questi<br />
temi?<br />
Abbiamo evitato ogni<br />
riferimento diretto<br />
che demonizzasse il<br />
15>19<br />
anni<br />
STUDENTI DEL FVG<br />
Fonte: CNR di Pisa<br />
50% 25% 16%<br />
HA GIOCATO<br />
IN BAR,<br />
TABACCHI<br />
O RICEVITORIE<br />
HA GIOCATO<br />
D'AZZARDO<br />
ALMENO UNA<br />
VOLTA NEGLI<br />
ULTIMI 12 MESI<br />
fenomeno, perché avrebbe<br />
solo stimolato curiosità<br />
e voglia di provare. La<br />
nostra azione è stata<br />
indirizzata a rendere i<br />
giovani più forti e capaci<br />
di affrontare le difficoltà<br />
della vita, il fallimento, la<br />
sconfitta lavorando sul<br />
senso del benessere e<br />
valorizzando ciò che fa<br />
stare bene.<br />
In pratica abbiamo<br />
voluto incidere sulle<br />
condizioni che portano<br />
ad abbandonarsi al gioco,<br />
anziché condannare<br />
l’attività in sé.<br />
E con gli adulti?<br />
In questo caso si è entrati<br />
nel problema, descrivendo<br />
il fenomeno, dando<br />
informazioni, raccontando<br />
come si comincia e quali<br />
HA GIOCATO<br />
D'AZZARDO<br />
ON LINE<br />
sono i sintomi.<br />
Anche con uno spettacolo<br />
teatrale.<br />
Questa rappresentazione,<br />
seppure aperta al<br />
pubblico, era anch’essa<br />
finalizzata agli adulti a<br />
cui si raccontava come<br />
sia stato favorito il gioco<br />
d’azzardo e l’apertura <strong>delle</strong><br />
sale da gioco, agevolando<br />
di fatto il fenomeno.<br />
Il progetto ha avuto<br />
buoni risultati?<br />
Questi sono misurabili solo<br />
nel medio e lungo periodo.<br />
I giovani si sono<br />
dimostrati interessati,<br />
forse perché abbiamo<br />
toccato aspetti che li<br />
riguardavano e che<br />
sentivano vicini.<br />
LAVINIA CORONA<br />
sindaco di Vajont e presidente<br />
Assemblea dei sindaci del<br />
servizio sociale<br />
Perché la ludopatia è un<br />
fenomeno che riguarda<br />
un Sindaco?<br />
Con le ludopatie si<br />
riscontrano situazioni<br />
di emarginazione che<br />
sconquassano le famiglie e<br />
il tessuto sociale. E quando<br />
una famiglia è devastata,<br />
è il sistema del welfare che<br />
deve intervenire per dare il<br />
giusto sostegno.<br />
Solo che in questo<br />
circuito lo Stato dapprima<br />
guadagna coi giochi, e<br />
poi spende denaro per<br />
offrire servizi per gli effetti<br />
causati dal gioco: è una<br />
partita di giro in cui la<br />
pubblica amministrazione<br />
ha sempre la peggio e i<br />
Comuni sono quelli che<br />
intervengono in prima<br />
battuta.<br />
Questa è la valutazione<br />
di molti professionisti<br />
che hanno a che fare<br />
con le problematiche<br />
connesse alle ludopatie,<br />
che si spiegano con<br />
difficoltà perché il gioco<br />
d’azzardo sia ancora<br />
promosso quando i danni<br />
che provoca costringono<br />
il sistema di welfare,<br />
privato e pubblico, a<br />
sopportare fatiche e costi<br />
sproporzionati.<br />
Che soluzioni avete messo<br />
in campo?<br />
Stiamo cercando di<br />
ostacolare tutte le situazioni<br />
di maggiore rischio.<br />
Staimo approntando<br />
ordinanze con un elenco<br />
dei luoghi sensibili nelle<br />
cui vicinanze non possono<br />
essere installate sale gioco<br />
o slot machine, oppure<br />
che definiscono gli orari<br />
di apertura <strong>delle</strong> sale da<br />
gioco e del funzionamento<br />
<strong>delle</strong> apparecchiature per il<br />
gioco.<br />
Lo faremo come Sindaci,<br />
ognuno per il proprio<br />
territorio, ma dobbiamo<br />
trovare un accordo perché è<br />
uno strumento efficace solo<br />
se realizzato assieme.<br />
Che ostacoli trova<br />
quest’atto?<br />
Sul principio ci troviamo tutti<br />
sostanzialmente d’accordo,<br />
ma ci sono due ordini di<br />
problemi da risolvere.<br />
Il primo è quello di evitare<br />
possibili ricorsi al TAR che<br />
impugnino l’ordinanza.<br />
Il secondo è che in paesi<br />
come i nostri, le cosiddette<br />
“macchinette” spesso sono<br />
la primaria fonte di reddito.<br />
È una forma di guadagno<br />
che è dannosa per la società<br />
e che vogliamo ostacolare<br />
ma, come amministratori,<br />
non possiamo ignorare che<br />
ci saranno conseguenze<br />
sugli esercenti e per questo<br />
motivo stiamo lavorando<br />
in collaborazione con<br />
l’ASCOM.<br />
Prossimi QUALCHE passi? NUMERO<br />
sindaci, stiamo lavorando<br />
quotidianamente perché<br />
Da In termini un lato, assoluti, nel 2020, la popolazione su questo immigrata fenomeno residente non<br />
entreranno a Maniago è in ancora vigore numericamente si intervenga esigua a e spot, conta<br />
due poche novità centinaia importanti: di persone le di dando nazionalità continuità straniera. ai<br />
slot Una machine riflessione dovranno che si completa progetti considerando attivati perché il fatto<br />
essere che Maniago dismesse rappresenta dai l’unico i risultati centro si del vedono territorio nel<br />
locali a raggiungere pubblici una e le sale sorta di “massa tempo. critica” capace<br />
gioco di formare dovranno vere e essere proprie comunità Questo straniere si traduce in in un<br />
vetrate contrapposizione per far entrare alla presenza la impegno di individui costante isolati. nel<br />
luce solare, affinché il cercare fondi, sia nei<br />
giocatore capisca che il bandi che nel bilancio<br />
tempo STRANIERI scorre. RESIDENTI<br />
dei Comuni, per far<br />
Come assemblea dei continuare quest’azione.<br />
A MANIAGO<br />
Il Disturbo da Gioco<br />
d’Azzardo (DGA)<br />
è una patologia che<br />
rende incapaci di resistere<br />
all’impulso di giocare<br />
d’azzardo o fare scommesse<br />
in denaro<br />
14<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 15
VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />
I COMUNI DELLA<br />
MONTAGNA E I<br />
DIPENDENTI PUBBLICI<br />
di Andrea del Maschio<br />
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La carenza di personale dipendente<br />
nei piccoli municipi sta diventando<br />
una vera e propria piaga. In alcune zone<br />
della nostra montagna questo disagio si<br />
accentua e può portare a sospensione e<br />
rinvii di alcuni servizi base che non<br />
sempre la popolazione comprende<br />
o è disposta a comprendere.<br />
Pensiamo alle<br />
necessità a cui deve<br />
pensare un Comune<br />
montano, anche solo di<br />
media estensione, per<br />
gestire e salvaguardare<br />
il territorio. Per esempio,<br />
il bosco negli ultimi<br />
vent’anni è avanzato a<br />
causa dell’abbandono<br />
della montagna da<br />
parte dei suoi abitanti<br />
obbligando i Comuni,<br />
pur di tenere pulite<br />
pertinenze e mettere in<br />
sicurezza alcuni terreni,<br />
ad acquisizioni o espropri,<br />
ad appaltare gli sfalci e<br />
il taglio dei vecchi alberi<br />
pericolanti. Un lavoro che<br />
si somma all’ordinario<br />
lavoro di manutenzione.<br />
Un problema che si<br />
moltiplica quando i<br />
Comuni montani sono di<br />
vasta estensione, magari<br />
con diverse borgate<br />
sparse sul territorio, in<br />
cui il numero di operai<br />
non è proporzionato<br />
all’estensione.<br />
Discorso analogo si<br />
può fare nel trasporto<br />
scolastico, in cui il più<br />
<strong>delle</strong> volte sono gli stessi<br />
operai comunali ad essere<br />
impegnati nel percorrere,<br />
soprattutto in montagna,<br />
LSU<br />
LAVORATORI<br />
SOCIALMENTE<br />
UTILI<br />
distanze importanti tra<br />
le frazioni e le borgate,<br />
investendo molte ore nel<br />
servizio, ma togliendole<br />
ai lavori previsti per<br />
la manutenzione<br />
ordinaria. Per dare<br />
un’idea dell’impegno<br />
richiesto, a chi svolge<br />
anche questo servizio<br />
in un Comune montano<br />
di 30 kmq, rimane<br />
approssimativamente il<br />
15% <strong>delle</strong> ore settimanali<br />
per il resto dei lavori che<br />
gli competono.<br />
Due sigle di grande<br />
utilità<br />
Una risorsa determinante<br />
per il supporto agli operai<br />
dipendenti, soprattutto in<br />
questi territori, è quella<br />
costituita dai lavoratori<br />
socialmente utili (LSU) e<br />
dai lavoratori di pubblica<br />
utilità (LPU).<br />
I LSU sono persone<br />
svantaggiate nel<br />
mercato del lavoro, come<br />
disoccupati, mobilitati,<br />
cassaintegrati che<br />
hanno la possibilità di<br />
integrare il loro reddito<br />
attraverso l’impiego<br />
presso le pubbliche<br />
LPU<br />
LAVORATORI<br />
DI PUBBLICA<br />
UTILITÀ<br />
amministrazioni.<br />
I LPU sono, invece,<br />
persone che non<br />
vengono retribuite per<br />
la loro prestazione, ma<br />
il loro lavoro compensa<br />
una sanzione penale<br />
sostitutiva per dei<br />
reati minori che hanno<br />
commesso.<br />
A fronte di progetti messi<br />
in atto dalle pubbliche<br />
amministrazioni, la<br />
Regione sovvenziona<br />
l’impiego di tali figure che<br />
vengono individuate e<br />
selezionate attraverso i<br />
centri per l’impiego.<br />
Tali progetti hanno la<br />
durata di sei mesi e<br />
prevedono un orario<br />
di lavoro di 32 ore<br />
settimanali.<br />
Una figura per molti<br />
uffici<br />
Può capitare a volte che<br />
l’ufficiale dell’anagrafe si<br />
debba dividere tra altri<br />
uffici, come protocollo<br />
e segreteria o tributi. E<br />
un problema ulteriore<br />
avviene quando, ed è<br />
il caso di molte <strong>delle</strong><br />
nostre realtà, l’impiegato<br />
ricopre diversi ruoli in più<br />
comuni dove, in alcune<br />
circostanze, manca la<br />
figura responsabile per un<br />
determinato servizio. Allo<br />
stesso modo, in questa<br />
situazione, diventano<br />
subito difficoltà anche le<br />
semplici sostituzioni per<br />
maternità, ferie o malattia.<br />
A riprova di ciò, in una<br />
giornata di metà agosto<br />
a Frisanco, il municipio<br />
è rimasto chiuso per<br />
mancanza di personale<br />
dipendente.<br />
Una situazione<br />
complicata che purtroppo<br />
coinvolge tante realtà,<br />
come dimostra il caso<br />
della Valcellina, dove<br />
parecchio personale<br />
è andato in pensione<br />
e innumerevoli uffici<br />
sono rimasti scoperti,<br />
obbligando i sindaci a<br />
lanciare un appello per<br />
trovare una soluzione.<br />
Recentemente, tra l’altro,<br />
importanti competenze<br />
sono state ridistribuite<br />
dall’UTI ai Comuni e ciò<br />
ha inevitabilmente portato<br />
ulteriori disagi e disservizi.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 17
VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />
Pochi segretari<br />
comunali<br />
Un altro tema molto<br />
importante da affrontare<br />
è quello legato alle<br />
indispensabili figure<br />
dei segretari comunali.<br />
Il segretario comunale<br />
ha un ruolo chiave e di<br />
fondamentale importanza<br />
per il funzionamento<br />
di un municipio, in<br />
quanto nei confronti<br />
degli organi dell’ente<br />
offre collaborazione e<br />
assistenza in campo<br />
giuridico e amministrativo.<br />
Egli ha il compito di<br />
verbalizzare e assistere<br />
alle riunioni del Consiglio<br />
e della Giunta comunale.<br />
Non solo, nei Comuni in<br />
cui mancano determinate<br />
figure dirigenziali il<br />
segretario può assumere<br />
la funzione di dirigente.<br />
In Friuli Venezia Giulia,<br />
come in parecchie<br />
zone d’Italia, i segretari<br />
comunali sono sempre<br />
meno e anche il territorio<br />
<strong>delle</strong> valli e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong><br />
friulane da questo punto<br />
di vista è in sofferenza.<br />
In tutta la regione sono<br />
presenti 70 segretari<br />
per 215 sedi comunali,<br />
per un corretto e sereno<br />
funzionamento della<br />
cosa pubblica ne<br />
mancherebbero circa<br />
una sessantina. A breve<br />
si andrà incontro a nuovi<br />
pensionamenti e la<br />
situazione diventerà pian<br />
piano sempre più critica e<br />
servirà un nuovo concorso<br />
nazionale, l’ultimo risale a<br />
IL<br />
SEGRETARIO<br />
COMUNALE<br />
Focalizzando questa situazione ai<br />
quattro Comuni della Val Cosa e Val<br />
d’Arzino, la situazione dei segretari<br />
comunali non è rosea.<br />
Il Comune di Pinzano al Tagliamento<br />
è coperto a scavalco dal segretario<br />
impiegato presso i Comuni di<br />
Frisanco, Tramonti di Sopra e<br />
Tramonti di Sotto. I Comuni di<br />
Castelnovo del Friuli e Clauzetto si<br />
avvalgono della medesima figura<br />
messa a disposizione dal Comune di<br />
Roveredo in Piano.<br />
A Vito d’Asio il segretario comunale<br />
risulta, anche in questo caso a<br />
scavalco, con i Comuni di Mortegliano<br />
e Zoppola.<br />
dieci anni fa.<br />
Non sarà semplice, però,<br />
perché l’iter per prendere<br />
servizio è particolarmente<br />
lungo e tortuoso, nella<br />
speranza che non accada<br />
lo stesso ritardo avuto<br />
in passato: i vincitori del<br />
concorso del 2009 sono<br />
entrati in carica soltanto<br />
nel 2016.<br />
La situazione in Val<br />
Cosa e in Val d’Arzino<br />
In generale anche in Val<br />
Cosa e in Val d’Arzino<br />
le difficoltà per quanto<br />
riguarda l’impiego nella<br />
pubblica amministrazione<br />
sono all’ordine del giorno.<br />
Esiste, tuttavia, una<br />
convenzione quadro<br />
stipulata ai fini di mettere<br />
in rete alcuni servizi, in<br />
particolare tra i Comuni<br />
di Clauzetto, Vito d’Asio<br />
e Castelnovo del Friuli<br />
per fare in modo che<br />
la popolazione, seppur<br />
con orario ridotto, abbia<br />
accesso a tutti gli uffici<br />
in ogni singolo comune<br />
almeno un paio di giorni<br />
alla settimana.<br />
In particolare,<br />
l’accordo nell’ambito<br />
dell’Associazione<br />
Intercomunale Val Cosa<br />
e Val d’Arzino interessa<br />
il servizio tecnico, quello<br />
finanziario, tributario,<br />
anagrafico e la segreteria.<br />
Anche in questo territorio<br />
oggi scarseggiano<br />
gli operai e i grossi<br />
problemi sono legati ai<br />
pensionamenti recenti o<br />
che avverranno a breve, in<br />
particolar modo nell’area<br />
finanziaria e tecnica.<br />
Alcune integrazioni di<br />
organico sono già state<br />
fatte, altre dovranno<br />
necessariamente<br />
effettuarsi tramite nuovi<br />
concorsi, ma la legge<br />
di stabilità blocca le<br />
assunzioni a tempo<br />
indeterminato a una ogni<br />
quattro dipendenti andati<br />
in pensione. Però forse,<br />
grazie al recente Decreto<br />
Crescita sarà consentito ai<br />
Comuni particolarmente<br />
virtuosi (impegnati in<br />
investimenti pubblici<br />
nei settori ambiente,<br />
edilizia scolastica o<br />
sanitaria e infrastrutture)<br />
e con un bilancio sano,<br />
di aumentare il numero<br />
di assunzioni a tempo<br />
indeterminato.<br />
LOREDANA GALANTE<br />
Vicesindaco di Clauzetto<br />
PIETRO GEROMETTA<br />
Sindaco di Vito d’Asio<br />
A Clauzetto nel giro di uno o due anni entrambe le figure impiegate<br />
all’ufficio tecnico andranno in pensione, sarà quindi necessario<br />
procedere anche qui con un concorso. Con la stessa soluzione, di<br />
recente, è stato assunto un autista per il servizio di trasporto scolastico.<br />
Nel servizio manutentivo anche qui sono impiegati due LSU, mentre di<br />
fatto non ci sono operai dipendenti.<br />
A Vito d’Asio c’è un solo operaio che si occupa anche del trasporto<br />
scolastico, tuttavia l’aiuto di due LSU allevia un po’ le difficoltà. Vista<br />
la richiesta di pensionamento di un tecnico comunale si è provveduto<br />
recentemente ad assumerne uno nuovo tramite concorso. L’addetto al<br />
servizio protocollo/segreteria andrà in pensione in aprile 2020, quello<br />
al servizio finanziario presumibilmente a gennaio 2021, mentre<br />
quello all’anagrafe nel 2023. Si tratta di personale assunto in seguito<br />
al terremoto del 1976 e ora il turnover è inevitabilmente necessario.<br />
JURI DEL TOSO<br />
Sindaco di Castelnovo del Friuli<br />
EMANUELE FABRIS<br />
Sindaco di Pinzano al Tagliamento<br />
Nel nostro Comune, un operaio andrà in pensione a dicembre e<br />
rimarranno in due: un operaio e l’addetto al trasporto scolastico.<br />
Ciò nonostante il resto dei servizi è coperto discretamente.<br />
L’unica figura da assumere in breve tempo è quella addetta alla<br />
segreteria/protocollo, ruolo che attualmente è ricoperto da una persona<br />
impiegata tramite un’agenzia di lavoro interinale.<br />
A breve saranno necessari almeno un operaio e un ragioniere, ma<br />
la vera mancanza in questo territorio è quella di un agente della<br />
polizia locale di stanza sul posto: è impensabile che per un qualsiasi<br />
problema ci si debba rivolgere a Maniago.<br />
18<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>
SEQUALS/TRAVESIO<br />
SEQUALS/TRAVESIO<br />
GIOVANI<br />
IN CAMPO PER LA<br />
PROTEZIONE CIVILE<br />
di Manuel Bertin<br />
1<br />
5<br />
Le operazioni di soccorso alpino con la<br />
spiegazione del procedimento di soccorso e<br />
degli strumenti e la dimostrazione pratica<br />
L’emergenza terremoto,<br />
allestendo la tendopoli che poi li<br />
ospiterà e fungerà da campo-base<br />
5 EMERGENZE DA<br />
AFFRONTARE<br />
2<br />
La ricerca persone disperse, con la<br />
dimostrazione <strong>delle</strong> varie tecniche<br />
di ricerca e con l’impiego <strong>delle</strong><br />
unità cinofile specializzate<br />
La messa in sicurezza <strong>delle</strong> persone e del<br />
territorio passa anche per la formazione,<br />
e i giovani sono un pubblico importante:<br />
Camp Action si rivolge a loro.<br />
Alluvioni, terremoti,<br />
trombe d’aria. Emergenze<br />
che si ripetono e che<br />
necessitano di un<br />
intervento professionale,<br />
ma soprattutto di<br />
una diffusa cultura di<br />
protezione civile tra la<br />
popolazione. A partire<br />
dai ragazzi, quindi, che<br />
saranno i volontari del<br />
domani e dovranno<br />
diventare cittadini<br />
consapevoli e solidali.<br />
Con questo obiettivo, nel<br />
2014, nasce CampAction,<br />
un campo di tre<br />
20<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
giorni all’aria aperta.<br />
Una manifestazione<br />
voluta e realizzata<br />
grazie ai volontari<br />
<strong>delle</strong> due squadre<br />
Tecnico-Logistico e<br />
Antincendio Boschivo<br />
del Gruppo Comunale<br />
di Protezione civile e<br />
dell’amministrazione<br />
comunale di Sequals.<br />
Una squadra rodata,<br />
che in cinque edizioni<br />
ha saputo consolidare il<br />
successo, raggiungendo<br />
il limite massimo di 55<br />
iscritti.<br />
Dietro la parvenza di<br />
svago, però c’è di più,<br />
c’è la possibilità per i<br />
ragazzi di conoscere il<br />
lavoro, i compiti, il modo<br />
di operare e la vita del<br />
volontario di protezione<br />
civile. E magari,<br />
avvicinandosi a questo<br />
mondo, i ragazzi saranno<br />
capaci di maturare l’idea<br />
di approfondire questa<br />
esperienza e mettersi<br />
a disposizione <strong>delle</strong><br />
rispettive comunità<br />
diventando volontari di<br />
Protezione civile.<br />
Fare, oltre che<br />
spiegar<br />
Per responsabilizzare i<br />
giovani alla prevenzione<br />
incendi e all'aiuto nel caso di<br />
evento sismico, atmosferico,<br />
alluvionale o di emergenza,<br />
il campo è strutturato per<br />
lasciare più spazio all’agire<br />
in prima persona che alle<br />
spiegazioni dettagliate<br />
<strong>delle</strong> attività.<br />
Naturalmente, l’esperienza<br />
non si esaurisce con<br />
il “gioco”. Per far loro<br />
comprendere l’importanza<br />
della prevenzione, della<br />
formazione e della<br />
preparazione diventano<br />
centrali sia il racconto<br />
dell’esperienza personale<br />
dei volontari che le<br />
spiegazioni tecniche sulla<br />
strumentazione e sul modo<br />
di intervenire in caso di<br />
emergenza.<br />
Il territorio<br />
comunale<br />
L’organizzazione<br />
del campo ha una<br />
localizzazione territoriale<br />
precisa, coincidente con il<br />
territorio comunale.<br />
Una scelta che, oltre<br />
ai fattori logistici e<br />
organizzativi, rimanda<br />
alla struttura del<br />
sistema di protezione<br />
civile regionale in cui<br />
l’articolazione è su base<br />
comunale.<br />
Questo però non limita<br />
le collaborazioni e gli<br />
scambi, anzi: nel corso<br />
<strong>delle</strong> edizioni, i volontari<br />
di altri tre Gruppi<br />
comunali mandano<br />
ragazzi e volontari a<br />
collaborare alle giornate<br />
in pianta stabile.<br />
FABIANA VISENTIN<br />
Coordinatore del Gruppo<br />
comunale di Sequals<br />
4 3<br />
L’intervento per esondazione e allagamento,<br />
con uso di pompe idrovore per svuotamento,<br />
con allestimento area di sicurezza, telonatura,<br />
fontanazzi, preparazione e allocamento dei<br />
sacchetti di sabbia<br />
Quando nasce<br />
CampAction?<br />
Nel <strong>2019</strong> si è svolta la<br />
quinta edizione. All’inizio,<br />
nel 2014, c’erano poco<br />
più di una ventina di<br />
ragazzi, che in pochi anni<br />
sono più che raddoppiati.<br />
Qual è l’obiettivo di<br />
quest’appuntamento?<br />
L'utenza è varia. La<br />
Inizialmente si era<br />
pensato semplicemente a<br />
un momento comunitario<br />
per far conoscere la<br />
Protezione civile come<br />
esperienza in gruppo.<br />
Ci siamo resi conto,<br />
però, che poteva essere<br />
molto di più: riusciva<br />
ad accrescere nei<br />
partecipanti i valori<br />
di solidarietà e di<br />
condivisione.<br />
In più, nel lungo termine,<br />
ci siamo proposti di<br />
diffondere e radicare<br />
nella comunità la cultura<br />
di protezione civile, sia<br />
perché i ragazzi quando<br />
rientrano nelle famiglie<br />
diventano una sorta di<br />
“testimonial”, sia perché<br />
c’è uno scambio diretto<br />
tra volontari e cittadini<br />
durante i momenti del<br />
campo che sono aperti a<br />
tutti.<br />
Chi può partecipare?<br />
Il CampAction si rivolge<br />
a ragazzi e ragazze dai<br />
13 ai 18 anni provenienti<br />
principalmente dalla<br />
nostra regione. Dalla<br />
ventina di partecipanti<br />
nella prima edizione del<br />
2014 siamo arrivati ai 45<br />
L’azione di antincendio boschivo, con<br />
l’illustrazione <strong>delle</strong> tecniche di intervento e<br />
spegnimento e con la costruzione di una linea<br />
di manichette, l’allestimento del vascone,<br />
l’utilizzo di attrezzature e mezzi (motopompa,<br />
lance, soffiatori, battifiamma…)<br />
dello scorso anno. Alcuni<br />
ritornano, qualcuno ha<br />
partecipato a tutte le<br />
edizioni, molti hanno<br />
coinvolto gli amici e i<br />
compagni di scuola.<br />
Cosa si fa nei tre giorni<br />
di campo?<br />
I ragazzi vivono le<br />
attività di protezione<br />
civile e di soccorso, ma<br />
anche l’ordinarietà del<br />
quotidiano, occupandosi<br />
della pulizia del<br />
campo base, dei pasti,<br />
devono riordinare la<br />
mensa, collaborare<br />
con i volontari<br />
nell’organizzazione della<br />
giornata.<br />
Ci sono anche<br />
approfondimenti<br />
tecnici?<br />
Ai ragazzi si danno<br />
rudimenti <strong>delle</strong> materie<br />
utili ad accrescere la<br />
cultura della protezione<br />
civile: per esempio<br />
quest’anno c’è stato<br />
un approfondimento<br />
su cartografia e<br />
orientamento con alcune<br />
prove pratiche, e sul<br />
rapporto con i cani<br />
molecolari.<br />
In generale, comunque,<br />
ogni attività pratica<br />
è preceduta da<br />
una spiegazione,<br />
introdotta da personale<br />
specializzato, che<br />
illustra gli aspetti<br />
tecnici e i possibili<br />
scenari d’emergenza e<br />
d’intervento.<br />
A MEZZANOTTE...<br />
Allarme! Le squadre vengono<br />
allertate, si svolge il briefing e<br />
ogni squadra con precisi compiti<br />
affronterà un’emergenza in notturna.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 21
ORGOGLIO OLTRECONFINE<br />
QUALCOSA<br />
CHE NON SAPEVO<br />
DI AVERE<br />
di Andrea Pegoraro<br />
La regista e autrice Roberta Cortella<br />
racconta le sue origini, le persone<br />
determinanti nel suo percorso, i suoi<br />
progetti ma parla anche di friulanità e di<br />
Pier Paolo Pasolini, un personaggio che<br />
l’ha influenzata ed è presente in alcuni<br />
suoi lavori.<br />
Da Montereale<br />
Valcellina a Roma<br />
attraverso i documentari.<br />
Roberta Cortella, regista<br />
e autrice, è l’esempio<br />
di come si possano<br />
raggiungere i propri sogni<br />
partendo da un piccolo<br />
paese. Ed anche in modo<br />
inaspettato perché, prima<br />
di trasferirsi nella Capitale,<br />
aveva una borsa di studio<br />
in friulano all’Università di<br />
Udine.<br />
Come hai iniziato a<br />
realizzare i documentari?<br />
Fare documentari è una<br />
cosa che ti scegli. Nelle<br />
storie tratti gli<br />
argomenti che ti<br />
appassionano,<br />
c’è sempre un<br />
coinvolgimento profondo<br />
in ciò che fai.<br />
Io devo ringraziare il mio<br />
compagno, Marco Leopardi,<br />
fotografo e regista, che<br />
apprezzando la mia scrittura<br />
mi ha indirizzato verso<br />
questa forma espressiva.<br />
Sono ancora forti le tue<br />
radici.<br />
Sono orgogliosa di<br />
essere di Montereale.<br />
Alle elementari avevo<br />
una maestra, Rosanna<br />
Paroni Bertoja, che ci<br />
insegnava friulano e ci<br />
portava a conoscere la<br />
gente del paese. Questo<br />
aspetto ha inciso nella mia<br />
formazione, mi ha aiutato<br />
ad aprirmi mentalmente.<br />
Poi sono andata a Udine<br />
per studiare Lingue e<br />
Letterature straniere e mi<br />
sono laureata in friulano<br />
con la professoressa Piera<br />
Rizzolati, altra persona che<br />
mi ha dato fiducia.<br />
Come è maturata la tua<br />
idea di trasferirti a Roma?<br />
Vent’anni anni fa sono<br />
arrivata a Roma dove è<br />
inizia la nuova avventura<br />
professionale, un po’<br />
per amore, un po’<br />
per la curiosità<br />
di cimentarmi<br />
in altre cose. Ho<br />
scoperto la dote<br />
per la scrittura<br />
scrivendo la tesi di<br />
laurea e anche grazie a<br />
Marco, con cui ho iniziato<br />
a lavorare: lui girava e io<br />
scrivevo le sceneggiature.<br />
Ho iniziato questo mestiere<br />
da autodidatta, poi il<br />
percorso è continuato<br />
con un documentario<br />
per National Geographic,<br />
con le prime regie,<br />
collaborando in varie<br />
produzioni televisive a<br />
Roma e realizzando<br />
diversi documentari<br />
con alcune emittenti<br />
spagnole.<br />
Il tuo lavoro più<br />
recente “Boez -<br />
Andiamo via” è<br />
andato in onda su<br />
Rai3 a settembre.<br />
È un progetto<br />
che nasce da<br />
una mia passione, cioè<br />
camminare. Si tratta di un<br />
lavoro in continuità con<br />
La Retta Via, uscito nel<br />
2009, in cui si racconta<br />
il viaggio di due giovani<br />
detenuti belgi lungo il<br />
cammino di Santiago<br />
de Compostela. Da<br />
quel progetto è nata<br />
questa docu-serie,<br />
che è il racconto di 6<br />
ragazzi condannati per<br />
aver infranto la legge,<br />
che scontano la pena<br />
attraverso un cammino di<br />
50 giorni.<br />
In Boez mi sono<br />
messa in gioco come<br />
accompagnatrice per<br />
capire come gestire la<br />
situazione. Non volevo<br />
fosse solo un prodotto<br />
televisivo, ma prima di<br />
tutto un progetto sociale.<br />
Volevo che i ragazzi<br />
si sentissero dentro la<br />
realtà e non in un reality,<br />
quindi li ho coinvolti nella<br />
realizzazione del progetto.<br />
Così, gli abbiamo dato<br />
due cellulari abilitati solo<br />
per le riprese e loro si<br />
sono raccontati attraverso<br />
foto e video senza la<br />
nostra mediazione.<br />
Quali sono i progetti<br />
futuri?<br />
Nel mio ultimo progetto<br />
c’è un po' di Pasolini<br />
nella ricerca di persone<br />
ai margini della società.<br />
È come se questo lavoro<br />
mi avesse riportato a lui.<br />
Sto ripassando il Pasolini<br />
PER VEDERE LA DOCUSERIE:<br />
www.raiplay.it/programmi/boez-andiamovia/<br />
La troupe e il cast di Boez - Andiamo via<br />
friulano, le sue idee,<br />
le cose che ha scritto.<br />
Mi piacerebbe molto<br />
realizzare qualcosa in<br />
Friuli legato a lui.<br />
Ci sono caratteristiche<br />
friulane che emergono<br />
nella tua professione?<br />
Pasolini parlava di<br />
“rustica e cristiana<br />
purezza”, che io ritrovo<br />
in noi. Rustica perché<br />
ha le radici piantate per<br />
terra, purezza perché i<br />
friulani se la tengono un<br />
po' stretta. E anche la<br />
modestia che da un lato<br />
ci preserva, dall’altro ci<br />
danneggia perché molte<br />
volte non ci permette<br />
di tirare fuori i talenti.<br />
La modestia è un’arma<br />
a doppio taglio: ci fa<br />
lavorare con costanza,<br />
ma se talvolta fossimo<br />
più sfacciati non sarebbe<br />
male.<br />
Ci sono i consigli<br />
professionali che puoi<br />
dare ai ragazzi?<br />
Di essere aperti e curiosi.<br />
La curiosità manca un<br />
po’ nei ragazzi. Vedo tanti<br />
giovani che si lasciano<br />
trascinare da quello<br />
che gli capita nella vita.<br />
Ogni tanto rischiare e<br />
fidarsi dell’istinto ti porta<br />
a scoprire dei lati di te<br />
che non conosci. E poi è<br />
importante cercare una<br />
passione.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 23
INFORMAZIONI<br />
DOVE TROVARE<br />
L'ECO DELLE VALLI E<br />
DELLE DOLOMITI<br />
FRIULANE<br />
MANIAGO<br />
Comune di Maniago<br />
Bar Serena<br />
3Store<br />
Bar Sorsi e Morsi<br />
Piazza Sport<br />
Artexx<br />
Bottega Bio<br />
Gekateria Dolce Freddo<br />
Abbigliamento Colombini<br />
Lavanderia Lavapiù<br />
Cgil Caf<br />
Inia Viaggi<br />
Ottica Gortana<br />
Pizzeria da Mario<br />
Bar Coricama<br />
Bar Stazione Corriere<br />
Distrobutore OMV<br />
Consorzio revisioni Maniago<br />
Bar Barile<br />
Antica Coltelleria<br />
Ristorante Casasola<br />
Piscina Maniago<br />
Bottega del FOrmaggio<br />
Edicola Venier<br />
Mensa Zona Industriale<br />
Tecnocollaudi Servizi<br />
Automobilistici<br />
Bar Bottegon<br />
Bar Vivina<br />
Bar Vivarina (Dandolo)<br />
CAMPAGNA<br />
Ai Gelsi<br />
Poste<br />
Studio Medico<br />
ARBA<br />
Farmacia<br />
Macelleria<br />
Alimentari<br />
Graphistudio<br />
Tabaccheria<br />
VIVARO<br />
Alimentari<br />
Lupo Alberto<br />
Gelindo<br />
VAJONT<br />
Comune di Vajont<br />
Palestra<br />
Farmacia<br />
MONTEREALE<br />
VALCELLINA<br />
Comune di Montereale<br />
Non solo bar<br />
Osteria Vittoria<br />
Tabacchi (Piazza)<br />
Edicola (Piazza)<br />
Macelleria<br />
Castelu<br />
Farmacia 3 F<br />
Bar Scalinetti<br />
MALNISIO<br />
Da Borghese<br />
SAN LEONARDO<br />
Da Plinio<br />
GRIZZO<br />
Forno ALzetta<br />
BARCIS<br />
Comune di Barcis<br />
Cartoleria<br />
Panificio De Giusti<br />
ANDREIS<br />
Comune di Andreis<br />
Locanda Al vecio For<br />
Chiosco Camping<br />
CLAUT<br />
Comune di Claut<br />
Supermercato<br />
Farmacia<br />
CIMOLAIS<br />
Comune di Cimolais<br />
Osteria Pian Pinedo<br />
ERTO<br />
Comune di Erto<br />
Ufficio postale<br />
Bar passo sant’Osvaldo<br />
Bar Stella<br />
MEDUNO<br />
Roncadin<br />
Bar da Laura<br />
Bar Meridiana<br />
TRAMONTI DI SOTTO<br />
Bar Antica Corte<br />
TRAMONTI DI SOPRA<br />
Alimentari SISA<br />
FRISANCO<br />
Comune di Frisanco<br />
Circolo operaio<br />
Bar in piazza<br />
POFFABRO<br />
Bar in piazza<br />
SEQUALS<br />
Bar al cret<br />
Edicola 4 Borghi<br />
LESTANS<br />
Supermercato<br />
Bar alla Posta<br />
SOLIMBERGO<br />
Da Mander<br />
TRAVESIO<br />
Harry's Bar<br />
Caffè (Piazza XX Settembre)<br />
Cokki Bar (Zancan)<br />
TOPPO<br />
Alimentari<br />
CASTELNUOVO<br />
Bierkneipe (Loc. Paludea)<br />
Trattoria (Loc. Vigna)<br />
PINZANO<br />
Market Da Cinzia<br />
Bar Progresso<br />
VALERIANO<br />
Ristorante Don Chisciotte<br />
Alimentari e Bar Lucco<br />
CLAUZETTO<br />
Bar – Alimentari Da Andrea<br />
Edicola di Nadia Colledani<br />
VITO D'ASIO<br />
Ristorante L’Ortal<br />
ABBIAMO DISTRIBUITO SUL<br />
TERRITORIO DEGLI ESPOSITORI /<br />
CONTENITORE, QUI DI SEGUITO LA LISTA<br />
DEI POSTI DOVE SONO STATI LASCIATI<br />
PER POTER TROVARE LA RIVISTA<br />
GRATUITA DEL NOSTRO TERRITORIO<br />
SAN FRANCESCO<br />
Alimentari Ristorante<br />
Da Renzo<br />
ANDUINS<br />
Ristorante alla Posta<br />
CASIACCO<br />
Bar alle Alpi<br />
24<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>
BUONE PRATICHE<br />
IMPRENDITORI<br />
CHE FANNO RETE<br />
di redazione<br />
È<br />
difficile vincere le sfide globali con<br />
le sole proprie forze. Molto meglio<br />
aggregarsi e collaborare, unendo le<br />
forze seppure restando autonomi: è la<br />
scommessa <strong>delle</strong> reti di impresa.<br />
Da qualche anno si<br />
è affacciata sul mercato<br />
un nuovo modello<br />
imprenditoriale: la rete<br />
d’impresa. Si tratta di una<br />
forma di aggregazione<br />
che riunisce diversi<br />
soggetti accomunati dalla<br />
volontà di portare avanti<br />
un progetto condiviso,<br />
mettendo a fattor comune<br />
le proprie peculiarità.<br />
Questa forma di<br />
collaborazione non è una<br />
peculiarità del nostro<br />
territorio, ma ben si adatta<br />
alle caratteristiche <strong>delle</strong><br />
imprese che ci circondano.<br />
Ne abbiamo parlato con<br />
Saverio Maisto, direttore<br />
generale del consorzio NIP.<br />
per il<br />
di<br />
della<br />
di<br />
Consorzio<br />
Nucleo<br />
Industrializzazione<br />
Provincia<br />
Pordenone<br />
SAVERIO MAISTO<br />
(direttore generale<br />
consorzio NIP)<br />
Ci sono reti d’impresa nel<br />
nostro territorio?<br />
Al momento se ne sono<br />
create due: MIKITA, che<br />
riunisce Fox, Lionsteel,<br />
Mercury e Tecnocut<br />
che sono quattro<br />
aziende del settore<br />
coltellinaio, e poi c’è<br />
una seconda rete legata<br />
alla componentistica<br />
meccanica, in cui<br />
partecipano Meccaniche<br />
del Mistro e BVB.<br />
Però è un’opportunità<br />
che sta riscuotendo un<br />
certo interesse da parte di<br />
altre aziende, che stanno<br />
valutando se il modello è<br />
adatto alla loro realtà.<br />
Quali sono le novità che<br />
introduce?<br />
In realtà questo modello<br />
non è una vera novità:<br />
è più corretto affermare<br />
che fornisce un quadro<br />
normativo di riferimento<br />
e <strong>delle</strong> opportunità di<br />
finanziamento.<br />
Infatti, quando lo<br />
descrivo sottolineo<br />
sempre l’opportunità,<br />
in cui le aziende<br />
restano indipendenti<br />
ma collaborano<br />
volontariamente su un<br />
progetto specifico.<br />
Il vantaggio di un<br />
inquadramento a livello<br />
fiscale e normativo,<br />
in fondo, non è che<br />
la definizione e la<br />
professionalizzazione<br />
di ciò che molti fanno<br />
quotidianamente.<br />
Si spieghi meglio<br />
Quando un cliente<br />
chiede una lavorazione<br />
che l’azienda non<br />
è in grado di fare, è<br />
comune esternalizzare il<br />
processo, chiedendo alle<br />
conoscenze personali, così<br />
da consegnare il lavoro<br />
finito.<br />
Ecco, la rete di impresa<br />
in sostanza fa lo stesso:<br />
raggruppa soggetti<br />
diversi, ne mantiene le<br />
diversità, ma consente di<br />
presentarsi al cliente come<br />
un soggetto unico capace<br />
di realizzare il prodotto<br />
finale anche oltre le<br />
potenzialità del singolo.<br />
Quali caratteristiche<br />
servono per creare una<br />
rete d’impresa?<br />
Non incide la dimensione<br />
aziendale, quello che<br />
conta è la selezione dei<br />
partner: gli imprenditori<br />
devono avere fiducia<br />
reciproca e aver voglia di<br />
abbracciare un percorso<br />
comune.<br />
All’inizio, di comune<br />
accordo si sviluppa la<br />
strategia per realizzare<br />
l’obiettivo, poi via via si<br />
rafforza la collaborazione<br />
fino a giungere addirittura<br />
alla condivisione <strong>delle</strong><br />
banche dati.<br />
Altra caratteristica<br />
importante è la<br />
specializzazione<br />
produttiva, che consente<br />
di aggregare aziende che<br />
sanno proporre lavorazioni<br />
peculiari e diversificate in<br />
modo da essere attraenti<br />
verso la clientela senza<br />
sovrapposizioni.<br />
Perché questo modello<br />
funziona bene con le<br />
nostre aziende?<br />
Le aziende del nostro<br />
territorio sono spesso di<br />
piccole dimensioni, ma<br />
hanno una fortissima<br />
propensione al lavoro che<br />
ci è riconosciuta anche<br />
all’estero. L’essere così<br />
piccoli, però è un limite<br />
quando ci presentiamo<br />
a livello internazionale,<br />
mentre con la rete d’impresa<br />
ci si può presentare agli<br />
occhi dei potenziali clienti<br />
come maggiormente<br />
strutturati e attirare<br />
commesse più complesse.<br />
A ciò si aggiunge il fatto<br />
che la rete d’impresa<br />
accede a finanziamenti<br />
ad hoc che sostengono il<br />
marketing, che aiutano<br />
la commercializzazione<br />
dei prodotti in Italia e<br />
all’estero e hanno capitolati<br />
specifici per attrarre figure<br />
manageriali esterne per<br />
aprirsi a nuovi mercati o<br />
allargarsi in nuovi settori.<br />
Tutti grandi ostacoli per i<br />
piccoli imprenditori.<br />
Che ruolo ha il NIP?<br />
La rete d’impresa nasce<br />
dalla volontà <strong>delle</strong><br />
aziende, che devono voler<br />
collaborare e che nelle<br />
nostre realtà si conoscono<br />
già. Il NIP crea il contesto<br />
giusto perché si sviluppi<br />
questo modello, ma resta<br />
un arbitro super partes il<br />
cui unico obiettivo è far<br />
funzionare il modello.<br />
26<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>
ILLUSTRI CONCITTADINI<br />
UGO ZANNIER<br />
VOLATORE<br />
TESTARDO<br />
di Caterina di Paolo<br />
Profumi d’Autunno in Agriturismo<br />
zucca, funghi e castagne<br />
per un fantastico weekend enogastronomico<br />
Al Luogo del Giulio<br />
Agriturismo<br />
con camere<br />
Via Pordenone 155, MANIAGO PN<br />
+39 0427.730444 / info@luogodelgiulio.it<br />
www.luogodelgiulio.it<br />
Ugo Zannier nasce nel 1913 a Clauzetto<br />
e fin da giovanissimo ama il volo più<br />
di ogni altra cosa. Riuscirà in una vita<br />
brevissima a inseguire il suo sogno senza<br />
mai arrendersi, costruendo un aliante dal<br />
nome “Il Friuli” e decollando per primo dal<br />
monte Valinis nel 1933.<br />
Aereo in volo<br />
Quella di Ugo Zannier<br />
è la storia emozionante di<br />
come le avversità possano<br />
essere trasformate in<br />
ispirazione, con il giusto<br />
impegno; ma anche di<br />
come il sogno di uno possa<br />
cambiare tutti: è grazie a<br />
Zannier se tutt’ora attorno<br />
al monte Valinis di Meduno<br />
vediamo uomini volanti da<br />
tutto il mondo.<br />
Zannier ama il volo fin<br />
da bambino, e per questa<br />
ragione lascia il suo Friuli:<br />
a soli quindici anni viene<br />
assunto nella ditta di<br />
aeroplani Breda, a Milano,<br />
come disegnatore. In<br />
seguito, si sposta in Emilia<br />
Romagna, a Pavullo,<br />
Il battesimo con la bottiglia di spumante<br />
e consegue il brevetto<br />
di pilota per velivoli<br />
senza motore. E poi un<br />
inceppamento: Zannier,<br />
ancora giovanissimo<br />
(aveva diciannove anni),<br />
vuole iscriversi al corso<br />
per allievi sottufficiali piloti<br />
della Regia aeronautica<br />
ma viene riformato per<br />
scompenso cardiaco.<br />
Zannier però non si<br />
abbatte e prende una<br />
decisione: costruire un<br />
velivolo con le proprie<br />
mani.<br />
Inseguendo il sogno<br />
Per esaudire il suo desiderio<br />
Zannier lascia il posto<br />
sicuro alla Breda e torna<br />
in Friuli, nel 1932. Due<br />
persone comprendono<br />
il suo potenziale e lo<br />
aiutano a realizzare il<br />
suo progetto: Benvenuto<br />
Brovedani, ingegnere e<br />
direttore della scuola di<br />
disegno di Meduno, che<br />
lo assiste tecnicamente<br />
ed economicamente, e<br />
l’ufficiale pilota Raffaello<br />
Scarton, che accompagna<br />
Ugo a lezione di volo nella<br />
scuola di Campoformido.<br />
Anche il Comune di<br />
Clauzetto fa la sua parte,<br />
concedendo a Ugo lo spazio<br />
per realizzare il suo grande<br />
sogno: un’aula per montare<br />
il velivolo, che aveva<br />
un’apertura alare di dodici<br />
metri. Ugo ha in mente un<br />
velivolo che conosceva: lo<br />
Zogling, un mezzo tedesco<br />
simile a quello con cui era<br />
diventato pilota. Zannier<br />
ricorda bene quell’aereo e<br />
fa di tutto per migliorarlo,<br />
lavorando alacremente:<br />
nel giro di un anno,<br />
la macchina c’è – e si<br />
chiama “Il Friuli”. Zannier<br />
comincia a testare l’aereo<br />
a Sequals, per poi spostarsi<br />
a Campoformido, dove il<br />
La posizione del pilota<br />
collaudo viene superato. Il<br />
giorno fatidico è il 28 ottobre<br />
1933: dal monte Valinis Ugo<br />
si lancia con la macchina<br />
che ha pensato e costruito,<br />
sorvolando Meduno e<br />
Cavasso e atterrando<br />
a nord di Solimbergo.<br />
Successivamente volerà<br />
dal monte Quarnan. Aveva<br />
solo vent’anni, ma una<br />
determinazione inesauribile.<br />
Una piccola<br />
ricompensa<br />
Tra il suo primo, clamoroso<br />
volo e il 1934 un team di<br />
Ugo Zannier<br />
(1913-1938)<br />
medici annulla la diagnosi<br />
di scompenso cardiaco<br />
che aveva impedito Ugo<br />
di entrare nell’aeronautica,<br />
portandolo ad avvicinarsi<br />
al volo in un modo diverso<br />
e unico. Così Zannier<br />
diventa, finalmente, pilota<br />
militare; divenuto celebre<br />
dopo la sua missione<br />
friulana, riesce anche a<br />
volare nella pattuglia<br />
acrobatica come solista.<br />
In Spagna, durante<br />
un’azione di guerra,<br />
Zannier muore nel<br />
1938: volava con il<br />
suo comandante e<br />
per proteggerlo da un<br />
attacco di mitraglia è<br />
spirato al posto suo. Ma<br />
il giovane ha lasciato<br />
una traccia profonda nel<br />
Friuli che tanto amava,<br />
aprendo la zona di<br />
Meduno agli appassionati<br />
di volo e dando una<br />
lezione di intelligenza e<br />
progettualità.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 29
30<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 31
STORIE DI SPORT<br />
STORIE DI SPORT<br />
ROCCIA,<br />
GHIACCIO,<br />
ACQUA<br />
di Gianluca Liva<br />
Ci sono sport non convenzionali che,<br />
spesso, associano all’esercizio fisico<br />
la profonda connessione con il territorio<br />
in cui vengono praticati. E i cultori che<br />
amano abbinare sport e avventura, qui,<br />
trovano pane per i loro denti.<br />
SPELEOLOGIA E GROTTISMO<br />
Ci sono approcci<br />
diversi nell’andar per<br />
grotte. Lo speleologo si<br />
addentra nelle profondità<br />
della terra con il preciso<br />
scopo fare ricerca<br />
scientifica, il grottista,<br />
invece, scende nelle<br />
cavità naturali spinto<br />
dal desiderio di praticare<br />
uno sport capace di<br />
emozionare. Entrambi,<br />
però, condividono un<br />
profondo amore e una<br />
grande curiosità per il<br />
mondo sotterraneo. E una<br />
volta capita la passione,<br />
si può scegliere di<br />
esplorare le grotte come<br />
se fosse un’avventura<br />
sportiva ed<br />
esplorativa<br />
oppure<br />
“specializzarsi”<br />
in vari rami:<br />
fotografia<br />
in grotta,<br />
biospeleologia,<br />
archeologia.<br />
32<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
Da decenni l’Unione<br />
Speleologica Pordenonese<br />
del CAI coltiva una lunga<br />
tradizione che accoglie<br />
sempre più appassionati<br />
pronti a esplorare il lato<br />
più nascosto <strong>delle</strong> <strong>Valli</strong> e<br />
<strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>.<br />
Una missione che prende<br />
avvio dalla grotta di<br />
Barcis, ossia la prima<br />
grotta didattica d’Italia,<br />
adatta per i principianti<br />
che vengono guidati dal<br />
personale esperto che<br />
spiega loro le meraviglie<br />
di questo affascinante<br />
mondo.<br />
In origine, questo antro<br />
era accessibile come<br />
grotta turistica<br />
ma il continuo<br />
passaggio<br />
di gente ha<br />
rovinato le<br />
concrezioni, le<br />
caratteristiche<br />
«Ci muoviamo alla ricerca e<br />
all’esplorazione di quello che<br />
si può chiamare il “settimo<br />
continente”, quello sotto a noi.<br />
Chi vuole cominciare lo<br />
portiamo in una “prima grotta”:<br />
una cavità sicura e adatta<br />
a prendere confidenza con<br />
questa disciplina. Un esempio<br />
è la grotta della vecchia diga a<br />
Barcis: una grotta orizzontale<br />
che può ospitare scolaresche<br />
e gruppi di persone.»<br />
GIORGIO FORNASIER<br />
USP del CAI<br />
Gianpaolo Pessina - USP Cai PN - 2017<br />
formazioni che si possono<br />
ammirare nelle cavità<br />
rocciose. Per questo<br />
motivo si è deciso di<br />
trasformarla in una grotta<br />
didattica, un luogo ideale<br />
in cui far capire alle<br />
persone quanto ricco sia il<br />
mondo sotterraneo.<br />
Qui i novizi grottisti<br />
possono prendere<br />
dimestichezza con le<br />
correnti d’aria e con<br />
l’umidità, toccare la roccia<br />
e osservare forme di vita<br />
uniche, studiare i fossili e<br />
visitare gli antri che una<br />
volta erano la casa dei<br />
pipistrelli.<br />
Il secondo passo, una<br />
volta presa confidenza<br />
con i primi rudimenti<br />
di avvicinamento alla<br />
speleologia, saranno i<br />
corsi per preparare i futuri<br />
grottisti a entrare nelle<br />
grotte verticali, quelle<br />
che discendono nelle<br />
MA È VERO CHE NELLE GROTTE<br />
PROFONDE MANCA L’ARIA?<br />
«Nemmeno per sogno! Di aria ce n’è in abbondanza.<br />
Così come l’acqua penetra nei meandri più difficili<br />
della roccia, anche l’aria pervade l’ambiente.<br />
Si tratta di una preoccupazione infondata»,<br />
parola di Giorgio Fornasier.<br />
profondità della terra.<br />
Le grotte, infatti,<br />
possono svilupparsi<br />
sia in orizzontale che<br />
in verticale. Le grotte<br />
verticali sono anche dette<br />
pozzi o abissi, nel caso<br />
siano particolarmente<br />
profonde. Sono queste<br />
le grotte che avvicinano<br />
sempre più appassionati,<br />
pronti ad affrontare una<br />
“arrampicata al contrario”,<br />
come nel caso del Bus de<br />
la Lum (Buco della luce),<br />
una grotta carsica nel<br />
territorio del comune di<br />
Caneva, o del maestoso<br />
e complicato complesso<br />
<strong>delle</strong> Grotte di Pradis, uno<br />
dei luoghi più suggestivi<br />
e che propongono nuove<br />
sfide ancora oggi.<br />
Rispetto all’arrampicata in<br />
montagna, le tecniche per<br />
scendere e risalire sono<br />
differenti, con l’utilizzo<br />
della sola corda, poiché<br />
in una grotta non ci si<br />
può fidare della roccia<br />
e si procede sospesi,<br />
stendendo le corde<br />
dall’alto senza far sì che si<br />
sfreghino sulla roccia<br />
TORRENTISMO / CANYONING<br />
Il canyoning è uno sport<br />
che unisce l’amore per<br />
la roccia, per l’acqua<br />
e per l’avventura. Si<br />
pratica scendendo nelle<br />
forre: profonde gole tra<br />
le cui pareti scorre un<br />
corso d’acqua. Si segue<br />
il percorso del torrente e<br />
AMRIT<br />
Amrit è danese ma da 11<br />
anni gestisce, assieme<br />
alla sua compagna<br />
Gatita, l’albergo diffuso<br />
di Clauzetto, Vito d’Asio<br />
e Tramonti. Quando<br />
ha conosciuto la<br />
possibilità di praticare<br />
il torrentismo grazie<br />
ALPINISMO E ARRAMPICATA SPORTIVA<br />
ICE CLIMBING<br />
Non è detto che le<br />
scalate avvengano solo<br />
su roccia. Una <strong>delle</strong><br />
varianti più avventurose<br />
dell’alpinismo è<br />
l’arrampicata su ghiaccio.<br />
Si tratta di una disciplina<br />
per pochi e consiste in un<br />
mix di tempismo, calcolo<br />
e bravura tecnica.<br />
Ne abbiamo parlato con<br />
la guida alpina<br />
Riccardo Del Fabbro.<br />
si superano gli ostacoli<br />
come, per esempio,<br />
piccole cascate.<br />
Nel nostro territorio, il<br />
torrentismo gode di ottima<br />
fama e di moltissime<br />
possibilità per chiunque.<br />
Tutta l’area di Claut,<br />
Cimolais e della Val<br />
alle guide alpine del CAI,<br />
ha deciso di far nascere<br />
4lander canyoning, per<br />
organizzare e diffondere<br />
sempre più questa<br />
disciplina.<br />
Un danese in Friuli. Cosa<br />
ti ha portato qui?<br />
«Ho 62 anni ed ero partito<br />
dalla Danimarca quando<br />
ne avevo 16. Ho viaggiato<br />
tantissimo ma quando<br />
sono giunto nella valle di<br />
Pradis ho capito che quello<br />
era il posto. È stata una<br />
sensazione netta e definita:<br />
qua mi sarei fermato.<br />
GIUSEPPE GIORDANI<br />
Guida alpina Cai<br />
L’alpinismo è una<br />
pratica finalizzata a<br />
RICCARDO DEL FABBRO<br />
Guida alpina<br />
In cosa consiste<br />
l’arrampicata su ghiaccio?<br />
«È una pratica alpinistica<br />
che si svolge in inverno.<br />
Serve una cascata che,<br />
Zemola sono ricchissime<br />
di forre note a livello<br />
internazionale. È un modo<br />
diverso di avvicinarsi<br />
alla montagna, adatto a<br />
chi vuole immergersi in<br />
ambienti dalla bellezza<br />
quasi disarmante.<br />
Tra boschi e torrenti…<br />
In Friuli c’è una<br />
concentrazione di forre<br />
tra le più alte d’Europa.<br />
Di solito esploriamo il<br />
torrente Cosa, adatto a<br />
partire dagli otto anni<br />
d’età. È meraviglioso.<br />
Poi ci sono anche altre<br />
forre, ben più difficili,<br />
adatte a chi ha una<br />
preparazione alpinistica.<br />
Il torrentismo è una<br />
disciplina perfetta per chi<br />
vuole entrare per davvero<br />
nel cuore della montagna<br />
e della natura.<br />
superare le difficoltà<br />
che si incontrano<br />
lungo la scalata della<br />
parete rocciosa di un<br />
monte fino, di solito,<br />
a giungere alla cima.<br />
L’arrampicata sportiva,<br />
invece, si pratica in<br />
luoghi accessibili, pratici,<br />
di brevi dislivello e<br />
lunghezza e con percorsi<br />
ben attrezzati e protetti»,<br />
chiarisce.<br />
con il gelo, si è ghiacciata<br />
e ci si arrampica fino in<br />
cima, utilizzando picozze e<br />
ramponi».<br />
Quali sono i luoghi in cui<br />
è più facile trovare queste<br />
“pareti provvisorie”?<br />
«Ci sono tantissimi punti<br />
e l’unica discriminante<br />
è l’andamento <strong>delle</strong><br />
temperature. Con il<br />
riscaldamento globale<br />
bisogna spingersi sempre<br />
più in alto per trovare le<br />
cascate ghiacciate e non<br />
Difficile parlare di<br />
arrampicata in termini<br />
generici. È preferibile<br />
distinguere tra l’arrampicata<br />
sportiva e il vero e proprio<br />
alpinismo. Per praticare<br />
l’arrampicata sportiva ci<br />
sono molte “palestre”: pareti<br />
attrezzate con gli elementi<br />
di sicurezza già ancorati<br />
alla roccia. L’arrampicata<br />
sportiva si può svolgere<br />
in località Ponte Compol,<br />
vicino a Cimolais, che<br />
correre il rischio che ci sia un<br />
crollo. La Val Cimoliana ha<br />
la fortuna di avere cascate<br />
anche in alta quota e questo<br />
permette di avere ancora la<br />
possibilità di scalarle quando<br />
si ghiacciano».<br />
Quante persone la<br />
praticano?<br />
«È senza dubbio una<br />
disciplina di nicchia.<br />
L’ambiente è ostile, freddo,<br />
e deve piacere quella<br />
che in gergo si definisce<br />
arrampicata aleatoria che<br />
presenta anche itinerari<br />
molto facili e adatti alla<br />
didattica, mentre a Ponte<br />
Gotte o nei pressi del Rifugio<br />
Pordenone si trovano altre<br />
pareti un po’ più tecniche,<br />
adatte a chi ha già un po’ di<br />
pratica.<br />
- tradotto - è l’arrampicata<br />
dove tutto può succedere. Il<br />
fascino, però, è indubitabile.<br />
Le cascate restano<br />
ghiacciate per pochi giorni.<br />
Trovarle e scalarle è una<br />
sfida unica per chi ama<br />
cogliere l’attimo».<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 33
PREVENZIONE<br />
SPORT<br />
ESTREMI<br />
SENZA RISCHI<br />
di Gianluca Liva<br />
Il fascino di montagne, grotte, cascate<br />
ghiacciate e torrenti è innegabile.<br />
L’immersione nell’ambiente naturale,<br />
però, non è priva di rischi.<br />
Prima di lanciarsi alla<br />
conquista di una cima o<br />
calarsi nelle profondità<br />
del suolo, è bene seguire<br />
alcuni consigli per evitare<br />
di trovarsi in situazioni<br />
che potrebbero mettere a<br />
repentaglio l’incolumità.<br />
La natura non deve<br />
essere considerata<br />
esclusivamente come una<br />
fonte di pericoli. Tuttavia,<br />
è sempre bene tenere<br />
presente che ci si trova in<br />
ambienti particolari e che<br />
bisogna seguire le giuste<br />
indicazioni per praticare<br />
in sicurezza anche le<br />
discipline sportive più<br />
particolari.<br />
CARLO FACHIN<br />
(Responsabile Medicina<br />
dello Sport dell’Azienda per<br />
l'Assistenza Sanitaria 5 "Friuli<br />
Occidentale", specialista in<br />
Medicina sportiva.)<br />
Come approcciarsi<br />
agli sport “non<br />
convenzionali”?<br />
Queste discipline<br />
si svolgono<br />
necessariamente in un<br />
ambiente considerato<br />
“ostile” per l'essere<br />
umano. Di conseguenza<br />
bisogna provvedere a<br />
una buona preparazione<br />
che le varie scuole <strong>delle</strong><br />
sezioni del CAI (Club<br />
Alpino Italiano) – diffuse<br />
su tutto il territorio<br />
nazionale – possono<br />
offrire. Si tratta di corsi<br />
organizzati con istruttori<br />
di livello.<br />
A riprova dell’importanza<br />
fondamentale di questa<br />
preparazione preliminare<br />
ci sono le statistiche sugli<br />
incidenti che avvengono<br />
in montagna: solo una<br />
minima parte riguarda i<br />
tesserati CAI. Le scuole<br />
forniscono preparazione<br />
e cultura necessarie per<br />
avere la consapevolezza<br />
dello sport che si sta per<br />
praticare.<br />
La visita medicosportiva<br />
è necessaria?<br />
Le visite sportive - in<br />
base al decreto-legge<br />
158/2012<br />
- riguardano i tesserati e<br />
le tesserate a federazioni<br />
sportive nazionali.<br />
Il decreto prevede<br />
che, in base all’attività<br />
agonistica o meno, su<br />
richiesta del presidente<br />
della società siano<br />
eseguiti accertamenti<br />
medici di varia natura.<br />
Il mio consiglio, in ogni<br />
caso, è di parlarne con il<br />
proprio medico di fiducia<br />
prima di intraprendere<br />
tali attività.<br />
È bene seguire un regime<br />
alimentare specifico?<br />
Alimentazione e<br />
idratazione vanno<br />
valutate da caso a caso<br />
e non è bene proporre<br />
un programma generale,<br />
valido per chiunque.<br />
La dieta deve essere<br />
adeguata alle singole<br />
esigenze e all’intensità di<br />
attività che si svolge.<br />
Preparazione fisica<br />
e mentale, corretta<br />
alimentazione. Manca<br />
altro?<br />
Julius Kugi, grande<br />
alpinista del secolo<br />
scorso, asseriva che la<br />
montagna non ha pietà<br />
dei male equipaggiati<br />
e dei male allenati. Un<br />
buon equipaggiamento<br />
e la giusta preparazione<br />
sono due condizioni<br />
essenziali assieme<br />
alla prudenza, alla<br />
conoscenza, alla<br />
valutazione, a una<br />
buona dose di umiltà e,<br />
soprattutto, all’amore per<br />
la natura che ci consente<br />
di tornare a casa.<br />
Figura in bronzo di Julius Kugi<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 35
TIPICO<br />
ROSA O ROSSA,<br />
È STAGIONE<br />
DI CIPOLLA<br />
di Elena Tomat<br />
Di colore rosso a Cavasso, più rosata a<br />
Castelnovo del Friuli, quest’ortaggio<br />
in apparenza banale sta conoscendo una<br />
vera riscoperta, dopo decenni in cui la sua<br />
coltivazione era stata abbandonata.<br />
6 USCITE/ANNO<br />
Nei campi della<br />
Pedemontana pordenonese,<br />
il finire dell’estate è un<br />
momento importante,<br />
perché si raccoglie e si<br />
intreccia la cipolla. Un<br />
tempo considerata<br />
alimento povero ma<br />
che oggi rivive una<br />
nuova giovinezza,<br />
merito anche del suo<br />
inserimento tra i presidi<br />
Slow Food con il nome di<br />
“Cipolla di Cavasso e della<br />
Val Cosa”. Fino agli anni<br />
Cinquanta, infatti, essa era<br />
uno dei prodotti su cui si<br />
fondava l’economia agricola<br />
locale e rappresentava<br />
un’importante fonte di<br />
sostentamento per le<br />
famiglie contadine, oggi<br />
abbiamo scoperto che<br />
è anche un prodotto di<br />
eccellenza.<br />
Il documentario:<br />
“Cipolla rossa<br />
di Cavasso Nuovo tra<br />
storia, tradizione e<br />
gusto”, realizzato dal<br />
regista Christian Canderan<br />
è un modo intenso per<br />
raccontare la storia della<br />
cipolla e <strong>delle</strong> donne che in<br />
passato la coltivavano<br />
e vendevano.<br />
La cipolla rossa di<br />
Cavasso Nuovo<br />
Le sementi erano state<br />
tramandate con cura<br />
dalle donne del paese,<br />
che fino al secondo<br />
dopoguerra avevano<br />
portato avanti questa<br />
coltivazione, andando<br />
anche a vendere i preziosi<br />
bulbi in giro per<br />
la regione.<br />
Le stesse<br />
utilizzate dagli<br />
agricoltori<br />
che hanno<br />
ricominciato<br />
a puntare su questa<br />
storica varietà, riuniti in<br />
Associazione e hanno<br />
aderito al disciplinare<br />
Slow Food, che si fonda<br />
sulla conservazione<br />
della biodiversità e <strong>delle</strong><br />
antiche tradizioni.<br />
Oggi i produttori ufficiali<br />
sono quindici, per un<br />
raccolto di 120 quintali<br />
di cipolla all’anno: un bel<br />
risultato rispetto ai dieci<br />
quintali di un decennio<br />
fa, e se si considerano<br />
poi i terreni coltivati<br />
dalle persone del luogo<br />
per autoconsumo, il<br />
quantitativo totale è<br />
anche maggiore.<br />
Il disciplinare di<br />
produzione prevede che<br />
la coltivazione segua<br />
il metodo di un tempo:<br />
senza utilizzo di sostanze<br />
chimiche e rispettando<br />
la rotazione colturale<br />
(dopo un anno la<br />
cipolla rossa<br />
deve essere<br />
spostata per<br />
lasciar riposare<br />
il terreno).<br />
«Vent’anni fa non era ancora<br />
famosa, era semplicemente<br />
la cipolla che si piantava<br />
ogni anno nell’orto.<br />
Poi, grazie alle ricerche<br />
effettuate dall’Università<br />
degli studi di Udine,<br />
è risultato un prodotto<br />
di eccellenza.»<br />
La cipolla rosa della<br />
Val Cosa<br />
Come la cipolla rossa,<br />
anche quella rosa è un<br />
ortaggio stagionale, che<br />
finisce subito essendo<br />
prodotta in piccole<br />
quantità: si può trovare<br />
da agosto a novembredicembre<br />
anche in fiere e<br />
mercati locali di prodotti<br />
enogastronomici.<br />
Lato produzione, si<br />
muove sulla stessa<br />
linea anche<br />
l’associazione<br />
culturale<br />
Rivindicules,<br />
impegnata<br />
nella conservazione e<br />
valorizzazione dei prodotti<br />
agricoli locali, tra cui la<br />
cipolla rosa della Val Cosa.<br />
Infatti, i produttori<br />
che fanno capo<br />
all’associazione, ora<br />
estesi anche alla Val<br />
d’Arzino, seguono un<br />
proprio disciplinare con<br />
un metodo di coltivazione<br />
‘naturale’: letame di<br />
pecora e stallatico,<br />
sovesci, pacciamatura<br />
con la paglia e<br />
niente chimica.<br />
«La cipolla della Val Cosa<br />
è molto dolce, ha il 10% di<br />
zucchero. Ho recuperato io<br />
il seme quarant’anni fa; poi<br />
ho cominciato a distribuire<br />
le piantine agli amici con<br />
l’intento di diffondere il più<br />
possibile questa varietà sul<br />
territorio; infine ho fondato<br />
l’associazione.»<br />
Fotografie di malga Pian Pagnon: di F. Galifi,<br />
tratte dal libro “Vivere in malga”<br />
MICHELA SPIGOLON<br />
Presidente dell’Associazione produttori cipolla rossa<br />
di Cavasso Nuovo.<br />
GIANNINO COZZI<br />
Presidente dell’associazione culturale Rivindicules<br />
di Castelnovo del Friuli<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 37
TIPICO<br />
UNA CIPOLLA<br />
DOLCE<br />
E DELICATA<br />
di Elena Tomat<br />
Intervista a Daniele Corte, gestore<br />
della Trattoria “Ai Cacciatori”<br />
di Cavasso Nuovo<br />
DANIELE CORTE<br />
Daniele Corte e<br />
Angelina Zecchini sono<br />
stati i primi a utilizzare<br />
e promuovere la cipolla<br />
rossa di Cavasso Nuovo<br />
nella loro Trattoria “Ai<br />
Cacciatori”.<br />
Quali sono le<br />
principali proprietà<br />
di questa varietà di<br />
cipolla?<br />
La cipolla rossa di<br />
Cavasso possiede <strong>delle</strong><br />
proprietà particolari: è<br />
diuretica, depurativa e<br />
anche particolarmente<br />
digeribile.<br />
È caratterizzata alla vista<br />
dal suo colore rosso con<br />
screziature violacee.<br />
In cosa si differenzia<br />
dalla comune<br />
cipolla?<br />
Oltre alla sua naturalità,<br />
rispetto alle cipolle che<br />
troviamo al supermercato<br />
ha un gusto più dolce<br />
e delicato e una<br />
consistenza corposa e<br />
croccante, che consente<br />
di accorciare leggermente<br />
i tempi di cottura (anche<br />
per mantenerne intatte<br />
tutte le proprietà).<br />
Inoltre, è un prodotto<br />
strettamente legato<br />
al territorio: infatti<br />
l’ambiente, la<br />
posizione geografica<br />
e le caratteristiche<br />
morfologiche e climatiche<br />
di Cavasso Nuovo sono<br />
ideali per la coltivazione<br />
di questo tipo di cipolla,<br />
che non crescerebbe con<br />
le stesse caratteristiche<br />
altrove.<br />
Con quali cibi si<br />
sposa meglio?<br />
Si può mangiare sia<br />
cotta che cruda oppure<br />
trasformata in marmellate<br />
e composte.<br />
Può essere impiegata per<br />
gli usi tradizionali della<br />
cipolla, ma si gusta al<br />
meglio con le insalate,<br />
le carni importanti, i<br />
formaggi stagionati e<br />
nella preparazione di<br />
antipasti sfiziosi.<br />
Ci suggerisce un<br />
abbinamento del<br />
territorio?<br />
La cipolla rossa è da<br />
sempre usata in paese<br />
per l’integrazione<br />
alimentare <strong>delle</strong> famiglie,<br />
in accompagnamento<br />
a piatti poveri come le<br />
verdure dell’orto, le patate<br />
e i fagioli.<br />
In inverno non può<br />
mancare una fumante<br />
zuppa di cipolla. Una<br />
ricetta che unisce questo<br />
ortaggio ad altri due<br />
prodotti tipici della zona<br />
è quella degli gnocchi<br />
di patate con Formai tal<br />
cit, cipolla rossa e pitina<br />
croccante.<br />
In che periodo<br />
la si può trovare<br />
in menu nei<br />
ristoranti che<br />
la utilizzano?<br />
La raccolta <strong>delle</strong> cipolle<br />
avviene fra la fine di<br />
agosto e gli inizi di<br />
settembre. In generale,<br />
se il raccolto è stato<br />
buono, si può trovare<br />
fino a febbraio/marzo,<br />
in quanto ha anche<br />
<strong>delle</strong> buone proprietà di<br />
conservazione.<br />
38<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
LA TRECCIA<br />
DI CIPOLLA<br />
La vendita della cipolla<br />
rossa di Cavasso, secondo<br />
il disciplinare di produzione<br />
seguito dall’omonima<br />
Associazione di produttori,<br />
è ammessa solo in treccia<br />
(in friulano riesti), come<br />
veniva fatto dalle donne<br />
di un tempo. Intrecciarla<br />
serviva a trasportarla più<br />
facilmente – a piedi, in<br />
bicicletta con la gerla o sui<br />
carretti – e a mantenerla<br />
più a lungo: appese al buio,<br />
le cipolle non accumulano<br />
umidità, evitando di<br />
germogliare e marcire. A<br />
fornire la materia prima<br />
per le trecce è la zona del<br />
Gorgon a Cavasso, dove<br />
cresce l’erba di palude (il<br />
palut) usata per legare tra<br />
loro i bulbi.
ESPLORANDO LE VALLI<br />
ESPLORANDO LE VALLI<br />
TESSERE<br />
D’AUTORE<br />
di Andrea Pegoraro<br />
Nel nostro territorio ci sono molte opere<br />
musive. Il visitatore ha l’imbarazzo<br />
della scelta perché può scegliere tra vari<br />
tipi di rappresentazioni, tra quelle che<br />
ricordano le usanze friulane e quelle che<br />
si rifanno alla tradizione religiosa, in una<br />
combinazione di passato e presente.<br />
Opere antiche e<br />
moderne, che ricordano<br />
la tradizione friulana e<br />
la religione ma anche<br />
personaggi importanti<br />
come Primo Carnera.<br />
Stiamo parlando dei<br />
mosaici, una forma d’arte<br />
molto diffusa in regione<br />
e una <strong>delle</strong> espressioni<br />
caratteristiche del nostro<br />
territorio. Così vale anche<br />
per i comuni <strong>delle</strong> <strong>Valli</strong> e<br />
<strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>.<br />
Ecco un itinerario per<br />
turisti e appassionati<br />
che propone alcuni<br />
componimenti artistici da<br />
visitare.<br />
SEQUALS<br />
Il paese di Gian Domenico<br />
Facchina, che del mosaico<br />
è il padre moderno. Va da<br />
Primo Carnera - Igor Marziali<br />
40<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
CLAUZETTO<br />
Splendidi esempi musivi<br />
sono visibili anche sul<br />
balconeBalcone del<br />
Friuli, così chiamato per<br />
i fantastici panorami che<br />
si possono ammirare<br />
salendo i 98 scalini della<br />
Chiesa di San Giacomo.<br />
Un paese immerso nella<br />
natura, protagonista<br />
raffigurata sul fascione<br />
musivo che si trova nella<br />
facciata principale della<br />
casa di riposo.<br />
L’opera è piuttosto<br />
sé che è uno dei paesi con<br />
più testimonianze musive,<br />
lascito di una tradizione<br />
recente, realizzata nel<br />
1988 dal laboratorio<br />
milanese Fabricini, e<br />
permette al visitatore di<br />
viaggiare nel passato<br />
attraverso scene di vita<br />
della comunità montana<br />
del Friuli occidentale. La<br />
composizione consente,<br />
infatti, di essere goduta su<br />
vari livelli e personaggi,<br />
in particolare la famiglia<br />
di emigranti che ritorna<br />
nella terra di origine per<br />
costruire la propria casa.<br />
artigiana di lungo periodo.<br />
Una tappa fondamentale<br />
è il monumento agli<br />
emigranti che si trova<br />
sulla rotonda che smista<br />
il traffico verso Maniago e<br />
Lestans.<br />
L’opera balza<br />
immediatamente<br />
agli occhi per la sua<br />
imponenza. Occupa infatti<br />
uno spazio di otto metri<br />
d’altezza e sei di diametro.<br />
È una vela gonfiata dal<br />
vento, ideata per essere<br />
un’allegoria dell’emigrante<br />
friulano che ha<br />
attraversato il mare e<br />
portato oltreoceano la<br />
sua arte e il suo mestiere.<br />
La scultura è stata<br />
progettata e realizzata da<br />
vari artisti, tra cui Rino<br />
Pastorutti, Piergiorgio<br />
Patrizio, Fernando Di<br />
Floriano, Luciano Rui,<br />
Nino Bergamasco,<br />
Mario Carnera e Ivanoe<br />
Zavagno. Interessante<br />
il gioco cromatico che<br />
presenta una base bianca<br />
striata da lunghe strisce<br />
azzurre, blu e verdi,<br />
intervallate da segni<br />
arancioni, gialli e rossi.<br />
Entrando in paese, si può<br />
ammirare il mosaico su<br />
Primo Carnera realizzato<br />
da Igor Marziali all’interno<br />
della villa intitolata al<br />
pugile friulano. La figura<br />
del Gigante Buono esce<br />
dai confini della cornice e<br />
diventa più reale. L’artista<br />
ha infatti voluto ricordare<br />
la sua straordinaria<br />
fisicità, la sua eccezionale<br />
forza e la voglia di<br />
stravolgere un destino<br />
prefissato, affrancandosi<br />
da una povertà che nelle<br />
nostre terre sembrava<br />
ordinaria.<br />
Un esempio di dialogo<br />
con lo spazio aperto è<br />
il disco bidimensionale<br />
a due facce di fronte<br />
al Municipio. L’opera<br />
è stata realizzata da<br />
Giulio Candussio e dai<br />
Ingresso casa di riposo di Clauzetto<br />
mosaicisti della Scuola<br />
di Spilimbergo. Il tondo<br />
musivo è peculiare<br />
soprattutto nella parte<br />
rivolta al palazzo<br />
comunale che dà una<br />
sensazione di spessore<br />
tridimensionale.<br />
Per concludere la visita a<br />
Sequals, gli appassionati<br />
di arte sacra non potranno<br />
mancare una sosta nella<br />
Chiesa di Sant’ Andrea<br />
Apostolo, nella quale<br />
hanno lavorato numerosi<br />
mosaicisti.<br />
Tra questi Gino Avon,<br />
che ha raffigurato le<br />
stazioni della Via Crucis<br />
su fondo oro. È un’opera<br />
che trasmette una varietà<br />
di emozioni e sentimenti<br />
perché le figure e le<br />
narrazioni sono aderenti<br />
alla realtà e l’impianto<br />
musivo è impreziosito da<br />
un vivace gioco di colori e<br />
da una certa luminosità.<br />
ERTO E CASSO<br />
Il nostro itinerario musivo<br />
prosegue con le tradizioni<br />
di Erto e Casso che<br />
rimandano a una serie<br />
di riti in cui si mescolano<br />
sacro e profano e che<br />
rendono questi due paesi<br />
molto particolari nel<br />
panorama del territorio<br />
pordenonese.<br />
In questo contesto, nella<br />
Chiesa di Stortan si può<br />
SPILIMBERGO<br />
Per concludere, la<br />
tappa finale non può<br />
che essere la Città del<br />
Mosaico, dove ha sede<br />
l’omonima Scuola. Sono<br />
molte le opere presenti<br />
e diventa difficile fare<br />
una selezione, ma ne<br />
ricordiamo alcune.<br />
Insolito per la<br />
collocazione è il mosaico<br />
a forma romboidale posto<br />
sulla parete laterale della<br />
Chiesa di San Giuseppe<br />
e Pantaleone Martiri.<br />
L’opera è stata prodotta<br />
nel 1999 e risalta molto<br />
per le croci e le sfere che<br />
decorano una scacchiera<br />
ammirare un pannello<br />
musivo dedicato a San<br />
Bartolomeo apostolo,<br />
realizzato da Pietro<br />
Martinelli in smalto<br />
policromo. L’apostolo è al<br />
centro della composizione,<br />
mentre sullo sfondo c’è un<br />
paesaggio montano che<br />
fa pensare alla geografia<br />
del posto, ma anche al<br />
disastro del Vajont.<br />
di aree sovrapposte. I<br />
colori hanno una grande<br />
enfasi e conferiscono una<br />
certa espressività alla<br />
superficie musiva. Inoltre,<br />
una serie di iscrizioni<br />
in latino collocano la<br />
composizione nell’ambito<br />
della devozione mariana<br />
e del Rosario.<br />
Da lì, ci si sposta nel<br />
Duomo di origine<br />
gotica, che spicca per<br />
la sua forma snella e<br />
lanciata. La cripta offre al<br />
visitatore una splendida<br />
pavimentazione di<br />
mosaici del XIII secolo,<br />
quindi precedente<br />
Campanile della<br />
Chiesa Parrocchiale<br />
di San Bartolomeo<br />
Apostolo<br />
di Erto<br />
all’innovazione tecnica<br />
apportata da Gian<br />
Domenico Facchina,<br />
caratterizzata da tessere<br />
chiare e croci stilizzate.<br />
Prima di uscire, uno<br />
sguardo si deve posare<br />
sul confine tra il vano di<br />
servizio e la cappella che<br />
contiene il sarcofago di<br />
Walterpertoldo, nobile<br />
spilimberghese, è segnato<br />
da una lunga iscrizione<br />
composta da lettere a<br />
mosaico.<br />
Dal Duomo si può visitare<br />
il tempietto neoclassico<br />
dedicato ai caduti della<br />
Prima guerra mondiale.<br />
Sulla parete di fondo si<br />
nota un prezioso mosaico<br />
realizzato nel 1930 da<br />
Gino Avon, composto da<br />
una donna, un ragazzino<br />
e dietro una vittoria<br />
alata. La composizione<br />
è notevole e fa emergere<br />
il sacrificio di chi ha<br />
perso la vita per donare<br />
agli altri un mondo<br />
diverso. È un’opera<br />
che merita attenzione<br />
perché le tessere sono<br />
perfettamente sagomate e<br />
le figure sono molto reali.<br />
Per respirare un po' di<br />
modernità bisogna andare<br />
a Corte Europa, un tempo<br />
Caserma Bevilacqua e<br />
oggi centro produttivo e<br />
direzionale. La struttura,<br />
inaugurata nel 2001,<br />
ospita un obelisco alto<br />
otto metri realizzato da<br />
Giulio Candussio. La<br />
colonna è tripartita e<br />
al centro è raffigurata<br />
una fascia in smalto<br />
policromo con i nomi dei<br />
Paesi dell’Unione europea.<br />
Qui il mosaico è in stretto<br />
rapporto con lo spazio<br />
architettonico, l’impatto<br />
è forte perché davanti al<br />
monolite ci sono ventisei<br />
intersezioni musive<br />
che impreziosiscono<br />
altrettanti pilastri.<br />
La Scuola Mosaicisti è<br />
la sosta conclusiva di<br />
questo ideale percorso<br />
tra i mosaici. Essa<br />
offre ai suoi visitatori il<br />
privilegio di passeggiare<br />
su 2.700 metri quadrati<br />
di pavimento musivo e<br />
di apprezzare più di 400<br />
opere.<br />
Si può parlare<br />
tranquillamente di<br />
una galleria d’arte in<br />
continuo mutamento tra<br />
composizioni bizantine,<br />
romane e moderne, ma<br />
anche modelli di artisti<br />
contemporanei di fama<br />
internazionale. A questo<br />
proposito occorre citare<br />
l’omaggio alla pittrice<br />
indigena australiana Judy<br />
Watson Napangardi che<br />
ha realizzato un mosaico<br />
multicromatico dedicato<br />
all’arte tribale e alla<br />
cultura aborigena.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 41
ENDEMISMI<br />
PAESAGGI CHE<br />
CAMBIANO<br />
di Andrea Vendramin<br />
L<br />
’evoluzione del territorio friulano<br />
ha avuto due direzioni differenti,<br />
praticamente opposte, tra la pianura e le<br />
zone montane. Entrambe hanno prodotto<br />
nuovi equilibri in natura.<br />
All’epoca dei Romani<br />
sulla nostra pianura<br />
era presente la Silva<br />
Lupanica, una vastissima<br />
foresta confinante con le<br />
altre foreste venete che<br />
ricopriva interamente il<br />
nostro territorio da est a<br />
ovest.<br />
Con il passare dei secoli<br />
il territorio ha subito<br />
modificazioni radicali a<br />
causa dello sfruttamento<br />
per il legname e<br />
all’esigenza di ottenere<br />
sempre più zone coltivate<br />
per far fronte alla crescita<br />
della popolazione.<br />
All’inizio del 1900, le<br />
bonifiche della Bassa<br />
Pianura Friulana hanno<br />
contribuito ulteriormente<br />
alla riduzione del bosco<br />
che ormai occupa<br />
appena un’area di circa<br />
500 ettari nei comuni di<br />
Muzzana del Turgnano,<br />
Carlino, Castions di<br />
Strada, Terzo di Aquileia<br />
e Aquileia.<br />
Le autostrade<br />
naturali<br />
Ci sono alcune aree,<br />
anche nella nostra<br />
pianura, che resistono a<br />
questa evoluzione, ossia<br />
i corsi d’acqua: corridoi<br />
ecologici fondamentali<br />
che permettono gli<br />
spostamenti della<br />
fauna. I principali sono<br />
il Cellina, il Meduna, il<br />
Tagliamento, il Torre, il<br />
Natisone e l’Isonzo.<br />
Gli animali, sfruttando<br />
questi spazi seminaturali,<br />
percorrono da nord a<br />
sud la nostra pianura<br />
spostandosi alla ricerca<br />
di nuovi territori da<br />
colonizzare.<br />
Nonostante siano<br />
spesso minacciate<br />
nella loro naturalità da<br />
un’agricoltura intensiva,<br />
risultano essere aree<br />
importantissime<br />
dal punto di vista<br />
naturalistico, in molti<br />
casi protette. Non è un<br />
caso che il primo branco<br />
di lupi friulano si sia<br />
stanziato proprio nelle<br />
aree comprese tra Cellina<br />
e Tagliamento.<br />
Fiume Tagliamento dal Monte Ragogna - Andrea Vendramin<br />
Borgo abbandonato di Palcoda (Tramonti di Sotto)<br />
Andrea Vendramin - Il Villaggio Degli Orsi<br />
Arriva il bosco, addio<br />
al prato<br />
In montagna si è<br />
verificato il fenomeno<br />
inverso. Le aree<br />
abbandonate sono<br />
andate incontro in breve<br />
tempo al riappropriarsi<br />
del bosco, gli alberi<br />
e i cespugli hanno<br />
riconquistato terreni,<br />
arrivando certe volte<br />
a nascondere quasi<br />
completamente le<br />
abitazioni abbandonate<br />
e i ricordi di chi ci viveva.<br />
Le attività di sfalcio, un<br />
tempo eseguite dalle<br />
famiglie che vivevano<br />
in quota, si sono<br />
drasticamente ridotte e i<br />
pascoli che ricoprivano le<br />
nostre montagne e colline<br />
sono in alcune zone solo<br />
un ricordo, sostituite da<br />
estese aree boscate.<br />
Molti animali che in esso<br />
vivono hanno trovato<br />
le condizioni ideali per<br />
riprodursi e trovare<br />
nutrimento.<br />
Gli spazi lasciati liberi<br />
dall’uomo sono stati<br />
occupati da ungulati,<br />
uccelli, rettili e anfibi e<br />
molti altri. Pensiamo al<br />
cervo, animale con un<br />
trend in netta crescita,<br />
che si sta ora affacciando<br />
anche all’alta pianura<br />
per trovare territori in<br />
cui vivere, molte volte<br />
occupando proprio le<br />
aree lungo le aste fluviali.<br />
D’altro canto, animali<br />
come il capriolo, la lepre<br />
o il gallo forcello possono<br />
soffrire l’eccessiva<br />
chiusura dei prati e<br />
pascoli.<br />
Parola d’ordine:<br />
equilibrio<br />
Analizzare questa<br />
situazione è utile<br />
perché ci insegna che<br />
in tutto è necessario<br />
un certo equilibrio e<br />
l’uomo agendo con<br />
coscienza può avere<br />
un ruolo fondamentale<br />
nel mantenerlo, dando<br />
armonia al territorio,<br />
intervallando con<br />
sapienza boschi e<br />
pascoli.<br />
Maggiore diversità<br />
ambientale si traduce<br />
quasi automaticamente<br />
in maggior diversità<br />
animale e questa<br />
constatazione dovrà<br />
guidare le politiche di<br />
sviluppo futuro.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 43
VICINI DI CASA<br />
IL RITORNO<br />
DEL LUPO<br />
di Andrea Vendramin<br />
Animali emblematici, misteriosi e in grado di<br />
risvegliare nelle persone emozioni positive<br />
o negative. Sono i grandi carnivori e tra questi<br />
il lupo, ritornato protagonista dei nostri<br />
boschi.<br />
Preiscriviti entro il 15 NOVEMBRE!<br />
I grandi carnivori sono<br />
spesso stati considerati<br />
animali nocivi a causa<br />
degli attacchi agli animali<br />
domestici e in passato<br />
cacciati fino a portarli<br />
molto vicini all’estinzione<br />
in gran parte dell’Italia.<br />
Tra questi, il lupo è quello<br />
che più di tutti suscita<br />
ammirazione, e al tempo<br />
stesso paura.<br />
Protagonista <strong>delle</strong><br />
storie che i nostri<br />
genitori utilizzavano<br />
per spaventarci da<br />
bambini, abbiamo nel<br />
nostro subconscio una<br />
paura atavica per questo<br />
animale, ma come<br />
spesso accade è la scarsa<br />
conoscenza che fa da base<br />
a queste credenze.<br />
In cima alla catena<br />
alimentare<br />
Il lupo è un animale<br />
sociale, vive in branco<br />
dove solo il maschio e la<br />
femmina dominanti si<br />
riproducono.<br />
I cuccioli nascono nel<br />
mese di maggio e quando<br />
hanno circa un anno e<br />
mezzo di età vanno in<br />
dispersione alla ricerca<br />
di nuovi territori da<br />
colonizzare per creare un<br />
proprio branco.<br />
Questa grande capacità<br />
di movimento, anche<br />
centinaia di chilometri,<br />
insieme alla maggiore<br />
disponibilità di prede,<br />
ha permesso al lupo di<br />
riconquistare l’intera<br />
Querco-carpineto planiziale Bassa Pianura friulana<br />
Marco Pascolino - ForEst Studio Naturalistico<br />
2018: Cuccioli lupo - Alta Pianura Pordenonese<br />
Andrea Vendramin - UNIUD e Il Villaggio Degli Orsi<br />
penisola italiana e<br />
l’Europa, ritornando in<br />
luoghi in cui un tempo era<br />
ben presente.<br />
Carnivoro opportunista,<br />
preda principalmente<br />
ungulati selvatici, ma<br />
se possibile si alimenta<br />
anche con bestiame<br />
domestico. Pecore, asini<br />
e giovani bovini, se non<br />
correttamente difesi,<br />
rappresentano infatti una<br />
risorsa più facilmente<br />
accessibile rispetto a un<br />
cervo o a un cinghiale.<br />
Spesso, però si sottovaluta<br />
che il lupo è una specie<br />
esigente e la sua<br />
presenza indica un’alta<br />
qualità ambientale con<br />
buone popolazioni di<br />
ungulati e caratteristiche<br />
vegetazionali adatte.<br />
Poiché concentra gli sforzi<br />
di caccia su esemplari<br />
giovani o vecchi o malati,<br />
e soprattutto in specie<br />
di grandi dimensioni,<br />
la presenza di questo<br />
carnivoro contribuisce<br />
a migliorare la qualità<br />
<strong>delle</strong> popolazioni. Così,<br />
proteggere il lupo significa<br />
proteggere l’ambiente in<br />
cui vive e di conseguenza<br />
anche gli altri organismi<br />
che convivono sullo stesso<br />
habitat.<br />
Cibo e pace<br />
I nostri antenati hanno<br />
cercato con ogni mezzo<br />
di eradicare il lupo<br />
dalle nostre montagne.<br />
riuscendoci. Arrivati<br />
molto vicini alla soglia<br />
dell’estinzione, i lupi<br />
in Italia sono riusciti a<br />
sopravvivere in circa<br />
100 individui in gruppi<br />
isolati tra di loro lungo<br />
gli Appennini, fino a<br />
quando, negli anni ’70, è<br />
stata riconosciuta la loro<br />
importanza per l’equilibrio<br />
degli ecosistemi. Ne sono<br />
conseguite, così, diverse<br />
leggi per la loro protezione<br />
integrale.<br />
La maggiore protezione,<br />
unita al fatto che dal<br />
secondo Dopoguerra in<br />
poi si è assistito a un<br />
progressivo abbandono<br />
della montagna, ha<br />
portato alla crescita<br />
numerica di questo<br />
grande carnivoro.<br />
L’espansione di areale<br />
degli ungulati selvatici e<br />
la loro maggiore presenza<br />
hanno contribuito<br />
all’espansione dei lupi, che<br />
oggi hanno a disposizione<br />
molte potenziali prede.<br />
Inoltre, nelle zone isolate<br />
che si sono create, i<br />
lupi possono svolgere le<br />
normali attività sociali<br />
del branco, si possono<br />
rifugiare e crescere i<br />
cuccioli nei primi mesi di<br />
vita.<br />
Convivenza futura<br />
Al momento in regione<br />
è presente un solo<br />
branco (Alta Pianura<br />
pordenonese; 6 cuccioli<br />
nati nel 2018, di cui 3<br />
morti per investimento<br />
nei<br />
mesi<br />
successivi.<br />
Nel <strong>2019</strong> sono nati<br />
4 cuccioli) e a cui si<br />
aggiungono diverse<br />
coppie stabili o individui<br />
vaganti sul territorio, ma<br />
è facile prevedere che nei<br />
prossimi anni il numero di<br />
esemplari aumenterà.<br />
Nonostante sia un<br />
animale estremamente<br />
schivo, e nei rari casi in<br />
cui incontra le persone<br />
scappa, il ritorno del<br />
lupo porta anche alcune<br />
problematiche, in primis<br />
con l’allevamento di<br />
animali domestici.<br />
Durante la sua assenza,<br />
durata oltre un secolo,<br />
gli allevatori hanno<br />
sviluppato le loro<br />
attività senza doversi<br />
preoccupare della<br />
presenza di questo<br />
animale. La sfida<br />
odierna, invece, consiste<br />
nell’attuare una corretta<br />
convivenza con questo<br />
formidabile predatore,<br />
capire come difendere<br />
al meglio il bestiame<br />
dagli attacchi e come<br />
valorizzare questa nuova<br />
presenza che arricchisce<br />
tutto il territorio.<br />
FALSI MITI<br />
Molte notizie errate<br />
girano attorno a questi<br />
predatori, in primis che<br />
siano stati reintrodotti.<br />
È falso, e senza alcuna<br />
prova a testimonianza,<br />
mentre è facile capire<br />
come l’espansione sia<br />
un fenomeno naturale,<br />
prevedibile e previsto.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 45
IN MONTAGNA<br />
ANELLO<br />
DI PINZANO<br />
AL TAGLIAMENTO<br />
di Roberto Prinzivalli, Amministratore di I love Friuli<br />
Quota massima:<br />
367 mt SLM<br />
Dislivello:<br />
400 mt<br />
Sviluppo:<br />
10 km<br />
Difficoltà:<br />
2<br />
SECONDA TAPPA: DALLA CASCATA<br />
SFLUNC AL PUNTO PANORAMICO SOPRA<br />
IL PONTE DI PINZANO<br />
Subito a destra del piccolo<br />
specchio d'acqua si risale il<br />
costone roccioso e, dopo un<br />
paio di svolte, si attraversa<br />
la parete di rocce per<br />
mezzo di un caratteristico<br />
foro che permette al<br />
sentiero di proseguire il<br />
suo percorso; guadando<br />
alcune volte il torrente,<br />
si inizia poi a risalire<br />
nuovamente incontrando<br />
lungo il cammino alcuni<br />
ruderi di vecchie abitazioni,<br />
Il Foro<br />
completamente avvolti<br />
dalla vegetazione;<br />
proseguendo si giunge in<br />
prossimità di un'abitazione,<br />
propaggine della frazione<br />
di Costabeorchia, che si<br />
aggira svoltando a sinistra<br />
seguendo le indicazioni CAI<br />
e risalendo alcuni scalini.<br />
Il sentiero procede nel<br />
bosco alternando tratti<br />
in moderata pendenza<br />
e tratti di falsopiano<br />
portando al punto più<br />
alto dell'escursione, sulla<br />
cresta del monte Molimes,<br />
dove cambia versante e<br />
prende a scendere in modo<br />
deciso; prestando un po'<br />
di attenzione al fondo<br />
leggermente sconnesso si<br />
procede fino a incontrare<br />
la strada asfaltata che si<br />
segue a destra per qualche<br />
centinaio di metri fino a<br />
incontrare un segnavia<br />
CAI che, a sinistra, invita<br />
ad abbandonare l'asfalto<br />
e riprendere il sentiero;<br />
nuovamente in discesa,<br />
dapprima in modo più<br />
dolce e poi in modo<br />
più deciso, si giunge in<br />
prossimità di un'abitazione<br />
e poi, per larga e comoda<br />
pista, di nuovo ad una<br />
strada asfaltata.<br />
Proseguendo sulla destra<br />
lungo via Campeis,<br />
dopo qualche centinaio<br />
di metri si incrocia la<br />
strada provinciale della<br />
Val d'Arzino che si segue<br />
brevemente dopo aver<br />
svoltato a sinistra; si nota<br />
subito, sulla destra, la<br />
prosecuzione del sentiero<br />
822 che condurrà, in<br />
moderata salita, ai<br />
luoghi più interessanti<br />
dell'escursione.<br />
Seguendo le numerose<br />
Cascata Sflunc<br />
indicazioni nel bosco,<br />
si prosegue fino a<br />
raggiungere, in prossimità<br />
di un piccolo edificio<br />
da ricondursi al periodo<br />
della guerra fredda, un<br />
punto panoramico, situato<br />
esattamente sopra il ponte<br />
di Pinzano, che fa godere<br />
di un’ampia e spettacolare<br />
veduta sul Tagliamento e<br />
sul Monte di Ragogna.<br />
Periodo:<br />
Tutto l'anno<br />
3<br />
SECONDA TAPPA:<br />
RIENTRO A PINZANO AL TAGLIAMENTO<br />
Vivere la montagna<br />
non significa sempre<br />
inerpicarsi per ore<br />
mettendo a dura prova le<br />
proprie capacità fisiche.<br />
Esistono percorsi più<br />
semplici, seppure molto<br />
belli, accessibili a molti.<br />
Dopo una sosta al punto<br />
panoramico è possibile<br />
scegliere se optare per una<br />
brevissima deviazione che<br />
permette di scendere al<br />
ponte attraverso un breve<br />
sentierino alquanto ripido e<br />
insidioso.<br />
Dal piccolo pianoro in<br />
prossimità del punto<br />
panoramico si prosegue<br />
ora, seguendo le<br />
indicazioni, in direzione<br />
dell'Ossario germanico del<br />
Col Pion che si raggiunge<br />
in pochi minuti; il tragitto si<br />
sviluppa in piano offrendo,<br />
grazie anche ai numerosi<br />
cartelli informativi,<br />
diversi spunti riguardo i<br />
periodi bellici che hanno<br />
interessato la zona.<br />
Proseguendo oltre l'Ossario<br />
germanico si scende fino<br />
Nella fascia collinare<br />
della provincia, in<br />
Comune di Pinzano al<br />
Tagliamento, si trova un<br />
ottimo sentiero, sempre<br />
ben mantenuto, che<br />
permette all'escursionista<br />
di trascorrere qualche<br />
ora immerso nella<br />
natura lussureggiante<br />
attraversando, senza<br />
difficoltà, luoghi<br />
1<br />
Giunti a Pinzano al<br />
Tagliamento, si parcheggia<br />
in centro paese e si<br />
individua via Castello con<br />
le relative indicazioni per la<br />
località di Costabeorchia;<br />
la si risale per qualche<br />
46<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
interessanti dal punto<br />
di vista naturalistico e<br />
soprattutto storico.<br />
La zona è infatti tra i<br />
luoghi simbolo della<br />
grande guerra ed è ricca<br />
di testimonianze di tale<br />
periodo storico e degli<br />
eventi bellici che lo hanno<br />
caratterizzato.<br />
1<br />
CASCATA<br />
SFLUNC<br />
PRIMA TAPPA:<br />
DA PINZANO ALLA CASCATA SFLUNC<br />
centinaio di metri prestando<br />
poi attenzione al segnavia<br />
Cai del sentiero n. 822<br />
che invita, in prossimità di<br />
una recinzione, a lasciare<br />
la strada asfaltata e a<br />
inoltrarsi a sinistra nel<br />
bosco; si comincia poi<br />
a scendere in modo più<br />
deciso in uno spettacolare<br />
bosco di castagni fino<br />
ad arrivare in prossimità<br />
di alcuni ruscelli che<br />
il sentiero dapprima<br />
attraversa e poi costeggia;<br />
questo nuovo tratto in<br />
piano conduce a un<br />
bivio in cui è necessario<br />
indirizzarsi verso destra<br />
per raggiungere molto<br />
velocemente uno dei<br />
3<br />
COL<br />
PIONC<br />
PONTE<br />
DI<br />
PINZANO<br />
2<br />
luoghi più suggestivi<br />
dell'escursione, la cascata<br />
Sflunc, originata da un<br />
salto d'acqua del torrente<br />
Gerchia; qui è possibile<br />
sostare e rinfrescarsi prima<br />
di riprendere il tragitto.<br />
Vista panoramica sul Tagliamento verso nord<br />
Ossario germanico<br />
a incontrare la strada<br />
asfaltata e, ignorandola,<br />
si svolta subito a destra<br />
continuando a seguire il<br />
sentiero; si oltrepassa una<br />
vecchia caserma dismessa<br />
e si prosegue nuovamente<br />
a fondovalle, costeggiando<br />
un bel rio con le sue<br />
numerose pozze d'acqua;<br />
si svolta poi a sinistra<br />
e si risale incrociando<br />
nuovamente la strada<br />
provinciale, la si segue<br />
per pochi metri e sulla<br />
destra, dopo una fonte e<br />
<strong>delle</strong> panche, si riprende il<br />
sentiero che, traversando<br />
a mezza costa il colle del<br />
castello di Pinzano, porta a<br />
ritrovare via Castello, luogo<br />
di partenza dell'anello.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 47
ESPLORAZIONI<br />
IL FRIULI<br />
CHE DIVENTA<br />
PROTAGONISTA<br />
suggestioni di Giuliano Boraso<br />
Storie, autori, persone e personaggi,<br />
ambienti e ambientazioni. Quattro<br />
proposte assai diverse ma che hanno<br />
un comune denominatore: un legame<br />
evidente con la nostra terra.<br />
ITALIA<br />
SELVATICA<br />
di Daniele Zovi<br />
Dopo secoli di declino,<br />
caccia indiscriminata,<br />
distruzione dei loro habitat,<br />
oggi gli animali selvatici<br />
stanno riprendendo a<br />
popolare la penisola,<br />
superando e aggirando<br />
le barriere che dovevano<br />
tenerli lontani, i muri e i<br />
recinti con cui l’uomo ha<br />
cercato di escludere la<br />
natura dalla società.<br />
Specie che rischiavano<br />
l’estinzione, come l’orso<br />
o il lupo, hanno ritrovato<br />
posto tra i nostri boschi,<br />
le lontre sono tornate<br />
a popolare i ruscelli, lo<br />
sciacallo dorato, fino a poco<br />
fa totalmente sconosciuto,<br />
ha superato il confine<br />
sloveno, e, per la prima volta<br />
dopo cinquecento anni,<br />
finalmente è stato visto un<br />
castoro in territorio italiano.<br />
Daniele Zovi, esperto<br />
forestale e raffinato<br />
narratore, attraverso la storia<br />
di otto animali disegna la<br />
cartina di un’Italia selvatica,<br />
misteriosa e incantevole,<br />
che resiste alla corsa allo<br />
sviluppo e allo sfruttamento<br />
<strong>delle</strong> risorse.<br />
Frammenti, strappi, appunti<br />
e maledizioni. È una vita<br />
brusca e travolgente<br />
quella che Davide Toffolo<br />
ci racconta mettendosi a<br />
GRAPHIC<br />
NOVEL<br />
IS BACK<br />
Davide Toffolo<br />
nudo davanti allo specchio<br />
della sua arte. Un’esistenza<br />
così eclettica e difforme,<br />
divisa tra musica, disegno<br />
e animazione, da trovare<br />
proprio nel fumetto l’unico<br />
modo (o, almeno, il più<br />
efficace) per “fare ordine”<br />
e condensare tutto quello<br />
che ci sarebbe da dire.<br />
Un’impietosa riflessione<br />
sui limiti della creatività.<br />
Dal rock al fumetto, dalla<br />
finzione alla vita.<br />
IL SOLDATINO<br />
IMPAZZITO<br />
di Gianni Zanolin<br />
Via Monteli, 3<br />
33092 Meduno (PN)<br />
Tel. 0427 844111<br />
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puoi trovare tutti i giorni<br />
le pizze famose in tutto il mondo,<br />
rigorosamente “made in Friuli”.<br />
Gli orari di apertura sono i seguenti:<br />
Lunedì - Venerdì | ore 8.00 - 18.30<br />
e Sabato | ore 8.30 - 12.30<br />
IL POETA<br />
DELLE<br />
PANTEGANE.<br />
FEDERICO<br />
TAVAN<br />
di Alessandro<br />
Mezzena Lona<br />
La strega, la follia, il poeta<br />
e tutti gli altri. Una danza<br />
a quattro che affascina e<br />
spaventa, una vertigine<br />
nella quale merita di<br />
guardare per scoprire<br />
di quali profondità può<br />
essere capace un’anima<br />
sghemba. La lettura di<br />
questa storia cambia<br />
radicalmente il significato<br />
dell’etichetta di matto, che<br />
spesso applichiamo con<br />
sconsiderata leggerezza.<br />
Un sabato mattina di fine<br />
giugno il commissario Vidal<br />
Tonelli risale un sentiero<br />
alla ricerca di funghi.<br />
Troverà invece una vecchia<br />
Volvo parcheggiata in una<br />
posizione panoramica e,<br />
dentro, i cadaveri di tre<br />
ragazzi americani della<br />
base di Aviano. Sulla porta<br />
anteriore destra qualcuno<br />
ha tracciato il simbolo<br />
<strong>delle</strong> Brigate Rosse. Con<br />
Il soldatino impazzito<br />
si riapre una storia che<br />
il commissario credeva<br />
di aver ormai chiuso. Il<br />
problema di Tonelli non<br />
sarà tanto individuare<br />
l’assassino, ma capire chi<br />
sia davvero, per conto<br />
di chi agisca, come e<br />
perché abbia ucciso quei<br />
tre ragazzi. Questa prima<br />
avventura di Tonelli ci porta<br />
a conoscere la sua vita, gli<br />
affetti, il variegato mondo<br />
dei suoi collaboratori<br />
in Questura, e offre uno<br />
spaccato della vita nella<br />
provincia di Pordenone,<br />
la piccola città da cui si<br />
dipartono le sue inchieste.<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 49
GITA D’ISTRUZIONE<br />
REGOLE,<br />
RELAZIONI<br />
E TECNOLOGIE<br />
di Manuel Bertin<br />
Si spegne il cellulare quando si è<br />
in famiglia! Le nuove tecnologie<br />
cambiano le relazioni? Come evolve il<br />
rapporto minore/adulto? Sono alcuni<br />
spunti dei cantieri del Tavolo<br />
"Don Milani- Nessuno resti indietro"<br />
tutto<br />
il<br />
fitness<br />
che<br />
desideri<br />
Crescere e diventare<br />
un adulto e un cittadino<br />
responsabile è un<br />
percorso che dura anni<br />
ed è il risultato di<br />
esperienze, incontri,<br />
occasioni di confronto.<br />
Non c’è un singolo<br />
momento educativo,<br />
né si può individuare<br />
un’unica figura che abbia<br />
la responsabilità totale<br />
di far crescere le nuove<br />
generazioni. Infatti,<br />
nella vita di un giovane<br />
intervengono i genitori,<br />
ma anche gli insegnanti,<br />
poi ci sono gli allenatori<br />
per chi pratica sport, così<br />
come i catechisti per<br />
chi frequenta la chiesa.<br />
Ognuno aggiunge un<br />
pezzetto di quello che<br />
diventerà l’adulto di<br />
domani.<br />
L'educare<br />
consapevole<br />
Nasce così il tavolo “Don<br />
Milani” sulle tematiche<br />
dell'educare consapevole<br />
e coerente. In questi<br />
anni – inizia nel 2017 – si<br />
sono messi a confronto<br />
genitori, educatori,<br />
insegnanti, professionisti<br />
dei servizi e del privato<br />
raggruppati all’interno<br />
di “cantieri”: le regole, le<br />
relazioni e la tecnologia.<br />
Si tratta di tre i fili<br />
conduttori che hanno<br />
guidato a discussione<br />
per capire come e<br />
dove intervenire<br />
nell’educazione dei<br />
figli. Con un elemento<br />
comune a tutti e tre: le<br />
riflessioni partivano dal<br />
basso, ossia dalle diverse<br />
esperienze portate dai<br />
singoli ruoli educativi.<br />
Non a caso, l’idea alla<br />
50<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />
PARTECIPARE<br />
AI CANTIERI<br />
I cantieri proseguono con<br />
cadenza mensile e sono<br />
aperti a tutti coloro che<br />
vogliono approfondire<br />
l’argomento.<br />
È sufficiente inviare la<br />
propria adesione alla mail<br />
nessunoindietro@gmail.<br />
com indicando il cantiere<br />
scelto.<br />
base del progetto è<br />
proprio che l’educazione<br />
sia un prodotto di vari<br />
soggetti che in momenti<br />
differenti insegnano<br />
qualcosa, quindi i<br />
tavoli, accogliendo<br />
questa visione e le<br />
osservazioni provenienti<br />
dalle diverse esperienze<br />
dei partecipanti, sono<br />
diventati a loro volta il<br />
frutto di molte realtà.<br />
Il risultato finale è stata<br />
la nascita di sei progetti.<br />
Nel cantiere regole c’è<br />
“Riconnettiti con chi<br />
ami: regole, rispetto e<br />
relazione”; nel cantiere<br />
Relazioni c’è “relazionarsi<br />
ad arte” e infine il più<br />
corposo Tecnologie<br />
comprende quattro<br />
progetti: “Formazione<br />
Pediatri”, “Quiz sulla<br />
22<br />
Si può fare. La scuola<br />
come ce la insegnano i<br />
bambini<br />
personalità tecnologica”,<br />
“Educatore connesso”,<br />
“Eventi dirompenti”.<br />
Cantieri aperti<br />
È evidente che la spinta<br />
non si esaurisce con<br />
l’ideazione del progetto<br />
PROSSIMI<br />
APPUNTAMENTI<br />
ma c’è tutta la fase di<br />
messa in opera e di<br />
condivisione. Ciò rende<br />
i progetti dei cantieri<br />
aperti, per mantenere<br />
la terminologia fin<br />
qui usata, in cui la<br />
partecipazione è<br />
elemento centrale.<br />
I genitori, ma anche gli<br />
educatori o i pediatri,<br />
possono così entrare a<br />
far parte del progetto<br />
portando la propria<br />
esperienza e traendo<br />
spunti da quella altrui.<br />
Per parlare con un esperto Pedagogista, che si occupa di<br />
di didattica, ascolto, validazione e valutazione degli<br />
24<br />
Novembre <strong>2019</strong> facilitazione, educazione apprendimenti esperienziali,<br />
Gennaio 2020<br />
civica e valorizzazione<br />
dei processi formativi, <strong>delle</strong><br />
della memoria.<br />
reti sociali e di progetti di<br />
Davide Tamagnini<br />
inclusione.<br />
Piergiorgio Reggio<br />
Per informazioni:<br />
www.vallidolomitifriulane.utifvg.it<br />
Lo schiaffo<br />
di don Milani<br />
scopri i vantaggi<br />
dei Pacchetti Famiglia!<br />
info@maniagonuoto.it<br />
maniagonuoto.it
MUSICA<br />
FILMFONIA:<br />
SINFONIA<br />
DA CAMERA<br />
di Manuel Bertin<br />
Le musiche da film fanno parte della<br />
nostra cultura, nonostante siano spartiti<br />
estremamente complessi. Suonarle in un<br />
concerto di musica “da camera” è la sfida<br />
ambiziosa del Quartetto Patronum<br />
Star wars, E.T., Lo<br />
squalo, Harry Potter,<br />
Il Buono, il Brutto e il<br />
Cattivo. Titoli che hanno<br />
fatto la storia della<br />
filmografia, con colonne<br />
sonore orecchiabili<br />
e immediatamente<br />
riconoscibili anche tra i<br />
non addetti ai lavori. Opere<br />
popolari, ma celano una<br />
scrittura assai complessa<br />
e ricca di rimandi,<br />
rendendole musica “colta”<br />
che raggiunge l’apice<br />
della sua espressività con<br />
orchestre composte da<br />
decine di elementi.<br />
Ne è nata una sfida per i<br />
quattro musicisti friulani<br />
dl Quartetto Patronum:<br />
trasformare uno spartito<br />
pensato per orchestre da<br />
100 elementi in un’opera<br />
riproducibile da un<br />
quartetto da camera. È<br />
nato FilmFonia.<br />
Vocabolario<br />
Musica da camera<br />
Si intende un genere musicale che si suona<br />
in un ambiente chiuso (casa privata, piccola<br />
sala), con un limitato numero di esecutori<br />
ed è nato in contrapposizione alla musica<br />
sinfonica.<br />
DAVIDE CECCATO<br />
violino del Quartetto<br />
Patronum<br />
Perché avete pensato di<br />
trasformare le colonne<br />
sonore in musica “da<br />
camera”?<br />
Il progetto si propone di<br />
infrangere i preconcetti<br />
verso la musica<br />
d’orchestra, la cosiddetta<br />
musica “colta” facendo<br />
apprezzare uno spartito<br />
molto complesso<br />
ma estremamente<br />
orecchiabile e conosciuto.<br />
In fondo, chi non sa<br />
riconoscere un tema di<br />
Morricone alle prime<br />
battute o quello de Lo<br />
Squalo? Eppure, sono<br />
opere realizzate da autori<br />
eccezionali e con una<br />
ricchezza espressiva<br />
straordinaria.<br />
Che film avete scelto?<br />
Abbiamo scelto<br />
volutamente <strong>delle</strong> colonne<br />
sonore molto conosciute,<br />
da E.T. a Star Wars, da Up<br />
a Harry Potter. Tutte sono<br />
state realizzate da autori<br />
anch’essi molto famosi<br />
come Morricone, Hans<br />
Zimmer e John Williams.<br />
Le suoneremo e le<br />
“animeremo” in sala,<br />
ma senza l’ausilio <strong>delle</strong><br />
immagini: sarà solo la<br />
musica, la protagonista.<br />
Quali strumenti<br />
suonate?<br />
Il quartetto è<br />
composto da Matteo<br />
Sarcinelli (pianoforte e<br />
arrangiamenti), Davide<br />
Ceccato (violino e altri<br />
strumenti), Alice Populin<br />
Redivo (arpa e voce) e<br />
Chiara Monculli (flauti e<br />
piccolo).<br />
Quali sono le difficoltà di<br />
trasformare uno spartito<br />
per orchestra in uno per<br />
4 elementi?<br />
La scelta stilistica fa<br />
sì che nel quartetto<br />
manchino intere sezioni:<br />
gli ottoni, la sezione<br />
ritmica. Inoltre, ci<br />
sono le difficoltà insite<br />
nel singolo tema, per<br />
esempio come quando la<br />
versione di Hans Zimmer<br />
de “I pirati dei Caraibi.<br />
La maledizione della<br />
prima luna” è suonata<br />
dai corni, strumento che<br />
nel nostro caso non è<br />
presente nemmeno in un<br />
esemplare.<br />
Così abbiamo dovuto<br />
cercare tante soluzioni<br />
creative, per esempio<br />
suonare l’arpa con l’arco<br />
anziché diteggiarla, che è<br />
una tecnica poco comune.<br />
Qualche curiosità dei<br />
temi in programma?<br />
Uno tra i più noti è che<br />
il riff che ci ricorda Lo<br />
squalo è un passaggio<br />
heavy metal, rendendo<br />
quella colonna sonora<br />
perfettamente attuale con<br />
il periodo in cui è stata<br />
composta.<br />
Poi c’è il particolare di<br />
E.T., nella scena in cui<br />
escono per Halloween<br />
vestiti da fantasmini e<br />
incontrano un bimbo<br />
vestito da Joda: John<br />
Williams, autore di<br />
entrambe le colonne<br />
sonore, inserisce un<br />
velocissimo pezzo che<br />
rimanda da Star Wars.<br />
È un passaggio quasi<br />
impercettibile, ma è uno<br />
dei giochi che questi<br />
autori fanno con lo<br />
spettatore.<br />
FILMFONIA<br />
diventa<br />
un concerto<br />
il 21 dicembre<br />
a Villa Savorgnan<br />
a Lestans<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 53
MUSICA<br />
REGISTRARE<br />
IN MEZZO<br />
ALLA FORESTA<br />
di Gianluca Liva<br />
L<br />
’incredibile realtà del Mushroom<br />
Studio, a Frisanco che da alcuni anni è<br />
diventato la meta di centinaia di musicisti<br />
provenienti da tutto il mondo.<br />
Il piccolo borgo di<br />
Lunghet sorge lungo il<br />
corso del torrente Muiè,<br />
a poca distanza da<br />
Frisanco, ed è un'oasi<br />
di pace, nascosta dalla<br />
foresta.<br />
Nel borgo si trova un<br />
edificio costruito nel corso<br />
del XIX secolo e che da<br />
alcuni anni è diventato<br />
la meta di centinaia di<br />
musicisti internazionali. A<br />
Lunghet, infatti, ha sede<br />
il Mushroom Studio, uno<br />
studio di registrazione<br />
che, complice la<br />
meravigliosa cornice<br />
naturale, è diventato un<br />
punto di riferimento per<br />
chi desidera immergersi<br />
anima e corpo nella<br />
registrazione della propria<br />
musica, cullato da un<br />
ambiente incontaminato.<br />
Deus ex machina dello<br />
studio è Enrico Berto,<br />
produttore, tecnico<br />
del suono e musicista<br />
d'esperienza ventennale<br />
e da qualche tempo<br />
affiancato da Paolo<br />
Bressan.<br />
«Lo studio nasce nel 2005<br />
ma mi sono trasferito a<br />
Lunghet solo nel 2008.<br />
Ero alla ricerca di un<br />
posto isolato, tranquillo<br />
e ispirante. In più di dieci<br />
anni si sono avvicendate<br />
decine e decine di band e<br />
musicisti dalla provenienza<br />
e dai generi più vari»,<br />
racconta Enrico, «e tutti<br />
rimangono ammaliati dalla<br />
bellezza e dalla pace di<br />
questi luoghi».<br />
Gli esterni dello studio<br />
Lo studio<br />
conserva<br />
vari tipi di<br />
amplificatori,<br />
un organo<br />
Hammond,<br />
chitarre,<br />
bassi,<br />
batterie,<br />
un numero<br />
imprecisato<br />
di pedali a effetto e il<br />
banco mixer utilizzato<br />
per la registrazione del<br />
celeberrimo album “The<br />
Number of the Beast”,<br />
pubblicato nel 1982 della<br />
band inglese Iron Maiden;<br />
un vero e proprio gioiello<br />
storico, operativo e a<br />
disposizione dei musicisti.<br />
«L'85% dei musicisti che<br />
frequentano lo studio<br />
provengono da Gran<br />
Bretagna, Stati Uniti o da<br />
altri paesi d'Europa. Da<br />
poco ho finito di registrare<br />
una band australiana. Per<br />
anni ho lavorato come<br />
produttore a Londra e ora in<br />
molti si rivolgono a me per<br />
la produzione <strong>delle</strong> proprie<br />
canzoni», spiega Berto «lo<br />
studio, inoltre, fa parte <strong>delle</strong><br />
realtà segnalate da Miloco,<br />
il portale che raccoglie<br />
alcuni degli studi di<br />
registrazione più<br />
peculiari che ci<br />
siano al mondo».<br />
Pace, tranquillità<br />
e natura. Sono<br />
queste le peculiarità<br />
che spingono<br />
persone da tutto il<br />
mondo fino a Lunghet.<br />
L’attività dello studio ha<br />
generato, negli anni, ottime<br />
ricadute sul territorio.<br />
Alberghi e B&B dei paesi<br />
di Poffabro e Frisanco<br />
sono opportunamente<br />
segnalati e consigliati per<br />
il soggiorno di chi arriva a<br />
registrare. È lo stesso studio<br />
a consigliare ai propri<br />
ospiti le visite e i percorsi<br />
enogastronomici che il<br />
territorio può offrire.<br />
Tre Allegri Ragazzi Morti,<br />
Sicktamburo, Violante<br />
Placido, Bugo, Dente sono<br />
solo alcuni degli artisti<br />
italiani che hanno scelto<br />
Mushroom Studio.<br />
Il banco mixer è lo<br />
stesso utilizzato per la<br />
registrazione dell’album<br />
“The Number of the Beast”,<br />
pubblicato nel1982<br />
della band inglese<br />
Iron Maiden<br />
Oltre a loro, una moltitudine<br />
di artisti che hanno trovato<br />
in questo piccolo borgo<br />
vicino a Frisanco il luogo<br />
ideale per dare vita a nuova<br />
musica. «Ogni persona che<br />
viene qua è felicissima<br />
di trovarsi immersa in<br />
questo territorio. Tempo<br />
fa ho ospitato un duo<br />
tedesco chiamato Milky<br />
Chance, sconosciuto in<br />
Italia ma famosissimo in<br />
Per informazioni:<br />
www.enricoberto.com<br />
www.mushroomstudio.it<br />
Germania: roba da 500<br />
milioni di visualizzazioni<br />
a canzone», ricorda Enrico<br />
Berto, «stavano girando un<br />
video promozionale con<br />
un drone nelle immediate<br />
vicinanze dello studio. Il<br />
drone è salito sempre più<br />
in alto, fino ad arrivare<br />
alla cima del Monte Raut!<br />
Chiunque passi da queste<br />
parti riconosce subito che la<br />
cornice naturale è unica».<br />
L’eco <strong>delle</strong> valli<br />
e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 55