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Eco delle Valli e delle Dolomiti Friulane - Ottobre 2019

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Anno II - Numero 04 - <strong>Ottobre</strong> <strong>2019</strong><br />

Edito da "Fabbrica <strong>delle</strong> Idee" di Maniago<br />

CASA<br />

MARISA<br />

Un progetto innovativo per anziani<br />

soli [p.8-9]<br />

SCONFIGGERE<br />

L'AZZARDO<br />

Contrastare la ludopatia, fenomeno<br />

che mette in ginocchio le famiglie [p.14]<br />

UGO ZANNIER,<br />

VOLATORE<br />

TESTARDO<br />

L'uomo che volo dal monte<br />

Valinis [p.29]<br />

TESSERE<br />

D'AUTORE<br />

L'arte musiva tra usanze<br />

e tradizione religiosa[ p.40-41]<br />

L'ACQUA<br />

IMBRIGLIATA<br />

STORIA DI ACQUA E NATURA: GLI IMPIANTI<br />

IDROELETTRICI LUNGO IL CORSO<br />

DI CELLINA E MEDUNA [p.2]


RACCONTO DEL MESE<br />

RACCONTO DEL MESE<br />

L'ACQUA IMBRIGLIATA:<br />

TORRENTI, DIGHE,<br />

ELETTRICITÀ<br />

di Gianluca Liva<br />

Storia, acqua, e natura. Gli impianti<br />

idroelettrici costruiti lungo il corso<br />

del Cellina e del Meduna hanno avuto un<br />

forte impatto su questo territorio, sia dal<br />

punto di vista ambientale che sociale.<br />

Da sempre l’essere<br />

umano ha deviato,<br />

contenuto e sfruttato<br />

i fiumi come fonte di<br />

sostentamento e risorsa<br />

fondamentale per lo<br />

sviluppo. Il territorio <strong>delle</strong><br />

<strong>Valli</strong> e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong><br />

friulane porta i segni della<br />

storia lungo gli argini dei<br />

due principali corsi d’acqua<br />

che le attraversano,<br />

il fiume Meduna e il<br />

torrente Cellina. Entrambi<br />

caratterizzati da un<br />

incedere scandito sia dalla<br />

natura che dall’intervento<br />

antropico, ben visibile<br />

nelle dighe, nelle centrali<br />

idroelettriche e nei<br />

canali artificiali che si<br />

susseguono.<br />

Nella zona, il primo<br />

tentativo – riuscito – di<br />

canalizzare e trasferire<br />

l’acqua per il benessere di<br />

una comunità ha origine<br />

dalla volontà pioneristica<br />

di Antonio dell’Angelo,<br />

detto Il Pellegrin, contadino<br />

di San Leonardo Valcellina<br />

che visse nella prima metà<br />

del XIX secolo.<br />

A partire dal 1835, da<br />

solo e circondato da un<br />

generale scetticismo,<br />

scavò il canale che<br />

convoglia le acque del<br />

Cellina fino al centro<br />

del paese. Poco più di<br />

due anni dopo l’inizio<br />

dell’estenuante lavoro,<br />

nell’ottobre del 1837, nella<br />

piazza di San Leonardo si<br />

poteva attingere all’acqua<br />

corrente e pulita. Il<br />

contributo di quest’opera<br />

fu a dir poco fondamentale<br />

per scongiurare nuove<br />

epidemie di tifo, comuni<br />

all’epoca.<br />

2<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

Da allora sono cambiate<br />

molte cose. Della roggia<br />

scavata dal Pellegrin<br />

rimane un tratto dello<br />

scavo e una lapide che<br />

commemora un gesto<br />

che ha dell’incredibile,<br />

ma che fu anche una<br />

sorta di “miccia” per<br />

imbrigliare e sfruttare<br />

l’acqua che attraversa<br />

il territorio. Cellina e<br />

Meduna ospitano mirabili<br />

esempi di opere costruite<br />

a partire dall’inizio del XX<br />

secolo in poi e destinate<br />

a plasmare un ambiente,<br />

i suoi abitanti e le loro<br />

abitudini. Basti pensare<br />

alla centrale idroelettrica<br />

“Antonio Pitter” di Malnisio,<br />

splendido esempio di<br />

archeologia industriale<br />

del secolo scorso che<br />

sfruttando le acque del<br />

Cellina donò a Venezia il<br />

lusso dell’illuminazione<br />

pubblica.<br />

Negli anni ’30, dopo che<br />

erano state costruite le<br />

prime opere, fu il Consorzio<br />

di Bonifica Cellina-<br />

Meduna a prendersi<br />

carico della gestione e<br />

della progettualità legata<br />

allo sfruttamento idrico,<br />

rendendo i due corsi<br />

d’acqua e i loro piccoli<br />

affluenti quasi come parte<br />

di un “sistema” capace di<br />

spingere un intero territorio<br />

verso nuove prospettive<br />

economiche legate a una<br />

ricchezza naturale.<br />

Lo sviluppo e l’intervento<br />

umano crebbero anno<br />

dopo anno, ma ebbero<br />

senza dubbio il loro<br />

culmine nelle opere<br />

realizzate nel secondo<br />

dopoguerra fino agli anni<br />

’60.<br />

CELLINA<br />

58<br />

km lunghezza<br />

700<br />

km² di Estensione<br />

del bacino idrografico<br />

IL DAZIO PAGATO DA QUESTA TERRA<br />

Oltre alle centrali e<br />

alle dighe che furono<br />

considerate un “successo”<br />

per la visione a lungo<br />

termine di impatto sul<br />

territorio, l’opera dell’uomo<br />

fu all’ordine anche<br />

dell’immane tragedia del<br />

Vajont.<br />

Il disastro del 1963 fu<br />

il risveglio da un sogno<br />

fatto di interessi taciuti,<br />

sfruttamento ambientale<br />

9 ottobre 1963 è la data della tragedia che ha spazzato<br />

Erto, Casso, Longarone e i paesi lungo il Piave.<br />

"In quella sera di oltre cinquant'anni fa, la negligenza<br />

dell'uomo che non ha capito i segnali che la natura dava"<br />

Antonio Carrara, Sindaco di Erto.<br />

"In questa giornata emblematica per le nostre comunità<br />

è molto importante ritrovarsi e ricominciare un futuro"<br />

Lavinia Corona, Sindaco di Vajont.<br />

Durante le celebrazioni di quest'anno è stato presentato al<br />

Senato il docu-film “Vajont, per non dimenticare”.<br />

Tagliamento<br />

sconsiderato e totale<br />

incuria verso un territorio e<br />

i suoi abitanti.<br />

Da allora è mutata la<br />

sensibilità verso uno<br />

sfruttamento idrico<br />

irrispettoso <strong>delle</strong> persone e<br />

del territorio. Le comunità<br />

che vivono vicino agli<br />

argini dei fiumi conoscono<br />

il valore dei corsi d’acqua<br />

e, sugli eventi del passato,<br />

hanno costruito una<br />

85<br />

km lunghezza<br />

880<br />

km² di Estensione<br />

del bacino idrografico<br />

MEDUNA<br />

coscienza.<br />

Le acque dei due fiumi<br />

che solcano le <strong>Valli</strong> e le<br />

<strong>Dolomiti</strong> friulane hanno<br />

donato prosperità ma<br />

conservano i segni<br />

indelebili di una storia<br />

sofferta, legata alla<br />

produzione idroelettrica<br />

e all’illusione di saper<br />

modellare un territorio a<br />

proprio piacimento.<br />

LUNGO IL FIUME MEDUNA:<br />

ELETTRICITÀ A CASCATA<br />

Il Meduna è lungo 85<br />

chilometri. Nasce in<br />

località Selis, a 623 metri<br />

sul livello del mare, nel<br />

punto in cui si uniscono<br />

due piccoli corsi d’acqua:<br />

il Canal grande di Meduna<br />

(che ha origine dal Monte<br />

Burtalòn a 2121 metri di<br />

quota) e il Canal piccolo<br />

di Meduna (formato da<br />

vari ruscelli che scorrono<br />

dal Monte Dosaip e dal<br />

Monte Caserine Alte, a<br />

un’altitudine superiore ai<br />

2.000 metri).<br />

A Selis, il Meduna è<br />

arginato dalla diga di<br />

Ca’ Zul. Giunto poco oltre<br />

Tramonti di Sopra, il fiume<br />

riceve le acque di piccoli<br />

affluenti (fra cui il Viellia<br />

e il Chiarchia) e prosegue<br />

verso sud fino alla chiusa<br />

di ponte Racli, dove è sita<br />

la diga che ha originato<br />

il Lago di Tramonti. Da lì<br />

prosegue verso sud fino a<br />

giungere in pianura.<br />

L’asta idroelettrica della Val<br />

Meduna interessa i comuni<br />

di Tramonti di Sopra e di<br />

Sotto, Frisanco, Meduno,<br />

Cavasso Nuovo, Sequals,<br />

Arba e Spilimbergo.<br />

GLI IMPIANTI IDROELETTRICI<br />

LUNGO IL CORSO DEL CELLINA<br />

Dalle pendici del monte<br />

La Gialina (1.634 metri<br />

sul livello del mare)<br />

hanno origine le acque<br />

del torrente Cellina, che<br />

sorge a partire dalla<br />

località di Margons, nel<br />

comune di Claut, sita a<br />

650 metri di altitudine.<br />

Da lì, il Cellina si snoda<br />

Lungo il suo corso sono<br />

presenti ben sei impianti<br />

idroelettrici - Valina,<br />

Chievolis, Meduno, Colle,<br />

Istrago e, al termine, quello<br />

di Barbeano e Rauscedo –<br />

che sfruttano le acque per<br />

la produzione di corrente.<br />

Gli impianti lavorano in<br />

cascata, per cui l’acqua<br />

utilizzata dall’ impianto di<br />

Valina viene poi utilizzata,<br />

insieme all’apporto del<br />

torrente Silisia, a Chievolis<br />

e dagli impianti ancor più<br />

a valle (Meduno, Colle,<br />

Istrago); per poi essere<br />

sfruttata dal Consorzio di<br />

Bonifica Cellina Meduna<br />

per l’irrigazione in pianura.<br />

Lungo il corso del fiume<br />

sono presenti tre serbatoi,<br />

Cà Zul, Cà Selva e Ponte<br />

Racli. La realizzazione<br />

di quest’ultimo, nel 1952,<br />

generò il Lago di Tramonti.<br />

Oggi le centrali, con una<br />

produzione annua di 150<br />

GWh, coprono il consumo<br />

elettrico di 150.000<br />

impianti domestici e<br />

regolano il flusso d’acqua<br />

necessario per l’irrigazione<br />

in pianura.<br />

attraverso un percorso più<br />

o meno tortuoso di circa<br />

58 chilometri che passa<br />

anche attraverso la valle<br />

a cui ha donato il nome e<br />

che termina all’incontro<br />

con il Meduna.<br />

I lavori di imbrigliamento<br />

<strong>delle</strong> acque del Cellina<br />

furono avviati all’inizio del<br />

Il borgo perduto<br />

Movada è una località abbandonata che fu sommersa dalle acque<br />

nel punto in cui diedero vita al lago artificiale. Gli abitanti vennero<br />

sfollati nei primi anni ’50 per fare posto a uno dei tre invasi, parte<br />

del piano ideato e realizzato dall’azienda SAICI (Società anonima<br />

agricola e industriale per la produzione italiana della cellulosa).<br />

Lo scopo dichiarato dei tempi era ottenere una fornitura elettrica<br />

per alimentare l’impianto produttivo di Torviscosa.<br />

Oggi, quando il lago è in secca, l’abitato di Movada riaffiora<br />

e i ruderi, ben visibili, sono un segno indelebile della corsa al<br />

progresso.<br />

XX secolo, fra cui da subito<br />

spiccarono la vecchia<br />

diga di Barcis e la centrale<br />

idroelettrica di Malnisio.<br />

Più a valle, seguendo il<br />

corso del torrente, parte<br />

<strong>delle</strong> acque venivano<br />

deviate dal corso regolare<br />

e sfruttate anche dalla<br />

centrale di Giais (operativa<br />

Lago di Barcis - foto Stefano Travasci<br />

dal 1908) e da quella del<br />

Partidor (attiva dal 1919)<br />

per poi rientrare nel Cellina<br />

all’altezza di San Leonardo.<br />

Alla fine della Seconda<br />

Guerra Mondiale, la<br />

crescente richiesta di<br />

energia elettrica attrasse<br />

i vertici della SADE<br />

(Società Adriatica di<br />

Elettricità) a investire nel<br />

potenziamento <strong>delle</strong> opere<br />

lungo il corso del Cellina.<br />

Fu così che, nel 1954, a<br />

Barcis venne eretta una<br />

nuova diga che diede<br />

origine a un lago artificiale<br />

da 22 milioni di metri cubi<br />

d’acqua.<br />

In parallelo, negli anni<br />

’50, vennero ultimati<br />

anche i lavori di altre due<br />

centrali, a San Foca e a<br />

Villa Rinaldi. Nel corso dei<br />

decenni questo “sistema<br />

Cellina” ha funzionato<br />

diventando parte<br />

integrante del paesaggio<br />

fluviale e l’elettricità così<br />

generata fu distribuita in<br />

tutto il Friuli, a Treviso e a<br />

Venezia.<br />

La produzione andò avanti<br />

ininterrottamente fino alla<br />

fine degli anni ’80, quando<br />

vennero avviati i lavori per<br />

un generale rinnovamento.<br />

Da allora vennero<br />

dismessi gli impianti<br />

storici, realizzati quasi<br />

un secolo prima, e venne<br />

ulteriormente potenziata<br />

la centrale idroelettrica di<br />

Barcis.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 3


RACCONTO DEL MESE<br />

RACCONTO DEL MESE<br />

RINNOVABILE<br />

È SINONIMO<br />

DI SOSTENIBILE?<br />

Il caso del torrente Leale<br />

Il torrente Leale nasce<br />

dalle cime del monte<br />

Cuar e del monte Flagel,<br />

percorre in gran parte il<br />

territorio del comune di<br />

Trasaghis e sfocia poco<br />

a nord di Avasinis. Da<br />

anni si ha in previsione<br />

di costruire alcune opere<br />

per lo sfruttamento<br />

idroelettrico.<br />

L’opera consisterebbe<br />

nel prendere acqua in<br />

quota, a circa 700 metri<br />

di altitudine, convogliarla<br />

in una tubazione e farla<br />

scendere a gran velocità<br />

fino all’abitato di Avasinis<br />

dove verrebbe collocato<br />

un trasformatore per la<br />

produzione di energia.<br />

Il progetto è stato<br />

presentato sottolineando<br />

che l’obiettivo è produrre<br />

energia pulita, ma al di là<br />

della contabilizzazione<br />

<strong>delle</strong> emissioni di CO2,<br />

oggi è noto che esistono<br />

impatti di certe opere<br />

possono comportare danni<br />

gravi a un territorio.<br />

Ci racconta la storia di<br />

questo torrente Tiziano<br />

Fiorenza, naturalista<br />

impegnato nella difesa<br />

dell’ecosistema del<br />

torrente Leale.<br />

NASCE<br />

A QUOTA<br />

1478<br />

metri<br />

LUNGHEZZA<br />

COMPLESSIVA<br />

9<br />

chilometri<br />

LA VILLA MANIN DELL’ARCHEOLOGIA<br />

INDUSTRIALE: LA CENTRALE<br />

IDROELETTRICA DI MALNISIO<br />

La centrale idroelettrica<br />

“Antonio Pitter” di Malnisio<br />

era la punta di diamante<br />

del sistema di impianti<br />

costruiti sul torrente Cellina<br />

a partire dagli inizi del<br />

XX secolo. L’ideatore fu<br />

Aristide Zanari, ingegnere<br />

che negli ultimi anni<br />

dell’800 aveva ricevuto<br />

l’incarico di progettare i<br />

vari collegamenti tra la<br />

montagna e la pianura:<br />

strade di collegamento<br />

che avrebbero permesso<br />

di spostarsi più facilmente<br />

dalle varie località della<br />

pedemontana e <strong>delle</strong><br />

dolomiti friulane.<br />

Durante uno dei<br />

sopralluoghi, Zanari<br />

osservò il corso del Cellina<br />

e lo ritenne l’ideale per lo<br />

sfruttamento idroelettrico:<br />

una forma di produzione di<br />

energia che stava salendo<br />

alla ribalta in quegli anni: fu<br />

una grande intuizione.<br />

Ben 2000 persone<br />

contribuirono alla<br />

costruzione di quello<br />

che per decenni fu una<br />

monumentale opera di<br />

imbrigliamento <strong>delle</strong> acque.<br />

In cinque anni venne<br />

costruito lo sbarramento<br />

nella valle, la centrale,<br />

una linea elettrica di 90<br />

chilometri fino a Venezia<br />

e un’opera a dir poco<br />

innovativa: un canale di<br />

trasporto acqua con sopra<br />

una strada percorribile dalle<br />

auto.<br />

La centrale alimentò<br />

i palazzi e le strade di<br />

Venezia fino a metà degli<br />

anni ’20, fino a che vennero<br />

costruiti nuovi impianti in<br />

tutta Italia, interconnessi<br />

tra loro e l’energia prodotta<br />

a Malnisio divenne parte di<br />

questo “circuito” più ampio.<br />

La centrale di Malnisio e i<br />

suoi operai continuarono<br />

La Sala macchine della Centrale A.Pitter di Malnisio<br />

a produrre energia fino<br />

al 31 dicembre 1988.<br />

Una volta spenta, questa<br />

maestoso esempio di<br />

archeologia industriale<br />

rischiava di giacere<br />

abbandonata. Per fortuna,<br />

a partire dal 2000, varie<br />

amministrazioni comunali<br />

di Montereale Valcellina<br />

raccolsero l’appello degli ex<br />

lavoratori della centrale e<br />

acquisendola, hanno potuto<br />

rinnovarla e renderla un<br />

museo unico in Italia.<br />

Grazie all’impegno di chi<br />

ha dedicato una vita alla<br />

centrale, ora chiunque può<br />

visitare la sala macchine<br />

– rimasta intatta – e i<br />

locali che hanno permesso<br />

a piazza San Marco di<br />

illuminarsi e al Friuli<br />

occidentale di svilupparsi.<br />

TIZIANO FIORENZA<br />

naturalista<br />

Direttiva<br />

HABITAT<br />

Si tratta di una direttiva<br />

comunitaria che mira a<br />

garantire la biodiversità<br />

dell’Unione europea,<br />

impegnandosi<br />

a conservare gli habitat<br />

naturali, la flora<br />

e la fauna selvatiche.<br />

Perché la costruzione<br />

di questo canale e la<br />

deviazione <strong>delle</strong> acque<br />

potrebbe comportare dei<br />

problemi?<br />

In questo caso specifico si<br />

toglie l’acqua nella parte<br />

più importante del corso<br />

del torrente dove esistono<br />

specie animali incluse<br />

nella Direttiva Habitat. Si<br />

tratta di specie protette,<br />

la cui sopravvivenza<br />

verrebbe compromessa se<br />

togliamo loro l’acqua: in<br />

parole povere: se deviamo<br />

l’acqua, li uccidiamo.<br />

Di che specie parliamo?<br />

Sono parecchie. L’ormai<br />

rarissimo gambero di<br />

fiume (Austropotamobius<br />

pallipes), tre preziosi pesci<br />

d’acqua dolce: lo scazzone<br />

(Cottus gobio), Vairone<br />

(Telestes muticellus) e la<br />

trota marmorata (Salmo<br />

trutta marmoratus); e la<br />

rana temporaria e, infine,<br />

l’ululone dal ventre giallo<br />

(Bombina variegata): un<br />

piccolo rospetto che vive<br />

nelle pozze dove l’acqua è<br />

calma.<br />

Perché le acque del Leale<br />

hanno dato vita a un<br />

ecosistema unico<br />

Il torrente ha formato<br />

della profonde depressioni<br />

a forma di pozzo nelle<br />

rocce – dette “marmitte<br />

dei giganti” – che sono<br />

nient’altro che vasche<br />

naturali.<br />

Lì l’acqua rimane<br />

stagnante, esposta al sole<br />

ed è a quel punto che si<br />

ottiene l’ambiente ideale<br />

sia per gli ululoni che per<br />

le altre specie. Dato che<br />

si tratta di pozze naturali,<br />

sappiamo che si tratta di<br />

una popolazione di ululoni<br />

cosiddetta “sorgente”: una<br />

popolazione naturale che<br />

è lì da secoli e secoli. Se<br />

dovessimo togliere l’acqua,<br />

questa rana risentirebbe al<br />

punto da scomparire per<br />

sempre.<br />

Vi state opponendo a<br />

quest’opera?<br />

Noi non diciamo di no<br />

a prescindere. Ci sono<br />

già altre due centraline<br />

elettriche attive a valle<br />

e non costituiscono un<br />

problema: contestiamo il<br />

caso specifico.<br />

Abbiamo mosso una<br />

critica su un particolare<br />

progetto che riteniamo<br />

sbagliato e a cui abbiamo<br />

presentato le nostre<br />

analisi e valutazioni a<br />

Ululone dal ventre giallo in atteggiamento in difesa<br />

I motivi della dismissione<br />

sono molteplici e sono<br />

da ricondursi a una<br />

fitta serie di eventi.<br />

L’acqua era di proprietà<br />

dell’Azienda Elettrica<br />

fino agli anni ’30, poi la<br />

gestione è stata presa<br />

dal Consorzio Cellinachi<br />

deciderà: gli uffici<br />

tecnici e la volontà politica<br />

regionale.<br />

Non dimentichiamo<br />

che l’intreccio ecologico<br />

presente sul torrente Leale<br />

ha tutte le carte in regola<br />

per essere riconosciuto<br />

come biotipo: un’area di<br />

piccole dimensioni ma in<br />

cui vivono organismi di<br />

diverse specie e che, nel<br />

loro vivere in comunità,<br />

formano un ecosistema.<br />

La contrarietà che<br />

manifestiamo nasce<br />

dalla considerazione che<br />

l’energia prodotta sarà<br />

poca mentre il prezzo da<br />

pagare sarà una ferita al<br />

territorio in cui viviamo.<br />

Sarebbe come smontare<br />

una cattedrale antica<br />

per utilizzarne i materiali<br />

per costruire una casa<br />

moderna dotata di 4<br />

lampadine in più.<br />

TITA GASPAROTTO<br />

coordinatore dell'associazione<br />

Amici della Centrale di<br />

Malnisio<br />

A quell’epoca la<br />

centrale rappresentava<br />

l’avanguardia<br />

tecnologica?<br />

Quando ci si recava a<br />

Barcis, allora, si passava<br />

per la strada/canale voluta<br />

da Zenari.<br />

Bisogna tenere presente<br />

che al momento<br />

dell’entrata in funzione, la<br />

centrale di Malnisio era<br />

una <strong>delle</strong> migliori d’Europa<br />

come capacità produttiva<br />

e i suoi ideatori avevano<br />

stabilito un record con<br />

la linea di trasporto di<br />

corrente più lunga del<br />

continente. La centrale,<br />

infatti, produceva energia<br />

a corrente alternata,<br />

ovverosia trasportabile<br />

ovunque.<br />

Perché la centrale fu<br />

chiusa?<br />

Meduna che aveva come<br />

obiettivo da perseguire<br />

l’irrigazione della pianura<br />

pordenonese. Negli anni<br />

’50 sono state realizzate le<br />

nuove opere e, in seguito,<br />

anche altri lavori, come<br />

la diga di Ravedis. Anno<br />

dopo anno le piccole<br />

centrali storiche sono<br />

state chiuse e ora l’acqua<br />

del Cellina non devia più<br />

per Giais e Partidor ma<br />

va giù diretta fino a San<br />

Leonardo e, in seguito,<br />

a Cordenons. I vertici di<br />

ENEL di allora optarono<br />

per questa ottimizzazione<br />

dell’uso dell’acqua. Gli<br />

anni passarono, i nuovi<br />

impianti venivano<br />

ottimizzati e, infine,<br />

la vecchia centrale di<br />

Malnisio venne chiusa.<br />

Una scelta che lascia un<br />

po’ di nostalgia, vedendo<br />

questa magnifica<br />

costruzione<br />

Per me questa struttura<br />

equivale alla Villa<br />

Manin dell’archeologia<br />

industriale. Dobbiamo<br />

valorizzarla e fare fluire il<br />

pubblico. È un patrimonio<br />

storico.<br />

4<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 5


EDITORIALE<br />

INDICE<br />

SOLIDALI<br />

di Manuel Bertin<br />

La solidarietà è un aspetto importante del vivere in una<br />

comunità. Conoscere le necessità altrui, comprenderle<br />

per cercare di aiutare chi ha bisogno è un obiettivo<br />

etico, certamente, ma anche di buon governo.<br />

Non a caso, sono molti gli esempi di solidarietà che<br />

sono raccontati in questo numero. Non si tratta di mera<br />

carità, sia ben inteso, ma azioni e progetti che pensati<br />

per avere un impatto sulla vita nei nostri comuni.<br />

Si parla così di “Casa Marisa”, un progetto innovativo<br />

per gli anziani soli ma ancora autonomi, che<br />

rappresentano una percentuale rilevante tra i nostri<br />

concittadini. Si parla di gioco d’azzardo e ludopatia,<br />

fenomeno che quando non è controllato rischia di<br />

devastare intere famiglie. Si parla di educazione<br />

rivolta ai minori coinvolgendo tutti coloro che, a vario<br />

titolo, fanno crescere i cittadini del futuro: genitori,<br />

insegnanti, allenatori, medici, sacerdoti e via dicendo.<br />

E poi, anche se in modo meno diretto, ritroviamo dei<br />

progetti solidali anche tra i temi dei documentari girati<br />

da Roberta Cortella, la protagonista della rubrica<br />

Orgoglio oltreconfine.<br />

Buona lettura!<br />

PREVENZIONE<br />

Sport estremi<br />

senza rischi › p. 35<br />

STORIE DI SPORT<br />

Roccia, ghiaccio,<br />

acqua › p. 32<br />

VAL MEDUNA<br />

Circo Contemporaneo<br />

Valcolvera › p 10<br />

GITA D'ISTRUZIONE<br />

xxxxxxxx › p. 53<br />

VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />

I comuni della montagna<br />

e i dipendenti pubblici › p. 17<br />

ILLUSTRI<br />

CONCITTADINI<br />

Ugo Zannier, volatore<br />

testardo › p. 29<br />

TIPICO<br />

Rosa o rossa<br />

è stagione di cipolla<br />

› p. 37<br />

IN MONTAGNA<br />

Anello di Pinzano al<br />

Tagliamento › p. 46<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Manuel Bertin<br />

EDITORE<br />

Fabbrica <strong>delle</strong> Idee Srl<br />

www.fabbrica<strong>delle</strong>idee.biz<br />

DIREZIONE, REDAZIONE,<br />

AMMINISTRAZIONE, PUBBLICITÀ<br />

Via Violis 12 - 33085 Maniago (PN)<br />

Telefono 393 133 1331<br />

ESPLORANDO<br />

LE VALLI<br />

Tessere d'autore › p. 40<br />

ORGOGLIO<br />

OLTRE CONFINE<br />

Qualcosa che non sapevo<br />

di avere › p. 23<br />

BUONE PRATICHE<br />

Imprenditori<br />

che fanno rete › p. 20<br />

HANNO COLLABORATO<br />

Andrea del Maschio, Gianluca Liva,<br />

Elena Tomat, Caterina di Paolo, Roberto Prinzivalli,<br />

Giuliano Boraso, Andrea Pegorer, Andrea Vendramin,<br />

Denis Busatto (denisbusatto@gmail.com).<br />

UN SENTITO RINGRAZIAMENTO PER LA DISPONIBILITÀ<br />

A TUTTI GLI INTERVISTATI<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE:<br />

Paola Bertin<br />

FOTO DI COPERTINA:<br />

Scorci del torrente Leale (Tiziano Fiorenza)<br />

REGISTRAZIONE<br />

Tribunale di Pordenone, n.61 del 13.03.2018<br />

VAL CELLINA<br />

Casa Marisa › p. 8<br />

MUSICA<br />

Registrare in mezzo<br />

alla foresta › p. 55<br />

SEQUALS/TRAVESIO<br />

Giovani in campo per la<br />

Protezione Civile › p. 20<br />

STAMPA<br />

Centro Stampa Quotidiani S.p.A.<br />

Via dell'Industria, 52<br />

25030 Erbusco (BS)<br />

Chiuso il 29 ottobre <strong>2019</strong> - Tiratura: 15.000 copie<br />

CONTATTI:<br />

Fabbrica <strong>delle</strong> Idee<br />

via Violis 12, 33085 Maniago (PN)<br />

0427 540017<br />

redazione@fabbrica<strong>delle</strong>idee.biz<br />

PEDEMONTANA<br />

Sconfiggere l'azzardo › p. 14<br />

ENDEMISMI<br />

Paesaggi che cambiano › p. 43<br />

Illustrazioni: Denis Busetto<br />

6<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>


VAL CELLINA<br />

VAL CELLINA<br />

CASA<br />

MARISA<br />

di Manuel Bertin<br />

Un numero sempre maggiore di<br />

anziani, spesso soli, abita i nostri<br />

paesi. Diventa necessario, perciò, ideare<br />

soluzioni che offrano i servizi di cui hanno<br />

bisogno ma mantengano vitale la loro<br />

autonomia e la loro capacità di essere<br />

parte della comunità.<br />

La popolazione<br />

anziana cresce<br />

percentualmente. Nel<br />

territorio della UTI, i<br />

cittadini con più di 65<br />

anni solo il 30% della<br />

popolazione residente,<br />

con punte superiori<br />

nei Comuni di Barcis,<br />

Clauzetto, Vito d’Asio<br />

e il record del 46% a<br />

Tramonti di Sopra.<br />

E spesso si tratta di<br />

persone sole e prive<br />

della protezione sociale.<br />

Così, nel nostro territorio,<br />

quasi il 40% degli anziani<br />

vivono soli, con punte<br />

dell’85% a Erto e del 73%<br />

a Tramonti di Sotto.<br />

Una condizione che non<br />

può essere sottovalutata<br />

dalle politiche di welfare<br />

sociale, che si devono<br />

adeguare alla realtà<br />

trovando soluzioni<br />

che si adattino alle<br />

nuove esigenze della<br />

popolazione. Lo si deve<br />

fare però, avendo la<br />

consapevolezza che<br />

l’allungarsi dell’età non<br />

significa inesorabilmente<br />

incapacità di essere<br />

autonomi e attivi. Anzi.<br />

Da queste premesse<br />

è nato un progetto<br />

innovativo, a Montereale<br />

Valcellina, che si propone<br />

di diventare una best<br />

practice per tutta la UTI<br />

e per l’intera regione.<br />

Ne parliamo con Sania<br />

Morassi, Assessore<br />

alla Sanità, Servizi alla<br />

Persona, Politiche Sociali,<br />

Solidarietà e Integrazione<br />

Sociale<br />

+65<br />

Anni<br />

30%<br />

della popolazione<br />

residente nella nostra UTI<br />

363<br />

ABITANTI<br />

CIMOLAIS<br />

110 49<br />

363<br />

ABITANTI<br />

ERTO E CASSO<br />

81 69<br />

946<br />

ABITANTI<br />

CLAUT<br />

278 123<br />

256<br />

ABITANTI<br />

BARCIS<br />

94 25<br />

600<br />

ABITANTI<br />

FRISANCO<br />

176 67<br />

248<br />

ABITANTI<br />

ANDREIS<br />

90 24<br />

301<br />

ABITANTI<br />

TRAMONTI<br />

DI SOPRA<br />

POPOLAZIONE UTI<br />

vs ANZIANI vs ANZIANI SOLI<br />

Legenda = Anziani > 65 = Anziani soli<br />

UTI DELLE VALLI<br />

E DELLE DOLOMITI<br />

FRIULANE<br />

MONTEREALE<br />

VAJONT<br />

MANIAGO<br />

TRAVESIO<br />

734<br />

VITO D'ASIO<br />

140 52<br />

446 128<br />

106 77 1.790 255 110<br />

4.365<br />

ABITANTI<br />

1169 351<br />

COMUNE DI<br />

MONTEREALE<br />

VALCELLINA<br />

1.541<br />

ABITANTI<br />

MEDUNO<br />

1.677<br />

ABITANTI<br />

337 99<br />

367<br />

ABITANTI<br />

TRAMONTI<br />

DI SOTTO<br />

11.746<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

464 152<br />

ABITANTI<br />

1.343<br />

ABITANTI<br />

VIVARO<br />

2742 733 337 99<br />

CLAUZETTO<br />

864<br />

ABITANTI<br />

CASTELNOVO<br />

PINZANO<br />

2.231<br />

1.514<br />

ABITANTI<br />

SEQUALS<br />

380<br />

ABITANTI<br />

140 71<br />

239 106<br />

ABITANTI<br />

440 130<br />

539 172<br />

1.248<br />

ABITANTI<br />

ARBA<br />

323 107<br />

1100 351<br />

OVER 65<br />

(+ del 25% della popolazione)<br />

ANZIANI SOLI<br />

SANIA MORASSI<br />

Assessore alla Sanità, Servizi<br />

alla Persona, Politiche Sociali,<br />

Solidarietà e Integrazione<br />

Sociale<br />

Come nasce il progetto?<br />

Gli anziani sono una<br />

<strong>delle</strong> fascie deboli<br />

della popolazione,<br />

e l’amministrazione<br />

comunale ne deve tener<br />

conto. Lo facciamo<br />

quotidianamente, ma<br />

questa volta abbiamo<br />

voluto sperimentare un<br />

modo diverso di offrire un<br />

servizio, focalizzandoci su<br />

una tipologia di utenti che<br />

finora non aveva ricevuto<br />

risposte adeguate dal<br />

sistema di welfare: gli<br />

anziani soli ma autonomi.<br />

Si spieghi meglio…<br />

Il problema degli anziani<br />

è complesso e va<br />

analizzato nelle singole<br />

componenti.<br />

In primo luogo, oggi<br />

gli anziani vivono più<br />

a lungo, ma lo fanno<br />

mantenendo una<br />

loro indipendenza.<br />

Magari l’autonomia è<br />

ridotta su certi aspetti<br />

della quotidianità o<br />

manifestano dei bisogni<br />

di aiuto specifici, ma<br />

sostanzialmente sono<br />

cittadini che sanno<br />

badare bene a sé.<br />

In secondo luogo, le<br />

trasformazioni sociali<br />

hanno creato molti nuclei<br />

monofamiliari, ossia con<br />

una sola persona. Se per<br />

un giovane questo non<br />

ha molta importanza, per<br />

un anziano si traduce<br />

nella mancanza della<br />

rete familiare di supporto<br />

per i piccoli bisogni:<br />

un lavoro pesante,<br />

piccoli spostamenti o<br />

semplicemente qualcuno<br />

con cui scambiare una<br />

chiacchiera.<br />

In terza battuta,<br />

e qui guardo alle<br />

scelte che può fare<br />

un’amministrazione, i<br />

servizi che offre oggi<br />

il sistema di welfare<br />

sono molto costosi, sia<br />

per il privato cittadino<br />

che per la pubblica<br />

amministrazione: per<br />

entrambi le spese sono<br />

difficili da sostenere.<br />

Cercavate<br />

un’alternativa alla casa<br />

di risposo?<br />

Non proprio. La<br />

casa di riposo è un<br />

servizio necessario<br />

e utile, ma talvolta è<br />

sovradimensionato<br />

rispetto ai bisogni.<br />

Mi spiego. Molti anziani<br />

sanno cucinarsi, fare<br />

la spesa e mantenere<br />

la casa: renderli<br />

completamente<br />

dipendenti dal sistema<br />

è inutile, costoso e<br />

rende le persone sempre<br />

meno attive. Non solo,<br />

si pensi all’assistenza<br />

medica. Per molte<br />

persone è sufficiente<br />

avere qualcuno capace<br />

di fare una puntura o<br />

una fasciatura, magari<br />

una volta al giorno,<br />

quindi l’assistenza di un<br />

infermiere professionista,<br />

magari specializzato, che<br />

presti servizio nell’arco<br />

<strong>delle</strong> 24 ore è un’offerta<br />

eccessiva. Tutti servizi<br />

che hanno un costo e<br />

rendono le rette molto<br />

alte per gli ospiti e per il<br />

Comune che ogni anno<br />

spende circa 60.000 euro<br />

per integrare le quote. Da<br />

qui l’idea di immaginare<br />

un luogo che possa<br />

offrire agli anziani soli<br />

quella rete di protezione<br />

e quei piccoli servizi di<br />

cui hanno bisogno, ma<br />

lasciando loro l’autonomia<br />

e l’indipendenza.<br />

Ce lo racconti.<br />

Abbiamo immaginato una<br />

casa in condivisione, che<br />

abbiamo chiamato “Casa<br />

Marisa”, composta da 6<br />

appartamenti per 5 ospiti<br />

e in cui ogni ospite può<br />

farsi da mangiare, può<br />

decidere come gestire il<br />

proprio tempo e la propria<br />

vita sociale, andare al<br />

mercato, al bar, e via<br />

dicendo.<br />

Collocare questi<br />

appartamenti in un unico<br />

edificio è una scelta che<br />

ha due conseguenze<br />

positive. La prima è che gli<br />

anziani non sono obbligati<br />

a condividere spazi e<br />

ritmi ma, al tempo stesso,<br />

non sono soli e possono<br />

darsi aiuto reciproco per<br />

le piccole incombenze<br />

quotidiane. La seconda<br />

è che c’è un “badante di<br />

condominio”, che vive nel<br />

sesto appartamento e che<br />

offre un’assistenza che<br />

possiamo definire “light”:<br />

può aiutare a cambiare<br />

una benda o una fascia,<br />

può aiutare a fare le scale<br />

o portare la spesa, può<br />

ricordare appuntamenti o<br />

accompagnare alle visite<br />

mediche.<br />

In cosa si differenzia<br />

dalle case alloggio?<br />

A Montereale abbiamo<br />

una casa alloggio da 17<br />

posti che offre un servizio<br />

meno strutturato della<br />

casa di risposo. Essa è<br />

gestita da una cooperativa<br />

e prevede la presenza di<br />

operatore socio-sanitario<br />

che dorme in quella sede.<br />

Questo progetto è diverso<br />

perché offre un servizio<br />

con una forte componente<br />

di aggregazione, lasciando<br />

gli ospiti totalmente<br />

responsabili e autonomi.<br />

Che spese sostengono gli<br />

utenti?<br />

Gli anziani in casa di<br />

riposo, per far fronte alle<br />

rette così alte devono<br />

rinunciare alla propria<br />

autonomia economica.<br />

Questo progetto sociale,<br />

invece, è stato pensato<br />

proprio per consentire<br />

alle persone la propria<br />

vita e, quindi, il costo per<br />

l’utenza sarà quello <strong>delle</strong><br />

bollette o poco più.<br />

Come avete scelto<br />

l’edificio?<br />

Una volta pensato il<br />

progetto, dovevamo<br />

individuare un immobile.<br />

Abbiamo così colto<br />

l’opportunità della<br />

donazione di un edificio a<br />

Grizzo, in cui a suo tempo<br />

si svolgeva l’attività<br />

storica della ferramenta:<br />

da qui nasce l'idea del<br />

nome “Casa Marisa”<br />

dedicata alla moglie del<br />

donatore.<br />

Si tratta di un edificio<br />

nel centro storico, che<br />

andremo a recuperare<br />

anche con una funzione<br />

estetica per il paese,<br />

e che sarà rinnovato<br />

e mantenuto grazie al<br />

contributo regionale<br />

da 650 mila euro e la<br />

compartecipazione di 50<br />

mila euro di investimento<br />

comunale.<br />

Inoltre, è in posizione<br />

centrale e dista pochi<br />

passi dal circolo del<br />

volontariato, dal centro di<br />

aggregazione per anziani<br />

e gli ospiti possono<br />

facilmente vivere il<br />

paese.<br />

8<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 9


VAL MEDUNA<br />

VAL MEDUNA<br />

CIRCO<br />

CONTEMPORANEO<br />

IN VAL COLVERA<br />

di Manuel Bertin<br />

Da oltre 10 anni, la Val Colvera accoglie<br />

decine di artisti provenienti da tutto il<br />

mondo, attirati da un evento che valorizza<br />

il territorio in modo differente dal<br />

consueto: Brocante<br />

Giunti alla dodicesima<br />

edizione si può affermare<br />

che sia diventato uno<br />

degli appuntamenti<br />

dell’estate in Val Colvera.<br />

Sarebbe però errato<br />

assegnare a Brocante<br />

un valore confinato alla<br />

valle, poiché il successo<br />

di questa manifestazione<br />

ha scavalcato i confini<br />

nazionali e anche quelli<br />

continentali, accogliendo<br />

decine di artisti di circo,<br />

musica, danza, arti visive.<br />

Così per una decina<br />

di giorni, a fine luglio,<br />

le strade di Poffabro,<br />

Frisanco, Casasola e<br />

<strong>delle</strong> altre borgate, si<br />

colorano di giovani,<br />

i suoni riempiono i<br />

boschi e le valli, le luci<br />

illuminano grotte e prati.<br />

Coinvolgendo il paese,<br />

entrando nelle case<br />

che danno ospitalità,<br />

ravvivando la vita<br />

sociale nei bar e nelle<br />

piazze, portando una<br />

ventata di energia che<br />

impegna positivamente<br />

associazioni e proloco.<br />

Ce la raccontano<br />

Sandro Rovedo, Sindaco<br />

di Frisanco e Silvia<br />

di Landro, Direttrice<br />

Esecutiva di Brocante.<br />

SILVIA DI LANDRO<br />

Direttrice Esecutiva<br />

Come nasce Brocante?<br />

Brocante nasce un po’<br />

per caso ed è legato<br />

alle origini del direttore<br />

artistico, Roberto Magro.<br />

Lui è di qui, e dopo aver<br />

frequentato l’Académie<br />

Fratellini a Parigi<br />

(scuola superiore per<br />

l’arte circense), fonda la<br />

compagnia Rital Brocante<br />

con la quale gira per<br />

l’Europa con spettacoli<br />

circensi e raggiunge<br />

anche la Val Colvera.<br />

Anni dopo, nell’estate<br />

2007, quasi per caso,<br />

venti artisti guidati da<br />

Roberto si ritrovano in Val<br />

Colvera e cominciano a<br />

esibirsi con alcuni piccoli<br />

spettacoli, caratterizzati<br />

dal fatto di essere calati<br />

all’interno degli spazi<br />

della valle. Da lì nasce<br />

l’idea di replicare e farla<br />

diventare un’occasione<br />

per fare e parlare di circo<br />

contemporaneo.<br />

Un festival di circo<br />

contemporaneo, quindi?<br />

Ci piace definirlo un<br />

incontro fra persone, fra<br />

artisti.<br />

La parola festival non<br />

è rappresentativa di<br />

quello che si fa in<br />

quei giorni. Infatti, il<br />

programma di Brocante<br />

è in parte definito e in<br />

parte si costruisce al<br />

momento e sul luogo,<br />

valorizzando l’ibridazione<br />

tra diverse sensibilità<br />

artistiche presenti, tra le<br />

diverse specializzazioni,<br />

attivandosi attraverso il<br />

legame con il territorio,<br />

il contesto ambientale e<br />

paesaggistico e le genti.<br />

Una forte connessione<br />

con la vallata.<br />

L’idea di partenza su<br />

cui si fondano queste<br />

giornate è di destrutturare<br />

il circo contemporaneo,<br />

portandolo in un contesto<br />

di forte valenza naturale.<br />

In questo luogo le diverse<br />

arti, dalla danza, alla<br />

musica, al circo, alle arti<br />

visive si mescolano e si<br />

ricompongono creando<br />

qualcosa che prima non<br />

c’era.<br />

Chi partecipa a Brocante<br />

cerca la trasversalità<br />

<strong>delle</strong> forme artistiche e<br />

trasforma la tecnica in<br />

strumento al servizio della<br />

bellezza e del paesaggio.<br />

Quindi non solo<br />

spettacoli, ma anche<br />

riflessioni sul circo<br />

contemporaneo<br />

Sì, una <strong>delle</strong> caratteristiche<br />

di Brocante è la ricerca.<br />

La domanda di partenza<br />

è semplice: “dove sta<br />

andando il circo?” La<br />

risposta, se ne esiste<br />

una, sgorga dall’incontro<br />

tra artisti, sensibilità,<br />

esperienze, identità<br />

diverse.<br />

Quest’anno, poi, c’è stata<br />

anche la presenza di Jean-<br />

Michel Guy, ricercatore in<br />

sociologia del Ministero<br />

della cultura francese<br />

e drammaturgo. Lui ha<br />

descritto Brocante come<br />

una “cosa clandestina”,<br />

ossia un festival che<br />

“non è del mercato” ma<br />

è un incontro di artisti<br />

in un ambiente aperto e<br />

davvero molto favorevole<br />

alla condivisione, anche<br />

con il pubblico.<br />

Uno dei tratti caratteristici<br />

sono le molte nazionalità<br />

presenti.<br />

È la cifra di questo mondo<br />

di circensi, abituati a<br />

viaggiare, a incontrarsi, a<br />

spostarsi: in ogni edizione<br />

abbiamo tante nazionalità<br />

che la lingua deve essere<br />

per forza il francese o<br />

l’inglese.<br />

Molti artisti che<br />

chiamiamo vengono<br />

da Francia, Spagna,<br />

Brasile. Ma ci sono anche<br />

ospiti che vengono da<br />

lontanissimo: quest’anno<br />

una ragazza è venuta dal<br />

Messico appositamente<br />

per godersi Brocante.<br />

Come va il rapporto con<br />

gli abitanti?<br />

Negli anni si è creato un<br />

legame con le persone della<br />

valle, che si sentono sempre<br />

più coinvolte.<br />

La pro-loco e le<br />

associazioni ci aiutano nei<br />

preparativi, nell’accogliere<br />

le persone, nel dare<br />

supporto alle decine<br />

di ospiti e centinaia<br />

di spettatori. Un aiuto<br />

indispensabile per un<br />

evento diventato così<br />

grande.<br />

Immagini Brocante <strong>2019</strong> // Foto Francesco Zanet<br />

SANDRO ROVEDO<br />

Sindaco di Frisanco<br />

Sindaco, una<br />

manifestazione di circo<br />

contemporaneo è ben<br />

accettata in paese?<br />

Si tratta di un evento<br />

che si differenzia dai<br />

tradizionali modi di vivere<br />

un territorio, ma negli<br />

anni il paese ha saputo<br />

accoglierla e farla propria.<br />

Anzi, quando per<br />

problemi è stata fatta<br />

un’edizione ridotta, in<br />

paese se ne è sofferta<br />

la mancanza e oggi, la<br />

prima domanda, alla<br />

fine di un’edizione, è: ci<br />

mettiamo al lavoro per la<br />

prossima?<br />

Come può il circo<br />

raccontare l’identità di<br />

una valle?<br />

È una manifestazione<br />

strettamente<br />

interconnessa con il<br />

territorio, sia come luogo<br />

degli spettacoli sia perché<br />

l’intera cittadinanza è<br />

coinvolta nel dare un<br />

aiuto all’organizzazione.<br />

In quei giorni, e nei giorni<br />

precedenti, si crea una<br />

straordinaria sinergia.<br />

Così gli artisti chiamati<br />

da tutto il mondo, che<br />

parlano lingue straniere,<br />

che hanno abitudini<br />

differenti si integrano con<br />

le vite dei 600 residenti<br />

della valle, vanno a<br />

dormire nelle case della<br />

gente, si ritrovano a<br />

condividere gli spazi al<br />

bar e nelle strade e poi<br />

accade che gli artisti<br />

accolgono gli abitanti<br />

coinvolgendoli negli<br />

spettacoli stessi.<br />

Brocante sconvolge –<br />

in modo positivo – le<br />

abitudini.<br />

Una relazione che ha<br />

funzionato subito?<br />

L’iniziale diffidenza<br />

rispetto a un qualcosa<br />

che non era contemplato<br />

sta svanendo, sia perché<br />

gli ospiti fanno girare<br />

l’economia, sia perché<br />

quelle giornate mettono in<br />

moto energie positive.<br />

C’è ancora da fare,<br />

dovremo imparare a<br />

pensare l’accoglienza in<br />

modo più strutturato, ma<br />

la strada intrapresa la<br />

giudico positiva.<br />

Pensando al turismo, è<br />

però una manifestazione<br />

d’arte di nicchia.<br />

In quella settimana ci<br />

sono 150 ragazzi di<br />

decine di nazionalità<br />

che vivono con i 600<br />

miei concittadini, e poi<br />

arrivano le migliaia di<br />

spettatori.<br />

Risultati ottimi per<br />

le dimensioni e le<br />

potenzialità della Val<br />

Colvera, a cui bisogna<br />

aggiungere che questi<br />

numeri derivano da una<br />

manifestazione di qualità<br />

e che ci dà lustro.<br />

A mio giudizio, però,<br />

non bastano i numeri a<br />

inquadrare un evento<br />

che è perfettamente<br />

integrato con l’ambiente<br />

e il territorio e ne diventa<br />

parte.<br />

Gli ospiti che richiama<br />

non sono turisti<br />

di passaggio, che<br />

attraversano le nostre<br />

strade, ma sono persone<br />

che vivono la comunità.<br />

Portare gente a<br />

conoscere la Valle<br />

potrebbe aiutare<br />

a contrastare lo<br />

spopolamento?<br />

La Val Colvera, rispetto<br />

alle vallate limitrofe,<br />

soffre meno questo<br />

fenomeno, probabilmente<br />

anche grazie alla<br />

vicinanza a Maniago.<br />

Detto questo, in questi<br />

anni ho visto nuovi<br />

acquirenti di case che<br />

vengono da lontano, e<br />

anche 3 o 4 famiglie di<br />

tedeschi. Non credo sia<br />

tutto merito di Brocante,<br />

penso più a un risultato<br />

d’insieme che coinvolge<br />

Paesi Aperti, l’essere<br />

bandiera arancione<br />

del Touring Club e,<br />

naturalmente, l’avere<br />

Poffabro iscritto tra i<br />

borghi più belli d’Italia.<br />

Sono diversi modi per far<br />

conoscere come si può<br />

vivere in ValColvera.<br />

Poi chi apprezza questo<br />

stile, si avvicina.<br />

10<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 11


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PEDEMONTANA<br />

PEDEMONTANA<br />

SCONFIGGERE<br />

L’AZZARDO<br />

di Manuel Bertin<br />

La ludopatia è una patologia spesso<br />

sottovalutata, eppure incide<br />

pesantemente sulla vita del singolo, della<br />

famiglia e sul sistema di welfare.<br />

È un fenomeno<br />

sommerso, il che lo rende<br />

ancor più pericoloso<br />

e strisciante. Il gioco<br />

d'azzardo patologico<br />

impatta sugli adulti, ma<br />

mette a rischio anche<br />

i giovani, che grazie<br />

al crescente accesso<br />

all’azzardo online tramite<br />

smartphone e tablet,<br />

rischiano di sfuggire alle<br />

occasioni d’aiuto.<br />

La strada da perseguire è<br />

quella della prevenzione,<br />

magari adottando pratiche<br />

innovative che aiutino a<br />

controllare e ridurre questo<br />

fenomeno.<br />

Per avere una dimensione<br />

economica del fenomeno,<br />

basti pensare che in Friuli<br />

si spende un miliardo di<br />

euro all'anno nel gioco,<br />

considerando tutte le<br />

PAOLA BUSETTI<br />

responsabile del Servizio<br />

Sociale dei Comuni dell’ambito<br />

<strong>delle</strong> <strong>Valli</strong> e <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

tipologie di gioco, dal<br />

gratta e vinci alle lotterie, e<br />

alle slot machine.<br />

Considerando i giocatori,<br />

si stima che i giocatori<br />

problematici, sulla<br />

popolazione totale,<br />

rappresentino fra l'1,3%<br />

e il 3,8%, mentre la<br />

percentuale di giocatori<br />

patologici è compresa tra<br />

lo 0,5% e il 2,2%.<br />

E a renderlo un fenomeno<br />

ancor più odioso è la<br />

consapevolezza che<br />

questa patologia “si coltiva<br />

in famiglia”: tra i giocatori<br />

problematici, il 20% ha il<br />

padre giocatore, più del<br />

3% ha la madre giocatrice<br />

e più del 10% vive in<br />

famiglie con entrambi i<br />

genitori giocatori. Quindi la<br />

familiarità è un fattore che<br />

agevola la ludopatia.<br />

Ci può delineare il<br />

fenomeno?<br />

Si tratta di una patologia<br />

in espansione, su cui<br />

però non si hanno dati<br />

precisi al riguardo.<br />

La prevalenza tra la<br />

popolazione adulta<br />

del disturbo da gioco<br />

d’azzardo varia dall'1 al<br />

3% della popolazione,<br />

dato confermato anche<br />

nel nostro territorio, con<br />

una maggiore diffusione<br />

tra familiari e parenti di<br />

giocatori.<br />

Quello che preoccupa<br />

maggiormente, però,<br />

è tutta la componente<br />

di gioco online, che<br />

per sua natura è meno<br />

visibile e analizzabile, e<br />

che investe la fascia di<br />

popolazione più giovane.<br />

Come state agendo?<br />

Nel 2018 abbiamo avviato<br />

il progetto “Fuorigioco”,<br />

che ruotava attorno alla<br />

prevenzione del fenomeno<br />

come strategia per<br />

ostacolare le ludopatie.<br />

Questo progetto si è<br />

svolto con incontri con le<br />

scuole, serate informative<br />

aperte alla cittadinanza,<br />

uno spettacolo teatrale<br />

che racconta in modo<br />

artistico questo fenomeno<br />

e infine con la creazione<br />

di un’applicazione per gli<br />

smartphone.<br />

Come si riesce a parlare<br />

coi giovani di questi<br />

temi?<br />

Abbiamo evitato ogni<br />

riferimento diretto<br />

che demonizzasse il<br />

15>19<br />

anni<br />

STUDENTI DEL FVG<br />

Fonte: CNR di Pisa<br />

50% 25% 16%<br />

HA GIOCATO<br />

IN BAR,<br />

TABACCHI<br />

O RICEVITORIE<br />

HA GIOCATO<br />

D'AZZARDO<br />

ALMENO UNA<br />

VOLTA NEGLI<br />

ULTIMI 12 MESI<br />

fenomeno, perché avrebbe<br />

solo stimolato curiosità<br />

e voglia di provare. La<br />

nostra azione è stata<br />

indirizzata a rendere i<br />

giovani più forti e capaci<br />

di affrontare le difficoltà<br />

della vita, il fallimento, la<br />

sconfitta lavorando sul<br />

senso del benessere e<br />

valorizzando ciò che fa<br />

stare bene.<br />

In pratica abbiamo<br />

voluto incidere sulle<br />

condizioni che portano<br />

ad abbandonarsi al gioco,<br />

anziché condannare<br />

l’attività in sé.<br />

E con gli adulti?<br />

In questo caso si è entrati<br />

nel problema, descrivendo<br />

il fenomeno, dando<br />

informazioni, raccontando<br />

come si comincia e quali<br />

HA GIOCATO<br />

D'AZZARDO<br />

ON LINE<br />

sono i sintomi.<br />

Anche con uno spettacolo<br />

teatrale.<br />

Questa rappresentazione,<br />

seppure aperta al<br />

pubblico, era anch’essa<br />

finalizzata agli adulti a<br />

cui si raccontava come<br />

sia stato favorito il gioco<br />

d’azzardo e l’apertura <strong>delle</strong><br />

sale da gioco, agevolando<br />

di fatto il fenomeno.<br />

Il progetto ha avuto<br />

buoni risultati?<br />

Questi sono misurabili solo<br />

nel medio e lungo periodo.<br />

I giovani si sono<br />

dimostrati interessati,<br />

forse perché abbiamo<br />

toccato aspetti che li<br />

riguardavano e che<br />

sentivano vicini.<br />

LAVINIA CORONA<br />

sindaco di Vajont e presidente<br />

Assemblea dei sindaci del<br />

servizio sociale<br />

Perché la ludopatia è un<br />

fenomeno che riguarda<br />

un Sindaco?<br />

Con le ludopatie si<br />

riscontrano situazioni<br />

di emarginazione che<br />

sconquassano le famiglie e<br />

il tessuto sociale. E quando<br />

una famiglia è devastata,<br />

è il sistema del welfare che<br />

deve intervenire per dare il<br />

giusto sostegno.<br />

Solo che in questo<br />

circuito lo Stato dapprima<br />

guadagna coi giochi, e<br />

poi spende denaro per<br />

offrire servizi per gli effetti<br />

causati dal gioco: è una<br />

partita di giro in cui la<br />

pubblica amministrazione<br />

ha sempre la peggio e i<br />

Comuni sono quelli che<br />

intervengono in prima<br />

battuta.<br />

Questa è la valutazione<br />

di molti professionisti<br />

che hanno a che fare<br />

con le problematiche<br />

connesse alle ludopatie,<br />

che si spiegano con<br />

difficoltà perché il gioco<br />

d’azzardo sia ancora<br />

promosso quando i danni<br />

che provoca costringono<br />

il sistema di welfare,<br />

privato e pubblico, a<br />

sopportare fatiche e costi<br />

sproporzionati.<br />

Che soluzioni avete messo<br />

in campo?<br />

Stiamo cercando di<br />

ostacolare tutte le situazioni<br />

di maggiore rischio.<br />

Staimo approntando<br />

ordinanze con un elenco<br />

dei luoghi sensibili nelle<br />

cui vicinanze non possono<br />

essere installate sale gioco<br />

o slot machine, oppure<br />

che definiscono gli orari<br />

di apertura <strong>delle</strong> sale da<br />

gioco e del funzionamento<br />

<strong>delle</strong> apparecchiature per il<br />

gioco.<br />

Lo faremo come Sindaci,<br />

ognuno per il proprio<br />

territorio, ma dobbiamo<br />

trovare un accordo perché è<br />

uno strumento efficace solo<br />

se realizzato assieme.<br />

Che ostacoli trova<br />

quest’atto?<br />

Sul principio ci troviamo tutti<br />

sostanzialmente d’accordo,<br />

ma ci sono due ordini di<br />

problemi da risolvere.<br />

Il primo è quello di evitare<br />

possibili ricorsi al TAR che<br />

impugnino l’ordinanza.<br />

Il secondo è che in paesi<br />

come i nostri, le cosiddette<br />

“macchinette” spesso sono<br />

la primaria fonte di reddito.<br />

È una forma di guadagno<br />

che è dannosa per la società<br />

e che vogliamo ostacolare<br />

ma, come amministratori,<br />

non possiamo ignorare che<br />

ci saranno conseguenze<br />

sugli esercenti e per questo<br />

motivo stiamo lavorando<br />

in collaborazione con<br />

l’ASCOM.<br />

Prossimi QUALCHE passi? NUMERO<br />

sindaci, stiamo lavorando<br />

quotidianamente perché<br />

Da In termini un lato, assoluti, nel 2020, la popolazione su questo immigrata fenomeno residente non<br />

entreranno a Maniago è in ancora vigore numericamente si intervenga esigua a e spot, conta<br />

due poche novità centinaia importanti: di persone le di dando nazionalità continuità straniera. ai<br />

slot Una machine riflessione dovranno che si completa progetti considerando attivati perché il fatto<br />

essere che Maniago dismesse rappresenta dai l’unico i risultati centro si del vedono territorio nel<br />

locali a raggiungere pubblici una e le sale sorta di “massa tempo. critica” capace<br />

gioco di formare dovranno vere e essere proprie comunità Questo straniere si traduce in in un<br />

vetrate contrapposizione per far entrare alla presenza la impegno di individui costante isolati. nel<br />

luce solare, affinché il cercare fondi, sia nei<br />

giocatore capisca che il bandi che nel bilancio<br />

tempo STRANIERI scorre. RESIDENTI<br />

dei Comuni, per far<br />

Come assemblea dei continuare quest’azione.<br />

A MANIAGO<br />

Il Disturbo da Gioco<br />

d’Azzardo (DGA)<br />

è una patologia che<br />

rende incapaci di resistere<br />

all’impulso di giocare<br />

d’azzardo o fare scommesse<br />

in denaro<br />

14<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 15


VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />

I COMUNI DELLA<br />

MONTAGNA E I<br />

DIPENDENTI PUBBLICI<br />

di Andrea del Maschio<br />

Ristrutturazioni d’interni - Parquet e prefiniti - Montaggio portoni sezionali<br />

Cartongessi e stucchi - Cappotti - Tinteggiature e decorazioni personalizzate<br />

0427 419684<br />

La carenza di personale dipendente<br />

nei piccoli municipi sta diventando<br />

una vera e propria piaga. In alcune zone<br />

della nostra montagna questo disagio si<br />

accentua e può portare a sospensione e<br />

rinvii di alcuni servizi base che non<br />

sempre la popolazione comprende<br />

o è disposta a comprendere.<br />

Pensiamo alle<br />

necessità a cui deve<br />

pensare un Comune<br />

montano, anche solo di<br />

media estensione, per<br />

gestire e salvaguardare<br />

il territorio. Per esempio,<br />

il bosco negli ultimi<br />

vent’anni è avanzato a<br />

causa dell’abbandono<br />

della montagna da<br />

parte dei suoi abitanti<br />

obbligando i Comuni,<br />

pur di tenere pulite<br />

pertinenze e mettere in<br />

sicurezza alcuni terreni,<br />

ad acquisizioni o espropri,<br />

ad appaltare gli sfalci e<br />

il taglio dei vecchi alberi<br />

pericolanti. Un lavoro che<br />

si somma all’ordinario<br />

lavoro di manutenzione.<br />

Un problema che si<br />

moltiplica quando i<br />

Comuni montani sono di<br />

vasta estensione, magari<br />

con diverse borgate<br />

sparse sul territorio, in<br />

cui il numero di operai<br />

non è proporzionato<br />

all’estensione.<br />

Discorso analogo si<br />

può fare nel trasporto<br />

scolastico, in cui il più<br />

<strong>delle</strong> volte sono gli stessi<br />

operai comunali ad essere<br />

impegnati nel percorrere,<br />

soprattutto in montagna,<br />

LSU<br />

LAVORATORI<br />

SOCIALMENTE<br />

UTILI<br />

distanze importanti tra<br />

le frazioni e le borgate,<br />

investendo molte ore nel<br />

servizio, ma togliendole<br />

ai lavori previsti per<br />

la manutenzione<br />

ordinaria. Per dare<br />

un’idea dell’impegno<br />

richiesto, a chi svolge<br />

anche questo servizio<br />

in un Comune montano<br />

di 30 kmq, rimane<br />

approssimativamente il<br />

15% <strong>delle</strong> ore settimanali<br />

per il resto dei lavori che<br />

gli competono.<br />

Due sigle di grande<br />

utilità<br />

Una risorsa determinante<br />

per il supporto agli operai<br />

dipendenti, soprattutto in<br />

questi territori, è quella<br />

costituita dai lavoratori<br />

socialmente utili (LSU) e<br />

dai lavoratori di pubblica<br />

utilità (LPU).<br />

I LSU sono persone<br />

svantaggiate nel<br />

mercato del lavoro, come<br />

disoccupati, mobilitati,<br />

cassaintegrati che<br />

hanno la possibilità di<br />

integrare il loro reddito<br />

attraverso l’impiego<br />

presso le pubbliche<br />

LPU<br />

LAVORATORI<br />

DI PUBBLICA<br />

UTILITÀ<br />

amministrazioni.<br />

I LPU sono, invece,<br />

persone che non<br />

vengono retribuite per<br />

la loro prestazione, ma<br />

il loro lavoro compensa<br />

una sanzione penale<br />

sostitutiva per dei<br />

reati minori che hanno<br />

commesso.<br />

A fronte di progetti messi<br />

in atto dalle pubbliche<br />

amministrazioni, la<br />

Regione sovvenziona<br />

l’impiego di tali figure che<br />

vengono individuate e<br />

selezionate attraverso i<br />

centri per l’impiego.<br />

Tali progetti hanno la<br />

durata di sei mesi e<br />

prevedono un orario<br />

di lavoro di 32 ore<br />

settimanali.<br />

Una figura per molti<br />

uffici<br />

Può capitare a volte che<br />

l’ufficiale dell’anagrafe si<br />

debba dividere tra altri<br />

uffici, come protocollo<br />

e segreteria o tributi. E<br />

un problema ulteriore<br />

avviene quando, ed è<br />

il caso di molte <strong>delle</strong><br />

nostre realtà, l’impiegato<br />

ricopre diversi ruoli in più<br />

comuni dove, in alcune<br />

circostanze, manca la<br />

figura responsabile per un<br />

determinato servizio. Allo<br />

stesso modo, in questa<br />

situazione, diventano<br />

subito difficoltà anche le<br />

semplici sostituzioni per<br />

maternità, ferie o malattia.<br />

A riprova di ciò, in una<br />

giornata di metà agosto<br />

a Frisanco, il municipio<br />

è rimasto chiuso per<br />

mancanza di personale<br />

dipendente.<br />

Una situazione<br />

complicata che purtroppo<br />

coinvolge tante realtà,<br />

come dimostra il caso<br />

della Valcellina, dove<br />

parecchio personale<br />

è andato in pensione<br />

e innumerevoli uffici<br />

sono rimasti scoperti,<br />

obbligando i sindaci a<br />

lanciare un appello per<br />

trovare una soluzione.<br />

Recentemente, tra l’altro,<br />

importanti competenze<br />

sono state ridistribuite<br />

dall’UTI ai Comuni e ciò<br />

ha inevitabilmente portato<br />

ulteriori disagi e disservizi.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 17


VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />

Pochi segretari<br />

comunali<br />

Un altro tema molto<br />

importante da affrontare<br />

è quello legato alle<br />

indispensabili figure<br />

dei segretari comunali.<br />

Il segretario comunale<br />

ha un ruolo chiave e di<br />

fondamentale importanza<br />

per il funzionamento<br />

di un municipio, in<br />

quanto nei confronti<br />

degli organi dell’ente<br />

offre collaborazione e<br />

assistenza in campo<br />

giuridico e amministrativo.<br />

Egli ha il compito di<br />

verbalizzare e assistere<br />

alle riunioni del Consiglio<br />

e della Giunta comunale.<br />

Non solo, nei Comuni in<br />

cui mancano determinate<br />

figure dirigenziali il<br />

segretario può assumere<br />

la funzione di dirigente.<br />

In Friuli Venezia Giulia,<br />

come in parecchie<br />

zone d’Italia, i segretari<br />

comunali sono sempre<br />

meno e anche il territorio<br />

<strong>delle</strong> valli e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong><br />

friulane da questo punto<br />

di vista è in sofferenza.<br />

In tutta la regione sono<br />

presenti 70 segretari<br />

per 215 sedi comunali,<br />

per un corretto e sereno<br />

funzionamento della<br />

cosa pubblica ne<br />

mancherebbero circa<br />

una sessantina. A breve<br />

si andrà incontro a nuovi<br />

pensionamenti e la<br />

situazione diventerà pian<br />

piano sempre più critica e<br />

servirà un nuovo concorso<br />

nazionale, l’ultimo risale a<br />

IL<br />

SEGRETARIO<br />

COMUNALE<br />

Focalizzando questa situazione ai<br />

quattro Comuni della Val Cosa e Val<br />

d’Arzino, la situazione dei segretari<br />

comunali non è rosea.<br />

Il Comune di Pinzano al Tagliamento<br />

è coperto a scavalco dal segretario<br />

impiegato presso i Comuni di<br />

Frisanco, Tramonti di Sopra e<br />

Tramonti di Sotto. I Comuni di<br />

Castelnovo del Friuli e Clauzetto si<br />

avvalgono della medesima figura<br />

messa a disposizione dal Comune di<br />

Roveredo in Piano.<br />

A Vito d’Asio il segretario comunale<br />

risulta, anche in questo caso a<br />

scavalco, con i Comuni di Mortegliano<br />

e Zoppola.<br />

dieci anni fa.<br />

Non sarà semplice, però,<br />

perché l’iter per prendere<br />

servizio è particolarmente<br />

lungo e tortuoso, nella<br />

speranza che non accada<br />

lo stesso ritardo avuto<br />

in passato: i vincitori del<br />

concorso del 2009 sono<br />

entrati in carica soltanto<br />

nel 2016.<br />

La situazione in Val<br />

Cosa e in Val d’Arzino<br />

In generale anche in Val<br />

Cosa e in Val d’Arzino<br />

le difficoltà per quanto<br />

riguarda l’impiego nella<br />

pubblica amministrazione<br />

sono all’ordine del giorno.<br />

Esiste, tuttavia, una<br />

convenzione quadro<br />

stipulata ai fini di mettere<br />

in rete alcuni servizi, in<br />

particolare tra i Comuni<br />

di Clauzetto, Vito d’Asio<br />

e Castelnovo del Friuli<br />

per fare in modo che<br />

la popolazione, seppur<br />

con orario ridotto, abbia<br />

accesso a tutti gli uffici<br />

in ogni singolo comune<br />

almeno un paio di giorni<br />

alla settimana.<br />

In particolare,<br />

l’accordo nell’ambito<br />

dell’Associazione<br />

Intercomunale Val Cosa<br />

e Val d’Arzino interessa<br />

il servizio tecnico, quello<br />

finanziario, tributario,<br />

anagrafico e la segreteria.<br />

Anche in questo territorio<br />

oggi scarseggiano<br />

gli operai e i grossi<br />

problemi sono legati ai<br />

pensionamenti recenti o<br />

che avverranno a breve, in<br />

particolar modo nell’area<br />

finanziaria e tecnica.<br />

Alcune integrazioni di<br />

organico sono già state<br />

fatte, altre dovranno<br />

necessariamente<br />

effettuarsi tramite nuovi<br />

concorsi, ma la legge<br />

di stabilità blocca le<br />

assunzioni a tempo<br />

indeterminato a una ogni<br />

quattro dipendenti andati<br />

in pensione. Però forse,<br />

grazie al recente Decreto<br />

Crescita sarà consentito ai<br />

Comuni particolarmente<br />

virtuosi (impegnati in<br />

investimenti pubblici<br />

nei settori ambiente,<br />

edilizia scolastica o<br />

sanitaria e infrastrutture)<br />

e con un bilancio sano,<br />

di aumentare il numero<br />

di assunzioni a tempo<br />

indeterminato.<br />

LOREDANA GALANTE<br />

Vicesindaco di Clauzetto<br />

PIETRO GEROMETTA<br />

Sindaco di Vito d’Asio<br />

A Clauzetto nel giro di uno o due anni entrambe le figure impiegate<br />

all’ufficio tecnico andranno in pensione, sarà quindi necessario<br />

procedere anche qui con un concorso. Con la stessa soluzione, di<br />

recente, è stato assunto un autista per il servizio di trasporto scolastico.<br />

Nel servizio manutentivo anche qui sono impiegati due LSU, mentre di<br />

fatto non ci sono operai dipendenti.<br />

A Vito d’Asio c’è un solo operaio che si occupa anche del trasporto<br />

scolastico, tuttavia l’aiuto di due LSU allevia un po’ le difficoltà. Vista<br />

la richiesta di pensionamento di un tecnico comunale si è provveduto<br />

recentemente ad assumerne uno nuovo tramite concorso. L’addetto al<br />

servizio protocollo/segreteria andrà in pensione in aprile 2020, quello<br />

al servizio finanziario presumibilmente a gennaio 2021, mentre<br />

quello all’anagrafe nel 2023. Si tratta di personale assunto in seguito<br />

al terremoto del 1976 e ora il turnover è inevitabilmente necessario.<br />

JURI DEL TOSO<br />

Sindaco di Castelnovo del Friuli<br />

EMANUELE FABRIS<br />

Sindaco di Pinzano al Tagliamento<br />

Nel nostro Comune, un operaio andrà in pensione a dicembre e<br />

rimarranno in due: un operaio e l’addetto al trasporto scolastico.<br />

Ciò nonostante il resto dei servizi è coperto discretamente.<br />

L’unica figura da assumere in breve tempo è quella addetta alla<br />

segreteria/protocollo, ruolo che attualmente è ricoperto da una persona<br />

impiegata tramite un’agenzia di lavoro interinale.<br />

A breve saranno necessari almeno un operaio e un ragioniere, ma<br />

la vera mancanza in questo territorio è quella di un agente della<br />

polizia locale di stanza sul posto: è impensabile che per un qualsiasi<br />

problema ci si debba rivolgere a Maniago.<br />

18<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>


SEQUALS/TRAVESIO<br />

SEQUALS/TRAVESIO<br />

GIOVANI<br />

IN CAMPO PER LA<br />

PROTEZIONE CIVILE<br />

di Manuel Bertin<br />

1<br />

5<br />

Le operazioni di soccorso alpino con la<br />

spiegazione del procedimento di soccorso e<br />

degli strumenti e la dimostrazione pratica<br />

L’emergenza terremoto,<br />

allestendo la tendopoli che poi li<br />

ospiterà e fungerà da campo-base<br />

5 EMERGENZE DA<br />

AFFRONTARE<br />

2<br />

La ricerca persone disperse, con la<br />

dimostrazione <strong>delle</strong> varie tecniche<br />

di ricerca e con l’impiego <strong>delle</strong><br />

unità cinofile specializzate<br />

La messa in sicurezza <strong>delle</strong> persone e del<br />

territorio passa anche per la formazione,<br />

e i giovani sono un pubblico importante:<br />

Camp Action si rivolge a loro.<br />

Alluvioni, terremoti,<br />

trombe d’aria. Emergenze<br />

che si ripetono e che<br />

necessitano di un<br />

intervento professionale,<br />

ma soprattutto di<br />

una diffusa cultura di<br />

protezione civile tra la<br />

popolazione. A partire<br />

dai ragazzi, quindi, che<br />

saranno i volontari del<br />

domani e dovranno<br />

diventare cittadini<br />

consapevoli e solidali.<br />

Con questo obiettivo, nel<br />

2014, nasce CampAction,<br />

un campo di tre<br />

20<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

giorni all’aria aperta.<br />

Una manifestazione<br />

voluta e realizzata<br />

grazie ai volontari<br />

<strong>delle</strong> due squadre<br />

Tecnico-Logistico e<br />

Antincendio Boschivo<br />

del Gruppo Comunale<br />

di Protezione civile e<br />

dell’amministrazione<br />

comunale di Sequals.<br />

Una squadra rodata,<br />

che in cinque edizioni<br />

ha saputo consolidare il<br />

successo, raggiungendo<br />

il limite massimo di 55<br />

iscritti.<br />

Dietro la parvenza di<br />

svago, però c’è di più,<br />

c’è la possibilità per i<br />

ragazzi di conoscere il<br />

lavoro, i compiti, il modo<br />

di operare e la vita del<br />

volontario di protezione<br />

civile. E magari,<br />

avvicinandosi a questo<br />

mondo, i ragazzi saranno<br />

capaci di maturare l’idea<br />

di approfondire questa<br />

esperienza e mettersi<br />

a disposizione <strong>delle</strong><br />

rispettive comunità<br />

diventando volontari di<br />

Protezione civile.<br />

Fare, oltre che<br />

spiegar<br />

Per responsabilizzare i<br />

giovani alla prevenzione<br />

incendi e all'aiuto nel caso di<br />

evento sismico, atmosferico,<br />

alluvionale o di emergenza,<br />

il campo è strutturato per<br />

lasciare più spazio all’agire<br />

in prima persona che alle<br />

spiegazioni dettagliate<br />

<strong>delle</strong> attività.<br />

Naturalmente, l’esperienza<br />

non si esaurisce con<br />

il “gioco”. Per far loro<br />

comprendere l’importanza<br />

della prevenzione, della<br />

formazione e della<br />

preparazione diventano<br />

centrali sia il racconto<br />

dell’esperienza personale<br />

dei volontari che le<br />

spiegazioni tecniche sulla<br />

strumentazione e sul modo<br />

di intervenire in caso di<br />

emergenza.<br />

Il territorio<br />

comunale<br />

L’organizzazione<br />

del campo ha una<br />

localizzazione territoriale<br />

precisa, coincidente con il<br />

territorio comunale.<br />

Una scelta che, oltre<br />

ai fattori logistici e<br />

organizzativi, rimanda<br />

alla struttura del<br />

sistema di protezione<br />

civile regionale in cui<br />

l’articolazione è su base<br />

comunale.<br />

Questo però non limita<br />

le collaborazioni e gli<br />

scambi, anzi: nel corso<br />

<strong>delle</strong> edizioni, i volontari<br />

di altri tre Gruppi<br />

comunali mandano<br />

ragazzi e volontari a<br />

collaborare alle giornate<br />

in pianta stabile.<br />

FABIANA VISENTIN<br />

Coordinatore del Gruppo<br />

comunale di Sequals<br />

4 3<br />

L’intervento per esondazione e allagamento,<br />

con uso di pompe idrovore per svuotamento,<br />

con allestimento area di sicurezza, telonatura,<br />

fontanazzi, preparazione e allocamento dei<br />

sacchetti di sabbia<br />

Quando nasce<br />

CampAction?<br />

Nel <strong>2019</strong> si è svolta la<br />

quinta edizione. All’inizio,<br />

nel 2014, c’erano poco<br />

più di una ventina di<br />

ragazzi, che in pochi anni<br />

sono più che raddoppiati.<br />

Qual è l’obiettivo di<br />

quest’appuntamento?<br />

L'utenza è varia. La<br />

Inizialmente si era<br />

pensato semplicemente a<br />

un momento comunitario<br />

per far conoscere la<br />

Protezione civile come<br />

esperienza in gruppo.<br />

Ci siamo resi conto,<br />

però, che poteva essere<br />

molto di più: riusciva<br />

ad accrescere nei<br />

partecipanti i valori<br />

di solidarietà e di<br />

condivisione.<br />

In più, nel lungo termine,<br />

ci siamo proposti di<br />

diffondere e radicare<br />

nella comunità la cultura<br />

di protezione civile, sia<br />

perché i ragazzi quando<br />

rientrano nelle famiglie<br />

diventano una sorta di<br />

“testimonial”, sia perché<br />

c’è uno scambio diretto<br />

tra volontari e cittadini<br />

durante i momenti del<br />

campo che sono aperti a<br />

tutti.<br />

Chi può partecipare?<br />

Il CampAction si rivolge<br />

a ragazzi e ragazze dai<br />

13 ai 18 anni provenienti<br />

principalmente dalla<br />

nostra regione. Dalla<br />

ventina di partecipanti<br />

nella prima edizione del<br />

2014 siamo arrivati ai 45<br />

L’azione di antincendio boschivo, con<br />

l’illustrazione <strong>delle</strong> tecniche di intervento e<br />

spegnimento e con la costruzione di una linea<br />

di manichette, l’allestimento del vascone,<br />

l’utilizzo di attrezzature e mezzi (motopompa,<br />

lance, soffiatori, battifiamma…)<br />

dello scorso anno. Alcuni<br />

ritornano, qualcuno ha<br />

partecipato a tutte le<br />

edizioni, molti hanno<br />

coinvolto gli amici e i<br />

compagni di scuola.<br />

Cosa si fa nei tre giorni<br />

di campo?<br />

I ragazzi vivono le<br />

attività di protezione<br />

civile e di soccorso, ma<br />

anche l’ordinarietà del<br />

quotidiano, occupandosi<br />

della pulizia del<br />

campo base, dei pasti,<br />

devono riordinare la<br />

mensa, collaborare<br />

con i volontari<br />

nell’organizzazione della<br />

giornata.<br />

Ci sono anche<br />

approfondimenti<br />

tecnici?<br />

Ai ragazzi si danno<br />

rudimenti <strong>delle</strong> materie<br />

utili ad accrescere la<br />

cultura della protezione<br />

civile: per esempio<br />

quest’anno c’è stato<br />

un approfondimento<br />

su cartografia e<br />

orientamento con alcune<br />

prove pratiche, e sul<br />

rapporto con i cani<br />

molecolari.<br />

In generale, comunque,<br />

ogni attività pratica<br />

è preceduta da<br />

una spiegazione,<br />

introdotta da personale<br />

specializzato, che<br />

illustra gli aspetti<br />

tecnici e i possibili<br />

scenari d’emergenza e<br />

d’intervento.<br />

A MEZZANOTTE...<br />

Allarme! Le squadre vengono<br />

allertate, si svolge il briefing e<br />

ogni squadra con precisi compiti<br />

affronterà un’emergenza in notturna.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 21


ORGOGLIO OLTRECONFINE<br />

QUALCOSA<br />

CHE NON SAPEVO<br />

DI AVERE<br />

di Andrea Pegoraro<br />

La regista e autrice Roberta Cortella<br />

racconta le sue origini, le persone<br />

determinanti nel suo percorso, i suoi<br />

progetti ma parla anche di friulanità e di<br />

Pier Paolo Pasolini, un personaggio che<br />

l’ha influenzata ed è presente in alcuni<br />

suoi lavori.<br />

Da Montereale<br />

Valcellina a Roma<br />

attraverso i documentari.<br />

Roberta Cortella, regista<br />

e autrice, è l’esempio<br />

di come si possano<br />

raggiungere i propri sogni<br />

partendo da un piccolo<br />

paese. Ed anche in modo<br />

inaspettato perché, prima<br />

di trasferirsi nella Capitale,<br />

aveva una borsa di studio<br />

in friulano all’Università di<br />

Udine.<br />

Come hai iniziato a<br />

realizzare i documentari?<br />

Fare documentari è una<br />

cosa che ti scegli. Nelle<br />

storie tratti gli<br />

argomenti che ti<br />

appassionano,<br />

c’è sempre un<br />

coinvolgimento profondo<br />

in ciò che fai.<br />

Io devo ringraziare il mio<br />

compagno, Marco Leopardi,<br />

fotografo e regista, che<br />

apprezzando la mia scrittura<br />

mi ha indirizzato verso<br />

questa forma espressiva.<br />

Sono ancora forti le tue<br />

radici.<br />

Sono orgogliosa di<br />

essere di Montereale.<br />

Alle elementari avevo<br />

una maestra, Rosanna<br />

Paroni Bertoja, che ci<br />

insegnava friulano e ci<br />

portava a conoscere la<br />

gente del paese. Questo<br />

aspetto ha inciso nella mia<br />

formazione, mi ha aiutato<br />

ad aprirmi mentalmente.<br />

Poi sono andata a Udine<br />

per studiare Lingue e<br />

Letterature straniere e mi<br />

sono laureata in friulano<br />

con la professoressa Piera<br />

Rizzolati, altra persona che<br />

mi ha dato fiducia.<br />

Come è maturata la tua<br />

idea di trasferirti a Roma?<br />

Vent’anni anni fa sono<br />

arrivata a Roma dove è<br />

inizia la nuova avventura<br />

professionale, un po’<br />

per amore, un po’<br />

per la curiosità<br />

di cimentarmi<br />

in altre cose. Ho<br />

scoperto la dote<br />

per la scrittura<br />

scrivendo la tesi di<br />

laurea e anche grazie a<br />

Marco, con cui ho iniziato<br />

a lavorare: lui girava e io<br />

scrivevo le sceneggiature.<br />

Ho iniziato questo mestiere<br />

da autodidatta, poi il<br />

percorso è continuato<br />

con un documentario<br />

per National Geographic,<br />

con le prime regie,<br />

collaborando in varie<br />

produzioni televisive a<br />

Roma e realizzando<br />

diversi documentari<br />

con alcune emittenti<br />

spagnole.<br />

Il tuo lavoro più<br />

recente “Boez -<br />

Andiamo via” è<br />

andato in onda su<br />

Rai3 a settembre.<br />

È un progetto<br />

che nasce da<br />

una mia passione, cioè<br />

camminare. Si tratta di un<br />

lavoro in continuità con<br />

La Retta Via, uscito nel<br />

2009, in cui si racconta<br />

il viaggio di due giovani<br />

detenuti belgi lungo il<br />

cammino di Santiago<br />

de Compostela. Da<br />

quel progetto è nata<br />

questa docu-serie,<br />

che è il racconto di 6<br />

ragazzi condannati per<br />

aver infranto la legge,<br />

che scontano la pena<br />

attraverso un cammino di<br />

50 giorni.<br />

In Boez mi sono<br />

messa in gioco come<br />

accompagnatrice per<br />

capire come gestire la<br />

situazione. Non volevo<br />

fosse solo un prodotto<br />

televisivo, ma prima di<br />

tutto un progetto sociale.<br />

Volevo che i ragazzi<br />

si sentissero dentro la<br />

realtà e non in un reality,<br />

quindi li ho coinvolti nella<br />

realizzazione del progetto.<br />

Così, gli abbiamo dato<br />

due cellulari abilitati solo<br />

per le riprese e loro si<br />

sono raccontati attraverso<br />

foto e video senza la<br />

nostra mediazione.<br />

Quali sono i progetti<br />

futuri?<br />

Nel mio ultimo progetto<br />

c’è un po' di Pasolini<br />

nella ricerca di persone<br />

ai margini della società.<br />

È come se questo lavoro<br />

mi avesse riportato a lui.<br />

Sto ripassando il Pasolini<br />

PER VEDERE LA DOCUSERIE:<br />

www.raiplay.it/programmi/boez-andiamovia/<br />

La troupe e il cast di Boez - Andiamo via<br />

friulano, le sue idee,<br />

le cose che ha scritto.<br />

Mi piacerebbe molto<br />

realizzare qualcosa in<br />

Friuli legato a lui.<br />

Ci sono caratteristiche<br />

friulane che emergono<br />

nella tua professione?<br />

Pasolini parlava di<br />

“rustica e cristiana<br />

purezza”, che io ritrovo<br />

in noi. Rustica perché<br />

ha le radici piantate per<br />

terra, purezza perché i<br />

friulani se la tengono un<br />

po' stretta. E anche la<br />

modestia che da un lato<br />

ci preserva, dall’altro ci<br />

danneggia perché molte<br />

volte non ci permette<br />

di tirare fuori i talenti.<br />

La modestia è un’arma<br />

a doppio taglio: ci fa<br />

lavorare con costanza,<br />

ma se talvolta fossimo<br />

più sfacciati non sarebbe<br />

male.<br />

Ci sono i consigli<br />

professionali che puoi<br />

dare ai ragazzi?<br />

Di essere aperti e curiosi.<br />

La curiosità manca un<br />

po’ nei ragazzi. Vedo tanti<br />

giovani che si lasciano<br />

trascinare da quello<br />

che gli capita nella vita.<br />

Ogni tanto rischiare e<br />

fidarsi dell’istinto ti porta<br />

a scoprire dei lati di te<br />

che non conosci. E poi è<br />

importante cercare una<br />

passione.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 23


INFORMAZIONI<br />

DOVE TROVARE<br />

L'ECO DELLE VALLI E<br />

DELLE DOLOMITI<br />

FRIULANE<br />

MANIAGO<br />

Comune di Maniago<br />

Bar Serena<br />

3Store<br />

Bar Sorsi e Morsi<br />

Piazza Sport<br />

Artexx<br />

Bottega Bio<br />

Gekateria Dolce Freddo<br />

Abbigliamento Colombini<br />

Lavanderia Lavapiù<br />

Cgil Caf<br />

Inia Viaggi<br />

Ottica Gortana<br />

Pizzeria da Mario<br />

Bar Coricama<br />

Bar Stazione Corriere<br />

Distrobutore OMV<br />

Consorzio revisioni Maniago<br />

Bar Barile<br />

Antica Coltelleria<br />

Ristorante Casasola<br />

Piscina Maniago<br />

Bottega del FOrmaggio<br />

Edicola Venier<br />

Mensa Zona Industriale<br />

Tecnocollaudi Servizi<br />

Automobilistici<br />

Bar Bottegon<br />

Bar Vivina<br />

Bar Vivarina (Dandolo)<br />

CAMPAGNA<br />

Ai Gelsi<br />

Poste<br />

Studio Medico<br />

ARBA<br />

Farmacia<br />

Macelleria<br />

Alimentari<br />

Graphistudio<br />

Tabaccheria<br />

VIVARO<br />

Alimentari<br />

Lupo Alberto<br />

Gelindo<br />

VAJONT<br />

Comune di Vajont<br />

Palestra<br />

Farmacia<br />

MONTEREALE<br />

VALCELLINA<br />

Comune di Montereale<br />

Non solo bar<br />

Osteria Vittoria<br />

Tabacchi (Piazza)<br />

Edicola (Piazza)<br />

Macelleria<br />

Castelu<br />

Farmacia 3 F<br />

Bar Scalinetti<br />

MALNISIO<br />

Da Borghese<br />

SAN LEONARDO<br />

Da Plinio<br />

GRIZZO<br />

Forno ALzetta<br />

BARCIS<br />

Comune di Barcis<br />

Cartoleria<br />

Panificio De Giusti<br />

ANDREIS<br />

Comune di Andreis<br />

Locanda Al vecio For<br />

Chiosco Camping<br />

CLAUT<br />

Comune di Claut<br />

Supermercato<br />

Farmacia<br />

CIMOLAIS<br />

Comune di Cimolais<br />

Osteria Pian Pinedo<br />

ERTO<br />

Comune di Erto<br />

Ufficio postale<br />

Bar passo sant’Osvaldo<br />

Bar Stella<br />

MEDUNO<br />

Roncadin<br />

Bar da Laura<br />

Bar Meridiana<br />

TRAMONTI DI SOTTO<br />

Bar Antica Corte<br />

TRAMONTI DI SOPRA<br />

Alimentari SISA<br />

FRISANCO<br />

Comune di Frisanco<br />

Circolo operaio<br />

Bar in piazza<br />

POFFABRO<br />

Bar in piazza<br />

SEQUALS<br />

Bar al cret<br />

Edicola 4 Borghi<br />

LESTANS<br />

Supermercato<br />

Bar alla Posta<br />

SOLIMBERGO<br />

Da Mander<br />

TRAVESIO<br />

Harry's Bar<br />

Caffè (Piazza XX Settembre)<br />

Cokki Bar (Zancan)<br />

TOPPO<br />

Alimentari<br />

CASTELNUOVO<br />

Bierkneipe (Loc. Paludea)<br />

Trattoria (Loc. Vigna)<br />

PINZANO<br />

Market Da Cinzia<br />

Bar Progresso<br />

VALERIANO<br />

Ristorante Don Chisciotte<br />

Alimentari e Bar Lucco<br />

CLAUZETTO<br />

Bar – Alimentari Da Andrea<br />

Edicola di Nadia Colledani<br />

VITO D'ASIO<br />

Ristorante L’Ortal<br />

ABBIAMO DISTRIBUITO SUL<br />

TERRITORIO DEGLI ESPOSITORI /<br />

CONTENITORE, QUI DI SEGUITO LA LISTA<br />

DEI POSTI DOVE SONO STATI LASCIATI<br />

PER POTER TROVARE LA RIVISTA<br />

GRATUITA DEL NOSTRO TERRITORIO<br />

SAN FRANCESCO<br />

Alimentari Ristorante<br />

Da Renzo<br />

ANDUINS<br />

Ristorante alla Posta<br />

CASIACCO<br />

Bar alle Alpi<br />

24<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>


BUONE PRATICHE<br />

IMPRENDITORI<br />

CHE FANNO RETE<br />

di redazione<br />

È<br />

difficile vincere le sfide globali con<br />

le sole proprie forze. Molto meglio<br />

aggregarsi e collaborare, unendo le<br />

forze seppure restando autonomi: è la<br />

scommessa <strong>delle</strong> reti di impresa.<br />

Da qualche anno si<br />

è affacciata sul mercato<br />

un nuovo modello<br />

imprenditoriale: la rete<br />

d’impresa. Si tratta di una<br />

forma di aggregazione<br />

che riunisce diversi<br />

soggetti accomunati dalla<br />

volontà di portare avanti<br />

un progetto condiviso,<br />

mettendo a fattor comune<br />

le proprie peculiarità.<br />

Questa forma di<br />

collaborazione non è una<br />

peculiarità del nostro<br />

territorio, ma ben si adatta<br />

alle caratteristiche <strong>delle</strong><br />

imprese che ci circondano.<br />

Ne abbiamo parlato con<br />

Saverio Maisto, direttore<br />

generale del consorzio NIP.<br />

per il<br />

di<br />

della<br />

di<br />

Consorzio<br />

Nucleo<br />

Industrializzazione<br />

Provincia<br />

Pordenone<br />

SAVERIO MAISTO<br />

(direttore generale<br />

consorzio NIP)<br />

Ci sono reti d’impresa nel<br />

nostro territorio?<br />

Al momento se ne sono<br />

create due: MIKITA, che<br />

riunisce Fox, Lionsteel,<br />

Mercury e Tecnocut<br />

che sono quattro<br />

aziende del settore<br />

coltellinaio, e poi c’è<br />

una seconda rete legata<br />

alla componentistica<br />

meccanica, in cui<br />

partecipano Meccaniche<br />

del Mistro e BVB.<br />

Però è un’opportunità<br />

che sta riscuotendo un<br />

certo interesse da parte di<br />

altre aziende, che stanno<br />

valutando se il modello è<br />

adatto alla loro realtà.<br />

Quali sono le novità che<br />

introduce?<br />

In realtà questo modello<br />

non è una vera novità:<br />

è più corretto affermare<br />

che fornisce un quadro<br />

normativo di riferimento<br />

e <strong>delle</strong> opportunità di<br />

finanziamento.<br />

Infatti, quando lo<br />

descrivo sottolineo<br />

sempre l’opportunità,<br />

in cui le aziende<br />

restano indipendenti<br />

ma collaborano<br />

volontariamente su un<br />

progetto specifico.<br />

Il vantaggio di un<br />

inquadramento a livello<br />

fiscale e normativo,<br />

in fondo, non è che<br />

la definizione e la<br />

professionalizzazione<br />

di ciò che molti fanno<br />

quotidianamente.<br />

Si spieghi meglio<br />

Quando un cliente<br />

chiede una lavorazione<br />

che l’azienda non<br />

è in grado di fare, è<br />

comune esternalizzare il<br />

processo, chiedendo alle<br />

conoscenze personali, così<br />

da consegnare il lavoro<br />

finito.<br />

Ecco, la rete di impresa<br />

in sostanza fa lo stesso:<br />

raggruppa soggetti<br />

diversi, ne mantiene le<br />

diversità, ma consente di<br />

presentarsi al cliente come<br />

un soggetto unico capace<br />

di realizzare il prodotto<br />

finale anche oltre le<br />

potenzialità del singolo.<br />

Quali caratteristiche<br />

servono per creare una<br />

rete d’impresa?<br />

Non incide la dimensione<br />

aziendale, quello che<br />

conta è la selezione dei<br />

partner: gli imprenditori<br />

devono avere fiducia<br />

reciproca e aver voglia di<br />

abbracciare un percorso<br />

comune.<br />

All’inizio, di comune<br />

accordo si sviluppa la<br />

strategia per realizzare<br />

l’obiettivo, poi via via si<br />

rafforza la collaborazione<br />

fino a giungere addirittura<br />

alla condivisione <strong>delle</strong><br />

banche dati.<br />

Altra caratteristica<br />

importante è la<br />

specializzazione<br />

produttiva, che consente<br />

di aggregare aziende che<br />

sanno proporre lavorazioni<br />

peculiari e diversificate in<br />

modo da essere attraenti<br />

verso la clientela senza<br />

sovrapposizioni.<br />

Perché questo modello<br />

funziona bene con le<br />

nostre aziende?<br />

Le aziende del nostro<br />

territorio sono spesso di<br />

piccole dimensioni, ma<br />

hanno una fortissima<br />

propensione al lavoro che<br />

ci è riconosciuta anche<br />

all’estero. L’essere così<br />

piccoli, però è un limite<br />

quando ci presentiamo<br />

a livello internazionale,<br />

mentre con la rete d’impresa<br />

ci si può presentare agli<br />

occhi dei potenziali clienti<br />

come maggiormente<br />

strutturati e attirare<br />

commesse più complesse.<br />

A ciò si aggiunge il fatto<br />

che la rete d’impresa<br />

accede a finanziamenti<br />

ad hoc che sostengono il<br />

marketing, che aiutano<br />

la commercializzazione<br />

dei prodotti in Italia e<br />

all’estero e hanno capitolati<br />

specifici per attrarre figure<br />

manageriali esterne per<br />

aprirsi a nuovi mercati o<br />

allargarsi in nuovi settori.<br />

Tutti grandi ostacoli per i<br />

piccoli imprenditori.<br />

Che ruolo ha il NIP?<br />

La rete d’impresa nasce<br />

dalla volontà <strong>delle</strong><br />

aziende, che devono voler<br />

collaborare e che nelle<br />

nostre realtà si conoscono<br />

già. Il NIP crea il contesto<br />

giusto perché si sviluppi<br />

questo modello, ma resta<br />

un arbitro super partes il<br />

cui unico obiettivo è far<br />

funzionare il modello.<br />

26<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>


ILLUSTRI CONCITTADINI<br />

UGO ZANNIER<br />

VOLATORE<br />

TESTARDO<br />

di Caterina di Paolo<br />

Profumi d’Autunno in Agriturismo<br />

zucca, funghi e castagne<br />

per un fantastico weekend enogastronomico<br />

Al Luogo del Giulio<br />

Agriturismo<br />

con camere<br />

Via Pordenone 155, MANIAGO PN<br />

+39 0427.730444 / info@luogodelgiulio.it<br />

www.luogodelgiulio.it<br />

Ugo Zannier nasce nel 1913 a Clauzetto<br />

e fin da giovanissimo ama il volo più<br />

di ogni altra cosa. Riuscirà in una vita<br />

brevissima a inseguire il suo sogno senza<br />

mai arrendersi, costruendo un aliante dal<br />

nome “Il Friuli” e decollando per primo dal<br />

monte Valinis nel 1933.<br />

Aereo in volo<br />

Quella di Ugo Zannier<br />

è la storia emozionante di<br />

come le avversità possano<br />

essere trasformate in<br />

ispirazione, con il giusto<br />

impegno; ma anche di<br />

come il sogno di uno possa<br />

cambiare tutti: è grazie a<br />

Zannier se tutt’ora attorno<br />

al monte Valinis di Meduno<br />

vediamo uomini volanti da<br />

tutto il mondo.<br />

Zannier ama il volo fin<br />

da bambino, e per questa<br />

ragione lascia il suo Friuli:<br />

a soli quindici anni viene<br />

assunto nella ditta di<br />

aeroplani Breda, a Milano,<br />

come disegnatore. In<br />

seguito, si sposta in Emilia<br />

Romagna, a Pavullo,<br />

Il battesimo con la bottiglia di spumante<br />

e consegue il brevetto<br />

di pilota per velivoli<br />

senza motore. E poi un<br />

inceppamento: Zannier,<br />

ancora giovanissimo<br />

(aveva diciannove anni),<br />

vuole iscriversi al corso<br />

per allievi sottufficiali piloti<br />

della Regia aeronautica<br />

ma viene riformato per<br />

scompenso cardiaco.<br />

Zannier però non si<br />

abbatte e prende una<br />

decisione: costruire un<br />

velivolo con le proprie<br />

mani.<br />

Inseguendo il sogno<br />

Per esaudire il suo desiderio<br />

Zannier lascia il posto<br />

sicuro alla Breda e torna<br />

in Friuli, nel 1932. Due<br />

persone comprendono<br />

il suo potenziale e lo<br />

aiutano a realizzare il<br />

suo progetto: Benvenuto<br />

Brovedani, ingegnere e<br />

direttore della scuola di<br />

disegno di Meduno, che<br />

lo assiste tecnicamente<br />

ed economicamente, e<br />

l’ufficiale pilota Raffaello<br />

Scarton, che accompagna<br />

Ugo a lezione di volo nella<br />

scuola di Campoformido.<br />

Anche il Comune di<br />

Clauzetto fa la sua parte,<br />

concedendo a Ugo lo spazio<br />

per realizzare il suo grande<br />

sogno: un’aula per montare<br />

il velivolo, che aveva<br />

un’apertura alare di dodici<br />

metri. Ugo ha in mente un<br />

velivolo che conosceva: lo<br />

Zogling, un mezzo tedesco<br />

simile a quello con cui era<br />

diventato pilota. Zannier<br />

ricorda bene quell’aereo e<br />

fa di tutto per migliorarlo,<br />

lavorando alacremente:<br />

nel giro di un anno,<br />

la macchina c’è – e si<br />

chiama “Il Friuli”. Zannier<br />

comincia a testare l’aereo<br />

a Sequals, per poi spostarsi<br />

a Campoformido, dove il<br />

La posizione del pilota<br />

collaudo viene superato. Il<br />

giorno fatidico è il 28 ottobre<br />

1933: dal monte Valinis Ugo<br />

si lancia con la macchina<br />

che ha pensato e costruito,<br />

sorvolando Meduno e<br />

Cavasso e atterrando<br />

a nord di Solimbergo.<br />

Successivamente volerà<br />

dal monte Quarnan. Aveva<br />

solo vent’anni, ma una<br />

determinazione inesauribile.<br />

Una piccola<br />

ricompensa<br />

Tra il suo primo, clamoroso<br />

volo e il 1934 un team di<br />

Ugo Zannier<br />

(1913-1938)<br />

medici annulla la diagnosi<br />

di scompenso cardiaco<br />

che aveva impedito Ugo<br />

di entrare nell’aeronautica,<br />

portandolo ad avvicinarsi<br />

al volo in un modo diverso<br />

e unico. Così Zannier<br />

diventa, finalmente, pilota<br />

militare; divenuto celebre<br />

dopo la sua missione<br />

friulana, riesce anche a<br />

volare nella pattuglia<br />

acrobatica come solista.<br />

In Spagna, durante<br />

un’azione di guerra,<br />

Zannier muore nel<br />

1938: volava con il<br />

suo comandante e<br />

per proteggerlo da un<br />

attacco di mitraglia è<br />

spirato al posto suo. Ma<br />

il giovane ha lasciato<br />

una traccia profonda nel<br />

Friuli che tanto amava,<br />

aprendo la zona di<br />

Meduno agli appassionati<br />

di volo e dando una<br />

lezione di intelligenza e<br />

progettualità.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 29


30<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 31


STORIE DI SPORT<br />

STORIE DI SPORT<br />

ROCCIA,<br />

GHIACCIO,<br />

ACQUA<br />

di Gianluca Liva<br />

Ci sono sport non convenzionali che,<br />

spesso, associano all’esercizio fisico<br />

la profonda connessione con il territorio<br />

in cui vengono praticati. E i cultori che<br />

amano abbinare sport e avventura, qui,<br />

trovano pane per i loro denti.<br />

SPELEOLOGIA E GROTTISMO<br />

Ci sono approcci<br />

diversi nell’andar per<br />

grotte. Lo speleologo si<br />

addentra nelle profondità<br />

della terra con il preciso<br />

scopo fare ricerca<br />

scientifica, il grottista,<br />

invece, scende nelle<br />

cavità naturali spinto<br />

dal desiderio di praticare<br />

uno sport capace di<br />

emozionare. Entrambi,<br />

però, condividono un<br />

profondo amore e una<br />

grande curiosità per il<br />

mondo sotterraneo. E una<br />

volta capita la passione,<br />

si può scegliere di<br />

esplorare le grotte come<br />

se fosse un’avventura<br />

sportiva ed<br />

esplorativa<br />

oppure<br />

“specializzarsi”<br />

in vari rami:<br />

fotografia<br />

in grotta,<br />

biospeleologia,<br />

archeologia.<br />

32<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

Da decenni l’Unione<br />

Speleologica Pordenonese<br />

del CAI coltiva una lunga<br />

tradizione che accoglie<br />

sempre più appassionati<br />

pronti a esplorare il lato<br />

più nascosto <strong>delle</strong> <strong>Valli</strong> e<br />

<strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>.<br />

Una missione che prende<br />

avvio dalla grotta di<br />

Barcis, ossia la prima<br />

grotta didattica d’Italia,<br />

adatta per i principianti<br />

che vengono guidati dal<br />

personale esperto che<br />

spiega loro le meraviglie<br />

di questo affascinante<br />

mondo.<br />

In origine, questo antro<br />

era accessibile come<br />

grotta turistica<br />

ma il continuo<br />

passaggio<br />

di gente ha<br />

rovinato le<br />

concrezioni, le<br />

caratteristiche<br />

«Ci muoviamo alla ricerca e<br />

all’esplorazione di quello che<br />

si può chiamare il “settimo<br />

continente”, quello sotto a noi.<br />

Chi vuole cominciare lo<br />

portiamo in una “prima grotta”:<br />

una cavità sicura e adatta<br />

a prendere confidenza con<br />

questa disciplina. Un esempio<br />

è la grotta della vecchia diga a<br />

Barcis: una grotta orizzontale<br />

che può ospitare scolaresche<br />

e gruppi di persone.»<br />

GIORGIO FORNASIER<br />

USP del CAI<br />

Gianpaolo Pessina - USP Cai PN - 2017<br />

formazioni che si possono<br />

ammirare nelle cavità<br />

rocciose. Per questo<br />

motivo si è deciso di<br />

trasformarla in una grotta<br />

didattica, un luogo ideale<br />

in cui far capire alle<br />

persone quanto ricco sia il<br />

mondo sotterraneo.<br />

Qui i novizi grottisti<br />

possono prendere<br />

dimestichezza con le<br />

correnti d’aria e con<br />

l’umidità, toccare la roccia<br />

e osservare forme di vita<br />

uniche, studiare i fossili e<br />

visitare gli antri che una<br />

volta erano la casa dei<br />

pipistrelli.<br />

Il secondo passo, una<br />

volta presa confidenza<br />

con i primi rudimenti<br />

di avvicinamento alla<br />

speleologia, saranno i<br />

corsi per preparare i futuri<br />

grottisti a entrare nelle<br />

grotte verticali, quelle<br />

che discendono nelle<br />

MA È VERO CHE NELLE GROTTE<br />

PROFONDE MANCA L’ARIA?<br />

«Nemmeno per sogno! Di aria ce n’è in abbondanza.<br />

Così come l’acqua penetra nei meandri più difficili<br />

della roccia, anche l’aria pervade l’ambiente.<br />

Si tratta di una preoccupazione infondata»,<br />

parola di Giorgio Fornasier.<br />

profondità della terra.<br />

Le grotte, infatti,<br />

possono svilupparsi<br />

sia in orizzontale che<br />

in verticale. Le grotte<br />

verticali sono anche dette<br />

pozzi o abissi, nel caso<br />

siano particolarmente<br />

profonde. Sono queste<br />

le grotte che avvicinano<br />

sempre più appassionati,<br />

pronti ad affrontare una<br />

“arrampicata al contrario”,<br />

come nel caso del Bus de<br />

la Lum (Buco della luce),<br />

una grotta carsica nel<br />

territorio del comune di<br />

Caneva, o del maestoso<br />

e complicato complesso<br />

<strong>delle</strong> Grotte di Pradis, uno<br />

dei luoghi più suggestivi<br />

e che propongono nuove<br />

sfide ancora oggi.<br />

Rispetto all’arrampicata in<br />

montagna, le tecniche per<br />

scendere e risalire sono<br />

differenti, con l’utilizzo<br />

della sola corda, poiché<br />

in una grotta non ci si<br />

può fidare della roccia<br />

e si procede sospesi,<br />

stendendo le corde<br />

dall’alto senza far sì che si<br />

sfreghino sulla roccia<br />

TORRENTISMO / CANYONING<br />

Il canyoning è uno sport<br />

che unisce l’amore per<br />

la roccia, per l’acqua<br />

e per l’avventura. Si<br />

pratica scendendo nelle<br />

forre: profonde gole tra<br />

le cui pareti scorre un<br />

corso d’acqua. Si segue<br />

il percorso del torrente e<br />

AMRIT<br />

Amrit è danese ma da 11<br />

anni gestisce, assieme<br />

alla sua compagna<br />

Gatita, l’albergo diffuso<br />

di Clauzetto, Vito d’Asio<br />

e Tramonti. Quando<br />

ha conosciuto la<br />

possibilità di praticare<br />

il torrentismo grazie<br />

ALPINISMO E ARRAMPICATA SPORTIVA<br />

ICE CLIMBING<br />

Non è detto che le<br />

scalate avvengano solo<br />

su roccia. Una <strong>delle</strong><br />

varianti più avventurose<br />

dell’alpinismo è<br />

l’arrampicata su ghiaccio.<br />

Si tratta di una disciplina<br />

per pochi e consiste in un<br />

mix di tempismo, calcolo<br />

e bravura tecnica.<br />

Ne abbiamo parlato con<br />

la guida alpina<br />

Riccardo Del Fabbro.<br />

si superano gli ostacoli<br />

come, per esempio,<br />

piccole cascate.<br />

Nel nostro territorio, il<br />

torrentismo gode di ottima<br />

fama e di moltissime<br />

possibilità per chiunque.<br />

Tutta l’area di Claut,<br />

Cimolais e della Val<br />

alle guide alpine del CAI,<br />

ha deciso di far nascere<br />

4lander canyoning, per<br />

organizzare e diffondere<br />

sempre più questa<br />

disciplina.<br />

Un danese in Friuli. Cosa<br />

ti ha portato qui?<br />

«Ho 62 anni ed ero partito<br />

dalla Danimarca quando<br />

ne avevo 16. Ho viaggiato<br />

tantissimo ma quando<br />

sono giunto nella valle di<br />

Pradis ho capito che quello<br />

era il posto. È stata una<br />

sensazione netta e definita:<br />

qua mi sarei fermato.<br />

GIUSEPPE GIORDANI<br />

Guida alpina Cai<br />

L’alpinismo è una<br />

pratica finalizzata a<br />

RICCARDO DEL FABBRO<br />

Guida alpina<br />

In cosa consiste<br />

l’arrampicata su ghiaccio?<br />

«È una pratica alpinistica<br />

che si svolge in inverno.<br />

Serve una cascata che,<br />

Zemola sono ricchissime<br />

di forre note a livello<br />

internazionale. È un modo<br />

diverso di avvicinarsi<br />

alla montagna, adatto a<br />

chi vuole immergersi in<br />

ambienti dalla bellezza<br />

quasi disarmante.<br />

Tra boschi e torrenti…<br />

In Friuli c’è una<br />

concentrazione di forre<br />

tra le più alte d’Europa.<br />

Di solito esploriamo il<br />

torrente Cosa, adatto a<br />

partire dagli otto anni<br />

d’età. È meraviglioso.<br />

Poi ci sono anche altre<br />

forre, ben più difficili,<br />

adatte a chi ha una<br />

preparazione alpinistica.<br />

Il torrentismo è una<br />

disciplina perfetta per chi<br />

vuole entrare per davvero<br />

nel cuore della montagna<br />

e della natura.<br />

superare le difficoltà<br />

che si incontrano<br />

lungo la scalata della<br />

parete rocciosa di un<br />

monte fino, di solito,<br />

a giungere alla cima.<br />

L’arrampicata sportiva,<br />

invece, si pratica in<br />

luoghi accessibili, pratici,<br />

di brevi dislivello e<br />

lunghezza e con percorsi<br />

ben attrezzati e protetti»,<br />

chiarisce.<br />

con il gelo, si è ghiacciata<br />

e ci si arrampica fino in<br />

cima, utilizzando picozze e<br />

ramponi».<br />

Quali sono i luoghi in cui<br />

è più facile trovare queste<br />

“pareti provvisorie”?<br />

«Ci sono tantissimi punti<br />

e l’unica discriminante<br />

è l’andamento <strong>delle</strong><br />

temperature. Con il<br />

riscaldamento globale<br />

bisogna spingersi sempre<br />

più in alto per trovare le<br />

cascate ghiacciate e non<br />

Difficile parlare di<br />

arrampicata in termini<br />

generici. È preferibile<br />

distinguere tra l’arrampicata<br />

sportiva e il vero e proprio<br />

alpinismo. Per praticare<br />

l’arrampicata sportiva ci<br />

sono molte “palestre”: pareti<br />

attrezzate con gli elementi<br />

di sicurezza già ancorati<br />

alla roccia. L’arrampicata<br />

sportiva si può svolgere<br />

in località Ponte Compol,<br />

vicino a Cimolais, che<br />

correre il rischio che ci sia un<br />

crollo. La Val Cimoliana ha<br />

la fortuna di avere cascate<br />

anche in alta quota e questo<br />

permette di avere ancora la<br />

possibilità di scalarle quando<br />

si ghiacciano».<br />

Quante persone la<br />

praticano?<br />

«È senza dubbio una<br />

disciplina di nicchia.<br />

L’ambiente è ostile, freddo,<br />

e deve piacere quella<br />

che in gergo si definisce<br />

arrampicata aleatoria che<br />

presenta anche itinerari<br />

molto facili e adatti alla<br />

didattica, mentre a Ponte<br />

Gotte o nei pressi del Rifugio<br />

Pordenone si trovano altre<br />

pareti un po’ più tecniche,<br />

adatte a chi ha già un po’ di<br />

pratica.<br />

- tradotto - è l’arrampicata<br />

dove tutto può succedere. Il<br />

fascino, però, è indubitabile.<br />

Le cascate restano<br />

ghiacciate per pochi giorni.<br />

Trovarle e scalarle è una<br />

sfida unica per chi ama<br />

cogliere l’attimo».<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 33


PREVENZIONE<br />

SPORT<br />

ESTREMI<br />

SENZA RISCHI<br />

di Gianluca Liva<br />

Il fascino di montagne, grotte, cascate<br />

ghiacciate e torrenti è innegabile.<br />

L’immersione nell’ambiente naturale,<br />

però, non è priva di rischi.<br />

Prima di lanciarsi alla<br />

conquista di una cima o<br />

calarsi nelle profondità<br />

del suolo, è bene seguire<br />

alcuni consigli per evitare<br />

di trovarsi in situazioni<br />

che potrebbero mettere a<br />

repentaglio l’incolumità.<br />

La natura non deve<br />

essere considerata<br />

esclusivamente come una<br />

fonte di pericoli. Tuttavia,<br />

è sempre bene tenere<br />

presente che ci si trova in<br />

ambienti particolari e che<br />

bisogna seguire le giuste<br />

indicazioni per praticare<br />

in sicurezza anche le<br />

discipline sportive più<br />

particolari.<br />

CARLO FACHIN<br />

(Responsabile Medicina<br />

dello Sport dell’Azienda per<br />

l'Assistenza Sanitaria 5 "Friuli<br />

Occidentale", specialista in<br />

Medicina sportiva.)<br />

Come approcciarsi<br />

agli sport “non<br />

convenzionali”?<br />

Queste discipline<br />

si svolgono<br />

necessariamente in un<br />

ambiente considerato<br />

“ostile” per l'essere<br />

umano. Di conseguenza<br />

bisogna provvedere a<br />

una buona preparazione<br />

che le varie scuole <strong>delle</strong><br />

sezioni del CAI (Club<br />

Alpino Italiano) – diffuse<br />

su tutto il territorio<br />

nazionale – possono<br />

offrire. Si tratta di corsi<br />

organizzati con istruttori<br />

di livello.<br />

A riprova dell’importanza<br />

fondamentale di questa<br />

preparazione preliminare<br />

ci sono le statistiche sugli<br />

incidenti che avvengono<br />

in montagna: solo una<br />

minima parte riguarda i<br />

tesserati CAI. Le scuole<br />

forniscono preparazione<br />

e cultura necessarie per<br />

avere la consapevolezza<br />

dello sport che si sta per<br />

praticare.<br />

La visita medicosportiva<br />

è necessaria?<br />

Le visite sportive - in<br />

base al decreto-legge<br />

158/2012<br />

- riguardano i tesserati e<br />

le tesserate a federazioni<br />

sportive nazionali.<br />

Il decreto prevede<br />

che, in base all’attività<br />

agonistica o meno, su<br />

richiesta del presidente<br />

della società siano<br />

eseguiti accertamenti<br />

medici di varia natura.<br />

Il mio consiglio, in ogni<br />

caso, è di parlarne con il<br />

proprio medico di fiducia<br />

prima di intraprendere<br />

tali attività.<br />

È bene seguire un regime<br />

alimentare specifico?<br />

Alimentazione e<br />

idratazione vanno<br />

valutate da caso a caso<br />

e non è bene proporre<br />

un programma generale,<br />

valido per chiunque.<br />

La dieta deve essere<br />

adeguata alle singole<br />

esigenze e all’intensità di<br />

attività che si svolge.<br />

Preparazione fisica<br />

e mentale, corretta<br />

alimentazione. Manca<br />

altro?<br />

Julius Kugi, grande<br />

alpinista del secolo<br />

scorso, asseriva che la<br />

montagna non ha pietà<br />

dei male equipaggiati<br />

e dei male allenati. Un<br />

buon equipaggiamento<br />

e la giusta preparazione<br />

sono due condizioni<br />

essenziali assieme<br />

alla prudenza, alla<br />

conoscenza, alla<br />

valutazione, a una<br />

buona dose di umiltà e,<br />

soprattutto, all’amore per<br />

la natura che ci consente<br />

di tornare a casa.<br />

Figura in bronzo di Julius Kugi<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 35


TIPICO<br />

ROSA O ROSSA,<br />

È STAGIONE<br />

DI CIPOLLA<br />

di Elena Tomat<br />

Di colore rosso a Cavasso, più rosata a<br />

Castelnovo del Friuli, quest’ortaggio<br />

in apparenza banale sta conoscendo una<br />

vera riscoperta, dopo decenni in cui la sua<br />

coltivazione era stata abbandonata.<br />

6 USCITE/ANNO<br />

Nei campi della<br />

Pedemontana pordenonese,<br />

il finire dell’estate è un<br />

momento importante,<br />

perché si raccoglie e si<br />

intreccia la cipolla. Un<br />

tempo considerata<br />

alimento povero ma<br />

che oggi rivive una<br />

nuova giovinezza,<br />

merito anche del suo<br />

inserimento tra i presidi<br />

Slow Food con il nome di<br />

“Cipolla di Cavasso e della<br />

Val Cosa”. Fino agli anni<br />

Cinquanta, infatti, essa era<br />

uno dei prodotti su cui si<br />

fondava l’economia agricola<br />

locale e rappresentava<br />

un’importante fonte di<br />

sostentamento per le<br />

famiglie contadine, oggi<br />

abbiamo scoperto che<br />

è anche un prodotto di<br />

eccellenza.<br />

Il documentario:<br />

“Cipolla rossa<br />

di Cavasso Nuovo tra<br />

storia, tradizione e<br />

gusto”, realizzato dal<br />

regista Christian Canderan<br />

è un modo intenso per<br />

raccontare la storia della<br />

cipolla e <strong>delle</strong> donne che in<br />

passato la coltivavano<br />

e vendevano.<br />

La cipolla rossa di<br />

Cavasso Nuovo<br />

Le sementi erano state<br />

tramandate con cura<br />

dalle donne del paese,<br />

che fino al secondo<br />

dopoguerra avevano<br />

portato avanti questa<br />

coltivazione, andando<br />

anche a vendere i preziosi<br />

bulbi in giro per<br />

la regione.<br />

Le stesse<br />

utilizzate dagli<br />

agricoltori<br />

che hanno<br />

ricominciato<br />

a puntare su questa<br />

storica varietà, riuniti in<br />

Associazione e hanno<br />

aderito al disciplinare<br />

Slow Food, che si fonda<br />

sulla conservazione<br />

della biodiversità e <strong>delle</strong><br />

antiche tradizioni.<br />

Oggi i produttori ufficiali<br />

sono quindici, per un<br />

raccolto di 120 quintali<br />

di cipolla all’anno: un bel<br />

risultato rispetto ai dieci<br />

quintali di un decennio<br />

fa, e se si considerano<br />

poi i terreni coltivati<br />

dalle persone del luogo<br />

per autoconsumo, il<br />

quantitativo totale è<br />

anche maggiore.<br />

Il disciplinare di<br />

produzione prevede che<br />

la coltivazione segua<br />

il metodo di un tempo:<br />

senza utilizzo di sostanze<br />

chimiche e rispettando<br />

la rotazione colturale<br />

(dopo un anno la<br />

cipolla rossa<br />

deve essere<br />

spostata per<br />

lasciar riposare<br />

il terreno).<br />

«Vent’anni fa non era ancora<br />

famosa, era semplicemente<br />

la cipolla che si piantava<br />

ogni anno nell’orto.<br />

Poi, grazie alle ricerche<br />

effettuate dall’Università<br />

degli studi di Udine,<br />

è risultato un prodotto<br />

di eccellenza.»<br />

La cipolla rosa della<br />

Val Cosa<br />

Come la cipolla rossa,<br />

anche quella rosa è un<br />

ortaggio stagionale, che<br />

finisce subito essendo<br />

prodotta in piccole<br />

quantità: si può trovare<br />

da agosto a novembredicembre<br />

anche in fiere e<br />

mercati locali di prodotti<br />

enogastronomici.<br />

Lato produzione, si<br />

muove sulla stessa<br />

linea anche<br />

l’associazione<br />

culturale<br />

Rivindicules,<br />

impegnata<br />

nella conservazione e<br />

valorizzazione dei prodotti<br />

agricoli locali, tra cui la<br />

cipolla rosa della Val Cosa.<br />

Infatti, i produttori<br />

che fanno capo<br />

all’associazione, ora<br />

estesi anche alla Val<br />

d’Arzino, seguono un<br />

proprio disciplinare con<br />

un metodo di coltivazione<br />

‘naturale’: letame di<br />

pecora e stallatico,<br />

sovesci, pacciamatura<br />

con la paglia e<br />

niente chimica.<br />

«La cipolla della Val Cosa<br />

è molto dolce, ha il 10% di<br />

zucchero. Ho recuperato io<br />

il seme quarant’anni fa; poi<br />

ho cominciato a distribuire<br />

le piantine agli amici con<br />

l’intento di diffondere il più<br />

possibile questa varietà sul<br />

territorio; infine ho fondato<br />

l’associazione.»<br />

Fotografie di malga Pian Pagnon: di F. Galifi,<br />

tratte dal libro “Vivere in malga”<br />

MICHELA SPIGOLON<br />

Presidente dell’Associazione produttori cipolla rossa<br />

di Cavasso Nuovo.<br />

GIANNINO COZZI<br />

Presidente dell’associazione culturale Rivindicules<br />

di Castelnovo del Friuli<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 37


TIPICO<br />

UNA CIPOLLA<br />

DOLCE<br />

E DELICATA<br />

di Elena Tomat<br />

Intervista a Daniele Corte, gestore<br />

della Trattoria “Ai Cacciatori”<br />

di Cavasso Nuovo<br />

DANIELE CORTE<br />

Daniele Corte e<br />

Angelina Zecchini sono<br />

stati i primi a utilizzare<br />

e promuovere la cipolla<br />

rossa di Cavasso Nuovo<br />

nella loro Trattoria “Ai<br />

Cacciatori”.<br />

Quali sono le<br />

principali proprietà<br />

di questa varietà di<br />

cipolla?<br />

La cipolla rossa di<br />

Cavasso possiede <strong>delle</strong><br />

proprietà particolari: è<br />

diuretica, depurativa e<br />

anche particolarmente<br />

digeribile.<br />

È caratterizzata alla vista<br />

dal suo colore rosso con<br />

screziature violacee.<br />

In cosa si differenzia<br />

dalla comune<br />

cipolla?<br />

Oltre alla sua naturalità,<br />

rispetto alle cipolle che<br />

troviamo al supermercato<br />

ha un gusto più dolce<br />

e delicato e una<br />

consistenza corposa e<br />

croccante, che consente<br />

di accorciare leggermente<br />

i tempi di cottura (anche<br />

per mantenerne intatte<br />

tutte le proprietà).<br />

Inoltre, è un prodotto<br />

strettamente legato<br />

al territorio: infatti<br />

l’ambiente, la<br />

posizione geografica<br />

e le caratteristiche<br />

morfologiche e climatiche<br />

di Cavasso Nuovo sono<br />

ideali per la coltivazione<br />

di questo tipo di cipolla,<br />

che non crescerebbe con<br />

le stesse caratteristiche<br />

altrove.<br />

Con quali cibi si<br />

sposa meglio?<br />

Si può mangiare sia<br />

cotta che cruda oppure<br />

trasformata in marmellate<br />

e composte.<br />

Può essere impiegata per<br />

gli usi tradizionali della<br />

cipolla, ma si gusta al<br />

meglio con le insalate,<br />

le carni importanti, i<br />

formaggi stagionati e<br />

nella preparazione di<br />

antipasti sfiziosi.<br />

Ci suggerisce un<br />

abbinamento del<br />

territorio?<br />

La cipolla rossa è da<br />

sempre usata in paese<br />

per l’integrazione<br />

alimentare <strong>delle</strong> famiglie,<br />

in accompagnamento<br />

a piatti poveri come le<br />

verdure dell’orto, le patate<br />

e i fagioli.<br />

In inverno non può<br />

mancare una fumante<br />

zuppa di cipolla. Una<br />

ricetta che unisce questo<br />

ortaggio ad altri due<br />

prodotti tipici della zona<br />

è quella degli gnocchi<br />

di patate con Formai tal<br />

cit, cipolla rossa e pitina<br />

croccante.<br />

In che periodo<br />

la si può trovare<br />

in menu nei<br />

ristoranti che<br />

la utilizzano?<br />

La raccolta <strong>delle</strong> cipolle<br />

avviene fra la fine di<br />

agosto e gli inizi di<br />

settembre. In generale,<br />

se il raccolto è stato<br />

buono, si può trovare<br />

fino a febbraio/marzo,<br />

in quanto ha anche<br />

<strong>delle</strong> buone proprietà di<br />

conservazione.<br />

38<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

LA TRECCIA<br />

DI CIPOLLA<br />

La vendita della cipolla<br />

rossa di Cavasso, secondo<br />

il disciplinare di produzione<br />

seguito dall’omonima<br />

Associazione di produttori,<br />

è ammessa solo in treccia<br />

(in friulano riesti), come<br />

veniva fatto dalle donne<br />

di un tempo. Intrecciarla<br />

serviva a trasportarla più<br />

facilmente – a piedi, in<br />

bicicletta con la gerla o sui<br />

carretti – e a mantenerla<br />

più a lungo: appese al buio,<br />

le cipolle non accumulano<br />

umidità, evitando di<br />

germogliare e marcire. A<br />

fornire la materia prima<br />

per le trecce è la zona del<br />

Gorgon a Cavasso, dove<br />

cresce l’erba di palude (il<br />

palut) usata per legare tra<br />

loro i bulbi.


ESPLORANDO LE VALLI<br />

ESPLORANDO LE VALLI<br />

TESSERE<br />

D’AUTORE<br />

di Andrea Pegoraro<br />

Nel nostro territorio ci sono molte opere<br />

musive. Il visitatore ha l’imbarazzo<br />

della scelta perché può scegliere tra vari<br />

tipi di rappresentazioni, tra quelle che<br />

ricordano le usanze friulane e quelle che<br />

si rifanno alla tradizione religiosa, in una<br />

combinazione di passato e presente.<br />

Opere antiche e<br />

moderne, che ricordano<br />

la tradizione friulana e<br />

la religione ma anche<br />

personaggi importanti<br />

come Primo Carnera.<br />

Stiamo parlando dei<br />

mosaici, una forma d’arte<br />

molto diffusa in regione<br />

e una <strong>delle</strong> espressioni<br />

caratteristiche del nostro<br />

territorio. Così vale anche<br />

per i comuni <strong>delle</strong> <strong>Valli</strong> e<br />

<strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong>.<br />

Ecco un itinerario per<br />

turisti e appassionati<br />

che propone alcuni<br />

componimenti artistici da<br />

visitare.<br />

SEQUALS<br />

Il paese di Gian Domenico<br />

Facchina, che del mosaico<br />

è il padre moderno. Va da<br />

Primo Carnera - Igor Marziali<br />

40<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

CLAUZETTO<br />

Splendidi esempi musivi<br />

sono visibili anche sul<br />

balconeBalcone del<br />

Friuli, così chiamato per<br />

i fantastici panorami che<br />

si possono ammirare<br />

salendo i 98 scalini della<br />

Chiesa di San Giacomo.<br />

Un paese immerso nella<br />

natura, protagonista<br />

raffigurata sul fascione<br />

musivo che si trova nella<br />

facciata principale della<br />

casa di riposo.<br />

L’opera è piuttosto<br />

sé che è uno dei paesi con<br />

più testimonianze musive,<br />

lascito di una tradizione<br />

recente, realizzata nel<br />

1988 dal laboratorio<br />

milanese Fabricini, e<br />

permette al visitatore di<br />

viaggiare nel passato<br />

attraverso scene di vita<br />

della comunità montana<br />

del Friuli occidentale. La<br />

composizione consente,<br />

infatti, di essere goduta su<br />

vari livelli e personaggi,<br />

in particolare la famiglia<br />

di emigranti che ritorna<br />

nella terra di origine per<br />

costruire la propria casa.<br />

artigiana di lungo periodo.<br />

Una tappa fondamentale<br />

è il monumento agli<br />

emigranti che si trova<br />

sulla rotonda che smista<br />

il traffico verso Maniago e<br />

Lestans.<br />

L’opera balza<br />

immediatamente<br />

agli occhi per la sua<br />

imponenza. Occupa infatti<br />

uno spazio di otto metri<br />

d’altezza e sei di diametro.<br />

È una vela gonfiata dal<br />

vento, ideata per essere<br />

un’allegoria dell’emigrante<br />

friulano che ha<br />

attraversato il mare e<br />

portato oltreoceano la<br />

sua arte e il suo mestiere.<br />

La scultura è stata<br />

progettata e realizzata da<br />

vari artisti, tra cui Rino<br />

Pastorutti, Piergiorgio<br />

Patrizio, Fernando Di<br />

Floriano, Luciano Rui,<br />

Nino Bergamasco,<br />

Mario Carnera e Ivanoe<br />

Zavagno. Interessante<br />

il gioco cromatico che<br />

presenta una base bianca<br />

striata da lunghe strisce<br />

azzurre, blu e verdi,<br />

intervallate da segni<br />

arancioni, gialli e rossi.<br />

Entrando in paese, si può<br />

ammirare il mosaico su<br />

Primo Carnera realizzato<br />

da Igor Marziali all’interno<br />

della villa intitolata al<br />

pugile friulano. La figura<br />

del Gigante Buono esce<br />

dai confini della cornice e<br />

diventa più reale. L’artista<br />

ha infatti voluto ricordare<br />

la sua straordinaria<br />

fisicità, la sua eccezionale<br />

forza e la voglia di<br />

stravolgere un destino<br />

prefissato, affrancandosi<br />

da una povertà che nelle<br />

nostre terre sembrava<br />

ordinaria.<br />

Un esempio di dialogo<br />

con lo spazio aperto è<br />

il disco bidimensionale<br />

a due facce di fronte<br />

al Municipio. L’opera<br />

è stata realizzata da<br />

Giulio Candussio e dai<br />

Ingresso casa di riposo di Clauzetto<br />

mosaicisti della Scuola<br />

di Spilimbergo. Il tondo<br />

musivo è peculiare<br />

soprattutto nella parte<br />

rivolta al palazzo<br />

comunale che dà una<br />

sensazione di spessore<br />

tridimensionale.<br />

Per concludere la visita a<br />

Sequals, gli appassionati<br />

di arte sacra non potranno<br />

mancare una sosta nella<br />

Chiesa di Sant’ Andrea<br />

Apostolo, nella quale<br />

hanno lavorato numerosi<br />

mosaicisti.<br />

Tra questi Gino Avon,<br />

che ha raffigurato le<br />

stazioni della Via Crucis<br />

su fondo oro. È un’opera<br />

che trasmette una varietà<br />

di emozioni e sentimenti<br />

perché le figure e le<br />

narrazioni sono aderenti<br />

alla realtà e l’impianto<br />

musivo è impreziosito da<br />

un vivace gioco di colori e<br />

da una certa luminosità.<br />

ERTO E CASSO<br />

Il nostro itinerario musivo<br />

prosegue con le tradizioni<br />

di Erto e Casso che<br />

rimandano a una serie<br />

di riti in cui si mescolano<br />

sacro e profano e che<br />

rendono questi due paesi<br />

molto particolari nel<br />

panorama del territorio<br />

pordenonese.<br />

In questo contesto, nella<br />

Chiesa di Stortan si può<br />

SPILIMBERGO<br />

Per concludere, la<br />

tappa finale non può<br />

che essere la Città del<br />

Mosaico, dove ha sede<br />

l’omonima Scuola. Sono<br />

molte le opere presenti<br />

e diventa difficile fare<br />

una selezione, ma ne<br />

ricordiamo alcune.<br />

Insolito per la<br />

collocazione è il mosaico<br />

a forma romboidale posto<br />

sulla parete laterale della<br />

Chiesa di San Giuseppe<br />

e Pantaleone Martiri.<br />

L’opera è stata prodotta<br />

nel 1999 e risalta molto<br />

per le croci e le sfere che<br />

decorano una scacchiera<br />

ammirare un pannello<br />

musivo dedicato a San<br />

Bartolomeo apostolo,<br />

realizzato da Pietro<br />

Martinelli in smalto<br />

policromo. L’apostolo è al<br />

centro della composizione,<br />

mentre sullo sfondo c’è un<br />

paesaggio montano che<br />

fa pensare alla geografia<br />

del posto, ma anche al<br />

disastro del Vajont.<br />

di aree sovrapposte. I<br />

colori hanno una grande<br />

enfasi e conferiscono una<br />

certa espressività alla<br />

superficie musiva. Inoltre,<br />

una serie di iscrizioni<br />

in latino collocano la<br />

composizione nell’ambito<br />

della devozione mariana<br />

e del Rosario.<br />

Da lì, ci si sposta nel<br />

Duomo di origine<br />

gotica, che spicca per<br />

la sua forma snella e<br />

lanciata. La cripta offre al<br />

visitatore una splendida<br />

pavimentazione di<br />

mosaici del XIII secolo,<br />

quindi precedente<br />

Campanile della<br />

Chiesa Parrocchiale<br />

di San Bartolomeo<br />

Apostolo<br />

di Erto<br />

all’innovazione tecnica<br />

apportata da Gian<br />

Domenico Facchina,<br />

caratterizzata da tessere<br />

chiare e croci stilizzate.<br />

Prima di uscire, uno<br />

sguardo si deve posare<br />

sul confine tra il vano di<br />

servizio e la cappella che<br />

contiene il sarcofago di<br />

Walterpertoldo, nobile<br />

spilimberghese, è segnato<br />

da una lunga iscrizione<br />

composta da lettere a<br />

mosaico.<br />

Dal Duomo si può visitare<br />

il tempietto neoclassico<br />

dedicato ai caduti della<br />

Prima guerra mondiale.<br />

Sulla parete di fondo si<br />

nota un prezioso mosaico<br />

realizzato nel 1930 da<br />

Gino Avon, composto da<br />

una donna, un ragazzino<br />

e dietro una vittoria<br />

alata. La composizione<br />

è notevole e fa emergere<br />

il sacrificio di chi ha<br />

perso la vita per donare<br />

agli altri un mondo<br />

diverso. È un’opera<br />

che merita attenzione<br />

perché le tessere sono<br />

perfettamente sagomate e<br />

le figure sono molto reali.<br />

Per respirare un po' di<br />

modernità bisogna andare<br />

a Corte Europa, un tempo<br />

Caserma Bevilacqua e<br />

oggi centro produttivo e<br />

direzionale. La struttura,<br />

inaugurata nel 2001,<br />

ospita un obelisco alto<br />

otto metri realizzato da<br />

Giulio Candussio. La<br />

colonna è tripartita e<br />

al centro è raffigurata<br />

una fascia in smalto<br />

policromo con i nomi dei<br />

Paesi dell’Unione europea.<br />

Qui il mosaico è in stretto<br />

rapporto con lo spazio<br />

architettonico, l’impatto<br />

è forte perché davanti al<br />

monolite ci sono ventisei<br />

intersezioni musive<br />

che impreziosiscono<br />

altrettanti pilastri.<br />

La Scuola Mosaicisti è<br />

la sosta conclusiva di<br />

questo ideale percorso<br />

tra i mosaici. Essa<br />

offre ai suoi visitatori il<br />

privilegio di passeggiare<br />

su 2.700 metri quadrati<br />

di pavimento musivo e<br />

di apprezzare più di 400<br />

opere.<br />

Si può parlare<br />

tranquillamente di<br />

una galleria d’arte in<br />

continuo mutamento tra<br />

composizioni bizantine,<br />

romane e moderne, ma<br />

anche modelli di artisti<br />

contemporanei di fama<br />

internazionale. A questo<br />

proposito occorre citare<br />

l’omaggio alla pittrice<br />

indigena australiana Judy<br />

Watson Napangardi che<br />

ha realizzato un mosaico<br />

multicromatico dedicato<br />

all’arte tribale e alla<br />

cultura aborigena.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 41


ENDEMISMI<br />

PAESAGGI CHE<br />

CAMBIANO<br />

di Andrea Vendramin<br />

L<br />

’evoluzione del territorio friulano<br />

ha avuto due direzioni differenti,<br />

praticamente opposte, tra la pianura e le<br />

zone montane. Entrambe hanno prodotto<br />

nuovi equilibri in natura.<br />

All’epoca dei Romani<br />

sulla nostra pianura<br />

era presente la Silva<br />

Lupanica, una vastissima<br />

foresta confinante con le<br />

altre foreste venete che<br />

ricopriva interamente il<br />

nostro territorio da est a<br />

ovest.<br />

Con il passare dei secoli<br />

il territorio ha subito<br />

modificazioni radicali a<br />

causa dello sfruttamento<br />

per il legname e<br />

all’esigenza di ottenere<br />

sempre più zone coltivate<br />

per far fronte alla crescita<br />

della popolazione.<br />

All’inizio del 1900, le<br />

bonifiche della Bassa<br />

Pianura Friulana hanno<br />

contribuito ulteriormente<br />

alla riduzione del bosco<br />

che ormai occupa<br />

appena un’area di circa<br />

500 ettari nei comuni di<br />

Muzzana del Turgnano,<br />

Carlino, Castions di<br />

Strada, Terzo di Aquileia<br />

e Aquileia.<br />

Le autostrade<br />

naturali<br />

Ci sono alcune aree,<br />

anche nella nostra<br />

pianura, che resistono a<br />

questa evoluzione, ossia<br />

i corsi d’acqua: corridoi<br />

ecologici fondamentali<br />

che permettono gli<br />

spostamenti della<br />

fauna. I principali sono<br />

il Cellina, il Meduna, il<br />

Tagliamento, il Torre, il<br />

Natisone e l’Isonzo.<br />

Gli animali, sfruttando<br />

questi spazi seminaturali,<br />

percorrono da nord a<br />

sud la nostra pianura<br />

spostandosi alla ricerca<br />

di nuovi territori da<br />

colonizzare.<br />

Nonostante siano<br />

spesso minacciate<br />

nella loro naturalità da<br />

un’agricoltura intensiva,<br />

risultano essere aree<br />

importantissime<br />

dal punto di vista<br />

naturalistico, in molti<br />

casi protette. Non è un<br />

caso che il primo branco<br />

di lupi friulano si sia<br />

stanziato proprio nelle<br />

aree comprese tra Cellina<br />

e Tagliamento.<br />

Fiume Tagliamento dal Monte Ragogna - Andrea Vendramin<br />

Borgo abbandonato di Palcoda (Tramonti di Sotto)<br />

Andrea Vendramin - Il Villaggio Degli Orsi<br />

Arriva il bosco, addio<br />

al prato<br />

In montagna si è<br />

verificato il fenomeno<br />

inverso. Le aree<br />

abbandonate sono<br />

andate incontro in breve<br />

tempo al riappropriarsi<br />

del bosco, gli alberi<br />

e i cespugli hanno<br />

riconquistato terreni,<br />

arrivando certe volte<br />

a nascondere quasi<br />

completamente le<br />

abitazioni abbandonate<br />

e i ricordi di chi ci viveva.<br />

Le attività di sfalcio, un<br />

tempo eseguite dalle<br />

famiglie che vivevano<br />

in quota, si sono<br />

drasticamente ridotte e i<br />

pascoli che ricoprivano le<br />

nostre montagne e colline<br />

sono in alcune zone solo<br />

un ricordo, sostituite da<br />

estese aree boscate.<br />

Molti animali che in esso<br />

vivono hanno trovato<br />

le condizioni ideali per<br />

riprodursi e trovare<br />

nutrimento.<br />

Gli spazi lasciati liberi<br />

dall’uomo sono stati<br />

occupati da ungulati,<br />

uccelli, rettili e anfibi e<br />

molti altri. Pensiamo al<br />

cervo, animale con un<br />

trend in netta crescita,<br />

che si sta ora affacciando<br />

anche all’alta pianura<br />

per trovare territori in<br />

cui vivere, molte volte<br />

occupando proprio le<br />

aree lungo le aste fluviali.<br />

D’altro canto, animali<br />

come il capriolo, la lepre<br />

o il gallo forcello possono<br />

soffrire l’eccessiva<br />

chiusura dei prati e<br />

pascoli.<br />

Parola d’ordine:<br />

equilibrio<br />

Analizzare questa<br />

situazione è utile<br />

perché ci insegna che<br />

in tutto è necessario<br />

un certo equilibrio e<br />

l’uomo agendo con<br />

coscienza può avere<br />

un ruolo fondamentale<br />

nel mantenerlo, dando<br />

armonia al territorio,<br />

intervallando con<br />

sapienza boschi e<br />

pascoli.<br />

Maggiore diversità<br />

ambientale si traduce<br />

quasi automaticamente<br />

in maggior diversità<br />

animale e questa<br />

constatazione dovrà<br />

guidare le politiche di<br />

sviluppo futuro.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 43


VICINI DI CASA<br />

IL RITORNO<br />

DEL LUPO<br />

di Andrea Vendramin<br />

Animali emblematici, misteriosi e in grado di<br />

risvegliare nelle persone emozioni positive<br />

o negative. Sono i grandi carnivori e tra questi<br />

il lupo, ritornato protagonista dei nostri<br />

boschi.<br />

Preiscriviti entro il 15 NOVEMBRE!<br />

I grandi carnivori sono<br />

spesso stati considerati<br />

animali nocivi a causa<br />

degli attacchi agli animali<br />

domestici e in passato<br />

cacciati fino a portarli<br />

molto vicini all’estinzione<br />

in gran parte dell’Italia.<br />

Tra questi, il lupo è quello<br />

che più di tutti suscita<br />

ammirazione, e al tempo<br />

stesso paura.<br />

Protagonista <strong>delle</strong><br />

storie che i nostri<br />

genitori utilizzavano<br />

per spaventarci da<br />

bambini, abbiamo nel<br />

nostro subconscio una<br />

paura atavica per questo<br />

animale, ma come<br />

spesso accade è la scarsa<br />

conoscenza che fa da base<br />

a queste credenze.<br />

In cima alla catena<br />

alimentare<br />

Il lupo è un animale<br />

sociale, vive in branco<br />

dove solo il maschio e la<br />

femmina dominanti si<br />

riproducono.<br />

I cuccioli nascono nel<br />

mese di maggio e quando<br />

hanno circa un anno e<br />

mezzo di età vanno in<br />

dispersione alla ricerca<br />

di nuovi territori da<br />

colonizzare per creare un<br />

proprio branco.<br />

Questa grande capacità<br />

di movimento, anche<br />

centinaia di chilometri,<br />

insieme alla maggiore<br />

disponibilità di prede,<br />

ha permesso al lupo di<br />

riconquistare l’intera<br />

Querco-carpineto planiziale Bassa Pianura friulana<br />

Marco Pascolino - ForEst Studio Naturalistico<br />

2018: Cuccioli lupo - Alta Pianura Pordenonese<br />

Andrea Vendramin - UNIUD e Il Villaggio Degli Orsi<br />

penisola italiana e<br />

l’Europa, ritornando in<br />

luoghi in cui un tempo era<br />

ben presente.<br />

Carnivoro opportunista,<br />

preda principalmente<br />

ungulati selvatici, ma<br />

se possibile si alimenta<br />

anche con bestiame<br />

domestico. Pecore, asini<br />

e giovani bovini, se non<br />

correttamente difesi,<br />

rappresentano infatti una<br />

risorsa più facilmente<br />

accessibile rispetto a un<br />

cervo o a un cinghiale.<br />

Spesso, però si sottovaluta<br />

che il lupo è una specie<br />

esigente e la sua<br />

presenza indica un’alta<br />

qualità ambientale con<br />

buone popolazioni di<br />

ungulati e caratteristiche<br />

vegetazionali adatte.<br />

Poiché concentra gli sforzi<br />

di caccia su esemplari<br />

giovani o vecchi o malati,<br />

e soprattutto in specie<br />

di grandi dimensioni,<br />

la presenza di questo<br />

carnivoro contribuisce<br />

a migliorare la qualità<br />

<strong>delle</strong> popolazioni. Così,<br />

proteggere il lupo significa<br />

proteggere l’ambiente in<br />

cui vive e di conseguenza<br />

anche gli altri organismi<br />

che convivono sullo stesso<br />

habitat.<br />

Cibo e pace<br />

I nostri antenati hanno<br />

cercato con ogni mezzo<br />

di eradicare il lupo<br />

dalle nostre montagne.<br />

riuscendoci. Arrivati<br />

molto vicini alla soglia<br />

dell’estinzione, i lupi<br />

in Italia sono riusciti a<br />

sopravvivere in circa<br />

100 individui in gruppi<br />

isolati tra di loro lungo<br />

gli Appennini, fino a<br />

quando, negli anni ’70, è<br />

stata riconosciuta la loro<br />

importanza per l’equilibrio<br />

degli ecosistemi. Ne sono<br />

conseguite, così, diverse<br />

leggi per la loro protezione<br />

integrale.<br />

La maggiore protezione,<br />

unita al fatto che dal<br />

secondo Dopoguerra in<br />

poi si è assistito a un<br />

progressivo abbandono<br />

della montagna, ha<br />

portato alla crescita<br />

numerica di questo<br />

grande carnivoro.<br />

L’espansione di areale<br />

degli ungulati selvatici e<br />

la loro maggiore presenza<br />

hanno contribuito<br />

all’espansione dei lupi, che<br />

oggi hanno a disposizione<br />

molte potenziali prede.<br />

Inoltre, nelle zone isolate<br />

che si sono create, i<br />

lupi possono svolgere le<br />

normali attività sociali<br />

del branco, si possono<br />

rifugiare e crescere i<br />

cuccioli nei primi mesi di<br />

vita.<br />

Convivenza futura<br />

Al momento in regione<br />

è presente un solo<br />

branco (Alta Pianura<br />

pordenonese; 6 cuccioli<br />

nati nel 2018, di cui 3<br />

morti per investimento<br />

nei<br />

mesi<br />

successivi.<br />

Nel <strong>2019</strong> sono nati<br />

4 cuccioli) e a cui si<br />

aggiungono diverse<br />

coppie stabili o individui<br />

vaganti sul territorio, ma<br />

è facile prevedere che nei<br />

prossimi anni il numero di<br />

esemplari aumenterà.<br />

Nonostante sia un<br />

animale estremamente<br />

schivo, e nei rari casi in<br />

cui incontra le persone<br />

scappa, il ritorno del<br />

lupo porta anche alcune<br />

problematiche, in primis<br />

con l’allevamento di<br />

animali domestici.<br />

Durante la sua assenza,<br />

durata oltre un secolo,<br />

gli allevatori hanno<br />

sviluppato le loro<br />

attività senza doversi<br />

preoccupare della<br />

presenza di questo<br />

animale. La sfida<br />

odierna, invece, consiste<br />

nell’attuare una corretta<br />

convivenza con questo<br />

formidabile predatore,<br />

capire come difendere<br />

al meglio il bestiame<br />

dagli attacchi e come<br />

valorizzare questa nuova<br />

presenza che arricchisce<br />

tutto il territorio.<br />

FALSI MITI<br />

Molte notizie errate<br />

girano attorno a questi<br />

predatori, in primis che<br />

siano stati reintrodotti.<br />

È falso, e senza alcuna<br />

prova a testimonianza,<br />

mentre è facile capire<br />

come l’espansione sia<br />

un fenomeno naturale,<br />

prevedibile e previsto.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 45


IN MONTAGNA<br />

ANELLO<br />

DI PINZANO<br />

AL TAGLIAMENTO<br />

di Roberto Prinzivalli, Amministratore di I love Friuli<br />

Quota massima:<br />

367 mt SLM<br />

Dislivello:<br />

400 mt<br />

Sviluppo:<br />

10 km<br />

Difficoltà:<br />

2<br />

SECONDA TAPPA: DALLA CASCATA<br />

SFLUNC AL PUNTO PANORAMICO SOPRA<br />

IL PONTE DI PINZANO<br />

Subito a destra del piccolo<br />

specchio d'acqua si risale il<br />

costone roccioso e, dopo un<br />

paio di svolte, si attraversa<br />

la parete di rocce per<br />

mezzo di un caratteristico<br />

foro che permette al<br />

sentiero di proseguire il<br />

suo percorso; guadando<br />

alcune volte il torrente,<br />

si inizia poi a risalire<br />

nuovamente incontrando<br />

lungo il cammino alcuni<br />

ruderi di vecchie abitazioni,<br />

Il Foro<br />

completamente avvolti<br />

dalla vegetazione;<br />

proseguendo si giunge in<br />

prossimità di un'abitazione,<br />

propaggine della frazione<br />

di Costabeorchia, che si<br />

aggira svoltando a sinistra<br />

seguendo le indicazioni CAI<br />

e risalendo alcuni scalini.<br />

Il sentiero procede nel<br />

bosco alternando tratti<br />

in moderata pendenza<br />

e tratti di falsopiano<br />

portando al punto più<br />

alto dell'escursione, sulla<br />

cresta del monte Molimes,<br />

dove cambia versante e<br />

prende a scendere in modo<br />

deciso; prestando un po'<br />

di attenzione al fondo<br />

leggermente sconnesso si<br />

procede fino a incontrare<br />

la strada asfaltata che si<br />

segue a destra per qualche<br />

centinaio di metri fino a<br />

incontrare un segnavia<br />

CAI che, a sinistra, invita<br />

ad abbandonare l'asfalto<br />

e riprendere il sentiero;<br />

nuovamente in discesa,<br />

dapprima in modo più<br />

dolce e poi in modo<br />

più deciso, si giunge in<br />

prossimità di un'abitazione<br />

e poi, per larga e comoda<br />

pista, di nuovo ad una<br />

strada asfaltata.<br />

Proseguendo sulla destra<br />

lungo via Campeis,<br />

dopo qualche centinaio<br />

di metri si incrocia la<br />

strada provinciale della<br />

Val d'Arzino che si segue<br />

brevemente dopo aver<br />

svoltato a sinistra; si nota<br />

subito, sulla destra, la<br />

prosecuzione del sentiero<br />

822 che condurrà, in<br />

moderata salita, ai<br />

luoghi più interessanti<br />

dell'escursione.<br />

Seguendo le numerose<br />

Cascata Sflunc<br />

indicazioni nel bosco,<br />

si prosegue fino a<br />

raggiungere, in prossimità<br />

di un piccolo edificio<br />

da ricondursi al periodo<br />

della guerra fredda, un<br />

punto panoramico, situato<br />

esattamente sopra il ponte<br />

di Pinzano, che fa godere<br />

di un’ampia e spettacolare<br />

veduta sul Tagliamento e<br />

sul Monte di Ragogna.<br />

Periodo:<br />

Tutto l'anno<br />

3<br />

SECONDA TAPPA:<br />

RIENTRO A PINZANO AL TAGLIAMENTO<br />

Vivere la montagna<br />

non significa sempre<br />

inerpicarsi per ore<br />

mettendo a dura prova le<br />

proprie capacità fisiche.<br />

Esistono percorsi più<br />

semplici, seppure molto<br />

belli, accessibili a molti.<br />

Dopo una sosta al punto<br />

panoramico è possibile<br />

scegliere se optare per una<br />

brevissima deviazione che<br />

permette di scendere al<br />

ponte attraverso un breve<br />

sentierino alquanto ripido e<br />

insidioso.<br />

Dal piccolo pianoro in<br />

prossimità del punto<br />

panoramico si prosegue<br />

ora, seguendo le<br />

indicazioni, in direzione<br />

dell'Ossario germanico del<br />

Col Pion che si raggiunge<br />

in pochi minuti; il tragitto si<br />

sviluppa in piano offrendo,<br />

grazie anche ai numerosi<br />

cartelli informativi,<br />

diversi spunti riguardo i<br />

periodi bellici che hanno<br />

interessato la zona.<br />

Proseguendo oltre l'Ossario<br />

germanico si scende fino<br />

Nella fascia collinare<br />

della provincia, in<br />

Comune di Pinzano al<br />

Tagliamento, si trova un<br />

ottimo sentiero, sempre<br />

ben mantenuto, che<br />

permette all'escursionista<br />

di trascorrere qualche<br />

ora immerso nella<br />

natura lussureggiante<br />

attraversando, senza<br />

difficoltà, luoghi<br />

1<br />

Giunti a Pinzano al<br />

Tagliamento, si parcheggia<br />

in centro paese e si<br />

individua via Castello con<br />

le relative indicazioni per la<br />

località di Costabeorchia;<br />

la si risale per qualche<br />

46<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

interessanti dal punto<br />

di vista naturalistico e<br />

soprattutto storico.<br />

La zona è infatti tra i<br />

luoghi simbolo della<br />

grande guerra ed è ricca<br />

di testimonianze di tale<br />

periodo storico e degli<br />

eventi bellici che lo hanno<br />

caratterizzato.<br />

1<br />

CASCATA<br />

SFLUNC<br />

PRIMA TAPPA:<br />

DA PINZANO ALLA CASCATA SFLUNC<br />

centinaio di metri prestando<br />

poi attenzione al segnavia<br />

Cai del sentiero n. 822<br />

che invita, in prossimità di<br />

una recinzione, a lasciare<br />

la strada asfaltata e a<br />

inoltrarsi a sinistra nel<br />

bosco; si comincia poi<br />

a scendere in modo più<br />

deciso in uno spettacolare<br />

bosco di castagni fino<br />

ad arrivare in prossimità<br />

di alcuni ruscelli che<br />

il sentiero dapprima<br />

attraversa e poi costeggia;<br />

questo nuovo tratto in<br />

piano conduce a un<br />

bivio in cui è necessario<br />

indirizzarsi verso destra<br />

per raggiungere molto<br />

velocemente uno dei<br />

3<br />

COL<br />

PIONC<br />

PONTE<br />

DI<br />

PINZANO<br />

2<br />

luoghi più suggestivi<br />

dell'escursione, la cascata<br />

Sflunc, originata da un<br />

salto d'acqua del torrente<br />

Gerchia; qui è possibile<br />

sostare e rinfrescarsi prima<br />

di riprendere il tragitto.<br />

Vista panoramica sul Tagliamento verso nord<br />

Ossario germanico<br />

a incontrare la strada<br />

asfaltata e, ignorandola,<br />

si svolta subito a destra<br />

continuando a seguire il<br />

sentiero; si oltrepassa una<br />

vecchia caserma dismessa<br />

e si prosegue nuovamente<br />

a fondovalle, costeggiando<br />

un bel rio con le sue<br />

numerose pozze d'acqua;<br />

si svolta poi a sinistra<br />

e si risale incrociando<br />

nuovamente la strada<br />

provinciale, la si segue<br />

per pochi metri e sulla<br />

destra, dopo una fonte e<br />

<strong>delle</strong> panche, si riprende il<br />

sentiero che, traversando<br />

a mezza costa il colle del<br />

castello di Pinzano, porta a<br />

ritrovare via Castello, luogo<br />

di partenza dell'anello.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 47


ESPLORAZIONI<br />

IL FRIULI<br />

CHE DIVENTA<br />

PROTAGONISTA<br />

suggestioni di Giuliano Boraso<br />

Storie, autori, persone e personaggi,<br />

ambienti e ambientazioni. Quattro<br />

proposte assai diverse ma che hanno<br />

un comune denominatore: un legame<br />

evidente con la nostra terra.<br />

ITALIA<br />

SELVATICA<br />

di Daniele Zovi<br />

Dopo secoli di declino,<br />

caccia indiscriminata,<br />

distruzione dei loro habitat,<br />

oggi gli animali selvatici<br />

stanno riprendendo a<br />

popolare la penisola,<br />

superando e aggirando<br />

le barriere che dovevano<br />

tenerli lontani, i muri e i<br />

recinti con cui l’uomo ha<br />

cercato di escludere la<br />

natura dalla società.<br />

Specie che rischiavano<br />

l’estinzione, come l’orso<br />

o il lupo, hanno ritrovato<br />

posto tra i nostri boschi,<br />

le lontre sono tornate<br />

a popolare i ruscelli, lo<br />

sciacallo dorato, fino a poco<br />

fa totalmente sconosciuto,<br />

ha superato il confine<br />

sloveno, e, per la prima volta<br />

dopo cinquecento anni,<br />

finalmente è stato visto un<br />

castoro in territorio italiano.<br />

Daniele Zovi, esperto<br />

forestale e raffinato<br />

narratore, attraverso la storia<br />

di otto animali disegna la<br />

cartina di un’Italia selvatica,<br />

misteriosa e incantevole,<br />

che resiste alla corsa allo<br />

sviluppo e allo sfruttamento<br />

<strong>delle</strong> risorse.<br />

Frammenti, strappi, appunti<br />

e maledizioni. È una vita<br />

brusca e travolgente<br />

quella che Davide Toffolo<br />

ci racconta mettendosi a<br />

GRAPHIC<br />

NOVEL<br />

IS BACK<br />

Davide Toffolo<br />

nudo davanti allo specchio<br />

della sua arte. Un’esistenza<br />

così eclettica e difforme,<br />

divisa tra musica, disegno<br />

e animazione, da trovare<br />

proprio nel fumetto l’unico<br />

modo (o, almeno, il più<br />

efficace) per “fare ordine”<br />

e condensare tutto quello<br />

che ci sarebbe da dire.<br />

Un’impietosa riflessione<br />

sui limiti della creatività.<br />

Dal rock al fumetto, dalla<br />

finzione alla vita.<br />

IL SOLDATINO<br />

IMPAZZITO<br />

di Gianni Zanolin<br />

Via Monteli, 3<br />

33092 Meduno (PN)<br />

Tel. 0427 844111<br />

info@roncadin.it - www.roncadin.it<br />

Pizza di qualità nel cuore del Friuli!<br />

Al Company Store Roncadin<br />

puoi trovare tutti i giorni<br />

le pizze famose in tutto il mondo,<br />

rigorosamente “made in Friuli”.<br />

Gli orari di apertura sono i seguenti:<br />

Lunedì - Venerdì | ore 8.00 - 18.30<br />

e Sabato | ore 8.30 - 12.30<br />

IL POETA<br />

DELLE<br />

PANTEGANE.<br />

FEDERICO<br />

TAVAN<br />

di Alessandro<br />

Mezzena Lona<br />

La strega, la follia, il poeta<br />

e tutti gli altri. Una danza<br />

a quattro che affascina e<br />

spaventa, una vertigine<br />

nella quale merita di<br />

guardare per scoprire<br />

di quali profondità può<br />

essere capace un’anima<br />

sghemba. La lettura di<br />

questa storia cambia<br />

radicalmente il significato<br />

dell’etichetta di matto, che<br />

spesso applichiamo con<br />

sconsiderata leggerezza.<br />

Un sabato mattina di fine<br />

giugno il commissario Vidal<br />

Tonelli risale un sentiero<br />

alla ricerca di funghi.<br />

Troverà invece una vecchia<br />

Volvo parcheggiata in una<br />

posizione panoramica e,<br />

dentro, i cadaveri di tre<br />

ragazzi americani della<br />

base di Aviano. Sulla porta<br />

anteriore destra qualcuno<br />

ha tracciato il simbolo<br />

<strong>delle</strong> Brigate Rosse. Con<br />

Il soldatino impazzito<br />

si riapre una storia che<br />

il commissario credeva<br />

di aver ormai chiuso. Il<br />

problema di Tonelli non<br />

sarà tanto individuare<br />

l’assassino, ma capire chi<br />

sia davvero, per conto<br />

di chi agisca, come e<br />

perché abbia ucciso quei<br />

tre ragazzi. Questa prima<br />

avventura di Tonelli ci porta<br />

a conoscere la sua vita, gli<br />

affetti, il variegato mondo<br />

dei suoi collaboratori<br />

in Questura, e offre uno<br />

spaccato della vita nella<br />

provincia di Pordenone,<br />

la piccola città da cui si<br />

dipartono le sue inchieste.<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 49


GITA D’ISTRUZIONE<br />

REGOLE,<br />

RELAZIONI<br />

E TECNOLOGIE<br />

di Manuel Bertin<br />

Si spegne il cellulare quando si è<br />

in famiglia! Le nuove tecnologie<br />

cambiano le relazioni? Come evolve il<br />

rapporto minore/adulto? Sono alcuni<br />

spunti dei cantieri del Tavolo<br />

"Don Milani- Nessuno resti indietro"<br />

tutto<br />

il<br />

fitness<br />

che<br />

desideri<br />

Crescere e diventare<br />

un adulto e un cittadino<br />

responsabile è un<br />

percorso che dura anni<br />

ed è il risultato di<br />

esperienze, incontri,<br />

occasioni di confronto.<br />

Non c’è un singolo<br />

momento educativo,<br />

né si può individuare<br />

un’unica figura che abbia<br />

la responsabilità totale<br />

di far crescere le nuove<br />

generazioni. Infatti,<br />

nella vita di un giovane<br />

intervengono i genitori,<br />

ma anche gli insegnanti,<br />

poi ci sono gli allenatori<br />

per chi pratica sport, così<br />

come i catechisti per<br />

chi frequenta la chiesa.<br />

Ognuno aggiunge un<br />

pezzetto di quello che<br />

diventerà l’adulto di<br />

domani.<br />

L'educare<br />

consapevole<br />

Nasce così il tavolo “Don<br />

Milani” sulle tematiche<br />

dell'educare consapevole<br />

e coerente. In questi<br />

anni – inizia nel 2017 – si<br />

sono messi a confronto<br />

genitori, educatori,<br />

insegnanti, professionisti<br />

dei servizi e del privato<br />

raggruppati all’interno<br />

di “cantieri”: le regole, le<br />

relazioni e la tecnologia.<br />

Si tratta di tre i fili<br />

conduttori che hanno<br />

guidato a discussione<br />

per capire come e<br />

dove intervenire<br />

nell’educazione dei<br />

figli. Con un elemento<br />

comune a tutti e tre: le<br />

riflessioni partivano dal<br />

basso, ossia dalle diverse<br />

esperienze portate dai<br />

singoli ruoli educativi.<br />

Non a caso, l’idea alla<br />

50<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong><br />

PARTECIPARE<br />

AI CANTIERI<br />

I cantieri proseguono con<br />

cadenza mensile e sono<br />

aperti a tutti coloro che<br />

vogliono approfondire<br />

l’argomento.<br />

È sufficiente inviare la<br />

propria adesione alla mail<br />

nessunoindietro@gmail.<br />

com indicando il cantiere<br />

scelto.<br />

base del progetto è<br />

proprio che l’educazione<br />

sia un prodotto di vari<br />

soggetti che in momenti<br />

differenti insegnano<br />

qualcosa, quindi i<br />

tavoli, accogliendo<br />

questa visione e le<br />

osservazioni provenienti<br />

dalle diverse esperienze<br />

dei partecipanti, sono<br />

diventati a loro volta il<br />

frutto di molte realtà.<br />

Il risultato finale è stata<br />

la nascita di sei progetti.<br />

Nel cantiere regole c’è<br />

“Riconnettiti con chi<br />

ami: regole, rispetto e<br />

relazione”; nel cantiere<br />

Relazioni c’è “relazionarsi<br />

ad arte” e infine il più<br />

corposo Tecnologie<br />

comprende quattro<br />

progetti: “Formazione<br />

Pediatri”, “Quiz sulla<br />

22<br />

Si può fare. La scuola<br />

come ce la insegnano i<br />

bambini<br />

personalità tecnologica”,<br />

“Educatore connesso”,<br />

“Eventi dirompenti”.<br />

Cantieri aperti<br />

È evidente che la spinta<br />

non si esaurisce con<br />

l’ideazione del progetto<br />

PROSSIMI<br />

APPUNTAMENTI<br />

ma c’è tutta la fase di<br />

messa in opera e di<br />

condivisione. Ciò rende<br />

i progetti dei cantieri<br />

aperti, per mantenere<br />

la terminologia fin<br />

qui usata, in cui la<br />

partecipazione è<br />

elemento centrale.<br />

I genitori, ma anche gli<br />

educatori o i pediatri,<br />

possono così entrare a<br />

far parte del progetto<br />

portando la propria<br />

esperienza e traendo<br />

spunti da quella altrui.<br />

Per parlare con un esperto Pedagogista, che si occupa di<br />

di didattica, ascolto, validazione e valutazione degli<br />

24<br />

Novembre <strong>2019</strong> facilitazione, educazione apprendimenti esperienziali,<br />

Gennaio 2020<br />

civica e valorizzazione<br />

dei processi formativi, <strong>delle</strong><br />

della memoria.<br />

reti sociali e di progetti di<br />

Davide Tamagnini<br />

inclusione.<br />

Piergiorgio Reggio<br />

Per informazioni:<br />

www.vallidolomitifriulane.utifvg.it<br />

Lo schiaffo<br />

di don Milani<br />

scopri i vantaggi<br />

dei Pacchetti Famiglia!<br />

info@maniagonuoto.it<br />

maniagonuoto.it


MUSICA<br />

FILMFONIA:<br />

SINFONIA<br />

DA CAMERA<br />

di Manuel Bertin<br />

Le musiche da film fanno parte della<br />

nostra cultura, nonostante siano spartiti<br />

estremamente complessi. Suonarle in un<br />

concerto di musica “da camera” è la sfida<br />

ambiziosa del Quartetto Patronum<br />

Star wars, E.T., Lo<br />

squalo, Harry Potter,<br />

Il Buono, il Brutto e il<br />

Cattivo. Titoli che hanno<br />

fatto la storia della<br />

filmografia, con colonne<br />

sonore orecchiabili<br />

e immediatamente<br />

riconoscibili anche tra i<br />

non addetti ai lavori. Opere<br />

popolari, ma celano una<br />

scrittura assai complessa<br />

e ricca di rimandi,<br />

rendendole musica “colta”<br />

che raggiunge l’apice<br />

della sua espressività con<br />

orchestre composte da<br />

decine di elementi.<br />

Ne è nata una sfida per i<br />

quattro musicisti friulani<br />

dl Quartetto Patronum:<br />

trasformare uno spartito<br />

pensato per orchestre da<br />

100 elementi in un’opera<br />

riproducibile da un<br />

quartetto da camera. È<br />

nato FilmFonia.<br />

Vocabolario<br />

Musica da camera<br />

Si intende un genere musicale che si suona<br />

in un ambiente chiuso (casa privata, piccola<br />

sala), con un limitato numero di esecutori<br />

ed è nato in contrapposizione alla musica<br />

sinfonica.<br />

DAVIDE CECCATO<br />

violino del Quartetto<br />

Patronum<br />

Perché avete pensato di<br />

trasformare le colonne<br />

sonore in musica “da<br />

camera”?<br />

Il progetto si propone di<br />

infrangere i preconcetti<br />

verso la musica<br />

d’orchestra, la cosiddetta<br />

musica “colta” facendo<br />

apprezzare uno spartito<br />

molto complesso<br />

ma estremamente<br />

orecchiabile e conosciuto.<br />

In fondo, chi non sa<br />

riconoscere un tema di<br />

Morricone alle prime<br />

battute o quello de Lo<br />

Squalo? Eppure, sono<br />

opere realizzate da autori<br />

eccezionali e con una<br />

ricchezza espressiva<br />

straordinaria.<br />

Che film avete scelto?<br />

Abbiamo scelto<br />

volutamente <strong>delle</strong> colonne<br />

sonore molto conosciute,<br />

da E.T. a Star Wars, da Up<br />

a Harry Potter. Tutte sono<br />

state realizzate da autori<br />

anch’essi molto famosi<br />

come Morricone, Hans<br />

Zimmer e John Williams.<br />

Le suoneremo e le<br />

“animeremo” in sala,<br />

ma senza l’ausilio <strong>delle</strong><br />

immagini: sarà solo la<br />

musica, la protagonista.<br />

Quali strumenti<br />

suonate?<br />

Il quartetto è<br />

composto da Matteo<br />

Sarcinelli (pianoforte e<br />

arrangiamenti), Davide<br />

Ceccato (violino e altri<br />

strumenti), Alice Populin<br />

Redivo (arpa e voce) e<br />

Chiara Monculli (flauti e<br />

piccolo).<br />

Quali sono le difficoltà di<br />

trasformare uno spartito<br />

per orchestra in uno per<br />

4 elementi?<br />

La scelta stilistica fa<br />

sì che nel quartetto<br />

manchino intere sezioni:<br />

gli ottoni, la sezione<br />

ritmica. Inoltre, ci<br />

sono le difficoltà insite<br />

nel singolo tema, per<br />

esempio come quando la<br />

versione di Hans Zimmer<br />

de “I pirati dei Caraibi.<br />

La maledizione della<br />

prima luna” è suonata<br />

dai corni, strumento che<br />

nel nostro caso non è<br />

presente nemmeno in un<br />

esemplare.<br />

Così abbiamo dovuto<br />

cercare tante soluzioni<br />

creative, per esempio<br />

suonare l’arpa con l’arco<br />

anziché diteggiarla, che è<br />

una tecnica poco comune.<br />

Qualche curiosità dei<br />

temi in programma?<br />

Uno tra i più noti è che<br />

il riff che ci ricorda Lo<br />

squalo è un passaggio<br />

heavy metal, rendendo<br />

quella colonna sonora<br />

perfettamente attuale con<br />

il periodo in cui è stata<br />

composta.<br />

Poi c’è il particolare di<br />

E.T., nella scena in cui<br />

escono per Halloween<br />

vestiti da fantasmini e<br />

incontrano un bimbo<br />

vestito da Joda: John<br />

Williams, autore di<br />

entrambe le colonne<br />

sonore, inserisce un<br />

velocissimo pezzo che<br />

rimanda da Star Wars.<br />

È un passaggio quasi<br />

impercettibile, ma è uno<br />

dei giochi che questi<br />

autori fanno con lo<br />

spettatore.<br />

FILMFONIA<br />

diventa<br />

un concerto<br />

il 21 dicembre<br />

a Villa Savorgnan<br />

a Lestans<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 53


MUSICA<br />

REGISTRARE<br />

IN MEZZO<br />

ALLA FORESTA<br />

di Gianluca Liva<br />

L<br />

’incredibile realtà del Mushroom<br />

Studio, a Frisanco che da alcuni anni è<br />

diventato la meta di centinaia di musicisti<br />

provenienti da tutto il mondo.<br />

Il piccolo borgo di<br />

Lunghet sorge lungo il<br />

corso del torrente Muiè,<br />

a poca distanza da<br />

Frisanco, ed è un'oasi<br />

di pace, nascosta dalla<br />

foresta.<br />

Nel borgo si trova un<br />

edificio costruito nel corso<br />

del XIX secolo e che da<br />

alcuni anni è diventato<br />

la meta di centinaia di<br />

musicisti internazionali. A<br />

Lunghet, infatti, ha sede<br />

il Mushroom Studio, uno<br />

studio di registrazione<br />

che, complice la<br />

meravigliosa cornice<br />

naturale, è diventato un<br />

punto di riferimento per<br />

chi desidera immergersi<br />

anima e corpo nella<br />

registrazione della propria<br />

musica, cullato da un<br />

ambiente incontaminato.<br />

Deus ex machina dello<br />

studio è Enrico Berto,<br />

produttore, tecnico<br />

del suono e musicista<br />

d'esperienza ventennale<br />

e da qualche tempo<br />

affiancato da Paolo<br />

Bressan.<br />

«Lo studio nasce nel 2005<br />

ma mi sono trasferito a<br />

Lunghet solo nel 2008.<br />

Ero alla ricerca di un<br />

posto isolato, tranquillo<br />

e ispirante. In più di dieci<br />

anni si sono avvicendate<br />

decine e decine di band e<br />

musicisti dalla provenienza<br />

e dai generi più vari»,<br />

racconta Enrico, «e tutti<br />

rimangono ammaliati dalla<br />

bellezza e dalla pace di<br />

questi luoghi».<br />

Gli esterni dello studio<br />

Lo studio<br />

conserva<br />

vari tipi di<br />

amplificatori,<br />

un organo<br />

Hammond,<br />

chitarre,<br />

bassi,<br />

batterie,<br />

un numero<br />

imprecisato<br />

di pedali a effetto e il<br />

banco mixer utilizzato<br />

per la registrazione del<br />

celeberrimo album “The<br />

Number of the Beast”,<br />

pubblicato nel 1982 della<br />

band inglese Iron Maiden;<br />

un vero e proprio gioiello<br />

storico, operativo e a<br />

disposizione dei musicisti.<br />

«L'85% dei musicisti che<br />

frequentano lo studio<br />

provengono da Gran<br />

Bretagna, Stati Uniti o da<br />

altri paesi d'Europa. Da<br />

poco ho finito di registrare<br />

una band australiana. Per<br />

anni ho lavorato come<br />

produttore a Londra e ora in<br />

molti si rivolgono a me per<br />

la produzione <strong>delle</strong> proprie<br />

canzoni», spiega Berto «lo<br />

studio, inoltre, fa parte <strong>delle</strong><br />

realtà segnalate da Miloco,<br />

il portale che raccoglie<br />

alcuni degli studi di<br />

registrazione più<br />

peculiari che ci<br />

siano al mondo».<br />

Pace, tranquillità<br />

e natura. Sono<br />

queste le peculiarità<br />

che spingono<br />

persone da tutto il<br />

mondo fino a Lunghet.<br />

L’attività dello studio ha<br />

generato, negli anni, ottime<br />

ricadute sul territorio.<br />

Alberghi e B&B dei paesi<br />

di Poffabro e Frisanco<br />

sono opportunamente<br />

segnalati e consigliati per<br />

il soggiorno di chi arriva a<br />

registrare. È lo stesso studio<br />

a consigliare ai propri<br />

ospiti le visite e i percorsi<br />

enogastronomici che il<br />

territorio può offrire.<br />

Tre Allegri Ragazzi Morti,<br />

Sicktamburo, Violante<br />

Placido, Bugo, Dente sono<br />

solo alcuni degli artisti<br />

italiani che hanno scelto<br />

Mushroom Studio.<br />

Il banco mixer è lo<br />

stesso utilizzato per la<br />

registrazione dell’album<br />

“The Number of the Beast”,<br />

pubblicato nel1982<br />

della band inglese<br />

Iron Maiden<br />

Oltre a loro, una moltitudine<br />

di artisti che hanno trovato<br />

in questo piccolo borgo<br />

vicino a Frisanco il luogo<br />

ideale per dare vita a nuova<br />

musica. «Ogni persona che<br />

viene qua è felicissima<br />

di trovarsi immersa in<br />

questo territorio. Tempo<br />

fa ho ospitato un duo<br />

tedesco chiamato Milky<br />

Chance, sconosciuto in<br />

Italia ma famosissimo in<br />

Per informazioni:<br />

www.enricoberto.com<br />

www.mushroomstudio.it<br />

Germania: roba da 500<br />

milioni di visualizzazioni<br />

a canzone», ricorda Enrico<br />

Berto, «stavano girando un<br />

video promozionale con<br />

un drone nelle immediate<br />

vicinanze dello studio. Il<br />

drone è salito sempre più<br />

in alto, fino ad arrivare<br />

alla cima del Monte Raut!<br />

Chiunque passi da queste<br />

parti riconosce subito che la<br />

cornice naturale è unica».<br />

L’eco <strong>delle</strong> valli<br />

e <strong>delle</strong> <strong>Dolomiti</strong> <strong>Friulane</strong> 55

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