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ECO_02_2019

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Anno II - Numero <strong>02</strong> - Giugno <strong>2019</strong><br />

Edito da "Fabbrica delle Idee" di Maniago<br />

VIABILITÀ<br />

S<strong>ECO</strong>NDARIA,<br />

PRIMARIA NECESSITÀ<br />

Spostarsi è un diritto, anche per chi<br />

vive in montagna [p.8]<br />

IMMAGINARE IL<br />

FRONTE NUOVO<br />

DELLE ARTI<br />

Pizzinato, un artista che ha saputo<br />

mettere in discussione l’arte del suo<br />

tempo [p.29]<br />

QUANDO IL<br />

CASTELLO OFFRIVA<br />

PROTEZIONE<br />

Le storiche costruzioni medievali che<br />

punteggiano la Pedemontana[p.40]<br />

SCOPRIRE E<br />

CONOSCERE IN<br />

MARILENGHE<br />

Friulano, lingua da usare a scuola<br />

[p.53]<br />

MUOVERSI<br />

CON DOLCEZZA<br />

VIAGGIARE LENTI, PER SCOPRIRE<br />

GLI ANGOLI PIÙ NASCOSTI [p.2]


RACCONTO DEL MESE<br />

RACCONTO DEL MESE<br />

MUOVERSI<br />

CON DOLCEZZA<br />

di Gianluca Liva<br />

La sinergia tra un’importante ciclovia,<br />

una ferrovia storica dismessa per<br />

anni e un rinnovato percorso pedestre,<br />

permette di fruire del territorio come mai<br />

prima d’ora.<br />

Un viaggio lungo la linea pedemontana,<br />

là dove si intrecciano il percorso della<br />

ferrovia Sacile-Gemona, quello della<br />

Ciclovia FVG-3 e il Cammino di San<br />

Cristoforo.<br />

L’evoluzione e la<br />

salute di un territorio<br />

dipendono anche dalla<br />

scoperta di nuovi modi di<br />

intendere la mobilità delle<br />

persone al suo interno. Gli<br />

spostamenti quotidiani<br />

e occasionali di oggi si<br />

inseriscono in un contesto<br />

ben più ampio, dove il<br />

rispetto per l’ambiente e il<br />

recupero della storicità dei<br />

luoghi diventano un valore<br />

aggiunto; prezioso sotto<br />

ogni aspetto, incluso quello<br />

turistico.<br />

La direttrice che attraversa<br />

le Valli e le Dolomiti<br />

friulane da Pinzano a<br />

2<br />

Pedemontana<br />

Friulana dal<br />

1930<br />

DA SACILE A PINZANO<br />

AL TAGLIAMENTO<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

Montereale Valcellina,<br />

passando per Maniago,<br />

Meduno, Travesio,<br />

rappresenta uno degli<br />

esempi ideali di nuove<br />

mobilità, in cui la sinergia<br />

tra la pista ciclabile FVG-3,<br />

la ferrovia Sacile-Pinzano-<br />

Gemona e il Cammino di<br />

San Cristoforo ha dato il<br />

via a nuove idee per lo<br />

sviluppo del territorio.<br />

Perché spesso i percorsi<br />

che esistono da sempre,<br />

rinascono sotto nuova<br />

forma. È il caso della<br />

ferrovia che collega Sacile<br />

a Gemona, costituita dalla<br />

ferrovia “Pedemontana<br />

Friulana”, che dal 1930<br />

collega Sacile a Pinzano<br />

al Tagliamento e che lì<br />

si unisce all’ultima parte<br />

della ferrovia Casarsa-<br />

Gemona (ultimata nel<br />

1914). La circolazione<br />

era stata completamente<br />

interrotta quando, nel<br />

2012, un treno regionale<br />

aveva urtato alcuni massi<br />

precipitati sui binari. Dopo<br />

sei anni di impegno da<br />

parte dei cittadini e delle<br />

cittadine – promotori<br />

di eventi, conferenze e<br />

mostre fotografiche su<br />

questa ferrovia – la Sacile-<br />

Gemona ha riaperto il 29<br />

luglio 2018.<br />

Il tratto tra Fanna e Maniago, molto praticato dai fruitori locali.<br />

Assaporare il viaggio<br />

La ferrovia Sacile-Gemona<br />

rientra alla perfezione<br />

in un’idea di mobilità<br />

alternativa, anche perché<br />

grazie alla Regione FVG<br />

il trasporto di biciclette a<br />

bordo treno è gratuito, sia<br />

sui treni “standard” che su<br />

quelli storici.<br />

Lungo questa linea ideale,<br />

i binari e la pista ciclabile<br />

FVG-3 si incontrano<br />

e accompagnano le<br />

persone a scoprire una<br />

dimensione di viaggio che<br />

era stata dimenticata e che<br />

permette di apprezzare i<br />

luoghi in maniera diversa.<br />

La combinazione di<br />

treno/bicicletta, infatti,<br />

permette di coprire lunghe<br />

distanze con facilità e, al<br />

contempo, di godere di<br />

tutto ciò che un territorio<br />

può offrire. È per questo<br />

motivo che le iniziative<br />

– sempre più frequenti –<br />

che propongono itinerari<br />

da percorrere in parte a<br />

bordo di un treno storico<br />

e in parte in sella alla bici<br />

attraggono sempre più<br />

persone. Così l’interesse<br />

non coinvolge soltanto i<br />

residenti, ma anche – forse<br />

soprattutto – i turisti.<br />

ANDREA PALESE<br />

Comitato Pendolari<br />

Chi ringraziare per la<br />

riapertura della linea<br />

ferroviaria?<br />

«Pendolari, la stampa<br />

locale, una marea di<br />

associazioni territoriali e<br />

chiunque abbia dato una<br />

mano. La popolazione, le<br />

istituzioni, la Regione sono<br />

state coinvolte non solo<br />

per riaprire la ferrovia ma<br />

anche per utilizzarla per<br />

la mobilità lenta, diversa,<br />

storica. È stato splendido<br />

vedere una ventina di<br />

I successi ottenuti fin ora<br />

non devono, però, essere<br />

considerati come il punto<br />

d’arrivo. I miglioramenti<br />

da fare sono ancora molti<br />

ed è necessaria una<br />

visione d’insieme sul lungo<br />

termine per far sì che la<br />

ciclabile FVG-3 diventi<br />

la direttrice alla quale si<br />

collegano percorsi che<br />

connettono le numerose<br />

eccellenze ambientali,<br />

paesaggistiche, storiche<br />

e architettoniche di cui il<br />

nostro territorio è ricco. Né<br />

si dovranno dimenticare i<br />

percorsi storici, determinati<br />

Salisburgo -<br />

Bischofshofen<br />

Bischofshofen -<br />

Bad Gastein<br />

Bad Gastein/Mallnitz<br />

- Spittal an d.Drau<br />

Spittal an d.Drau -<br />

Villach<br />

Villach - Tarvisio<br />

Tarvisio - Venzone<br />

Venzone - Gemona<br />

Gemona - Sacile<br />

...VENEZIA<br />

comuni lavorare assieme<br />

per sensibilizzare la<br />

Fondazione FS e riaprire.<br />

I treni storici sono stati<br />

un successo da subito…<br />

A dicembre 2017, sono stati<br />

stanziati 17 milioni di euro<br />

per ripristinare la ferrovia.<br />

L’anno scorso sono stati<br />

realizzati 16 treni turistici<br />

che hanno trasportato<br />

circa 4.000 passeggeri. Il<br />

successo è stato enorme<br />

e spesso i biglietti in<br />

prevendita vengono<br />

acquistati tutti nel giro di<br />

pochi giorni.<br />

Inoltre, grazie all’offerta<br />

dei treni storici si è<br />

creata un’occasione in<br />

più per chi gode delle<br />

bellezze turistiche locali<br />

e lo fa integrandosi con<br />

l’offerta turistica della<br />

bici: da Gemona i turisti<br />

dalla morfologia del<br />

territorio e che hanno<br />

definito l’edificato dei nostri<br />

borghi.<br />

«La FVG-3 da Budoia/<br />

Polcenigo raggiunge<br />

Gemona e poi scende verso<br />

est. Spesso, però si ignora<br />

che non è solo una pista<br />

ciclabile, ma un percorso<br />

che lega il nostro territorio<br />

a Gorizia e, idealmente, a<br />

Venezia: è la Ciclovia della<br />

Pedemontana e del Collio,<br />

che nel Friuli occidentale<br />

corre di pari passo con la<br />

ferrovia Sacile-Gemona.<br />

L'Alpe Adria (la ciclabile<br />

FVG-1 che da Salisburgo,<br />

in Austria, scende fino a<br />

Grado) è collegata alla<br />

FVG-3 con cui si può<br />

arrivare fino a Venezia. In<br />

laguna termina la FVG-2,<br />

che parte da Trieste, e che<br />

fa parte della Eurovelo 8, la<br />

ciclovia che inizia in Grecia<br />

e termina in Spagna.<br />

che scendono sulla<br />

frequentatissima Ciclovia<br />

Alpe Adria, deviano per la<br />

FVG-3 e percorrono il nostro<br />

territorio fino a Sacile e poi<br />

continuano verso Venezia.<br />

La linea è solo<br />

un’opportunità turistica?<br />

Da Salisburgo a<br />

Venezia, in bicicletta<br />

Non si parla solo di turismo:<br />

ogni treno accoglie circa<br />

250 passeggeri al giorno<br />

ed questa è l'unica ferrovia<br />

in Italia a essere utilizzata<br />

in maniera cosiddetta<br />

“promiscua”, sia per il<br />

trasporto pubblico locale<br />

che per il trasporto turistico.<br />

È incredibile come, grazie<br />

alla volontà delle persone,<br />

una ferrovia che era<br />

considerata alla stregua di<br />

un ramo secco, sia rinata e<br />

sia diventata un esempio di<br />

nuova mobilità».<br />

Foto: Alessandro Boz<br />

«È necessario creare un tessuto che unisca<br />

esigenze ambientali, architettoniche e<br />

paesaggistiche e che possano essere fruite<br />

dalle persone comuni e da chi ama un certo tipo<br />

di turismo, un turismo rispettoso dell'ambiente che<br />

garantirà che il nostro territorio non venga devastato poiché<br />

la vera risorsa del nostro territorio è… il territorio stesso. Quando si parla<br />

di reti credo che sia necessario che ci sia una regia che in qualche<br />

modo veda la situazione nella sua complessità e che faccia sì che<br />

l’interesse del singolo Comune, venga accantonato in favore di un<br />

interesse più ampio. Il nostro territorio non è un’isola, proprio come la<br />

ciclabile FVG-3 non è un percorso chiuso ma è parte di una realtà più ampia:<br />

comprendere e fare proprio questo spirito, questa visione, e con essa affrontare le<br />

sfide territoriali permetterà all’economia di questi luoghi di avere un futuro, forse ponendo rimedio<br />

al continuo svuotamento che ha caratterizzato gli ultimi tempi.<br />

Un esempio, forse azzardato, di come trasformare un percorso ferroviario in disuso in una<br />

risorsa importante per il territorio può essere la Highline di New York che con un intervento non<br />

particolarmente oneroso ha trasformato un rudere in calcestruzzo in una passeggiata tra il verde e i<br />

grattacieli di Manhattan con la vista sull’Hudson. Da noi non ci sono né i grattacieli né l’Hudson, ma<br />

una gamma di eccellenze storiche e ambientali che altre realtà non possono vantare e che una volta<br />

messe in rete potrebbero essere un forte elemento di attrazione ai nostri territori».<br />

L’idea dello stretto rapporto<br />

tra bicicletta e treno è<br />

meravigliosa e molte<br />

persone ne approfittano.<br />

Ci si può spostare<br />

velocemente<br />

nei tratti in bici e riposare<br />

– e viaggiare – negli<br />

spostamenti in treno.<br />

Forse ciò che ancora<br />

manca è una strategia<br />

accurata di informazione<br />

al pubblico, affinché più<br />

persone possano usufruire<br />

di queste splendide<br />

possibilità» dichiara Gian<br />

Marco Sartor, volontario<br />

e creatore della pagina<br />

Facebook sulla ciclovia.<br />

Gian Marco e Demis, altro<br />

volontario di Budoia, infatti<br />

sono impegnati a fornire<br />

preziose indicazioni<br />

sulla ciclabile FVG-3 e a<br />

Panoramica dell'area pedemontana dalla località Casera<br />

Sauc, dietro Plancjavâl (Piancavallo), raggiungibile dalla strada<br />

recentemente trasformata in pista ciclabile Venezia delle nevi.<br />

comunicare al pubblico in<br />

italiano, inglese e tedesco,<br />

per garantire che le<br />

informazioni vengano colte<br />

anche dai turisti da oltre<br />

confine.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 3


RACCONTO DEL MESE<br />

RACCONTO DEL MESE<br />

IL CAMMINO DI SAN<br />

CRISTOFORO: TURISMO<br />

LENTO, CULTURA<br />

E SPIRITUALITÀ<br />

di Gianluca Liva<br />

Il Cammino di San Cristoforo nasce due anni<br />

fa con l’intento di promuovere una mobilità<br />

dolce, in cui il sentiero si sviluppa in parallelo<br />

con la ferrovia e con la ciclovia FVG-3. A oggi,<br />

il cammino è un esempio perfetto di come sia<br />

possibile essere attrattivi sfruttando ciò che<br />

c’è già: i tracciati storici e le bellezze storiche,<br />

culturali e naturali del territorio.<br />

DEBORAH DEL BASSO<br />

referente di Montagna<br />

Leader-GAL,<br />

società che cura il progetto<br />

Come si sviluppa il<br />

cammino?<br />

L’intero cammino copre<br />

la distanza tra il Piave<br />

e il Tagliamento, ed è<br />

suddiviso idealmente<br />

in sei tappe, ma si può<br />

scegliere se percorrerlo<br />

interamente oppure<br />

dedicarsi a una tappa<br />

prestabilita. In questo<br />

momento la parte attiva<br />

è solo quella friulana, che<br />

da Caneva attraversa<br />

la pedemontana fino a<br />

Montereale e Maniago<br />

e poi, risalendo, la Val<br />

Colvera e passa in mezzo<br />

a Frisanco, Meduno,<br />

Tramonti fino a giungere<br />

a Pinzano al Tagliamento,<br />

Vito D’Asio e Clauzetto.<br />

Inoltre, il percorso prevede<br />

anche una deviazione<br />

verso Spilimbergo.<br />

Per chi volesse mettersi in cammino, il portale<br />

www.camminodisancristoforo.com<br />

offre tutte le informazioni necessarie.<br />

Che cosa incontra<br />

il turista?<br />

L’elemento che lega i<br />

comuni attraversati, oltre<br />

ai paesaggi, è la scoperta<br />

di splendide opere di<br />

arte sacra che sono<br />

conservate nelle chiese.<br />

Lungo questo cammino<br />

è possibile ammirare un<br />

vasto patrimonio di opere<br />

d’arte realizzate da maestri<br />

quali Giovanni Antonio de'<br />

Sacchis detto il Pordenone,<br />

Pomponio Amalteo,<br />

Gasparo Narvesa, Giovanni<br />

Francesco dal Zotto<br />

detto Gianfrancesco da<br />

Tolmezzo, Marco Tiussi<br />

da Spilimbergo, Giovanni<br />

Antonio Bassini detto il<br />

Pilacorte, i Ghirlanduzzi.<br />

È faticoso?<br />

Alcune tappe sono lunghe<br />

circa 12/15 chilometri<br />

e si possono compiere<br />

facilmente in giornata,<br />

altre, invece, arrivano<br />

a misurarne anche 25.<br />

Per percorrere l’intero<br />

cammino serve circa una<br />

settimana, ma chi vuole<br />

può sfruttare la possibilità<br />

di percorrere alcuni tratti in<br />

bici o in treno.<br />

(QUASI) TUTTI IN BICI<br />

In Italia, al crescere dei<br />

chilometri di piste ciclabili<br />

non cresce il numero delle<br />

persone che si spostano in<br />

bici. Il motivo è semplice:<br />

le infrastrutture non<br />

rispondono alle esigenze di<br />

chi le deve utilizzare.<br />

Le reti (ciclabili) funzionano<br />

quando sono interconnesse,<br />

quando il ciclista può<br />

utilizzarle con semplicità<br />

e quando si sente al<br />

sicuro. In sintesi, quando<br />

sono pensate per chi le<br />

utilizza, e in questo caso<br />

un cicloturista che arriva<br />

in Friuli dall’Austria ha<br />

esigenze diverse da un<br />

ciclista urbano o da un<br />

pendolare su due ruote.<br />

D’altro canto, i vantaggi<br />

di sostenere la mobilità<br />

ciclabile sono piuttosto<br />

evidenti: camminare,<br />

pedalare, usare i trasporti<br />

pubblici incentivano<br />

l’esercizio fisico, che è<br />

riconosciuto da molti<br />

studi scientifici come<br />

possibile rimedio alle<br />

patologie provocate dalla<br />

sedentarietà.<br />

A questo si aggiungono<br />

la riduzione dei livelli di<br />

inquinamento, anche se<br />

questo ha un impatto<br />

maggiore in città o in aree<br />

con tassi di inquinamento<br />

superiori a quelli del<br />

nostro territorio. Infine,<br />

c’è un aspetto climatico,<br />

legato alla riduzione delle<br />

emissioni climalteranti<br />

che l’utilizzo della bici può<br />

contribuire a limitare.<br />

Quindi, come fare per<br />

aumentare la percentuale<br />

di persone che utilizzano<br />

la bici per muoversi? Serve<br />

l’unione di molte forze e<br />

lo scambio reciproco delle<br />

buone idee.<br />

È fondamentale capire<br />

chi utilizza la bici, quando<br />

e perché. Ma non basta,<br />

perché sfruttando le<br />

esperienze già vissute<br />

bisogna adattare questi<br />

bisogni a quelli del proprio<br />

territorio e sfruttare gli<br />

elementi di forza.<br />

Come si deduce leggendo i<br />

risultati dalla ricerca 2015<br />

“Bicimipiaci” condotta<br />

dall’Università di Cagliari, è<br />

fondamentale immaginare<br />

soluzioni che incentivino<br />

l’intermodalità: il 73% di<br />

chi non pedala lo farebbe<br />

con una stazione di<br />

bikesharing vicino a casa<br />

o in corrispondenza delle<br />

fermate del trasporto<br />

pubblico o con un biglietto<br />

integrato con i mezzi<br />

pubblici. Nell’UTI, lungo<br />

la pedemontana, corrono<br />

vicine e parallele la ciclovia<br />

FVG-3 e la ferrovia Sacile-<br />

Gemona. Le potenziali<br />

sinergie che porterebbero<br />

beneficio a entrambi i<br />

sistemi di trasporto sono<br />

evidenti.<br />

Perché sono pochi i<br />

territori che possono<br />

vantare due infrastrutture<br />

che corrono parallele,<br />

che rappresentano due<br />

modalità sostenibili di<br />

spostarsi e sarebbe uno<br />

spreco non cogliere<br />

quest'occasione.<br />

Il Progetto PRO-BYKE punta alla<br />

promozione transfrontaliera della mobilità<br />

ciclabile ed è stato cofinanziato dal<br />

Programma Interreg Italia - Austria 2017.<br />

L’intervento mira ad aumentare la percentuale di<br />

mobilità ciclabile favorendo e promuovendo l’utilizzo<br />

della bicicletta nella vita quotidiana attraverso la<br />

definizione di misure e standard di qualità comuni e<br />

lo scambio di esperienze tra Italia e Austria.<br />

L'UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane è partner<br />

del progetto, assieme alla città di Vicenza e al<br />

Klimabündnis Tirol (A). Partner associato in Alto<br />

Adige è la STA - Strutture Trasporto Alto Adige SpA,<br />

mentre la Comunità Comprensoriale Burgraviato<br />

ha assunto l’Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige<br />

quale partner tecnico che svolge la maggior parte<br />

dell’attività consultiva.<br />

ITALIA IN<br />

BICILETTA *<br />

Fatturato complessivo<br />

delle attività legate<br />

alla bici in Italia<br />

6<br />

MILIARDI<br />

DI EURO<br />

Piste<br />

ciclabili<br />

+50%<br />

dal 2008 al 2015<br />

Italiani in bici:<br />

3,6% 3,6%<br />

nel 2008<br />

*Rapporto 2018 dell'Osservatorio nazionale Focus 2R presentato da Anci,<br />

Legambiente e Confindustria Ancma.<br />

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/rapporto_economia_bicicletta_labici_2018.pdf<br />

4<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 5


EDITORIALE<br />

LEGÀMI<br />

di Manuel Bertin<br />

I friulani manifestano con orgoglio la capacità di<br />

arrangiarsi, declinata con il motto “Fasin di bessôi”, ma<br />

è sempre il modo migliore di agire?<br />

In questo numero, La sinergia tra un’importante<br />

ciclovia, una ferrovia storica dismessa per anni e un<br />

rinnovato percorso pedestre, permette di fruire del<br />

territorio come mai prima d’ora.<br />

Ne è un esempio la viabilità della Valcellina, che<br />

subisce l’impatto del traffico pesante in transito da<br />

e per i cementifici di pianura. Ne parliamo quando<br />

raccontiamo l’importanza delle manifestazioni<br />

paesane, che se fatte con successo hanno ricadute<br />

su tutto il territorio al di là dei confini amministrativi.<br />

C’è poi l’esempio dell’albergo diffuso in Val Cosa<br />

e Val D’Arzino, modello di ospitalità che fa della<br />

collaborazione fra proprietari il punto di forza.<br />

Infine, c’è la virtuosità del lavorare assieme anche<br />

nello spazio dedicato alle aziende, con i coltellinai<br />

maniaghesi che hanno stupito i competitor mondiali<br />

grazie a un approccio collaborativo.<br />

Tanti piccoli esempi, così diversi, in cui la capacità<br />

di fare squadra è determinante per massimizzare un<br />

beneficio o per risolvere una criticità.<br />

INDICE<br />

CANAIS<br />

Fumetti ad alta quota<br />

› p. 50<br />

TIPICO<br />

Alla scoperta<br />

delle mele antiche › p. 37<br />

PREVENZIONE<br />

DIfendersi dal morso di zecca<br />

› p. 35<br />

STORIE DI SPORT<br />

In volo planato › p. 32<br />

IN MONTAGNA<br />

Ai borghi abbandonati<br />

di Palcoda e Tamar › p. 46<br />

VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />

Piccole perle nascoste › p. 17<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Manuel Bertin<br />

EDITORE<br />

Fabbrica delle Idee Srl<br />

www.fabbricadelleidee.biz<br />

ENDEMISMI<br />

Piccole zone umide › p. 43<br />

DIREZIONE, REDAZIONE,<br />

AMMINISTRAZIONE, PUBBLICITÀ<br />

Via Violis 12 - 33085 Maniago (PN)<br />

Telefono 393 133 1331<br />

HANNO COLLABORATO<br />

Andrea del Maschio, Gianluca Liva,<br />

Giulia Sacchi, Elena Tomat, Tiziano Fiorenza,<br />

Andrea Poddighe, Roberto Prinzivalli<br />

UN SENTITO RINGRAZIAMENTO PER LA DISPONIBILITÀ<br />

A TUTTI GLI INTERVISTATI<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE:<br />

Paola Bertin<br />

FOTO DI COPERTINA:<br />

Ezio Dal Cin<br />

VAL CELLINA<br />

Viabilità secondaria,<br />

primaria necessità › p. 8<br />

BUONE PRATICHE<br />

Premiati dai colleghi › p. 26<br />

ESPLORANDO<br />

LE VALLI<br />

Quando il castello offriva<br />

protezione › p. 40<br />

SEQUALS/TRAVESIO<br />

Tutti in piazza › p. 20<br />

GITA D'ISTRUZIONE<br />

Scoprire e conoscere<br />

in marilenghe › p. 53<br />

REGISTRAZIONE<br />

Tribunale di Pordenone, n.61 del 13.03.2018<br />

STAMPA<br />

Centro Stampa Quotidiani S.p.A.<br />

Via dell'Industria, 52<br />

25030 Erbusco (BS)<br />

Chiuso il 24 giugno <strong>2019</strong> - Tiratura: 15.000 copie<br />

CONTATTI:<br />

Fabbrica delle Idee<br />

via Violis 12, 33085 Maniago (PN)<br />

0427 540017<br />

redazione@fabbricadelleidee.biz<br />

ILLUSTRI CONCITTADINI<br />

Immaginare il fronte nuovo<br />

delle arti › p. 29<br />

VICINI DI CASA<br />

Il volo leggero di damigelle e<br />

libellule › p. 45<br />

6<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

Illustrazioni: Denis Busetto


VAL CELLINA<br />

VAL CELLINA<br />

VIABILITÀ<br />

S<strong>ECO</strong>NDARIA,<br />

PRIMARIA NECESSITÀ<br />

DUE UTENZE DEBOLI<br />

E STRATEGICHE<br />

1<br />

2<br />

POPOLAZIONE ANZIANA O CON<br />

DISABILITÀ, SENZA MEZZO PROPRIO E<br />

SPESSO NON PIÙ IN GRADO DI MUOVERSI<br />

AUTONOMAMENTE<br />

POPOLAZIONE<br />

IN ETÀ SCOLASTICA<br />

di Manuel Bertin<br />

Spostarsi in tempi certi è uno dei bisogni<br />

essenziali e rappresenta anche una<br />

delle maggiori criticità per chi vive in<br />

montagna. Garantire una buona viabilità<br />

è quindi prioritario per la vita dei cittadini<br />

delle aree interne.<br />

Poter raggiungere i<br />

servizi, le scuole, il posto<br />

di lavoro è una precondizione<br />

fortemente<br />

correlata con i servizi di<br />

cittadinanza.<br />

Nonostante lo sviluppo,<br />

o perlomeno il tentativo<br />

di sviluppo di servizi<br />

a distanza come la<br />

telemedicina, il telelavoro<br />

o le esperienze di<br />

scuola a distanza è<br />

evidente che c’è un<br />

bisogno di spostarsi<br />

fisicamente che non può<br />

essere completamente<br />

annullato.<br />

Non è un caso che nella<br />

Strategia Nazionale per<br />

le Aree Interne i Comuni<br />

italiani che sono stati<br />

classificati e considerati<br />

“interni” sono quelli<br />

che distano almeno<br />

20 minuti dai centri di<br />

offerta di servizi. Se poi<br />

si pensa che in situazioni<br />

montane esiste quasi<br />

sempre un’unica via di<br />

collegamento, di solito<br />

che segue il fondovalle,<br />

è piuttosto chiaro come<br />

una semplice interruzione<br />

diventa un problema<br />

emergenziale.<br />

Esistono poi esigenze<br />

meno definite, per<br />

spostamenti legati a<br />

attività extrascolastiche,<br />

oppure di socializzazione<br />

che però sono anch’esse<br />

fondamentali per la vita<br />

in un paese e anch’esse<br />

richiedono il recupero<br />

della funzionalità di base<br />

delle infrastrutture stradali<br />

esistenti, anche quando<br />

inserite in reti scarsamente<br />

interconnesse.<br />

5 CRITICITÀ<br />

DA CONSIDERARE<br />

La richiesta di mobilità,<br />

intesa come possibilità di<br />

raggiungere un servizio, per<br />

chi abita in aree montane<br />

presenta sostanzialmente<br />

cinque punti critici, che<br />

andrebbero affrontati per<br />

garantire un livello minimo<br />

di qualità della vita.<br />

La prima valutazione<br />

riguarda le esigenze locali<br />

per i servizi essenziali<br />

(scolastici, lavorativi e<br />

socio-sanitari) che non<br />

sono completamente<br />

soddisfatte dai progetti<br />

“a distanza”. Servono<br />

infrastrutture (digitali),<br />

un’offerta (che spesso<br />

manca), un pubblico<br />

educato all’utilizzo<br />

dei sistemi informatici<br />

che si scontra con una<br />

popolazione che invecchia.<br />

La seconda criticità<br />

riguarda il sistema di<br />

trasporto pubblico locale,<br />

che si deve sempre<br />

barcamenare tra l’offerta<br />

di un servizio rapido,<br />

puntuale e frequente e il<br />

numero effettivo di utenti<br />

che ne traggono beneficio:<br />

non appena si fa efficienza,<br />

il servizio perde attrattività<br />

e l’utenza è insoddisfatta.<br />

Con l’aggravante che<br />

i cittadini che non<br />

dispongono di un mezzo<br />

privato, in particolare per<br />

gli ultrasessantacinquenni,<br />

risultano impossibilitati allo<br />

spostamento.<br />

La mobilità scolastica e<br />

quella lavorativa meritano<br />

un capitolo a parte, perché<br />

entrambe hanno esigenze<br />

del tutto peculiari. Molte<br />

volte, la decisione di<br />

trasferirsi a valle deriva da<br />

una insoddisfazione nei<br />

confronti dell’offerta.<br />

L’efficacia del sistema<br />

di trasporto pubblico<br />

locale dipende poi dalla<br />

conformazione del<br />

territorio, dalla disposizione<br />

dei paesi e dallo stato di<br />

manutenzione della rete<br />

stradale.<br />

L’ultimo punto è la<br />

domanda di mobilità<br />

turistica. Una mancata<br />

soddisfazione delle<br />

richieste dei non residenti<br />

comporta conseguenze<br />

anche pesanti su economie<br />

fragili come quelle<br />

montane, che traggono<br />

beneficio anche da forme<br />

marginali di turismo.<br />

UBER DELLA<br />

MONTAGNA<br />

Il trasporto pubblico, in montagna,<br />

subisce spesso l’effetto pendolarità,<br />

con corse piene al mattino in andata<br />

e alla sera al rientro e completamente<br />

vuote nelle ore centrali. Le regioni<br />

spendono molti euro per garantire un<br />

servizio che nei fatti risulta inutilizzato<br />

e perciò si comincia a parlare di servizi<br />

a chiamata, da prenotare su misura:<br />

una via di mezzo tra taxi, car-sharing e<br />

car-pooling.<br />

I modelli in sperimentazione si<br />

avvalgono di app digitali che<br />

coordinano in una sola piattaforma i<br />

progetti esistenti, unendo il trasporto<br />

pubblico a quello privato disponibile.<br />

Magari chiedendo a bar o negozi di<br />

diventare centri multiservizi per aiutare<br />

la popolazione meno digitalizzata.<br />

CLAUDIO TRAINA<br />

(sindaco di Barcis)<br />

Qual è il problema<br />

principale per la<br />

mobilità in Valcellina?<br />

La nostra difficoltà è che<br />

c’è un’unica strada che<br />

collega il Cadore con il<br />

mare: chiunque voglia<br />

muoversi lo può fare<br />

solo lungo quell’asse.<br />

Ciò significa che ogni<br />

tipo di mobilità, che sia<br />

residenziale, turistica o<br />

di traffico pesante usa<br />

la stessa direttrice e le<br />

reciproche esigenze si<br />

scontrano.<br />

Cosa intende?<br />

La strada della Valcellina<br />

è utilizzata in modo<br />

massiccio dal traffico<br />

pesante dal Cadore<br />

verso valle, ma questa<br />

infrastruttura non era<br />

stata pensata per un<br />

traffico così impattante.<br />

A Erto ci sono gallerie e<br />

strettoie, a Barcis e negli<br />

altri paesi la strada corre<br />

in mezzo alle case che<br />

soffrono le vibrazioni<br />

provocate dal passaggio<br />

dei camion, la struttura<br />

fognaria è messa in<br />

crisi dal peso di questi<br />

transiti. Per non parlare<br />

del costante pericolo<br />

dovuto alla convivenza<br />

tra la popolazione e il<br />

passaggio dei mezzi<br />

pesanti.<br />

Come si vede, c’è<br />

un’enorme criticità che<br />

bisogna affrontare.<br />

Ma la Valcellina non ne<br />

trae un beneficio?<br />

La nostra è una valle<br />

a vocazione turistica,<br />

dobbiamo essere<br />

accoglienti rispetto agli<br />

ospiti. Questo tipo di<br />

traffico attraversa la<br />

valle, ma i benefici che<br />

porta sono marginali e<br />

decisamente inferiori<br />

rispetto agli svantaggi.<br />

Quanto incide la<br />

manutenzione delle<br />

infrastrutture sul<br />

bilancio comunale?<br />

La manutenzione della<br />

viabilità principale è in<br />

capo alla Regione, a noi<br />

spetta la manutenzione<br />

della viabilità secondaria.<br />

Nonostante ciò è una<br />

spesa molto rilevante<br />

nel bilancio comunale,<br />

se non è la prima voce<br />

di spesa è la seconda:<br />

d’inverno c’è il sale da<br />

spargere, gli spazzaneve<br />

da far circolare, c’è il<br />

problema del ghiaccio<br />

che rompe l’asfalto,<br />

d’estate c’è lo sfalcio e la<br />

manutenzione del verde,<br />

c’è il rifacimento della<br />

segnaletica orizzontale e<br />

verticale.<br />

E bisogna considerare<br />

che lo sviluppo delle<br />

nostre strade è di molti<br />

chilometri perché<br />

collegano borgate<br />

distanti.<br />

Il lago di Barcis e il<br />

Cellina, ciclicamente<br />

rappresentano un<br />

problema per la viabilità<br />

della valle.<br />

La situazione è<br />

complessa e richiede<br />

un intervento urgente.<br />

C’è un primo intervento,<br />

che oserei definire<br />

emergenziale perché<br />

la capienza del lago si<br />

è ridotta al minimo: il<br />

Cellina porta nel lago ogni<br />

anno tra i 200.000 e i<br />

250.000 m3 di materiale<br />

solido e sta interrando il<br />

lago.<br />

La riduzione delle<br />

funzioni dell’invaso è<br />

diventata una grossa<br />

criticità per le abitazioni<br />

in particolare quelle vicino<br />

alla sponda del lago, che<br />

si trovano a essere in<br />

emergenza appena piove<br />

un po' più del solito. In<br />

più è un problema sia per<br />

la produzione di energia<br />

elettrica sia come riserva<br />

idrica per l'agricoltura.<br />

Sono previsti interventi<br />

di sghiaiamento?<br />

I tecnici sono al lavoro<br />

per cercare soluzioni.<br />

Si deve studiare un<br />

sistema per trasportare<br />

a valle i sedimenti ma<br />

si deve evitare quanto<br />

più possibile il trasporto<br />

su gomma con mezzi<br />

pesanti.<br />

Non è ancora stata<br />

definita una soluzione,<br />

al momento ci sono<br />

delle analisi su diverse<br />

tecniche come l’impiego<br />

di nastri trasportatori<br />

oppure l’impiego di<br />

draghe speciali.<br />

In tema di mobilità,<br />

ci sono soluzioni che<br />

vorrebbe applicate per<br />

garantire un futuro alla<br />

montagna?<br />

Il tema è più ampio che<br />

la semplice viabilità.<br />

Chi vive in montagna<br />

subisce il disagio delle<br />

distanze, sia in termini di<br />

tempo che di chilometri<br />

da percorrere per andare<br />

al lavoro, per andare<br />

a scuola. Le aziende<br />

hanno costi superiori per<br />

recuperare le materie<br />

prime e per consegnare i<br />

prodotti ai clienti.<br />

Per questi motivi credo<br />

che servirebbero delle<br />

politiche di sviluppo<br />

legate alla fiscalità che<br />

possano compensare<br />

almeno in parte le<br />

maggiori spese che<br />

affronta chi vive qui.<br />

Ovviamente si parla di un<br />

approccio più ampio, che<br />

riguarda l’intera questione<br />

dello sviluppo montano e<br />

non solo la mobilità e la<br />

viabilità.<br />

8<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 9


VAL MEDUNA<br />

VAL MEDUNA<br />

COOPERATIVE<br />

DI COMUNITÀ<br />

SEMPRE<br />

MENO<br />

di Giulia Sacchi<br />

In un territorio che lotta contro lo<br />

spopolamento e in cui manca il ricambio<br />

generazionale, una carta da giocare per<br />

invertire la rotta potrebbe essere quella<br />

delle cooperative di comunità.<br />

Le cooperative di<br />

comunità sono realtà<br />

economiche che nascono<br />

dal basso, dai cittadini che<br />

mettono assieme le forze<br />

e fanno impresa partendo<br />

dal capitale naturale e<br />

attraverso la creazione di<br />

opportunità di lavoro si<br />

propongono di cercare di<br />

frenare l’esodo verso altri<br />

centri.<br />

A differenza del passato,<br />

quando le cooperative si<br />

creavano per soddisfare i<br />

bisogni di specifici gruppi,<br />

spesso aggregati basandosi<br />

sulle funzioni economiche<br />

svolte (lavoratori,<br />

consumatori, ecc.), oggi con<br />

le cooperative di comunità<br />

si pensa a fornire un servizio<br />

all’intera cittadinanza.<br />

Al centro del progetto,<br />

quindi, si collocano i<br />

residenti, che diventano<br />

essi stessi impresa ma lo<br />

fanno per il territorio: infatti<br />

con questa formula ciò<br />

che conta è valorizzare la<br />

comunità di riferimento<br />

ancor prima che assolvere<br />

alla finalità della<br />

cooperativa (di lavoro,<br />

sociale, di servizi, mista).<br />

A livello nazionale ci sono<br />

esempi che parlano di<br />

iniziative di successo: si<br />

pensi che in Abruzzo ne<br />

sono nate quattordici in un<br />

triennio. C'è la cooperativa<br />

che gestisce l’accoglienza<br />

turistica e quella che rende<br />

possibili i servizi per lo<br />

sfalcio dei prati o la raccolta<br />

dei rifiuti nelle zone in cui<br />

non arrivano gli automezzi.<br />

In tutti i casi, l’attaccamento<br />

e l’amore per la propria<br />

terra sono gli ingredienti<br />

fondamentali di questo<br />

progetto imprenditoriale,<br />

che valorizza le risorse<br />

presenti in loco, siano esse<br />

naturali che umane.<br />

Inoltre, le buone pratiche<br />

di questo modello si sono<br />

ripetute anche in luoghi<br />

diversi dall’Abruzzo, come<br />

nel caso della cooperativa<br />

“Fuoco” che nelle Alpi<br />

Giudicarie in Trentino Alto<br />

Adige si occupa di fare<br />

rivivere malghe e masi.<br />

Partendo da queste<br />

riflessioni, i sostenitori delle<br />

cooperative di comunità<br />

ritengono che questo possa<br />

essere un modello che<br />

sarebbe possibile adattare<br />

anche alle esigenze della<br />

Val Tramontina, della<br />

Val Meduna, come pure<br />

della Val Cellina e della<br />

Val Colvera: un esempio<br />

di economia sociale in<br />

grado di rivitalizzare il<br />

territorio e contrastare lo<br />

spopolamento montano.<br />

Infatti, si parla di storie di<br />

successo, in aree interne e<br />

montane con caratteristiche<br />

simili a quelli delle nostre<br />

vallate e che, come<br />

altre aree montane<br />

friulane, sono<br />

ricche di eccellenze.<br />

Chissà, quindi<br />

che questa<br />

formula di<br />

cooperazione<br />

possa trovare valide<br />

risposte a problematiche<br />

che, senza piani<br />

lungimiranti, rischiano di<br />

diventare scogli sempre più<br />

insormontabili.<br />

MONTAGNA LEADER<br />

CI CREDE<br />

In prima fila nell’importare questo modello virtuoso da<br />

altre regioni italiane c’è Montagna leader, che aprirà un<br />

bando ad hoc.<br />

«Attraverso questo intervento si sperimenteranno nuovi<br />

percorsi di sviluppo locale, sostenendo la creazione di<br />

una cooperativa di comunità, intesa come strumento<br />

innovativo, in grado di far rivivere aree rurali, paesi e<br />

piccoli borghi, puntando sulla partecipazione attiva dei<br />

cittadini e valorizzando risorse endogene altrimenti<br />

inutilizzate.<br />

Si prevede l’avvio di almeno una cooperativa di<br />

comunità, che diventi autonoma, anche in<br />

termini finanziari, una volta esaurito il<br />

sostegno della programmazione».<br />

di Giulia Sacchi<br />

S<br />

popolamento: un processo che in<br />

Italia appare inarrestabile, nei piccoli<br />

comuni. Il copione è sempre lo stesso,<br />

coi i decessi che superano le nascite e<br />

l’esodo verso i grossi centri che appare<br />

inarrestabile.<br />

L’area montana è<br />

quella che ne risente<br />

maggiormente: ci sono<br />

paesini in cui risiedono<br />

poche decine di abitanti,<br />

peraltro anziani. Ne sa<br />

qualcosa il territorio<br />

dell’UTI delle Valli<br />

e Dolomiti friulane,<br />

composto da venti<br />

comuni, quattordici dei<br />

quali registrano un trend<br />

negativo di crescita della<br />

popolazione.<br />

Escluso Castelnovo del<br />

Friuli, municipio nel quale<br />

nel biennio 2016-2018<br />

l'aumento degli abitanti<br />

è stato pari a zero, dato<br />

comunque non salutare,<br />

soltanto cinque comuni<br />

si salvano dallo<br />

spopolamento: Maniago,<br />

Arba, Clauzetto, Frisanco e<br />

Pinzano al Tagliamento. A<br />

fine 2016 le Valli e Dolomiti<br />

friulane contavano 52.870<br />

residenti, al 31 dicembre<br />

2018, invece, 52.717: si<br />

sono persi, insomma, 153<br />

abitanti in due anni.<br />

Il segno meno che pesa di<br />

più è quello di Montereale<br />

Valcellina: il calo è stato<br />

di 82 unità. Lo seguono<br />

Vivaro, con meno 33<br />

persone, Vito d'Asio e<br />

Claut, entrambi con meno<br />

32. Ed è evidente che più il<br />

paese è piccolo, più il calo<br />

si percepisce. Il territorio<br />

è in sofferenza e il futuro<br />

preoccupa non soltanto<br />

gli amministratori<br />

locali, ma anche<br />

quei pochi residenti che<br />

non vogliono abbandonare<br />

la propria terra d’origine,<br />

nonostante si scontrino<br />

con servizi sempre più<br />

ridotti all’osso e disagi<br />

quotidiani. Perché senza<br />

ricambio generazionale, e<br />

quindi senza nuovi nuclei<br />

familiari, chiudono negozi,<br />

scuole e strutture ricettive.<br />

Altro tasto dolente è quello<br />

dei trasporti. Quando si<br />

parla di spopolamento,<br />

il timore più grande è<br />

che, soprattutto nella<br />

fascia montana, cresca<br />

il numero dei paesi<br />

fantasma, con realtà del<br />

tutto abbandonate dalla<br />

popolazione: a livello<br />

nazionale se ne contano<br />

6.000 (indagine Istat dello<br />

scorso anno).<br />

È vero che oggi alcuni di<br />

questi – i più suggestivi<br />

– sono diventati meta<br />

di turisti, ma non si può<br />

negare che il quadro sia<br />

desolante. Nel contesto<br />

demografico delle<br />

Dolomiti friulane, Maniago<br />

rappresenta invece un<br />

unicum: in un biennio la<br />

crescita dei residenti è<br />

stata di 74 unità. La città,<br />

che oggi sfiora i 12.000<br />

abitanti, è attrattiva:<br />

servizi, scuole, centro<br />

commerciale naturale che<br />

piace anche a chi vive<br />

nei comuni contermini<br />

e opportunità di lavoro,<br />

considerato che vanta<br />

una zona industriale in<br />

espansione e con colossi<br />

pure da 500 addetti, fanno<br />

del municipio delle lame<br />

un’area che attira nuovi<br />

residenti.<br />

GIAMPAOLO BIDOLI<br />

(Presidente dell’Ecomuseo<br />

Lis Aganis di Maniago)<br />

Pensa che le<br />

cooperative di comunità<br />

rappresentino un’idea<br />

realizzabile?<br />

Il nostro territorio ha<br />

potenzialità per costruire il<br />

progetto delle cooperative<br />

di comunità. Molte<br />

proposte sono già nate<br />

10<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

e spesso neanche ce<br />

ne accorgiamo. Ci sono<br />

attività che vengono<br />

svolte per lo più in<br />

maniera volontaristica,<br />

ma che si potrebbero<br />

professionalizzare.<br />

A quali attività<br />

si riferisce?<br />

Si pensi all’organizzazione<br />

di eventi, che è svolta<br />

da associazioni e che<br />

potrebbe rappresentare<br />

un'opportunità lavorativa.<br />

Poi c’è il tema dei servizi<br />

che si possono realizzare<br />

con le cooperativa<br />

di comunità. Come<br />

Ecomuseo, siamo già<br />

andati a visitare queste<br />

realtà anni fa, laddove<br />

sono state attivate, per<br />

capire come funzionano.<br />

Cosa ha frenato la loro<br />

realizzazione, in questi<br />

anni?<br />

Il nostro territorio ha<br />

il potenziale, ma a<br />

mancare è il collante.<br />

La cooperativa di<br />

comunità potrebbe<br />

rappresentare un<br />

elemento di unione<br />

per fare economia e<br />

creare posti di lavoro,<br />

che potrebbero servire<br />

anche per frenare un po’<br />

l’esodo.<br />

Per arginare in maniera<br />

profonda lo spopolamento,<br />

però, credo sia necessario<br />

qualcosa in più, anzi per il<br />

ripopolamento c’è bisogno<br />

di gente che arrivi da fuori<br />

e decida di stabilirsi in<br />

valle. Sembra un’assurdità,<br />

ma sarebbe opportuno<br />

dare gambe anche a un<br />

progetto abitativo.<br />

372<br />

ABITANTI<br />

ERTO E CASSO<br />

912<br />

ABITANTI<br />

CLAUT<br />

244<br />

ABITANTI<br />

BARCIS<br />

363<br />

ABITANTI<br />

CIMOLAIS<br />

DATI<br />

POPOLAZIONE<br />

DELL'UTI<br />

250<br />

ABITANTI<br />

ANDREIS<br />

601 290 1.537 361<br />

ABITANTI<br />

FRISANCO<br />

4.333<br />

ABITANTI<br />

MONTEREALE<br />

ABITANTI<br />

TRAMONTI<br />

DI SOPRA<br />

VAJONT<br />

MEDUNO<br />

MANIAGO<br />

TRAMONTI<br />

DI SOTTO<br />

1.775<br />

ABITANTI<br />

TRAVESIO<br />

721<br />

ABITANTI<br />

VITO D'ASIO<br />

2.218<br />

ABITANTI<br />

SEQUALS<br />

1.306<br />

ABITANTI<br />

ARBA<br />

1.676 11.818<br />

1.324<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

VIVARO<br />

383<br />

ABITANTI<br />

CLAUZETTO<br />

861<br />

ABITANTI<br />

CASTELNOVO<br />

1.514<br />

ABITANTI<br />

PINZANO<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 11


PEDEMONTANA<br />

PEDEMONTANA<br />

FELICI<br />

E INTEGRATI<br />

di Giulia Sacchi<br />

La presenza di cittadini stranieri<br />

all’interno delle comunità locali<br />

è un fenomeno che accade da secoli,<br />

ma negli ultimi anni, grazie alla facilità<br />

di movimento, il fenomeno è cresciuto.<br />

Come si integrano le persone che<br />

vengono a vivere nella Pedemontana?<br />

Il ponte tra gli<br />

stranieri trasferitisi nel<br />

Maniaghese e la comunità<br />

locale è rappresentato<br />

dall’associazionismo. Se<br />

oggi le oltre mille persone<br />

che risiedono nella città del<br />

coltello, che conta quasi<br />

12 mila abitanti, sono ben<br />

inserite in ambito locale,<br />

il merito è da ascrivere<br />

anche alla forza dei<br />

sodalizi. In primis quelli<br />

esistenti in zona, che hanno<br />

spalancato le porte a chi<br />

viene da fuori, e poi a quelle<br />

associazioni create dagli<br />

stranieri appositamente per<br />

facilitare la quotidianità ai<br />

connazionali che si trovano<br />

a vivere in un Paese<br />

straniero.<br />

Uno sforzo necessario,<br />

perché riuscire a mettere<br />

solide radici nel territorio è<br />

fondamentale per alleviare<br />

situazioni di disagio in<br />

chi si è trasferito in zona,<br />

magari per cause di forza<br />

maggiore, complice la crisi<br />

occupazionale nel Paese<br />

d’origine.<br />

Mustapha Nadif<br />

Accolti e integrati<br />

A Maniago gli stranieri<br />

sono ben radicati: non<br />

hanno dubbi su questo<br />

sia Florinel Prescura,<br />

rappresentante della<br />

comunità romena, la più<br />

grande in termini numerici<br />

presente in città, che<br />

Mustapha Nadif, alla guida<br />

di quella marocchina: nella<br />

città del coltello si sentono<br />

a casa. Per i romeni, in<br />

particolare, l’integrazione<br />

è più facile per le tante<br />

caratteristiche comuni<br />

tra la loro cultura e quella<br />

friulana. Si pensi che l’idea<br />

del gruppo guidato da<br />

Prescura è di riproporre la<br />

“Festa del mosto”, che in<br />

Friuli è stata accantonata,<br />

mentre in Romania è un<br />

appuntamento importante.<br />

Ovviamente l’attività del<br />

gruppo romeno non si<br />

conclude qui. La creazione<br />

di un sodalizio è stato<br />

l'inizio di un'attività che poi<br />

è proseguita col fare rete<br />

con le realtà associative del<br />

maniaghese, il cui risultato<br />

è la Giornata del bambino,<br />

idea recente, avviata proprio<br />

nel <strong>2019</strong> organizzata<br />

in collaborazione con<br />

le associazioni sportive<br />

della città del coltello.<br />

L’obiettivo è tanto semplice<br />

quanto efficace: i bambini<br />

rappresentano il futuro e i<br />

valori della multiculturalità<br />

devono essere trasmessi da<br />

subito, in modo tale che i<br />

piccoli possano continuare<br />

il progetto di integrazione<br />

e aggregazione che i loro<br />

genitori hanno realizzato.<br />

Anche la comunità<br />

marocchina ha creato<br />

un’associazione, che oggi si<br />

chiama Nuova generazione<br />

del Friuli Venezia Giulia.<br />

All'inizio il lavoro è<br />

cominciato con i volontari<br />

solidali maniaghesi, poi le<br />

cose sono evolute ed è stato<br />

adottato un nuovo nome.<br />

Come hanno sottolineato<br />

gli intervistati, infatti, l’unico<br />

modo per integrarsi con<br />

la comunità accogliente è<br />

diventare cittadini attivi e<br />

partecipare alla vita della<br />

comunità. Per fare ciò, lo<br />

dimostrano anche altre<br />

realtà italiane, i percorsi<br />

da seguire sono due:<br />

inizialmente aggregare<br />

i propri connazionali,<br />

in seguito estendere<br />

gli orizzonti e costruire<br />

un ponte con le realtà<br />

operative nel territorio<br />

ospitante.<br />

Prossimo passo:<br />

una rete fra comunità<br />

Tanto viene fatto, ma<br />

migliorare anche nell’ambito<br />

dell’integrazione si può.<br />

Prescura ha un’idea di cosa<br />

si potrebbe potenziare.<br />

«Serve maggiore sinergia<br />

tra le comunità straniere,<br />

i rapporti con gli italiani<br />

ANDREA GASPARDO<br />

(assessore alle politiche sociali di Maniago)<br />

Qual è stato il ruolo<br />

del Comune in questo<br />

percorso?<br />

I progetti sono continui<br />

perché favorire<br />

l’integrazione per noi è<br />

un obiettivo importante.<br />

Si pensi all’esperienza<br />

degli orti sociali, messi a<br />

disposizione tramite un<br />

bando che culmina in<br />

un momento conviviale<br />

all’insegna del multietnico.<br />

Interessante è anche il<br />

progetto con i tutor di<br />

seconda generazione,<br />

ovvero quegli stranieri nati<br />

in Italia o che risiedono<br />

nel nostro Paese da tanto<br />

tempo, che sanno bene la<br />

lingua e possono fornire<br />

un valido aiuto a chi arriva<br />

funzionano: ora è il<br />

momento di cercare di fare<br />

sistema tra noi. È vero che<br />

ci sono aspetti culturali<br />

che ci rendono distanti, ma<br />

dobbiamo trovare il modo<br />

di superare questo ostacolo<br />

e avviare un progetto di<br />

più ampio respiro. Come<br />

comunità romena, è il nostro<br />

prossimo obiettivo.»<br />

per la prima volta in loco<br />

e necessita prima di tutto<br />

di conoscere le basi degli<br />

aspetti culturali e sociali.<br />

Sembra una ricetta<br />

facile.<br />

Un percorso di<br />

accompagnamento, quello<br />

degli stranieri, che ha visto<br />

anche momenti difficili,<br />

in seguito a episodi saliti<br />

anche agli onori delle<br />

cronache locali.<br />

In casi di questo tipo<br />

abbiamo puntato sul<br />

confronto schietto,<br />

mettendoci a tavolino e<br />

insegnando alla comunità<br />

interessata quello che<br />

qui è consentito e ciò che<br />

invece è vietato.<br />

QUALCHE NUMERO<br />

In termini assoluti, la popolazione immigrata residente<br />

a Maniago è ancora numericamente esigua e conta<br />

poche centinaia di persone di nazionalità straniera.<br />

Una riflessione che si completa considerando il fatto<br />

che Maniago rappresenta l’unico centro del territorio<br />

a raggiungere una sorta di “massa critica” capace<br />

di formare vere e proprie comunità straniere in<br />

contrapposizione alla presenza di individui isolati.<br />

STRANIERI RESIDENTI<br />

A MANIAGO<br />

261<br />

ABITANTI<br />

ROMENI<br />

159<br />

1<strong>02</strong><br />

166<br />

ABITANTI<br />

BENGALESI<br />

81<br />

85<br />

142 113<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

MAROCCHINI<br />

ALBANESI<br />

65 77 57 56<br />

14<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

FLORINEL PRESCURA<br />

(rappresentante della comunità romena)<br />

Ma quali, nello specifico,<br />

sono i passi compiuti<br />

per integrarsi?<br />

Desideravamo creare<br />

un nostro sodalizio, in<br />

cui poterci ritrovare<br />

e con il quale aprirci<br />

all’esterno, cominciando<br />

ad avviare collaborazioni<br />

con le realtà italiane.<br />

Ecco quindi che è nata<br />

l’Associazione romeni<br />

europei.<br />

Quali attività<br />

sono in programma?<br />

Abbiamo organizzato<br />

diversi eventi per farci<br />

conoscere: dalla cultura<br />

alla gastronomia, dalla<br />

presentazione di libri a<br />

una sorta di gemellaggio<br />

culinario, insomma.<br />

All’inizio si fa sempre un<br />

po’ di fatica ad abituarsi<br />

a vivere in una terra che<br />

non è la tua ma, se ti<br />

vengono aperte le porte, è<br />

tutto più semplice.<br />

52 52<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

INDIANI<br />

GHANESI<br />

40 13<br />

ABITANTI<br />

ABITANTI<br />

POLACCHI<br />

MOLDAVI<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 15


VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />

1.300<br />

kWp<br />

Tutta Italia<br />

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CI HANNO GIÀ SCELTO NEL CORSO DEL <strong>2019</strong><br />

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AZ. AGR.<br />

300,00<br />

kWp<br />

Vivaro<br />

(PN)<br />

250,00<br />

kWp<br />

Roncade<br />

(TV)<br />

170,00<br />

kWp<br />

San Quirino<br />

(PN)<br />

380,00<br />

kWp<br />

Bassando del Grappa<br />

(VI)<br />

Il turismo mordi e fuggi interessa la<br />

maggior parte delle vallate pordenonesi.<br />

È una forma di turismo che purtroppo, il<br />

più delle volte, lascia sul territorio solo le<br />

briciole o poco più.<br />

I frequentatori di Val<br />

Cosa e Val d’Arzino per<br />

lo più attraversano le<br />

nostre vallate e raramente<br />

pernottano, però spesso,<br />

molto spesso, ritornano: un<br />

attestato di stima e piacere<br />

che non fa che inorgoglire.<br />

Ma se queste zone<br />

piacciono a chi le conosce,<br />

resta aperta la questione<br />

di come farle conoscere e<br />

renderle attrattive per chi<br />

è distante o per chi non le<br />

ritiene una mèta.<br />

Non è un caso, infatti<br />

che i visitatori e i turisti<br />

più legati a queste zone<br />

provengano dal Triveneto,<br />

e che la maggior parte<br />

degli stranieri siano<br />

figli di migranti che, se<br />

trascorrono diversi giorni<br />

qui, lo fanno nella vecchia<br />

casa di famiglia o presso<br />

altri parenti e amici. È un<br />

dato che conferma che si<br />

tratta di turismo “locale”<br />

indice che la bellezza di<br />

questi luoghi è ancora una<br />

perla nascosta ai più.<br />

PICCOLE<br />

PERLE<br />

NASCOSTE<br />

Accoglienza e ricettività<br />

Come detto, sono in pochi<br />

i turisti che pernottano<br />

in zona, pertanto parlare<br />

di ricettività alberghiera<br />

tradizionale diventa<br />

difficile.<br />

Resistono gli alberghi<br />

storici, come “Alla Posta”<br />

ad Anduins o il rinnovato<br />

“Corona 2.0” a Clauzetto,<br />

ma ormai da anni ha<br />

preso piede, sia per quanto<br />

riguarda il comune di<br />

Clauzetto che quello di<br />

Vito d’Asio, la formula<br />

dell’albergo diffuso.<br />

Mentre l’Albergo Diffuso<br />

“Balcone sul Friuli”<br />

interessa l’intero territorio<br />

di Clauzetto, l’Albergo<br />

Diffuso “Mandi” oltre a Vito<br />

d’Asio riguarda i territori<br />

di Andrea del Maschio<br />

di Tramonti di Sotto e<br />

Tramonti di Sopra. Il primo<br />

riesce a offrire 65 posti<br />

letto, di cui 18 a Clauzetto,<br />

37 a Pradis di Sotto e 10 a<br />

Pradis di Sopra. L’Albergo<br />

Diffuso Mandi, invece,<br />

che accoglie i turisti nel<br />

comune di Vito d’Asio mette<br />

a disposizione 59 posti letto<br />

divisi in 4 alloggi, 54 a San<br />

Francesco e 5 a Pielungo.<br />

500,00<br />

kWp<br />

Lusia<br />

(RO)<br />

125,00<br />

kWp<br />

Casale sul Sile<br />

(TV)<br />

150,00<br />

kWp<br />

Annone Veneto<br />

(VE)<br />

TEKAS SRL<br />

260,00<br />

kWp<br />

Mansuè<br />

(TV)<br />

20,00<br />

kWp<br />

Prato allo Stelvio<br />

(BZ)<br />

IL TREND TURISTICO<br />

Negli ultimi 3 anni i turisti che<br />

soggiornano nei due alberghi<br />

diffusi sono stati per lo più italiani.<br />

Tra gli stranieri, principalmente<br />

si contano tedeschi, austriaci,<br />

slovacchi e cechi. Le prenotazioni<br />

avvengono soprattutto grazie al<br />

passaparola o ai principali portali<br />

di prenotazione, tra cui<br />

booking.com e airbnb.it.<br />

CLAUZETTO<br />

POSTI LETTO<br />

Museo della Grotta di Pradis<br />

VITO D'ASIO - TRAMONTI<br />

DI SOTTO E DI SOPRA<br />

65 59<br />

Vocabolario<br />

POSTI LETTO<br />

Albergo<br />

diffuso<br />

L’albergo diffuso<br />

è una società di<br />

privati in possesso<br />

di seconde case che in<br />

seguito alla concessione<br />

di un finanziamento pubblico per la<br />

ristrutturazione delle pertinenze, si sono<br />

impegnati a mettere a disposizione i<br />

propri locali per un periodo di tempo<br />

definito, per l’accoglienza dei turisti.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 17


VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />

AIRBNB<br />

E LE AREE<br />

INTERNE<br />

di redazione<br />

GROTTE<br />

DI PRADIS<br />

Questi antri e cavità<br />

scavati dal torrente Cosa,<br />

nel giro di una decina<br />

d’anni, hanno raddoppiato<br />

PICCOLE PERLE<br />

il numero dei visitatori<br />

portandoli dai poco più<br />

di 9.000 nella stagione<br />

turistica 2010 ai circa<br />

18.000 delle stagioni 2017<br />

e 2018.<br />

Un fenomeno<br />

interessante per chi segue<br />

i fenomeni turistici è<br />

rappresentato dal trend<br />

di sviluppo di Airbnb,<br />

piattaforma internet che<br />

è stata capace di creare<br />

stimolare gli affitti a<br />

breve termine, colmando<br />

la lacuna tra gli alloggi<br />

residenziali in affitto e<br />

l’ospitalità alberghiera.<br />

Questa forma di “locazione”<br />

ha preso piede in pochi<br />

anni: nel 2015 l’Italia era<br />

il terzo mercato al mondo<br />

per numero di annunci con<br />

83 mila padroni di casa<br />

(“host” sul sito) e 3,6 milioni<br />

di visite all’anno sulle<br />

pagine. Un’espansione<br />

repentina che in molte<br />

città turistiche ha presto<br />

mostrato alcune criticità<br />

e fatto sollevare dubbi per<br />

l’impatto che rischia di<br />

avere sul tessuto sociale:<br />

molti centri storici di città<br />

turistiche hanno visto gli<br />

appartamenti residenziali<br />

essere rimpiazzati dalle<br />

più remunerative locazioni<br />

temporanee affittate ai<br />

turisti. Sicuramente non è<br />

il caso delle nostre vallate,<br />

che anzi scontano un<br />

sottoutilizzo rispetto alle<br />

potenzialità turistiche, ma<br />

è interessante analizzare<br />

l’evoluzione del fenomeno.<br />

Infatti, la strategia odierna<br />

del colosso turistico online<br />

(con un fatturato da 31<br />

miliardi di dollari all’anno),<br />

saturate le città d'arte<br />

mira a stipulare accordi<br />

per espandere il proprio<br />

raggio d’azione verso le<br />

cosiddette aree interne e<br />

verso i borghi italiani. In<br />

quest’ottica, nulla esclude<br />

che le piccole frazioni<br />

che si stanno spopolando<br />

caratteristiche della Val<br />

d’Arzino, Val Tramontina<br />

e Val Cellina potrebbero<br />

essere al centro delle<br />

strategie imprenditoriali<br />

del gruppo Airbnb dei<br />

prossimi anni.<br />

Approfondimento<br />

La soluzione lombarda<br />

La domanda, a questo punto<br />

è: c’è da preoccuparsi? Si può<br />

governare il fenomeno?<br />

In Lombardia, in particolare<br />

nella Val Trompia e Sabbia<br />

hanno scelto la via della<br />

partnership internazionale che<br />

è offerta dalla Fondazione<br />

Cariplo dal Programma<br />

AttivAree. Questi due soggetti<br />

scommettono sulla possibilità<br />

che una collaborazione<br />

con Airbnb possa dare una<br />

visibilità internazionale a<br />

territori altrimenti destinati<br />

all'oblìo. Così il borgo di<br />

Lavenone è entrato nel<br />

progetto Borghi Italiani di<br />

Airbnb e, oggi, in questo<br />

paese di 555 abitanti<br />

nelle Prealpi bresciane, un<br />

edificio storico di proprietà<br />

del Comune è diventato<br />

‘Casa Maer’, una casa<br />

d’artista rinnovata con la<br />

collaborazione di alcuni noti<br />

nomi del design italiano.<br />

http://www.fondazionecariplo.it/it/news/intersettoriali/casa-maer-alavenone-con-airbnb.html<br />

SIMBOLISMO<br />

NELLA<br />

PREISTORIA<br />

Il recente ritrovamento<br />

di un artiglio d’aquila<br />

probabilmente<br />

utilizzato dagli uomini<br />

di Neandertal come<br />

amuleto ha portato<br />

questa valle sulle pagine<br />

di importanti riviste che<br />

trattano di archeologia.<br />

La straordinaria scoperta<br />

fatta nella Grotta del Rio<br />

Secco ha di fatto condotto<br />

all’ipotesi che già gli<br />

uomini neandertaliani<br />

attribuissero ad alcuni<br />

oggetti un significato<br />

ultraterreno e questo<br />

farebbe retrodatare la<br />

comparsa del simbolismo<br />

che, fino a pochi anni<br />

fa, era una prerogativa<br />

che si credeva soltanto<br />

dell’uomo Sapiens.<br />

LE MERAVIGLIE<br />

DELLA VAL D’ARZINO<br />

Fino a pochi anni fa se si<br />

chiedeva, anche nella più<br />

prossima pianura, dove si<br />

trovasse Cerdevol Curnila,<br />

praticamente nessuno<br />

era in grado di rispondere.<br />

Eppure, profonde vasche<br />

smeraldine formate dal<br />

torrente Arzino si alternano<br />

Cerdevol Curnila foto di Mascherin Adriano<br />

a spettacolari e scroscianti<br />

cascate rendendo questo<br />

luogo magico.<br />

Oggi la nomea di questa<br />

ansa dell’Arzino è arrivata<br />

fino ai media internazionali,<br />

con una citazione<br />

addirittura in un articolo<br />

del Financial Times, e così<br />

nelle giornate estive ormai<br />

non si contano le auto<br />

parcheggiate sul ciglio della<br />

strada dai gitanti con il fine<br />

di cercare di occupare, fin<br />

dal mattino presto, con un<br />

asciugamano, le piccole<br />

spiaggette e i grandi sassi<br />

lungo il corso del torrente.<br />

UN PASSATO<br />

TERMALE<br />

Poco sopra l’abitato<br />

di Anduins c’è uno<br />

stabilimento termale<br />

in stato di degrado e<br />

abbandono, che per gran<br />

parte del secolo scorso ha<br />

saputo attirare centinaia<br />

di turisti. Oggi giungono<br />

alcuni appassionati che<br />

tornano qui per bere<br />

l’acqua solforosa del rio<br />

Barquet, dalle eccellenti<br />

proprietà curative.<br />

18<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane


SEQUALS/TRAVESIO<br />

SEQUALS/TRAVESIO<br />

TUTTI<br />

IN PIAZZA<br />

di Manuel Bertin<br />

Le sagre paesane rappresentano una<br />

sfida per portare avanti la tradizione,<br />

essere elemento di promozione territoriale<br />

imparando ad adattarsi alle richieste di<br />

servizi e obblighi moderni.<br />

Per un amministrazione<br />

comunale, quant’è<br />

importante sostenere le<br />

manifestazioni locali?<br />

Molto, rappresentano un<br />

contatto con il tessuto<br />

locale e una formula<br />

attrattiva per chi viene da<br />

fuori.<br />

Gli abitanti del comune, in<br />

questo modo, hanno delle<br />

attività che offrono elementi<br />

di ricchezza, come concerti,<br />

mostre, allestimenti. C’è poi<br />

l’elemento di attrattività che<br />

richiama persone che non<br />

abitano nel comune, ma<br />

che con questa scusa lo<br />

visitano e lo conoscono.<br />

L’amministrazione come<br />

aiuta le associazioni?<br />

Per quanto riguarda<br />

l’aspetto amministrativo,<br />

l’ufficio SUAP che concede<br />

le autorizzazioni è<br />

accentrato nell’UTI.<br />

Però, come Giunta e<br />

consiglieri aiutiamo<br />

tutte le associazioni del<br />

territorio, calibrando le<br />

esigenze in base alla<br />

necessità, per sostenerle<br />

in tutti gli aspetti di cui<br />

hanno bisogno.<br />

Non parlo solamente del<br />

mero impegno finanziario<br />

che è utilizzato per coprire<br />

alcune voci di spesa, ma<br />

FRANCESCO SERRA<br />

(assessore Cultura, tempo libero, turismo e sviluppo rete<br />

museale)<br />

anche di collaborazione<br />

diretta come quando i<br />

consiglieri presenziano<br />

con il ruolo di referente<br />

della sicurezza, come<br />

richiesto dalle recenti<br />

circolari.<br />

Quant’è importante<br />

la collaborazione fra<br />

persone e associazioni in<br />

quest’ambito?<br />

Ci stiamo lavorando, i<br />

risultati si vedranno tra<br />

qualche anno. Per ora<br />

c’è una Pro Loco che è<br />

unica per l’intero territorio<br />

comunale, a ciò si sono<br />

aggiunti eventi in cui<br />

volontari di Lestans<br />

hanno collaborato nelle<br />

manifestazioni di Sequals<br />

e viceversa.<br />

Parallelamente stiamo<br />

cercando di stimolare la<br />

partecipazione di gruppi<br />

di volontari per tenere<br />

aperte Villa Carnera e<br />

Villa Savorgnan: siamo<br />

certi che possa essere<br />

un grande servizio per<br />

il paese e nel contempo<br />

un bel modo per sentirsi<br />

cittadini.<br />

Quando si parla di<br />

sagre e manifestazioni,<br />

in regione, si parla di<br />

un settore capace di<br />

movimentare circa 15<br />

milioni di euro ogni<br />

anno. Considerando<br />

che i contributi pubblici,<br />

sommando le varie voci,<br />

ammontano a circa 1<br />

milione di euro, è evidente<br />

l’importanza che ricopre<br />

questo lavoro a base<br />

volontaristica.<br />

E questa è solo una<br />

valutazione economica,<br />

mentre esiste un ruolo<br />

sociale, di relazione, di<br />

legame con il territorio che,<br />

pur essendo sotto gli occhi<br />

di tutti, è difficilmente<br />

quantificabile.<br />

Troppa burocrazia<br />

Nonostante l’importanza<br />

di questo settore, la legge<br />

di riferimento è ancora<br />

quella che disciplina<br />

le manifestazioni e gli<br />

spettacoli: un Regio<br />

Decreto del 1931 tutt’ora<br />

in vigore. A quell’impianto,<br />

scritto circa novant’anni<br />

fa, si sono poi sommate<br />

negli anni circolari e<br />

interpretazioni che oggi<br />

obbligano il settore delle<br />

sagre e delle feste paesane<br />

a confrontarsi con una<br />

fatica burocratica che molti<br />

ritengono insostenibile.<br />

Anche perché, nel maggio<br />

2017, nel clima di paura<br />

seguito agli attentati<br />

avvenuti in Europa, una<br />

circolare interpretativa<br />

chiamata “circolare<br />

Gabrielli” ha alzato<br />

ulteriormente i vincoli<br />

richiesti a chi organizza<br />

manifestazioni.<br />

Da quella circolare che<br />

ha visto l’immediata<br />

protesta dell’ANCI,<br />

se ne sono aggiunte<br />

altre, successivamente<br />

riordinate in una circolare<br />

del 2018. E così, per<br />

esempio, a chi organizza<br />

una manifestazione è<br />

richiesto di avvalersi di<br />

una figura certificata che<br />

sappia gestire il rischio<br />

di incendio, di una per<br />

il primo soccorso, di<br />

avvalersi di personale<br />

dedicato alla sicurezza.<br />

Propositi ottimi per la<br />

sicurezza degli ospiti che<br />

però si scontrano con una<br />

realtà fatta di volontari che<br />

dedicano il proprio tempo<br />

libero all’organizzazione.<br />

Le sagre in FVG<br />

movimentano<br />

15<br />

LEGGE<br />

07/<strong>2019</strong><br />

Pubblico partecipante al Trofeo Primo Carnera di Sequals -2018<br />

La legge regionale 7/<strong>2019</strong> ha cercato di ridurre gli impatti delle circolari interpretative nazionali<br />

sugli organizzatori delle manifestazioni:<br />

MILIONI<br />

DI EURO<br />

Sono stati stanziati dei fondi per<br />

l’assistenza tecnica e per i servizi<br />

di sicurezza richiesti (security,<br />

ambulanza, ecc.)<br />

Una linea di finanziamento copre le spese per far<br />

partecipare i volontari a corsi di formazione specifica per il<br />

conseguimento delle certificazioni antincendio alto rischio,<br />

per primo soccorso alto rischio e per la somministrazione<br />

degli alimenti.<br />

Una terza voce copre invece i<br />

costi per lo sportello di assistenza<br />

e consulenza per il terzo settore<br />

ubicato presso il comitato<br />

regionale delle proloco FVG<br />

MARCO SPECIA<br />

(segretario Comitato<br />

regionale Proloco FVG)<br />

Qual è l’importanza<br />

ricoperta dalle<br />

manifestazioni paesane?<br />

Esiste un valore economico,<br />

che sommando i bilanci<br />

consuntivi delle varie<br />

proloco regionali è<br />

quantificabile in circa 15<br />

milioni di euro.<br />

Esiste però un valore<br />

sociale, importantissimo,<br />

perché si avvale del<br />

lavoro dei volontari e<br />

perché aiuta a tessere<br />

dei legami sociali che<br />

altrimenti si perderebbero.<br />

E poi c’è l’impatto sulla<br />

promozione del territorio,<br />

inteso come sistema,<br />

che va oltre il computo<br />

delle presenze durante la<br />

festa dando visibilità al<br />

paese e valorizzando le<br />

caratteristiche locali.<br />

Esistono linee di<br />

finanziamento speciali per<br />

le manifestazioni in paesi<br />

montani?<br />

No, al momento no. Da un<br />

lato è vero che le persone<br />

devono essere portate in<br />

montagna, mentre nei<br />

grandi centri sono più facili<br />

da intercettare, dall’altro<br />

sarebbe difficile individuare<br />

dei criteri validi per dire a chi<br />

dare questi fondi.<br />

In ogni caso la commissione<br />

che valuta i progetti per<br />

assegnare i fondi, ha a<br />

disposizione 20 punti alla<br />

voce “flusso turistico” che<br />

consente di mettere in<br />

relazione l'importanza di<br />

una manifestazione anche<br />

al territorio di svolgimento.<br />

Come si fanno dialogare le<br />

Pro Loco con gli altri enti<br />

del territorio?<br />

A partire dalla Giunta Illy<br />

si è cercato di inquadrare<br />

le attività locali in un più<br />

ampio piano del turismo<br />

regionale. In questo modo<br />

è stato chiesto alle Pro<br />

Loco di essere parte di<br />

una visione strategica<br />

più ampia di promozione<br />

dell'intera regione: per fare<br />

un esempio, promuovere<br />

con successo la pitina<br />

a Tramonti di Sopra<br />

ha impatti anche su<br />

Meduno, su Maniago, sulla<br />

Valcimoliana.<br />

Sagra delle Rane - Usago di Travesio - 2018<br />

L'aspetto enogastronomico<br />

è l'elemento principale<br />

nella promozione<br />

turistica?<br />

In Friuli mancano le<br />

grandi città d’arte, come<br />

Venezia, Firenze, Roma.<br />

Questo sposta il peso della<br />

tradizione verso la filiera<br />

agroalimentare.<br />

Detto questo, non è l’unica<br />

forma di turismo che le Pro<br />

Loco sanno promuovere.<br />

Il GiroPresepi è l’esempio<br />

ideale: nato dal basso,<br />

spontaneamente, oggi è<br />

cresciuto fino a diventare<br />

un progetto di successo<br />

che coinvolge 15 paesi e<br />

che ha una regia unica nel<br />

comitato regionale delle<br />

Pro Loco. Ed è diventato un<br />

prodotto che riusciamo a<br />

promo-commercializzare<br />

anche all’estero,<br />

richiamando comitive<br />

dall’Austria e dalla Baviera,<br />

in diretta concorrenza con<br />

la tradizione dei mercatini<br />

di Natale che là è molto<br />

forte.<br />

20<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 21


ORGOGLIO OLTR<strong>ECO</strong>NFINE<br />

CON I PIEDI<br />

PER TERRA<br />

di Manuel Bertin<br />

La passione per l’aria indirizza gli anni di<br />

studio: laurea al Politecnico di Milano<br />

per imparare a controllare aerodinamica,<br />

flussi e forze per far volare leggeri gli<br />

aeroplani.<br />

CENTINA DI SUPPORTO<br />

DELLA SHARKLET<br />

Ogni giorno inforca<br />

la propria bicicletta<br />

in direzione Filton, la<br />

sede di Airbus nei pressi<br />

di Bristol e comincia a<br />

lavorare sullo sviluppo di<br />

un nuovo aereo, uno dei<br />

modelli che solcheranno<br />

il cielo nei prossimi<br />

anni.<br />

Che cosa fai in Airbus?<br />

Al momento sono<br />

Wing Integrator sul<br />

programma A380, il<br />

che significa che ricopro<br />

un ruolo trasversale a<br />

molti progetti specialistici<br />

cercando di integrare le<br />

diverse tessere del puzzle<br />

in un progetto armonico e<br />

funzionale.<br />

Precedentemente, ho avuto<br />

ruoli più specialistici, ossia<br />

seguivo un aspetto tecnico<br />

e cercavo le soluzioni a<br />

singoli problemi,<br />

perché per realizzare un<br />

velivolo ci sono team che si<br />

occupano di specifici<br />

aspetti che poi<br />

saranno<br />

integrati fra loro.<br />

In quella funzione sono<br />

stato Senior Stress Engineer<br />

nel progetto Single Aisle neo<br />

Wing in cui ho coordinato<br />

il lavoro di una ventina<br />

di persone più i vari studi<br />

ingegneristici esterni ad<br />

Airbus per lo sviluppo<br />

dell’ala.<br />

Raccontaci il<br />

viaggio che ti ha portato<br />

in Inghilterra.<br />

Il percorso è stato lineare:<br />

laurea in Ingegneria<br />

Aerospaziale al Politecnico<br />

di Milano, poi impiego<br />

in Aermacchi che è<br />

un’azienda aeronautica<br />

italiana fornitrice del<br />

consorzio Airbus. Dopo<br />

qualche anno, c’è stata<br />

l’opportunità di entrare in<br />

Airbus e quindi dal<br />

2006<br />

mi sono<br />

trasferito a<br />

Bristol.<br />

Tutto è<br />

nato perché<br />

dopo il liceo<br />

ero indeciso tra<br />

ingegneria dei materiali,<br />

meccanica e aeronautica:<br />

ho scelto la terza, anche<br />

se all’epoca non ero<br />

certamente pienamente<br />

consapevole, perché mi<br />

era sembrata quella che<br />

poneva i problemi più<br />

complessi.<br />

Infatti, anche se<br />

progetto aerei non ho la<br />

fascinazione per l’aria:<br />

non faccio paracadutismo,<br />

volo a vela né ho brevetti<br />

di volo. Quello che mi ha<br />

sempre affascinato è la<br />

possibilità di affrontare<br />

problemi complessi e<br />

cercare la soluzione più<br />

efficace a questi.<br />

C’è un momento<br />

professionale di cui ti sei<br />

sentito orgoglioso?<br />

Un paio di anni fa,<br />

lavorando all’ala del SAneo<br />

ho registrato un nuovo<br />

brevetto: ho ridisegnato<br />

quella che tecnicamente<br />

si chiama centina di<br />

supporto della sharklet,<br />

che é il componente<br />

verticale alle estremità<br />

alari.<br />

In quel periodo, col il<br />

gruppo di lavoro che<br />

coordinavo, stavamo<br />

cercando soluzioni per<br />

renderla capace di reggere<br />

i carichi aerodinamici a cui<br />

sarebbe stata sottoposta<br />

in volo, fino a quando<br />

dalle nostre intuizioni si è<br />

materializzata l’idea giusta<br />

e ne è nato un brevetto che<br />

tuttora Airbus utilizza.<br />

Com’è lavorare in un<br />

ambiente internazionale?<br />

Ricco di stimoli perché<br />

incontri culture lontane,<br />

abitudini e approcci<br />

lavorativi diversi dai tuoi.<br />

A volte li adotti, altre volte<br />

ci convivi trovando forme<br />

di dialogo, ma in ogni caso<br />

sono esperienze che ti<br />

lasciano arricchito.<br />

Quando viaggio per lavoro,<br />

per esempio, incontro<br />

altri manager di culture<br />

diverse e per riuscire a<br />

raggiungere l’obiettivo<br />

devo sapermi mettere in<br />

gioco e trovare un contatto<br />

con l’interlocutore.<br />

Nascere in provincia<br />

rende più difficile<br />

raggiungere i propri<br />

obiettivi?<br />

Non lo credo, se sai dove<br />

vuoi andare segui il tuo<br />

percorso sia in città che<br />

in provincia. Certamente<br />

devi fare i conti con l’idea<br />

di lasciare il Friuli, come<br />

ho fatto io nel 1994 e<br />

ammetto che a volte mi<br />

manca.<br />

C’è una caratteristica di<br />

questa terra che porti con<br />

te?<br />

La caparbietà, perché ho<br />

imparato a non fermarmi<br />

fino a quando il risultato<br />

non è raggiunto. È una<br />

caratteristica che vedo<br />

spesso nei friulani e che<br />

mi ha aiutato molto nel<br />

mondo del lavoro.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 23


INFORMAZIONI<br />

DOVE TROVARE<br />

L'<strong>ECO</strong> DELLE VALLI E<br />

DELLE DOLOMITI<br />

FRIULANE<br />

MANIAGO<br />

Comune di Maniago<br />

Bar Serena<br />

3Store<br />

Bar Sorsi e Morsi<br />

Piazza Sport<br />

Artexx<br />

Bottega Bio<br />

Gekateria Dolce Freddo<br />

Abbigliamento Colombini<br />

Lavanderia Lavapiù<br />

Cgil Caf<br />

Inia Viaggi<br />

Ottica Gortana<br />

Pizzeria da Mario<br />

Bar Coricama<br />

Bar Stazione Corriere<br />

Distrobutore OMV<br />

Consorzio revisioni Maniago<br />

Bar Barile<br />

Antica Coltelleria<br />

Ristorante Casasola<br />

Piscina Maniago<br />

Bottega del FOrmaggio<br />

Edicola Venier<br />

Mensa Zona Industriale<br />

Tecnocollaudi Servizi<br />

Automobilistici<br />

Bar Bottegon<br />

Bar Vivina<br />

Bar Vivarina (Dandolo)<br />

CAMPAGNA<br />

Ai Gelsi<br />

Poste<br />

Studio Medico<br />

ARBA<br />

Farmacia<br />

Macelleria<br />

Alimentari<br />

Graphistudio<br />

Tabaccheria<br />

VIVARO<br />

Alimentari<br />

Lupo Alberto<br />

Gelindo<br />

VAJONT<br />

Comune di Vajont<br />

Palestra<br />

Farmacia<br />

MONTEREALE<br />

VALCELLINA<br />

Comune di Montereale<br />

Non solo bar<br />

Osteria Vittoria<br />

Tabacchi (Piazza)<br />

Edicola (Piazza)<br />

Macelleria<br />

Castelu<br />

Farmacia 3 F<br />

Bar Scalinetti<br />

MALNISIO<br />

Da Borghese<br />

SAN LEONARDO<br />

Da Plinio<br />

GRIZZO<br />

Forno ALzetta<br />

BARCIS<br />

Comune di Barcis<br />

Cartoleria<br />

Panificio De Giusti<br />

ANDREIS<br />

Comune di Andreis<br />

Locanda Al vecio For<br />

Chiosco Camping<br />

CLAUT<br />

Comune di Claut<br />

Supermercato<br />

Farmacia<br />

CIMOLAIS<br />

Comune di Cimolais<br />

Osteria Pian Pinedo<br />

ERTO<br />

Comune di Erto<br />

Ufficio postale<br />

Bar passo sant’Osvaldo<br />

Bar Stella<br />

MEDUNO<br />

Roncadin<br />

Bar da Laura<br />

Bar Meridiana<br />

TRAMONTI DI SOTTO<br />

Bar Antica Corte<br />

TRAMONTI DI SOPRA<br />

Alimentari SISA<br />

FRISANCO<br />

Comune di Frisanco<br />

Circolo operaio<br />

Bar in piazza<br />

POFFABRO<br />

Bar in piazza<br />

SEQUALS<br />

Bar al cret<br />

Edicola 4 Borghi<br />

LESTANS<br />

Supermercato<br />

Bar alla Posta<br />

SOLIMBERGO<br />

Da Mander<br />

TRAVESIO<br />

Harry's Bar<br />

Caffè (Piazza XX Settembre)<br />

Cokki Bar (Zancan)<br />

TOPPO<br />

Alimentari<br />

CASTELNUOVO<br />

Bierkneipe (Loc. Paludea)<br />

Trattoria (Loc. Vigna)<br />

PINZANO<br />

Market Da Cinzia<br />

Bar Progresso<br />

VALERIANO<br />

Ristorante Don Chisciotte<br />

Alimentari e Bar Lucco<br />

CLAUZETTO<br />

Bar – Alimentari Da Andrea<br />

Edicola di Nadia Colledani<br />

VITO D'ASIO<br />

Ristorante L’Ortal<br />

ABBIAMO DISTRIBUITO SUL<br />

TERRITORIO DEGLI ESPOSITORI /<br />

CONTENITORE, QUI DI SEGUITO LA LISTA<br />

DEI POSTI DOVE SONO STATI LASCIATI<br />

PER POTER TROVARE LA RIVISTA<br />

GRATUITA DEL NOSTRO TERRITORIO<br />

SAN FRANCESCO<br />

Alimentari Ristorante<br />

Da Renzo<br />

ANDUINS<br />

Ristorante alla Posta<br />

CASIACCO<br />

Bar alle Alpi<br />

Via Arba, 45 - Z.I. Maniago (PN) - tel. 0427 730127<br />

24<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane


BUONE PRATICHE<br />

PREMIATI<br />

DAI COLLEGHI<br />

di Gianluca Liva<br />

Le coltellerie di Maniago, apprezzate<br />

per la tradizione di efficienza e qualità,<br />

per mantenere il primato in un settore<br />

così competitivo hanno scelto la strada<br />

dell’innovazione.<br />

Una delle aziende<br />

che ha coniugato storia,<br />

tradizione e innovazione<br />

è la lionSTEEL, fondata<br />

50 anni fa e gestita<br />

dalla famiglia Pauletta,<br />

storie del Maniaghese: la<br />

produzione era votata agli<br />

articoli tradizionali, in cui<br />

c’era un’attenta manualità<br />

ma uno scarso impiego di<br />

tecnologia.<br />

quality award: titolo<br />

assegnato all’azienda nel<br />

mondo che produce con la<br />

migliore qualità.<br />

E negli ultimi 5 anni<br />

abbiamo vinto il titolo di<br />

Miglior Coltello al Mondo.<br />

fornisce approfondimenti<br />

sul processo produttivo.<br />

Puntate tutto<br />

sull’innovazione di<br />

prodotto?<br />

GIANNI PAULETTA<br />

(uno dei figli di Gino,<br />

il fondatore)<br />

Per innovare un prodotto<br />

serve un grande lavoro di<br />

progettazione …<br />

affiancata oggi da circa<br />

30 collaboratori. Decenni<br />

di duro lavoro, alla ricerca<br />

della perfezione e della<br />

durabilità dei materiali.<br />

L’inizio è comune a molte<br />

A partire dal 2000 il percorso<br />

è cambiato e lionSTEEL<br />

ha intrapreso con coraggio<br />

la strada dell’innovazione<br />

e della ricerca di nuove<br />

soluzioni al passo coi tempi.<br />

Per arrivare al coltello SR1<br />

“Senza Ritegno” abbiamo<br />

lavorato e studiato per 9<br />

anni. L’abbiamo costruito<br />

con l’acciaio svedese<br />

Sleipner, fino a quel<br />

momento impiegato<br />

solo per la costruzione di<br />

macchine per tagliare altro<br />

acciaio.<br />

Nel 2009 è stato presentato<br />

e nel 2010 al Blade Show<br />

di Atlanta, il più grande<br />

appuntamento al mondo<br />

per le coltellerie, SR1 Si è<br />

aggiudicato il premio al<br />

miglior design.<br />

Con questo riconoscimento,<br />

l’azienda è riuscita a farsi<br />

conoscere sempre più e<br />

ha permesso di investire<br />

ancora in idee efficaci e<br />

innovative.<br />

Quanto è importante farsi<br />

conoscere tra gli addetti ai<br />

lavori.<br />

Molto e poi con il Blade<br />

Show di Atlanta c’è un<br />

legame speciale: negli<br />

ultimi 5 anni abbiamo vinto<br />

3 volte il manufacturing<br />

Un bel po’ di premi.<br />

La cosa che fa in assoluto<br />

più piacere, è sapere che<br />

il premio viene assegnato<br />

dopo un voto dato da<br />

ognuno degli oltre 400<br />

espositori presenti ogni<br />

anno: sono gli stessi<br />

colleghi delle aziende che<br />

eleggono i vincitori.<br />

Quali sono le innovazioni<br />

che guardano al futuro,<br />

nel mondo dei coltelli?<br />

C’è l’innovazione nella<br />

scelta dei materiali, com’è<br />

stato per SR1, ma non<br />

basta. Nel 2018 abbiamo<br />

presentato un coltello in<br />

grado di “comunicare” con<br />

il proprio utente e fornirgli<br />

informazioni preziose. È<br />

stata la prima volta che a<br />

un coltello è stata applicata<br />

la tecnologia NFC.<br />

Così, un microscopico chip<br />

rende facilmente accessibili<br />

con il proprio smartphone<br />

informazioni sul prodotto,<br />

sulla sua manutenzione, e<br />

Non è sufficiente. Credo<br />

molto nella collaborazione<br />

e nel legame con il<br />

territorio. L’anno scorso<br />

abbiamo avviato una<br />

collaborazione chiamata<br />

Maniago Innovation Knives<br />

ltaly (Mikita), una rete<br />

d'impresa che ha<br />

l'obiettivo di creare uno<br />

scambio e un dialogo col<br />

fine di rafforzare sempre<br />

più la qualità dei nostri<br />

prodotti. Ne facciamo parte<br />

assieme alla Oreste Frati<br />

Srl, alle Coltellerie FOX,<br />

alla Tecnocut Snc e alla<br />

Mercury Snc.<br />

Questa idea ha lasciato<br />

il pubblico americano<br />

del tutto sbalordito, per<br />

loro una collaborazione<br />

tra aziende concorrenti<br />

rasenta quasi la follia. Poco<br />

importa. Si tratta di un’idea<br />

vincente anche se insolita e<br />

difatti siamo stati tutti noi,<br />

tornando a Maniago da<br />

Atlanta, a portarci a casa<br />

l’annuale premio per la<br />

Migliore Collaborazione!<br />

Vocabolario<br />

NFC<br />

L’acronimo significa near-field communication, è una tecnologia che consente<br />

di comunicare senza fili a corto raggio (10 centimetri). È l'evoluzione della<br />

tecnologia RFID, utilizzata in ambito industriale come etichetta elettronica, per<br />

fornire informazioni su oggetti e animali. A differenza dell’RFID, che funziona "a<br />

senso unico", NFC consente uno scambio di dati bidirezionale.<br />

26<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane


ILLUSTRI CONCITTADINI<br />

IMMAGINARE<br />

IL FRONTE NUOVO<br />

DELLE ARTI<br />

Armando Pizzinato, nel suo studio<br />

a Venezia si trova al centro del<br />

dibattito artistico nazionale. C’è voglia<br />

di immaginare una nuova Italia, anche<br />

nell’arte: ne nasce un movimento che per<br />

qualche anno accende la discussione.<br />

Armando Pizzinato<br />

(1910-2004)<br />

Al Luogo del Giulio<br />

agriturismo con camere<br />

AD AGOSTO<br />

APERTO TUTTI I GIORNI A PRANZO E CENA<br />

Via Pordenone 155, MANIAGO PN<br />

+39 0427.730444 / info@luogodelgiulio.it<br />

www.luogodelgiulio.it<br />

La Seconda guerra<br />

mondiale è terminata e<br />

dopo anni di sofferenza<br />

c’è un diffuso desiderio di<br />

ricominciare. Ricostruire<br />

le città bombardate,<br />

ripensare al lavoro e<br />

all’impresa e anche<br />

nell’arte, il fermento di<br />

quegli anni si fa sentire.<br />

In Italia ci sono tre città,<br />

Roma e Milano e Venezia,<br />

al centro di un fervido<br />

clima culturale creatosi<br />

con la liberazione dal<br />

regime e fine del conflitto.<br />

La discussione si anima<br />

e nasce un nuovo<br />

movimento artistico<br />

chiamato “Fronte Nuovo<br />

delle Arti” che in fondo non<br />

è mai stato un movimento<br />

unitario, quanto piuttosto<br />

reticolare in cui gli artisti<br />

aderenti al manifesto<br />

avevano un approccio<br />

molto personale.<br />

Tra loro, al fianco di Renato<br />

Guttuso ed Emilio Vedova,<br />

troviamo il maniaghese<br />

Armando Pizzinato,<br />

firmatario del Manifesto e<br />

con un ruolo di riferimento<br />

proprio all’interno del<br />

gruppo veneziano.<br />

Rinnovamento che<br />

parte da Venezia<br />

Nell’ottobre 1946, a<br />

Venezia, è redatto il<br />

Manifesto del Realismo<br />

di pittori e scultori, in cui<br />

gli artisti sottolineano il<br />

bisogno di un’arte che<br />

sia capace di essere<br />

espressione del sentire<br />

contemporaneo.<br />

Guernica di Picasso<br />

diventa il riferimento<br />

culturale e il linguaggio<br />

neocubista sarà lo spunto<br />

di confronto e di crescita<br />

per molti artisti italiani<br />

che vogliono portare<br />

nel Belpaese le ultime<br />

esperienze europee.<br />

Molte teste, molti approcci<br />

diversi ma con un sentire<br />

comune: il postcubismo<br />

picassiano è il lessico<br />

capace di contrastare<br />

l’estetica delle forme e<br />

la retorica che fino a<br />

quel momento era stata<br />

il riferimento durante il<br />

regime fascista. Partendo<br />

da questa riflessione il<br />

gruppo elaborò quindi un<br />

nuovo linguaggio visivo,<br />

capace di coniugare<br />

realisrno e astrattismo<br />

secondo modalità<br />

neocubiste.<br />

I firmatari del manifesto<br />

sono Armando Pizzinato,<br />

per l’appunto, Renato<br />

Birolli, Renato Guttuso,<br />

Emilio Vedova, Carlo Levi,<br />

Bruno Cassinari, Leoncillo,<br />

Giuseppe Santomaso,<br />

Ennio Morlotti e Alberto<br />

Viani.<br />

Resta comunque il<br />

fatto che è impossibile<br />

parlare di stile unitario<br />

di un movimento che<br />

non propone particolari<br />

codici estetici. Anzi,<br />

l’elemento peculiare di<br />

questo movimento è una<br />

comunanza generazionale<br />

dei suoi componenti<br />

inseriti in quel particolare<br />

contesto storico, con la fine<br />

della guerra e del regime<br />

fascista.<br />

Armando Pizzinato, Un fantasma percorre l'Europa, 1950,<br />

olio e tempera su tela<br />

Un’esperienza breve<br />

Il movimento termina<br />

abbastanza presto, già<br />

nel 1950. Un’esperienza<br />

breve la cui fine era – forse<br />

– scritta nella sua stessa<br />

genesi: l’inconsistenza<br />

programmatica<br />

scatena<br />

forti conflitti<br />

personali tra<br />

i partecipanti<br />

e già nel<br />

1948, nella<br />

Prima Mostra<br />

Nazionale<br />

di Arte<br />

Contemporanea<br />

emergono<br />

evidenti le<br />

distinzioni tra<br />

interpretazioni<br />

dei vari<br />

componenti<br />

sull’eredità<br />

postcubista.<br />

La politica<br />

e l’influenza<br />

del partito<br />

Armando Pizzinato, Figura seduta, 1940 olio su compensato<br />

comunista impatta<br />

anche sulla visione della<br />

società e dell’arte, si<br />

formano così due gruppi:<br />

i realisti che aderiscono<br />

all'ortodossia estetica<br />

del Partito Comunista<br />

Italiano e gli astrattisti,<br />

che antepongono<br />

la libertà dell’artista<br />

al condizionamento<br />

ideologico e di partito.<br />

Al crescere della<br />

conflittualità, Armando<br />

Pizzinato si allontana dal<br />

movimento che aveva<br />

contribuito a formare<br />

e con Guttuso rinnega<br />

l'astrattismo dichiarando<br />

l'abbandono del Fronte.<br />

Il Fronte Nuovo delle Arti<br />

si scioglie ufficialmente<br />

il 3 marzo 1950, a<br />

Venezia, dove tutto era<br />

cominciato.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 29


30<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 31


STORIE DI SPORT<br />

STORIE DI SPORT<br />

IN VOLO<br />

PLANATO<br />

di Gianluca Liva<br />

GIOVANNI RUPIL<br />

di FlyVe<br />

L<br />

’intero territorio in uno sguardo,<br />

per poi spaziare e planare fino a valle.<br />

Il territorio delle Valli e delle Dolomiti<br />

friulane sembra essere lo scenario ideale<br />

per una particolare disciplina: il volo a<br />

vela. Il Friuli regala una cornice unica a<br />

tutte le persone che scelgono di praticare<br />

questo sport.<br />

Nell’area del monte<br />

Valinis, nel comune di<br />

Meduno, si trova un<br />

punto di decollo perfetto<br />

per quanto riguarda le<br />

condizioni di volo e la<br />

morfologia del territorio su<br />

cui si planerà.<br />

Infatti, a Meduno si trova<br />

una delle migliori zone<br />

in assoluto per il volo, in<br />

particolar modo per chi<br />

intende cominciare, dato<br />

che il vento che proviene<br />

dalla pianura antistante è<br />

un vento laminare, ossia<br />

non turbolento. E anche<br />

per quanto riguarda la<br />

fase di atterraggio - altra<br />

fase delicata per questo<br />

sport -non ci sono grandi<br />

ostacoli poiché la piana<br />

sottostante è “tutto<br />

un enorme campo di<br />

atterraggio” molto pratico<br />

e sicuro su cui concludere<br />

il volo.<br />

Così, i prati circostanti<br />

la malga Valinis, che nei<br />

decenni passati erano<br />

distese erbose di un<br />

crinale vocato solo per<br />

attività agrosilvopastorali<br />

si sono cominciati a<br />

colorare delle stoffe<br />

sgargianti dei deltaplani,<br />

dapprima con pochi<br />

appassionati, diventati poi<br />

sempre più numerosi.<br />

Chi si sposta lungo le<br />

provinciali o le strade<br />

locali tra Toppo, Meduno<br />

Sequals, alzando gli<br />

occhi al cielo ha imparato<br />

a fare conoscenza di<br />

questi piccoli, silenziosi<br />

e vivaci puntini colorati<br />

che addobbano il cielo blu<br />

incorniciato dalle Prealpi.<br />

Sì, perché negli<br />

anni il numero<br />

sempre crescente<br />

di appassionati che si<br />

sono avvicinati a questo<br />

sport ha stimolato il<br />

bisogno di una gestione<br />

più strutturata degli<br />

spazi. Oggi, il punto di<br />

lancio di malga Valinis<br />

è dato in gestione a<br />

FlyVe, team con sede a<br />

Travesio che organizza<br />

lezioni di avvicinamento<br />

e voli di prova, scuole di<br />

volo, progetti educativi e<br />

competizioni sia nazionali<br />

che internazionali. La loro<br />

attività ha permesso a<br />

molte persone di scoprire<br />

una disciplina che, giorno<br />

dopo giorno, appare<br />

sempre meno “insolita” e<br />

sempre più alla portata di<br />

tutti.<br />

CON<br />

GLI OCCHI<br />

AL CIELO<br />

Chi abita o frequenta<br />

la Val Tramontina si è<br />

abituato alla presenza di<br />

questi silenziosi compagni,<br />

grazie anche alle molte<br />

manifestazioni che durante<br />

l’anno rendono possibile<br />

osservare in cielo decine e<br />

decine di deltaplani, intenti<br />

a scendere dolcemente<br />

verso terra.<br />

Ogni anno, per esempio,<br />

tra il 25 aprile e il 1°<br />

maggio si<br />

tiene lo Spring<br />

Meeting, una<br />

gara internazionale<br />

annuale organizzata<br />

nella zona di Meduno e<br />

Travesio che, quest’anno,<br />

ha visto la partecipazione<br />

di ben 130 piloti.<br />

Occasioni che stimolano<br />

un movimento abbastanza<br />

rilevante tra piloti,<br />

accompagnatori e turisti<br />

appassionati di questo<br />

sport e che creano<br />

l’occasione per organizzare<br />

numerose iniziative<br />

collaterali, come la serie<br />

di incontri e attività<br />

didattiche e laboratoriali<br />

legate al volo e dedicate<br />

sia ai più piccoli che agli<br />

adulti che quest’anno,<br />

sono state organizzate<br />

l’associazione Lis Aganis.<br />

È uno sport difficile per i<br />

neofiti?<br />

Cominciare a volare non<br />

è per niente difficile: è<br />

sufficiente chiedere di fare<br />

un giro di prova per capire<br />

se si desidera davvero<br />

volare in deltaplano e quale<br />

reazione effettiva si ha in<br />

aria.<br />

Il passo successivo<br />

qual è?<br />

Gli allievi compiono un<br />

percorso graduale che li<br />

porta a capire i meccanismi<br />

di funzionamento e il<br />

contesto in cui ci si muove:<br />

l’aria, un fluido ben diverso<br />

dall’acqua.<br />

Quando si vola, poi, il<br />

personale che insegna<br />

come approcciarsi al volo<br />

in deltaplano valuta il<br />

percorso più appropriato<br />

per ognuno.<br />

Alla fine delle lezioni, che<br />

sono sia pratiche che<br />

teoriche, si conclude il<br />

corso con un esame di<br />

idoneità.<br />

È sufficiente per pilotare<br />

un deltaplano?<br />

Come accennavo, per<br />

pilotare un deltaplano è<br />

comunque necessario<br />

conseguire un attestato<br />

di idoneità, riconosciuto<br />

dall'Aereo Club d'Italia e<br />

rilasciato da una delle oltre<br />

100 scuole ufficialmente<br />

riconosciute, tra cui FlyVe.<br />

LA COPPA<br />

DEL MONDO<br />

IN FRIULI<br />

A luglio, in Friuli si<br />

terranno i mondiali di<br />

deltaplano.<br />

L’Italia ha presentato la<br />

candidatura con un’idea<br />

forte e inedita per questo<br />

mondo: organizzare<br />

un mondiale che<br />

comprendesse tre nazioni,<br />

Italia, Austria e Slovenia.<br />

Così i mondiali che si<br />

terranno dal 13 al<br />

27 luglio vedranno<br />

i piloti partire<br />

da tre decolli:<br />

Carnia, Gemona<br />

e Meduno per<br />

librarsi in volo<br />

e volare fino a<br />

toccare i territori<br />

di Slovenia e<br />

Austria per poi<br />

rientrare.<br />

Per quanto riguarda tempi<br />

e difficoltà, posso dire che<br />

la procedura è decisamente<br />

più semplice e breve<br />

di quella per ottenere<br />

un brevetto di volo su<br />

aeromobili.<br />

Servono requisiti fisici<br />

particolari?<br />

Non ci sono requisiti<br />

particolari per iniziare a<br />

praticare questa disciplina,<br />

ma una visita sportiva<br />

agonistica è sempre<br />

necessaria quando<br />

si decide di praticare<br />

qualsiasi sport, non solo gli<br />

sport di volo.<br />

Per iniziare basta<br />

certificare di essere in<br />

buona salute e lasciarsi<br />

accompagnare da maestri<br />

esperti che conoscono alla<br />

perfezione l’ambiente di<br />

volo in cui ci si eserciterà.<br />

E chi soffre di vertigini?<br />

Quelle che vengono<br />

chiamate “vertigini”<br />

altro non sono che<br />

una distorsione della<br />

percezione sensoriale.<br />

Si tratta della ben più<br />

comune “paura di cadere”,<br />

che una volta in volo<br />

scompare dato che i<br />

riferimenti visivi che fanno<br />

scattare questo senso di<br />

“pericolo” vengono meno<br />

e la planata risulta solo<br />

piacevole.<br />

È un “movimento”<br />

che sta crescendo?<br />

MALGA<br />

VALINIS<br />

Il decollo del monte Valinis<br />

è a 980 metri sul livello<br />

del mare per una “planata”<br />

di circa 700 metri di<br />

dislivello.<br />

È comune vedere i piloti<br />

planare a est, in direzione<br />

Gemona, oppure a<br />

nord, verso Tramonti. In<br />

primavera e in estate la<br />

brezza sostenuta sospinge<br />

i piloti fino al tardo<br />

pomeriggio.<br />

Grazie anche al venire<br />

meno di certe “paure”<br />

legate al volo, si registrano<br />

ogni anno sempre più<br />

iscritti e le persone<br />

Decollo:<br />

interessate, anche solo<br />

quelle che vengono a<br />

guardare le gare, sono in 980<br />

aumento.<br />

METRI SLM<br />

Come si gareggia<br />

32<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

Una gara di deltaplano si<br />

svolge, più o meno, come<br />

una regata velica.<br />

Dal centro operativo di<br />

Tolmezzo si monitorano<br />

le condizioni meteo per<br />

scegliere quale decollo utilizzare<br />

– tra i tre disponibili<br />

per i campionati mondiali–<br />

di giorno in giorno.<br />

Quando il direttore di gara<br />

prende la decisione finale<br />

in merito alla partenza, i<br />

piloti si recano al decollo<br />

selezionato. Una volta in<br />

volo, al segnale, i piloti devono<br />

compiere un percorso<br />

nel minore tempo possibile.<br />

Ognuno di essi è dotato<br />

di un segnale GPS che<br />

permette di tenere traccia<br />

dei tempi e delle distanze<br />

percorse e assicurarsi della<br />

posizione e altitudine effettiva<br />

di ogni pilota in ogni<br />

istante della gara.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 33


locandina_TEMPOdiZECCHE_30x60_2.indd 1 09/06/16 09:27<br />

PREVENZIONE<br />

DIFENDERSI<br />

DAL MORSO<br />

DI ZECCA<br />

di Gianluca Liva<br />

Attorno a noi ci sono innumerevoli<br />

possibilità per chi vuole immergersi<br />

nella natura. La presenza di zecche, però,<br />

è un inconveniente di cui bisogna tenere<br />

conto<br />

Via Monteli, 3<br />

33092 Meduno (PN)<br />

Tel. 0427 844111<br />

info@roncadin.it - www.roncadin.it<br />

Pizza di qualità nel cuore del Friuli!<br />

Al Company Store Roncadin<br />

puoi trovare tutti i giorni<br />

le pizze famose in tutto il mondo,<br />

rigorosamente “made in Friuli”.<br />

Gli orari di apertura sono i seguenti:<br />

Lunedì - Venerdì | ore 8.00 - 18.30<br />

e Sabato | ore 8.30 - 12.30<br />

La zecca più diffusa in<br />

Friuli è la Ixodes ricinus,<br />

chiamata la “zecca dei<br />

boschi”.<br />

Vive per circa tre anni<br />

e si nutre di sangue di<br />

mammiferi, fra cui l’essere<br />

umano. Le zecche non<br />

saltano deliberatamente<br />

addosso alla loro preda né,<br />

tantomeno, la inseguono.<br />

Compiono quello che si<br />

può definire un agguato<br />

passivo: stazionano sulla<br />

bassa vegetazione e<br />

vengono, di fatto, raccolte<br />

in maniera inconsapevole.<br />

Solo a quel punto, la zecca<br />

infilza la pelle e si nutre<br />

del sangue.<br />

Per approfondire:<br />

Il Dipartimento di<br />

Prevenzione della<br />

propria Azienda Sanitaria<br />

oppure il proprio medico di<br />

medicina generale<br />

sono in grado di fornire<br />

utili consigli e di<br />

intervenire in caso di<br />

morso di zecca.<br />

La Regione Friuli Venezia<br />

Giulia, inoltre,<br />

ha messo a disposizione<br />

un portale dedicato,<br />

dove si possono consultare<br />

tutte le informazioni<br />

necessarie.<br />

Un morso<br />

"contagioso"<br />

Le zecche possono<br />

trasmettere alcune<br />

malattie attraverso il loro<br />

morso, alcune anche gravi.<br />

È il caso della malattia<br />

di Lyme (borrellosi), che<br />

compare come un eritema<br />

di piccole dimensioni<br />

accompagnato da<br />

qualche malessere per<br />

poi evolvere causando<br />

danni alle articolazioni,<br />

al cuore, al sistema<br />

nervoso e ad altri organi.<br />

Più del 20% delle zecche<br />

è portatore del batterio<br />

che causa la borrellosi,<br />

Le zecche sono piccoli parassiti<br />

simili a ragni, prediligono gli<br />

ambienti umidi e ombreggiati,<br />

in particolare i boschi e i loro<br />

margini.<br />

Quella più pericolosa per<br />

l’uomo è la zecca dei boschi<br />

(Ixodes ricinus). L’infezione<br />

da Borrelia o malattia di Lyme<br />

inizia più frequentemente con<br />

un arrossamento della pelle<br />

localizzato nella zona del<br />

morso. La meningoencefalite<br />

(TBE) è una malattia di natura<br />

virale che può colpire il sistema<br />

nervoso centrale e/o periferico,<br />

solitamente l’esordio è simile a<br />

quello dell’influenza: compaiono<br />

febbre, mal di testa e dolori<br />

muscolari a distanza di 7-14 giorni<br />

dal morso di zecca.<br />

Il miglior modo per prevenirla<br />

è la vaccinazione, consigliata<br />

a chi vive, lavora o frequenta<br />

abitualmente le zone a rischio per<br />

tale infezione.<br />

Il vaccino è disponibile presso<br />

gli Ambulatori Vaccinali della<br />

tua Azienda Sanitaria, offerto<br />

gratuitamente per tutti i<br />

residenti della Regione FVG<br />

dal 1.01.2013 (Delibera n.1311 del<br />

25.07.2012)<br />

Per informazioni rivolgersi al<br />

Dipartimento di Prevenzione della<br />

propria Azienda Sanitaria oppure<br />

al proprio medico di medicina<br />

generale o al proprio pediatra.<br />

Per saperne di più,<br />

visita il sito:<br />

www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/salute-sociale/<br />

zecchedistanza<br />

Per questa malattia non<br />

esiste un vaccino e ci si<br />

può ammalare più volte,<br />

però una terapia eseguita<br />

tempestivamente può<br />

scongiurare l’aggravarsi<br />

dell’infezione.<br />

La meningoencefalite da<br />

zecca (TBE, dall’inglese<br />

Tick-Borne Encephalitis)<br />

è un’encefalite provocata<br />

da un virus del genere<br />

Flavivirus, che può<br />

essere trasmesso dalla<br />

zecca. Dopo qualche<br />

settimana dal morso, si<br />

manifestano sintomi simili<br />

a quelli dell’influenza<br />

che, gradualmente,<br />

scompaiono. Nel<br />

20/30 % dei casi,<br />

però, a un temporaneo<br />

miglioramento, segue<br />

un acuirsi dei sintomi:<br />

compaiono febbre elevata,<br />

mal di testa, dolori alla<br />

schiena e una sensazione<br />

di generale confusione.<br />

Non esiste una cura per<br />

la TBE ma, in compenso,<br />

è possibile vaccinarsi: la<br />

vaccinazione è consigliata<br />

soprattutto a chi vive,<br />

lavora o frequenta<br />

abitualmente le zone a<br />

rischio per tale infezione.<br />

Mi ha morso! E ora?<br />

Niente panico! Per prima<br />

cosa: non cospargere<br />

la zona interessata con<br />

sostanze oleose o irritanti.<br />

Munisciti di una pinzetta<br />

e afferra la zecca nel<br />

punto più vicino a quello<br />

in cui sta mordendo la tua<br />

pelle, tira delicatamente,<br />

senza mai eseguire un<br />

movimento brusco, e<br />

VACCINARSI<br />

CONTRO IL VIRUS<br />

Il virus che provoca la TBE è stato rintracciato nel<br />

2-3% delle zecche presenti in Friuli.<br />

Il ciclo vaccinale prevede la somministrazione di tre<br />

dosi, per via intramuscolare a intervalli periodici. Le<br />

prime 3 dosi nell’arco di un anno e successivamente<br />

un richiamo dopo 3 anni. La protezione contro il<br />

virus della TBE comincia a formarsi solo dopo la 2°<br />

dose. Il vaccino è disponibile presso gli Ambulatori<br />

vaccinazioni della tua Azienda per i Servizi Sanitari e<br />

viene offerto gratuitamente per tutti i residenti della<br />

regione Friuli Venezia Giulia.<br />

rimuovila. Subito dopo,<br />

disinfetta la pelle e lavati<br />

le mani.<br />

Annota la data in cui hai<br />

rimosso la zecca e, se<br />

pensi di saperlo, anche<br />

il luogo e la data in cui<br />

potresti averla incontrata.<br />

Controlla tutti i giorni<br />

l’area interessata per<br />

verificare se emergono<br />

i segni dell’infezione. In<br />

caso di arrossamento o<br />

di sintomi simili a quelli<br />

influenzali, rivolgiti al<br />

medico.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 35


TIPICO<br />

ALLA SCOPERTA<br />

DELLE MELE<br />

ANTICHE<br />

di Elena Tomat<br />

Fino ai primi del Novecento la zona di<br />

Fanna, Maniago e Cavasso, tra le valli<br />

del Meduna, del Colvera e del Cellina, era<br />

nota per la sua produzione di mele, che<br />

venivano addirittura esportate all’estero.<br />

Gli alberi crescevano liberi negli orti e nei<br />

cortili, allevati con metodi e ritmi naturali,<br />

senza concimazioni chimiche e potature<br />

forzate.<br />

Le varietà si chiamano<br />

Marc Panara, Cigulin,<br />

Limoncei, Calimano,<br />

Zeuka, Chei di Rosa,<br />

Ruggine, Striato dolce,<br />

Calvilla.<br />

Questi nomi, così<br />

curiosi, rimandano alla<br />

caratteristica del frutto o<br />

evocano sensazioni. Altre<br />

volte rappresentano i nomi<br />

di località o di persone.<br />

C'è però un motivo<br />

se questi nomi<br />

1000<br />

ettari<br />

LA PRODUZIONE DI MELE<br />

IN FVG<br />

Nella frutticoltura regionale il melo è la coltura<br />

più importante e diffusa (cui segue il kiwi).<br />

Si stima che nel <strong>2019</strong> l’estensione totale dei meleti<br />

in Friuli Venezia Giulia raggiungerà<br />

gli 800-1000 ettari.<br />

appaiono sconosciuti ai più<br />

nonostante rappresentino<br />

una importante fetta della<br />

cultura alimentare delle<br />

nostre vallate: con l’avvento<br />

dell’agricoltura industriale<br />

e la diffusione delle varietà<br />

commerciali, le mele<br />

autoctone hanno rischiato<br />

di scomparire. Oggi, però,<br />

grazie all’iniziativa di<br />

una serie di soggetti,<br />

pubblici e privati, quel<br />

prezioso patrimonio<br />

di biodiversità è stato<br />

recuperato: innanzitutto<br />

dall’ERSA e dall’Università<br />

di Udine, che le hanno<br />

studiate e selezionate, oltre<br />

che messe in salvo nei<br />

campi catalogo della<br />

Regione Friuli Venezia<br />

Giulia, come quello del<br />

Parco rurale di San Floriano<br />

a Polcenigo (PN).<br />

Gli amatori delle<br />

mele antiche<br />

Un contributo<br />

fondamentale alla<br />

riscoperta<br />

di questi frutti<br />

dimenticati è<br />

venuto<br />

dall’Associazione Amatori<br />

Mele antiche di Fanna,<br />

fondata nel 2001 da<br />

appassionati che volevano<br />

difendere e valorizzare le<br />

vecchie varietà.<br />

Dopo averne censite una<br />

settantina, l’Associazione<br />

ha creato un percorso<br />

di visita che conduce al<br />

cospetto dei maestosi alberi<br />

centenari sopravvissuti nei<br />

terreni quasi tutti privati dei<br />

Comuni di Andreis, Cavasso<br />

nuovo, Fanna, Frisanco,<br />

Maniago e Meduno. Inoltre,<br />

l’Associazione innesta e<br />

distribuisce 300 nuovi<br />

alberi ogni anno, potendo<br />

contare anche su un proprio<br />

“campo scuola” - vivaio<br />

utilizzato per attività<br />

didattico-educative.<br />

Partendo dal seme,<br />

innestando poi sul selvatico<br />

come si faceva un tempo,<br />

gli alberi diventano forti e<br />

possono vivere due-trecento<br />

anni, anziché cinque-sei<br />

come nella frutticoltura<br />

convenzionale. Con questa<br />

tecnica antica i responsabili<br />

della “Contrada dell’oca” di<br />

Fanna, azienda agricola e<br />

fattoria sociale impegnata<br />

nella conservazione di<br />

specie vegetali e animali a<br />

rischio di estinzione sono<br />

impegnati nella tutela<br />

di queste specie e della<br />

biodiversità locale.<br />

Il risultato, al palato, è<br />

entusiasmante poiché<br />

si producono mele<br />

profumatissime e con<br />

un sapore eccezionale<br />

anche se di dimensioni<br />

ridotte rispetto a quelle<br />

vendute nei supermercati.<br />

Un piccolo ostacolo a una<br />

commercializzazione più<br />

diffusa, un vero peccato per<br />

chi non ha l’occasione di<br />

passare per queste valli.<br />

MOSTRA<br />

DELLE MELE<br />

ANTICHE<br />

Giunta alla 17a edizione,<br />

quest’anno si terrà ad<br />

Andreis la seconda<br />

domenica di ottobre.<br />

Grande novità per il <strong>2019</strong><br />

sarà il collegamento con<br />

il “Il treno delle mele<br />

antiche”, un treno storico<br />

che collegherà Treviso e<br />

Montereale Valcellina. Da<br />

qui si potrà prendere il<br />

bus navetta per arrivare<br />

ad Andreis, sede della<br />

manifestazione.<br />

MARC PANARA<br />

Delle antiche varietà di mele la più diffusa, e forse la più nota, è la Marc<br />

Panara, che prende il nome da chi la introdusse: agli inizi del Novecento<br />

Marco Roman, detto Panara, rientrò a Frisanco dagli Stati Uniti<br />

portando con sé delle marze di melo, che innestò su portinnesti selvatici.<br />

La nuova pianta ebbe subito grande diffusione in tutta la Val Colvera,<br />

perché dava frutti grossi e fioriva un po' in ritardo rispetto alle altre,<br />

permettendo di scongiurare i danni delle gelate tardive. Anche il suo<br />

portamento è caratteristico: la chioma si espande quasi in orizzontale per<br />

poi scendere verso terra, dando vita a esemplari di rara bellezza.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 37


TIPICO<br />

UNA NICCHIA<br />

DI GUSTO<br />

di Elena Tomat<br />

Le mele della pedemontana non sono<br />

adatte al mercato di massa: l’industria<br />

non le vuole, ma possono sostenere<br />

interessanti produzioni di nicchia.<br />

CHRISTIAN SIEGA<br />

Christian Siega, nel<br />

paesino di Costabeorchia,<br />

in Val d’Arzino, ha iniziato<br />

piantando un melo per la<br />

nascita della figlia.<br />

Oggi coltiva due ettari<br />

da cui ricava i frutti<br />

per succhi, confetture,<br />

mele disidratate che<br />

mantengono intatte<br />

le elevate qualità<br />

organolettiche della<br />

materia prima.<br />

Christian è uno dei<br />

promotori del “Presidio<br />

delle mele antiche dell’Alto<br />

Friuli” Slow Food, nato nel<br />

2017 proprio per ridare<br />

valore alle varietà storiche<br />

e ai piccoli coltivatori<br />

locali.<br />

«Negli ultimi anni alcuni privati hanno<br />

anche cominciato a portarmi le loro mele<br />

per fare succo, segno di una rinnovata<br />

volontà di mantenere in vita i vecchi<br />

alberi. Un altro risultato raggiunto:<br />

potando e falciando, le persone tornano<br />

a prendersi cura dei terreni abbandonati<br />

e ad apprezzare la bellezza del loro<br />

territorio»<br />

RISOTTO CON LE MELE<br />

Ingredienti (4 porzioni):<br />

• 400 g di riso<br />

• 2 mele, indicate le<br />

Calvilla<br />

• 1 cipolla<br />

• 1 bicchiere di Prosecco<br />

• Formaggio<br />

grattugiato<br />

• 30 g di burro<br />

• brodo<br />

• sale e pepe<br />

q.b.<br />

Preparazione<br />

È un risotto molto delicato.<br />

Si procede come per tutti<br />

i risotti: si soffrigge la<br />

cipolla, si aggiungono<br />

il riso, le mele a cubetti,<br />

il sale e il pepe, il brodo<br />

(poco) e mezzo<br />

bicchiere di prosecco.<br />

Verso fine cottura, si versa<br />

l’altra metà del<br />

prosecco; quando il vino<br />

sarà assorbito si spegne e<br />

si manteca il risotto<br />

con l’aggiunta del burro e<br />

del formaggio.<br />

Consigli<br />

Per chi ama i sapori più<br />

consistenti, la variante<br />

della ricetta prevede<br />

l’aggiunta di una salsiccia.<br />

38<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane


ESPLORANDO LE VALLI<br />

ESPLORANDO LE VALLI<br />

QUANDO<br />

IL CASTELLO OFFRIVA<br />

PROTEZIONE<br />

di Gianluca Liva<br />

Nella pedemontana ci sono luoghi<br />

magici, a volte dimenticati, che<br />

conservano le tracce di una storia<br />

secolare. I castelli sono diventati così<br />

i silenziosi custodi della memoria di<br />

un territorio da Caneva a Pinzano<br />

al Tagliamento, sulle alture è facile<br />

incontrare i ruderi, più o meno conservati,<br />

di questi edifici.<br />

Le prime tracce dei<br />

castelli sorti lungo la via<br />

pedemontana risalgono già<br />

all’Alto medioevo ma la loro<br />

effettiva diffusione su tutto<br />

il territorio risale al periodo<br />

compreso tra il XII e il XIII<br />

secolo, in piena epoca<br />

feudale.<br />

Secolo dopo secolo, gli<br />

eventi e la natura hanno<br />

preso il sopravvento<br />

sulle antiche costruzioni,<br />

cullandole in silenzio fino<br />

ai giorni nostri. I castelli<br />

della Pedemontana sono<br />

così diventati una presenza<br />

40<br />

LUCA VILLA<br />

(Archeologo)<br />

Che funzione avevano i<br />

castelli?<br />

I castelli sono nati come<br />

residenze di potere<br />

all’incirca dopo l’anno<br />

1000, erano luoghi di<br />

controllo e tutela del<br />

territorio. Il suo elemento<br />

principale era il Maschio/<br />

Mastio, la torre, il centro<br />

nevralgico, simbolo di<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

discreta e preziosa e la<br />

loro riscoperta permette di<br />

accedere, quasi in punta di<br />

piedi, al lontano passato di<br />

questo territorio.<br />

Sì perché i castelli sono<br />

fulcro e riferimento per<br />

un territorio intero e oltre<br />

a quelli più facilmente<br />

riconoscibili è possibile<br />

scoprire altri castelli<br />

abbandonati e domati,<br />

nei secoli, dalla natura<br />

circostante.<br />

Le passeggiate alla<br />

riscoperta di questi luoghi<br />

sono sempre un’avventura,<br />

potere ma anche ultimo<br />

luogo di rifugio in caso di<br />

attacco.<br />

Hanno sempre mantenuto<br />

il ruolo di edificio<br />

militare?<br />

A partire dal 1300, le<br />

abitudini residenziali<br />

cambiarono molto. Spesso<br />

la residenza si trasferiva in<br />

dei palazzi sorti a fianco<br />

del mastio, segno di nuove<br />

esigenze signorili. Si<br />

trattava di un fenomeno<br />

diffuso anche nelle città<br />

dell’epoca.<br />

Quando è finita “l’epoca<br />

dei castelli”?<br />

A partire dal 1400 si è<br />

assistito a un lento, ma<br />

non solo per la difficoltà<br />

oggettiva nel raggiungerli<br />

ma poiché mentre alcuni<br />

conservano le loro forme<br />

originarie, altri sono stati<br />

ormai sovrastati dall’agire<br />

del tempo e di loro rimane<br />

poco.<br />

A mancare, per il momento,<br />

è una serie di interventi<br />

che permettano il recupero<br />

e la fruizione organizzata<br />

da parte del pubblico di un<br />

tesoro ancora troppo poco<br />

conosciuto.<br />

inesorabile abbandono<br />

dei castelli. Molto spesso<br />

abbiamo testimonianza<br />

che i signori si<br />

trasferivano nel territorio<br />

immediatamente ai piedi<br />

del castello e lì costruivano<br />

altri palazzi che diventano<br />

le loro nuove residenze.<br />

Ne abbiamo degli esempi<br />

anche nella pedemontana:<br />

è accaduto così a Toppo e<br />

a Cavasso.<br />

Restano comunque un<br />

segno riconoscibile della<br />

storia locale.<br />

A livello monumentale,<br />

questi castelli sono forse le<br />

testimonianze più antiche<br />

che si trovano in questi<br />

comuni. Sono elementi che<br />

segnano un paesaggio e<br />

lo rendono riconoscibile.<br />

A ciò si aggiunge che<br />

i castelli non venivano<br />

costruiti in punti a caso:<br />

venivano eretti in zone<br />

dove è possibile dominare<br />

il territorio con lo sguardo<br />

e i paesaggi sono sempre<br />

mozzafiato.<br />

1<br />

CANEVA<br />

2<br />

POLCENIGO<br />

Rappresentano un legame<br />

tra paesaggio e territorio.<br />

Si dovrebbe riscoprire per<br />

davvero questa ricchezza<br />

che abbiamo. Tra l'altro<br />

l'arco pedemontano ha<br />

Castello di Toppo<br />

Foto: Laura Guaianuzzi<br />

MONTEREALE<br />

VALCELLINA<br />

3 4<br />

1<br />

CANEVA<br />

Percorrendo la<br />

pedemontana da ovest, è<br />

possibile ammirare i resti<br />

delle mura e delle torri<br />

del maniero di Caneva,<br />

documentato dall’anno<br />

1034 e appartenuto negli<br />

anni a molte famiglie<br />

nobiliari friulane.<br />

2<br />

MANIAGO<br />

POLCENIGO<br />

A Polcenigo, il castello<br />

venne eretto in tempi<br />

antichissimi (il colle su<br />

cui sorge fu impiegato<br />

anche in epoca romana<br />

e longobarda) e il suo<br />

nucleo venne ampliato nel<br />

MEDUN0<br />

5<br />

FANNA<br />

6<br />

7<br />

TOPPO<br />

8<br />

SOLIMBERGO<br />

la ferrovia che consente<br />

di toccare tutte le<br />

località che sono sede<br />

di questi castelli. Il mio<br />

auspicio è che vengano<br />

man mano sempre più<br />

valorizzati e rese fruibili<br />

queste tracce del nostro<br />

passato risvegliandole<br />

dall’oblio in cui giacciono<br />

abbandonate.<br />

Qual è il castello più facile<br />

da visitare?<br />

A Travesio è possibile<br />

visitare il castello di Toppo,<br />

oggetto di importanti<br />

interventi di recupero<br />

avvenuti negli ultimi<br />

10 anni, che lo hanno<br />

reso fruibile. È quello<br />

meglio conservato allo<br />

stato di rudere di tutta<br />

corso del XIII secolo, fino<br />

a comprendere anche un<br />

borgo costituito da vari<br />

edifici. Durante il ‘700,<br />

un’operazione di restauro<br />

cambiò radicalmente<br />

le forme originarie,<br />

plasmando il castello in una<br />

villa veneta, caratterizzata<br />

da una scalinata che porta<br />

fino alla cima del colle e<br />

che è composta da 365<br />

gradini.<br />

9<br />

PINZANO AL<br />

TAGLIAMENTO<br />

ALCUNI DEI CASTELLI SONO FACILMENTE<br />

VISITABILI. ALTRI, INVECE, RICHIEDONO UNA<br />

CAMMINATA LUNGO UN SENTIERO. NON C’È<br />

ANCORA UN VERO E PROPRIO PERCORSO TEMATICO<br />

E SOLO ALCUNI CASTELLI SONO STATI RESI<br />

DAVVERO FRUIBILI E SONO STATI VALORIZZATI.<br />

la Pedemontana, sorge<br />

su un’altura tra i fiumi<br />

Tagliamento e Meduna ed<br />

è forse quello che rende<br />

maggiormente l’idea di<br />

come fosse, in passato,<br />

un castello. L’abbandono<br />

avvenne tra il ‘400 e il<br />

‘500, quando i Toppo si<br />

trasferirono in un nuovo<br />

palazzo e il castello<br />

divenne una cava di<br />

materiale da costruzione<br />

per tutto il borgo che si<br />

andava formando: una<br />

dinamica di recupero e<br />

riutilizzo dei materiali<br />

abbastanza comune.<br />

3<br />

MONTEREALE<br />

VALCELLINA<br />

Spostandosi di poco a est,<br />

ci si imbatte nei pochi resti<br />

del castello di Montereale<br />

Valcellina, documentato<br />

per la prima volta<br />

all’inizio del XIII secolo e<br />

abbandonato a partire dal<br />

1346.<br />

4<br />

A Maniago, i ruderi del<br />

castello sono facilmente<br />

raggiungibili, grazie a una<br />

strada che conduce alle<br />

sue porte. La costruzione<br />

del maniero venne stabilita<br />

dall’imperatore Ottone II<br />

nel 981.<br />

Nei secoli, il castello di<br />

Maniago è stato il teatro di<br />

una miriade di lotte locali<br />

patriarcali. L’edificio venne<br />

distrutto dal violentissimo<br />

terremoto del 1511 e i suoi<br />

resti furono abbandonati<br />

durante il XVII secolo.<br />

5<br />

MANIAGO<br />

CAVASSO<br />

NUOVO<br />

Nel comune di Cavasso<br />

Nuovo resistono i pochi<br />

ruderi del Castello di Mizza,<br />

sulla cima del colle Jouf.<br />

Si tratta di alcuni elementi<br />

della cinta muraria e di una<br />

cisterna, ormai ricoperti<br />

dalla vegetazione. L’origine<br />

di questo avamposto<br />

abbandonato si perde<br />

nei secoli e le notizie<br />

sono poche, al punto che<br />

persistono ancora varie<br />

teorie sui motivi della sua<br />

costruzione.<br />

6<br />

MEDUNO<br />

Il vescovo di Concordia<br />

volle edificare un castello<br />

nel 1136, assegnato alla<br />

famiglia Meduno e sorto<br />

nell’odierno comune<br />

omonimo. Dopo essere<br />

stato la cornice di aspre<br />

battaglie e assedi da parte<br />

dei signori rivali, il castello<br />

venne danneggiato dal<br />

sisma del 1776 e da allora<br />

giace abbandonato.<br />

7<br />

SOLIMBERGO<br />

Sulla sponda sinistra del<br />

Meduna, c’è il castello di<br />

Solimbergo che domina<br />

dall’alto il paesaggio, sulla<br />

cima del Col Pais. È ancora<br />

possibile vedere una parte<br />

della torre principale,<br />

esposta alla luce del sole<br />

nell’arco di tutto il giorno.<br />

L’area è stata interessata<br />

da alcuni lavori di scavo<br />

e recupero avvenuti<br />

negli ultimi vent’anni.<br />

8<br />

TOPPO<br />

Castello di Toppo<br />

Foto: Laura Guaianuzzi<br />

Castello di Maniago - Foto: Laura Guaianuzzi<br />

9<br />

PINZANO<br />

A Pinzano sono iniziati<br />

alcuni interventi di restauro<br />

dell’antico castello, di cui si<br />

ha traccia per la prima volta<br />

nel XII secolo. Si trattava di<br />

un vero e proprio complesso<br />

fortificato, a ridosso del<br />

Tagliamento. Fu di proprietà<br />

della famiglia Savorgnan<br />

per più di quattro secoli, fino<br />

al 1797. Dopo essere stato<br />

abbandonato, i suoi resti<br />

sono stati ricoperti dalla<br />

boscaglia. L’antico sentiero<br />

che portava al castello è<br />

di una bellezza unica e<br />

permette di immergersi nel<br />

contesto naturale fino a<br />

giungere, passo dopo passo,<br />

a ciò che rimane di un<br />

glorioso passato.<br />

(leggi intervista a Luca Villa, a sinistra)<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 41


ENDEMISMI<br />

PICCOLE ZONE<br />

UMIDE<br />

Il nostro territorio è caratterizzato<br />

dall’acqua, con tassi di piovosità da<br />

record, eppure per via delle caratteristiche<br />

del suolo, ha solo piccole estensioni di<br />

paludi, acquitrini, torbiere: habitat di<br />

primaria importanza per la conservazione<br />

della biodiversità.<br />

di Tiziano Fiorenza<br />

Le zone umide hanno<br />

una caratteristica comune:<br />

la presenza di acqua<br />

stagnante come elemento<br />

predominante. Possono<br />

essere permanenti, come<br />

nel caso dei laghi, o<br />

temporanee, come nei<br />

prati allagati o negli stagni<br />

e acquitrini. Quello che<br />

le rende importanti è che<br />

attorno a questi ambienti si<br />

sviluppa una vita brulicante<br />

di insetti, anfibi, rettili,<br />

uccelli fino ad arrivare ai<br />

mammiferi. E spesso basta<br />

una qualsiasi piccola pozza<br />

d’acqua per avviare lo<br />

splendido ciclo della vita.<br />

Le pozze effimere dei<br />

Magredi<br />

Talvolta sono snobbate,<br />

definite con disprezzo<br />

come pozzanghere,<br />

ma si tratta di una<br />

sottovalutazione assai<br />

sbagliata. L’area dell’alta<br />

pianura magredile<br />

conserva una biodiversità<br />

elevata anche grazie<br />

alle innumerevoli pozze<br />

effimere, alcune destinate<br />

a scomparire poche<br />

ore dopo la pioggia,<br />

altre invece capaci di<br />

mantenere l’acqua per<br />

periodi più prolungati,<br />

soprattutto grazie a un<br />

fondo di argilla costipata.<br />

Grazie a queste raccolte<br />

d’acqua, infatti, gli anfibi<br />

riescono a completare la<br />

metamorfosi e ascoltando<br />

con attenzione, una volta<br />

cresciute, anche nelle<br />

pianure con coltivi si<br />

può sentire il gracidare<br />

della raganella dell’Italia<br />

settentrionale (Hyla<br />

perrini), o della Rana<br />

agile (Rana dalmatina),<br />

o le Rane verdi<br />

(Pelophylax lessonae<br />

e P. kl. Esculentus), ma<br />

soprattutto il trillo del<br />

rospo smeraldino (Bufo<br />

viridis) che nei Magredi<br />

del nostro territorio trova il<br />

popolamento regionale più<br />

numeroso.<br />

Piccole pozze, quindi, ma<br />

Rospo Smeraldino<br />

con moltissimi insetti, si<br />

pensi ai pattinatori che<br />

si vedono sfrecciare sul<br />

pelo dell’acqua come i<br />

gerridi (Gerris sp.pl.) o i<br />

subacquei ditischi, per<br />

esempio il massiccio<br />

ditisco marginale (Ditiscus<br />

marginalis), ghiotti di<br />

girini e talvolta addirittura<br />

di rane.<br />

Un'ottima guida<br />

per chi desidera<br />

conoscere le 18 specie<br />

di anfibi regionali,<br />

sia nelle peculiarità<br />

morfologiche che in<br />

quelle ecologiche.<br />

L’autogrill<br />

degli uccelli<br />

migratori<br />

Queste raccolte d’acqua<br />

sono anche una<br />

fondamentale area di<br />

sosta per gli uccelli, che<br />

possono abbeverarsi<br />

durante i movimenti<br />

migratori o condividere<br />

questi spazi con le specie<br />

stanziali.<br />

Il numero di pennuti che<br />

si possono osservare è<br />

davvero elevato e spazia<br />

dai piccoli migliarini<br />

di palude (Emberiza<br />

schoeniclus) ai grandi<br />

aironi o ai coloratissimi<br />

gruccioni (Merops<br />

apiaster). Alcune specie,<br />

come le gallinelle d’acqua<br />

Gallinella d'acqua<br />

Bagni di fango<br />

Volpe, nella pozza di Vivaro<br />

(Galinula chloropus),<br />

allevano qui i loro pulcini.<br />

L’acqua poi attira<br />

anche i mammiferi, che<br />

raggiungono questi siti di<br />

abbeveraggio soprattutto<br />

nell’oscurità della notte.<br />

E il giorno seguente<br />

le numerose impronte<br />

impresse nel fango<br />

ci raccontano la<br />

frequentazione di volpi<br />

(Vulpes vulpes), tassi<br />

(Meles meles), caprioli<br />

(Capreolus capreolus),<br />

cinghiali (Sus scrofa), cervi<br />

(Cervus elaphus), sciacalli<br />

dorati (Canis aureus) e<br />

lupi (Canis lupus).<br />

I cervi, per la conservazione delle pozze, sono molto<br />

importanti. Questi grandi erbivori, infatti, tengono sotto<br />

controllo l’eccessivo proliferare della vegetazione e<br />

grazie ai loro frequenti bagni di fango, consolidano lo<br />

strato d’argilla che rende le pozze impermeabili.<br />

Cervo<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 43


VICINI DI CASA<br />

IL VOLO LEGGERO<br />

DI DAMIGELLE<br />

E LIBELLULE<br />

di Tiziano Fiorenza<br />

Con libellule ci si riferisce ad un gruppo di<br />

insetti antichissimi, le cui origini risalgono<br />

addirittura al Paleozoico. Nel periodo di<br />

massimo splendore esistevano specie che<br />

sfioravano addirittura il metro di apertura<br />

alare: erano i dominatori dei cieli.<br />

Guardaruscello Collinare<br />

Sono<br />

bellissime,<br />

leggere,<br />

affusolate.<br />

Incontrarle<br />

nel loro volo<br />

o ammirarle<br />

appoggiate<br />

allo stelo di<br />

una pianta o<br />

su una foglia è<br />

sempre motivo<br />

d’incanto. Ma<br />

le libellule,<br />

nome generico<br />

che raggruppa<br />

i due<br />

sottordini<br />

degli zigotteri<br />

e degli<br />

anisotteri<br />

possono<br />

svelare molte<br />

sorprese<br />

Innanzitutto,<br />

gli zigotteri,<br />

non sono<br />

propriamente libellule ma<br />

si chiamano damigelle,<br />

e si riconoscono per la<br />

corporatura esile, con un<br />

volo lento e sfarfallante. Gli<br />

anisotteri sono più robusti<br />

e massicci e hanno un volo<br />

potente e veloce.<br />

Sono tra di noi,<br />

basta riconoscerle<br />

Una differenza che balza<br />

agli occhi e che le rende<br />

distinguibili è la<br />

posizione<br />

delle ali quando<br />

sono posate: se<br />

ne vedete una su una<br />

foglia con le ali aperte e<br />

orizzontali,<br />

allora state<br />

guardando una libellula,<br />

mentre se ha le ali verticali e<br />

chiuse sopra il corpo è una<br />

damigella. Pur non essendo<br />

un metodo infallibile – per<br />

esempio i lestes spesso<br />

tengono le ali aperte - è<br />

comunque un metodo facile<br />

per un primo approccio al<br />

riconoscimento di questi<br />

splendidi animali.<br />

Nel nostro territorio sono<br />

presenti diverse decine<br />

di specie di libellule. I<br />

piccoli ruscelli e riii della<br />

zona montana e collinare<br />

vedono la presenza di<br />

due grandi anisotteri: il<br />

guardaruscello collinare<br />

(Cordulegaster bidentata)<br />

e il guardaruscello<br />

comune (Cordulegaster<br />

boltonii) dal corpo nero<br />

con anelli gialli. Volano<br />

incessantemente per<br />

cacciare e difendere il<br />

proprio territorio e non è<br />

sempre facile vederli perché<br />

possono volare molto in alto.<br />

Sempre lungo i corsi<br />

d’acqua ama vivere<br />

anche il gonfo forcipato<br />

(Onychogomphus<br />

forcipatus), simile ai<br />

guardaruscelli, ma dalle<br />

dimensioni più contenute.<br />

Riconoscerlo è più<br />

facile se si guarda<br />

l’addome: i maschi hanno<br />

evidenti appendici all’apice<br />

di questa parte del corpo.<br />

Lungo le sponde di fiumi<br />

e canali è facile rinvenire<br />

anche le due più grandi<br />

specie di zigotteri.<br />

La splendente comune<br />

(Calopteryx virgo) e la<br />

splendente delle sorgenti<br />

(Calopteryx splendens).<br />

Sono le damigelle più<br />

grandi che con le loro<br />

ali colorate di blu o<br />

verde metallico svolazzano<br />

continuamente fra la<br />

vegetazione riparia.<br />

Tutte le altre specie, più<br />

frequenti in una grande<br />

varietà d’ambienti, amano<br />

soprattutto gli specchi<br />

d’acqua stagnante.<br />

Calendario alla mano<br />

Chi ha già l’occhio allenato<br />

può anche dilettarsi<br />

nell’accrescere a propria<br />

“collezione” di specie<br />

avvistate. Come gli esperti<br />

fungaioli, anche per gli<br />

osservatori di libellule<br />

è bene conoscere la<br />

stagionalità delle diverse<br />

specie. Nelle belle giornate<br />

di febbraio si osserva fra i<br />

rami e la vegetazione, dove<br />

si mimetizza alla perfezione,<br />

l’invernina comune<br />

(Sympecma fusca), una<br />

piccola damigella bruna<br />

che sverna allo stadio<br />

adulto. Molto precoce è<br />

anche il dragone peloso<br />

(Brachytron pratense),<br />

nome buffo per una libellula<br />

osservabile a sud della linea<br />

delle risorgive.<br />

Proseguendo, poi, verso<br />

la stagione calda ecco il<br />

momento delle libellule vere<br />

e proprie, come la libellula<br />

panciapiatta (Libellula<br />

depressa), la libellula<br />

frontenera (Libellula fulva),<br />

la libellula quadrimacchiata<br />

(Libellula quadrimaculata)<br />

e di diverse damigelle,<br />

come la scintilla zampenere<br />

(Phyrrhosoma nymphula),<br />

la codazzurra comune<br />

(Ischnura elegans) e<br />

la codazzurra minore<br />

(Ischnura pumilio)<br />

o l’azzurrina comune<br />

(Coenagrion puella).<br />

Da metà giugno in poi vi è<br />

un ulteriore incremento delle<br />

specie. Fra le damigelle si<br />

trovano la zampelarghe<br />

LA SCONOSCIUTA RITROVATA<br />

La freccia nera (Selyosiothemis nigra), una specie<br />

sconosciuta da noi solamente una decina d’anni fa e che<br />

ora è sempre più facilmente visibile nelle zone planiziali,<br />

soprattutto quelle in cui è presente acqua permanente.<br />

Freccia Nera<br />

comune (Platycnemis<br />

pennipes), le verdine (Lestes<br />

barbarus, Chalcolestes<br />

viridis), le scintille<br />

zamperosse (Ceriagrion<br />

tenellum), questa specie<br />

molto localizzata in pochi<br />

siti, e in zona montana<br />

e pedemontana anche<br />

l’azzurrina portacalice<br />

(Enallagma cyathigerum).<br />

Fra gli anisotteri, il dragone<br />

autunnale (Aeshna affinis),<br />

il dragone occhiblu (Aeshna<br />

affinis), il dragone occhi<br />

verdi (Aeshna isosceles),<br />

il dragone verde e giallo<br />

(Aeshna cyanea) e in zone<br />

montane anche il dragone<br />

alpino (Aeshna juncea).<br />

Ma le pozze si popolano<br />

anche dei colori grigio<br />

azzurro delle frecceazzurre<br />

(Orthetrum albistyllum, O.<br />

cancelatum, O. brunneum,<br />

O. coerulescens), del verde<br />

delle smeralde (Cordulia<br />

aenea, Somatochlora favo<br />

maculata, S. metallica)<br />

e del rosso dei cardinali<br />

(Sympetrum fonscolombi, S.<br />

sanguineum, S. striolatum, S.<br />

pedemomontanum).<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 45


IN MONTAGNA<br />

IN MONTAGNA<br />

AI BORGHI<br />

ABBANDONATI<br />

DI PALCODA E TAMAR<br />

di Roberto Prinzivalli, Amministratore di I love Friuli<br />

Quota massima:<br />

660 mt SLM<br />

Dislivello:<br />

750 mt<br />

Sviluppo:<br />

10,5 km<br />

Difficoltà:<br />

I SENTIERI INDICATI SONO<br />

OTTIMAMENTE SEGNALATI<br />

ED OVUNQUE, IN PROSSIMITÀ<br />

DEI BIVI, SONO PRESENTI<br />

NUMEROSI CARTELLI.<br />

1<br />

PRIMA TAPPA:<br />

DA COMESTA A PÀLCODA<br />

Dal centro di Tramonti<br />

di Sotto ci si sposta<br />

verso la località di<br />

Comesta dove è possibile<br />

parcheggiare (volendo si<br />

può proseguire lungo la<br />

strada fino a trovare una<br />

sbarra e parcheggiare lì):<br />

l'escursione inizia risalendo<br />

la valle del torrente<br />

Tarcenò, accompagnati dal<br />

rumore dell'acqua e dalla<br />

vista sulle numerose pozze<br />

cristalline che si trovano<br />

lungo il percorso.<br />

Si giunge in breve al bivio<br />

dove, a sinistra, il sentiero<br />

CAI n. 831/a segue in<br />

direzione di Pàlcoda; il<br />

percorso ora risale la<br />

valle a mezzacosta, mai<br />

eccessivamente faticoso,<br />

tra boschi di pino silvestre<br />

fino al tratto finale che, con<br />

pendenza più marcata,<br />

conduce a una piccola<br />

forcella, ove è possibile<br />

ammirare la cosiddetta<br />

“faccia di leone”.<br />

Il sentiero inizia a scendere<br />

deciso nel bosco e, dopo<br />

qualche centinaio di metri,<br />

incrocia il torrente Chiarzò<br />

che diventa il protagonista<br />

di un ambiente in cui ci<br />

si sente avvolti in un<br />

abbraccio sospeso<br />

tra passato e<br />

presente.<br />

È qui che si inizia e<br />

tornare indietro nel<br />

tempo, incontrando<br />

i ruderi di Pàlcoda<br />

di sotto e, dopo<br />

un breve tragitto,<br />

l'abitato di Pàlcoda:<br />

tutto tace e tutto parla, il<br />

fitto bosco attorno al borgo<br />

lascia trasparire quelli che<br />

erano i terrazzamenti e<br />

i muretti a secco, prova<br />

delle attività agricole e<br />

pastorizie di un tempo. Gli<br />

occhi vengono catturati<br />

dalle mura degli edifici<br />

invase dai rampicanti,<br />

i vicoli tra le case sono<br />

infestati da piante, le pietre<br />

dei muri crollate, le travi<br />

divelte; la vista indugia<br />

Altare di San Giacomo<br />

su infiniti particolari, le<br />

stanze delle case, un<br />

tempo testimoni di vita,<br />

sentimenti, affetti, ora<br />

riflettono silenziose alla<br />

mercè del tempo.<br />

In questa atmosfera<br />

sospesa nel tempo il<br />

contrasto tra le vecchie<br />

abitazioni in rovina e<br />

la splendida chiesa di<br />

San Giacomo, da poco<br />

restaurata, è struggente.<br />

Periodo:<br />

Tutto l'anno (in primavera ed<br />

estate attenzione alle zecche)<br />

Faccia di Leone<br />

2<br />

S<strong>ECO</strong>NDA TAPPA:<br />

DA PÀLCODA A TAMAR<br />

Camminando in<br />

un ambiente<br />

particolarmente selvaggio<br />

e aspro, catapultati in un<br />

passato nemmeno troppo<br />

lontano, per riflettere su<br />

eventi che possano mutare<br />

le vite delle persone, anche<br />

contro il loro volere.<br />

Se volgiamo lo sguardo<br />

alle nostre montagne,<br />

alle nostre valli, numerosi<br />

sono gli esempi di come il<br />

tempo e gli accadimenti<br />

del mondo possano<br />

stravolgere le vite e le<br />

attività delle persone fino<br />

a costringerle a dover<br />

abbandonare i luoghi cari<br />

per cercare altrove nuove<br />

opportunità e benessere.<br />

Uno dei luoghi<br />

emblematici in tal senso<br />

è sicuramente il borgo<br />

di Pàlcoda, localizzato<br />

nell'alta valle del torrente<br />

Chiarzò, in comune di<br />

Tramonti di Sotto, e<br />

meritevole, assieme al<br />

vicino borgo di Tamar, di<br />

una piacevole escursione<br />

in montagna; questi<br />

46<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

luoghi, ora completamente<br />

abbandonati<br />

e raggiungibili<br />

esclusivamente a mezzo<br />

di sentieri, erano nel<br />

passato abitati ricchi di<br />

vita e attività. Ne nasce<br />

un percorso a ritroso nella<br />

storia, in cui l’esperienza<br />

si fa ambivalente grazie<br />

due borghi che stimolano<br />

suggestioni opposte.<br />

Il primo, Pàlcoda, i cui<br />

resti sono tornati a essere<br />

prepotente dominio della<br />

natura, rende tangibile il<br />

senso della transitorietà<br />

dell’uomo: la memoria<br />

di chi qui aveva trovato<br />

ricchezza per oltre due<br />

secoli, in pochi decenni, è<br />

stata spazzata.<br />

Il secondo, Tamar,<br />

dismesse le funzioni<br />

PAR<br />

TEN<br />

ZA<br />

COMESTA<br />

di ricovero agreste e<br />

riadattato alle esigenze<br />

dell’oggi, ha scoperto una<br />

1<br />

3<br />

seconda giovinezza. Così,<br />

pur restando una piccola<br />

perla nascosta fra aspre<br />

TAMAR<br />

2<br />

PALCODA<br />

montagne, dalle sue mura<br />

non trapela il senso di<br />

abbandono.<br />

Valle del Tarcenò<br />

Dal borgo di Pàlcoda,<br />

il medesimo itinerario<br />

riporta al punto in cui si<br />

incrocia il torrente. Un<br />

bivio offre due scelte:<br />

scendere a Campone<br />

costeggiando il Chiarzò<br />

(dovendolo guadare più<br />

volte è sconsigliato in<br />

periodi in cui c'è molta<br />

acqua) oppure proseguire<br />

risalendo fino alla piccola<br />

forcella che divide le<br />

due valli per poi girare a<br />

sinistra lungo il sentiero<br />

che, in leggera salita e<br />

traversando a mezza<br />

costa un fitto bosco posto<br />

su pendii discretamente<br />

verticali, conduce a una<br />

pista forestale.<br />

Imboccata la pista si svolta<br />

Rifugio Varnerin<br />

a sinistra e, seguendo<br />

comodamente la larga<br />

strada, si raggiunge<br />

il borgo di Tamar, più<br />

piccolo ed abbandonato<br />

in anni più recenti rispetto<br />

a Pàlcoda. L'atmosfera è<br />

completamente diversa<br />

in quanto, tra i ruderi del<br />

borgo, da qualche anno,<br />

è stato ricavato uno<br />

splendido rifugio (non<br />

gestito) che permette<br />

agli ospiti di riposare e<br />

rifocillarsi. D'intorno tutto<br />

è curato a cominciare dai<br />

prati scrupolosamente<br />

falciati, rendendo il borgo<br />

e il rifugio estremamente<br />

accoglienti per passare<br />

un po' di tempo rilassati in<br />

mezzo alla natura.<br />

3<br />

TERZA TAPPA:<br />

RIENTRO A TRAMONTI DI SOTTO<br />

Anche per il rientro vi sono<br />

due possibilità, perché<br />

in fondo queste borgate<br />

erano assai vitali fino<br />

a pochi decenni fa e si<br />

inserivano in una fitta rete<br />

di sentieri e mulattiere che<br />

consentivano agli abitanti<br />

di raggiungere sorgenti,<br />

prati e borgate vicine.<br />

BIVACCO VARNERIN<br />

L’escursionista moderno<br />

può così riprendere la pista<br />

forestale seguendola a<br />

ritroso fino a ritrovarsi a<br />

incrociare il punto in cui,<br />

all'andata, si è seguito<br />

il sentiero CAI 831/a in<br />

direzione di Pàlcoda.<br />

La seconda opzione è<br />

utilizzare il sentiero n. 832<br />

Chiarzò<br />

che parte dietro al borgo<br />

e scendere attraverso il<br />

bosco, aggirando alcuni<br />

recenti schianti dovuti al<br />

maltempo, fino a ritrovare<br />

il guado sul torrente<br />

Tarcenò incontrato<br />

all'andata.<br />

http://www.caisanvito.it<br />

I proprietari di una parte delle vecchie case di Tamar, dopo i lavori di ristrutturazione<br />

realizzati anche con la collaborazione dei soci della Sezione CAI di San Vito al Tagliamento,<br />

decisero di destinare una parte delle strutture recuperate come Ricovero Escursionistico.<br />

Nacque il bivacco “G. Varnerin” la cui gestione è oggi affidata ad alcuni soci della sezione CAI<br />

di San Vito al Tagliamento che, assieme ai proprietari, si occupa delle manutenzioni ordinarie<br />

e straordinarie, a scopo conservativo e funzionale della struttura. Il bivacco dispone di due<br />

salette con dodici posti a sedere ciascuna, dotate di stufa a legna; al piano superiore vi è una<br />

camera con otto posti letto a castello.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 47


ESPLORAZIONI<br />

STORIE DI ACQUA<br />

E DI VINO<br />

di redazione<br />

Friuli terra di vino, Friuli terra di acqua.<br />

In queste storie si palesa la relazione<br />

che ogni friulano ha con l’acqua, che sia di<br />

fiume, di risorgiva, di laguna non importa.<br />

Ma anche il vino è il filo conduttore che<br />

accompagna il lettore nel raccontare<br />

storie di persone, di emozioni, di<br />

territorio.<br />

LOCANDA<br />

TAGLIAMENTO<br />

STORIE<br />

DI VINO<br />

Autori vari<br />

di Matteo Bellotto<br />

Un canto collettivo, corale,<br />

sul più importante fiume<br />

del Friuli, l'unico dell'intero<br />

arco alpino e uno dei pochi<br />

in Europa a preservare<br />

una morfologia a canali<br />

intrecciati.<br />

Dieci storie narrate al<br />

tavolo di una ideale<br />

locanda sulla riva del<br />

fiume. Un fisarmonicista,<br />

un fotografo, un esperto di<br />

vini, due giornaliste, due<br />

camminatori narratori,<br />

un attore, due scrittori<br />

raccontano l'anima del<br />

fiume. Dentro questo libro,<br />

si alternano gli incontri<br />

meravigliosi che solo<br />

lungo l'acqua tumultuosa<br />

del Tagliamento possono<br />

accadere.<br />

Una raccolta che si muove<br />

nello spazio del necessario,<br />

di ciò che serve per<br />

toccare l’anima profonda<br />

di una terra troppo<br />

spesso nascosta a se<br />

stessa, capace di enormi<br />

profondità ma anche di<br />

terribile superficie.<br />

Il vino, in queste pagine,<br />

diventa un medium, una<br />

chiave, un collante che<br />

permette una lettura delle<br />

identità e dei territori e che<br />

permette alle diverse voci<br />

di raccontarsi.<br />

Storie di vino durano il<br />

tempo di un bicchiere,<br />

il tempo che ognuno si<br />

concede per ascoltare e<br />

parlare, come accade tutti<br />

i giorni nei bar dei nostri<br />

paesi.<br />

ROSA E NOIR<br />

SUL GRANDE<br />

FIUME<br />

KM3: SULLE<br />

ROTTE DELLA<br />

MALVASIA<br />

6 USCITE/ANNO<br />

di William Bertoia<br />

Un borgo storico friulano,<br />

situato presso le rive<br />

del “Grande Fiume”, il<br />

Tagliamento.<br />

Diverse le storie che<br />

s’intersecano e diversi gli<br />

uomini che si avvicendano<br />

lungo le sue rive e nel<br />

suo vasto letto di ghiaie<br />

millenarie.<br />

Matteo, un ex emigrante<br />

ormai in pensione e<br />

Ringhio, il suo piccolo<br />

cane, ne sono i<br />

protagonisti, insieme a<br />

Teresa, vecchio amore<br />

appena ritrovato.<br />

La storia del loro<br />

nuovo rapporto, dolce,<br />

coinvolgente, vivificante, si<br />

intreccia con un dramma<br />

che si svolge tra le barene,<br />

i cespugli, i pioppi e la<br />

corrente del vasto Fiume.<br />

Ci sono le Malvasie, delle<br />

quali è arduo dare una<br />

definizione. Sono vini che<br />

da sempre hanno rubato<br />

il nome a Monemvasia<br />

nel Peloponneso, dal porto<br />

fortificato e oggi è arduo<br />

di Angelo Costacurta e<br />

Sergio Tazzer<br />

stabilire da quando i<br />

vini così chiamati hanno<br />

acquistato fama.<br />

Ma tant'è! Viaggiamo<br />

allora anche noi,<br />

trasportati da questo<br />

"aureo libretto" e sogniamo<br />

la verità che solo le grandi<br />

suggestioni sanno dare.<br />

"Vino ultramarino", o anche<br />

"vino navigato": approdato<br />

sui masegni marciani già è<br />

costoso. La Serenissima lo<br />

fa diventare prezioso.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 49


CANAIS<br />

FUMETTI<br />

AD ALTA<br />

QUOTA<br />

di redazione<br />

Nel cuore delle Dolomiti friulane trova<br />

spazio un centro di documentazione<br />

molto particolare, unico esempio<br />

nell’intero Triveneto. Si tratta dell’Archivio<br />

del Fumetto d’Alta Quota “Paolo Cossi”,<br />

una realtà che è diventata subito un<br />

luogo di studio e consultazione per<br />

appassionati, studenti e curiosi.<br />

Nelle stanze del<br />

centro visite del Parco<br />

Dolomiti Friulane non<br />

ci si aspetta di trovare<br />

un museo che racconta<br />

la nona arte, quella<br />

del fumetto. E invece,<br />

accanto all’esposizione di<br />

corna di cervi e di uccelli<br />

imbalsamati trova spazio<br />

un piccolo gioiello per<br />

chi ama fantasticare tra<br />

disegni e illustrazioni in un<br />

contesto davvero inusuale,<br />

poiché incastonato tra le<br />

montagne friulane<br />

Una scoperta del tutto<br />

inattesa, piacevole e che<br />

ci ricorda che questa<br />

vallata non è solo natura:<br />

seppure qui la natura<br />

sia protagonista, la vita<br />

in montagna è ben più<br />

complessa. Qui, per<br />

esempio, è nato Federico<br />

Tavan, le cui poesie sono<br />

così belle che lo collocano<br />

tra i maggiori poeti<br />

friulani, accanto a Pier<br />

Paolo Pasolini, Novella<br />

Cantarutti, Pierluigi<br />

Cappello.<br />

Chi si vorrà far stuzzicare<br />

la fantasia entrando<br />

nell’Archivio avrà così<br />

modo di sfogliare una<br />

collezione composta da<br />

più di 6.000 volumi donati<br />

sia dal fondatore che da<br />

molti collezionisti privati e<br />

da varie case editrici.<br />

Uno spazio particolare e di<br />

estremo interesse poiché<br />

l’Archivio ha un’ampia<br />

sezione dedicata agli<br />

autori friulani e un’altra<br />

incentrata sul fumetto<br />

straniero, nonché un’area<br />

dedicata al collezionismo<br />

e una miriade di titoli<br />

rivolti ai più piccoli.<br />

E il nome di Tavan, ritorna<br />

in quest’esperienza<br />

di questo piccolo,<br />

ma neppure troppo<br />

se consideriamo la<br />

specializzazione, Archivio<br />

del Fumetto d’Alta Quota:<br />

esso è nato su volontà del<br />

fumettista pordenonese<br />

i dàlz di<br />

Andreis<br />

Paolo Cossi, presidente<br />

di un’associazione che si<br />

chiama Màcheri come<br />

la maschera ricavata<br />

dalla corteccia di legno e<br />

bucata davanti agli occhi<br />

che ha ispirato a Tavan la<br />

poesia dal titolo omonimo.<br />

Le radici del vino, Rauscedo<br />

50<br />

Apertura<br />

Sabato e<br />

domenica<br />

dalle 15.00<br />

alle 18.00<br />

Quando<br />

GENNAIO,<br />

MAGGIO, GIUGNO,<br />

LUGLIO, AGOSTO E<br />

SETTEMBRE<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane<br />

Apertura<br />

Sabato<br />

dalle 15.00<br />

alle 18.00<br />

Quando<br />

FEBBRAIO, MARZO,<br />

APRILE, OTTOBRE,<br />

NOVEMBRE E<br />

DICEMBRE<br />

Nei dintorni:<br />

ANDREIS<br />

L’Archivio del Fumetto d’Alta Quota<br />

può essere una meravigliosa tappa<br />

nel corso di una visita ad Andreis,<br />

località caratterizzata da abitazioni<br />

con architetture uniche (i dàlz) e<br />

dall’abbraccio di due alture, il monte<br />

Fara e il monte Ràut. Il paese è anche<br />

sede del Museo della vita contadina<br />

e della Casa del battiferro (fàvria).<br />

All’Archivio vengono organizzati<br />

molto spesso incontri tematici,<br />

laboratori per bambini e vari corsi.


GITA D’ISTRUZIONE<br />

SCOPRIRE<br />

E CONOSCERE<br />

IN MARILENGHE<br />

di Manuel Bertin<br />

Guardare il territorio con gli occhi<br />

della …Marilenghe, perché la lingua<br />

è uno strumento potente, che sa dare<br />

luci diverse agli stessi oggetti raccontati:<br />

ne è nato un progetto pluripremiato<br />

nell’istituto comprensivo di Travesio.<br />

Vuardinsi atôr, è il<br />

titolo di questo progetto/<br />

laboratorio che vuole far<br />

esplorare e conoscere la<br />

realtà delle vallate agli<br />

adolescenti, e lo vuol<br />

fare utilizzando la lingua<br />

friulana.<br />

veicolo di comunicazione,<br />

di scambio.<br />

L’idea di quest’attività è<br />

semplice quanto vincente:<br />

attorno a ogni ragazzo<br />

ci sono storie, persone,<br />

esperienze<br />

Ovviamente le<br />

declinazioni, anno dopo<br />

anno sono diverse e<br />

aprono piccoli squarci su<br />

aspetti di storia locale.<br />

I ragazzi, per esempio,<br />

sempre usando il friulano<br />

hanno imparato a<br />

conoscere Gian Domenico<br />

Facchina, Augusto Lizier,<br />

Francesco di Toppo e molti<br />

altri uomini meritevoli i<br />

cui nomi si leggono sulle<br />

effigi, ma la cui storia e<br />

la cui grandezza spesso<br />

passa inosservata. E con<br />

la lingua a fare da collante<br />

si conoscono i luoghi, si<br />

ascoltano testimonianze,<br />

si aprono collaborazioni<br />

con le realtà del territorio.<br />

Felici e premiati<br />

L’idea ha avuto anche<br />

molti riconoscimenti, uno<br />

di questi è il premio Chino<br />

Ermacora, il concorso<br />

annuale per progetti<br />

garantita da Expo.<br />

E nel 2017/2018 è stata<br />

la volta del premio<br />

dell’Associazione<br />

AquaNova, assegnato a<br />

chi ha saputo valorizzare<br />

Le radici del vino, Rauscedo<br />

Un progetto nato e<br />

sviluppato da qualche<br />

anno, guidato dalle<br />

insegnanti Ivana Bozzer<br />

e Caterina Bortolotti,<br />

che ha mantenuto una<br />

caratteristica peculiare:<br />

essere realizzato<br />

completamente in friulano,<br />

nell’arco dell’intero anno<br />

scolastico e rispettando<br />

le diverse cadenze e le<br />

varianti dei vari paesi da<br />

cui provengono i ragazzi.<br />

Sì, perché il friulano è<br />

una lingua viva, e come<br />

tale cambia e si evolve e<br />

quindi bisogna privilegiare<br />

la capacità di essere<br />

che raccontano e fanno<br />

crescere. C’è l’imprenditore<br />

o l’agricoltore impegnato<br />

a portare avanti l’azienda,<br />

c’è la latteria turnaria che<br />

fino a qualche decennio<br />

fa rappresentava il centro<br />

nevralgico del paese, ma<br />

che negli anni ha perso la<br />

sua funzione. Insomma,<br />

c’è un mondo che i ragazzi<br />

possono conoscere per<br />

capire chi sono e da dove<br />

provengono, e per farlo<br />

possono sfruttare una<br />

cosa viva, personale,<br />

strettamente legata<br />

all’identità qual è la lingua<br />

madre.<br />

«Cirî il fil dal discors<br />

cul teritori»<br />

didattici sul Friuli, che ha<br />

valutato il progetto come<br />

il migliore per valorizzare<br />

la cultura, il territorio e la<br />

lingua. Oppure, nell’anno<br />

scolastico 2016/2017 il<br />

progetto declinato col<br />

titolo “Granelli d’ingegno<br />

per mangiare bene” ha<br />

visto la collaborazione con<br />

l’Orto Botanico di Udine<br />

e la ribalta nazionale<br />

i luoghi e i personaggi<br />

nei loro contesti sociali,<br />

che ha riconosciuto<br />

l’importanza di questo<br />

modo di fare scuola, un<br />

po’ fuori e un po’ dentro<br />

le mura dell’edificio<br />

scolastico ma sempre<br />

e comunque immersi<br />

nell’identità linguistica<br />

che caratterizza questa<br />

“meglio gioventù”.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 53


MUSICA<br />

MUSICA<br />

DA BOUTIQUE<br />

di Andrea Poddighe<br />

I<br />

grandi festival musicali della stagione<br />

estiva, in Italia non hanno attecchito<br />

molto. Qui si sente la necessità di qualcosa<br />

più a “misura d’uomo”, in grado di curare<br />

la selezione musicale e creare un legame<br />

con il territorio.<br />

I boutique festival<br />

rappresentano il formato<br />

di successo per la musica<br />

dal vivo in Italia. Il nome<br />

riprende un termine del<br />

settore alberghiero perché,<br />

analogamente ai “boutique<br />

hotel” (strutture di ridotte<br />

dimensioni e di alto<br />

livello qualitativo), questo<br />

tipo di festival privilegia<br />

dimensioni più contenute.<br />

E non stupisce che questa<br />

tipologia di eventi stia<br />

funzionando bene proprio<br />

nel nostro Paese dove, a<br />

differenza di altri Paesi<br />

europei, non ha mai<br />

davvero attecchito la<br />

cultura del “festivalone<br />

estivo”. Unica eccezione<br />

nella nostra regione fu<br />

il Rototom Sunsplash<br />

di Osoppo, non a caso<br />

costretto a emigrare in un<br />

paese più festival-friendly<br />

come la Spagna, che lo ha<br />

accolto a braccia aperte.<br />

I mega-festival che<br />

richiamano centinaia<br />

di migliaia di persone<br />

proponendo cartelloni<br />

ricchi ed eterogenei (come<br />

a esempio Glastonbury<br />

in Gran Bretagna, o lo<br />

Sziget di Budapest) sono<br />

indirizzati prevalentemente<br />

a un pubblico di giovani<br />

e giovanissimi, tutte<br />

caratteristiche che<br />

rendono spesso questi<br />

eventi troppo caotici per<br />

quella parte di pubblico<br />

che, non solo in virtù della<br />

sua età, ma proprio per<br />

un concetto diverso di<br />

fruizione musicale, sente la<br />

necessità di qualcosa più a<br />

“misura d’uomo”.<br />

Così i boutique festival<br />

giocano la loro carta<br />

vincente proponendo<br />

una selezione artisticomusicale<br />

molto ricercata e<br />

distintiva, concentrandosi<br />

su un certo mood, una<br />

certa sonorità o uno<br />

specifico genere musicale<br />

e dando precedenza alla<br />

qualità e non alla quantità<br />

(di pubblico o di band).<br />

Alla selezione musicale,<br />

poi, aggiungono una<br />

cura nel valorizzare<br />

aspetti spesso ignorati<br />

dai grandi eventi, come la<br />

sostenibilità ambientale,<br />

lo stretto rapporto con il<br />

territorio, la bellezza delle<br />

location, il comfort e il<br />

maggior coinvolgimento<br />

dello spettatore.<br />

Sexto Unplugged, una<br />

scommessa vinta<br />

A Sesto al Reghena si<br />

trova uno splendido<br />

esempio odierno: il Sexto<br />

Unplugged, nato da una<br />

scommessa dimostratasi<br />

vincente, e giunto alla<br />

tredicesima edizione.<br />

L’idea alla base del<br />

successo e semplice: far<br />

esibire artisti di fama<br />

internazionale in versione<br />

acustica nella splendida e<br />

intima cornice del cortile<br />

dell’abbazia medioevale di<br />

Santa Maria in Silvis.<br />

L’altra caratteristica<br />

premiante del festival è<br />

sempre stata la grande<br />

attenzione riposta nella<br />

selezione del cartellone,<br />

in cui si dà precedenza<br />

a nomi magari meno<br />

conosciuti dal pubblico più<br />

generalista, ma di grande<br />

valore. Ciò ha permesso<br />

al festival di conquistarsi<br />

un pubblico fidelizzato,<br />

proveniente da tutto il<br />

nord-est e anche da fuori<br />

Triveneto.<br />

Piccoli successi<br />

del recente passato?<br />

Anche nel nostro territorio<br />

abbiamo avuto esempi<br />

PROSSIMI APPUNTAMENTI SEXTO UNPLUGGED<br />

di boutique festival: basti<br />

ricordare a fine anni '90,<br />

nel comune di Cimolais,<br />

un festival come “Sogni<br />

di Suono” che, per due<br />

stagioni consecutive, portò<br />

artisti di calibro nazionale<br />

nella splendida cornice<br />

delle Dolomiti Friulane.<br />

Oppure, a inizio anni 2000,<br />

i mini-festival organizzati<br />

dall'associazione<br />

Knifeville di Maniago, che<br />

parallelamente alla sua<br />

attività di valorizzazione<br />

delle offerte musicali del<br />

territorio come etichetta<br />

discografica, organizzò<br />

numerosi eventi con artisti<br />

nazionali ed internazionali.<br />

la famosa<br />

abbazia di sesto<br />

al reghena<br />

2 8 9<br />

luglio luglio luglio<br />

Billy Corgan, leader degli Smashing<br />

Pumpinks, storica band che ha dominato<br />

la scena musicale rock degli anni '90,<br />

diventando una vera e propria icona del<br />

decennio.<br />

Sharon Van Etten, cantautrice folk rock<br />

americana, tra le più apprezzate della sue<br />

generazione (definita da Rolling Stone<br />

come “una delle autrici più sanguigne e<br />

potenti del globo”).<br />

Michael Kiwanuka, giovanissimo artista<br />

inglese di origini ugandesi, considerato<br />

una delle voci più talentuose del<br />

panorama soul internazionale.<br />

L’eco delle valli<br />

e delle Dolomiti Friulane 55

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