ECO_02_2019
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Anno II - Numero <strong>02</strong> - Giugno <strong>2019</strong><br />
Edito da "Fabbrica delle Idee" di Maniago<br />
VIABILITÀ<br />
S<strong>ECO</strong>NDARIA,<br />
PRIMARIA NECESSITÀ<br />
Spostarsi è un diritto, anche per chi<br />
vive in montagna [p.8]<br />
IMMAGINARE IL<br />
FRONTE NUOVO<br />
DELLE ARTI<br />
Pizzinato, un artista che ha saputo<br />
mettere in discussione l’arte del suo<br />
tempo [p.29]<br />
QUANDO IL<br />
CASTELLO OFFRIVA<br />
PROTEZIONE<br />
Le storiche costruzioni medievali che<br />
punteggiano la Pedemontana[p.40]<br />
SCOPRIRE E<br />
CONOSCERE IN<br />
MARILENGHE<br />
Friulano, lingua da usare a scuola<br />
[p.53]<br />
MUOVERSI<br />
CON DOLCEZZA<br />
VIAGGIARE LENTI, PER SCOPRIRE<br />
GLI ANGOLI PIÙ NASCOSTI [p.2]
RACCONTO DEL MESE<br />
RACCONTO DEL MESE<br />
MUOVERSI<br />
CON DOLCEZZA<br />
di Gianluca Liva<br />
La sinergia tra un’importante ciclovia,<br />
una ferrovia storica dismessa per<br />
anni e un rinnovato percorso pedestre,<br />
permette di fruire del territorio come mai<br />
prima d’ora.<br />
Un viaggio lungo la linea pedemontana,<br />
là dove si intrecciano il percorso della<br />
ferrovia Sacile-Gemona, quello della<br />
Ciclovia FVG-3 e il Cammino di San<br />
Cristoforo.<br />
L’evoluzione e la<br />
salute di un territorio<br />
dipendono anche dalla<br />
scoperta di nuovi modi di<br />
intendere la mobilità delle<br />
persone al suo interno. Gli<br />
spostamenti quotidiani<br />
e occasionali di oggi si<br />
inseriscono in un contesto<br />
ben più ampio, dove il<br />
rispetto per l’ambiente e il<br />
recupero della storicità dei<br />
luoghi diventano un valore<br />
aggiunto; prezioso sotto<br />
ogni aspetto, incluso quello<br />
turistico.<br />
La direttrice che attraversa<br />
le Valli e le Dolomiti<br />
friulane da Pinzano a<br />
2<br />
Pedemontana<br />
Friulana dal<br />
1930<br />
DA SACILE A PINZANO<br />
AL TAGLIAMENTO<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
Montereale Valcellina,<br />
passando per Maniago,<br />
Meduno, Travesio,<br />
rappresenta uno degli<br />
esempi ideali di nuove<br />
mobilità, in cui la sinergia<br />
tra la pista ciclabile FVG-3,<br />
la ferrovia Sacile-Pinzano-<br />
Gemona e il Cammino di<br />
San Cristoforo ha dato il<br />
via a nuove idee per lo<br />
sviluppo del territorio.<br />
Perché spesso i percorsi<br />
che esistono da sempre,<br />
rinascono sotto nuova<br />
forma. È il caso della<br />
ferrovia che collega Sacile<br />
a Gemona, costituita dalla<br />
ferrovia “Pedemontana<br />
Friulana”, che dal 1930<br />
collega Sacile a Pinzano<br />
al Tagliamento e che lì<br />
si unisce all’ultima parte<br />
della ferrovia Casarsa-<br />
Gemona (ultimata nel<br />
1914). La circolazione<br />
era stata completamente<br />
interrotta quando, nel<br />
2012, un treno regionale<br />
aveva urtato alcuni massi<br />
precipitati sui binari. Dopo<br />
sei anni di impegno da<br />
parte dei cittadini e delle<br />
cittadine – promotori<br />
di eventi, conferenze e<br />
mostre fotografiche su<br />
questa ferrovia – la Sacile-<br />
Gemona ha riaperto il 29<br />
luglio 2018.<br />
Il tratto tra Fanna e Maniago, molto praticato dai fruitori locali.<br />
Assaporare il viaggio<br />
La ferrovia Sacile-Gemona<br />
rientra alla perfezione<br />
in un’idea di mobilità<br />
alternativa, anche perché<br />
grazie alla Regione FVG<br />
il trasporto di biciclette a<br />
bordo treno è gratuito, sia<br />
sui treni “standard” che su<br />
quelli storici.<br />
Lungo questa linea ideale,<br />
i binari e la pista ciclabile<br />
FVG-3 si incontrano<br />
e accompagnano le<br />
persone a scoprire una<br />
dimensione di viaggio che<br />
era stata dimenticata e che<br />
permette di apprezzare i<br />
luoghi in maniera diversa.<br />
La combinazione di<br />
treno/bicicletta, infatti,<br />
permette di coprire lunghe<br />
distanze con facilità e, al<br />
contempo, di godere di<br />
tutto ciò che un territorio<br />
può offrire. È per questo<br />
motivo che le iniziative<br />
– sempre più frequenti –<br />
che propongono itinerari<br />
da percorrere in parte a<br />
bordo di un treno storico<br />
e in parte in sella alla bici<br />
attraggono sempre più<br />
persone. Così l’interesse<br />
non coinvolge soltanto i<br />
residenti, ma anche – forse<br />
soprattutto – i turisti.<br />
ANDREA PALESE<br />
Comitato Pendolari<br />
Chi ringraziare per la<br />
riapertura della linea<br />
ferroviaria?<br />
«Pendolari, la stampa<br />
locale, una marea di<br />
associazioni territoriali e<br />
chiunque abbia dato una<br />
mano. La popolazione, le<br />
istituzioni, la Regione sono<br />
state coinvolte non solo<br />
per riaprire la ferrovia ma<br />
anche per utilizzarla per<br />
la mobilità lenta, diversa,<br />
storica. È stato splendido<br />
vedere una ventina di<br />
I successi ottenuti fin ora<br />
non devono, però, essere<br />
considerati come il punto<br />
d’arrivo. I miglioramenti<br />
da fare sono ancora molti<br />
ed è necessaria una<br />
visione d’insieme sul lungo<br />
termine per far sì che la<br />
ciclabile FVG-3 diventi<br />
la direttrice alla quale si<br />
collegano percorsi che<br />
connettono le numerose<br />
eccellenze ambientali,<br />
paesaggistiche, storiche<br />
e architettoniche di cui il<br />
nostro territorio è ricco. Né<br />
si dovranno dimenticare i<br />
percorsi storici, determinati<br />
Salisburgo -<br />
Bischofshofen<br />
Bischofshofen -<br />
Bad Gastein<br />
Bad Gastein/Mallnitz<br />
- Spittal an d.Drau<br />
Spittal an d.Drau -<br />
Villach<br />
Villach - Tarvisio<br />
Tarvisio - Venzone<br />
Venzone - Gemona<br />
Gemona - Sacile<br />
...VENEZIA<br />
comuni lavorare assieme<br />
per sensibilizzare la<br />
Fondazione FS e riaprire.<br />
I treni storici sono stati<br />
un successo da subito…<br />
A dicembre 2017, sono stati<br />
stanziati 17 milioni di euro<br />
per ripristinare la ferrovia.<br />
L’anno scorso sono stati<br />
realizzati 16 treni turistici<br />
che hanno trasportato<br />
circa 4.000 passeggeri. Il<br />
successo è stato enorme<br />
e spesso i biglietti in<br />
prevendita vengono<br />
acquistati tutti nel giro di<br />
pochi giorni.<br />
Inoltre, grazie all’offerta<br />
dei treni storici si è<br />
creata un’occasione in<br />
più per chi gode delle<br />
bellezze turistiche locali<br />
e lo fa integrandosi con<br />
l’offerta turistica della<br />
bici: da Gemona i turisti<br />
dalla morfologia del<br />
territorio e che hanno<br />
definito l’edificato dei nostri<br />
borghi.<br />
«La FVG-3 da Budoia/<br />
Polcenigo raggiunge<br />
Gemona e poi scende verso<br />
est. Spesso, però si ignora<br />
che non è solo una pista<br />
ciclabile, ma un percorso<br />
che lega il nostro territorio<br />
a Gorizia e, idealmente, a<br />
Venezia: è la Ciclovia della<br />
Pedemontana e del Collio,<br />
che nel Friuli occidentale<br />
corre di pari passo con la<br />
ferrovia Sacile-Gemona.<br />
L'Alpe Adria (la ciclabile<br />
FVG-1 che da Salisburgo,<br />
in Austria, scende fino a<br />
Grado) è collegata alla<br />
FVG-3 con cui si può<br />
arrivare fino a Venezia. In<br />
laguna termina la FVG-2,<br />
che parte da Trieste, e che<br />
fa parte della Eurovelo 8, la<br />
ciclovia che inizia in Grecia<br />
e termina in Spagna.<br />
che scendono sulla<br />
frequentatissima Ciclovia<br />
Alpe Adria, deviano per la<br />
FVG-3 e percorrono il nostro<br />
territorio fino a Sacile e poi<br />
continuano verso Venezia.<br />
La linea è solo<br />
un’opportunità turistica?<br />
Da Salisburgo a<br />
Venezia, in bicicletta<br />
Non si parla solo di turismo:<br />
ogni treno accoglie circa<br />
250 passeggeri al giorno<br />
ed questa è l'unica ferrovia<br />
in Italia a essere utilizzata<br />
in maniera cosiddetta<br />
“promiscua”, sia per il<br />
trasporto pubblico locale<br />
che per il trasporto turistico.<br />
È incredibile come, grazie<br />
alla volontà delle persone,<br />
una ferrovia che era<br />
considerata alla stregua di<br />
un ramo secco, sia rinata e<br />
sia diventata un esempio di<br />
nuova mobilità».<br />
Foto: Alessandro Boz<br />
«È necessario creare un tessuto che unisca<br />
esigenze ambientali, architettoniche e<br />
paesaggistiche e che possano essere fruite<br />
dalle persone comuni e da chi ama un certo tipo<br />
di turismo, un turismo rispettoso dell'ambiente che<br />
garantirà che il nostro territorio non venga devastato poiché<br />
la vera risorsa del nostro territorio è… il territorio stesso. Quando si parla<br />
di reti credo che sia necessario che ci sia una regia che in qualche<br />
modo veda la situazione nella sua complessità e che faccia sì che<br />
l’interesse del singolo Comune, venga accantonato in favore di un<br />
interesse più ampio. Il nostro territorio non è un’isola, proprio come la<br />
ciclabile FVG-3 non è un percorso chiuso ma è parte di una realtà più ampia:<br />
comprendere e fare proprio questo spirito, questa visione, e con essa affrontare le<br />
sfide territoriali permetterà all’economia di questi luoghi di avere un futuro, forse ponendo rimedio<br />
al continuo svuotamento che ha caratterizzato gli ultimi tempi.<br />
Un esempio, forse azzardato, di come trasformare un percorso ferroviario in disuso in una<br />
risorsa importante per il territorio può essere la Highline di New York che con un intervento non<br />
particolarmente oneroso ha trasformato un rudere in calcestruzzo in una passeggiata tra il verde e i<br />
grattacieli di Manhattan con la vista sull’Hudson. Da noi non ci sono né i grattacieli né l’Hudson, ma<br />
una gamma di eccellenze storiche e ambientali che altre realtà non possono vantare e che una volta<br />
messe in rete potrebbero essere un forte elemento di attrazione ai nostri territori».<br />
L’idea dello stretto rapporto<br />
tra bicicletta e treno è<br />
meravigliosa e molte<br />
persone ne approfittano.<br />
Ci si può spostare<br />
velocemente<br />
nei tratti in bici e riposare<br />
– e viaggiare – negli<br />
spostamenti in treno.<br />
Forse ciò che ancora<br />
manca è una strategia<br />
accurata di informazione<br />
al pubblico, affinché più<br />
persone possano usufruire<br />
di queste splendide<br />
possibilità» dichiara Gian<br />
Marco Sartor, volontario<br />
e creatore della pagina<br />
Facebook sulla ciclovia.<br />
Gian Marco e Demis, altro<br />
volontario di Budoia, infatti<br />
sono impegnati a fornire<br />
preziose indicazioni<br />
sulla ciclabile FVG-3 e a<br />
Panoramica dell'area pedemontana dalla località Casera<br />
Sauc, dietro Plancjavâl (Piancavallo), raggiungibile dalla strada<br />
recentemente trasformata in pista ciclabile Venezia delle nevi.<br />
comunicare al pubblico in<br />
italiano, inglese e tedesco,<br />
per garantire che le<br />
informazioni vengano colte<br />
anche dai turisti da oltre<br />
confine.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 3
RACCONTO DEL MESE<br />
RACCONTO DEL MESE<br />
IL CAMMINO DI SAN<br />
CRISTOFORO: TURISMO<br />
LENTO, CULTURA<br />
E SPIRITUALITÀ<br />
di Gianluca Liva<br />
Il Cammino di San Cristoforo nasce due anni<br />
fa con l’intento di promuovere una mobilità<br />
dolce, in cui il sentiero si sviluppa in parallelo<br />
con la ferrovia e con la ciclovia FVG-3. A oggi,<br />
il cammino è un esempio perfetto di come sia<br />
possibile essere attrattivi sfruttando ciò che<br />
c’è già: i tracciati storici e le bellezze storiche,<br />
culturali e naturali del territorio.<br />
DEBORAH DEL BASSO<br />
referente di Montagna<br />
Leader-GAL,<br />
società che cura il progetto<br />
Come si sviluppa il<br />
cammino?<br />
L’intero cammino copre<br />
la distanza tra il Piave<br />
e il Tagliamento, ed è<br />
suddiviso idealmente<br />
in sei tappe, ma si può<br />
scegliere se percorrerlo<br />
interamente oppure<br />
dedicarsi a una tappa<br />
prestabilita. In questo<br />
momento la parte attiva<br />
è solo quella friulana, che<br />
da Caneva attraversa<br />
la pedemontana fino a<br />
Montereale e Maniago<br />
e poi, risalendo, la Val<br />
Colvera e passa in mezzo<br />
a Frisanco, Meduno,<br />
Tramonti fino a giungere<br />
a Pinzano al Tagliamento,<br />
Vito D’Asio e Clauzetto.<br />
Inoltre, il percorso prevede<br />
anche una deviazione<br />
verso Spilimbergo.<br />
Per chi volesse mettersi in cammino, il portale<br />
www.camminodisancristoforo.com<br />
offre tutte le informazioni necessarie.<br />
Che cosa incontra<br />
il turista?<br />
L’elemento che lega i<br />
comuni attraversati, oltre<br />
ai paesaggi, è la scoperta<br />
di splendide opere di<br />
arte sacra che sono<br />
conservate nelle chiese.<br />
Lungo questo cammino<br />
è possibile ammirare un<br />
vasto patrimonio di opere<br />
d’arte realizzate da maestri<br />
quali Giovanni Antonio de'<br />
Sacchis detto il Pordenone,<br />
Pomponio Amalteo,<br />
Gasparo Narvesa, Giovanni<br />
Francesco dal Zotto<br />
detto Gianfrancesco da<br />
Tolmezzo, Marco Tiussi<br />
da Spilimbergo, Giovanni<br />
Antonio Bassini detto il<br />
Pilacorte, i Ghirlanduzzi.<br />
È faticoso?<br />
Alcune tappe sono lunghe<br />
circa 12/15 chilometri<br />
e si possono compiere<br />
facilmente in giornata,<br />
altre, invece, arrivano<br />
a misurarne anche 25.<br />
Per percorrere l’intero<br />
cammino serve circa una<br />
settimana, ma chi vuole<br />
può sfruttare la possibilità<br />
di percorrere alcuni tratti in<br />
bici o in treno.<br />
(QUASI) TUTTI IN BICI<br />
In Italia, al crescere dei<br />
chilometri di piste ciclabili<br />
non cresce il numero delle<br />
persone che si spostano in<br />
bici. Il motivo è semplice:<br />
le infrastrutture non<br />
rispondono alle esigenze di<br />
chi le deve utilizzare.<br />
Le reti (ciclabili) funzionano<br />
quando sono interconnesse,<br />
quando il ciclista può<br />
utilizzarle con semplicità<br />
e quando si sente al<br />
sicuro. In sintesi, quando<br />
sono pensate per chi le<br />
utilizza, e in questo caso<br />
un cicloturista che arriva<br />
in Friuli dall’Austria ha<br />
esigenze diverse da un<br />
ciclista urbano o da un<br />
pendolare su due ruote.<br />
D’altro canto, i vantaggi<br />
di sostenere la mobilità<br />
ciclabile sono piuttosto<br />
evidenti: camminare,<br />
pedalare, usare i trasporti<br />
pubblici incentivano<br />
l’esercizio fisico, che è<br />
riconosciuto da molti<br />
studi scientifici come<br />
possibile rimedio alle<br />
patologie provocate dalla<br />
sedentarietà.<br />
A questo si aggiungono<br />
la riduzione dei livelli di<br />
inquinamento, anche se<br />
questo ha un impatto<br />
maggiore in città o in aree<br />
con tassi di inquinamento<br />
superiori a quelli del<br />
nostro territorio. Infine,<br />
c’è un aspetto climatico,<br />
legato alla riduzione delle<br />
emissioni climalteranti<br />
che l’utilizzo della bici può<br />
contribuire a limitare.<br />
Quindi, come fare per<br />
aumentare la percentuale<br />
di persone che utilizzano<br />
la bici per muoversi? Serve<br />
l’unione di molte forze e<br />
lo scambio reciproco delle<br />
buone idee.<br />
È fondamentale capire<br />
chi utilizza la bici, quando<br />
e perché. Ma non basta,<br />
perché sfruttando le<br />
esperienze già vissute<br />
bisogna adattare questi<br />
bisogni a quelli del proprio<br />
territorio e sfruttare gli<br />
elementi di forza.<br />
Come si deduce leggendo i<br />
risultati dalla ricerca 2015<br />
“Bicimipiaci” condotta<br />
dall’Università di Cagliari, è<br />
fondamentale immaginare<br />
soluzioni che incentivino<br />
l’intermodalità: il 73% di<br />
chi non pedala lo farebbe<br />
con una stazione di<br />
bikesharing vicino a casa<br />
o in corrispondenza delle<br />
fermate del trasporto<br />
pubblico o con un biglietto<br />
integrato con i mezzi<br />
pubblici. Nell’UTI, lungo<br />
la pedemontana, corrono<br />
vicine e parallele la ciclovia<br />
FVG-3 e la ferrovia Sacile-<br />
Gemona. Le potenziali<br />
sinergie che porterebbero<br />
beneficio a entrambi i<br />
sistemi di trasporto sono<br />
evidenti.<br />
Perché sono pochi i<br />
territori che possono<br />
vantare due infrastrutture<br />
che corrono parallele,<br />
che rappresentano due<br />
modalità sostenibili di<br />
spostarsi e sarebbe uno<br />
spreco non cogliere<br />
quest'occasione.<br />
Il Progetto PRO-BYKE punta alla<br />
promozione transfrontaliera della mobilità<br />
ciclabile ed è stato cofinanziato dal<br />
Programma Interreg Italia - Austria 2017.<br />
L’intervento mira ad aumentare la percentuale di<br />
mobilità ciclabile favorendo e promuovendo l’utilizzo<br />
della bicicletta nella vita quotidiana attraverso la<br />
definizione di misure e standard di qualità comuni e<br />
lo scambio di esperienze tra Italia e Austria.<br />
L'UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane è partner<br />
del progetto, assieme alla città di Vicenza e al<br />
Klimabündnis Tirol (A). Partner associato in Alto<br />
Adige è la STA - Strutture Trasporto Alto Adige SpA,<br />
mentre la Comunità Comprensoriale Burgraviato<br />
ha assunto l’Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige<br />
quale partner tecnico che svolge la maggior parte<br />
dell’attività consultiva.<br />
ITALIA IN<br />
BICILETTA *<br />
Fatturato complessivo<br />
delle attività legate<br />
alla bici in Italia<br />
6<br />
MILIARDI<br />
DI EURO<br />
Piste<br />
ciclabili<br />
+50%<br />
dal 2008 al 2015<br />
Italiani in bici:<br />
3,6% 3,6%<br />
nel 2008<br />
*Rapporto 2018 dell'Osservatorio nazionale Focus 2R presentato da Anci,<br />
Legambiente e Confindustria Ancma.<br />
https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/rapporto_economia_bicicletta_labici_2018.pdf<br />
4<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 5
EDITORIALE<br />
LEGÀMI<br />
di Manuel Bertin<br />
I friulani manifestano con orgoglio la capacità di<br />
arrangiarsi, declinata con il motto “Fasin di bessôi”, ma<br />
è sempre il modo migliore di agire?<br />
In questo numero, La sinergia tra un’importante<br />
ciclovia, una ferrovia storica dismessa per anni e un<br />
rinnovato percorso pedestre, permette di fruire del<br />
territorio come mai prima d’ora.<br />
Ne è un esempio la viabilità della Valcellina, che<br />
subisce l’impatto del traffico pesante in transito da<br />
e per i cementifici di pianura. Ne parliamo quando<br />
raccontiamo l’importanza delle manifestazioni<br />
paesane, che se fatte con successo hanno ricadute<br />
su tutto il territorio al di là dei confini amministrativi.<br />
C’è poi l’esempio dell’albergo diffuso in Val Cosa<br />
e Val D’Arzino, modello di ospitalità che fa della<br />
collaborazione fra proprietari il punto di forza.<br />
Infine, c’è la virtuosità del lavorare assieme anche<br />
nello spazio dedicato alle aziende, con i coltellinai<br />
maniaghesi che hanno stupito i competitor mondiali<br />
grazie a un approccio collaborativo.<br />
Tanti piccoli esempi, così diversi, in cui la capacità<br />
di fare squadra è determinante per massimizzare un<br />
beneficio o per risolvere una criticità.<br />
INDICE<br />
CANAIS<br />
Fumetti ad alta quota<br />
› p. 50<br />
TIPICO<br />
Alla scoperta<br />
delle mele antiche › p. 37<br />
PREVENZIONE<br />
DIfendersi dal morso di zecca<br />
› p. 35<br />
STORIE DI SPORT<br />
In volo planato › p. 32<br />
IN MONTAGNA<br />
Ai borghi abbandonati<br />
di Palcoda e Tamar › p. 46<br />
VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />
Piccole perle nascoste › p. 17<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Manuel Bertin<br />
EDITORE<br />
Fabbrica delle Idee Srl<br />
www.fabbricadelleidee.biz<br />
ENDEMISMI<br />
Piccole zone umide › p. 43<br />
DIREZIONE, REDAZIONE,<br />
AMMINISTRAZIONE, PUBBLICITÀ<br />
Via Violis 12 - 33085 Maniago (PN)<br />
Telefono 393 133 1331<br />
HANNO COLLABORATO<br />
Andrea del Maschio, Gianluca Liva,<br />
Giulia Sacchi, Elena Tomat, Tiziano Fiorenza,<br />
Andrea Poddighe, Roberto Prinzivalli<br />
UN SENTITO RINGRAZIAMENTO PER LA DISPONIBILITÀ<br />
A TUTTI GLI INTERVISTATI<br />
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE:<br />
Paola Bertin<br />
FOTO DI COPERTINA:<br />
Ezio Dal Cin<br />
VAL CELLINA<br />
Viabilità secondaria,<br />
primaria necessità › p. 8<br />
BUONE PRATICHE<br />
Premiati dai colleghi › p. 26<br />
ESPLORANDO<br />
LE VALLI<br />
Quando il castello offriva<br />
protezione › p. 40<br />
SEQUALS/TRAVESIO<br />
Tutti in piazza › p. 20<br />
GITA D'ISTRUZIONE<br />
Scoprire e conoscere<br />
in marilenghe › p. 53<br />
REGISTRAZIONE<br />
Tribunale di Pordenone, n.61 del 13.03.2018<br />
STAMPA<br />
Centro Stampa Quotidiani S.p.A.<br />
Via dell'Industria, 52<br />
25030 Erbusco (BS)<br />
Chiuso il 24 giugno <strong>2019</strong> - Tiratura: 15.000 copie<br />
CONTATTI:<br />
Fabbrica delle Idee<br />
via Violis 12, 33085 Maniago (PN)<br />
0427 540017<br />
redazione@fabbricadelleidee.biz<br />
ILLUSTRI CONCITTADINI<br />
Immaginare il fronte nuovo<br />
delle arti › p. 29<br />
VICINI DI CASA<br />
Il volo leggero di damigelle e<br />
libellule › p. 45<br />
6<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
Illustrazioni: Denis Busetto
VAL CELLINA<br />
VAL CELLINA<br />
VIABILITÀ<br />
S<strong>ECO</strong>NDARIA,<br />
PRIMARIA NECESSITÀ<br />
DUE UTENZE DEBOLI<br />
E STRATEGICHE<br />
1<br />
2<br />
POPOLAZIONE ANZIANA O CON<br />
DISABILITÀ, SENZA MEZZO PROPRIO E<br />
SPESSO NON PIÙ IN GRADO DI MUOVERSI<br />
AUTONOMAMENTE<br />
POPOLAZIONE<br />
IN ETÀ SCOLASTICA<br />
di Manuel Bertin<br />
Spostarsi in tempi certi è uno dei bisogni<br />
essenziali e rappresenta anche una<br />
delle maggiori criticità per chi vive in<br />
montagna. Garantire una buona viabilità<br />
è quindi prioritario per la vita dei cittadini<br />
delle aree interne.<br />
Poter raggiungere i<br />
servizi, le scuole, il posto<br />
di lavoro è una precondizione<br />
fortemente<br />
correlata con i servizi di<br />
cittadinanza.<br />
Nonostante lo sviluppo,<br />
o perlomeno il tentativo<br />
di sviluppo di servizi<br />
a distanza come la<br />
telemedicina, il telelavoro<br />
o le esperienze di<br />
scuola a distanza è<br />
evidente che c’è un<br />
bisogno di spostarsi<br />
fisicamente che non può<br />
essere completamente<br />
annullato.<br />
Non è un caso che nella<br />
Strategia Nazionale per<br />
le Aree Interne i Comuni<br />
italiani che sono stati<br />
classificati e considerati<br />
“interni” sono quelli<br />
che distano almeno<br />
20 minuti dai centri di<br />
offerta di servizi. Se poi<br />
si pensa che in situazioni<br />
montane esiste quasi<br />
sempre un’unica via di<br />
collegamento, di solito<br />
che segue il fondovalle,<br />
è piuttosto chiaro come<br />
una semplice interruzione<br />
diventa un problema<br />
emergenziale.<br />
Esistono poi esigenze<br />
meno definite, per<br />
spostamenti legati a<br />
attività extrascolastiche,<br />
oppure di socializzazione<br />
che però sono anch’esse<br />
fondamentali per la vita<br />
in un paese e anch’esse<br />
richiedono il recupero<br />
della funzionalità di base<br />
delle infrastrutture stradali<br />
esistenti, anche quando<br />
inserite in reti scarsamente<br />
interconnesse.<br />
5 CRITICITÀ<br />
DA CONSIDERARE<br />
La richiesta di mobilità,<br />
intesa come possibilità di<br />
raggiungere un servizio, per<br />
chi abita in aree montane<br />
presenta sostanzialmente<br />
cinque punti critici, che<br />
andrebbero affrontati per<br />
garantire un livello minimo<br />
di qualità della vita.<br />
La prima valutazione<br />
riguarda le esigenze locali<br />
per i servizi essenziali<br />
(scolastici, lavorativi e<br />
socio-sanitari) che non<br />
sono completamente<br />
soddisfatte dai progetti<br />
“a distanza”. Servono<br />
infrastrutture (digitali),<br />
un’offerta (che spesso<br />
manca), un pubblico<br />
educato all’utilizzo<br />
dei sistemi informatici<br />
che si scontra con una<br />
popolazione che invecchia.<br />
La seconda criticità<br />
riguarda il sistema di<br />
trasporto pubblico locale,<br />
che si deve sempre<br />
barcamenare tra l’offerta<br />
di un servizio rapido,<br />
puntuale e frequente e il<br />
numero effettivo di utenti<br />
che ne traggono beneficio:<br />
non appena si fa efficienza,<br />
il servizio perde attrattività<br />
e l’utenza è insoddisfatta.<br />
Con l’aggravante che<br />
i cittadini che non<br />
dispongono di un mezzo<br />
privato, in particolare per<br />
gli ultrasessantacinquenni,<br />
risultano impossibilitati allo<br />
spostamento.<br />
La mobilità scolastica e<br />
quella lavorativa meritano<br />
un capitolo a parte, perché<br />
entrambe hanno esigenze<br />
del tutto peculiari. Molte<br />
volte, la decisione di<br />
trasferirsi a valle deriva da<br />
una insoddisfazione nei<br />
confronti dell’offerta.<br />
L’efficacia del sistema<br />
di trasporto pubblico<br />
locale dipende poi dalla<br />
conformazione del<br />
territorio, dalla disposizione<br />
dei paesi e dallo stato di<br />
manutenzione della rete<br />
stradale.<br />
L’ultimo punto è la<br />
domanda di mobilità<br />
turistica. Una mancata<br />
soddisfazione delle<br />
richieste dei non residenti<br />
comporta conseguenze<br />
anche pesanti su economie<br />
fragili come quelle<br />
montane, che traggono<br />
beneficio anche da forme<br />
marginali di turismo.<br />
UBER DELLA<br />
MONTAGNA<br />
Il trasporto pubblico, in montagna,<br />
subisce spesso l’effetto pendolarità,<br />
con corse piene al mattino in andata<br />
e alla sera al rientro e completamente<br />
vuote nelle ore centrali. Le regioni<br />
spendono molti euro per garantire un<br />
servizio che nei fatti risulta inutilizzato<br />
e perciò si comincia a parlare di servizi<br />
a chiamata, da prenotare su misura:<br />
una via di mezzo tra taxi, car-sharing e<br />
car-pooling.<br />
I modelli in sperimentazione si<br />
avvalgono di app digitali che<br />
coordinano in una sola piattaforma i<br />
progetti esistenti, unendo il trasporto<br />
pubblico a quello privato disponibile.<br />
Magari chiedendo a bar o negozi di<br />
diventare centri multiservizi per aiutare<br />
la popolazione meno digitalizzata.<br />
CLAUDIO TRAINA<br />
(sindaco di Barcis)<br />
Qual è il problema<br />
principale per la<br />
mobilità in Valcellina?<br />
La nostra difficoltà è che<br />
c’è un’unica strada che<br />
collega il Cadore con il<br />
mare: chiunque voglia<br />
muoversi lo può fare<br />
solo lungo quell’asse.<br />
Ciò significa che ogni<br />
tipo di mobilità, che sia<br />
residenziale, turistica o<br />
di traffico pesante usa<br />
la stessa direttrice e le<br />
reciproche esigenze si<br />
scontrano.<br />
Cosa intende?<br />
La strada della Valcellina<br />
è utilizzata in modo<br />
massiccio dal traffico<br />
pesante dal Cadore<br />
verso valle, ma questa<br />
infrastruttura non era<br />
stata pensata per un<br />
traffico così impattante.<br />
A Erto ci sono gallerie e<br />
strettoie, a Barcis e negli<br />
altri paesi la strada corre<br />
in mezzo alle case che<br />
soffrono le vibrazioni<br />
provocate dal passaggio<br />
dei camion, la struttura<br />
fognaria è messa in<br />
crisi dal peso di questi<br />
transiti. Per non parlare<br />
del costante pericolo<br />
dovuto alla convivenza<br />
tra la popolazione e il<br />
passaggio dei mezzi<br />
pesanti.<br />
Come si vede, c’è<br />
un’enorme criticità che<br />
bisogna affrontare.<br />
Ma la Valcellina non ne<br />
trae un beneficio?<br />
La nostra è una valle<br />
a vocazione turistica,<br />
dobbiamo essere<br />
accoglienti rispetto agli<br />
ospiti. Questo tipo di<br />
traffico attraversa la<br />
valle, ma i benefici che<br />
porta sono marginali e<br />
decisamente inferiori<br />
rispetto agli svantaggi.<br />
Quanto incide la<br />
manutenzione delle<br />
infrastrutture sul<br />
bilancio comunale?<br />
La manutenzione della<br />
viabilità principale è in<br />
capo alla Regione, a noi<br />
spetta la manutenzione<br />
della viabilità secondaria.<br />
Nonostante ciò è una<br />
spesa molto rilevante<br />
nel bilancio comunale,<br />
se non è la prima voce<br />
di spesa è la seconda:<br />
d’inverno c’è il sale da<br />
spargere, gli spazzaneve<br />
da far circolare, c’è il<br />
problema del ghiaccio<br />
che rompe l’asfalto,<br />
d’estate c’è lo sfalcio e la<br />
manutenzione del verde,<br />
c’è il rifacimento della<br />
segnaletica orizzontale e<br />
verticale.<br />
E bisogna considerare<br />
che lo sviluppo delle<br />
nostre strade è di molti<br />
chilometri perché<br />
collegano borgate<br />
distanti.<br />
Il lago di Barcis e il<br />
Cellina, ciclicamente<br />
rappresentano un<br />
problema per la viabilità<br />
della valle.<br />
La situazione è<br />
complessa e richiede<br />
un intervento urgente.<br />
C’è un primo intervento,<br />
che oserei definire<br />
emergenziale perché<br />
la capienza del lago si<br />
è ridotta al minimo: il<br />
Cellina porta nel lago ogni<br />
anno tra i 200.000 e i<br />
250.000 m3 di materiale<br />
solido e sta interrando il<br />
lago.<br />
La riduzione delle<br />
funzioni dell’invaso è<br />
diventata una grossa<br />
criticità per le abitazioni<br />
in particolare quelle vicino<br />
alla sponda del lago, che<br />
si trovano a essere in<br />
emergenza appena piove<br />
un po' più del solito. In<br />
più è un problema sia per<br />
la produzione di energia<br />
elettrica sia come riserva<br />
idrica per l'agricoltura.<br />
Sono previsti interventi<br />
di sghiaiamento?<br />
I tecnici sono al lavoro<br />
per cercare soluzioni.<br />
Si deve studiare un<br />
sistema per trasportare<br />
a valle i sedimenti ma<br />
si deve evitare quanto<br />
più possibile il trasporto<br />
su gomma con mezzi<br />
pesanti.<br />
Non è ancora stata<br />
definita una soluzione,<br />
al momento ci sono<br />
delle analisi su diverse<br />
tecniche come l’impiego<br />
di nastri trasportatori<br />
oppure l’impiego di<br />
draghe speciali.<br />
In tema di mobilità,<br />
ci sono soluzioni che<br />
vorrebbe applicate per<br />
garantire un futuro alla<br />
montagna?<br />
Il tema è più ampio che<br />
la semplice viabilità.<br />
Chi vive in montagna<br />
subisce il disagio delle<br />
distanze, sia in termini di<br />
tempo che di chilometri<br />
da percorrere per andare<br />
al lavoro, per andare<br />
a scuola. Le aziende<br />
hanno costi superiori per<br />
recuperare le materie<br />
prime e per consegnare i<br />
prodotti ai clienti.<br />
Per questi motivi credo<br />
che servirebbero delle<br />
politiche di sviluppo<br />
legate alla fiscalità che<br />
possano compensare<br />
almeno in parte le<br />
maggiori spese che<br />
affronta chi vive qui.<br />
Ovviamente si parla di un<br />
approccio più ampio, che<br />
riguarda l’intera questione<br />
dello sviluppo montano e<br />
non solo la mobilità e la<br />
viabilità.<br />
8<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 9
VAL MEDUNA<br />
VAL MEDUNA<br />
COOPERATIVE<br />
DI COMUNITÀ<br />
SEMPRE<br />
MENO<br />
di Giulia Sacchi<br />
In un territorio che lotta contro lo<br />
spopolamento e in cui manca il ricambio<br />
generazionale, una carta da giocare per<br />
invertire la rotta potrebbe essere quella<br />
delle cooperative di comunità.<br />
Le cooperative di<br />
comunità sono realtà<br />
economiche che nascono<br />
dal basso, dai cittadini che<br />
mettono assieme le forze<br />
e fanno impresa partendo<br />
dal capitale naturale e<br />
attraverso la creazione di<br />
opportunità di lavoro si<br />
propongono di cercare di<br />
frenare l’esodo verso altri<br />
centri.<br />
A differenza del passato,<br />
quando le cooperative si<br />
creavano per soddisfare i<br />
bisogni di specifici gruppi,<br />
spesso aggregati basandosi<br />
sulle funzioni economiche<br />
svolte (lavoratori,<br />
consumatori, ecc.), oggi con<br />
le cooperative di comunità<br />
si pensa a fornire un servizio<br />
all’intera cittadinanza.<br />
Al centro del progetto,<br />
quindi, si collocano i<br />
residenti, che diventano<br />
essi stessi impresa ma lo<br />
fanno per il territorio: infatti<br />
con questa formula ciò<br />
che conta è valorizzare la<br />
comunità di riferimento<br />
ancor prima che assolvere<br />
alla finalità della<br />
cooperativa (di lavoro,<br />
sociale, di servizi, mista).<br />
A livello nazionale ci sono<br />
esempi che parlano di<br />
iniziative di successo: si<br />
pensi che in Abruzzo ne<br />
sono nate quattordici in un<br />
triennio. C'è la cooperativa<br />
che gestisce l’accoglienza<br />
turistica e quella che rende<br />
possibili i servizi per lo<br />
sfalcio dei prati o la raccolta<br />
dei rifiuti nelle zone in cui<br />
non arrivano gli automezzi.<br />
In tutti i casi, l’attaccamento<br />
e l’amore per la propria<br />
terra sono gli ingredienti<br />
fondamentali di questo<br />
progetto imprenditoriale,<br />
che valorizza le risorse<br />
presenti in loco, siano esse<br />
naturali che umane.<br />
Inoltre, le buone pratiche<br />
di questo modello si sono<br />
ripetute anche in luoghi<br />
diversi dall’Abruzzo, come<br />
nel caso della cooperativa<br />
“Fuoco” che nelle Alpi<br />
Giudicarie in Trentino Alto<br />
Adige si occupa di fare<br />
rivivere malghe e masi.<br />
Partendo da queste<br />
riflessioni, i sostenitori delle<br />
cooperative di comunità<br />
ritengono che questo possa<br />
essere un modello che<br />
sarebbe possibile adattare<br />
anche alle esigenze della<br />
Val Tramontina, della<br />
Val Meduna, come pure<br />
della Val Cellina e della<br />
Val Colvera: un esempio<br />
di economia sociale in<br />
grado di rivitalizzare il<br />
territorio e contrastare lo<br />
spopolamento montano.<br />
Infatti, si parla di storie di<br />
successo, in aree interne e<br />
montane con caratteristiche<br />
simili a quelli delle nostre<br />
vallate e che, come<br />
altre aree montane<br />
friulane, sono<br />
ricche di eccellenze.<br />
Chissà, quindi<br />
che questa<br />
formula di<br />
cooperazione<br />
possa trovare valide<br />
risposte a problematiche<br />
che, senza piani<br />
lungimiranti, rischiano di<br />
diventare scogli sempre più<br />
insormontabili.<br />
MONTAGNA LEADER<br />
CI CREDE<br />
In prima fila nell’importare questo modello virtuoso da<br />
altre regioni italiane c’è Montagna leader, che aprirà un<br />
bando ad hoc.<br />
«Attraverso questo intervento si sperimenteranno nuovi<br />
percorsi di sviluppo locale, sostenendo la creazione di<br />
una cooperativa di comunità, intesa come strumento<br />
innovativo, in grado di far rivivere aree rurali, paesi e<br />
piccoli borghi, puntando sulla partecipazione attiva dei<br />
cittadini e valorizzando risorse endogene altrimenti<br />
inutilizzate.<br />
Si prevede l’avvio di almeno una cooperativa di<br />
comunità, che diventi autonoma, anche in<br />
termini finanziari, una volta esaurito il<br />
sostegno della programmazione».<br />
di Giulia Sacchi<br />
S<br />
popolamento: un processo che in<br />
Italia appare inarrestabile, nei piccoli<br />
comuni. Il copione è sempre lo stesso,<br />
coi i decessi che superano le nascite e<br />
l’esodo verso i grossi centri che appare<br />
inarrestabile.<br />
L’area montana è<br />
quella che ne risente<br />
maggiormente: ci sono<br />
paesini in cui risiedono<br />
poche decine di abitanti,<br />
peraltro anziani. Ne sa<br />
qualcosa il territorio<br />
dell’UTI delle Valli<br />
e Dolomiti friulane,<br />
composto da venti<br />
comuni, quattordici dei<br />
quali registrano un trend<br />
negativo di crescita della<br />
popolazione.<br />
Escluso Castelnovo del<br />
Friuli, municipio nel quale<br />
nel biennio 2016-2018<br />
l'aumento degli abitanti<br />
è stato pari a zero, dato<br />
comunque non salutare,<br />
soltanto cinque comuni<br />
si salvano dallo<br />
spopolamento: Maniago,<br />
Arba, Clauzetto, Frisanco e<br />
Pinzano al Tagliamento. A<br />
fine 2016 le Valli e Dolomiti<br />
friulane contavano 52.870<br />
residenti, al 31 dicembre<br />
2018, invece, 52.717: si<br />
sono persi, insomma, 153<br />
abitanti in due anni.<br />
Il segno meno che pesa di<br />
più è quello di Montereale<br />
Valcellina: il calo è stato<br />
di 82 unità. Lo seguono<br />
Vivaro, con meno 33<br />
persone, Vito d'Asio e<br />
Claut, entrambi con meno<br />
32. Ed è evidente che più il<br />
paese è piccolo, più il calo<br />
si percepisce. Il territorio<br />
è in sofferenza e il futuro<br />
preoccupa non soltanto<br />
gli amministratori<br />
locali, ma anche<br />
quei pochi residenti che<br />
non vogliono abbandonare<br />
la propria terra d’origine,<br />
nonostante si scontrino<br />
con servizi sempre più<br />
ridotti all’osso e disagi<br />
quotidiani. Perché senza<br />
ricambio generazionale, e<br />
quindi senza nuovi nuclei<br />
familiari, chiudono negozi,<br />
scuole e strutture ricettive.<br />
Altro tasto dolente è quello<br />
dei trasporti. Quando si<br />
parla di spopolamento,<br />
il timore più grande è<br />
che, soprattutto nella<br />
fascia montana, cresca<br />
il numero dei paesi<br />
fantasma, con realtà del<br />
tutto abbandonate dalla<br />
popolazione: a livello<br />
nazionale se ne contano<br />
6.000 (indagine Istat dello<br />
scorso anno).<br />
È vero che oggi alcuni di<br />
questi – i più suggestivi<br />
– sono diventati meta<br />
di turisti, ma non si può<br />
negare che il quadro sia<br />
desolante. Nel contesto<br />
demografico delle<br />
Dolomiti friulane, Maniago<br />
rappresenta invece un<br />
unicum: in un biennio la<br />
crescita dei residenti è<br />
stata di 74 unità. La città,<br />
che oggi sfiora i 12.000<br />
abitanti, è attrattiva:<br />
servizi, scuole, centro<br />
commerciale naturale che<br />
piace anche a chi vive<br />
nei comuni contermini<br />
e opportunità di lavoro,<br />
considerato che vanta<br />
una zona industriale in<br />
espansione e con colossi<br />
pure da 500 addetti, fanno<br />
del municipio delle lame<br />
un’area che attira nuovi<br />
residenti.<br />
GIAMPAOLO BIDOLI<br />
(Presidente dell’Ecomuseo<br />
Lis Aganis di Maniago)<br />
Pensa che le<br />
cooperative di comunità<br />
rappresentino un’idea<br />
realizzabile?<br />
Il nostro territorio ha<br />
potenzialità per costruire il<br />
progetto delle cooperative<br />
di comunità. Molte<br />
proposte sono già nate<br />
10<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
e spesso neanche ce<br />
ne accorgiamo. Ci sono<br />
attività che vengono<br />
svolte per lo più in<br />
maniera volontaristica,<br />
ma che si potrebbero<br />
professionalizzare.<br />
A quali attività<br />
si riferisce?<br />
Si pensi all’organizzazione<br />
di eventi, che è svolta<br />
da associazioni e che<br />
potrebbe rappresentare<br />
un'opportunità lavorativa.<br />
Poi c’è il tema dei servizi<br />
che si possono realizzare<br />
con le cooperativa<br />
di comunità. Come<br />
Ecomuseo, siamo già<br />
andati a visitare queste<br />
realtà anni fa, laddove<br />
sono state attivate, per<br />
capire come funzionano.<br />
Cosa ha frenato la loro<br />
realizzazione, in questi<br />
anni?<br />
Il nostro territorio ha<br />
il potenziale, ma a<br />
mancare è il collante.<br />
La cooperativa di<br />
comunità potrebbe<br />
rappresentare un<br />
elemento di unione<br />
per fare economia e<br />
creare posti di lavoro,<br />
che potrebbero servire<br />
anche per frenare un po’<br />
l’esodo.<br />
Per arginare in maniera<br />
profonda lo spopolamento,<br />
però, credo sia necessario<br />
qualcosa in più, anzi per il<br />
ripopolamento c’è bisogno<br />
di gente che arrivi da fuori<br />
e decida di stabilirsi in<br />
valle. Sembra un’assurdità,<br />
ma sarebbe opportuno<br />
dare gambe anche a un<br />
progetto abitativo.<br />
372<br />
ABITANTI<br />
ERTO E CASSO<br />
912<br />
ABITANTI<br />
CLAUT<br />
244<br />
ABITANTI<br />
BARCIS<br />
363<br />
ABITANTI<br />
CIMOLAIS<br />
DATI<br />
POPOLAZIONE<br />
DELL'UTI<br />
250<br />
ABITANTI<br />
ANDREIS<br />
601 290 1.537 361<br />
ABITANTI<br />
FRISANCO<br />
4.333<br />
ABITANTI<br />
MONTEREALE<br />
ABITANTI<br />
TRAMONTI<br />
DI SOPRA<br />
VAJONT<br />
MEDUNO<br />
MANIAGO<br />
TRAMONTI<br />
DI SOTTO<br />
1.775<br />
ABITANTI<br />
TRAVESIO<br />
721<br />
ABITANTI<br />
VITO D'ASIO<br />
2.218<br />
ABITANTI<br />
SEQUALS<br />
1.306<br />
ABITANTI<br />
ARBA<br />
1.676 11.818<br />
1.324<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
VIVARO<br />
383<br />
ABITANTI<br />
CLAUZETTO<br />
861<br />
ABITANTI<br />
CASTELNOVO<br />
1.514<br />
ABITANTI<br />
PINZANO<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 11
PEDEMONTANA<br />
PEDEMONTANA<br />
FELICI<br />
E INTEGRATI<br />
di Giulia Sacchi<br />
La presenza di cittadini stranieri<br />
all’interno delle comunità locali<br />
è un fenomeno che accade da secoli,<br />
ma negli ultimi anni, grazie alla facilità<br />
di movimento, il fenomeno è cresciuto.<br />
Come si integrano le persone che<br />
vengono a vivere nella Pedemontana?<br />
Il ponte tra gli<br />
stranieri trasferitisi nel<br />
Maniaghese e la comunità<br />
locale è rappresentato<br />
dall’associazionismo. Se<br />
oggi le oltre mille persone<br />
che risiedono nella città del<br />
coltello, che conta quasi<br />
12 mila abitanti, sono ben<br />
inserite in ambito locale,<br />
il merito è da ascrivere<br />
anche alla forza dei<br />
sodalizi. In primis quelli<br />
esistenti in zona, che hanno<br />
spalancato le porte a chi<br />
viene da fuori, e poi a quelle<br />
associazioni create dagli<br />
stranieri appositamente per<br />
facilitare la quotidianità ai<br />
connazionali che si trovano<br />
a vivere in un Paese<br />
straniero.<br />
Uno sforzo necessario,<br />
perché riuscire a mettere<br />
solide radici nel territorio è<br />
fondamentale per alleviare<br />
situazioni di disagio in<br />
chi si è trasferito in zona,<br />
magari per cause di forza<br />
maggiore, complice la crisi<br />
occupazionale nel Paese<br />
d’origine.<br />
Mustapha Nadif<br />
Accolti e integrati<br />
A Maniago gli stranieri<br />
sono ben radicati: non<br />
hanno dubbi su questo<br />
sia Florinel Prescura,<br />
rappresentante della<br />
comunità romena, la più<br />
grande in termini numerici<br />
presente in città, che<br />
Mustapha Nadif, alla guida<br />
di quella marocchina: nella<br />
città del coltello si sentono<br />
a casa. Per i romeni, in<br />
particolare, l’integrazione<br />
è più facile per le tante<br />
caratteristiche comuni<br />
tra la loro cultura e quella<br />
friulana. Si pensi che l’idea<br />
del gruppo guidato da<br />
Prescura è di riproporre la<br />
“Festa del mosto”, che in<br />
Friuli è stata accantonata,<br />
mentre in Romania è un<br />
appuntamento importante.<br />
Ovviamente l’attività del<br />
gruppo romeno non si<br />
conclude qui. La creazione<br />
di un sodalizio è stato<br />
l'inizio di un'attività che poi<br />
è proseguita col fare rete<br />
con le realtà associative del<br />
maniaghese, il cui risultato<br />
è la Giornata del bambino,<br />
idea recente, avviata proprio<br />
nel <strong>2019</strong> organizzata<br />
in collaborazione con<br />
le associazioni sportive<br />
della città del coltello.<br />
L’obiettivo è tanto semplice<br />
quanto efficace: i bambini<br />
rappresentano il futuro e i<br />
valori della multiculturalità<br />
devono essere trasmessi da<br />
subito, in modo tale che i<br />
piccoli possano continuare<br />
il progetto di integrazione<br />
e aggregazione che i loro<br />
genitori hanno realizzato.<br />
Anche la comunità<br />
marocchina ha creato<br />
un’associazione, che oggi si<br />
chiama Nuova generazione<br />
del Friuli Venezia Giulia.<br />
All'inizio il lavoro è<br />
cominciato con i volontari<br />
solidali maniaghesi, poi le<br />
cose sono evolute ed è stato<br />
adottato un nuovo nome.<br />
Come hanno sottolineato<br />
gli intervistati, infatti, l’unico<br />
modo per integrarsi con<br />
la comunità accogliente è<br />
diventare cittadini attivi e<br />
partecipare alla vita della<br />
comunità. Per fare ciò, lo<br />
dimostrano anche altre<br />
realtà italiane, i percorsi<br />
da seguire sono due:<br />
inizialmente aggregare<br />
i propri connazionali,<br />
in seguito estendere<br />
gli orizzonti e costruire<br />
un ponte con le realtà<br />
operative nel territorio<br />
ospitante.<br />
Prossimo passo:<br />
una rete fra comunità<br />
Tanto viene fatto, ma<br />
migliorare anche nell’ambito<br />
dell’integrazione si può.<br />
Prescura ha un’idea di cosa<br />
si potrebbe potenziare.<br />
«Serve maggiore sinergia<br />
tra le comunità straniere,<br />
i rapporti con gli italiani<br />
ANDREA GASPARDO<br />
(assessore alle politiche sociali di Maniago)<br />
Qual è stato il ruolo<br />
del Comune in questo<br />
percorso?<br />
I progetti sono continui<br />
perché favorire<br />
l’integrazione per noi è<br />
un obiettivo importante.<br />
Si pensi all’esperienza<br />
degli orti sociali, messi a<br />
disposizione tramite un<br />
bando che culmina in<br />
un momento conviviale<br />
all’insegna del multietnico.<br />
Interessante è anche il<br />
progetto con i tutor di<br />
seconda generazione,<br />
ovvero quegli stranieri nati<br />
in Italia o che risiedono<br />
nel nostro Paese da tanto<br />
tempo, che sanno bene la<br />
lingua e possono fornire<br />
un valido aiuto a chi arriva<br />
funzionano: ora è il<br />
momento di cercare di fare<br />
sistema tra noi. È vero che<br />
ci sono aspetti culturali<br />
che ci rendono distanti, ma<br />
dobbiamo trovare il modo<br />
di superare questo ostacolo<br />
e avviare un progetto di<br />
più ampio respiro. Come<br />
comunità romena, è il nostro<br />
prossimo obiettivo.»<br />
per la prima volta in loco<br />
e necessita prima di tutto<br />
di conoscere le basi degli<br />
aspetti culturali e sociali.<br />
Sembra una ricetta<br />
facile.<br />
Un percorso di<br />
accompagnamento, quello<br />
degli stranieri, che ha visto<br />
anche momenti difficili,<br />
in seguito a episodi saliti<br />
anche agli onori delle<br />
cronache locali.<br />
In casi di questo tipo<br />
abbiamo puntato sul<br />
confronto schietto,<br />
mettendoci a tavolino e<br />
insegnando alla comunità<br />
interessata quello che<br />
qui è consentito e ciò che<br />
invece è vietato.<br />
QUALCHE NUMERO<br />
In termini assoluti, la popolazione immigrata residente<br />
a Maniago è ancora numericamente esigua e conta<br />
poche centinaia di persone di nazionalità straniera.<br />
Una riflessione che si completa considerando il fatto<br />
che Maniago rappresenta l’unico centro del territorio<br />
a raggiungere una sorta di “massa critica” capace<br />
di formare vere e proprie comunità straniere in<br />
contrapposizione alla presenza di individui isolati.<br />
STRANIERI RESIDENTI<br />
A MANIAGO<br />
261<br />
ABITANTI<br />
ROMENI<br />
159<br />
1<strong>02</strong><br />
166<br />
ABITANTI<br />
BENGALESI<br />
81<br />
85<br />
142 113<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
MAROCCHINI<br />
ALBANESI<br />
65 77 57 56<br />
14<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
FLORINEL PRESCURA<br />
(rappresentante della comunità romena)<br />
Ma quali, nello specifico,<br />
sono i passi compiuti<br />
per integrarsi?<br />
Desideravamo creare<br />
un nostro sodalizio, in<br />
cui poterci ritrovare<br />
e con il quale aprirci<br />
all’esterno, cominciando<br />
ad avviare collaborazioni<br />
con le realtà italiane.<br />
Ecco quindi che è nata<br />
l’Associazione romeni<br />
europei.<br />
Quali attività<br />
sono in programma?<br />
Abbiamo organizzato<br />
diversi eventi per farci<br />
conoscere: dalla cultura<br />
alla gastronomia, dalla<br />
presentazione di libri a<br />
una sorta di gemellaggio<br />
culinario, insomma.<br />
All’inizio si fa sempre un<br />
po’ di fatica ad abituarsi<br />
a vivere in una terra che<br />
non è la tua ma, se ti<br />
vengono aperte le porte, è<br />
tutto più semplice.<br />
52 52<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
INDIANI<br />
GHANESI<br />
40 13<br />
ABITANTI<br />
ABITANTI<br />
POLACCHI<br />
MOLDAVI<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 15
VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />
1.300<br />
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170,00<br />
kWp<br />
San Quirino<br />
(PN)<br />
380,00<br />
kWp<br />
Bassando del Grappa<br />
(VI)<br />
Il turismo mordi e fuggi interessa la<br />
maggior parte delle vallate pordenonesi.<br />
È una forma di turismo che purtroppo, il<br />
più delle volte, lascia sul territorio solo le<br />
briciole o poco più.<br />
I frequentatori di Val<br />
Cosa e Val d’Arzino per<br />
lo più attraversano le<br />
nostre vallate e raramente<br />
pernottano, però spesso,<br />
molto spesso, ritornano: un<br />
attestato di stima e piacere<br />
che non fa che inorgoglire.<br />
Ma se queste zone<br />
piacciono a chi le conosce,<br />
resta aperta la questione<br />
di come farle conoscere e<br />
renderle attrattive per chi<br />
è distante o per chi non le<br />
ritiene una mèta.<br />
Non è un caso, infatti<br />
che i visitatori e i turisti<br />
più legati a queste zone<br />
provengano dal Triveneto,<br />
e che la maggior parte<br />
degli stranieri siano<br />
figli di migranti che, se<br />
trascorrono diversi giorni<br />
qui, lo fanno nella vecchia<br />
casa di famiglia o presso<br />
altri parenti e amici. È un<br />
dato che conferma che si<br />
tratta di turismo “locale”<br />
indice che la bellezza di<br />
questi luoghi è ancora una<br />
perla nascosta ai più.<br />
PICCOLE<br />
PERLE<br />
NASCOSTE<br />
Accoglienza e ricettività<br />
Come detto, sono in pochi<br />
i turisti che pernottano<br />
in zona, pertanto parlare<br />
di ricettività alberghiera<br />
tradizionale diventa<br />
difficile.<br />
Resistono gli alberghi<br />
storici, come “Alla Posta”<br />
ad Anduins o il rinnovato<br />
“Corona 2.0” a Clauzetto,<br />
ma ormai da anni ha<br />
preso piede, sia per quanto<br />
riguarda il comune di<br />
Clauzetto che quello di<br />
Vito d’Asio, la formula<br />
dell’albergo diffuso.<br />
Mentre l’Albergo Diffuso<br />
“Balcone sul Friuli”<br />
interessa l’intero territorio<br />
di Clauzetto, l’Albergo<br />
Diffuso “Mandi” oltre a Vito<br />
d’Asio riguarda i territori<br />
di Andrea del Maschio<br />
di Tramonti di Sotto e<br />
Tramonti di Sopra. Il primo<br />
riesce a offrire 65 posti<br />
letto, di cui 18 a Clauzetto,<br />
37 a Pradis di Sotto e 10 a<br />
Pradis di Sopra. L’Albergo<br />
Diffuso Mandi, invece,<br />
che accoglie i turisti nel<br />
comune di Vito d’Asio mette<br />
a disposizione 59 posti letto<br />
divisi in 4 alloggi, 54 a San<br />
Francesco e 5 a Pielungo.<br />
500,00<br />
kWp<br />
Lusia<br />
(RO)<br />
125,00<br />
kWp<br />
Casale sul Sile<br />
(TV)<br />
150,00<br />
kWp<br />
Annone Veneto<br />
(VE)<br />
TEKAS SRL<br />
260,00<br />
kWp<br />
Mansuè<br />
(TV)<br />
20,00<br />
kWp<br />
Prato allo Stelvio<br />
(BZ)<br />
IL TREND TURISTICO<br />
Negli ultimi 3 anni i turisti che<br />
soggiornano nei due alberghi<br />
diffusi sono stati per lo più italiani.<br />
Tra gli stranieri, principalmente<br />
si contano tedeschi, austriaci,<br />
slovacchi e cechi. Le prenotazioni<br />
avvengono soprattutto grazie al<br />
passaparola o ai principali portali<br />
di prenotazione, tra cui<br />
booking.com e airbnb.it.<br />
CLAUZETTO<br />
POSTI LETTO<br />
Museo della Grotta di Pradis<br />
VITO D'ASIO - TRAMONTI<br />
DI SOTTO E DI SOPRA<br />
65 59<br />
Vocabolario<br />
POSTI LETTO<br />
Albergo<br />
diffuso<br />
L’albergo diffuso<br />
è una società di<br />
privati in possesso<br />
di seconde case che in<br />
seguito alla concessione<br />
di un finanziamento pubblico per la<br />
ristrutturazione delle pertinenze, si sono<br />
impegnati a mettere a disposizione i<br />
propri locali per un periodo di tempo<br />
definito, per l’accoglienza dei turisti.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 17
VAL D'ARZINO / VAL COSA<br />
AIRBNB<br />
E LE AREE<br />
INTERNE<br />
di redazione<br />
GROTTE<br />
DI PRADIS<br />
Questi antri e cavità<br />
scavati dal torrente Cosa,<br />
nel giro di una decina<br />
d’anni, hanno raddoppiato<br />
PICCOLE PERLE<br />
il numero dei visitatori<br />
portandoli dai poco più<br />
di 9.000 nella stagione<br />
turistica 2010 ai circa<br />
18.000 delle stagioni 2017<br />
e 2018.<br />
Un fenomeno<br />
interessante per chi segue<br />
i fenomeni turistici è<br />
rappresentato dal trend<br />
di sviluppo di Airbnb,<br />
piattaforma internet che<br />
è stata capace di creare<br />
stimolare gli affitti a<br />
breve termine, colmando<br />
la lacuna tra gli alloggi<br />
residenziali in affitto e<br />
l’ospitalità alberghiera.<br />
Questa forma di “locazione”<br />
ha preso piede in pochi<br />
anni: nel 2015 l’Italia era<br />
il terzo mercato al mondo<br />
per numero di annunci con<br />
83 mila padroni di casa<br />
(“host” sul sito) e 3,6 milioni<br />
di visite all’anno sulle<br />
pagine. Un’espansione<br />
repentina che in molte<br />
città turistiche ha presto<br />
mostrato alcune criticità<br />
e fatto sollevare dubbi per<br />
l’impatto che rischia di<br />
avere sul tessuto sociale:<br />
molti centri storici di città<br />
turistiche hanno visto gli<br />
appartamenti residenziali<br />
essere rimpiazzati dalle<br />
più remunerative locazioni<br />
temporanee affittate ai<br />
turisti. Sicuramente non è<br />
il caso delle nostre vallate,<br />
che anzi scontano un<br />
sottoutilizzo rispetto alle<br />
potenzialità turistiche, ma<br />
è interessante analizzare<br />
l’evoluzione del fenomeno.<br />
Infatti, la strategia odierna<br />
del colosso turistico online<br />
(con un fatturato da 31<br />
miliardi di dollari all’anno),<br />
saturate le città d'arte<br />
mira a stipulare accordi<br />
per espandere il proprio<br />
raggio d’azione verso le<br />
cosiddette aree interne e<br />
verso i borghi italiani. In<br />
quest’ottica, nulla esclude<br />
che le piccole frazioni<br />
che si stanno spopolando<br />
caratteristiche della Val<br />
d’Arzino, Val Tramontina<br />
e Val Cellina potrebbero<br />
essere al centro delle<br />
strategie imprenditoriali<br />
del gruppo Airbnb dei<br />
prossimi anni.<br />
Approfondimento<br />
La soluzione lombarda<br />
La domanda, a questo punto<br />
è: c’è da preoccuparsi? Si può<br />
governare il fenomeno?<br />
In Lombardia, in particolare<br />
nella Val Trompia e Sabbia<br />
hanno scelto la via della<br />
partnership internazionale che<br />
è offerta dalla Fondazione<br />
Cariplo dal Programma<br />
AttivAree. Questi due soggetti<br />
scommettono sulla possibilità<br />
che una collaborazione<br />
con Airbnb possa dare una<br />
visibilità internazionale a<br />
territori altrimenti destinati<br />
all'oblìo. Così il borgo di<br />
Lavenone è entrato nel<br />
progetto Borghi Italiani di<br />
Airbnb e, oggi, in questo<br />
paese di 555 abitanti<br />
nelle Prealpi bresciane, un<br />
edificio storico di proprietà<br />
del Comune è diventato<br />
‘Casa Maer’, una casa<br />
d’artista rinnovata con la<br />
collaborazione di alcuni noti<br />
nomi del design italiano.<br />
http://www.fondazionecariplo.it/it/news/intersettoriali/casa-maer-alavenone-con-airbnb.html<br />
SIMBOLISMO<br />
NELLA<br />
PREISTORIA<br />
Il recente ritrovamento<br />
di un artiglio d’aquila<br />
probabilmente<br />
utilizzato dagli uomini<br />
di Neandertal come<br />
amuleto ha portato<br />
questa valle sulle pagine<br />
di importanti riviste che<br />
trattano di archeologia.<br />
La straordinaria scoperta<br />
fatta nella Grotta del Rio<br />
Secco ha di fatto condotto<br />
all’ipotesi che già gli<br />
uomini neandertaliani<br />
attribuissero ad alcuni<br />
oggetti un significato<br />
ultraterreno e questo<br />
farebbe retrodatare la<br />
comparsa del simbolismo<br />
che, fino a pochi anni<br />
fa, era una prerogativa<br />
che si credeva soltanto<br />
dell’uomo Sapiens.<br />
LE MERAVIGLIE<br />
DELLA VAL D’ARZINO<br />
Fino a pochi anni fa se si<br />
chiedeva, anche nella più<br />
prossima pianura, dove si<br />
trovasse Cerdevol Curnila,<br />
praticamente nessuno<br />
era in grado di rispondere.<br />
Eppure, profonde vasche<br />
smeraldine formate dal<br />
torrente Arzino si alternano<br />
Cerdevol Curnila foto di Mascherin Adriano<br />
a spettacolari e scroscianti<br />
cascate rendendo questo<br />
luogo magico.<br />
Oggi la nomea di questa<br />
ansa dell’Arzino è arrivata<br />
fino ai media internazionali,<br />
con una citazione<br />
addirittura in un articolo<br />
del Financial Times, e così<br />
nelle giornate estive ormai<br />
non si contano le auto<br />
parcheggiate sul ciglio della<br />
strada dai gitanti con il fine<br />
di cercare di occupare, fin<br />
dal mattino presto, con un<br />
asciugamano, le piccole<br />
spiaggette e i grandi sassi<br />
lungo il corso del torrente.<br />
UN PASSATO<br />
TERMALE<br />
Poco sopra l’abitato<br />
di Anduins c’è uno<br />
stabilimento termale<br />
in stato di degrado e<br />
abbandono, che per gran<br />
parte del secolo scorso ha<br />
saputo attirare centinaia<br />
di turisti. Oggi giungono<br />
alcuni appassionati che<br />
tornano qui per bere<br />
l’acqua solforosa del rio<br />
Barquet, dalle eccellenti<br />
proprietà curative.<br />
18<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane
SEQUALS/TRAVESIO<br />
SEQUALS/TRAVESIO<br />
TUTTI<br />
IN PIAZZA<br />
di Manuel Bertin<br />
Le sagre paesane rappresentano una<br />
sfida per portare avanti la tradizione,<br />
essere elemento di promozione territoriale<br />
imparando ad adattarsi alle richieste di<br />
servizi e obblighi moderni.<br />
Per un amministrazione<br />
comunale, quant’è<br />
importante sostenere le<br />
manifestazioni locali?<br />
Molto, rappresentano un<br />
contatto con il tessuto<br />
locale e una formula<br />
attrattiva per chi viene da<br />
fuori.<br />
Gli abitanti del comune, in<br />
questo modo, hanno delle<br />
attività che offrono elementi<br />
di ricchezza, come concerti,<br />
mostre, allestimenti. C’è poi<br />
l’elemento di attrattività che<br />
richiama persone che non<br />
abitano nel comune, ma<br />
che con questa scusa lo<br />
visitano e lo conoscono.<br />
L’amministrazione come<br />
aiuta le associazioni?<br />
Per quanto riguarda<br />
l’aspetto amministrativo,<br />
l’ufficio SUAP che concede<br />
le autorizzazioni è<br />
accentrato nell’UTI.<br />
Però, come Giunta e<br />
consiglieri aiutiamo<br />
tutte le associazioni del<br />
territorio, calibrando le<br />
esigenze in base alla<br />
necessità, per sostenerle<br />
in tutti gli aspetti di cui<br />
hanno bisogno.<br />
Non parlo solamente del<br />
mero impegno finanziario<br />
che è utilizzato per coprire<br />
alcune voci di spesa, ma<br />
FRANCESCO SERRA<br />
(assessore Cultura, tempo libero, turismo e sviluppo rete<br />
museale)<br />
anche di collaborazione<br />
diretta come quando i<br />
consiglieri presenziano<br />
con il ruolo di referente<br />
della sicurezza, come<br />
richiesto dalle recenti<br />
circolari.<br />
Quant’è importante<br />
la collaborazione fra<br />
persone e associazioni in<br />
quest’ambito?<br />
Ci stiamo lavorando, i<br />
risultati si vedranno tra<br />
qualche anno. Per ora<br />
c’è una Pro Loco che è<br />
unica per l’intero territorio<br />
comunale, a ciò si sono<br />
aggiunti eventi in cui<br />
volontari di Lestans<br />
hanno collaborato nelle<br />
manifestazioni di Sequals<br />
e viceversa.<br />
Parallelamente stiamo<br />
cercando di stimolare la<br />
partecipazione di gruppi<br />
di volontari per tenere<br />
aperte Villa Carnera e<br />
Villa Savorgnan: siamo<br />
certi che possa essere<br />
un grande servizio per<br />
il paese e nel contempo<br />
un bel modo per sentirsi<br />
cittadini.<br />
Quando si parla di<br />
sagre e manifestazioni,<br />
in regione, si parla di<br />
un settore capace di<br />
movimentare circa 15<br />
milioni di euro ogni<br />
anno. Considerando<br />
che i contributi pubblici,<br />
sommando le varie voci,<br />
ammontano a circa 1<br />
milione di euro, è evidente<br />
l’importanza che ricopre<br />
questo lavoro a base<br />
volontaristica.<br />
E questa è solo una<br />
valutazione economica,<br />
mentre esiste un ruolo<br />
sociale, di relazione, di<br />
legame con il territorio che,<br />
pur essendo sotto gli occhi<br />
di tutti, è difficilmente<br />
quantificabile.<br />
Troppa burocrazia<br />
Nonostante l’importanza<br />
di questo settore, la legge<br />
di riferimento è ancora<br />
quella che disciplina<br />
le manifestazioni e gli<br />
spettacoli: un Regio<br />
Decreto del 1931 tutt’ora<br />
in vigore. A quell’impianto,<br />
scritto circa novant’anni<br />
fa, si sono poi sommate<br />
negli anni circolari e<br />
interpretazioni che oggi<br />
obbligano il settore delle<br />
sagre e delle feste paesane<br />
a confrontarsi con una<br />
fatica burocratica che molti<br />
ritengono insostenibile.<br />
Anche perché, nel maggio<br />
2017, nel clima di paura<br />
seguito agli attentati<br />
avvenuti in Europa, una<br />
circolare interpretativa<br />
chiamata “circolare<br />
Gabrielli” ha alzato<br />
ulteriormente i vincoli<br />
richiesti a chi organizza<br />
manifestazioni.<br />
Da quella circolare che<br />
ha visto l’immediata<br />
protesta dell’ANCI,<br />
se ne sono aggiunte<br />
altre, successivamente<br />
riordinate in una circolare<br />
del 2018. E così, per<br />
esempio, a chi organizza<br />
una manifestazione è<br />
richiesto di avvalersi di<br />
una figura certificata che<br />
sappia gestire il rischio<br />
di incendio, di una per<br />
il primo soccorso, di<br />
avvalersi di personale<br />
dedicato alla sicurezza.<br />
Propositi ottimi per la<br />
sicurezza degli ospiti che<br />
però si scontrano con una<br />
realtà fatta di volontari che<br />
dedicano il proprio tempo<br />
libero all’organizzazione.<br />
Le sagre in FVG<br />
movimentano<br />
15<br />
LEGGE<br />
07/<strong>2019</strong><br />
Pubblico partecipante al Trofeo Primo Carnera di Sequals -2018<br />
La legge regionale 7/<strong>2019</strong> ha cercato di ridurre gli impatti delle circolari interpretative nazionali<br />
sugli organizzatori delle manifestazioni:<br />
MILIONI<br />
DI EURO<br />
Sono stati stanziati dei fondi per<br />
l’assistenza tecnica e per i servizi<br />
di sicurezza richiesti (security,<br />
ambulanza, ecc.)<br />
Una linea di finanziamento copre le spese per far<br />
partecipare i volontari a corsi di formazione specifica per il<br />
conseguimento delle certificazioni antincendio alto rischio,<br />
per primo soccorso alto rischio e per la somministrazione<br />
degli alimenti.<br />
Una terza voce copre invece i<br />
costi per lo sportello di assistenza<br />
e consulenza per il terzo settore<br />
ubicato presso il comitato<br />
regionale delle proloco FVG<br />
MARCO SPECIA<br />
(segretario Comitato<br />
regionale Proloco FVG)<br />
Qual è l’importanza<br />
ricoperta dalle<br />
manifestazioni paesane?<br />
Esiste un valore economico,<br />
che sommando i bilanci<br />
consuntivi delle varie<br />
proloco regionali è<br />
quantificabile in circa 15<br />
milioni di euro.<br />
Esiste però un valore<br />
sociale, importantissimo,<br />
perché si avvale del<br />
lavoro dei volontari e<br />
perché aiuta a tessere<br />
dei legami sociali che<br />
altrimenti si perderebbero.<br />
E poi c’è l’impatto sulla<br />
promozione del territorio,<br />
inteso come sistema,<br />
che va oltre il computo<br />
delle presenze durante la<br />
festa dando visibilità al<br />
paese e valorizzando le<br />
caratteristiche locali.<br />
Esistono linee di<br />
finanziamento speciali per<br />
le manifestazioni in paesi<br />
montani?<br />
No, al momento no. Da un<br />
lato è vero che le persone<br />
devono essere portate in<br />
montagna, mentre nei<br />
grandi centri sono più facili<br />
da intercettare, dall’altro<br />
sarebbe difficile individuare<br />
dei criteri validi per dire a chi<br />
dare questi fondi.<br />
In ogni caso la commissione<br />
che valuta i progetti per<br />
assegnare i fondi, ha a<br />
disposizione 20 punti alla<br />
voce “flusso turistico” che<br />
consente di mettere in<br />
relazione l'importanza di<br />
una manifestazione anche<br />
al territorio di svolgimento.<br />
Come si fanno dialogare le<br />
Pro Loco con gli altri enti<br />
del territorio?<br />
A partire dalla Giunta Illy<br />
si è cercato di inquadrare<br />
le attività locali in un più<br />
ampio piano del turismo<br />
regionale. In questo modo<br />
è stato chiesto alle Pro<br />
Loco di essere parte di<br />
una visione strategica<br />
più ampia di promozione<br />
dell'intera regione: per fare<br />
un esempio, promuovere<br />
con successo la pitina<br />
a Tramonti di Sopra<br />
ha impatti anche su<br />
Meduno, su Maniago, sulla<br />
Valcimoliana.<br />
Sagra delle Rane - Usago di Travesio - 2018<br />
L'aspetto enogastronomico<br />
è l'elemento principale<br />
nella promozione<br />
turistica?<br />
In Friuli mancano le<br />
grandi città d’arte, come<br />
Venezia, Firenze, Roma.<br />
Questo sposta il peso della<br />
tradizione verso la filiera<br />
agroalimentare.<br />
Detto questo, non è l’unica<br />
forma di turismo che le Pro<br />
Loco sanno promuovere.<br />
Il GiroPresepi è l’esempio<br />
ideale: nato dal basso,<br />
spontaneamente, oggi è<br />
cresciuto fino a diventare<br />
un progetto di successo<br />
che coinvolge 15 paesi e<br />
che ha una regia unica nel<br />
comitato regionale delle<br />
Pro Loco. Ed è diventato un<br />
prodotto che riusciamo a<br />
promo-commercializzare<br />
anche all’estero,<br />
richiamando comitive<br />
dall’Austria e dalla Baviera,<br />
in diretta concorrenza con<br />
la tradizione dei mercatini<br />
di Natale che là è molto<br />
forte.<br />
20<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 21
ORGOGLIO OLTR<strong>ECO</strong>NFINE<br />
CON I PIEDI<br />
PER TERRA<br />
di Manuel Bertin<br />
La passione per l’aria indirizza gli anni di<br />
studio: laurea al Politecnico di Milano<br />
per imparare a controllare aerodinamica,<br />
flussi e forze per far volare leggeri gli<br />
aeroplani.<br />
CENTINA DI SUPPORTO<br />
DELLA SHARKLET<br />
Ogni giorno inforca<br />
la propria bicicletta<br />
in direzione Filton, la<br />
sede di Airbus nei pressi<br />
di Bristol e comincia a<br />
lavorare sullo sviluppo di<br />
un nuovo aereo, uno dei<br />
modelli che solcheranno<br />
il cielo nei prossimi<br />
anni.<br />
Che cosa fai in Airbus?<br />
Al momento sono<br />
Wing Integrator sul<br />
programma A380, il<br />
che significa che ricopro<br />
un ruolo trasversale a<br />
molti progetti specialistici<br />
cercando di integrare le<br />
diverse tessere del puzzle<br />
in un progetto armonico e<br />
funzionale.<br />
Precedentemente, ho avuto<br />
ruoli più specialistici, ossia<br />
seguivo un aspetto tecnico<br />
e cercavo le soluzioni a<br />
singoli problemi,<br />
perché per realizzare un<br />
velivolo ci sono team che si<br />
occupano di specifici<br />
aspetti che poi<br />
saranno<br />
integrati fra loro.<br />
In quella funzione sono<br />
stato Senior Stress Engineer<br />
nel progetto Single Aisle neo<br />
Wing in cui ho coordinato<br />
il lavoro di una ventina<br />
di persone più i vari studi<br />
ingegneristici esterni ad<br />
Airbus per lo sviluppo<br />
dell’ala.<br />
Raccontaci il<br />
viaggio che ti ha portato<br />
in Inghilterra.<br />
Il percorso è stato lineare:<br />
laurea in Ingegneria<br />
Aerospaziale al Politecnico<br />
di Milano, poi impiego<br />
in Aermacchi che è<br />
un’azienda aeronautica<br />
italiana fornitrice del<br />
consorzio Airbus. Dopo<br />
qualche anno, c’è stata<br />
l’opportunità di entrare in<br />
Airbus e quindi dal<br />
2006<br />
mi sono<br />
trasferito a<br />
Bristol.<br />
Tutto è<br />
nato perché<br />
dopo il liceo<br />
ero indeciso tra<br />
ingegneria dei materiali,<br />
meccanica e aeronautica:<br />
ho scelto la terza, anche<br />
se all’epoca non ero<br />
certamente pienamente<br />
consapevole, perché mi<br />
era sembrata quella che<br />
poneva i problemi più<br />
complessi.<br />
Infatti, anche se<br />
progetto aerei non ho la<br />
fascinazione per l’aria:<br />
non faccio paracadutismo,<br />
volo a vela né ho brevetti<br />
di volo. Quello che mi ha<br />
sempre affascinato è la<br />
possibilità di affrontare<br />
problemi complessi e<br />
cercare la soluzione più<br />
efficace a questi.<br />
C’è un momento<br />
professionale di cui ti sei<br />
sentito orgoglioso?<br />
Un paio di anni fa,<br />
lavorando all’ala del SAneo<br />
ho registrato un nuovo<br />
brevetto: ho ridisegnato<br />
quella che tecnicamente<br />
si chiama centina di<br />
supporto della sharklet,<br />
che é il componente<br />
verticale alle estremità<br />
alari.<br />
In quel periodo, col il<br />
gruppo di lavoro che<br />
coordinavo, stavamo<br />
cercando soluzioni per<br />
renderla capace di reggere<br />
i carichi aerodinamici a cui<br />
sarebbe stata sottoposta<br />
in volo, fino a quando<br />
dalle nostre intuizioni si è<br />
materializzata l’idea giusta<br />
e ne è nato un brevetto che<br />
tuttora Airbus utilizza.<br />
Com’è lavorare in un<br />
ambiente internazionale?<br />
Ricco di stimoli perché<br />
incontri culture lontane,<br />
abitudini e approcci<br />
lavorativi diversi dai tuoi.<br />
A volte li adotti, altre volte<br />
ci convivi trovando forme<br />
di dialogo, ma in ogni caso<br />
sono esperienze che ti<br />
lasciano arricchito.<br />
Quando viaggio per lavoro,<br />
per esempio, incontro<br />
altri manager di culture<br />
diverse e per riuscire a<br />
raggiungere l’obiettivo<br />
devo sapermi mettere in<br />
gioco e trovare un contatto<br />
con l’interlocutore.<br />
Nascere in provincia<br />
rende più difficile<br />
raggiungere i propri<br />
obiettivi?<br />
Non lo credo, se sai dove<br />
vuoi andare segui il tuo<br />
percorso sia in città che<br />
in provincia. Certamente<br />
devi fare i conti con l’idea<br />
di lasciare il Friuli, come<br />
ho fatto io nel 1994 e<br />
ammetto che a volte mi<br />
manca.<br />
C’è una caratteristica di<br />
questa terra che porti con<br />
te?<br />
La caparbietà, perché ho<br />
imparato a non fermarmi<br />
fino a quando il risultato<br />
non è raggiunto. È una<br />
caratteristica che vedo<br />
spesso nei friulani e che<br />
mi ha aiutato molto nel<br />
mondo del lavoro.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 23
INFORMAZIONI<br />
DOVE TROVARE<br />
L'<strong>ECO</strong> DELLE VALLI E<br />
DELLE DOLOMITI<br />
FRIULANE<br />
MANIAGO<br />
Comune di Maniago<br />
Bar Serena<br />
3Store<br />
Bar Sorsi e Morsi<br />
Piazza Sport<br />
Artexx<br />
Bottega Bio<br />
Gekateria Dolce Freddo<br />
Abbigliamento Colombini<br />
Lavanderia Lavapiù<br />
Cgil Caf<br />
Inia Viaggi<br />
Ottica Gortana<br />
Pizzeria da Mario<br />
Bar Coricama<br />
Bar Stazione Corriere<br />
Distrobutore OMV<br />
Consorzio revisioni Maniago<br />
Bar Barile<br />
Antica Coltelleria<br />
Ristorante Casasola<br />
Piscina Maniago<br />
Bottega del FOrmaggio<br />
Edicola Venier<br />
Mensa Zona Industriale<br />
Tecnocollaudi Servizi<br />
Automobilistici<br />
Bar Bottegon<br />
Bar Vivina<br />
Bar Vivarina (Dandolo)<br />
CAMPAGNA<br />
Ai Gelsi<br />
Poste<br />
Studio Medico<br />
ARBA<br />
Farmacia<br />
Macelleria<br />
Alimentari<br />
Graphistudio<br />
Tabaccheria<br />
VIVARO<br />
Alimentari<br />
Lupo Alberto<br />
Gelindo<br />
VAJONT<br />
Comune di Vajont<br />
Palestra<br />
Farmacia<br />
MONTEREALE<br />
VALCELLINA<br />
Comune di Montereale<br />
Non solo bar<br />
Osteria Vittoria<br />
Tabacchi (Piazza)<br />
Edicola (Piazza)<br />
Macelleria<br />
Castelu<br />
Farmacia 3 F<br />
Bar Scalinetti<br />
MALNISIO<br />
Da Borghese<br />
SAN LEONARDO<br />
Da Plinio<br />
GRIZZO<br />
Forno ALzetta<br />
BARCIS<br />
Comune di Barcis<br />
Cartoleria<br />
Panificio De Giusti<br />
ANDREIS<br />
Comune di Andreis<br />
Locanda Al vecio For<br />
Chiosco Camping<br />
CLAUT<br />
Comune di Claut<br />
Supermercato<br />
Farmacia<br />
CIMOLAIS<br />
Comune di Cimolais<br />
Osteria Pian Pinedo<br />
ERTO<br />
Comune di Erto<br />
Ufficio postale<br />
Bar passo sant’Osvaldo<br />
Bar Stella<br />
MEDUNO<br />
Roncadin<br />
Bar da Laura<br />
Bar Meridiana<br />
TRAMONTI DI SOTTO<br />
Bar Antica Corte<br />
TRAMONTI DI SOPRA<br />
Alimentari SISA<br />
FRISANCO<br />
Comune di Frisanco<br />
Circolo operaio<br />
Bar in piazza<br />
POFFABRO<br />
Bar in piazza<br />
SEQUALS<br />
Bar al cret<br />
Edicola 4 Borghi<br />
LESTANS<br />
Supermercato<br />
Bar alla Posta<br />
SOLIMBERGO<br />
Da Mander<br />
TRAVESIO<br />
Harry's Bar<br />
Caffè (Piazza XX Settembre)<br />
Cokki Bar (Zancan)<br />
TOPPO<br />
Alimentari<br />
CASTELNUOVO<br />
Bierkneipe (Loc. Paludea)<br />
Trattoria (Loc. Vigna)<br />
PINZANO<br />
Market Da Cinzia<br />
Bar Progresso<br />
VALERIANO<br />
Ristorante Don Chisciotte<br />
Alimentari e Bar Lucco<br />
CLAUZETTO<br />
Bar – Alimentari Da Andrea<br />
Edicola di Nadia Colledani<br />
VITO D'ASIO<br />
Ristorante L’Ortal<br />
ABBIAMO DISTRIBUITO SUL<br />
TERRITORIO DEGLI ESPOSITORI /<br />
CONTENITORE, QUI DI SEGUITO LA LISTA<br />
DEI POSTI DOVE SONO STATI LASCIATI<br />
PER POTER TROVARE LA RIVISTA<br />
GRATUITA DEL NOSTRO TERRITORIO<br />
SAN FRANCESCO<br />
Alimentari Ristorante<br />
Da Renzo<br />
ANDUINS<br />
Ristorante alla Posta<br />
CASIACCO<br />
Bar alle Alpi<br />
Via Arba, 45 - Z.I. Maniago (PN) - tel. 0427 730127<br />
24<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane
BUONE PRATICHE<br />
PREMIATI<br />
DAI COLLEGHI<br />
di Gianluca Liva<br />
Le coltellerie di Maniago, apprezzate<br />
per la tradizione di efficienza e qualità,<br />
per mantenere il primato in un settore<br />
così competitivo hanno scelto la strada<br />
dell’innovazione.<br />
Una delle aziende<br />
che ha coniugato storia,<br />
tradizione e innovazione<br />
è la lionSTEEL, fondata<br />
50 anni fa e gestita<br />
dalla famiglia Pauletta,<br />
storie del Maniaghese: la<br />
produzione era votata agli<br />
articoli tradizionali, in cui<br />
c’era un’attenta manualità<br />
ma uno scarso impiego di<br />
tecnologia.<br />
quality award: titolo<br />
assegnato all’azienda nel<br />
mondo che produce con la<br />
migliore qualità.<br />
E negli ultimi 5 anni<br />
abbiamo vinto il titolo di<br />
Miglior Coltello al Mondo.<br />
fornisce approfondimenti<br />
sul processo produttivo.<br />
Puntate tutto<br />
sull’innovazione di<br />
prodotto?<br />
GIANNI PAULETTA<br />
(uno dei figli di Gino,<br />
il fondatore)<br />
Per innovare un prodotto<br />
serve un grande lavoro di<br />
progettazione …<br />
affiancata oggi da circa<br />
30 collaboratori. Decenni<br />
di duro lavoro, alla ricerca<br />
della perfezione e della<br />
durabilità dei materiali.<br />
L’inizio è comune a molte<br />
A partire dal 2000 il percorso<br />
è cambiato e lionSTEEL<br />
ha intrapreso con coraggio<br />
la strada dell’innovazione<br />
e della ricerca di nuove<br />
soluzioni al passo coi tempi.<br />
Per arrivare al coltello SR1<br />
“Senza Ritegno” abbiamo<br />
lavorato e studiato per 9<br />
anni. L’abbiamo costruito<br />
con l’acciaio svedese<br />
Sleipner, fino a quel<br />
momento impiegato<br />
solo per la costruzione di<br />
macchine per tagliare altro<br />
acciaio.<br />
Nel 2009 è stato presentato<br />
e nel 2010 al Blade Show<br />
di Atlanta, il più grande<br />
appuntamento al mondo<br />
per le coltellerie, SR1 Si è<br />
aggiudicato il premio al<br />
miglior design.<br />
Con questo riconoscimento,<br />
l’azienda è riuscita a farsi<br />
conoscere sempre più e<br />
ha permesso di investire<br />
ancora in idee efficaci e<br />
innovative.<br />
Quanto è importante farsi<br />
conoscere tra gli addetti ai<br />
lavori.<br />
Molto e poi con il Blade<br />
Show di Atlanta c’è un<br />
legame speciale: negli<br />
ultimi 5 anni abbiamo vinto<br />
3 volte il manufacturing<br />
Un bel po’ di premi.<br />
La cosa che fa in assoluto<br />
più piacere, è sapere che<br />
il premio viene assegnato<br />
dopo un voto dato da<br />
ognuno degli oltre 400<br />
espositori presenti ogni<br />
anno: sono gli stessi<br />
colleghi delle aziende che<br />
eleggono i vincitori.<br />
Quali sono le innovazioni<br />
che guardano al futuro,<br />
nel mondo dei coltelli?<br />
C’è l’innovazione nella<br />
scelta dei materiali, com’è<br />
stato per SR1, ma non<br />
basta. Nel 2018 abbiamo<br />
presentato un coltello in<br />
grado di “comunicare” con<br />
il proprio utente e fornirgli<br />
informazioni preziose. È<br />
stata la prima volta che a<br />
un coltello è stata applicata<br />
la tecnologia NFC.<br />
Così, un microscopico chip<br />
rende facilmente accessibili<br />
con il proprio smartphone<br />
informazioni sul prodotto,<br />
sulla sua manutenzione, e<br />
Non è sufficiente. Credo<br />
molto nella collaborazione<br />
e nel legame con il<br />
territorio. L’anno scorso<br />
abbiamo avviato una<br />
collaborazione chiamata<br />
Maniago Innovation Knives<br />
ltaly (Mikita), una rete<br />
d'impresa che ha<br />
l'obiettivo di creare uno<br />
scambio e un dialogo col<br />
fine di rafforzare sempre<br />
più la qualità dei nostri<br />
prodotti. Ne facciamo parte<br />
assieme alla Oreste Frati<br />
Srl, alle Coltellerie FOX,<br />
alla Tecnocut Snc e alla<br />
Mercury Snc.<br />
Questa idea ha lasciato<br />
il pubblico americano<br />
del tutto sbalordito, per<br />
loro una collaborazione<br />
tra aziende concorrenti<br />
rasenta quasi la follia. Poco<br />
importa. Si tratta di un’idea<br />
vincente anche se insolita e<br />
difatti siamo stati tutti noi,<br />
tornando a Maniago da<br />
Atlanta, a portarci a casa<br />
l’annuale premio per la<br />
Migliore Collaborazione!<br />
Vocabolario<br />
NFC<br />
L’acronimo significa near-field communication, è una tecnologia che consente<br />
di comunicare senza fili a corto raggio (10 centimetri). È l'evoluzione della<br />
tecnologia RFID, utilizzata in ambito industriale come etichetta elettronica, per<br />
fornire informazioni su oggetti e animali. A differenza dell’RFID, che funziona "a<br />
senso unico", NFC consente uno scambio di dati bidirezionale.<br />
26<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane
ILLUSTRI CONCITTADINI<br />
IMMAGINARE<br />
IL FRONTE NUOVO<br />
DELLE ARTI<br />
Armando Pizzinato, nel suo studio<br />
a Venezia si trova al centro del<br />
dibattito artistico nazionale. C’è voglia<br />
di immaginare una nuova Italia, anche<br />
nell’arte: ne nasce un movimento che per<br />
qualche anno accende la discussione.<br />
Armando Pizzinato<br />
(1910-2004)<br />
Al Luogo del Giulio<br />
agriturismo con camere<br />
AD AGOSTO<br />
APERTO TUTTI I GIORNI A PRANZO E CENA<br />
Via Pordenone 155, MANIAGO PN<br />
+39 0427.730444 / info@luogodelgiulio.it<br />
www.luogodelgiulio.it<br />
La Seconda guerra<br />
mondiale è terminata e<br />
dopo anni di sofferenza<br />
c’è un diffuso desiderio di<br />
ricominciare. Ricostruire<br />
le città bombardate,<br />
ripensare al lavoro e<br />
all’impresa e anche<br />
nell’arte, il fermento di<br />
quegli anni si fa sentire.<br />
In Italia ci sono tre città,<br />
Roma e Milano e Venezia,<br />
al centro di un fervido<br />
clima culturale creatosi<br />
con la liberazione dal<br />
regime e fine del conflitto.<br />
La discussione si anima<br />
e nasce un nuovo<br />
movimento artistico<br />
chiamato “Fronte Nuovo<br />
delle Arti” che in fondo non<br />
è mai stato un movimento<br />
unitario, quanto piuttosto<br />
reticolare in cui gli artisti<br />
aderenti al manifesto<br />
avevano un approccio<br />
molto personale.<br />
Tra loro, al fianco di Renato<br />
Guttuso ed Emilio Vedova,<br />
troviamo il maniaghese<br />
Armando Pizzinato,<br />
firmatario del Manifesto e<br />
con un ruolo di riferimento<br />
proprio all’interno del<br />
gruppo veneziano.<br />
Rinnovamento che<br />
parte da Venezia<br />
Nell’ottobre 1946, a<br />
Venezia, è redatto il<br />
Manifesto del Realismo<br />
di pittori e scultori, in cui<br />
gli artisti sottolineano il<br />
bisogno di un’arte che<br />
sia capace di essere<br />
espressione del sentire<br />
contemporaneo.<br />
Guernica di Picasso<br />
diventa il riferimento<br />
culturale e il linguaggio<br />
neocubista sarà lo spunto<br />
di confronto e di crescita<br />
per molti artisti italiani<br />
che vogliono portare<br />
nel Belpaese le ultime<br />
esperienze europee.<br />
Molte teste, molti approcci<br />
diversi ma con un sentire<br />
comune: il postcubismo<br />
picassiano è il lessico<br />
capace di contrastare<br />
l’estetica delle forme e<br />
la retorica che fino a<br />
quel momento era stata<br />
il riferimento durante il<br />
regime fascista. Partendo<br />
da questa riflessione il<br />
gruppo elaborò quindi un<br />
nuovo linguaggio visivo,<br />
capace di coniugare<br />
realisrno e astrattismo<br />
secondo modalità<br />
neocubiste.<br />
I firmatari del manifesto<br />
sono Armando Pizzinato,<br />
per l’appunto, Renato<br />
Birolli, Renato Guttuso,<br />
Emilio Vedova, Carlo Levi,<br />
Bruno Cassinari, Leoncillo,<br />
Giuseppe Santomaso,<br />
Ennio Morlotti e Alberto<br />
Viani.<br />
Resta comunque il<br />
fatto che è impossibile<br />
parlare di stile unitario<br />
di un movimento che<br />
non propone particolari<br />
codici estetici. Anzi,<br />
l’elemento peculiare di<br />
questo movimento è una<br />
comunanza generazionale<br />
dei suoi componenti<br />
inseriti in quel particolare<br />
contesto storico, con la fine<br />
della guerra e del regime<br />
fascista.<br />
Armando Pizzinato, Un fantasma percorre l'Europa, 1950,<br />
olio e tempera su tela<br />
Un’esperienza breve<br />
Il movimento termina<br />
abbastanza presto, già<br />
nel 1950. Un’esperienza<br />
breve la cui fine era – forse<br />
– scritta nella sua stessa<br />
genesi: l’inconsistenza<br />
programmatica<br />
scatena<br />
forti conflitti<br />
personali tra<br />
i partecipanti<br />
e già nel<br />
1948, nella<br />
Prima Mostra<br />
Nazionale<br />
di Arte<br />
Contemporanea<br />
emergono<br />
evidenti le<br />
distinzioni tra<br />
interpretazioni<br />
dei vari<br />
componenti<br />
sull’eredità<br />
postcubista.<br />
La politica<br />
e l’influenza<br />
del partito<br />
Armando Pizzinato, Figura seduta, 1940 olio su compensato<br />
comunista impatta<br />
anche sulla visione della<br />
società e dell’arte, si<br />
formano così due gruppi:<br />
i realisti che aderiscono<br />
all'ortodossia estetica<br />
del Partito Comunista<br />
Italiano e gli astrattisti,<br />
che antepongono<br />
la libertà dell’artista<br />
al condizionamento<br />
ideologico e di partito.<br />
Al crescere della<br />
conflittualità, Armando<br />
Pizzinato si allontana dal<br />
movimento che aveva<br />
contribuito a formare<br />
e con Guttuso rinnega<br />
l'astrattismo dichiarando<br />
l'abbandono del Fronte.<br />
Il Fronte Nuovo delle Arti<br />
si scioglie ufficialmente<br />
il 3 marzo 1950, a<br />
Venezia, dove tutto era<br />
cominciato.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 29
30<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 31
STORIE DI SPORT<br />
STORIE DI SPORT<br />
IN VOLO<br />
PLANATO<br />
di Gianluca Liva<br />
GIOVANNI RUPIL<br />
di FlyVe<br />
L<br />
’intero territorio in uno sguardo,<br />
per poi spaziare e planare fino a valle.<br />
Il territorio delle Valli e delle Dolomiti<br />
friulane sembra essere lo scenario ideale<br />
per una particolare disciplina: il volo a<br />
vela. Il Friuli regala una cornice unica a<br />
tutte le persone che scelgono di praticare<br />
questo sport.<br />
Nell’area del monte<br />
Valinis, nel comune di<br />
Meduno, si trova un<br />
punto di decollo perfetto<br />
per quanto riguarda le<br />
condizioni di volo e la<br />
morfologia del territorio su<br />
cui si planerà.<br />
Infatti, a Meduno si trova<br />
una delle migliori zone<br />
in assoluto per il volo, in<br />
particolar modo per chi<br />
intende cominciare, dato<br />
che il vento che proviene<br />
dalla pianura antistante è<br />
un vento laminare, ossia<br />
non turbolento. E anche<br />
per quanto riguarda la<br />
fase di atterraggio - altra<br />
fase delicata per questo<br />
sport -non ci sono grandi<br />
ostacoli poiché la piana<br />
sottostante è “tutto<br />
un enorme campo di<br />
atterraggio” molto pratico<br />
e sicuro su cui concludere<br />
il volo.<br />
Così, i prati circostanti<br />
la malga Valinis, che nei<br />
decenni passati erano<br />
distese erbose di un<br />
crinale vocato solo per<br />
attività agrosilvopastorali<br />
si sono cominciati a<br />
colorare delle stoffe<br />
sgargianti dei deltaplani,<br />
dapprima con pochi<br />
appassionati, diventati poi<br />
sempre più numerosi.<br />
Chi si sposta lungo le<br />
provinciali o le strade<br />
locali tra Toppo, Meduno<br />
Sequals, alzando gli<br />
occhi al cielo ha imparato<br />
a fare conoscenza di<br />
questi piccoli, silenziosi<br />
e vivaci puntini colorati<br />
che addobbano il cielo blu<br />
incorniciato dalle Prealpi.<br />
Sì, perché negli<br />
anni il numero<br />
sempre crescente<br />
di appassionati che si<br />
sono avvicinati a questo<br />
sport ha stimolato il<br />
bisogno di una gestione<br />
più strutturata degli<br />
spazi. Oggi, il punto di<br />
lancio di malga Valinis<br />
è dato in gestione a<br />
FlyVe, team con sede a<br />
Travesio che organizza<br />
lezioni di avvicinamento<br />
e voli di prova, scuole di<br />
volo, progetti educativi e<br />
competizioni sia nazionali<br />
che internazionali. La loro<br />
attività ha permesso a<br />
molte persone di scoprire<br />
una disciplina che, giorno<br />
dopo giorno, appare<br />
sempre meno “insolita” e<br />
sempre più alla portata di<br />
tutti.<br />
CON<br />
GLI OCCHI<br />
AL CIELO<br />
Chi abita o frequenta<br />
la Val Tramontina si è<br />
abituato alla presenza di<br />
questi silenziosi compagni,<br />
grazie anche alle molte<br />
manifestazioni che durante<br />
l’anno rendono possibile<br />
osservare in cielo decine e<br />
decine di deltaplani, intenti<br />
a scendere dolcemente<br />
verso terra.<br />
Ogni anno, per esempio,<br />
tra il 25 aprile e il 1°<br />
maggio si<br />
tiene lo Spring<br />
Meeting, una<br />
gara internazionale<br />
annuale organizzata<br />
nella zona di Meduno e<br />
Travesio che, quest’anno,<br />
ha visto la partecipazione<br />
di ben 130 piloti.<br />
Occasioni che stimolano<br />
un movimento abbastanza<br />
rilevante tra piloti,<br />
accompagnatori e turisti<br />
appassionati di questo<br />
sport e che creano<br />
l’occasione per organizzare<br />
numerose iniziative<br />
collaterali, come la serie<br />
di incontri e attività<br />
didattiche e laboratoriali<br />
legate al volo e dedicate<br />
sia ai più piccoli che agli<br />
adulti che quest’anno,<br />
sono state organizzate<br />
l’associazione Lis Aganis.<br />
È uno sport difficile per i<br />
neofiti?<br />
Cominciare a volare non<br />
è per niente difficile: è<br />
sufficiente chiedere di fare<br />
un giro di prova per capire<br />
se si desidera davvero<br />
volare in deltaplano e quale<br />
reazione effettiva si ha in<br />
aria.<br />
Il passo successivo<br />
qual è?<br />
Gli allievi compiono un<br />
percorso graduale che li<br />
porta a capire i meccanismi<br />
di funzionamento e il<br />
contesto in cui ci si muove:<br />
l’aria, un fluido ben diverso<br />
dall’acqua.<br />
Quando si vola, poi, il<br />
personale che insegna<br />
come approcciarsi al volo<br />
in deltaplano valuta il<br />
percorso più appropriato<br />
per ognuno.<br />
Alla fine delle lezioni, che<br />
sono sia pratiche che<br />
teoriche, si conclude il<br />
corso con un esame di<br />
idoneità.<br />
È sufficiente per pilotare<br />
un deltaplano?<br />
Come accennavo, per<br />
pilotare un deltaplano è<br />
comunque necessario<br />
conseguire un attestato<br />
di idoneità, riconosciuto<br />
dall'Aereo Club d'Italia e<br />
rilasciato da una delle oltre<br />
100 scuole ufficialmente<br />
riconosciute, tra cui FlyVe.<br />
LA COPPA<br />
DEL MONDO<br />
IN FRIULI<br />
A luglio, in Friuli si<br />
terranno i mondiali di<br />
deltaplano.<br />
L’Italia ha presentato la<br />
candidatura con un’idea<br />
forte e inedita per questo<br />
mondo: organizzare<br />
un mondiale che<br />
comprendesse tre nazioni,<br />
Italia, Austria e Slovenia.<br />
Così i mondiali che si<br />
terranno dal 13 al<br />
27 luglio vedranno<br />
i piloti partire<br />
da tre decolli:<br />
Carnia, Gemona<br />
e Meduno per<br />
librarsi in volo<br />
e volare fino a<br />
toccare i territori<br />
di Slovenia e<br />
Austria per poi<br />
rientrare.<br />
Per quanto riguarda tempi<br />
e difficoltà, posso dire che<br />
la procedura è decisamente<br />
più semplice e breve<br />
di quella per ottenere<br />
un brevetto di volo su<br />
aeromobili.<br />
Servono requisiti fisici<br />
particolari?<br />
Non ci sono requisiti<br />
particolari per iniziare a<br />
praticare questa disciplina,<br />
ma una visita sportiva<br />
agonistica è sempre<br />
necessaria quando<br />
si decide di praticare<br />
qualsiasi sport, non solo gli<br />
sport di volo.<br />
Per iniziare basta<br />
certificare di essere in<br />
buona salute e lasciarsi<br />
accompagnare da maestri<br />
esperti che conoscono alla<br />
perfezione l’ambiente di<br />
volo in cui ci si eserciterà.<br />
E chi soffre di vertigini?<br />
Quelle che vengono<br />
chiamate “vertigini”<br />
altro non sono che<br />
una distorsione della<br />
percezione sensoriale.<br />
Si tratta della ben più<br />
comune “paura di cadere”,<br />
che una volta in volo<br />
scompare dato che i<br />
riferimenti visivi che fanno<br />
scattare questo senso di<br />
“pericolo” vengono meno<br />
e la planata risulta solo<br />
piacevole.<br />
È un “movimento”<br />
che sta crescendo?<br />
MALGA<br />
VALINIS<br />
Il decollo del monte Valinis<br />
è a 980 metri sul livello<br />
del mare per una “planata”<br />
di circa 700 metri di<br />
dislivello.<br />
È comune vedere i piloti<br />
planare a est, in direzione<br />
Gemona, oppure a<br />
nord, verso Tramonti. In<br />
primavera e in estate la<br />
brezza sostenuta sospinge<br />
i piloti fino al tardo<br />
pomeriggio.<br />
Grazie anche al venire<br />
meno di certe “paure”<br />
legate al volo, si registrano<br />
ogni anno sempre più<br />
iscritti e le persone<br />
Decollo:<br />
interessate, anche solo<br />
quelle che vengono a<br />
guardare le gare, sono in 980<br />
aumento.<br />
METRI SLM<br />
Come si gareggia<br />
32<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
Una gara di deltaplano si<br />
svolge, più o meno, come<br />
una regata velica.<br />
Dal centro operativo di<br />
Tolmezzo si monitorano<br />
le condizioni meteo per<br />
scegliere quale decollo utilizzare<br />
– tra i tre disponibili<br />
per i campionati mondiali–<br />
di giorno in giorno.<br />
Quando il direttore di gara<br />
prende la decisione finale<br />
in merito alla partenza, i<br />
piloti si recano al decollo<br />
selezionato. Una volta in<br />
volo, al segnale, i piloti devono<br />
compiere un percorso<br />
nel minore tempo possibile.<br />
Ognuno di essi è dotato<br />
di un segnale GPS che<br />
permette di tenere traccia<br />
dei tempi e delle distanze<br />
percorse e assicurarsi della<br />
posizione e altitudine effettiva<br />
di ogni pilota in ogni<br />
istante della gara.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 33
locandina_TEMPOdiZECCHE_30x60_2.indd 1 09/06/16 09:27<br />
PREVENZIONE<br />
DIFENDERSI<br />
DAL MORSO<br />
DI ZECCA<br />
di Gianluca Liva<br />
Attorno a noi ci sono innumerevoli<br />
possibilità per chi vuole immergersi<br />
nella natura. La presenza di zecche, però,<br />
è un inconveniente di cui bisogna tenere<br />
conto<br />
Via Monteli, 3<br />
33092 Meduno (PN)<br />
Tel. 0427 844111<br />
info@roncadin.it - www.roncadin.it<br />
Pizza di qualità nel cuore del Friuli!<br />
Al Company Store Roncadin<br />
puoi trovare tutti i giorni<br />
le pizze famose in tutto il mondo,<br />
rigorosamente “made in Friuli”.<br />
Gli orari di apertura sono i seguenti:<br />
Lunedì - Venerdì | ore 8.00 - 18.30<br />
e Sabato | ore 8.30 - 12.30<br />
La zecca più diffusa in<br />
Friuli è la Ixodes ricinus,<br />
chiamata la “zecca dei<br />
boschi”.<br />
Vive per circa tre anni<br />
e si nutre di sangue di<br />
mammiferi, fra cui l’essere<br />
umano. Le zecche non<br />
saltano deliberatamente<br />
addosso alla loro preda né,<br />
tantomeno, la inseguono.<br />
Compiono quello che si<br />
può definire un agguato<br />
passivo: stazionano sulla<br />
bassa vegetazione e<br />
vengono, di fatto, raccolte<br />
in maniera inconsapevole.<br />
Solo a quel punto, la zecca<br />
infilza la pelle e si nutre<br />
del sangue.<br />
Per approfondire:<br />
Il Dipartimento di<br />
Prevenzione della<br />
propria Azienda Sanitaria<br />
oppure il proprio medico di<br />
medicina generale<br />
sono in grado di fornire<br />
utili consigli e di<br />
intervenire in caso di<br />
morso di zecca.<br />
La Regione Friuli Venezia<br />
Giulia, inoltre,<br />
ha messo a disposizione<br />
un portale dedicato,<br />
dove si possono consultare<br />
tutte le informazioni<br />
necessarie.<br />
Un morso<br />
"contagioso"<br />
Le zecche possono<br />
trasmettere alcune<br />
malattie attraverso il loro<br />
morso, alcune anche gravi.<br />
È il caso della malattia<br />
di Lyme (borrellosi), che<br />
compare come un eritema<br />
di piccole dimensioni<br />
accompagnato da<br />
qualche malessere per<br />
poi evolvere causando<br />
danni alle articolazioni,<br />
al cuore, al sistema<br />
nervoso e ad altri organi.<br />
Più del 20% delle zecche<br />
è portatore del batterio<br />
che causa la borrellosi,<br />
Le zecche sono piccoli parassiti<br />
simili a ragni, prediligono gli<br />
ambienti umidi e ombreggiati,<br />
in particolare i boschi e i loro<br />
margini.<br />
Quella più pericolosa per<br />
l’uomo è la zecca dei boschi<br />
(Ixodes ricinus). L’infezione<br />
da Borrelia o malattia di Lyme<br />
inizia più frequentemente con<br />
un arrossamento della pelle<br />
localizzato nella zona del<br />
morso. La meningoencefalite<br />
(TBE) è una malattia di natura<br />
virale che può colpire il sistema<br />
nervoso centrale e/o periferico,<br />
solitamente l’esordio è simile a<br />
quello dell’influenza: compaiono<br />
febbre, mal di testa e dolori<br />
muscolari a distanza di 7-14 giorni<br />
dal morso di zecca.<br />
Il miglior modo per prevenirla<br />
è la vaccinazione, consigliata<br />
a chi vive, lavora o frequenta<br />
abitualmente le zone a rischio per<br />
tale infezione.<br />
Il vaccino è disponibile presso<br />
gli Ambulatori Vaccinali della<br />
tua Azienda Sanitaria, offerto<br />
gratuitamente per tutti i<br />
residenti della Regione FVG<br />
dal 1.01.2013 (Delibera n.1311 del<br />
25.07.2012)<br />
Per informazioni rivolgersi al<br />
Dipartimento di Prevenzione della<br />
propria Azienda Sanitaria oppure<br />
al proprio medico di medicina<br />
generale o al proprio pediatra.<br />
Per saperne di più,<br />
visita il sito:<br />
www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/salute-sociale/<br />
zecchedistanza<br />
Per questa malattia non<br />
esiste un vaccino e ci si<br />
può ammalare più volte,<br />
però una terapia eseguita<br />
tempestivamente può<br />
scongiurare l’aggravarsi<br />
dell’infezione.<br />
La meningoencefalite da<br />
zecca (TBE, dall’inglese<br />
Tick-Borne Encephalitis)<br />
è un’encefalite provocata<br />
da un virus del genere<br />
Flavivirus, che può<br />
essere trasmesso dalla<br />
zecca. Dopo qualche<br />
settimana dal morso, si<br />
manifestano sintomi simili<br />
a quelli dell’influenza<br />
che, gradualmente,<br />
scompaiono. Nel<br />
20/30 % dei casi,<br />
però, a un temporaneo<br />
miglioramento, segue<br />
un acuirsi dei sintomi:<br />
compaiono febbre elevata,<br />
mal di testa, dolori alla<br />
schiena e una sensazione<br />
di generale confusione.<br />
Non esiste una cura per<br />
la TBE ma, in compenso,<br />
è possibile vaccinarsi: la<br />
vaccinazione è consigliata<br />
soprattutto a chi vive,<br />
lavora o frequenta<br />
abitualmente le zone a<br />
rischio per tale infezione.<br />
Mi ha morso! E ora?<br />
Niente panico! Per prima<br />
cosa: non cospargere<br />
la zona interessata con<br />
sostanze oleose o irritanti.<br />
Munisciti di una pinzetta<br />
e afferra la zecca nel<br />
punto più vicino a quello<br />
in cui sta mordendo la tua<br />
pelle, tira delicatamente,<br />
senza mai eseguire un<br />
movimento brusco, e<br />
VACCINARSI<br />
CONTRO IL VIRUS<br />
Il virus che provoca la TBE è stato rintracciato nel<br />
2-3% delle zecche presenti in Friuli.<br />
Il ciclo vaccinale prevede la somministrazione di tre<br />
dosi, per via intramuscolare a intervalli periodici. Le<br />
prime 3 dosi nell’arco di un anno e successivamente<br />
un richiamo dopo 3 anni. La protezione contro il<br />
virus della TBE comincia a formarsi solo dopo la 2°<br />
dose. Il vaccino è disponibile presso gli Ambulatori<br />
vaccinazioni della tua Azienda per i Servizi Sanitari e<br />
viene offerto gratuitamente per tutti i residenti della<br />
regione Friuli Venezia Giulia.<br />
rimuovila. Subito dopo,<br />
disinfetta la pelle e lavati<br />
le mani.<br />
Annota la data in cui hai<br />
rimosso la zecca e, se<br />
pensi di saperlo, anche<br />
il luogo e la data in cui<br />
potresti averla incontrata.<br />
Controlla tutti i giorni<br />
l’area interessata per<br />
verificare se emergono<br />
i segni dell’infezione. In<br />
caso di arrossamento o<br />
di sintomi simili a quelli<br />
influenzali, rivolgiti al<br />
medico.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 35
TIPICO<br />
ALLA SCOPERTA<br />
DELLE MELE<br />
ANTICHE<br />
di Elena Tomat<br />
Fino ai primi del Novecento la zona di<br />
Fanna, Maniago e Cavasso, tra le valli<br />
del Meduna, del Colvera e del Cellina, era<br />
nota per la sua produzione di mele, che<br />
venivano addirittura esportate all’estero.<br />
Gli alberi crescevano liberi negli orti e nei<br />
cortili, allevati con metodi e ritmi naturali,<br />
senza concimazioni chimiche e potature<br />
forzate.<br />
Le varietà si chiamano<br />
Marc Panara, Cigulin,<br />
Limoncei, Calimano,<br />
Zeuka, Chei di Rosa,<br />
Ruggine, Striato dolce,<br />
Calvilla.<br />
Questi nomi, così<br />
curiosi, rimandano alla<br />
caratteristica del frutto o<br />
evocano sensazioni. Altre<br />
volte rappresentano i nomi<br />
di località o di persone.<br />
C'è però un motivo<br />
se questi nomi<br />
1000<br />
ettari<br />
LA PRODUZIONE DI MELE<br />
IN FVG<br />
Nella frutticoltura regionale il melo è la coltura<br />
più importante e diffusa (cui segue il kiwi).<br />
Si stima che nel <strong>2019</strong> l’estensione totale dei meleti<br />
in Friuli Venezia Giulia raggiungerà<br />
gli 800-1000 ettari.<br />
appaiono sconosciuti ai più<br />
nonostante rappresentino<br />
una importante fetta della<br />
cultura alimentare delle<br />
nostre vallate: con l’avvento<br />
dell’agricoltura industriale<br />
e la diffusione delle varietà<br />
commerciali, le mele<br />
autoctone hanno rischiato<br />
di scomparire. Oggi, però,<br />
grazie all’iniziativa di<br />
una serie di soggetti,<br />
pubblici e privati, quel<br />
prezioso patrimonio<br />
di biodiversità è stato<br />
recuperato: innanzitutto<br />
dall’ERSA e dall’Università<br />
di Udine, che le hanno<br />
studiate e selezionate, oltre<br />
che messe in salvo nei<br />
campi catalogo della<br />
Regione Friuli Venezia<br />
Giulia, come quello del<br />
Parco rurale di San Floriano<br />
a Polcenigo (PN).<br />
Gli amatori delle<br />
mele antiche<br />
Un contributo<br />
fondamentale alla<br />
riscoperta<br />
di questi frutti<br />
dimenticati è<br />
venuto<br />
dall’Associazione Amatori<br />
Mele antiche di Fanna,<br />
fondata nel 2001 da<br />
appassionati che volevano<br />
difendere e valorizzare le<br />
vecchie varietà.<br />
Dopo averne censite una<br />
settantina, l’Associazione<br />
ha creato un percorso<br />
di visita che conduce al<br />
cospetto dei maestosi alberi<br />
centenari sopravvissuti nei<br />
terreni quasi tutti privati dei<br />
Comuni di Andreis, Cavasso<br />
nuovo, Fanna, Frisanco,<br />
Maniago e Meduno. Inoltre,<br />
l’Associazione innesta e<br />
distribuisce 300 nuovi<br />
alberi ogni anno, potendo<br />
contare anche su un proprio<br />
“campo scuola” - vivaio<br />
utilizzato per attività<br />
didattico-educative.<br />
Partendo dal seme,<br />
innestando poi sul selvatico<br />
come si faceva un tempo,<br />
gli alberi diventano forti e<br />
possono vivere due-trecento<br />
anni, anziché cinque-sei<br />
come nella frutticoltura<br />
convenzionale. Con questa<br />
tecnica antica i responsabili<br />
della “Contrada dell’oca” di<br />
Fanna, azienda agricola e<br />
fattoria sociale impegnata<br />
nella conservazione di<br />
specie vegetali e animali a<br />
rischio di estinzione sono<br />
impegnati nella tutela<br />
di queste specie e della<br />
biodiversità locale.<br />
Il risultato, al palato, è<br />
entusiasmante poiché<br />
si producono mele<br />
profumatissime e con<br />
un sapore eccezionale<br />
anche se di dimensioni<br />
ridotte rispetto a quelle<br />
vendute nei supermercati.<br />
Un piccolo ostacolo a una<br />
commercializzazione più<br />
diffusa, un vero peccato per<br />
chi non ha l’occasione di<br />
passare per queste valli.<br />
MOSTRA<br />
DELLE MELE<br />
ANTICHE<br />
Giunta alla 17a edizione,<br />
quest’anno si terrà ad<br />
Andreis la seconda<br />
domenica di ottobre.<br />
Grande novità per il <strong>2019</strong><br />
sarà il collegamento con<br />
il “Il treno delle mele<br />
antiche”, un treno storico<br />
che collegherà Treviso e<br />
Montereale Valcellina. Da<br />
qui si potrà prendere il<br />
bus navetta per arrivare<br />
ad Andreis, sede della<br />
manifestazione.<br />
MARC PANARA<br />
Delle antiche varietà di mele la più diffusa, e forse la più nota, è la Marc<br />
Panara, che prende il nome da chi la introdusse: agli inizi del Novecento<br />
Marco Roman, detto Panara, rientrò a Frisanco dagli Stati Uniti<br />
portando con sé delle marze di melo, che innestò su portinnesti selvatici.<br />
La nuova pianta ebbe subito grande diffusione in tutta la Val Colvera,<br />
perché dava frutti grossi e fioriva un po' in ritardo rispetto alle altre,<br />
permettendo di scongiurare i danni delle gelate tardive. Anche il suo<br />
portamento è caratteristico: la chioma si espande quasi in orizzontale per<br />
poi scendere verso terra, dando vita a esemplari di rara bellezza.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 37
TIPICO<br />
UNA NICCHIA<br />
DI GUSTO<br />
di Elena Tomat<br />
Le mele della pedemontana non sono<br />
adatte al mercato di massa: l’industria<br />
non le vuole, ma possono sostenere<br />
interessanti produzioni di nicchia.<br />
CHRISTIAN SIEGA<br />
Christian Siega, nel<br />
paesino di Costabeorchia,<br />
in Val d’Arzino, ha iniziato<br />
piantando un melo per la<br />
nascita della figlia.<br />
Oggi coltiva due ettari<br />
da cui ricava i frutti<br />
per succhi, confetture,<br />
mele disidratate che<br />
mantengono intatte<br />
le elevate qualità<br />
organolettiche della<br />
materia prima.<br />
Christian è uno dei<br />
promotori del “Presidio<br />
delle mele antiche dell’Alto<br />
Friuli” Slow Food, nato nel<br />
2017 proprio per ridare<br />
valore alle varietà storiche<br />
e ai piccoli coltivatori<br />
locali.<br />
«Negli ultimi anni alcuni privati hanno<br />
anche cominciato a portarmi le loro mele<br />
per fare succo, segno di una rinnovata<br />
volontà di mantenere in vita i vecchi<br />
alberi. Un altro risultato raggiunto:<br />
potando e falciando, le persone tornano<br />
a prendersi cura dei terreni abbandonati<br />
e ad apprezzare la bellezza del loro<br />
territorio»<br />
RISOTTO CON LE MELE<br />
Ingredienti (4 porzioni):<br />
• 400 g di riso<br />
• 2 mele, indicate le<br />
Calvilla<br />
• 1 cipolla<br />
• 1 bicchiere di Prosecco<br />
• Formaggio<br />
grattugiato<br />
• 30 g di burro<br />
• brodo<br />
• sale e pepe<br />
q.b.<br />
Preparazione<br />
È un risotto molto delicato.<br />
Si procede come per tutti<br />
i risotti: si soffrigge la<br />
cipolla, si aggiungono<br />
il riso, le mele a cubetti,<br />
il sale e il pepe, il brodo<br />
(poco) e mezzo<br />
bicchiere di prosecco.<br />
Verso fine cottura, si versa<br />
l’altra metà del<br />
prosecco; quando il vino<br />
sarà assorbito si spegne e<br />
si manteca il risotto<br />
con l’aggiunta del burro e<br />
del formaggio.<br />
Consigli<br />
Per chi ama i sapori più<br />
consistenti, la variante<br />
della ricetta prevede<br />
l’aggiunta di una salsiccia.<br />
38<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane
ESPLORANDO LE VALLI<br />
ESPLORANDO LE VALLI<br />
QUANDO<br />
IL CASTELLO OFFRIVA<br />
PROTEZIONE<br />
di Gianluca Liva<br />
Nella pedemontana ci sono luoghi<br />
magici, a volte dimenticati, che<br />
conservano le tracce di una storia<br />
secolare. I castelli sono diventati così<br />
i silenziosi custodi della memoria di<br />
un territorio da Caneva a Pinzano<br />
al Tagliamento, sulle alture è facile<br />
incontrare i ruderi, più o meno conservati,<br />
di questi edifici.<br />
Le prime tracce dei<br />
castelli sorti lungo la via<br />
pedemontana risalgono già<br />
all’Alto medioevo ma la loro<br />
effettiva diffusione su tutto<br />
il territorio risale al periodo<br />
compreso tra il XII e il XIII<br />
secolo, in piena epoca<br />
feudale.<br />
Secolo dopo secolo, gli<br />
eventi e la natura hanno<br />
preso il sopravvento<br />
sulle antiche costruzioni,<br />
cullandole in silenzio fino<br />
ai giorni nostri. I castelli<br />
della Pedemontana sono<br />
così diventati una presenza<br />
40<br />
LUCA VILLA<br />
(Archeologo)<br />
Che funzione avevano i<br />
castelli?<br />
I castelli sono nati come<br />
residenze di potere<br />
all’incirca dopo l’anno<br />
1000, erano luoghi di<br />
controllo e tutela del<br />
territorio. Il suo elemento<br />
principale era il Maschio/<br />
Mastio, la torre, il centro<br />
nevralgico, simbolo di<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
discreta e preziosa e la<br />
loro riscoperta permette di<br />
accedere, quasi in punta di<br />
piedi, al lontano passato di<br />
questo territorio.<br />
Sì perché i castelli sono<br />
fulcro e riferimento per<br />
un territorio intero e oltre<br />
a quelli più facilmente<br />
riconoscibili è possibile<br />
scoprire altri castelli<br />
abbandonati e domati,<br />
nei secoli, dalla natura<br />
circostante.<br />
Le passeggiate alla<br />
riscoperta di questi luoghi<br />
sono sempre un’avventura,<br />
potere ma anche ultimo<br />
luogo di rifugio in caso di<br />
attacco.<br />
Hanno sempre mantenuto<br />
il ruolo di edificio<br />
militare?<br />
A partire dal 1300, le<br />
abitudini residenziali<br />
cambiarono molto. Spesso<br />
la residenza si trasferiva in<br />
dei palazzi sorti a fianco<br />
del mastio, segno di nuove<br />
esigenze signorili. Si<br />
trattava di un fenomeno<br />
diffuso anche nelle città<br />
dell’epoca.<br />
Quando è finita “l’epoca<br />
dei castelli”?<br />
A partire dal 1400 si è<br />
assistito a un lento, ma<br />
non solo per la difficoltà<br />
oggettiva nel raggiungerli<br />
ma poiché mentre alcuni<br />
conservano le loro forme<br />
originarie, altri sono stati<br />
ormai sovrastati dall’agire<br />
del tempo e di loro rimane<br />
poco.<br />
A mancare, per il momento,<br />
è una serie di interventi<br />
che permettano il recupero<br />
e la fruizione organizzata<br />
da parte del pubblico di un<br />
tesoro ancora troppo poco<br />
conosciuto.<br />
inesorabile abbandono<br />
dei castelli. Molto spesso<br />
abbiamo testimonianza<br />
che i signori si<br />
trasferivano nel territorio<br />
immediatamente ai piedi<br />
del castello e lì costruivano<br />
altri palazzi che diventano<br />
le loro nuove residenze.<br />
Ne abbiamo degli esempi<br />
anche nella pedemontana:<br />
è accaduto così a Toppo e<br />
a Cavasso.<br />
Restano comunque un<br />
segno riconoscibile della<br />
storia locale.<br />
A livello monumentale,<br />
questi castelli sono forse le<br />
testimonianze più antiche<br />
che si trovano in questi<br />
comuni. Sono elementi che<br />
segnano un paesaggio e<br />
lo rendono riconoscibile.<br />
A ciò si aggiunge che<br />
i castelli non venivano<br />
costruiti in punti a caso:<br />
venivano eretti in zone<br />
dove è possibile dominare<br />
il territorio con lo sguardo<br />
e i paesaggi sono sempre<br />
mozzafiato.<br />
1<br />
CANEVA<br />
2<br />
POLCENIGO<br />
Rappresentano un legame<br />
tra paesaggio e territorio.<br />
Si dovrebbe riscoprire per<br />
davvero questa ricchezza<br />
che abbiamo. Tra l'altro<br />
l'arco pedemontano ha<br />
Castello di Toppo<br />
Foto: Laura Guaianuzzi<br />
MONTEREALE<br />
VALCELLINA<br />
3 4<br />
1<br />
CANEVA<br />
Percorrendo la<br />
pedemontana da ovest, è<br />
possibile ammirare i resti<br />
delle mura e delle torri<br />
del maniero di Caneva,<br />
documentato dall’anno<br />
1034 e appartenuto negli<br />
anni a molte famiglie<br />
nobiliari friulane.<br />
2<br />
MANIAGO<br />
POLCENIGO<br />
A Polcenigo, il castello<br />
venne eretto in tempi<br />
antichissimi (il colle su<br />
cui sorge fu impiegato<br />
anche in epoca romana<br />
e longobarda) e il suo<br />
nucleo venne ampliato nel<br />
MEDUN0<br />
5<br />
FANNA<br />
6<br />
7<br />
TOPPO<br />
8<br />
SOLIMBERGO<br />
la ferrovia che consente<br />
di toccare tutte le<br />
località che sono sede<br />
di questi castelli. Il mio<br />
auspicio è che vengano<br />
man mano sempre più<br />
valorizzati e rese fruibili<br />
queste tracce del nostro<br />
passato risvegliandole<br />
dall’oblio in cui giacciono<br />
abbandonate.<br />
Qual è il castello più facile<br />
da visitare?<br />
A Travesio è possibile<br />
visitare il castello di Toppo,<br />
oggetto di importanti<br />
interventi di recupero<br />
avvenuti negli ultimi<br />
10 anni, che lo hanno<br />
reso fruibile. È quello<br />
meglio conservato allo<br />
stato di rudere di tutta<br />
corso del XIII secolo, fino<br />
a comprendere anche un<br />
borgo costituito da vari<br />
edifici. Durante il ‘700,<br />
un’operazione di restauro<br />
cambiò radicalmente<br />
le forme originarie,<br />
plasmando il castello in una<br />
villa veneta, caratterizzata<br />
da una scalinata che porta<br />
fino alla cima del colle e<br />
che è composta da 365<br />
gradini.<br />
9<br />
PINZANO AL<br />
TAGLIAMENTO<br />
ALCUNI DEI CASTELLI SONO FACILMENTE<br />
VISITABILI. ALTRI, INVECE, RICHIEDONO UNA<br />
CAMMINATA LUNGO UN SENTIERO. NON C’È<br />
ANCORA UN VERO E PROPRIO PERCORSO TEMATICO<br />
E SOLO ALCUNI CASTELLI SONO STATI RESI<br />
DAVVERO FRUIBILI E SONO STATI VALORIZZATI.<br />
la Pedemontana, sorge<br />
su un’altura tra i fiumi<br />
Tagliamento e Meduna ed<br />
è forse quello che rende<br />
maggiormente l’idea di<br />
come fosse, in passato,<br />
un castello. L’abbandono<br />
avvenne tra il ‘400 e il<br />
‘500, quando i Toppo si<br />
trasferirono in un nuovo<br />
palazzo e il castello<br />
divenne una cava di<br />
materiale da costruzione<br />
per tutto il borgo che si<br />
andava formando: una<br />
dinamica di recupero e<br />
riutilizzo dei materiali<br />
abbastanza comune.<br />
3<br />
MONTEREALE<br />
VALCELLINA<br />
Spostandosi di poco a est,<br />
ci si imbatte nei pochi resti<br />
del castello di Montereale<br />
Valcellina, documentato<br />
per la prima volta<br />
all’inizio del XIII secolo e<br />
abbandonato a partire dal<br />
1346.<br />
4<br />
A Maniago, i ruderi del<br />
castello sono facilmente<br />
raggiungibili, grazie a una<br />
strada che conduce alle<br />
sue porte. La costruzione<br />
del maniero venne stabilita<br />
dall’imperatore Ottone II<br />
nel 981.<br />
Nei secoli, il castello di<br />
Maniago è stato il teatro di<br />
una miriade di lotte locali<br />
patriarcali. L’edificio venne<br />
distrutto dal violentissimo<br />
terremoto del 1511 e i suoi<br />
resti furono abbandonati<br />
durante il XVII secolo.<br />
5<br />
MANIAGO<br />
CAVASSO<br />
NUOVO<br />
Nel comune di Cavasso<br />
Nuovo resistono i pochi<br />
ruderi del Castello di Mizza,<br />
sulla cima del colle Jouf.<br />
Si tratta di alcuni elementi<br />
della cinta muraria e di una<br />
cisterna, ormai ricoperti<br />
dalla vegetazione. L’origine<br />
di questo avamposto<br />
abbandonato si perde<br />
nei secoli e le notizie<br />
sono poche, al punto che<br />
persistono ancora varie<br />
teorie sui motivi della sua<br />
costruzione.<br />
6<br />
MEDUNO<br />
Il vescovo di Concordia<br />
volle edificare un castello<br />
nel 1136, assegnato alla<br />
famiglia Meduno e sorto<br />
nell’odierno comune<br />
omonimo. Dopo essere<br />
stato la cornice di aspre<br />
battaglie e assedi da parte<br />
dei signori rivali, il castello<br />
venne danneggiato dal<br />
sisma del 1776 e da allora<br />
giace abbandonato.<br />
7<br />
SOLIMBERGO<br />
Sulla sponda sinistra del<br />
Meduna, c’è il castello di<br />
Solimbergo che domina<br />
dall’alto il paesaggio, sulla<br />
cima del Col Pais. È ancora<br />
possibile vedere una parte<br />
della torre principale,<br />
esposta alla luce del sole<br />
nell’arco di tutto il giorno.<br />
L’area è stata interessata<br />
da alcuni lavori di scavo<br />
e recupero avvenuti<br />
negli ultimi vent’anni.<br />
8<br />
TOPPO<br />
Castello di Toppo<br />
Foto: Laura Guaianuzzi<br />
Castello di Maniago - Foto: Laura Guaianuzzi<br />
9<br />
PINZANO<br />
A Pinzano sono iniziati<br />
alcuni interventi di restauro<br />
dell’antico castello, di cui si<br />
ha traccia per la prima volta<br />
nel XII secolo. Si trattava di<br />
un vero e proprio complesso<br />
fortificato, a ridosso del<br />
Tagliamento. Fu di proprietà<br />
della famiglia Savorgnan<br />
per più di quattro secoli, fino<br />
al 1797. Dopo essere stato<br />
abbandonato, i suoi resti<br />
sono stati ricoperti dalla<br />
boscaglia. L’antico sentiero<br />
che portava al castello è<br />
di una bellezza unica e<br />
permette di immergersi nel<br />
contesto naturale fino a<br />
giungere, passo dopo passo,<br />
a ciò che rimane di un<br />
glorioso passato.<br />
(leggi intervista a Luca Villa, a sinistra)<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 41
ENDEMISMI<br />
PICCOLE ZONE<br />
UMIDE<br />
Il nostro territorio è caratterizzato<br />
dall’acqua, con tassi di piovosità da<br />
record, eppure per via delle caratteristiche<br />
del suolo, ha solo piccole estensioni di<br />
paludi, acquitrini, torbiere: habitat di<br />
primaria importanza per la conservazione<br />
della biodiversità.<br />
di Tiziano Fiorenza<br />
Le zone umide hanno<br />
una caratteristica comune:<br />
la presenza di acqua<br />
stagnante come elemento<br />
predominante. Possono<br />
essere permanenti, come<br />
nel caso dei laghi, o<br />
temporanee, come nei<br />
prati allagati o negli stagni<br />
e acquitrini. Quello che<br />
le rende importanti è che<br />
attorno a questi ambienti si<br />
sviluppa una vita brulicante<br />
di insetti, anfibi, rettili,<br />
uccelli fino ad arrivare ai<br />
mammiferi. E spesso basta<br />
una qualsiasi piccola pozza<br />
d’acqua per avviare lo<br />
splendido ciclo della vita.<br />
Le pozze effimere dei<br />
Magredi<br />
Talvolta sono snobbate,<br />
definite con disprezzo<br />
come pozzanghere,<br />
ma si tratta di una<br />
sottovalutazione assai<br />
sbagliata. L’area dell’alta<br />
pianura magredile<br />
conserva una biodiversità<br />
elevata anche grazie<br />
alle innumerevoli pozze<br />
effimere, alcune destinate<br />
a scomparire poche<br />
ore dopo la pioggia,<br />
altre invece capaci di<br />
mantenere l’acqua per<br />
periodi più prolungati,<br />
soprattutto grazie a un<br />
fondo di argilla costipata.<br />
Grazie a queste raccolte<br />
d’acqua, infatti, gli anfibi<br />
riescono a completare la<br />
metamorfosi e ascoltando<br />
con attenzione, una volta<br />
cresciute, anche nelle<br />
pianure con coltivi si<br />
può sentire il gracidare<br />
della raganella dell’Italia<br />
settentrionale (Hyla<br />
perrini), o della Rana<br />
agile (Rana dalmatina),<br />
o le Rane verdi<br />
(Pelophylax lessonae<br />
e P. kl. Esculentus), ma<br />
soprattutto il trillo del<br />
rospo smeraldino (Bufo<br />
viridis) che nei Magredi<br />
del nostro territorio trova il<br />
popolamento regionale più<br />
numeroso.<br />
Piccole pozze, quindi, ma<br />
Rospo Smeraldino<br />
con moltissimi insetti, si<br />
pensi ai pattinatori che<br />
si vedono sfrecciare sul<br />
pelo dell’acqua come i<br />
gerridi (Gerris sp.pl.) o i<br />
subacquei ditischi, per<br />
esempio il massiccio<br />
ditisco marginale (Ditiscus<br />
marginalis), ghiotti di<br />
girini e talvolta addirittura<br />
di rane.<br />
Un'ottima guida<br />
per chi desidera<br />
conoscere le 18 specie<br />
di anfibi regionali,<br />
sia nelle peculiarità<br />
morfologiche che in<br />
quelle ecologiche.<br />
L’autogrill<br />
degli uccelli<br />
migratori<br />
Queste raccolte d’acqua<br />
sono anche una<br />
fondamentale area di<br />
sosta per gli uccelli, che<br />
possono abbeverarsi<br />
durante i movimenti<br />
migratori o condividere<br />
questi spazi con le specie<br />
stanziali.<br />
Il numero di pennuti che<br />
si possono osservare è<br />
davvero elevato e spazia<br />
dai piccoli migliarini<br />
di palude (Emberiza<br />
schoeniclus) ai grandi<br />
aironi o ai coloratissimi<br />
gruccioni (Merops<br />
apiaster). Alcune specie,<br />
come le gallinelle d’acqua<br />
Gallinella d'acqua<br />
Bagni di fango<br />
Volpe, nella pozza di Vivaro<br />
(Galinula chloropus),<br />
allevano qui i loro pulcini.<br />
L’acqua poi attira<br />
anche i mammiferi, che<br />
raggiungono questi siti di<br />
abbeveraggio soprattutto<br />
nell’oscurità della notte.<br />
E il giorno seguente<br />
le numerose impronte<br />
impresse nel fango<br />
ci raccontano la<br />
frequentazione di volpi<br />
(Vulpes vulpes), tassi<br />
(Meles meles), caprioli<br />
(Capreolus capreolus),<br />
cinghiali (Sus scrofa), cervi<br />
(Cervus elaphus), sciacalli<br />
dorati (Canis aureus) e<br />
lupi (Canis lupus).<br />
I cervi, per la conservazione delle pozze, sono molto<br />
importanti. Questi grandi erbivori, infatti, tengono sotto<br />
controllo l’eccessivo proliferare della vegetazione e<br />
grazie ai loro frequenti bagni di fango, consolidano lo<br />
strato d’argilla che rende le pozze impermeabili.<br />
Cervo<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 43
VICINI DI CASA<br />
IL VOLO LEGGERO<br />
DI DAMIGELLE<br />
E LIBELLULE<br />
di Tiziano Fiorenza<br />
Con libellule ci si riferisce ad un gruppo di<br />
insetti antichissimi, le cui origini risalgono<br />
addirittura al Paleozoico. Nel periodo di<br />
massimo splendore esistevano specie che<br />
sfioravano addirittura il metro di apertura<br />
alare: erano i dominatori dei cieli.<br />
Guardaruscello Collinare<br />
Sono<br />
bellissime,<br />
leggere,<br />
affusolate.<br />
Incontrarle<br />
nel loro volo<br />
o ammirarle<br />
appoggiate<br />
allo stelo di<br />
una pianta o<br />
su una foglia è<br />
sempre motivo<br />
d’incanto. Ma<br />
le libellule,<br />
nome generico<br />
che raggruppa<br />
i due<br />
sottordini<br />
degli zigotteri<br />
e degli<br />
anisotteri<br />
possono<br />
svelare molte<br />
sorprese<br />
Innanzitutto,<br />
gli zigotteri,<br />
non sono<br />
propriamente libellule ma<br />
si chiamano damigelle,<br />
e si riconoscono per la<br />
corporatura esile, con un<br />
volo lento e sfarfallante. Gli<br />
anisotteri sono più robusti<br />
e massicci e hanno un volo<br />
potente e veloce.<br />
Sono tra di noi,<br />
basta riconoscerle<br />
Una differenza che balza<br />
agli occhi e che le rende<br />
distinguibili è la<br />
posizione<br />
delle ali quando<br />
sono posate: se<br />
ne vedete una su una<br />
foglia con le ali aperte e<br />
orizzontali,<br />
allora state<br />
guardando una libellula,<br />
mentre se ha le ali verticali e<br />
chiuse sopra il corpo è una<br />
damigella. Pur non essendo<br />
un metodo infallibile – per<br />
esempio i lestes spesso<br />
tengono le ali aperte - è<br />
comunque un metodo facile<br />
per un primo approccio al<br />
riconoscimento di questi<br />
splendidi animali.<br />
Nel nostro territorio sono<br />
presenti diverse decine<br />
di specie di libellule. I<br />
piccoli ruscelli e riii della<br />
zona montana e collinare<br />
vedono la presenza di<br />
due grandi anisotteri: il<br />
guardaruscello collinare<br />
(Cordulegaster bidentata)<br />
e il guardaruscello<br />
comune (Cordulegaster<br />
boltonii) dal corpo nero<br />
con anelli gialli. Volano<br />
incessantemente per<br />
cacciare e difendere il<br />
proprio territorio e non è<br />
sempre facile vederli perché<br />
possono volare molto in alto.<br />
Sempre lungo i corsi<br />
d’acqua ama vivere<br />
anche il gonfo forcipato<br />
(Onychogomphus<br />
forcipatus), simile ai<br />
guardaruscelli, ma dalle<br />
dimensioni più contenute.<br />
Riconoscerlo è più<br />
facile se si guarda<br />
l’addome: i maschi hanno<br />
evidenti appendici all’apice<br />
di questa parte del corpo.<br />
Lungo le sponde di fiumi<br />
e canali è facile rinvenire<br />
anche le due più grandi<br />
specie di zigotteri.<br />
La splendente comune<br />
(Calopteryx virgo) e la<br />
splendente delle sorgenti<br />
(Calopteryx splendens).<br />
Sono le damigelle più<br />
grandi che con le loro<br />
ali colorate di blu o<br />
verde metallico svolazzano<br />
continuamente fra la<br />
vegetazione riparia.<br />
Tutte le altre specie, più<br />
frequenti in una grande<br />
varietà d’ambienti, amano<br />
soprattutto gli specchi<br />
d’acqua stagnante.<br />
Calendario alla mano<br />
Chi ha già l’occhio allenato<br />
può anche dilettarsi<br />
nell’accrescere a propria<br />
“collezione” di specie<br />
avvistate. Come gli esperti<br />
fungaioli, anche per gli<br />
osservatori di libellule<br />
è bene conoscere la<br />
stagionalità delle diverse<br />
specie. Nelle belle giornate<br />
di febbraio si osserva fra i<br />
rami e la vegetazione, dove<br />
si mimetizza alla perfezione,<br />
l’invernina comune<br />
(Sympecma fusca), una<br />
piccola damigella bruna<br />
che sverna allo stadio<br />
adulto. Molto precoce è<br />
anche il dragone peloso<br />
(Brachytron pratense),<br />
nome buffo per una libellula<br />
osservabile a sud della linea<br />
delle risorgive.<br />
Proseguendo, poi, verso<br />
la stagione calda ecco il<br />
momento delle libellule vere<br />
e proprie, come la libellula<br />
panciapiatta (Libellula<br />
depressa), la libellula<br />
frontenera (Libellula fulva),<br />
la libellula quadrimacchiata<br />
(Libellula quadrimaculata)<br />
e di diverse damigelle,<br />
come la scintilla zampenere<br />
(Phyrrhosoma nymphula),<br />
la codazzurra comune<br />
(Ischnura elegans) e<br />
la codazzurra minore<br />
(Ischnura pumilio)<br />
o l’azzurrina comune<br />
(Coenagrion puella).<br />
Da metà giugno in poi vi è<br />
un ulteriore incremento delle<br />
specie. Fra le damigelle si<br />
trovano la zampelarghe<br />
LA SCONOSCIUTA RITROVATA<br />
La freccia nera (Selyosiothemis nigra), una specie<br />
sconosciuta da noi solamente una decina d’anni fa e che<br />
ora è sempre più facilmente visibile nelle zone planiziali,<br />
soprattutto quelle in cui è presente acqua permanente.<br />
Freccia Nera<br />
comune (Platycnemis<br />
pennipes), le verdine (Lestes<br />
barbarus, Chalcolestes<br />
viridis), le scintille<br />
zamperosse (Ceriagrion<br />
tenellum), questa specie<br />
molto localizzata in pochi<br />
siti, e in zona montana<br />
e pedemontana anche<br />
l’azzurrina portacalice<br />
(Enallagma cyathigerum).<br />
Fra gli anisotteri, il dragone<br />
autunnale (Aeshna affinis),<br />
il dragone occhiblu (Aeshna<br />
affinis), il dragone occhi<br />
verdi (Aeshna isosceles),<br />
il dragone verde e giallo<br />
(Aeshna cyanea) e in zone<br />
montane anche il dragone<br />
alpino (Aeshna juncea).<br />
Ma le pozze si popolano<br />
anche dei colori grigio<br />
azzurro delle frecceazzurre<br />
(Orthetrum albistyllum, O.<br />
cancelatum, O. brunneum,<br />
O. coerulescens), del verde<br />
delle smeralde (Cordulia<br />
aenea, Somatochlora favo<br />
maculata, S. metallica)<br />
e del rosso dei cardinali<br />
(Sympetrum fonscolombi, S.<br />
sanguineum, S. striolatum, S.<br />
pedemomontanum).<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 45
IN MONTAGNA<br />
IN MONTAGNA<br />
AI BORGHI<br />
ABBANDONATI<br />
DI PALCODA E TAMAR<br />
di Roberto Prinzivalli, Amministratore di I love Friuli<br />
Quota massima:<br />
660 mt SLM<br />
Dislivello:<br />
750 mt<br />
Sviluppo:<br />
10,5 km<br />
Difficoltà:<br />
I SENTIERI INDICATI SONO<br />
OTTIMAMENTE SEGNALATI<br />
ED OVUNQUE, IN PROSSIMITÀ<br />
DEI BIVI, SONO PRESENTI<br />
NUMEROSI CARTELLI.<br />
1<br />
PRIMA TAPPA:<br />
DA COMESTA A PÀLCODA<br />
Dal centro di Tramonti<br />
di Sotto ci si sposta<br />
verso la località di<br />
Comesta dove è possibile<br />
parcheggiare (volendo si<br />
può proseguire lungo la<br />
strada fino a trovare una<br />
sbarra e parcheggiare lì):<br />
l'escursione inizia risalendo<br />
la valle del torrente<br />
Tarcenò, accompagnati dal<br />
rumore dell'acqua e dalla<br />
vista sulle numerose pozze<br />
cristalline che si trovano<br />
lungo il percorso.<br />
Si giunge in breve al bivio<br />
dove, a sinistra, il sentiero<br />
CAI n. 831/a segue in<br />
direzione di Pàlcoda; il<br />
percorso ora risale la<br />
valle a mezzacosta, mai<br />
eccessivamente faticoso,<br />
tra boschi di pino silvestre<br />
fino al tratto finale che, con<br />
pendenza più marcata,<br />
conduce a una piccola<br />
forcella, ove è possibile<br />
ammirare la cosiddetta<br />
“faccia di leone”.<br />
Il sentiero inizia a scendere<br />
deciso nel bosco e, dopo<br />
qualche centinaio di metri,<br />
incrocia il torrente Chiarzò<br />
che diventa il protagonista<br />
di un ambiente in cui ci<br />
si sente avvolti in un<br />
abbraccio sospeso<br />
tra passato e<br />
presente.<br />
È qui che si inizia e<br />
tornare indietro nel<br />
tempo, incontrando<br />
i ruderi di Pàlcoda<br />
di sotto e, dopo<br />
un breve tragitto,<br />
l'abitato di Pàlcoda:<br />
tutto tace e tutto parla, il<br />
fitto bosco attorno al borgo<br />
lascia trasparire quelli che<br />
erano i terrazzamenti e<br />
i muretti a secco, prova<br />
delle attività agricole e<br />
pastorizie di un tempo. Gli<br />
occhi vengono catturati<br />
dalle mura degli edifici<br />
invase dai rampicanti,<br />
i vicoli tra le case sono<br />
infestati da piante, le pietre<br />
dei muri crollate, le travi<br />
divelte; la vista indugia<br />
Altare di San Giacomo<br />
su infiniti particolari, le<br />
stanze delle case, un<br />
tempo testimoni di vita,<br />
sentimenti, affetti, ora<br />
riflettono silenziose alla<br />
mercè del tempo.<br />
In questa atmosfera<br />
sospesa nel tempo il<br />
contrasto tra le vecchie<br />
abitazioni in rovina e<br />
la splendida chiesa di<br />
San Giacomo, da poco<br />
restaurata, è struggente.<br />
Periodo:<br />
Tutto l'anno (in primavera ed<br />
estate attenzione alle zecche)<br />
Faccia di Leone<br />
2<br />
S<strong>ECO</strong>NDA TAPPA:<br />
DA PÀLCODA A TAMAR<br />
Camminando in<br />
un ambiente<br />
particolarmente selvaggio<br />
e aspro, catapultati in un<br />
passato nemmeno troppo<br />
lontano, per riflettere su<br />
eventi che possano mutare<br />
le vite delle persone, anche<br />
contro il loro volere.<br />
Se volgiamo lo sguardo<br />
alle nostre montagne,<br />
alle nostre valli, numerosi<br />
sono gli esempi di come il<br />
tempo e gli accadimenti<br />
del mondo possano<br />
stravolgere le vite e le<br />
attività delle persone fino<br />
a costringerle a dover<br />
abbandonare i luoghi cari<br />
per cercare altrove nuove<br />
opportunità e benessere.<br />
Uno dei luoghi<br />
emblematici in tal senso<br />
è sicuramente il borgo<br />
di Pàlcoda, localizzato<br />
nell'alta valle del torrente<br />
Chiarzò, in comune di<br />
Tramonti di Sotto, e<br />
meritevole, assieme al<br />
vicino borgo di Tamar, di<br />
una piacevole escursione<br />
in montagna; questi<br />
46<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
luoghi, ora completamente<br />
abbandonati<br />
e raggiungibili<br />
esclusivamente a mezzo<br />
di sentieri, erano nel<br />
passato abitati ricchi di<br />
vita e attività. Ne nasce<br />
un percorso a ritroso nella<br />
storia, in cui l’esperienza<br />
si fa ambivalente grazie<br />
due borghi che stimolano<br />
suggestioni opposte.<br />
Il primo, Pàlcoda, i cui<br />
resti sono tornati a essere<br />
prepotente dominio della<br />
natura, rende tangibile il<br />
senso della transitorietà<br />
dell’uomo: la memoria<br />
di chi qui aveva trovato<br />
ricchezza per oltre due<br />
secoli, in pochi decenni, è<br />
stata spazzata.<br />
Il secondo, Tamar,<br />
dismesse le funzioni<br />
PAR<br />
TEN<br />
ZA<br />
COMESTA<br />
di ricovero agreste e<br />
riadattato alle esigenze<br />
dell’oggi, ha scoperto una<br />
1<br />
3<br />
seconda giovinezza. Così,<br />
pur restando una piccola<br />
perla nascosta fra aspre<br />
TAMAR<br />
2<br />
PALCODA<br />
montagne, dalle sue mura<br />
non trapela il senso di<br />
abbandono.<br />
Valle del Tarcenò<br />
Dal borgo di Pàlcoda,<br />
il medesimo itinerario<br />
riporta al punto in cui si<br />
incrocia il torrente. Un<br />
bivio offre due scelte:<br />
scendere a Campone<br />
costeggiando il Chiarzò<br />
(dovendolo guadare più<br />
volte è sconsigliato in<br />
periodi in cui c'è molta<br />
acqua) oppure proseguire<br />
risalendo fino alla piccola<br />
forcella che divide le<br />
due valli per poi girare a<br />
sinistra lungo il sentiero<br />
che, in leggera salita e<br />
traversando a mezza<br />
costa un fitto bosco posto<br />
su pendii discretamente<br />
verticali, conduce a una<br />
pista forestale.<br />
Imboccata la pista si svolta<br />
Rifugio Varnerin<br />
a sinistra e, seguendo<br />
comodamente la larga<br />
strada, si raggiunge<br />
il borgo di Tamar, più<br />
piccolo ed abbandonato<br />
in anni più recenti rispetto<br />
a Pàlcoda. L'atmosfera è<br />
completamente diversa<br />
in quanto, tra i ruderi del<br />
borgo, da qualche anno,<br />
è stato ricavato uno<br />
splendido rifugio (non<br />
gestito) che permette<br />
agli ospiti di riposare e<br />
rifocillarsi. D'intorno tutto<br />
è curato a cominciare dai<br />
prati scrupolosamente<br />
falciati, rendendo il borgo<br />
e il rifugio estremamente<br />
accoglienti per passare<br />
un po' di tempo rilassati in<br />
mezzo alla natura.<br />
3<br />
TERZA TAPPA:<br />
RIENTRO A TRAMONTI DI SOTTO<br />
Anche per il rientro vi sono<br />
due possibilità, perché<br />
in fondo queste borgate<br />
erano assai vitali fino<br />
a pochi decenni fa e si<br />
inserivano in una fitta rete<br />
di sentieri e mulattiere che<br />
consentivano agli abitanti<br />
di raggiungere sorgenti,<br />
prati e borgate vicine.<br />
BIVACCO VARNERIN<br />
L’escursionista moderno<br />
può così riprendere la pista<br />
forestale seguendola a<br />
ritroso fino a ritrovarsi a<br />
incrociare il punto in cui,<br />
all'andata, si è seguito<br />
il sentiero CAI 831/a in<br />
direzione di Pàlcoda.<br />
La seconda opzione è<br />
utilizzare il sentiero n. 832<br />
Chiarzò<br />
che parte dietro al borgo<br />
e scendere attraverso il<br />
bosco, aggirando alcuni<br />
recenti schianti dovuti al<br />
maltempo, fino a ritrovare<br />
il guado sul torrente<br />
Tarcenò incontrato<br />
all'andata.<br />
http://www.caisanvito.it<br />
I proprietari di una parte delle vecchie case di Tamar, dopo i lavori di ristrutturazione<br />
realizzati anche con la collaborazione dei soci della Sezione CAI di San Vito al Tagliamento,<br />
decisero di destinare una parte delle strutture recuperate come Ricovero Escursionistico.<br />
Nacque il bivacco “G. Varnerin” la cui gestione è oggi affidata ad alcuni soci della sezione CAI<br />
di San Vito al Tagliamento che, assieme ai proprietari, si occupa delle manutenzioni ordinarie<br />
e straordinarie, a scopo conservativo e funzionale della struttura. Il bivacco dispone di due<br />
salette con dodici posti a sedere ciascuna, dotate di stufa a legna; al piano superiore vi è una<br />
camera con otto posti letto a castello.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 47
ESPLORAZIONI<br />
STORIE DI ACQUA<br />
E DI VINO<br />
di redazione<br />
Friuli terra di vino, Friuli terra di acqua.<br />
In queste storie si palesa la relazione<br />
che ogni friulano ha con l’acqua, che sia di<br />
fiume, di risorgiva, di laguna non importa.<br />
Ma anche il vino è il filo conduttore che<br />
accompagna il lettore nel raccontare<br />
storie di persone, di emozioni, di<br />
territorio.<br />
LOCANDA<br />
TAGLIAMENTO<br />
STORIE<br />
DI VINO<br />
Autori vari<br />
di Matteo Bellotto<br />
Un canto collettivo, corale,<br />
sul più importante fiume<br />
del Friuli, l'unico dell'intero<br />
arco alpino e uno dei pochi<br />
in Europa a preservare<br />
una morfologia a canali<br />
intrecciati.<br />
Dieci storie narrate al<br />
tavolo di una ideale<br />
locanda sulla riva del<br />
fiume. Un fisarmonicista,<br />
un fotografo, un esperto di<br />
vini, due giornaliste, due<br />
camminatori narratori,<br />
un attore, due scrittori<br />
raccontano l'anima del<br />
fiume. Dentro questo libro,<br />
si alternano gli incontri<br />
meravigliosi che solo<br />
lungo l'acqua tumultuosa<br />
del Tagliamento possono<br />
accadere.<br />
Una raccolta che si muove<br />
nello spazio del necessario,<br />
di ciò che serve per<br />
toccare l’anima profonda<br />
di una terra troppo<br />
spesso nascosta a se<br />
stessa, capace di enormi<br />
profondità ma anche di<br />
terribile superficie.<br />
Il vino, in queste pagine,<br />
diventa un medium, una<br />
chiave, un collante che<br />
permette una lettura delle<br />
identità e dei territori e che<br />
permette alle diverse voci<br />
di raccontarsi.<br />
Storie di vino durano il<br />
tempo di un bicchiere,<br />
il tempo che ognuno si<br />
concede per ascoltare e<br />
parlare, come accade tutti<br />
i giorni nei bar dei nostri<br />
paesi.<br />
ROSA E NOIR<br />
SUL GRANDE<br />
FIUME<br />
KM3: SULLE<br />
ROTTE DELLA<br />
MALVASIA<br />
6 USCITE/ANNO<br />
di William Bertoia<br />
Un borgo storico friulano,<br />
situato presso le rive<br />
del “Grande Fiume”, il<br />
Tagliamento.<br />
Diverse le storie che<br />
s’intersecano e diversi gli<br />
uomini che si avvicendano<br />
lungo le sue rive e nel<br />
suo vasto letto di ghiaie<br />
millenarie.<br />
Matteo, un ex emigrante<br />
ormai in pensione e<br />
Ringhio, il suo piccolo<br />
cane, ne sono i<br />
protagonisti, insieme a<br />
Teresa, vecchio amore<br />
appena ritrovato.<br />
La storia del loro<br />
nuovo rapporto, dolce,<br />
coinvolgente, vivificante, si<br />
intreccia con un dramma<br />
che si svolge tra le barene,<br />
i cespugli, i pioppi e la<br />
corrente del vasto Fiume.<br />
Ci sono le Malvasie, delle<br />
quali è arduo dare una<br />
definizione. Sono vini che<br />
da sempre hanno rubato<br />
il nome a Monemvasia<br />
nel Peloponneso, dal porto<br />
fortificato e oggi è arduo<br />
di Angelo Costacurta e<br />
Sergio Tazzer<br />
stabilire da quando i<br />
vini così chiamati hanno<br />
acquistato fama.<br />
Ma tant'è! Viaggiamo<br />
allora anche noi,<br />
trasportati da questo<br />
"aureo libretto" e sogniamo<br />
la verità che solo le grandi<br />
suggestioni sanno dare.<br />
"Vino ultramarino", o anche<br />
"vino navigato": approdato<br />
sui masegni marciani già è<br />
costoso. La Serenissima lo<br />
fa diventare prezioso.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 49
CANAIS<br />
FUMETTI<br />
AD ALTA<br />
QUOTA<br />
di redazione<br />
Nel cuore delle Dolomiti friulane trova<br />
spazio un centro di documentazione<br />
molto particolare, unico esempio<br />
nell’intero Triveneto. Si tratta dell’Archivio<br />
del Fumetto d’Alta Quota “Paolo Cossi”,<br />
una realtà che è diventata subito un<br />
luogo di studio e consultazione per<br />
appassionati, studenti e curiosi.<br />
Nelle stanze del<br />
centro visite del Parco<br />
Dolomiti Friulane non<br />
ci si aspetta di trovare<br />
un museo che racconta<br />
la nona arte, quella<br />
del fumetto. E invece,<br />
accanto all’esposizione di<br />
corna di cervi e di uccelli<br />
imbalsamati trova spazio<br />
un piccolo gioiello per<br />
chi ama fantasticare tra<br />
disegni e illustrazioni in un<br />
contesto davvero inusuale,<br />
poiché incastonato tra le<br />
montagne friulane<br />
Una scoperta del tutto<br />
inattesa, piacevole e che<br />
ci ricorda che questa<br />
vallata non è solo natura:<br />
seppure qui la natura<br />
sia protagonista, la vita<br />
in montagna è ben più<br />
complessa. Qui, per<br />
esempio, è nato Federico<br />
Tavan, le cui poesie sono<br />
così belle che lo collocano<br />
tra i maggiori poeti<br />
friulani, accanto a Pier<br />
Paolo Pasolini, Novella<br />
Cantarutti, Pierluigi<br />
Cappello.<br />
Chi si vorrà far stuzzicare<br />
la fantasia entrando<br />
nell’Archivio avrà così<br />
modo di sfogliare una<br />
collezione composta da<br />
più di 6.000 volumi donati<br />
sia dal fondatore che da<br />
molti collezionisti privati e<br />
da varie case editrici.<br />
Uno spazio particolare e di<br />
estremo interesse poiché<br />
l’Archivio ha un’ampia<br />
sezione dedicata agli<br />
autori friulani e un’altra<br />
incentrata sul fumetto<br />
straniero, nonché un’area<br />
dedicata al collezionismo<br />
e una miriade di titoli<br />
rivolti ai più piccoli.<br />
E il nome di Tavan, ritorna<br />
in quest’esperienza<br />
di questo piccolo,<br />
ma neppure troppo<br />
se consideriamo la<br />
specializzazione, Archivio<br />
del Fumetto d’Alta Quota:<br />
esso è nato su volontà del<br />
fumettista pordenonese<br />
i dàlz di<br />
Andreis<br />
Paolo Cossi, presidente<br />
di un’associazione che si<br />
chiama Màcheri come<br />
la maschera ricavata<br />
dalla corteccia di legno e<br />
bucata davanti agli occhi<br />
che ha ispirato a Tavan la<br />
poesia dal titolo omonimo.<br />
Le radici del vino, Rauscedo<br />
50<br />
Apertura<br />
Sabato e<br />
domenica<br />
dalle 15.00<br />
alle 18.00<br />
Quando<br />
GENNAIO,<br />
MAGGIO, GIUGNO,<br />
LUGLIO, AGOSTO E<br />
SETTEMBRE<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane<br />
Apertura<br />
Sabato<br />
dalle 15.00<br />
alle 18.00<br />
Quando<br />
FEBBRAIO, MARZO,<br />
APRILE, OTTOBRE,<br />
NOVEMBRE E<br />
DICEMBRE<br />
Nei dintorni:<br />
ANDREIS<br />
L’Archivio del Fumetto d’Alta Quota<br />
può essere una meravigliosa tappa<br />
nel corso di una visita ad Andreis,<br />
località caratterizzata da abitazioni<br />
con architetture uniche (i dàlz) e<br />
dall’abbraccio di due alture, il monte<br />
Fara e il monte Ràut. Il paese è anche<br />
sede del Museo della vita contadina<br />
e della Casa del battiferro (fàvria).<br />
All’Archivio vengono organizzati<br />
molto spesso incontri tematici,<br />
laboratori per bambini e vari corsi.
GITA D’ISTRUZIONE<br />
SCOPRIRE<br />
E CONOSCERE<br />
IN MARILENGHE<br />
di Manuel Bertin<br />
Guardare il territorio con gli occhi<br />
della …Marilenghe, perché la lingua<br />
è uno strumento potente, che sa dare<br />
luci diverse agli stessi oggetti raccontati:<br />
ne è nato un progetto pluripremiato<br />
nell’istituto comprensivo di Travesio.<br />
Vuardinsi atôr, è il<br />
titolo di questo progetto/<br />
laboratorio che vuole far<br />
esplorare e conoscere la<br />
realtà delle vallate agli<br />
adolescenti, e lo vuol<br />
fare utilizzando la lingua<br />
friulana.<br />
veicolo di comunicazione,<br />
di scambio.<br />
L’idea di quest’attività è<br />
semplice quanto vincente:<br />
attorno a ogni ragazzo<br />
ci sono storie, persone,<br />
esperienze<br />
Ovviamente le<br />
declinazioni, anno dopo<br />
anno sono diverse e<br />
aprono piccoli squarci su<br />
aspetti di storia locale.<br />
I ragazzi, per esempio,<br />
sempre usando il friulano<br />
hanno imparato a<br />
conoscere Gian Domenico<br />
Facchina, Augusto Lizier,<br />
Francesco di Toppo e molti<br />
altri uomini meritevoli i<br />
cui nomi si leggono sulle<br />
effigi, ma la cui storia e<br />
la cui grandezza spesso<br />
passa inosservata. E con<br />
la lingua a fare da collante<br />
si conoscono i luoghi, si<br />
ascoltano testimonianze,<br />
si aprono collaborazioni<br />
con le realtà del territorio.<br />
Felici e premiati<br />
L’idea ha avuto anche<br />
molti riconoscimenti, uno<br />
di questi è il premio Chino<br />
Ermacora, il concorso<br />
annuale per progetti<br />
garantita da Expo.<br />
E nel 2017/2018 è stata<br />
la volta del premio<br />
dell’Associazione<br />
AquaNova, assegnato a<br />
chi ha saputo valorizzare<br />
Le radici del vino, Rauscedo<br />
Un progetto nato e<br />
sviluppato da qualche<br />
anno, guidato dalle<br />
insegnanti Ivana Bozzer<br />
e Caterina Bortolotti,<br />
che ha mantenuto una<br />
caratteristica peculiare:<br />
essere realizzato<br />
completamente in friulano,<br />
nell’arco dell’intero anno<br />
scolastico e rispettando<br />
le diverse cadenze e le<br />
varianti dei vari paesi da<br />
cui provengono i ragazzi.<br />
Sì, perché il friulano è<br />
una lingua viva, e come<br />
tale cambia e si evolve e<br />
quindi bisogna privilegiare<br />
la capacità di essere<br />
che raccontano e fanno<br />
crescere. C’è l’imprenditore<br />
o l’agricoltore impegnato<br />
a portare avanti l’azienda,<br />
c’è la latteria turnaria che<br />
fino a qualche decennio<br />
fa rappresentava il centro<br />
nevralgico del paese, ma<br />
che negli anni ha perso la<br />
sua funzione. Insomma,<br />
c’è un mondo che i ragazzi<br />
possono conoscere per<br />
capire chi sono e da dove<br />
provengono, e per farlo<br />
possono sfruttare una<br />
cosa viva, personale,<br />
strettamente legata<br />
all’identità qual è la lingua<br />
madre.<br />
«Cirî il fil dal discors<br />
cul teritori»<br />
didattici sul Friuli, che ha<br />
valutato il progetto come<br />
il migliore per valorizzare<br />
la cultura, il territorio e la<br />
lingua. Oppure, nell’anno<br />
scolastico 2016/2017 il<br />
progetto declinato col<br />
titolo “Granelli d’ingegno<br />
per mangiare bene” ha<br />
visto la collaborazione con<br />
l’Orto Botanico di Udine<br />
e la ribalta nazionale<br />
i luoghi e i personaggi<br />
nei loro contesti sociali,<br />
che ha riconosciuto<br />
l’importanza di questo<br />
modo di fare scuola, un<br />
po’ fuori e un po’ dentro<br />
le mura dell’edificio<br />
scolastico ma sempre<br />
e comunque immersi<br />
nell’identità linguistica<br />
che caratterizza questa<br />
“meglio gioventù”.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 53
MUSICA<br />
MUSICA<br />
DA BOUTIQUE<br />
di Andrea Poddighe<br />
I<br />
grandi festival musicali della stagione<br />
estiva, in Italia non hanno attecchito<br />
molto. Qui si sente la necessità di qualcosa<br />
più a “misura d’uomo”, in grado di curare<br />
la selezione musicale e creare un legame<br />
con il territorio.<br />
I boutique festival<br />
rappresentano il formato<br />
di successo per la musica<br />
dal vivo in Italia. Il nome<br />
riprende un termine del<br />
settore alberghiero perché,<br />
analogamente ai “boutique<br />
hotel” (strutture di ridotte<br />
dimensioni e di alto<br />
livello qualitativo), questo<br />
tipo di festival privilegia<br />
dimensioni più contenute.<br />
E non stupisce che questa<br />
tipologia di eventi stia<br />
funzionando bene proprio<br />
nel nostro Paese dove, a<br />
differenza di altri Paesi<br />
europei, non ha mai<br />
davvero attecchito la<br />
cultura del “festivalone<br />
estivo”. Unica eccezione<br />
nella nostra regione fu<br />
il Rototom Sunsplash<br />
di Osoppo, non a caso<br />
costretto a emigrare in un<br />
paese più festival-friendly<br />
come la Spagna, che lo ha<br />
accolto a braccia aperte.<br />
I mega-festival che<br />
richiamano centinaia<br />
di migliaia di persone<br />
proponendo cartelloni<br />
ricchi ed eterogenei (come<br />
a esempio Glastonbury<br />
in Gran Bretagna, o lo<br />
Sziget di Budapest) sono<br />
indirizzati prevalentemente<br />
a un pubblico di giovani<br />
e giovanissimi, tutte<br />
caratteristiche che<br />
rendono spesso questi<br />
eventi troppo caotici per<br />
quella parte di pubblico<br />
che, non solo in virtù della<br />
sua età, ma proprio per<br />
un concetto diverso di<br />
fruizione musicale, sente la<br />
necessità di qualcosa più a<br />
“misura d’uomo”.<br />
Così i boutique festival<br />
giocano la loro carta<br />
vincente proponendo<br />
una selezione artisticomusicale<br />
molto ricercata e<br />
distintiva, concentrandosi<br />
su un certo mood, una<br />
certa sonorità o uno<br />
specifico genere musicale<br />
e dando precedenza alla<br />
qualità e non alla quantità<br />
(di pubblico o di band).<br />
Alla selezione musicale,<br />
poi, aggiungono una<br />
cura nel valorizzare<br />
aspetti spesso ignorati<br />
dai grandi eventi, come la<br />
sostenibilità ambientale,<br />
lo stretto rapporto con il<br />
territorio, la bellezza delle<br />
location, il comfort e il<br />
maggior coinvolgimento<br />
dello spettatore.<br />
Sexto Unplugged, una<br />
scommessa vinta<br />
A Sesto al Reghena si<br />
trova uno splendido<br />
esempio odierno: il Sexto<br />
Unplugged, nato da una<br />
scommessa dimostratasi<br />
vincente, e giunto alla<br />
tredicesima edizione.<br />
L’idea alla base del<br />
successo e semplice: far<br />
esibire artisti di fama<br />
internazionale in versione<br />
acustica nella splendida e<br />
intima cornice del cortile<br />
dell’abbazia medioevale di<br />
Santa Maria in Silvis.<br />
L’altra caratteristica<br />
premiante del festival è<br />
sempre stata la grande<br />
attenzione riposta nella<br />
selezione del cartellone,<br />
in cui si dà precedenza<br />
a nomi magari meno<br />
conosciuti dal pubblico più<br />
generalista, ma di grande<br />
valore. Ciò ha permesso<br />
al festival di conquistarsi<br />
un pubblico fidelizzato,<br />
proveniente da tutto il<br />
nord-est e anche da fuori<br />
Triveneto.<br />
Piccoli successi<br />
del recente passato?<br />
Anche nel nostro territorio<br />
abbiamo avuto esempi<br />
PROSSIMI APPUNTAMENTI SEXTO UNPLUGGED<br />
di boutique festival: basti<br />
ricordare a fine anni '90,<br />
nel comune di Cimolais,<br />
un festival come “Sogni<br />
di Suono” che, per due<br />
stagioni consecutive, portò<br />
artisti di calibro nazionale<br />
nella splendida cornice<br />
delle Dolomiti Friulane.<br />
Oppure, a inizio anni 2000,<br />
i mini-festival organizzati<br />
dall'associazione<br />
Knifeville di Maniago, che<br />
parallelamente alla sua<br />
attività di valorizzazione<br />
delle offerte musicali del<br />
territorio come etichetta<br />
discografica, organizzò<br />
numerosi eventi con artisti<br />
nazionali ed internazionali.<br />
la famosa<br />
abbazia di sesto<br />
al reghena<br />
2 8 9<br />
luglio luglio luglio<br />
Billy Corgan, leader degli Smashing<br />
Pumpinks, storica band che ha dominato<br />
la scena musicale rock degli anni '90,<br />
diventando una vera e propria icona del<br />
decennio.<br />
Sharon Van Etten, cantautrice folk rock<br />
americana, tra le più apprezzate della sue<br />
generazione (definita da Rolling Stone<br />
come “una delle autrici più sanguigne e<br />
potenti del globo”).<br />
Michael Kiwanuka, giovanissimo artista<br />
inglese di origini ugandesi, considerato<br />
una delle voci più talentuose del<br />
panorama soul internazionale.<br />
L’eco delle valli<br />
e delle Dolomiti Friulane 55