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L’EVOLUZIONE
Negli anni Trenta si sciava con sci di legno, senza lamine, gli attacchi col tallone sollevabile,
i bastoncini con le racchette di vimini. Lo sci moderno fu inizialmente solo
sci nordico ed ebbe origine in Norvegia, come testimoniano molti termini tecnici
tuttora in uso: Oslo si chiamava Christiania fino al 1924 e Telemark è una contea
norvegese. I primi corsi per istruttori di sci in Italia furono organizzati nel 1932 da
Leo Gasperl. Dai vari avvitamenti e al controspalla… lo sci è molto cambiato e oggi,
rivedendo qualche vecchio documentario, si possono notare le abissali differenze nel
modo di gareggiare.
Gli scarponi erano di cuoio duro con lacci lunghissimi che a tirarli quasi tagliavano
le dita; i pantaloni erano larghi e sbattevano tutto il tempo della discesa. Fu
Zeno Colò il primo a mettere dei lacci alle ginocchia. In seguito, li fecero con le
bande elastiche sulle cuciture laterali e un po’ di anni dopo, Leo Gasperl inventò il
pantalone stretto di tessuto elasticizzato che entra nello scarpone.
Allora i distacchi si misuravano in secondi, ora in centesimi. Non esistevano ancora
né Sestriere, né Cervinia e a Pocol, una meravigliosa frazione di Cortina, c’era
solo la funivia costruita nel 1925 dalle Funivie Aeree Italiane Turistiche del Barone
Carlo Franchetti. L’impianto, partendo dal piazzale antistante l’Hotel de la Poste di
Cortina d’Ampezzo, saliva fino ai 1.500 metri del Belvedere di Pocol. In epoca più
recente, dopo la scomparsa della funivia Belvedere, la vecchia stazione di partenza
fu per anni la sede dello SC18.
Negli anni Trenta, per salire in Tofana, si usava la Slittovia del Rumerlo, una
grande slitta per quindici persone trainata da un cavo d’acciaio. Fu nel 1939 che
avenne la grande svolta. Il barone Franchetti inaugurò la funivia che collega Cortina
al Monte Faloria (2.120 metri). La costruzione di questo impianto, con i suoi 900
metri di dislivello, costituì una grande impresa tecnologica. La nuova funivia cambiò
tutta la vita sportiva, e non solo, della valle. I poderosi e arditi impianti trasportavano
in vetta in pochi minuti i pionieri dello sci alpino che affluivano da tutta Italia.
Carlo Franchetti coinvolse in particolare il gruppo di amici romani appassionati di
sci che avevano da poco costituito lo SC18. Questi ragazzi utilizzavano l’impianto
per la risalita e poi si lanciavano giù dal Faloria in discesa libera, alla continua ricerca
di nuove vie. La pista più ardita fu battezzata in loro onore la SC18.
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