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Gli anni ’70, durante i quali frequenta il corso di laurea in Scienze Biologiche
presso l’Università “La Sapienza” di Roma, rappresentano per Bruno Bianchini
il momento in cui, da autodidatta, inizia a dipingere. Acquisisce, in breve tempo,
una buona padronanza della forma e del colore, e sperimenta varie tecniche.
Realizza così, nella prima metà del decennio, alcuni pregevoli disegni a penna,
elaborazioni di immagini tratte da testi naturalistici e anatomici di livello
universitario, in cui sembra di veder scorrere il palpito della vita.
In questo periodo si dedica anche allo studio e all’approfondimento di opere
prevalentemente scientifiche e letterarie, da cui si sente particolarmente attratto,
e che costituiscono l’inizio di un percorso che in seguito lo porterà ad esplorare
i territori della filosofia, del mito e della psicologia.
Nella seconda metà del decennio, oltre a quadri d’ambiente, dipinge alcuni
quadri ispirati al saggio di Alessandro Manzoni “Storia della colonna infame”.
Concepito originariamente come parte di un capitolo del romanzo “I promessi
sposi”, ma estrapolato e pubblicato come opera a sé stante nel 1840,
il saggio è ambientato nella Milano del 1630, durante la terribile epidemia di
peste che colpì la città in quel periodo.
Negli anni in cui il terrorismo insanguina l’Italia, Bianchini interpreta la “colonna
infame” come l’amara metafora dell’altra faccia del potere.
Ma sono anche gli anni in cui scopre l’amore.
19 Le opere e gli anni - Anni ‘70