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Tra natura e cultura, tra sogno e mito

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Gli anni ’90 sono gli anni in cui Bianchini esprime con maggiore intensità la sua

fervida creatività.

In cui l’artista si confronta dapprima con il paesaggio, un paesaggio silente,

ma che ben presto si anima di vita: così gli aironi bianchi divengono metafora

dell’animo umano, della sua forza e della sua fragilità.

Mentre continua il suo percorso di ricerca interiore, come nel quadro “Alba

rosata”, in cui dalla caverna di Platone si esce “guardando il mondo con occhi

diversi”.

E poi figure, donne e uomini, personaggi mitologici, che si muovono e agiscono

sullo sfondo di scenari ricchi di minuziose essenze realistiche e di intense

vibrazioni coloristiche che animano la natura stessa.

Prendono così vita i suoi paesaggi antropomorfi, immagini femminili

languidamente distese a creare dolci colline ed amene vallate, in cui combattono

la loro battaglia centauri e lapiti, in cui convivono dei e semidei, fauni e ninfe,

donne e uomini, archetipi della moderna umanità.

E il cielo: un cielo, come ama dire l’artista, in cui “le nuvole sono pensieri e i

pensieri sono nuvole”.

Con “Il labirinto”, opera che dà il titolo alla sua ‘personale’ presso il Palazzo

Municipale di Rieti nel ’95 e che dà inizio al suo percorso espositivo, Bianchini

lascia intravedere la profondità della sua ricerca ontologica.

Come nella mitologia greca, nelle opere di questo periodo Gaia, la Grande Madre

Terra, rappresenta l’elemento femminile e Urano, il cielo, quello maschile.

E’, questo, uno dei temi più cari all’artista, evocativo della sua concezione

dell’essere umano e del suo rapporto con la natura, una natura talvolta dolente,

ma viva e vitale.

53 Le opere e gli anni - Anni ‘90

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