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La vena artistica di Bianchini, negli anni ’80, lo porta a realizzare disegni a penna
e quadri ad olio che riflettono il particolare stato d’animo che sta attraversando.
Inizia in questi anni, infatti, un intenso percorso di ricerca interiore, un percorso
che lo porta ad esplorare territori fino ad allora sconosciuti e talora negati.
Le scene dense di colori terrosi, le figure come sagome balistiche in pose ricercate
per il tiratore scelto di turno, l’anatomia scarna, rappresentano visivamente
la fatica e il dolore del guardarsi dentro e scoprirvi i riflessi del fuori, oltre le
apparenze. Nelle opere di questo periodo emergono con sempre maggiore
evidenza i riferimenti e i rimandi ai suoi studi e alle sue letture, elaborati in modo
del tutto personale.
Il quadro “Momenti illusori d’immaginarie parvenze” offre all’osservatore
una rappresentazione allegorica del mito della caverna di Platone, in modi
caratterizzati da una sempre maggiore molteplicità dei punti di vista, che
consente interpretazioni su piani prospettici diversi, dal personale, al sociale,
all’universale, al confine tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della
volontà.
Qui, per la prima volta, la figura si fa natura e la natura si fa figura, concetto che
in seguito sarà approfondito, ampliato ed elaborato.
In questa originale dualità del suo stile artistico è già possibile cogliere una delle
chiavi di lettura di molte delle sue opere successive.
35 Le opere e gli anni - Anni ‘80