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xiv biennale internazionale di scultura di carrara postmonument

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XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

SOMMARIO<br />

POSTMONUMENT<br />

- Pag. 2 Intervento <strong>di</strong> Angelo Zubbani, Sindaco del Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

- Pag. 4 Intervento <strong>di</strong> Giovanna Bernar<strong>di</strong>ni, Assessore alle Politiche<br />

Culturali del Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

- Pag. 6 Intervento <strong>di</strong> Alberto Pincione, Presidente della Fondazione<br />

Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

- Pag. 7 Intervento <strong>di</strong> Ciro Gaspari, Presidente Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong><br />

Carrara<br />

- Pag. 8 XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

- Pag. 11 POSTMONUMENT<br />

PRESENT. Il percorso<br />

- Pag. 15 POSTMONUMENT<br />

Una premessa storica. Il monumento tra totalitarismi e<br />

modernismi<br />

- Pag. 17 POSTMONUMENT<br />

L’Architettura e la nuova monumentalità<br />

- Pag. 20 POSTMONUMENT<br />

Fabio Cavallucci<br />

- Pag. 26 Fabio Cavallucci. Biografia<br />

- Pag. 27 Lista degli artisti<br />

- Pag. 30 Opere in mostra<br />

- Pag. 38 Biennale Educational<br />

1


- Pag. 40 Eventi Paralleli<br />

- Pag. 46 Il marchio logotipo<br />

- Pag. 48 Se<strong>di</strong> Espositive<br />

- Pag. 51 Scheda Tecnica<br />

- Pag. 53 Colophon<br />

- Pag. 58 Comunicazione<br />

- Pag. 59 Organizzazione | Sponsor | Partner | Sostenitori<br />

2


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

Intervento <strong>di</strong> Angelo Zubbani<br />

Sindaco del Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

Da sempre assertore convinto che Carrara avesse bisogno <strong>di</strong> segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità per<br />

misurarsi con quello che visto da qui appare come il mondo esterno, la XIV Biennale<br />

Internazionale <strong>di</strong> Scultura ce ne sta offrendo una significativa occasione. Un<br />

appuntamento che troppe volte ha attraversato pigramente la città senza agitarne l’anima<br />

inquieta, faticando a smuoverla dal suo torpore e ancor più a metterla in contatto con il<br />

respiro profondo del mondo dell’arte.<br />

La Biennale <strong>di</strong> quest’anno, rifuggendo dall’immagine <strong>di</strong> un evento provincialmente<br />

ripiegato in <strong>di</strong>fesa della sua risorsa principale, ci ha messo <strong>di</strong> fronte a una sfida che<br />

impone al marmo e alla città che più <strong>di</strong> ogni altra lo rappresenta nel mondo, la<br />

responsabilità <strong>di</strong> mostrarsi come materia e luogo <strong>di</strong> origine <strong>di</strong> ogni linguaggio che<br />

per esprimersi abbia bisogno <strong>di</strong> più <strong>di</strong>mensioni.<br />

Carrara come la casa <strong>di</strong> un genitore comprensivo che lascia giocare i giovani dei nel suo<br />

cortile, con quello che più gli piace, con quello che sanno, con quello che hanno.<br />

Sfida impegnativa, giocata da un genitore che non ha bisogno <strong>di</strong> mostrare la sua potenza<br />

perché scritta da sempre e per sempre nelle faticose forme assunte dalle montagne e<br />

scolpita nelle espressioni dei capolavori tirati giù con funi e sudore dal monte e scalpellati<br />

dall’eterno genio d’artista.<br />

Benvenute dunque le sfide più irriverenti, frutto <strong>di</strong> ricerca geniale o talentuosa<br />

provocazione, tentativi <strong>di</strong> annientare il genitore-monumento. Benvenute in quanto<br />

portatrici <strong>di</strong> un desiderio <strong>di</strong> riscrivere la storia attraverso il segno dell’arte.<br />

La Comunità saprà riconoscersi nel segno forte <strong>di</strong> questa XIV e<strong>di</strong>zione, curata da Fabio<br />

Cavallucci, con il convinto sostegno delle istituzioni locali, della Regione Toscana, delle<br />

scuole, della Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara e della sua Fondazione, da tanti privati, dai<br />

laboratori d’arte, fino all’ultimo dei carraresi che ancora sa emozionarsi quando l’arte<br />

torna a parlargli…<br />

Angelo Zubbani<br />

Sindaco del Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

3


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

Intervento <strong>di</strong> Giovanna Bernar<strong>di</strong>ni<br />

Assessore alle Politiche Culturali del Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara: in sintesi la sfida <strong>di</strong> parlare del<br />

mondo, parlando <strong>di</strong> Carrara, cercando la visione globale sulla <strong>scultura</strong>, ma anche su<br />

una porzione significativa contemporaneità con l'obiettivo puntato su una città <strong>di</strong> provincia<br />

dalla storia particolare, che ha celebrato, attraverso i suoi marmi, la civiltà occidentale.<br />

Post Monument: sciogliendo in <strong>di</strong>scorso l'ermetismo che si ad<strong>di</strong>ce ai titoli, <strong>di</strong>remmo che<br />

la Biennale sia in qualche misura un racconto dalla necessità del monumento nel<br />

passato alla fine del monumento nel presente, secondo un percorso guidato dalla<br />

domanda sulla plausibilità <strong>di</strong> nuovi monumenti. E’un'idea che trova a Carrara la sua<br />

sede più naturale per la relazione con la <strong>scultura</strong> nei secoli, dalla latinità ai nostri giorni,<br />

attraverso fasti e declini. Si comprende quin<strong>di</strong> la scelta delle se<strong>di</strong> espositive, antichi e<br />

nuovi laboratori <strong>di</strong> <strong>scultura</strong>, vecchie segherie, luoghi che hanno fatto la storia artistica ed<br />

economica della città, oggi specchi del mutare dei tempi, pieni <strong>di</strong> fascino, ma anche<br />

metafore <strong>di</strong> una crisi, quella del marmo e soprattutto delle sue lavorazioni. Mostrarli e farli<br />

conoscere ha il senso della ripresa <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo con il passato verso mete future. Del<br />

resto la mostra ospita una sezione storica <strong>di</strong> grande interesse e si confronta con il<br />

presente pure grazie ad opere che interagiscono con il contesto e con i suoi abitanti,<br />

opere che esprimono la tra<strong>di</strong>zione del marmo, del materiale e delle maestranze che lo<br />

hanno lavorato, delle idee che quel mondo ha espresso. L'ampiezza dell'orizzonte<br />

tematico e le importanti attività espositive collaterali, proposte da privati e da<br />

associazioni, hanno richiesto più se<strong>di</strong> espositive, oltre a quelle citate: cave all'aperto e in<br />

galleria, musei, spazi rilevanti della memoria citta<strong>di</strong>na, piazze: tanti siti che hanno<br />

entusiasmato gli artisti. Si è creato un legame imme<strong>di</strong>ato fra Carrara e gli scultori che<br />

l'hanno visitata per stu<strong>di</strong>are forma e collocazione delle opere: tutti si sono detti<br />

entusiasti nel trovare una città insolita, immune da forme omologanti <strong>di</strong><br />

globalizzazione; ha stupito la profon<strong>di</strong>tà della loro intuizione degli elementi <strong>di</strong> forza<br />

(dalla storia, alle tra<strong>di</strong>zioni culturali, dalla ricchezza plastica del marmo, alla <strong>di</strong>sponibilità<br />

<strong>di</strong> abilità artigianali e artistiche qualificatissime) e <strong>di</strong> debolezza ( la sabbia in alcuni degli<br />

ingranaggi del sistema con il rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un mero bacino estrattivo). Non hanno<br />

torto. Quel mondo, quel sistema cave-marmo-laboratori, così gravido <strong>di</strong> potenzialità, non<br />

si può esaurire soltanto nell'estrazione <strong>di</strong> blocchi: oggi la scommessa in termini culturali,<br />

ma anche economici e sociali è <strong>di</strong> approdare con nuovo vigore a quegli usi nobili che<br />

sono in grado <strong>di</strong> "fissare " saperi e creatività sullo splendore naturale del marmo bianco.<br />

Il significato della XIV e<strong>di</strong>zione sta in quel quadro: se la crisi del monumento rivela<br />

una ben più profonda crisi della cultura occidentale, la “salvezza” non può venire<br />

da uno sterile arroccamento sul passato, ma dall'accettare le sfide della<br />

contemporanietà, nella costruzione <strong>di</strong> ine<strong>di</strong>te proposte artistiche, nel progettare<br />

4


in<strong>di</strong>rizzi nuovi per il lavoro umano, a Carrara come ovunque, nel rispetto del<br />

patrimonio culturale e ambientale. L'arte con la sua forza nel comprendere il presente<br />

e nel <strong>di</strong>svelare nuove prospettive può essere la migliore alleata.<br />

Giovanna Bernar<strong>di</strong>ni<br />

Assessore alle Politiche Culturali del Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

5


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

Intervento <strong>di</strong> Alberto Pincione<br />

Presidente della Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

Sono lieto nel constatare che la sinergia instauratasi, ormai da anni, con il Comune e la<br />

Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara, continua a promuovere iniziative culturali <strong>di</strong><br />

altissimo livello e qualità.<br />

Anche per questa e<strong>di</strong>zione prosegue il nostro impegno nel sostegno alla XIV Biennale<br />

Internazionale <strong>di</strong> Scultura che ritengo una delle manifestazioni più identitarie del nostro<br />

territorio.<br />

Non solo perché il marmo <strong>di</strong> Carrara, per secoli materiale pre<strong>di</strong>letto della <strong>scultura</strong>,<br />

ha avuto un ruolo in<strong>di</strong>spensabile nella produzione artistica <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> Maestri del<br />

passato come Michelangelo e Bernini, ma soprattutto perché attraverso la tra<strong>di</strong>zione<br />

che questo materiale lapideo ha saputo creare in città, Carrara oggi può aprirsi al<br />

contemporaneo ritagliandosi un posto <strong>di</strong> prestigio tra le vetrine espositive<br />

internazionali.<br />

La Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura offre, infatti, la possibilità alla città <strong>di</strong> Carrara <strong>di</strong><br />

ospitare personalità artistiche importanti, riconosciute a livello mon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong>ventando un<br />

osservatorio privilegiato per le nuove tendenze dell’arte contemporanea <strong>internazionale</strong>,<br />

sempre in contatto <strong>di</strong>retto con le istituzioni e il territorio, anche grazie al coinvolgimento <strong>di</strong><br />

laboratori artigianali locali; un appuntamendo imprescin<strong>di</strong>bile per appassionati e addetti ai<br />

lavori, che tiene alto il senso dell’eccellenza che da sempre contrad<strong>di</strong>stingue la<br />

lavorazione del marmo <strong>di</strong> Carrara.<br />

Alberto Pincione<br />

Presidente della Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

6


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

Intervento <strong>di</strong> Ciro Gaspari<br />

Presidente della Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

26 giugno 2010 – 31 ottobre 2010 è un arco temporale importante per la nostra città.<br />

In questo lasso <strong>di</strong> tempo si svolge la XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara<br />

dal titolo Postmonument, curata da Fabio Cavallucci già ideatore <strong>di</strong> importanti mostre<br />

d’arte contemporanea.<br />

Un appuntamento al quale la Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara S.p.A. non poteva mancare.<br />

È la <strong>di</strong>mostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, <strong>di</strong> quanto la Banca sia attenta al<br />

mondo della cultura e dell’arte con particolare riguardo a tutto ciò che riguarda il marmo:<br />

materia e civiltà.<br />

È l’evento espositivo più rilevante per il territorio che richiama migliaia <strong>di</strong> visitatori, non<br />

solo connazionali. Illustri scultori contemporanei hanno prestato nelle varie e<strong>di</strong>zioni le loro<br />

opere; come non ricordare la “testa <strong>di</strong> toro, metamorfosi “ del celeberrimo Picasso che il<br />

museo parigino ci prestò in occasione della prima e<strong>di</strong>zione del 1957. Quale miglior<br />

occasione per mostrare al mondo che Carrara non è solo mare e monti e paesi ricchi<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni secolari ma anche lavoro <strong>di</strong> botteghe artigiane e <strong>di</strong> operatori<br />

economici che del marmo hanno fatto la loro ragione <strong>di</strong> vita facendo conoscere ed<br />

apprezzare in tutto il mondo i loro manufatti contribuendo così a fare <strong>di</strong> Carrara la<br />

“Capitale mon<strong>di</strong>ale del marmo”.<br />

Abbiamo più volte sottolineato in precedenti nostri interventi come iniziative del genere,<br />

grazie all’alto livello culturale ed artistico <strong>di</strong> quanti sono stati chiamati a curare<br />

l’organizzazione della manifestazione e degli artisti che hanno prestato le loro opere, sia<br />

un evento strategico per la promozione dell’intero territorio richiamando migliaia <strong>di</strong><br />

visitatori.<br />

La maggiore durata, due mesi in più della precedente e<strong>di</strong>zione, testimonia quanto la<br />

manifestazione sia ormai ra<strong>di</strong>cata nel tessuto socio-culturale della nostra città, quanto<br />

Carrara non voglia e non debba essere connotata solo ed esclusivamente come bacino<br />

<strong>di</strong> estrazione, quante siano le cose da <strong>di</strong>re e il titolo stesso della mostra Postmonument<br />

racchiude in se tutti questi concetti.<br />

In questo contesto la Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara S.p.A., a <strong>di</strong>mostrazione del suo forte<br />

ra<strong>di</strong>camento sul territorio, affianca lo sforzo <strong>di</strong> quanti operano nel settore e, raccogliendo<br />

ancora una volta la sfida, rivolge la sua attenzione al mondo dell’arte offrendo il proprio<br />

sostegno economico all’iniziativa.<br />

Ciro Gaspari<br />

Presidente Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

7


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

a cura <strong>di</strong> Fabio Cavallucci<br />

26 giugno – 31 ottobre 2010<br />

Carrara, se<strong>di</strong> varie<br />

Trentatré artisti internazionali, tra cui star e giovani promesse, ventisei nuove<br />

produzioni, <strong>di</strong>eci se<strong>di</strong> espositive, un'importante sezione storica, una sezione de<strong>di</strong>cata<br />

all’architettura contemporanea, un ciclo <strong>di</strong> workshop e performance, un articolato<br />

programma <strong>di</strong> attività <strong>di</strong>dattiche e un fitto calendario <strong>di</strong> eventi paralleli: tutto questo è<br />

Postmonument, la XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara, curata da<br />

Fabio Cavallucci, che si svolge nel capoluogo toscano dal 26 giugno al 31 ottobre<br />

2010.<br />

Nata pionieristicamente nel 1957, quando in tutto il mondo esistevano soltanto la<br />

Biennale <strong>di</strong> Venezia, il Carnegie International <strong>di</strong> Pittsburgh, la Biennale del Whitney<br />

Museum, la Biennale <strong>di</strong> San Paolo e documenta a Kassel, la Biennale Internazionale <strong>di</strong><br />

Scultura <strong>di</strong> Carrara giunge alla sua quattor<strong>di</strong>cesima e<strong>di</strong>zione completamente rinnovata<br />

nei contenuti e nella struttura. Postmonument trasforma infatti Carrara, per secoli<br />

simbolo e sinonimo della <strong>scultura</strong> stessa, in una piattaforma <strong>di</strong> riflessione sul tema del<br />

monumento, dove i linguaggi più innovativi e provocatori del presente <strong>di</strong>alogano col<br />

passato, ponendo la città del marmo al centro <strong>di</strong> un’analisi storica, sociologica e<br />

politica dei gran<strong>di</strong> cambiamenti che sta subendo il sistema simbolico ed economico<br />

occidentale.<br />

Perno attorno al quale si snoda questa riflessione non è il monumento in sé e per sé,<br />

quanto piuttosto quel ra<strong>di</strong>cale processo <strong>di</strong> de-monumentalizzazione che nel corso del<br />

Novecento ha progressivamente svincolato la <strong>scultura</strong> dalle sue antiche finalità<br />

celebrative ed encomiastiche. Emblema del potere forte, strumento <strong>di</strong> omologazione<br />

delle masse, ma anche catalizzatore dei valori dei popoli e tassello insostituibile nella<br />

costruzione della memoria collettiva, il monumento <strong>di</strong>viene il bersaglio principale <strong>di</strong> rivolte<br />

e rivoluzioni per poi essere spazzato via dall’imporsi degli ideali <strong>di</strong> democrazia e libertà<br />

del nostro tempo. Tuttavia, in uno scenario mobile e mutevole come quello attuale, in un<br />

clima <strong>di</strong> fine d’epoca, accanto all'iconoclastia contemporanea si registra, talvolta, il<br />

riemergere <strong>di</strong> valori e materiali del passato. E dove il <strong>di</strong>sorientamento sembra essere più<br />

evidente, lì è forse più facile trovare terreno fertile per il cambiamento.<br />

8


Carrara offre in questo senso molti spunti e suggestioni: dalle tracce del duro lavoro<br />

dei cavatori se<strong>di</strong>mentate nella vita della città, all'inconfon<strong>di</strong>bile tra<strong>di</strong>zione anarchica,<br />

dall'antichità e ricchezza del centro storico al fervente e vivace microcosmo<br />

dell'Accademia <strong>di</strong> Belle Arti. Il suo territorio, da sempre legato all’estrazione e alla<br />

lavorazione del marmo, ha sofferto più <strong>di</strong> altri la decadenza della <strong>scultura</strong> tra<strong>di</strong>zionale<br />

seguita alla caduta dei miti e delle ideologie del Novecento. Il contesto locale si offre<br />

dunque come specchio per quei segni <strong>di</strong> incrinatura del sistema simbolico e<br />

produttivo <strong>di</strong> tutto il mondo occidentale, e dal confronto con questa situazione reale<br />

gli artisti invitati alla manifestazione hanno tratto ispirazione per i loro interventi.<br />

La scelta poi <strong>di</strong> coinvolgere tutta la città attraverso un moltiplicarsi <strong>di</strong> se<strong>di</strong> espositive –<br />

vecchi laboratori <strong>di</strong> <strong>scultura</strong> e altri e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong>smessi del centro, ma anche luoghi storici<br />

della città, quali le piazze e i siti religiosi – contribuisce a dare corpo a quella <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>di</strong> passaggio e <strong>di</strong> trasformazione che costituisce il filo conduttore dell’intera<br />

manifestazione.<br />

In mostra il tema è introdotto da un’ampia sezione storica, che affianca esempi <strong>di</strong><br />

<strong>scultura</strong> simbolista <strong>di</strong> fine Ottocento a modelli <strong>di</strong> produzione monumentale a cavallo dei<br />

due secoli, opere della statuaria del Ventennio fascista a effigi del realismo socialista,<br />

del regime sovietico e <strong>di</strong> quello cinese.<br />

Ma la parte centrale dell’esposizione è costituita dalle opere <strong>di</strong> trentatré artisti<br />

contemporanei provenienti da tutto il mondo, tra cui star internazionali e giovani<br />

promesse. Ben ventisei degli artisti invitati presentano per l’occasione nuove<br />

produzioni, concepite dopo sopralluoghi e una più approfon<strong>di</strong>ta conoscenza della realtà<br />

del territorio carrarese e nella maggior parte dei casi realizzate nei laboratori della<br />

città. Questi progetti, oltre a declinare in modo a volte inaspettato il tema portante della<br />

Biennale, hanno in comune un approccio assolutamente sperimentale e inter<strong>di</strong>sciplinare<br />

alla pratica della <strong>scultura</strong>.<br />

Una riflessione parallela è inoltre offerta dalla sezione architettura, che attraverso<br />

maquette e progetti ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> sette architetti e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fama mon<strong>di</strong>ale introduce una<br />

nuova chiave <strong>di</strong> lettura per il concetto <strong>di</strong> monumentalità: se, infatti, il monumento<br />

come simbolo sembra aver perso il suo scopo, è la forza icastica dell’architettura<br />

contemporanea a dare corpo, oggi, a quel desiderio <strong>di</strong> maestosità un tempo<br />

demandato alla <strong>scultura</strong>.<br />

Infine, un ciclo <strong>di</strong> workshop e performance in agenda alla fine dell’estate rilegge il<br />

tema da un nuovo punto <strong>di</strong> vista, quello della performance appunto, linguaggio<br />

antimonumentale per eccellenza, fondato sull’idea <strong>di</strong> un’arte immateriale che attraversa<br />

lo spazio e il tempo.<br />

Ma la XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara non è solo una mostra: il<br />

progetto Biennale Educational è infatti un innovativo programma <strong>di</strong> educazione al<br />

contemporaneo promosso e organizzato dalla Biennale che ha già coinvolto 4000<br />

9


studenti, con oltre 200 laboratori per scuole <strong>di</strong> infanzia, primarie e secondarie, toccando<br />

tutto il territorio del Comune <strong>di</strong> Carrara senza tralasciare le aree più periferiche, e che<br />

prosegue per tutta l’estate, fino all’autunno inoltrato.<br />

La XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara trova inoltre ideale<br />

completamento nel calendario <strong>di</strong> Eventi Paralleli che accompagna la manifestazione per<br />

tutta la sua durata: <strong>di</strong>eci progetti, tra mostre, incontri, eventi, piece teatrali, proposti e<br />

organizzati da gallerie e associazioni attive nel territorio carrarese.<br />

La <strong>di</strong>scussione si estende poi al versante politico e sociale grazie al fondamentale<br />

contributo del catalogo, e<strong>di</strong>to da Silvana E<strong>di</strong>toriale, che affianca al testo del curatore<br />

numerosi interventi <strong>di</strong> critici e storici dell'arte, introdotti dalle esclusive interviste all’ex<br />

Presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, e al grande sociologo Zygmunt<br />

Bauman.<br />

La XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura è organizzata dal Comune <strong>di</strong> Carrara, dalla<br />

Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara e dalla Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara,<br />

col sostegno della Regione Toscana e della Provincia <strong>di</strong> Massa e Carrara e in<br />

collaborazione con l'Accademia <strong>di</strong> Belle Arti, l'Apt <strong>di</strong> Massa-Carrara, il gruppo<br />

Internazionale Marmi Macchine e l’Associazione Amici dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti<br />

<strong>di</strong> Carrara.<br />

10


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

PRESENT<br />

Il percorso<br />

"I Monumenti servono a ricordare il meglio <strong>di</strong> un'era, o la sua <strong>di</strong>gnità. Poi, quando i<br />

tempi cambiano, quegli stessi monumenti cambiano <strong>di</strong> significato e mostrano i limiti o le<br />

<strong>di</strong>sgrazie <strong>di</strong> quella stessa era."<br />

(Mikhail Gorbaciov, in Postmonument, catalogo della mostra)<br />

“I nostri sono tempi post-monumentali. Questo però non vuol <strong>di</strong>re che tutte le tracce<br />

che lasceremo con il nostro passaggio finiranno nel camioncino dell'immon<strong>di</strong>zia a<br />

prescindere, senza sopravvivere quel tanto da raggiungere lo status <strong>di</strong> “reliquia del tempo<br />

antico”. Non è escluso che possa accadere – anzi, è più probabile che accada – una<br />

specie <strong>di</strong> resurrezione, o <strong>di</strong> promozione postuma, soprattutto se consideriamo che la<br />

nostra abilità collettiva <strong>di</strong> produrre in eccesso è superiore alla nostra abilità collettiva <strong>di</strong><br />

smaltimento. Se ciò dovesse accadere, sarà dovuto al caso e non alla pianificazione e al<br />

duro lavoro che sono necessari per realizzare la consegna della nostra memoria ai<br />

posteri.”<br />

(Zygmunt Bauman, in Postmonument, catalogo della mostra)<br />

In un’epoca <strong>di</strong> incertezze e <strong>di</strong> passaggio parlare <strong>di</strong> monumenti, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

rappresentazione simbolica che aspira all’eternità, è una sfida. Tanto più se il tema viene<br />

affrontato nella città <strong>di</strong> Carrara, che ha visto i suoi fasti nelle epoche d'oro della<br />

monumentalità, quando il marmo era un materiale primario per architetture e sculture, e<br />

che oggi invece mostra i segni del declino,nelle belle facciate del centro non ristrutturate,<br />

o nelle decine <strong>di</strong> capannoni abbandonati. Postmonument raccoglie questa sfida e ne<br />

approfon<strong>di</strong>sce molteplici aspetti, offrendo un percorso articolato su più se<strong>di</strong>, <strong>di</strong>latato sul<br />

territorio, portando la mostra in vecchie segherie e laboratori: proprio in quei luoghi un<br />

tempo attivi con centinaia <strong>di</strong> lavoratori, e ormai chiusi da decenni.<br />

Postmonument propone dunque un’operazione <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> valorizzazione del<br />

territorio, delle sue peculiarità e dei suoi punti <strong>di</strong> forza, partendo dai quali gli artisti invitati<br />

hanno concepito interventi specifici per l’occasione. Ben ventisei dei trentatré artisti<br />

invitati presentano, infatti, nuove produzioni, la maggior parte delle quali realizzate a<br />

Carrara, avvalendosi delle qualificate maestranze e professionalità che qui operano.<br />

11


Idealmente il percorso della mostra parte dall’ex segheria Adolfo Corsi, ad Avenza,<br />

luogo emblematico per l’economia della città nei decenni passati. In questa sede,<br />

accanto alla sezione storica che introduce il tema del monumento da un punto <strong>di</strong> vista<br />

epistemologico, sono esposte opere <strong>di</strong> artisti contemporanei che portano invece un forte<br />

elemento <strong>di</strong> rottura rispetto al tema. Come nel caso <strong>di</strong> Huma Bhabha, artista pakistana<br />

residente a New York, che presenta una <strong>scultura</strong> <strong>di</strong> detriti nata dalla suggestione del<br />

luogo, in particolare delle cave e della loro enorme mole <strong>di</strong> scarti <strong>di</strong> lavorazione; o come<br />

Monica Bonvicini, che lascia i suoi muri <strong>di</strong> cemento per innalzare una parete <strong>di</strong> marmo,<br />

all'apparenza leggera e quasi <strong>di</strong> aspetto decorativo; o ancora come Cai Guo-Qiang, che<br />

a Carrara aggiunge un nuovo elemento nella sua ricerca <strong>di</strong> congiunzione tra Est e Ovest,<br />

facendo incontrare la primor<strong>di</strong>alità grezza <strong>di</strong> un blocco <strong>di</strong> marmo delle Alpi Apuane, da<br />

cui Michelangelo estrasse il suo David, con la manualità emulativa degli studenti<br />

dell'Accademia <strong>di</strong> Pechino. Anche Marcelo Cidade si confronta con il minimalismo <strong>di</strong><br />

alcuni gran<strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> marmo, introducendovi però un commento critico preso dalla<br />

cultura underground dei writers da cui proviene, mentre Urs Fisher gioca sull’ambiguità<br />

<strong>di</strong> un enorme blocco <strong>di</strong> alluminio color pietra che sembra un masso eroso dalle<br />

intemperie. Se Daniel Knorr insiste su tematiche più generali, una specie <strong>di</strong> storia<br />

naturale, quasi geologica, affrontando il tema della consunzione attraverso il lento<br />

bruciare <strong>di</strong> un incenso per tutto il periodo della mostra, Damiàn Ortega propone invece<br />

una riflessione sul futuro, presentando L’uovo, una reinterpretazione in marmo <strong>di</strong> uno dei<br />

noti robot transformers, realizzata proprio grazie a un robot che utilizza un moderno<br />

software 3D in grado <strong>di</strong> riprodurre i più svariati oggetti in materiale lapideo. Una profonda<br />

riflessione storica è infine introdotta da Gustav Metzger, che espone quattro fotografie<br />

che hanno per soggetto eventi drammatici del XX secolo, non riconoscibili perché celati<br />

da teli <strong>di</strong> lino, mattoni, rovine e tavole <strong>di</strong> legno, mentre nel loro Family Album i kazachi<br />

Yerbossyn Mel<strong>di</strong>bekov & Nurbossyn Oris usano il monumento come essenziale<br />

strumento <strong>di</strong> misurazione dei profon<strong>di</strong> cambiamenti vissuti dal loro Paese. Sempre un<br />

confronto con la storia, anche se da un punto <strong>di</strong> vista molto <strong>di</strong>fferente, è proposto da<br />

Dead Labour Day, l'installazione-performance <strong>di</strong> Sam Durant, che partendo da un fatto<br />

<strong>di</strong> cronaca mette in scena l'eterna lotta <strong>di</strong> classe tra operai e padrone, riflettendo sulla<br />

con<strong>di</strong>zione dei lavoratori al tempo della crisi economica. Chiude l’olandese Kevin van<br />

Braak, che ha creato ex novo per la sede una facciata post-monumentale, dove i numeri<br />

romani e l'essenzialità delle forme rievocano imme<strong>di</strong>atamente le memorie architettoniche<br />

del Ventennio, in netta contrapposizione con gli spazi archeo-industriali della segheria<br />

oggi abbandonata.<br />

La mostra prosegue all’ex laboratorio Ugo Corsi con una nuova riflessione sulla storia e<br />

la tra<strong>di</strong>zione politica <strong>di</strong> Carrara. Qui Rossella Biscotti presenta dei tavoli tipografici su<br />

cui sono <strong>di</strong>sposti caratteri mobili per la stampa, incomprensibili a una prima occhiata, che<br />

compongono frammenti <strong>di</strong> testi anarco-socialisti, mentre nello spazio Nemanja<br />

Cvijanović trasmette la melo<strong>di</strong>a dell’Internazionale comunista, amplificata e <strong>di</strong>storta da<br />

un piccolo carillon azionato dai visitatori. Se Thomas Houseago espone quattro opere -<br />

Clay Helmet (Cyclops), Study for Sun/Moon Figure, Milan (sitting figure) e Tongue mask<br />

– che rappresentano un’umanità toccante, fragile e sofferente, specchio <strong>di</strong> un mondo in<br />

12


piena crisi, economica, politica e sociale, Artur Żmijewski presenta un “monumento alla<br />

normalità”, con un video realizzato a Carrara seguendo come un’ombra due lavoratori del<br />

settore del marmo. Be a Monument è invece l’opera realizzata da Gillian Wearing per la<br />

Biennale <strong>di</strong> Carrara: uomini, donne e intere famiglie, tutti selezionati con appositi casting,<br />

<strong>di</strong>ventano monumento e, ancora una volta, centro della sua indagine artistica. Le parole<br />

con cui gli abitanti <strong>di</strong> un paesino estone ricordano l'avvistamento <strong>di</strong> un (supposto)<br />

extraterrestre – e la pietra con cui i pochi testimoni vogliono commemorare l'evento –<br />

sono al centro <strong>di</strong> UFO Monument, l'installazione <strong>di</strong> Kristina Norman; mentre Ohad<br />

Meromi sceglie <strong>di</strong> realizzare a Carrara una <strong>scultura</strong> con un materiale povero ed effimero<br />

come il polistirolo, in netta contrapposizione alla regalità e all’eleganza del marmo, per<br />

indurci a riconsiderare le categorie estetiche normalmente legate all'arte.<br />

Presso il Seminterrato delle scuole Saffi il percorso prosegue con la Sezione<br />

Architettura e, parallelamente, una selezione <strong>di</strong> artisti caratterizzati da una sensibilità<br />

affine. Carl Andre propone un intervento minimalista, CRUX 14, una croce composta da<br />

14 lastre <strong>di</strong> metallo <strong>di</strong> identiche <strong>di</strong>mensioni, organizzate in due file che s’incrociano e si<br />

sovrappongono al centro, mentre Carlos Bunga presenta do<strong>di</strong>ci piccole sculture in legno<br />

e cartone su pie<strong>di</strong>stalli <strong>di</strong> marmo che ci parlano <strong>di</strong> un'epoca <strong>postmonument</strong>ale, in cui la<br />

plasticità, grazie proprio all'accostamento irrispettoso dei <strong>di</strong>fferenti materiali, si svincola<br />

per sempre da una retorica squisitamente celebrativa. Unreal Scene, la città futurista <strong>di</strong><br />

Liu Jianhua fatta <strong>di</strong> colorate fishes da gioco impilate a migliaia le une sulle altre, si<br />

contrappone nettamente alle architetture utopistiche <strong>di</strong> Yona Friedman, che in omaggio<br />

a Carrara presenta due archetipiche piante <strong>di</strong> città futuribili completamente in marmo,<br />

senza regole geometriche precise, ma affidandosi all’improvvisazione. Yelena<br />

Vorobyeva e Viktor Vorobyev, infine, indagano con spirito critico la nuova<br />

monumentalità che si espande in Kazakistan, voluta dal presidente Nursultan Nazarbaev,<br />

all'incrocio tra l'ambizione <strong>di</strong> potenza e l'improvvisazione naif.<br />

Nella suggestiva cornice dell'Ex laboratorio Corsi-Nicolai, completamente vuoto, è<br />

ospitata l'opera <strong>di</strong> Antony Gormley 2x2: un corpo ispirato alla grande tra<strong>di</strong>zione artistica<br />

del nudo, fatto <strong>di</strong> poliedri come quelli che si trovano nei microscopici semi-cristalli del<br />

carbonato <strong>di</strong> calcio da cui è composto il marmo <strong>di</strong> Carrara.<br />

Giorgio Andreotta Calò, invece, propone un intervento site-specific all'interno della<br />

Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria delle Lacrime. Il suo monumento ai caduti nelle cave è una non<strong>scultura</strong>,<br />

frutto dell'esperienza <strong>di</strong>retta dello stesso artista, che ha estratto un blocco <strong>di</strong><br />

marmo con l'antico sistema dei cavatori.<br />

Postmonument prosegue in una serie <strong>di</strong> locations all'aperto, a cominciare da Piazza<br />

Gramsci, dove trovano collocazione alcune opere dal <strong>di</strong>verso carattere monumentale,<br />

come la croce <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci metri <strong>di</strong> Valentin Carron, e l'omaggio <strong>di</strong> Cyprien<br />

Gaillard alla memoria dell'11 settembre: una teca contenente l'unico pezzo <strong>di</strong> marmo <strong>di</strong><br />

Carrara superstite che ricopriva la lobby del World Trade Center. Dissacratorio, infine,<br />

l'intervento <strong>di</strong> Paul McCarthy, che per la prima volta usa il marmo per realizzare una<br />

delle sue sculture: un escremento dalle <strong>di</strong>mensioni giganti.<br />

13


Rirkrit Tiravanjia trasforma invece la vicina Piazza Alberica in un luogo <strong>di</strong> incontro e<br />

aggregazione. La piazza torna così ad essere uno spazio pubblico <strong>di</strong> cui chiunque può<br />

appropriarsi temporaneamente, accettando <strong>di</strong> raccogliersi in comunità attorno<br />

all’imponente schermo <strong>di</strong> marmo su cui sono proiettati da un lato film storici sul lavoro dei<br />

cavatori e dall’altro le partite <strong>di</strong> calcio.<br />

Di tutt'altro tenore l'intervento <strong>di</strong> Santiago Sierra in Piazza Brucellaria: un gigantesco<br />

NO <strong>di</strong> marmo collocato all'ingresso del complesso della ex-Montecatini, come parte<br />

integrante del suo No Global tour.<br />

Presso la Spiaggia del Molo <strong>di</strong> Ponente si trova poi la can<strong>di</strong>da <strong>scultura</strong> ine<strong>di</strong>ta Boy by<br />

the Roman Sea, <strong>di</strong> Terence Koh, in cui l'artista si rivede come un bimbo, rannicchiato e<br />

bisognoso <strong>di</strong> protezione, in riva al mare.<br />

Il percorso si conclude, infine, al Cimitero Monumentale <strong>di</strong> Marcognano, dove<br />

Maurizio Cattelan ha definitivamente collocato il suo monumento funebre a Bettino<br />

Craxi, dopo aver suscitato polemiche e accorate reazioni della citta<strong>di</strong>nanza alla aua<br />

proposta <strong>di</strong> sostituire, nella piazza centrale <strong>di</strong> Carrara, il monumento de<strong>di</strong>cato a Giuseppe<br />

Mazzini con una statua in onore dello stesso Craxi.<br />

Artisti:<br />

Present<br />

Carl Andre, Giorgio Andreotta Calò, Huma Bhabha, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini,<br />

Carlos Bunga, Cai Guo-Qiang, Valentin Carron, Maurizio Cattelan, Marcelo Cidade,<br />

Nemanja Cvijanović, Sam Durant, Urs Fischer, Yona Friedman, Cyprien Gaillard, Antony<br />

Gormley, Thomas Houseago, Daniel Knorr, Terence Koh, Liu Jianhua, Paul McCarthy,<br />

Yerbossyn Mel<strong>di</strong>bekov & Nurbossyn Oris, Ohad Meromi, Gustav Metzger, Deimantas<br />

Narkevicius, Kristina Norman, Damián Ortega, Santiago Sierra, Rirkrit Tiravanija, Kevin<br />

van Braak, Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev, Gillian Wearing, Artur Żmijewski.<br />

14


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

UNA PREMESSA STORICA<br />

Il monumento tra totalitarismi e modernismi<br />

Il focus sul monumento che attraversa la quattor<strong>di</strong>cesima e<strong>di</strong>zione della Biennale<br />

Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara è introdotto da una Sezione Storica che racconta<br />

per suggestioni le trasformazioni della <strong>scultura</strong> monumentale dalla fine<br />

dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento, a partire dalla straor<strong>di</strong>naria fortuna<br />

che il monumento conosce nell’ambito della poetica sepolcrale e simbolista.<br />

Se per lunghi secoli la <strong>scultura</strong> funeraria ha raccolto gran parte della creatività artistica,<br />

spetta a Leonardo Bistolfi, dopo la stagione risorgimentale e verista del secondo<br />

Ottocento, il merito <strong>di</strong> aver tradotto in linguaggio europeo le possibilità del monumento<br />

moderno, soprattutto in ambito funebre. Conosciuto come “poeta della morte” Bistolfi<br />

rappresenta uno degli attori principali della stagione plastica nel passaggio tra i due<br />

secoli: la linea sinuosa della Mestizia, per esempio, racconta <strong>di</strong> un simbolismo che invita<br />

alla me<strong>di</strong>tazione assorta e malinconica.<br />

Accanto a lui, ma con un linguaggio totalmente <strong>di</strong>verso, si situa, sul versante civile,<br />

Libero Andreotti. In un decennio in cui l’Italia piange i caduti della Grande Guerra,<br />

Andreotti è il fautore <strong>di</strong> un monumentale intriso <strong>di</strong> spirito classico, rafforzato da un<br />

arcaismo severo.<br />

Parallelamente a queste decise affermazioni il monumento conosce tuttavia letture<br />

eccentriche, nutrite dall’inquietu<strong>di</strong>ne nor<strong>di</strong>ca espressionista. È questo il caso del ritratto <strong>di</strong><br />

Mussolini ad opera <strong>di</strong> Adolfo Wildt: una maschera tragica che rivela i sintomi <strong>di</strong> una<br />

prima crisi delle certezze <strong>di</strong> cui la <strong>scultura</strong> è portatrice.<br />

Ben presto però la cultura fascista impone la retorica del gigantismo e dell’eroismo,<br />

cancellando ogni possibile deviazione da questa interpretazione. Ne sono testimonianza i<br />

bozzetti in gesso del carrarese Aldo Buttini, chiamato a realizzare, insieme a molti altri<br />

connazionali e al coinvolgimento dei maggiori laboratori locali, i sessantatre colossi offerti<br />

dalle province italiane a coronamento dello Sta<strong>di</strong>o dei Marmi a Roma, parte integrante<br />

del Foro Mussolini inaugurato nel 1932 a firma dall’architetto Enrico Del Debbio. Qui, la<br />

sublimazione degli atleti non è sterile adesione ai dettami della cultura <strong>di</strong> regime, ed è<br />

piuttosto idealizzazione della romantica contrapposizione tra uomo e natura. La stessa<br />

15


cosa può <strong>di</strong>rsi dell’opera dell’altro carrarese in mostra, Arturo Dazzi, il cui Marinaio<br />

rappresenta una delle più alte e sincere interpretazioni <strong>di</strong> questa linea <strong>di</strong> pensiero.<br />

D’altra parte è proprio grazie al nuovo impulso della committenza pubblica fascista che la<br />

<strong>scultura</strong> monumentale conosce negli anni Trenta e Quaranta una stagione <strong>di</strong> eccellenza,<br />

ben visibile nel contributo <strong>di</strong> artisti come Arturo Martini e Fausto Melotti che, pur fedeli<br />

alle esigenze celebrative del regime, non perdono la tensione alla sperimentazione che li<br />

ha resi celebri.<br />

Mentre Martini evita i riferimenti alla guerra e alla celebrazione <strong>di</strong>retta del fascismo,<br />

scegliendo piuttosto la strada dell’immagine evocativa pervasa da una tensione<br />

compositiva tipica del pathos della trage<strong>di</strong>a, Melotti, per parte sua, pone già le basi<br />

dell’astrattismo che caratterizzerà il suo linguaggio maturo, attraverso una ricerca <strong>di</strong><br />

purezza e <strong>di</strong> armonia tra le parti.<br />

La forma monumentale del Ventennio si riscontra anche negli allestimenti effimeri che il<br />

regime realizza per le complesse scenografie celebrative <strong>di</strong> vittorie e feste nazionali. Ne è<br />

un esempio la Vittoria: enorme complesso scultoreo in gesso bianco, oggi <strong>di</strong>strutto, che<br />

Lucio Fontana presenta per la Sala della Vittoria del Salone d’Onore della VI Triennale<br />

<strong>di</strong> Milano, in occasione delle conquiste italiane in Etiopia. Costruita in poco più <strong>di</strong> un<br />

mese dopo la vittoria del 1936, l’opera è un documento eccezionale <strong>di</strong> quanto<br />

l’imponenza e la magnificenza <strong>di</strong> matrice classica fossero imperativi categorici del lessico<br />

fascista.<br />

La propaganda politica riempie le piazze e, persino nel secondo dopoguerra, continuano<br />

a <strong>di</strong>ffondersi le effigi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ttatori e leader. L’evidenza del legame a doppio filo tra<br />

monumento e totalitarismi trova quin<strong>di</strong> conferma nell’esclusiva rassegna <strong>di</strong> esemplari<br />

originali del realismo socialista sovietico e cinese. Le opere <strong>di</strong> Dymitr Szwarc e Alina<br />

Szapocnikow sono testimonianza <strong>di</strong> una ritrattistica molto lontana da un’idealizzazione<br />

astratta e eroica, in cui il leader appare prima <strong>di</strong> tutto come una mansueta figura<br />

familiare: quasi un rassicurante modello paterno.<br />

Di segno opposto i ritratti <strong>di</strong> Mao Zedong ad opera <strong>di</strong> Wu Maoquan e Wu Huibao che,<br />

sicuramente eccessivi nelle <strong>di</strong>mensioni gigantesche del volto, esprimono al meglio la<br />

sopravvivenza atavica e ra<strong>di</strong>cata - sebbene anacronistica per le nuove generazioni -, <strong>di</strong><br />

un’arte celebrativa, monumentale che stenta a scomparire.<br />

Artisti:<br />

History<br />

Libero Andreotti, Veniamin Bogolubov & Vla<strong>di</strong>mir Ingal, Aldo Buttini, Leonardo Bistolfi,<br />

Arturo Dazzi, Lucio Fontana, Arturo Martini, Fausto Melotti, Alina Szapocznikow, Dymitr<br />

Szwarc, Adolfo Wildt, Wu Maoquan<br />

16


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

L’Architettura e la nuova monumentalità<br />

Una riflessione parallela al tema centrale del monumento e del processo <strong>di</strong> demonumentalizzazione<br />

avvenuto nel corso del Novecento è presentata dalla Sezione<br />

Architettura, che in questo senso completa il percorso espositivo <strong>di</strong> Postmonument,<br />

offrendo un’interessante chiave <strong>di</strong> lettura per deco<strong>di</strong>ficare i nuovi simboli del nostro<br />

tempo. All’interno della sezione sono infatti esposte alcune maquette e progetti ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong><br />

sette architetti e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fama mon<strong>di</strong>ale – Asympote, Norman Foster, Massimiliano<br />

Fuksas, Frank O. Gehry, Zaha Ha<strong>di</strong>d, Daniel Libeskind, MVRDV – che rileggono il<br />

concetto <strong>di</strong> monumentalità: se, infatti, il monumento come simbolo sembra aver perso<br />

il suo scopo, è la forza icastica dell’architettura contemporanea a dare corpo, oggi, a quel<br />

desiderio <strong>di</strong> maestosità un tempo demandato alla <strong>scultura</strong>.<br />

Il monumento, da sempre emblema del potere costituito e catalizzatore dei valori della<br />

collettività, è stato quasi definitivamente spazzato via dagli ideali <strong>di</strong> democrazia e libertà<br />

del nostro tempo. Le arti plastiche, liberate dalle finalità celebrative, conoscono nel<br />

Novecento una nuova era: cadono gli steccati tra le forme espressive, l’opera lascia il<br />

posto al processo, la <strong>scultura</strong> scende dal basamento e si <strong>di</strong>lata nello spazio. Irrompono<br />

sulla scena elementi <strong>di</strong> improvvisazione e casualità e l’arte comincia sempre più a<br />

declinarsi al presente: la ricerca <strong>di</strong> grandezza ed eternità sembra non avere più senso.<br />

Tuttavia il concetto <strong>di</strong> monumentalità non si è completamente esaurito, ma ha<br />

semplicemente cambiato registro: come potrebbero essere interpretati, altrimenti, i<br />

gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici che hanno ri<strong>di</strong>segnato la fisionomia urbana? In questo senso, il nuovo<br />

punto <strong>di</strong> riferimento spaziale, ma anche culturale, per l’uomo contemporaneo che abita<br />

la città è lo skyline metropolitano, sul quale si condensano oggi i valori e i desideri del<br />

nostro tempo. Come moderni totem, nuove imponenti costruzioni svettano verso l’alto<br />

tendendo all’infinito e assolvendo quel desiderio <strong>di</strong> maestosità che da sempre ha portato<br />

l’uomo a cercare e produrre emblemi in cui riconoscersi.<br />

Ed è grazie a questi nuovi e<strong>di</strong>fici che è possibile in<strong>di</strong>viduare i segni che <strong>di</strong>mostrano la<br />

ricerca <strong>di</strong> una nuova monumentalità. Da quando, infatti, l’architettura ha assunto la scala<br />

della Bigness (R. Koolhas) ha generato una nuova visione che ha tra i suoi attributi<br />

fondamentali proprio quello della monumentalità, determinata dalla complessità<br />

funzionale degli e<strong>di</strong>fici e dalla grande <strong>di</strong>mensione. L’esterno, separato dall’interno,<br />

assume il carattere <strong>di</strong> un involucro autonomo e autoreferenziale, in<strong>di</strong>pendente e a forte<br />

17


valenza comunicativa, come accade nella Beekman Tower, primo incarico residenziale <strong>di</strong><br />

Frank O. Gehry a New York, dove l’architetto rivisita i vecchi grattacieli Art Decò,<br />

proponendo una pelle dalla geometria ondulata e a pieghe. Il <strong>di</strong>segno della facciata e la<br />

texture delle componenti <strong>di</strong>ventano elementi fondamentali che determinano l’attrattività<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio, come <strong>di</strong>mostra anche il progetto <strong>di</strong> Jean Nouvel per la Torre Agbar a<br />

Barcellona, dove 4500 <strong>di</strong>spositivi luminosi interagiscono con la pelle multicolore che<br />

riveste il grattacielo. La decorazione riacquista così <strong>di</strong>gnità e un ruolo centrale nella<br />

progettazione, <strong>di</strong>ventando uno degli elementi che contribuisce al nuovo carattere<br />

monumentale dell’architettura: trasparente o opaco, deformato o continuo, prorompente o<br />

<strong>di</strong>screto, la pelle degli e<strong>di</strong>fici concentra in sé tutte le nuove valenze rappresentative e<br />

comunicative. Nel progetto della Hearst Tower <strong>di</strong> New York, per esempio, Norman<br />

Foster recupera un vecchio e<strong>di</strong>ficio dei primi del Novecento e lo svuota per alzare dal<br />

suo interno una torre in vetro e acciaio <strong>di</strong> 182 metri: la facciata <strong>di</strong>venta una pellicola<br />

sensibile che interagisce con l’ambiente circostante regolando il flusso della luce e del<br />

calore. Un’operazione analoga è quella proposta da Massimiliano Fuksas con il<br />

Palazzo Centro Congressi <strong>di</strong> Roma: le forme esterne del grande contenitore traslucido<br />

riprendono le linee delle architetture razionaliste degli anni trenta, mentre, all’interno, la<br />

leggerezza <strong>di</strong> una nuvola, progettata in acciaio e teflon per stare sospesa su una<br />

superficie <strong>di</strong> 10.000 metri quadrati, racconta il gusto dell’architetto per le forme<br />

inaspettate e meravigliose.<br />

La progressiva trasformazione subita dalla forma architettonica negli ultimi anni è dovuta<br />

alla <strong>di</strong>ffusione degli strumenti informatici, grazie ai quali è possibile concepire<br />

configurazioni tri<strong>di</strong>mensionali complesse. Ne sono un esempio i lavori dello stu<strong>di</strong>o<br />

Asymptote, come il progetto della Strata Tower ad Abu Dhabi, che verrà realizzata entro<br />

il 2011. La forma dell'e<strong>di</strong>ficio, elaborata e al tempo stesso fluida, si articola come un<br />

involucro continuo in cui gli elementi scivolano, inseguendo una flessibilità quasi<br />

organica: il risultato finale è un insolito scheletro che avvolge e modella i 160 metri <strong>di</strong><br />

altezza del grattacielo in un avvincente movimento curvilineo.<br />

Dopo anni in cui l’architettura è stata un oggetto poco visibile e mimetizzato, oggi ritorna<br />

dunque a essere un simbolo, un monumento attorno a cui è possibile costruire identità:<br />

non più un monumento classico, né il simbolo retorico e propagan<strong>di</strong>sta delle <strong>di</strong>ttature del<br />

XX secolo, ma piuttosto la rappresentazione <strong>di</strong> un pluralismo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. Così sarà per le<br />

Memory Fundations <strong>di</strong> New York (2004 – 2013) <strong>di</strong> Daniel Libeskind dove, in mezzo a<br />

cinque nuovi grattacieli, l'architetto statunitense lascia respiro, nel vuoto, all'unico<br />

frammento <strong>di</strong> muro sopravvissuto al crollo delle Twin Towers.<br />

Chiude questa carrellata la straor<strong>di</strong>naria partecipazione dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Zaha Ha<strong>di</strong>d, che<br />

presenta un progetto specifico per Carrara, a testimonianza delle fertili contaminazioni tra<br />

arte e scienza del costruire: due creazioni in marmo ispirate alle geometrie segrete dei<br />

fiori che sviluppano forme plastiche in bilico tra <strong>scultura</strong> e architettura utopistica.<br />

18


Artisti:<br />

Architecture<br />

Asymptote, Norman Foster, Massimiliano Fuksas, Frank O. Gehry, Zaha Ha<strong>di</strong>d, Daniel<br />

Libeskind, MVRDV, Jean Nouvel.<br />

Si ringrazia l’Internazionale Marmi e Macchine che ha permesso la realizzazione<br />

dell’intervento dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Zaha Ha<strong>di</strong>d.<br />

19


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

Fabio Cavallucci<br />

I blocchi vengono staccati dalla montagna al ritmo <strong>di</strong> più <strong>di</strong> duecento al giorno. Due<br />

uomini, tre, sono sufficienti per compiere il lavoro che in passato ne richiedeva trenta.<br />

Sono tagliati con filo <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante, dopo che i lati del pezzo da estrarre sono stati perforati<br />

con due pozzi e la base è stata trapassata da una lunga sega. Una volta si usavano<br />

cunei, punciotti e martelli, talvolta anche polvere da sparo; poi, dalla fine dell‘Ottocento, il<br />

filo elicoidale. Ora il <strong>di</strong>amante sintetico rende il lavoro molto veloce. Praticamente un<br />

blocco <strong>di</strong> 2x2x3 m. si taglia in mezza giornata. Ogni giorno 15.000 tonnellate <strong>di</strong> montagna<br />

vengono segate, abbattute e portate a valle. In un mese, in me<strong>di</strong>a, 330.000 tonnellate <strong>di</strong><br />

marmo prendono la via della pianura. I camion salgono, caricano e <strong>di</strong>scendono, al ritmo<br />

<strong>di</strong> più <strong>di</strong> settecento al giorno. Fiumi <strong>di</strong> bianco calano continuamente lungo le chine. Le<br />

cave sono un via vai <strong>di</strong> strade, <strong>di</strong> sentieri, <strong>di</strong> percorsi che si separano e si intrecciano a<br />

zig zag. Dal monte tutte le vie si ricongiungono in una, la via Carriona, che ormai fatica a<br />

sostenere il traffico, e una nuova strada sta per essere realizzata. A valle, i massi vanno<br />

in parte al porto per essere spe<strong>di</strong>ti, in parte alle segherie per essere tagliati. Dal porto <strong>di</strong><br />

Marina il marmo salpa ancora per tutto il mondo. I maggiori acquirenti negli ultimi anni<br />

sono stati gli Stati Uniti, i paesi arabi e la Cina, ma nei secoli il marmo <strong>di</strong> Carrara si è<br />

<strong>di</strong>ffuso ovunque. Non esiste nessun altro materiale così pesante, eppure così mobile,<br />

come il marmo. Enormi fette <strong>di</strong> montagna sono state staccate per raggiungere tutti<br />

continenti. In America, la lobby delle Twin Towers era <strong>di</strong> marmo <strong>di</strong> Carrara. Il nuovo<br />

World re poi in<strong>di</strong>etro. Fiumi <strong>di</strong> granito e <strong>di</strong> marmo sono sbarcati al porto <strong>di</strong> Marina e <strong>di</strong> qui<br />

sono ripartiti dopo essere stati squadrati, segati e levigati. Ora questo processo si è<br />

invertito. Le macchine per lavorare le pietre sono acquistate o prodotte da altri paesi,<br />

dove la manodopera costa meno. E per paradosso è il marmo bianco <strong>di</strong> Carrara che ora<br />

viene caricato sulle navi in blocchi per essere lavorato altrove. Talvolta venduto<br />

sottocosto ai cinesi. Altre volte trasformato in polvere per <strong>di</strong>ventare carta, o carbonato <strong>di</strong><br />

dentifrici e me<strong>di</strong>cinali, triste epilogo <strong>di</strong> quello che è stato il materiale pre<strong>di</strong>letto <strong>di</strong><br />

Michelangelo e Canova. La polvere è il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questo racconto: la polvere<br />

del marmo che si sbriciola, e la polvere della storia. Questa mostra vuole infatti indagare<br />

l’attuale fase <strong>di</strong> trasformazione della società globale attraverso il soggetto del<br />

“monumento”: il monumento nasce per lasciare un segno perenne, per conservare in<br />

perpetuo la memoria <strong>di</strong> santi, eroi, capi e <strong>di</strong>ttatori, e lentamente finisce in polvere, così<br />

come i potenti rappresentati. È un argomento che potrebbe sembrare superato - chi si<br />

accorge oggi dei monumenti? chi ne costruisce più? chi riconosce le effigi <strong>di</strong> quelli<br />

esistenti? -ma che invece può essere ancora molto attuale, proprio perché stiamo<br />

attraversando un’epoca <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cambiamenti e le certezze del passato si sgretolano. La<br />

20


fiducia nel progresso e nell’innovazione che hanno caratterizzato gran parte del secolo<br />

scorso stanno lasciando il passo a un ripiegamento, a un ripensamento, forse<br />

improduttivo, ma inevitabile. E parlare oggi <strong>di</strong> una rappresentazione simbolica che aspira<br />

all’eternità pone un elemento <strong>di</strong> ambiguità che dà alla mostra qualche aspetto <strong>di</strong><br />

interesse. Questo tema trova poi una particolare ragione proprio a Carrara, che ha visto i<br />

suoi fasti nelle epoche d’oro della monumentalità, quando il marmo era un materiale<br />

primario per architetture e sculture. Carrara, luogo centrale <strong>di</strong> questa produzione, può<br />

essere vista come emblema del sistema su cui l’Occidente ha costruito la sua potenza:<br />

un intreccio tra valore simbolico ed economico, in cui il primo, con la sua forza evocativa,<br />

ha favorito l’espansione del secondo. Oggi è invece una città che del declino porta i segni<br />

evidenti, nelle belle facciate del centro non ristrutturate, o nelle decine <strong>di</strong> capannoni<br />

abbandonati: i luoghi in cui la mostra è collocata, vecchie segherie e laboratori un tempo<br />

attivi con centinaia <strong>di</strong> lavoratori, e ormai chiusi da decenni. La polvere che ne ricopre le<br />

macerie più <strong>di</strong> ogni altra cosa manifesta il passaggio del tempo, fotografa la storia e la<br />

fissa nel presente. In questa atmosfera <strong>di</strong> fine <strong>di</strong> un’epoca, <strong>di</strong> possibile fine <strong>di</strong> un sistema<br />

economico - <strong>di</strong> fine forse anche della storia - Carrara <strong>di</strong>viene il luogo esemplare per<br />

<strong>di</strong>scutere temi che acquistano un valore globale. Latore <strong>di</strong> un’interpretazione univoca<br />

della storia, formidabile strumento <strong>di</strong> propaganda e <strong>di</strong> costruzione dell’identità politica<br />

(locale, nazionale, transnazionale), segnale collocato a in<strong>di</strong>care conquiste e occupazioni,<br />

il monumento ha rappresentato il simbolo dell’autorità, dello stato sovrano, del regime<br />

<strong>di</strong>ttatoriale. Frutto in ogni caso del potere forte, il monumento sfida l’eternità. In fondo è<br />

anche una debolezza inconscia del potere: un modo per allontanare la morte. E come<br />

tale, ogni monumento è sempre anche un fallimento, porta con sé l’inizio della sua fine.<br />

15 Questa mostra comincia proprio con la morte, con i monumenti funebri che per lunghi<br />

secoli hanno raccolto gran parte della creatività artistica. Comincia con Leonardo Bistolfi,<br />

autore <strong>di</strong> monumenti cimiteriali in cui la materia si <strong>di</strong>ssolve nell’aria e nella luce: la morte<br />

è trasformazione. Sul versante civile il monumento vede invece la sua ragione d’essere<br />

nelle finalità celebrative. L’esaltazione è un modo anche per unificare, raccogliere,<br />

promuovere; in fondo faceva un tempo quello che oggi fa sempre più la televisione:<br />

creare idoli e fare propaganda. Poco conta che ormai pochi prestino attenzione a un<br />

monumento <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> o <strong>di</strong> Mazzini (a Carrara ci sono tutti e due, <strong>di</strong> Carlo Nicoli e <strong>di</strong><br />

Alessandro Biggi); essi segnavano un fatto (l’unificazione d’Italia) e imponevano<br />

un’in<strong>di</strong>cazione per il futuro (la perpetuazione <strong>di</strong> quel fatto); talvolta, come quello <strong>di</strong><br />

Mazzini in Piazza dell’Accademia a Carrara, potevano essere frutto <strong>di</strong> una volontà <strong>di</strong><br />

parte (sommosse si verificarono nel 1892 per la sua collocazione), ma finivano per<br />

conferire nel tempo un dato <strong>di</strong> unità a un coagulo <strong>di</strong> gruppi e <strong>di</strong> lingue che unità<br />

realmente non avevano. Il periodo tra le due guerre è un’età <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> monumenti: i<br />

totalitarismi, sia <strong>di</strong> destra sia <strong>di</strong> sinistra, avevano bisogno <strong>di</strong> imporre il propri miti. Il<br />

Fascismo costruisce l’Eur e lo Sta<strong>di</strong>o dei Marmi; il comunismo sovietico, anche nel<br />

dopoguerra, riempie le piazze <strong>di</strong> effigi <strong>di</strong> Lenin e <strong>di</strong> Stalin; la rivoluzione culturale cinese,<br />

più tar<strong>di</strong>, impone Mao, le scene <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> vittoria. In seguito assisteremo anche<br />

all’abbattimento <strong>di</strong> molti: un monumento abbattuto è un’altra immagine forte, che ci<br />

prende e ci coinvolge ancora. È un segno evidente che qualcosa è cambiato,<br />

rappresenta più <strong>di</strong> mille parole la forza e la violenza <strong>di</strong> una rivoluzione. Che il monumento<br />

21


sia ancora un elemento controverso è un dato che rileva la sua portata simbolica attuale.<br />

Oggi siamo piuttosto cinici sul valore delle icone, siamo abbastanza abituati a vedere<br />

salire e cadere potenti e succedersi star televisive e politiche. Ma quando un monumento<br />

viene spostato, abbattuto, o rimosso e sostituito, scatena ancora impulsi, <strong>di</strong>scussioni e<br />

rigurgiti ideologici. È particolarmente evidente nei paesi dell‘Est, dove queste azioni sono<br />

ancora tanto fresche nella memoria, che il lituano Deimantas Narkevicius o l’estone<br />

Kristina Norman le utilizzano per i loro video toccando sensibilità ancora a fior <strong>di</strong> pelle.<br />

Nella cultura postsovietica il monumento è spesso tramite per problematizzare un<br />

passato non risolto, il rapporto tra storia e memoria, tra propaganda politica e biografia<br />

personale: è il caso della coppia kazaka Yerbossyn Mel<strong>di</strong>bekov e Nurbossyn Oris, che<br />

mostra gruppi familiari fotografati nello stesso luogo <strong>di</strong> fronte a monumenti che nel<br />

frattempo, dopo il 1991, sono cambiati. O anche <strong>di</strong> un’altra coppia, Yelena Vorobyeva e<br />

Viktor Vorobyev, che invece indaga con spirito critico la nuova monumentalità che si<br />

espande in Kazakistan, quella voluta dal presidente Nursultan Nazarbaev, all’incrocio tra<br />

l’ambizione <strong>di</strong> potenza e l’improvvisazione näif. Ma relegare ai paesi dell’Est il legame<br />

sentimentale con i monumenti sarebbe troppo restrittivo. Lo si è visto col progetto <strong>di</strong><br />

Maurizio Cattelan per la Biennale, quando l’artista ha pensato <strong>di</strong> sostituire il monumento<br />

<strong>di</strong> Mazzini a Carrara con quello <strong>di</strong> Craxi: anche in un paese tutto sommato cinico e<br />

<strong>di</strong>sincantato come l’Italia, il progetto ha sollevato una levata <strong>di</strong> scu<strong>di</strong> <strong>di</strong> repubblicani e<br />

mazziniani. Siamo in un’epoca volta tutta a bruciarsi nel presente, ma il senso umanistico<br />

della storia riemerge nei momenti critici. L’età della democrazia, però, è generalmente<br />

un’età senza troppo interesse per i monumenti; i partiti democratici <strong>di</strong> massa devono<br />

evitare punti <strong>di</strong> rottura per governare placidamente. E infatti dal dopoguerra in poi, nei<br />

paesi occidentali, <strong>di</strong> interventi simbolici monumentali se ne sono visti pochi. Si era avviata<br />

da tempo anche la crisi della <strong>scultura</strong>, almeno come oggetto definito e circoscritto. E se<br />

Boccioni parlava già nel 1912 <strong>di</strong> “<strong>scultura</strong> ambiente”, suggerendo la smaterializzazione<br />

dell’oggetto nello spazio, se Martini lamentava la sua fine determinata dall’incapacità <strong>di</strong><br />

rinnovarsi, Rosalind Krauss nel 1979 non poteva che riconoscere ormai che la <strong>scultura</strong><br />

aveva perduto il proprio status per espandersi nell’istallazione e nell’architettura. Per un<br />

po’ <strong>di</strong> tempo la parola <strong>scultura</strong> sarà quasi vietata, il termine scultore abolito, il monumento<br />

scomparso dall’orizzonte concettuale della cultura <strong>di</strong> riferimento. Il percorso dell’arte<br />

relazionale, dall’inizio degli anni Novanta, ha poi fatto scendere l’artista dal pie<strong>di</strong>stallo,<br />

portando la “democrazia” nell’arte: è lo spettatore ad acquisire un ruolo attivo. I progetti <strong>di</strong><br />

Rirkrit Tiravanija che cucina per gli astanti o realizza spazi in cui il pubblico può <strong>di</strong>ventare<br />

attivo, o questo per la Biennale con un grande schermo in marmo che trasforma piazza<br />

Alberica in un luogo interattivo <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione aperta, assumono in sé quel<br />

senso “pubblico” che una volta era assegnato al monumento. I monumenti<br />

contemporanei sono effimeri, immateriali, transeunte. Anche una fotografia, che dalla<br />

cronaca passa alla storia (Gustav Metzger) o un video che porta alla ribalta la vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> semplici lavoratori (Artur Żmijewski) possono <strong>di</strong>ventare monumenti, essere<br />

portatori <strong>di</strong> messaggi simbolici che una volta erano assegnati ai fatti “alti” e alla materia<br />

“eterna”. Intanto, le culture extraeuropee emergono, il mondo si globalizza, e una visione<br />

<strong>di</strong> una monumentalità immateriale, fluida, arriva dal mondo orientale. È il caso del cinese<br />

Cai Guo-Qiang, che apporta all’arte contemporanea un’idea <strong>di</strong> monumentalità fatta <strong>di</strong><br />

22


energia, <strong>di</strong> spostamenti cosmici, <strong>di</strong> connessioni tra la terra e l’universo, tra Oriente e<br />

Occidente. Alcune mostre recenti hanno segnato il percorso <strong>di</strong> antimonumentalità<br />

dell’arte degli ultimi anni. La prima, nel 2004, alla Deste Foundation <strong>di</strong> Atene, Monument<br />

to Now, continuata poi con Fractured Figures (2005), spaccati del- la collezione Jannou<br />

dove il pop e la precarietà della vita quoti<strong>di</strong>ana acquistano caratteri monumentali. Lo si<br />

vede bene in questa Biennale con la presenza <strong>di</strong> Paul McCarthy, che realizza in pietra un<br />

oggetto in sé basso e scurrile, un grande escremento <strong>di</strong> travertino la cui forma è però<br />

fortemente scultorea. L’altra è la mostra <strong>di</strong> apertura del New Museum, curata da<br />

Massimiliano Gioni e Laura Hoptman, Unmonumental, che ha teso a riportare al centro la<br />

<strong>scultura</strong>, ma in una <strong>di</strong>mensione frammentata, esplosa, precaria. Sam Durant, Urs<br />

Fischer, Carlos Bunga, rappresentano ora questo percorso. Che non ci siano oggi<br />

<strong>di</strong>rettrici preminenti, che la ricerca artistica si muova libera tra più <strong>di</strong>rezioni, è un fatto che<br />

questa Biennale intende evidenziare. Non mancano recuperi <strong>di</strong> forme, tipologie e<br />

materiali tra<strong>di</strong>zionali. Già da qualche anno artisti come Maurizio Cattelan e Gillian<br />

Wearing sono tornati a investigare il modello del monumento, il primo con All, nove corpi<br />

sdraiati e coperti da un panneggio, utilizzando proprio il marmo <strong>di</strong> Carrara per realizzare<br />

una sorta <strong>di</strong> monumento orizzontale a un’umanità <strong>di</strong>strutta, abbattuta. La seconda, già a<br />

Trento nel 2007, con Family Monument, in cui la relazionalità presente in tutto il suo<br />

percorso <strong>di</strong> ricerca si è andata a condensare in un monumento in bronzo alla “famiglia<br />

trentina tipo”, ambigua rappresentazione “eterna” <strong>di</strong> una definizione sempre meno stabile<br />

come quella della famiglia. A Carrara la Wearing ritrova un <strong>di</strong>verso modo <strong>di</strong> intrecciare<br />

l’istantaneo, l’in<strong>di</strong>viduale, lo psicologico, con il modello duraturo, chiedendo alle persone<br />

<strong>di</strong> mettersi in posa su un basamento per rappresentare le proprie idee e passioni. Ma<br />

l’occasione <strong>di</strong> lavorare a Carrara ha spinto molti a utilizzare il marmo, talvolta per la prima<br />

volta. È il caso <strong>di</strong> Antony Gormley, in realtà già scultore in senso pieno, ma che ora<br />

affronta una materia tra<strong>di</strong>zionalmente preziosa invece che il bruto ferro che ha<br />

caratterizzato la <strong>scultura</strong> d’avanguar<strong>di</strong>a nei decenni passati. È così anche per un’artista<br />

“dura” come Monica Bonvicini, che lascia i suoi metalli e i muri <strong>di</strong> cemento per innalzare<br />

una parete <strong>di</strong> marmo, all’apparenza leggera e quasi <strong>di</strong> aspetto decorativo; o anche<br />

Damián Ortega, che anziché espandersi, <strong>di</strong>ssipare nella stanza un oggetto smontato,<br />

questa volta lo racchiude, lo ingloba in una forma sferica che ne contiene in nuce la<br />

progressione <strong>di</strong> crescita. Santiago Sierra, autore spesso <strong>di</strong> azioni tra le più immateriali,<br />

conclude il viaggio del suo No, Global Tour con un No <strong>di</strong> marmo posato sulla piazza <strong>di</strong> un<br />

nuovo e anonimo complesso residenziale. Terence Koh, invece, figlio <strong>di</strong> una generazione<br />

cresciuta nella convulsione e nella fugacità <strong>di</strong> un’età dagli idoli me<strong>di</strong>atici, ripiega su<br />

stesso, ritraendosi piccolo e solo, rannicchiato in riva al mare, usando ovviamente il<br />

materiale tipico del candore michelangiolesco. Il marmo non può non portare con sé la<br />

sua storia, conferendo alla <strong>scultura</strong> una qualità antica pur nell’ambiguità del racconto <strong>di</strong><br />

una fase <strong>di</strong> trapasso. Sono casi eccezionali, anche determinati dall’occasione carrarese,<br />

e dalla <strong>di</strong>sponibilità della materia. Ma che ci sia un certo ritorno al fare manuale, all’uso <strong>di</strong><br />

mezzi tra<strong>di</strong>zionali, è ben confermato da una serie <strong>di</strong> artisti emergenti: Huma Bhabha,<br />

pakistana che risiede a New York, Thomas Houseago, inglese ora a Los Angels, e Ohad<br />

Meromi, rappresentano esattamente questo ripiegamento, in cui la produzione artistica<br />

torna ad essere un fatto in<strong>di</strong>viduale, una ricerca artigianale attenta ai particolari e alle<br />

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materie. O, in altro modo, anche il cinese Liu Jianhua, autore <strong>di</strong> suggestioni <strong>di</strong> città e<br />

linee urbane attraverso materiali <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>verso, dalla plastica alla ceramica. La <strong>scultura</strong><br />

può tornare a erigersi, sebbene debba <strong>di</strong>scutere inevitabilmente con la sua controparte:<br />

la <strong>di</strong>ssipazione, lo sgretolamento, la fragilità. Perfino quei giovani in cui resta forte il<br />

metodo d’approccio concettuale non possono fare a meno <strong>di</strong> ripensare alla storia. Giorgio<br />

Andreotta Calò riesuma uno dei tra<strong>di</strong>zionali ambiti del monumentale, quello ai caduti,<br />

sebbene non possa esimersi dal tradurlo in un’esperienza personale come salire alle<br />

cave e riprovare l’attività dei cavatori a cui l’opera è de<strong>di</strong>cata. Cyprien Gaillard -<br />

suggestionato dalla storia che svanisce, dagli e<strong>di</strong>fici abbattuti, anche quando si tratta<br />

monumenti <strong>di</strong> architettura modernista poco illustre - fa compiere un viaggio a ritroso a un<br />

pezzo <strong>di</strong> marmo, un frammento superstite del rivestimento della lobby delle Twin Towers:<br />

unico modo oggi in cui si possano affrontare insieme la problematica della <strong>scultura</strong> e<br />

quella della storia. Rossella Biscotti torna agli archivi anarchici e lo fa recuperando anche<br />

la tecnica della tipografia a caratteri mobili, imponendo però un rapporto <strong>di</strong>- retto con il<br />

singolo visitatore, che deve decifrare i testi in caratteri <strong>di</strong> piombo posti a rovescio su vasti<br />

tavoli. Kevin van Braak investiga l’architettura fascista, in particolare quella che dava<br />

luogo a facciate scenografiche per parate e incontri <strong>di</strong> massa. Nemanja Cvijanović,<br />

sempre pronto a ri<strong>di</strong>scutere le ideologie politiche del Novecento in chiave critica e<br />

malinconica, lavora sull’Internazionale, l’inno che tanta parte ha avuto nella storia del<br />

secolo passato; Marcelo Cidade, invece, torna al minimalismo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> marmo<br />

introducendovi però un commento critico carpito dalla cultura underground dei writers da<br />

cui proviene. Valentin Carron ri<strong>di</strong>scute i simboli tipici della sua cultura d’origine e insieme<br />

del modernismo, con deplacement che mettono in dubbio il valore <strong>di</strong> quei simboli, al<br />

tempo stesso recuperandoli. Infine, c’è Daniel Knorr che insiste invece su tematiche più<br />

generali, su una storia naturale, quasi geologica, affrontando il tema della consunzione<br />

attraverso il lento bruciare <strong>di</strong> un incenso per tutto il periodo della mostra. A ben guardare,<br />

in realtà, la monumentalità più statica e imponente non è finita, ha solo cambiato registro.<br />

È l’architettura che ha preso il posto della <strong>scultura</strong>, fornendo i simboli, i monumenti in cui<br />

le nostre città si riconoscono, giacché la loro funzionalità avvalla più facilmente la<br />

proiezione <strong>di</strong> un desiderio <strong>di</strong> maestosità, <strong>di</strong> elevazione, da sempre insito nel- l’uomo.<br />

Ecco allora che una serie <strong>di</strong> maquette e alcuni progetti specifici stanno a segnare in<br />

mostra questo spostamento <strong>di</strong> versante. Da Zaha Ha<strong>di</strong>d a Norman Foster, da Jean<br />

Nouvel a Daniel Libeskind, da Massimiliano Fuksas a Frank O. Gehry, o a gruppi più<br />

giovani come gli Asymptote o MVRDV. Effettivamente, dal punto <strong>di</strong> vista della ricerca<br />

estetica, questi monumenti non si <strong>di</strong>scostano troppo dalla <strong>scultura</strong> <strong>di</strong> quarant’anni fa,<br />

postcubista, organica o informale, lasciando il primato della ricerca <strong>di</strong> punta ancora<br />

all’ambito dell’arte, o ad architetti utopisti come Yona Friedman che della visionarietà<br />

volatile hanno fatto da tempo il fulcro del loro lavoro. Non manca poi un accenno al lato<br />

opposto della monumentalità, alla performance, che nella sua fugacità pone il problema<br />

del tempo come istante, anziché <strong>di</strong> una temporalità duratura e stabile. Nevin Aladag,<br />

Vanessa Beecroft, Zorka Wollny, insieme a un work shop <strong>di</strong> Grzegorz Kowalski,<br />

rappresentano proprio questo aspetto <strong>di</strong> un’arte immateriale che attraversa lo spazio e il<br />

tempo, e che grazie alla possibilità <strong>di</strong> mescolanza sinestetica sembrerebbe uno degli<br />

ambiti più ricchi <strong>di</strong> futuro. Questa mostra non intende, comunque, dare risposte certe.<br />

24


Non sono i tempi per <strong>di</strong>re cosa succederà, come si assesterà l’attuale fase <strong>di</strong><br />

trasformazione, cosa accadrà dei simboli passati. Essa vuole essere una sorta <strong>di</strong> cartina<br />

<strong>di</strong> tornasole, un’indagine in vitro svolta all’interno <strong>di</strong> una città che è un laboratorio a cielo<br />

aperto, per la tra<strong>di</strong>zione che la lega in<strong>di</strong>ssolubilmente all’arte, e per le con<strong>di</strong>zioni che la<br />

fanno specchio <strong>di</strong> una situazione globale. Ecco dunque Postmonument, una mostra che<br />

vuole rappresentare un’età <strong>di</strong> trapasso, in cui i valori del passato sembrano esauriti, ma<br />

quelli del futuro non sono forse ancora nati. Questo percorso, iniziato con dei simboli<br />

cimiteriali, si chiude con una croce: una croce piatta e orizzontale <strong>di</strong> Carl Andre.<br />

Ciascuno la legga come vuole: un monito, un ritorno al passato, oppure una forma<br />

minimale senza significato che non ha nulla a che fare con i simboli che abbiamo<br />

conosciuto.<br />

Fabio Cavallucci<br />

(in Postmonument, saggio nel catalogo della mostra)<br />

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FABIO CAVALLUCCI<br />

Biografia<br />

Fabio Cavallucci (Santa Sofia <strong>di</strong> Romagna, 1961), ha <strong>di</strong>retto dal 1990 al 1997 la Galleria<br />

Comunale <strong>di</strong> Arte Contemporanea "Vero Stoppioni" <strong>di</strong> Santa Sofia, dove ha contribuito<br />

alla realizzazione <strong>di</strong> un Parco <strong>di</strong> Sculture all'aperto e all'e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> varie e<strong>di</strong>zioni del<br />

Premio Campigna.<br />

Ha insegnato dal 1995 al 2005 presso il Dipartimento <strong>di</strong> Arti Visive dell'Università <strong>di</strong><br />

Bologna, assistente del corso <strong>di</strong> Fenomenologia degli Stili del Prof. Renato Barilli.<br />

Dal 1996 al 2000 ha ideato e curato le prime tre e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Tuscia Electa. Arte<br />

Contemporanea nel Chianti, chiamando a realizzare interventi ambientali, nelle pievi, nei<br />

castelli e nelle piazze nell'area compresa tra Firenze e Siena, artisti internazionali quali<br />

Mario Merz, Joseph Kosuth, Christian Boltansky, Bill Viola, Jannis Kounellis, Karel Appel,<br />

Arnaldo Pomodoro, Michelangelo Pistoletto ed altri.<br />

Nel 2001 ha curato insieme a Pier Luigi Tazzi il progetto specifico per la Biennale <strong>di</strong><br />

Venezia refreshing_, con gli artisti Cai Guo-Qiang, Rirkrit Tiravanija, Olafur Eliasson,<br />

Tobias Rehberger e Massimo Bartolini.<br />

Dal 2001 al 2008 ha <strong>di</strong>retto la Galleria Civica <strong>di</strong> Arte Contemporanea <strong>di</strong> Trento, dove ha<br />

curato mostre e progetti speciali <strong>di</strong> artisti quali Cai Guo-Qiang, Katarzyna Kozyra,<br />

Maurizio Cattelan, Santiago Sierra, Aernout Mik, Gillian Wearing. Ha ideato il Premio<br />

Internazionale della Performance, che ha visto partecipare nella giuria performer<br />

internazionali come Marina Abramovic, Valie Export, Jimmie Duhram.<br />

È stato coor<strong>di</strong>natore <strong>di</strong> Manifesta 7 in Trentino Alto A<strong>di</strong>ge e dal <strong>di</strong>cembre 2006 è<br />

membro del board della Fondazione <strong>internazionale</strong> <strong>di</strong> Manifesta.<br />

Nel 2009 ha curato l'apertura dello spazio Alt – Arte contemporanea <strong>di</strong> Bergamo.<br />

Ha scritto saggi e articoli per numerosi cataloghi e riviste quali: "Rivista <strong>di</strong> Estetica",<br />

"Arte", "New York Arts", "Flash Art". Dal 2002 al 2008 ha <strong>di</strong>retto "Work. Art in progress",<br />

la rivista della Galleria Civica <strong>di</strong> Arte Contemporanea <strong>di</strong> Trento.<br />

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History<br />

XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

Artisti in mostra<br />

Libero Andreotti<br />

Pescia,1875; Firenze, 1933<br />

Aldo Buttini<br />

Monti <strong>di</strong> Licciana, 1898; Carrara, 1952<br />

Leonardo Bistolfi<br />

Casale Monferrato, 1859; La Loggia,1933<br />

Arturo Dazzi<br />

Carrara, 1881; Pisa 1966<br />

Lucio Fontana<br />

Rosario, Argentina, 1899; Comabbio,1968<br />

Arturo Martini<br />

Treviso, 1889; Milano, 1947<br />

Fausto Melotti<br />

Rovereto, 1901; Milano,1986<br />

Alina Szapocznikow<br />

Kalisz, Polonia, 1926; Passy-Praz Coutant,1973)<br />

Dymitr Szwarc<br />

Ussr,1899 – Ussr, 1961<br />

Adolfo Wildt<br />

Milano ,1868; Milano, 1931<br />

Wu Huibao and Wu Maoquan<br />

Xiamen, Fujian, Cina,1938; Vive e lavora a Quanzhou, Cina<br />

Quanzhou, Fujian, Cina, 1952; Vive e lavora a Hong Kong<br />

Present<br />

Carl Andre<br />

Quincy, USA, 1935; vive e lavora a New York<br />

Giorgio Andreotta Calò<br />

Venezia, Italia, 1979; vive e lavora tra Venezia e Amsterdam<br />

Huma Bhabha<br />

Karachi, Pakistan, 1962; vive e lavora a New York<br />

Rossella Biscotti<br />

Molfetta, Italia, 1978; vive e lavora a Amsterdam<br />

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Monica Bonvicini<br />

Venezia, Italia, 1965; vive e lavora a Berlino<br />

Carlos Bunga<br />

Porto, Portogallo, 1976; vive e lavora a Barcellona<br />

Cai Guo-Qiang<br />

Quanzohou City, Fujian, Cina, 1957; vive e lavora a New York<br />

Valentin Carron<br />

Martigny, Svizzera, 1977; vive e lavora a Ginevra<br />

Maurizio Cattelan<br />

Padova, Italia, 1960; vive e lavora a New York<br />

Marcelo Cidade<br />

San Paolo, Brasile, 1979; vive e lavora a San Paolo<br />

Nemanja Cvijanović<br />

Rijeka, Croazia, 1972; vive e lavora tra Rijeka e Venezia<br />

Sam Durant<br />

Seattle, USA , 1961; vive e lavora a Los Angeles<br />

Urs Fischer<br />

Zurigo, Svizzera, 1973, vive e lavora a New York<br />

Yona Friedman<br />

Budapest, Ungheria, 1923, vive e lavora a Parigi<br />

Cyprien Gaillard<br />

Parigi, Francia, 1980; vive e lavora a Berlino<br />

Antony Gormley<br />

Londra, Inghilterra,1950; vive e lavora a Londra<br />

Thomas Houseago<br />

Leeds, Inghilterra,1972 vive e lavora a Los Angeles<br />

Daniel Knorr,<br />

Bucharest, Romania,1968; vive e lavora a Berlino<br />

Terence Koh<br />

Pechino, Cina,1977; vive e lavora a New York<br />

Liu Jianhua,<br />

ji'an, Cina,1969; vive e lavora a Shangai<br />

Paul McCarthy<br />

Salt Lake City, USA; 1945 vive e lavora a Los Angeles<br />

Ohad Meromi<br />

Kibbutz Mizra, Israele, 1967; vive e lavora a New York<br />

Gustav Metzger<br />

Norimberga Germania, 1926; vive e lavora a Londra<br />

Deimantas Narkevicius<br />

Utena Lituania, 1964; vive e lavora a Vilnius<br />

Kristina Norman<br />

Tallin, Estonia, 1979, vive e lavora a Tallin<br />

Damián Ortega<br />

Città del Messico, 1967; vive e lavora a Berlino<br />

Santiago Sierra<br />

Madrid, Spagna, 1966; vive e lavora a Lucca<br />

Rirkrit Tiravanija<br />

Buenos Aires, Argentina, 1961; vive e lavora a Chiang Mai<br />

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Kevin van Braak<br />

Warnseveld, Olanda, 1975; vive e lavora a Amsterdam<br />

Yelena Vorobyeva e Viktor Vorobyev<br />

Nebit-Dag, Kazakistan, 1959; vivono e lavorano ad Alma Ata<br />

Gillian Wearing,<br />

Birmingham, Inghilterra, 1963; vive e lavora a Londra<br />

Yerbossyn Mel<strong>di</strong>bekov e Nurbossyn Oris<br />

Tulkubas, Kazakistan, 1964; Schumkent, Kazakhstan, 1971;<br />

vivono e lavorano ad Alma Ata<br />

Artur Żmijewski<br />

Varsavia, Polonia, 1966; vive e lavora a Varsavia<br />

Architecture<br />

Asymptote<br />

Hani Rashid, Il Cairo, Egitto, 1958; Lise Anne Couture, Canada, 1959;<br />

vivono e lavorano a New York<br />

Norman Foster<br />

Manchester, Gran Bretagna, 1935; vive e lavora a Londra<br />

Massimiliano Fuksas<br />

Roma, 1944; vive e lavora a Roma<br />

Frank O.Gehry<br />

Toronto, Canada, 1929; vive e lavora a Los Angeles<br />

Zaha Ha<strong>di</strong>d<br />

Baghdad, Iraq, 1950; vive e lavora a Londra<br />

Daniel Libeskind<br />

Łódź, Polonia, 1946; vive e lavora a New York<br />

MVRDV<br />

Winy Maas, Jacob van Rijs, Nathalie de Vires, Amsterdam, Olanda;<br />

vivono e lavorano ad Amsterdam<br />

Jean Nouvel<br />

Fumel, Francia, 1945; vive e lavora a Parigi.<br />

Workshop and Performance<br />

Nevin Aladag<br />

Van, Turchia, 1972; vive e lavora a Berlino<br />

Vanessa Beecroft<br />

Genova, Italia, 1969; vive e lavora a New York<br />

Grzegorz Kowalski<br />

Varsavia, Polonia, 1940; vive e lavora a Varsavia<br />

Zorka Wollny<br />

Cracovia, Polonia, 1980; vive e lavora a Cracovia<br />

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History<br />

XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

Opere in mostra<br />

Libero Andreotti, Eroe nudo a cavallo e Vittoria alata con corona d’alloro, (Monumento ai caduti <strong>di</strong><br />

Milano) [Naked Hero on Horseback and Winged Victory with Laurel Crown, (Memorial to Milan’s<br />

fallen)], 1924 - 1930<br />

gesso/plaster, 243x80x154 cm<br />

Gipsoteca Libero Andreotti, Pescia<br />

Leonardo Bistolfi, La Sfinge [The Sphinx], 1892 ca.<br />

marmo bianco <strong>di</strong> Carrara/white Carrara marble, 78x66x68 cm<br />

Mart Museo d’Arte Moderna e Contemporanea <strong>di</strong> Trento e Rovereto<br />

Leonardo Bistolfi, La Mestizia, (modello per la tomba Durio) [The Sadness, (Model for Durio’s<br />

Grave)], 1898<br />

gesso/plaster, 220x50x50 cm<br />

Stu<strong>di</strong> Nicoli, Carrara<br />

Aldo Buttini, Atleta che si riposa [Resting Athlete], 1929 ca.<br />

Gesso/ Plaster, 60x32x32 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

Aldo Buttini, Atleta con asta [Athlete with Pole], 1929 ca.<br />

Gesso/ Plaster, 62x25x25 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

Aldo Buttini, Atleta con gagliardetto [Athlete with Pennant], 1929 ca.<br />

Gesso/ Plaster, 66x28x28 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

Aldo Buttini, Saltatore con asta [Pole Vaulter], 1929 ca.<br />

Gesso/ Plaster, 66x35x35 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

Aldo Buttini, Pugile che si asciuga [Boxer Drying Himself], 1929 ca.<br />

Gesso/ Plaster, 59x23x23 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

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Aldo Buttini, Pugile [Boxer], 1929 ca.<br />

Gesso/ Plaster, 59x23x23 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

Arturo Dazzi, Il Marinaio [The Sailor], 1934 - 1943<br />

marmo non lucidato/unpolished marble, 96x29x40 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

Lucio Fontana, La Vittoria [Victory], 1936<br />

courtesy Centro Stu<strong>di</strong> e Archivio della Comunicazione – Università <strong>di</strong> Parma<br />

Lucio Fontana, Angelo (bozzetto per la tomba Chinelli al Cimitero Monumentale, Milano) [Angel,<br />

(Sketch for Chinelli’s Tomb at Cimitero Monumentale, Milan)], 1949 ca.<br />

terracotta policroma/multicolored clay, 15x8x8 cm<br />

Collezione Centro Stu<strong>di</strong> e Archivio della Comunicazione – Università <strong>di</strong> Parma<br />

Arturo Martini, Minniti, l’eroe leggendario d’Africa [Minniti, the Legendariy Hero of Africa], 1936<br />

bronzo/bronze, 154x160x40 cm<br />

GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma<br />

Photo by Antonio I<strong>di</strong>ni<br />

Fausto Melotti, Maternità del gruppo Si re<strong>di</strong>mono i campi [Motherhood from the Fields are<br />

Redeemed group], 1942<br />

gesso/plaster, 260x100x150 cm<br />

Stu<strong>di</strong> Nicoli, Carrara<br />

Fausto Melotti, L’uomo che vanga del gruppo Si re<strong>di</strong>mono i campi [The Digging Man from the<br />

Fields are Redeemed group], 1942<br />

gesso/plaster, 260x130x150 cm<br />

Stu<strong>di</strong> Nicoli, Carrara<br />

Fausto Melotti, Donna seduta con chiave in mano del gruppo Si fondano le città [Sitting Woman<br />

with Key in Her Hand from the Cities are Built group], 1942<br />

gesso/plaster, 260x100x150 cm<br />

Stu<strong>di</strong> Nicoli, Carrara<br />

Fausto Melotti, Uomo che innalza una colonna del gruppo Si fondano le città [Man Raising a<br />

Column from the Cities are Built group], 1942<br />

gesso/plaster, 260x130x150 cm<br />

Stu<strong>di</strong> Nicoli, Carrara<br />

Alina Szapocznikow, Stalin, 2005, replica da un orginale del 1954/replica from 1954’s original<br />

resina <strong>di</strong> poliestere/polyester resin, 180x76x100 cm<br />

Muzeum Zamoyskich w Kozłówce, Kamionka<br />

ph. Grzegorz Zabłocki<br />

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Dymitr Szwarc, Lenin,1950<br />

ottone/brass, 260x100x75 cm<br />

Muzeum Zamoyskich w Kozłówce, Kamionka<br />

ph. Teresa Żółtowska-Huszcza<br />

Adolfo Wildt, Maschera <strong>di</strong> Mussolini [Mussolini’s Mask], 1923 - 1925<br />

marmo su lavagna/marble on slate, 55x50x22 cm<br />

GNAM Galleria Nazionale Arte Moderna, Roma<br />

ph. Antonio I<strong>di</strong>ni<br />

Wu Maoquan e Wu Huibao, Ritratto <strong>di</strong> Mao Zedong [Mao Zedong’s Portrait], 2008<br />

olio su tela/oil on canvas, 210x175 cm<br />

Wang Mingxiang, Beijing<br />

Wu Maoquan e Wu Huibao, Ritratto <strong>di</strong> Mao Zedong [Mao Zedong’s Portrait], 2008<br />

olio su tela/oil on canvas, 180x150 cm<br />

Wang Mingxiang, Beijing<br />

Anonymous, spille maoiste e copribraccio,<br />

materiali vari, 40 – 50 ban<strong>di</strong>erine/<br />

small Flags, Maoists pins and sleeve,<br />

various materials, 40 – 50 small flags<br />

Wang Mingxiang, Beijing<br />

Anonymous, Ritratto <strong>di</strong> Mao giovane, (modello) [Young Mao’s portrait, (model)]<br />

ceramica/ceramics, 40x35x15 cm<br />

Wang Mingxiang, Beijing<br />

Anonymous, Ritratto <strong>di</strong> Mao adulto, (modello) [Adult Mao’s portrait, (model)]<br />

ceramica/ceramics, 40x35x15 cm<br />

Wang Mingxiang, Beijing<br />

Anonymous, Ritratto <strong>di</strong> Mao, (modello) [Mao’s portrait, (model)]<br />

legno/wood, <strong>di</strong>ameter 40 cm, Wang Mingxiang, Beijing<br />

Present<br />

Carl Andre, Crux 14, 2010<br />

lastre <strong>di</strong> ferro/iron plates, 50x50x0,5 cm (each)<br />

Giorgio Andreotta Calò, Per ogni lavoratore morto [For Every Dead Worker], 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 250x130x80 cm<br />

Marble donated by Cooperativa Canalgrande<br />

Huma Bhabha, Untitled, 2010<br />

tecnica mista/mixed me<strong>di</strong>a, 113x94x180 cm<br />

32


Huma Bhabha, The Unnamed, 2010<br />

tecnica mista/mixed me<strong>di</strong>a, 110x105x150 cm<br />

Rossella Biscotti, Gli anarchici non archiviano (dalle carte <strong>di</strong> Alberto Meschi, Ugo Fedeli e Hugo<br />

Rolland) [Anarchists do not archive (From Alberto Meschi, Ugo Fedeli and Hugo Rolland’s<br />

papers)], 2010<br />

piombo, legno, ferro/plumber, wood, iron, 230x160, 160x130 cm<br />

Produced by Lettergieten, Amsterdam<br />

Monica Bonvicini, Wrong Do It Again, 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 500x200x100cm<br />

Produced by Stu<strong>di</strong>o d'Arte Carlo Telara, Carrara<br />

Carlos Bunga, Collective Memory, 2010<br />

sabbia/sand, 465x485x30<br />

Carlos Bunga, Absence, 2010<br />

cartone, pittura, legno, pie<strong>di</strong>stallo in marmo/cardboard, paint, wood, marble plinth, <strong>di</strong>mensioni<br />

ambiente/variable <strong>di</strong>mensions<br />

Cai Guo-Qiang, One Thousand Youngsters Drawing David, 2010<br />

marmo, copia in gesso del busto del David <strong>di</strong> Michelangelo, proiezione video/marble block,<br />

plaster reproduction of Michelangelo's David bust, video projection, 620x200x140 cm<br />

marble block installation by Cave Michelangelo<br />

Valentin Carron, Untitled, 2009<br />

legno, acciaio zincato, pittura/wood, zinc coated steel, paint, 1100x628x110 cm, base<br />

110x628x628 cm<br />

ph. Stefan Altenburger Photography<br />

courtesy the artist and Galerie Eva Presenhuber, Zurich<br />

Maurizio Cattelan, Untitled, 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 240x120x242 cm<br />

ph. Zeno Zotti<br />

Produced by Stu<strong>di</strong>o d’Arte Cave Michelangelo<br />

Marcelo Cidade, White Blood, White Gold, White Power, 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 250x150x150 cm<br />

Produced by Cave Michelangelo, Carrara<br />

Nemanja Cvijanović, The Monument to the Memory of the idea of the Internationale, 2010<br />

installazione au<strong>di</strong>o/au<strong>di</strong>o installation<br />

Sam Durant, Dead Labor Day, 2010<br />

legno, acciaio/wood, steel, 480x420x400 cm<br />

courtesy Paula Cooper Gallery, New York<br />

33


Urs Fischer, Marguerite de Ponty, 2006 - 2008<br />

alluminio e viti cromate/alluminiun and chromium-plated screws, 487,7x760,7x431,8 cm<br />

courtesy the artist and Galerie Eva Presenhuber, Zurich<br />

Yona Friedman, L'architettura mobile in marmo [The Marble Movable Architecture], 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 240x150x40 cm<br />

Produced by S.G.F., Carrara, Istituto del Marmo Pietro Tacca e/and Devoti 3D<br />

Yona Friedman, Città pesante [Heavy City], 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 240x150x50 cm<br />

Produced by S.G.F., Carrara, Istituto del Marmo Pietro Tacca e/and Devoti 3D<br />

Cyprien Gaillard, Untitled (New York Marble Sculpture), Working Title, Senza titolo (<strong>scultura</strong> <strong>di</strong><br />

New York <strong>di</strong> marmo), titolo <strong>di</strong> lavoro, 2010<br />

teca, frammento <strong>di</strong> marmo bianco/cabinet, white marble fragment, 3x15x15 cm il frammento/the<br />

fragment<br />

Donation Peter Rinal<strong>di</strong>, Port Authority New York<br />

Antony Gormley, 2x2, 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 185x50x35 cm each<br />

courtesy of Antony Gormley and Galleria Continua, San Gimignano/Beijin/Le Moulin<br />

Produced by TorArt, Carrara<br />

Thomas Houseago, Study for Sun/Moon Figure, 2009, tuf-cal, canapa, ferro, legno,<br />

grafite, carboncino/tuf-cal, hemp, iron, wood, graphite, charcoal,<br />

298 x 61 x 61 cm.<br />

courtesy the artist and ZERO..., Milano<br />

Thomas Houseago, Clay Helmets (Cyclops), 2009, tuf-cal, canapa, ferro, legno rosso <strong>di</strong><br />

California/tuf-cal, hemp, iron, Californian red wood, 175x60x60 cm<br />

Collezione privata/Private Collection<br />

Thomas Houseago, Milan (Sitting Figure), 2009, tuf-cal, canapa, ferro, grafite/tuf-cal,<br />

hemp, iron, graphite, 154x124x106 cm<br />

Heinz Peter Hager, Bolzano<br />

ph. Jacopo Menzani<br />

Thomas Houseago, Tongue mask, 2009<br />

tuf-cal, canapa, ferro, legno rosso <strong>di</strong> California/ tuf-cal, Hemp, Iron, Californian Red Wood,<br />

187x35x45 cm<br />

courtesy the artist and ZERO...<br />

Daniel Knorr, Ave Michelangelo, 2010<br />

incenso, legno, carta <strong>di</strong> sigarette, colore, fuoco/incense, wood, cigarettes paper, pigments, fire,<br />

500x30 cm<br />

34


Terence Koh, Boy by the Roman Sea, 2010<br />

marmo/marble, 40x90x55 cm; base 134x223x83 cm<br />

Produced by Marco Ravenna, Carrara<br />

Liu Jianhua, Unreal Scene, 2008<br />

acciaio, plastica, colla/steel, plastic, glue, 304x280 cm, 247x59 cm, 102x25 cm<br />

Courtesy Galleria Continua San Gimignano/Beijin/Le Moulin<br />

ph. Ela Bilakowska<br />

Paul McCarthy, Shit, 2010<br />

travertino noce/nut travertine, 160x360x240 cm<br />

Produced by Stu<strong>di</strong> Nicoli, Carrara<br />

Yerbossyn Mel<strong>di</strong>bekov and Nurbossyn Oris, Family Album, 2007 – 2010<br />

stampe fotografiche con cornice/photographic prints with frame, 55x40 cm e/and 30x70 cm su<br />

cartone/on cardboard 40x30 cm<br />

courtesy Nina Lumer, Milano<br />

Ohad Meromi, The Panhandler,<br />

2010, polistirolo, legno/styrofoam,wood, 500x300x250 cm<br />

Gustav Metzger, Historic Photograph: Liquidation of the Warsaw Ghetto, April 19-28 days, 1943,<br />

1995 - 2010<br />

foto b/n su carta OPP blue back paper montata su tavola, rovine/b/w photo on OPP blue back<br />

paper on board, ruins, 150x211 cm<br />

courtesy Musée départemental d’art contemporain de Rochechouart<br />

Gustav Metzger, Historic Photograph: Hitler Youth, EingesecheeIsst, 1997-2010<br />

foto b/n su carta OPP blue back paper, lastra <strong>di</strong> ferro/b/w photo on OPP blue back paper, iron<br />

plate, 121x177,5x0,4 cm<br />

ph. David Bordes<br />

courtesy Musée départemental d’art contemporain de Rochechouart<br />

Gustav Metzger, Historic photograph: Fireman with Child, Oklaoma 1995, 1998 - 2007<br />

stampa su adesivo microforato montato su perspex trasparente, mattoni <strong>di</strong> cemento/print on<br />

microperforated sticker on transparent perspex, concrete bricks, 163x200,5x0,4 cm<br />

courtesy Musée départemental d’art contemporain de Rochechouart<br />

Gustav Metzger, Historic Photograph: to Walk into, Massacre on the Mount, Jerusalem, 8<br />

November, 1990, 1996 - 2010<br />

foto b/n su telo pvc, lino/b/w photo on pvc cloth, linen, 238x395 cm<br />

Deimantas Narkevicius, Anarchy in Carrara (to Adeline), 2010<br />

installazione au<strong>di</strong>o/au<strong>di</strong>o installation, 3 min. ogni 15 min/3 min. every 15 min.<br />

35


Kristina Norman, Ufo Monument, 2010<br />

installazione, pietra/installation, stone, <strong>di</strong>mensioni ambiente/variable <strong>di</strong>mensions<br />

courtesy and Tallinn Kunsthalle<br />

Damián Ortega, L’uovo [The Egg], 2010<br />

marmo statuario/statuesque marble, Ø 80 cm<br />

Produced by SMC, Carrara<br />

Santiago Sierra, NO, 2010<br />

marmo bianco <strong>di</strong> Carrara/white Carrara marble, 200x130x35 cm; 200x155x35 cm<br />

Produced by Pedrini, Marina <strong>di</strong> Carrara<br />

Rirkrit Tiravanija, Senza titolo (il Monolite si muoverà al volere della gente, uno) [Untitled (the<br />

Monolith Will Move at the Will of the People, One)], 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 450x800x70 cm<br />

Produced by Cave Michelangelo e Campolonghi<br />

Rirkrit Tiravanija, Senza titolo (il Monolite si muoverà al volere della gente, due) [Untitled (the<br />

Monolith Will Move at the Will of the People, Two)], 2010<br />

marmo <strong>di</strong> Carrara/Carrara marble, 450x800x70 cm<br />

Produced by Cave Michelangelo e Campolonghi<br />

Ylenia Vorobyeva & Victor Vorobyev, Venus and Manty, 2010<br />

stampa fotografica su alluminio/photographic print on alluminium, 90x60 cm<br />

courtesy Impronte Contemporary Art, Milano<br />

Ylenia Vorobyeva & Victor Vorobyev, Baiterek Tower. Imagination of power or power of<br />

imagination?, 2008<br />

stampa fotografica su alluminio/photographic print on alluminium, 60x40 cm<br />

courtesy Impronte Contemporary Art, Milano<br />

Gillian Wearing, Be a Monument, 2010<br />

stampe fotografiche/photographic<br />

prints, misure variabili/variable<br />

<strong>di</strong>mensions<br />

Artur Żmijewski, Riccio, 2010<br />

videoproiezione/videoprojection, 12 min<br />

Artur Żmijewski, Andrea, 2010<br />

videoproiezione/videoprojection, 12 min<br />

Architecture<br />

Asymptote, Strata Tower, Abu Dhabi, 2008<br />

modello/scale model, sla resina, 68,58x60,96x71,12 cm<br />

36


Foster + Partners, Hearst Tower, New York, 2000<br />

modello/scale model, 119x53x58 cm<br />

Massimiliano and Doriana Fuksas, Centro Congressi Roma-EUR [Rome-EUR Conference<br />

Centre], 1998<br />

modello/scale model, 96x221x101 cm<br />

courtesy of Stu<strong>di</strong>o Fuksas<br />

ph. Francesco Colarossi<br />

Frank O. Gehry, Beekman Tower, 2006 - 2010<br />

progetto/architectural project, dettagli/details, stampa fotografica su forex/photographic print on<br />

forex, 30x15 cm<br />

courtesy of Gehry Partners<br />

Zaha Ha<strong>di</strong>d Architects, Orchis, 2010<br />

marmo/marble, 82x150x74<br />

Design Zaha Ha<strong>di</strong>d and Patrik Shumacher, Project Designer Johannes Schafelner, Design Team<br />

Ju<strong>di</strong>th Schafelner and Andres Schenker<br />

Produced by TorArt<br />

Daniel Libeskind, Memory Foundations Project at the World Trade Center site, 2003<br />

modello/scale model, legno, plexiglas/wood, plexigas, 152,40x226,53x58,42 cm<br />

National September 11 Memorial & Museum at the World Trade Center<br />

Courtesy Lower Manhattan Development Corporation<br />

MVRDV & ADEPT, Village in the Sky, 2008<br />

modello/scale model, 125x80x80 cm<br />

Courtesy MVRDV & ADEPT<br />

Jean Nouvel, Torre Agbar, 2000<br />

modello/scale model, tecnica mista/mixed me<strong>di</strong>a, 52x36x36 cm<br />

Realized by Etienne Follenfant<br />

Layetana Desarrollos Inmobiliarios, s.a.<br />

37


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

Biennale Educational<br />

Più <strong>di</strong> 4000 allievi, oltre 200 attività per scuole <strong>di</strong> infanzia, primarie e secondarie<br />

<strong>di</strong>stribuite su tutto il territorio comunale: tutto questo è Biennale Educational l’innovativo<br />

programma <strong>di</strong> educazione al contemporaneo promosso e organizzato dalla XIV Biennale<br />

Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara, che ha portato l’arte contemporanea nelle scuole<br />

prima ancora dell’inizio della mostra.<br />

Grande sod<strong>di</strong>sfazione per il progetto è stata espressa dai referenti delle scuole locali<br />

all’organizzazione, e alcuni docenti hanno confermato la loro adesione al ciclo autunnale<br />

del programma. Hanno aderito con entusiasmo anche insegnanti <strong>di</strong> materie<br />

apparentemente più lontane dal linguaggio artistico, quali la fisica e la geografia, a<br />

testimonianza <strong>di</strong> come l’arte contemporanea, grazie alla sua complessità e<br />

inter<strong>di</strong>sciplinarietà, possa essere vissuta come momento <strong>di</strong> approccio al mondo che ci<br />

circonda e alle tematiche <strong>di</strong> più stretta attualità.<br />

“La risposta all'iniziativa è stata ottima” sostengono gli ideatori del programma <strong>di</strong><br />

Biennale Educational, Giorgia Passavanti e Christian Marinari, “l'entusiasmo che tutte le<br />

scuole hanno <strong>di</strong>mostrato sta a testimoniare sia l'esigenza <strong>di</strong> confrontarsi con il linguaggio<br />

dell'arte contemporanea che la volontà <strong>di</strong> essere parte integrante <strong>di</strong> un evento così<br />

importante come la Biennale. Una tra le richieste più frequenti da parte degli insegnanti è<br />

stata quella che, partendo da questa esperienza, si possa creare un <strong>di</strong>alogo costante tra<br />

arte e scuola, al fine <strong>di</strong> pianificare questo tipo <strong>di</strong> laboratori già dall'inizio dell'anno<br />

scolastico”.<br />

Il ciclo <strong>di</strong>dattico è andato ben oltre l’esperienza isolata <strong>di</strong> un semplice laboratorio artistico<br />

e ha trovato la sua originalità nel fatto che gli studenti non hanno imparato una tecnica<br />

espressiva, ma sono stati anzi aiutati a comprendere alcuni passaggi concettuali che<br />

stanno alla base dell’arte attuale. “La sfida <strong>di</strong> suscitare entusiasmo nei ragazzi - con<br />

un'operazione meno convenzionale - è stata vinta - continua Giorgia Passavanti -<br />

pensare che il linguaggio dell'arte contemporanea sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile accesso è uno sbaglio:<br />

per ricredersi basterebbe entrare nelle aule <strong>di</strong> una scuola d'infanzia e osservare i bambini<br />

alle prese con le opere <strong>di</strong> Maurizio Cattelan”.<br />

Le attività, infatti, hanno tratto ispirazione dal tema principale della manifestazione, il<br />

monumento tra tra<strong>di</strong>zione e modernità, e dalle opere <strong>di</strong> alcuni degli artisti ospiti. È così<br />

che i ragazzi hanno potuto comprendere quanto il linguaggio dell’arte fornisca spesso<br />

una risposta a problematiche attuali. Per esempio, attraverso lo stu<strong>di</strong>o del No, Global<br />

Tour <strong>di</strong> Santiago Sierra, gli studenti hanno parlato <strong>di</strong> globalizzazione, oppure,<br />

38


avvicinandosi ad alcune delle opere pirotecniche <strong>di</strong> Cai Guo-Qiang, i famosi Gunpowder<br />

drawings, hanno appreso il ruolo del caso e dell’improvvisazione nell’estetica<br />

contemporanea.<br />

Biennale Educational continua per la durata <strong>di</strong> tutta la mostra con visite guidate in<br />

italiano e in inglese per gruppi <strong>di</strong> adulti e ragazzi, laboratori creativi e lu<strong>di</strong>ci, e si<br />

conclude in aula soltanto in autunno con un altro ciclo teso a raccogliere le impressioni<br />

che i ragazzi che hanno avuto dal contatto con le opere esposte.<br />

Quattro sono gli itinerari tematici pensati non solo per i bambini ma anche per i visitatori<br />

che vogliono accostarsi alla mostra da una prospettiva del tutto originale: si va dal<br />

percorso sensoriale-emotivo, a quello storico, passando per quello lu<strong>di</strong>co in senso stretto,<br />

popolato da robot, alieni e figure bizzarre. La visita alla mostra può inoltre trasformarsi in<br />

una avventura per tutte le età grazie all’itinerario gioco, ovvero un percorso costituito da<br />

semplici domande che permetteranno <strong>di</strong> esercitare la memoria, la capacità <strong>di</strong><br />

osservazione e la curiosità.<br />

Infine i laboratori si svolgeranno presso il Centro Internazionale <strong>di</strong> Arti Plastiche <strong>di</strong><br />

Carrara. Le attività, tre per bambini e tre per adulti, si ispirano ad alcune opere presenti in<br />

mostra, ad esempio quelle <strong>di</strong> Gillian Wearing e Carlos Bunga, ma anche più estesamente<br />

al concetto <strong>di</strong> monumento.<br />

Biennale Educational è un’iniziativa organizzata dal Comune <strong>di</strong> Carrara grazie al<br />

sostegno <strong>di</strong> UniCoop Tirreno, Camera <strong>di</strong> Commercio della Provincia <strong>di</strong> Massa e<br />

Carrara, Progetto eduMusei della Regione Toscana.<br />

39


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

Eventi Paralleli<br />

La XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara è accompagnata per tutta la sua<br />

durata da <strong>di</strong>eci eventi organizzati da associazioni, gallerie e artisti, selezionati grazie ad<br />

un concorso pubblico lanciato nei mesi scorsi e chiuso il 28 febbraio. Alla preselezione<br />

hanno partecipato più <strong>di</strong> trenta realtà attive su tutto il territorio nazionale, con proposte<br />

eterogenee.<br />

La commissione selezionatrice - formata da Luisa Passeggia, ricercatrice presso la<br />

Facoltà <strong>di</strong> Scienze dei Beni Culturali dell’Università <strong>di</strong> Pisa e autrice del volume Carrara e<br />

il Mercato della Scultura per la Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio, Antonio Grulli, giovane<br />

critico e curatore che recentemente ha partecipato al progetto Monument to<br />

transformation (una piattaforma <strong>di</strong> osservazione e riflessione sulla società negli ultimi<br />

trent’anni), Michele Monfroni per i laboratori <strong>di</strong> Scultura, e la giovane Elena Marchini<br />

come esponente degli ambiti giovanili <strong>di</strong> Carrara - ha stilato una graduatoria dalla quale<br />

sono stati estrapolati <strong>di</strong>eci progetti che vengono realizzati in totale autonomia dai<br />

soggetti proponenti.<br />

Il programma finale è molto vario: si va da performance a proiezioni video, dallo<br />

spettacolo teatrale alla <strong>scultura</strong> e al design contemporaneo. Alcuni soggetti presentano<br />

singole monografie, altri, invece, indagini più ampie sul panorama giovanile o ricognizioni<br />

storiche. Non mancano infine eventi inter<strong>di</strong>sciplinari, capaci <strong>di</strong> dare inizio a nuove<br />

alchimie tra le pratiche espressive.<br />

Lo spazio F65, store all’interno della Bufalini Marmi, per esempio, <strong>di</strong>venta location per<br />

due eventi <strong>di</strong> natura completamente <strong>di</strong>versa, che hanno il marmo come minimo comun<br />

denominatore. Mentre la grande videoproiezione <strong>di</strong> Arthur Duff, grazie all’uso <strong>di</strong> un laser<br />

bianco, contribuisce a rivelare gli ine<strong>di</strong>ti e suggestivi valori semantici della parola marmo,<br />

il progetto Il senso delle cose racconta la ricerca del designer Paolo Ulian, attraverso le<br />

sue opere più significative e caratterizzanti, arricchite per l´occasione da prototipi ine<strong>di</strong>ti.<br />

L’associazione culturale Opera Bianca regala suggestioni fluxus nell’ambito <strong>di</strong> Differenze<br />

<strong>di</strong> Stile: People - evento in tre giornate che confronta fotografia, installazioni,<br />

performance e <strong>scultura</strong>, alla ricerca <strong>di</strong> assonanze e <strong>di</strong>ssonanze nei linguaggi e nelle<br />

forme -, mentre l’incontro tra teatro e <strong>scultura</strong> è reso possibile da Beckett and White,<br />

progetto dello Stu<strong>di</strong>o d’arte Corsanini che corre sul filo dell’opera <strong>di</strong> Beckett. Da una<br />

parte la compagnia La Tartaruga mette in scena proprio all’interno <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

40


<strong>scultura</strong> Happy days <strong>di</strong> Samuel Beckett, con l’intenzione <strong>di</strong> creare un momento <strong>di</strong><br />

riflessione inter<strong>di</strong>sciplinare; dall’altra, Itto Kuetani, con un’opera dal carattere ambientale<br />

e Cristian Biasci con La luce inquieta propongono nuove interpretazioni della<br />

materialità della <strong>scultura</strong>.<br />

Grande spazio è riservato anche alle rassegne su movimenti storici e tendenze dell’arte<br />

contemporanea. Una riflessione sulla qualità della ricerca artistica in Toscana è quella<br />

proposta dalla galleria fiorentina Vianuova arte contemporanea in Niente da vedere<br />

tutto da vivere, a cura <strong>di</strong> Lorenzo Bruni. Il progetto, che si articola in tre sezioni, offre<br />

uno spaccato della scena artistica toscana, dalle sperimentazioni degli anni Sessanta alle<br />

nuove energie delle generazioni più giovani.<br />

Dal regionale si passa poi alla scena nazionale con la mostra Arte povera in Accademia<br />

dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara, che propone una panoramica su uno dei più<br />

importanti movimenti artistici che ha avuto origine nel nostro Paese.<br />

Dopo le ricognizioni sul territorio nazionale, due eventi raccontano da prospettive <strong>di</strong>verse<br />

l’importanza che il luogo ha per la genesi artistica. Se da una parte Transfer of location,<br />

<strong>di</strong> Gum Stu<strong>di</strong>o, mette a confronto due generazioni <strong>di</strong> artisti formatesi prima e dopo la<br />

caduta del regime sovietico, dall’altra, negli spazi del Battistero del Duomo, la Marrana<br />

Arteambientale e Castello Malaspina <strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo in collaborazione con Telara Marmi,<br />

nell’ambito della mostra Dare arte al luogo, presentano i progetti <strong>di</strong> Alfredo Jaar, Flavio<br />

Favelli ed Emanuele Becheri generati dall’incontro con due ambienti davvero particolari: il<br />

parco della Marrana e il Castello <strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo.<br />

Dall’arte ambientale si passa poi ai gran<strong>di</strong> interventi che ri<strong>di</strong>segnano la fisionomia urbana<br />

con Dare arte alla città, presentato nuovamente dalla Marrana: vengono presentati in<br />

quest’occasione due <strong>di</strong>versi progetti per spazi pubblici: Deep Fountain, fontana<br />

realizzata dall’artista Cristina Iglesias con gli architetti Robbrecht e Daem in Leopold<br />

Waelplaats ad Anversa, e la proposta <strong>di</strong> ristrutturazione <strong>di</strong> Piazza Ver<strong>di</strong> alla Spezia<br />

dell’artista Idetoshi Nagasawa, con l’architetto De Vita.<br />

Dopo l’excursus in campo architettonico e urbanistico si ritorna al territorio con la mostra<br />

personale Destini svelati, <strong>di</strong> Mario Sasso, a cura dell’associazione culturale Ars Gratia<br />

Artis: due video-ritratti, prodotti per la città, che rileggono la realtà locale legata al marmo<br />

e alle cave e che verranno donati a un museo citta<strong>di</strong>no.<br />

Per finire si scivola nella <strong>di</strong>mensione dell’onirico e del fantastico al Centro <strong>di</strong> Arti Plastiche<br />

attraverso l’opera dell’artista tedesco Frank Breidenbruch, e le visioni bizzarre <strong>di</strong> Luigi<br />

Mainolfi con le sue Arpie, sfere, dune e altre presentati rispettivamente<br />

dall’Associazione Culturale La Chimera, e dalla Galleria Nicola Ricci arte contemporanea.<br />

41


EVENTI PARALLELI (in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> apertura)<br />

Associazione La Chimera<br />

Franck Breidenbruch. Testimoni: forma e memoria<br />

A cura <strong>di</strong> Riccardo Forfori<br />

Centro Internazionale delle Arti Plastiche <strong>di</strong> Carrara<br />

Via Canal Del Rio, Carrara (MS)<br />

Dal 24 giugno al 15 settembre 2010<br />

Inaugurazione: mercoledì 23 giugno ore 18.00<br />

Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara<br />

Arte Povera in Accademia<br />

Alighiero Boetti, Mario Ceroli, Piero Gilar<strong>di</strong>, Jannis Kounellis, Mario Merz, Pino Pascali,<br />

Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio.<br />

A cura <strong>di</strong> Marco Bau<strong>di</strong>nelli e Alessandro Romanini<br />

Aula Magna dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara, Via Roma 1, Carrara (MS)<br />

Dal 25 giugno al 10 settembre 2010<br />

Inaugurazione: giovedì 24 giugno ore 18.00<br />

Ars Gratia Artis<br />

Mario Sasso. Destini svelati<br />

A cura <strong>di</strong> Federica Forti, da un’idea <strong>di</strong> Gabriella Lazzoni e Federica Forti<br />

Fondo <strong>di</strong> Piazza Alberica 1<br />

Dal 25 giugno al 15 settembre 2010<br />

Inaugurazione: giovedì 24 giugno ore 19.00<br />

Gum Stu<strong>di</strong>o<br />

Czech point / Transfer of location<br />

Jiří Kovanda, Aleš Čermák, Peter Demek, Tomáš Džadoň, Jan Krtička, Veronika<br />

Neumannová, Robert Vlasák<br />

A cura <strong>di</strong> Andrea Štekrová e Gum stu<strong>di</strong>o (James Harris, Helena Hla<strong>di</strong>lovà e Namsal<br />

Siedlecki)<br />

Gum stu<strong>di</strong>o, via Apuana 3, Carrara<br />

Dal 24 giugno al 24 agosto 2010, mostra collettiva<br />

Dal 25 agosto al 25 ottobre 2010, mostra personale <strong>di</strong> solo Jiří Kovanda<br />

Inaugurazione: giovedì 24 giugno ore 21.00<br />

42


Galleria Nicola Ricci artecontemporanea<br />

Luigi Mainolfi. Arpie, sfere, dune e altre<br />

A cura <strong>di</strong> Francesco Poli<br />

Centro Internazionale delle Arti Plastiche <strong>di</strong> Carrara, Via Canal Del Rio, Carrara (MS)<br />

Dal 25 giugno al 31 ottobre 2010<br />

Apertura: venerdì 25 giugno ore 11.00<br />

F65<br />

Arthur Duff. Stonewall. Whitewash<br />

A cura <strong>di</strong> Chiara Gui<strong>di</strong><br />

F65, Viale Domenico Zaccagna 49, Marina <strong>di</strong> Carrara (MS)<br />

Dal 26 giugno al 12 luglio documentazione della proiezione video <strong>di</strong> Arthur Duff<br />

Performance: sabato 25 giugno dalle ore 21.00 proiezione dell’artista<br />

La Marrana Arteambientale e Castello <strong>di</strong> Malaspina <strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo, in collaborazione<br />

con Carlo Telara Marmi<br />

Dare arte al luogo - Dare arte alla città<br />

Emanuele Becheri, Flavio Favelli, Alfredo Jaar, Cristina Iglesias, Idetoshi Nagasawa<br />

A cura <strong>di</strong> La Marrana arteambientale e Castello Malaspina <strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo<br />

Battistero del Duomo, Piazza Duomo, Carrara (MS)<br />

Dal 25 giugno al 12 settembre 2010<br />

25 – 27 giugno, ore 11.00 - 22.30<br />

2 luglio - 12 settembre, solo il venerdì, sabato e domenica dalle 18.00 alle 22.30<br />

Inaugurazione: sabato 26 giugno ore 17.30<br />

F65<br />

Paolo Ulian. Il senso delle cose<br />

A cura <strong>di</strong> Francesca Bufalini e Rossana Mazzi<br />

F65, Viale Domenico Zaccagna 49, Marina <strong>di</strong> Carrara (MS)<br />

Dal 5 settembre al 31 ottobre 2010<br />

Inaugurazione: sabato 4 settembre ore 18.30<br />

43


Vianuova arte contemporanea<br />

Niente da vedere tutto da vivere<br />

Tornare per partire: Francesca Banchelli, Stefania Balestri, Francesco Carone,<br />

Michelangelo Consani, Martina della Valle, Yuki Ichihashi, Irina Kholodnaya, Jacopo<br />

Miliani, Giovanni Ozzola, Olga Pavlenko, Stu<strong>di</strong>o + +, Moira Ricci, Hla<strong>di</strong>lová/Siedlecki,<br />

Mirko Smerdel, Eugenia Vanni, Enrico Vezzi.<br />

Presenze: Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Maurizio Nannucci, Gianni Pettena.<br />

Luoghi: Daniele Bacci, Vittorio Cavallini, Vittorio Corsini, Palo Masi, Massimo Nannucci,<br />

Paolo Parisi, Robert Pettena.<br />

A cura <strong>di</strong> Lorenzo Bruni<br />

Istituto del Marmo Pietro Tacca, Via Pietro Tacca 36, Carrara (MS)<br />

Dal 27 giugno al 15 settembre 2010<br />

Inaugurazione: domenica 27 giugno dalle 12.00; performance dalle 18.00 alle 22.00<br />

Stu<strong>di</strong>o d’Arte Corsanini<br />

Beckett and White<br />

Happy days <strong>di</strong> S.Beckett<br />

Compagnia teatrale La Tartaruga, con regia <strong>di</strong> Fabrizio Corucci, scenografia <strong>di</strong> Cristian<br />

Biasci e interpretazione <strong>di</strong> Rossella Gagliar<strong>di</strong><br />

A cura <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o d’Arte Corsanini<br />

Stu<strong>di</strong>o d’Arte Corsanini, viale Zaccagna 6, Avenza, Carrara (MS)<br />

Cava Galleria Ravaccione, loc. Fantiscritti, Carrara (MS)<br />

15 luglio e 22 luglio 2010, inizio spettacolo ore 20.30<br />

La luce inquieta <strong>di</strong> Cristian Biasci<br />

A cura <strong>di</strong> Anna Caterina Bellati<br />

Stu<strong>di</strong>o d’Arte Corsanini, viale Zaccagna 6, 54031 Avenza Carrara, MS<br />

Dal 15 al 31 luglio 2010<br />

Inaugurazione: giovedì 15 luglio ore 20.30<br />

Itto Kuetani. Ritorno alla madre terra<br />

A cura <strong>di</strong> Enrico Crispolti<br />

Cava Galleria Ravaccione, loc. Fantiscritti, Carrara<br />

Dal 23 luglio al 7 gennaio 2010<br />

Inaugurazione: giovedì 22 luglio ore 21.30<br />

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Opera Bianca e Stu<strong>di</strong>ocentoquin<strong>di</strong>ci<br />

Differenze <strong>di</strong> Stile: people<br />

Ursula Alter, Paola Bensi, Luigi Biagini, Lella Cervia, Antonio Cozza, Nardo Dunchi,<br />

Formisano,Stefania Gemignani, Robert Gove, Stefano Graziano, Fausto Guadagni, Ugo<br />

Gui<strong>di</strong>, Fabrizio Lorenzani, Holly Manyak, Verena Mayer-Tasch, Sophie Mon<strong>di</strong>ni, Federico<br />

Nobili, Filippo Rolla, Franco Rossi, Nadja Sabbioni, Dominique Stroobant<br />

A cura <strong>di</strong> Lella Cervia e Filippo Rolla<br />

Stu<strong>di</strong>centoquin<strong>di</strong>ci, via Provinciale 115, Nazzano, Carrara<br />

Dal 27 al 29 agosto 2010<br />

Inaugurazione: ogni sera alle ore 21.00<br />

45


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

Il marchio logotipo<br />

La Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara consolida la sua immagine grazie<br />

all’originale marchio logotipo selezionato fra i molti progetti che hanno risposto al bando<br />

<strong>di</strong> concorso pubblico che si è chiuso con enorme successo il 20 aprile scorso.<br />

Il concorso è stato vinto da Tomas Ghisellini, architetto ferrarese, professore associato<br />

presso la Facoltà <strong>di</strong> Architettura <strong>di</strong> Ferrara.<br />

“E' nato il logo per la Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura – ha commentato Giovanna<br />

Bernar<strong>di</strong>ni, Assessore alle Politiche Culturali del Comune <strong>di</strong> Carrara - il marchio che da<br />

quest'anno accompagnerà tutte le e<strong>di</strong>zioni per rafforzarne la presa comunicativa e<br />

l'identità. Selezionato dopo un attento esame <strong>di</strong> numerosi progetti, il nuovo logo sintetizza<br />

graficamente i molteplici significati connessi all'evento espositivo. Un grazie va<br />

all'Associazione Amici dell'Accademia, e in particolare alla signora Lina Sicari, che ha<br />

<strong>di</strong>mostrato amicizia anche nei confronti della Biennale, facendosi carico <strong>di</strong> un'iniziativa<br />

che qualifica ulteriormente questo quattor<strong>di</strong>cesimo appuntamento con l'arte<br />

contemporanea a Carrara.”<br />

Grande sod<strong>di</strong>sfazione è stata dunque espressa da tutti i promotori della gara, che ha<br />

visto la partecipazione <strong>di</strong> ben 153 progetti, presentati da singoli, gruppi, grafici, designer<br />

e artisti provenienti da tutta Italia.<br />

Il concorso ha rappresentato un’occasione unica per i suoi partecipanti, non solo per il<br />

premio <strong>di</strong> 5.000 euro, messo a <strong>di</strong>sposizione dall’Associazione Amici dell’Accademia<br />

<strong>di</strong> Belle Arti, ma soprattutto perché il marchio rappresenta la costante simbolica della<br />

Biennale per tutte le e<strong>di</strong>zioni a venire.<br />

“Il nuovo logotipo della Biennale – ha <strong>di</strong>chiarato a sua volta Lina Sicari, Presidente<br />

dell’Associazione Amici dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti – nasce dalla felice unione fra le idee<br />

proposte dal curatore Fabio Cavallucci e il mecenatismo <strong>di</strong> un’associazione culturale,<br />

l’Associazione Amici dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara. Questa collaborazione si<br />

pone come modello virtuoso <strong>di</strong> sostegno all’arte, non sempre praticato e cercato, che<br />

rimane una risorsa fondamentale per la realizzazione <strong>di</strong> progetti ad ampio respiro.<br />

L’Associazione lascia in questo modo un segno tangibile e riconoscibile, legando, oggi<br />

come ieri, il suo nome alla Biennale”.<br />

46


I lavori sono stati giu<strong>di</strong>cati da una giuria, formata da personalità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>scusso prestigio<br />

nel panorama culturale contemporaneo.<br />

Alla commissione hanno preso parte il Professor Marco Bau<strong>di</strong>nelli, Direttore<br />

dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara dal 2003, ed Art <strong>di</strong>rector per la casa e<strong>di</strong>trice<br />

Arnaldo Mondadori E<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Milano, in rappresentanza dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong><br />

Carrara; Fabio Cavallucci, Direttore Artistico della XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong><br />

Scultura <strong>di</strong> Carrara, in rappresentanza del Comune <strong>di</strong> Carrara; e il Professore Flavio<br />

Maria Giuseppe Lorusso, Presidente del corso <strong>di</strong> Laurea Magistrale in Architettura<br />

dell’Università <strong>di</strong> Firenze, in rappresentanza dell’Internazionale Marmi e Macchine.<br />

Presidente della giuria, l’artista svizzera Cordelia von den Steinen, già allieva <strong>di</strong> Marino<br />

Marini e insegnante <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno e <strong>scultura</strong>.<br />

“La commissione – si legge nel verbale– in<strong>di</strong>vidua, all’unanimità dei presenti, nel progetto<br />

presentato da Tomas Ghisellini la risposta più convincente rispetto alle finalità del<br />

bando, poiché teso a in<strong>di</strong>viduare un’immagine logotipo che richiami la storia della<br />

Biennale in una capacità <strong>di</strong> proiezione futura, con caratteristiche <strong>di</strong> versatilità, come<br />

applicazione grafica e tri<strong>di</strong>mensionale, e applicabilità in più forme, tra cui gadgets e<br />

oggettistica”.<br />

Dopo aver decretato il vincitore, la commissione “compiacendosi con l’Amministrazione<br />

Comunale e l’Associazione Amici dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara per la buona<br />

riuscita del bando, sia in termini numerici che <strong>di</strong> qualità complessiva”, ha ritenuto <strong>di</strong><br />

segnalare, a titolo <strong>di</strong> menzione d’onore, i progetti presentati da Emanuele Zenoni e<br />

Paolo Giacomazzi, rispettivamente secondo e terzo classificato.<br />

Tomas Ghisellini, architetto, si è laureato con lode nel 2002 con una tesi sperimentale<br />

sul riutilizzo <strong>di</strong> alcune piattaforme metanifere off-shore nell'Adriatico settentrionale. Nel<br />

2001 è stato visiting student presso l'Atelier <strong>di</strong> Progettazione IV “Il corpo dell'Architettura”,<br />

tenuto da Peter Zumthor all'Accademia <strong>di</strong> Architettura della Svizzera Italiana. Ha inoltre<br />

svolto attività <strong>di</strong> ricerca sul rapporto tra architettura e città contemporanea,<br />

collaborando con Alberto Cecchetto, Mirko Zar<strong>di</strong>ni, Richard Ingersoll, Bruno Minar<strong>di</strong>,<br />

Manuel Gausa e partecipando a svariati seminari, master e progetti sperimentali <strong>di</strong><br />

composizione architettonica ed urbana.<br />

Dal 2004 è professore a contratto presso la Facoltà <strong>di</strong> Architettura <strong>di</strong> Ferrara, dove è<br />

docente in Analisi della città e del territorio (2004 - 2005) ed Architettura del paesaggio<br />

(2005-2008), e dove collabora al corso <strong>di</strong> Analisi della morfologia urbana e delle tipologie<br />

e<strong>di</strong>lizie.<br />

47


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

se<strong>di</strong> espositive<br />

EX LABORATORIO CORSI-NICOLAI<br />

Viale Potrignano 22 D, Carrara<br />

Fondato nel 1919 dallo smodellatore carrarese Ugo Corsi e dallo scultore seravezzino<br />

Orombello Nicolai, era destinato all’esecuzione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> <strong>scultura</strong> e architettura<br />

funeraria per una committenza soprattutto estera: Nord-America e Inghilterra.<br />

Nel 1953, la morte <strong>di</strong> Ugo Corsi, determinò l’inesorabile fine dell’attività artistica del<br />

laboratorio.<br />

EX LABORATORIO UGO CORSI<br />

Via Apuana 7, Carrara<br />

Il laboratorio, già stu<strong>di</strong>o Morosini, venne ristrutturato nella prima metà del Novecento dal<br />

nuovo proprietario Ugo Corsi e poi venne denominato stu<strong>di</strong>o “<strong>di</strong> sotto” perché posto<br />

sottostante al Laboratorio Corsi-Nicolai <strong>di</strong> cui ne costituiva l’ampliamento richiesto dalla<br />

crescita dell’attività.<br />

EX SEGHERIA ADOLFO CORSI<br />

Via Covetta, Avenza (Carrara)<br />

La struttura venne fondata a cavallo tra Ottocento e Novecento dal proprietario:<br />

l’impren<strong>di</strong>tore Adolfo Corsi.<br />

Si deve alla Ditta Corsi la consegna, all’industria marmifera locale, dell’innovazione del<br />

filo elicoidale e inoltre fu la prima ad utilizzare le tecnologie delle corone <strong>di</strong>amantate e<br />

delle pulegge penetranti.<br />

SEMINTERRATO SCUOLE SAFFI<br />

Piazza Gramsci (ex Piazza d’Armi), Carrara<br />

L’Istituto Scuola elementare Aurelio Saffi sorge nel centro della città <strong>di</strong> Carrara e domina<br />

il lato est della storica Piazza d’Armi (ora Piazza Gramsci). L’e<strong>di</strong>ficio, costruito nel 1887<br />

dall’architetto Leandro Caselli, allievo del torinese Alessandro Antonelli, è il risultato del<br />

piano d’ampliamento urbanistico che, negli anni Settanta dell’Ottocento <strong>di</strong>ede un volto<br />

moderno a Carrara. Parte integrante della struttura sono i sotterranei, ai quali si accede<br />

<strong>di</strong>rettamente da Piazza Gramsci e che sono caratterizzati da volte in pietra viva,<br />

pavimenti in cotto e bicromie marmoree.<br />

48


CHIESA DELLA MADONNA DELLE LACRIME<br />

Via Carriona 33, Carrara<br />

La Chiesa si trova lungo la Via Carriona, <strong>di</strong> fronte all’antica statua della Sirena. L’e<strong>di</strong>ficio,<br />

risalente al Settecento, presenta all’esterno un porticato con colonne in marmo, pilastri<br />

monolitici e chiuso da un cancello in ferro. La facciata è decorata agli angoli da due<br />

lesene in marmo che reggono un cornicione marmoreo. L’interno, a navata unica,<br />

presenta una decorazione Settecentesca con due altari laterali in stile barocco; l’altare<br />

maggiore è opera <strong>di</strong> Francesco Baratta (1772).<br />

SPIAGGIA MOLO DI PONENTE<br />

Porto <strong>di</strong> Marina <strong>di</strong> Carrara - Carrara<br />

PIAZZA BRUCELLERIA (ex- Montecatini)<br />

Carrara<br />

CIMITERO MONUMENTALE DI MARCOGNANO<br />

Viale Potrignano 2, Carrara<br />

A Carrara, dopo la costruzione del nuovo ospedale alla Levatella del 1874 ad opera <strong>di</strong> V.<br />

Micheli, vengono realizzati importanti e<strong>di</strong>fici pubblici come la Caserma dei Carabinieri,<br />

l'asilo Garibal<strong>di</strong>, le scuole elementari maschili Saffi, la Caserma <strong>di</strong> Cavalleria Dogali ed<br />

infine il nuovo cimitero monumentale a Potrignano, con relativo viale alberato <strong>di</strong> accesso,<br />

la cui realizzazione, comporta la demolizione delle mura occidentali della città. Gli<br />

interventi sono tutti dell’ Ingegner Leandro Caselli, <strong>di</strong> origine piemontese e allievo<br />

dell'Antonelli, del quale ripropone non solo le eccezionali tecniche costruttive, ma anche<br />

l'idea della grande scala e dello specifico rapporto esistente fra intervento architettonico e<br />

città.<br />

Che Marcognano rappresentasse un’opera ambiziosa fu chiaro fin dall’inizio: il modello a<br />

cui i progettisti si ispirarono fu infatti il cimitero genovese <strong>di</strong> Staglieno, scelto come ultima<br />

<strong>di</strong>mora dagli esponenti della ricca borghesia ligure. Viene oggi menzionato per la<br />

ricchezza delle architetture delle sue cappelle, ornate <strong>di</strong> intarsi e sculture marmoree <strong>di</strong><br />

pregio.<br />

PIAZZA GRAMSCI (EX PIAZZA D’ARMI) Carrara<br />

Un tempo Piazza d’Armi e giar<strong>di</strong>no del Principe Cybo Malaspina, dopo la metà<br />

dell’Ottocento <strong>di</strong>venta luogo pubblico, ingentilito da statue e fontane. Al centro della<br />

Piazza oggi si trova la “Palla Galleggiante”, opera dell’americano Kenneth Davis del<br />

1979, mentre ne ornano la superficie monumenti al sindacalista anarchico Meschi, a<br />

Pellegrino Rossi e al filosofo Angelo Pelliccia.<br />

49


PIAZZA ALBERICA Carrara<br />

La piazza deve il suo nome ad Alberico I Cybo Malaspina, che la fece costruire a ridosso<br />

delle mura della città che lui stesso aveva fatto erigere in base al secondo tracciato<br />

citta<strong>di</strong>no. Al centro vi si trova il monumento in onore <strong>di</strong> M. Beatrice D'Este, eseguito da<br />

P. Fontana nel1826. Notevoli il Palazzo Del Me<strong>di</strong>co, e<strong>di</strong>ficio settecentesco <strong>di</strong> gusto<br />

barocco, e il Palazzo delle Logge eretto nel Cinquecento su progetto <strong>di</strong> Giorgio Vasari.<br />

50


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

Titolo: Postmonument<br />

A cura <strong>di</strong>: Fabio Cavallucci<br />

POSTMONUMENT<br />

SCHEDA TECNICA<br />

Periodo: 26 giugno 2010 – 31 ottobre 2010<br />

Se<strong>di</strong> espositive: Indoors:<br />

Ex Segreteria Adolfo Corsi, Via Covetta 38, Avenza<br />

Ex Laboratorio Ugo Corsi, Via Apuana 7, Carrara<br />

Ex Laboratorio Corsi-Nicolai, Viale Potrignano 22/d, Carrara<br />

Seminterrato Scuole Saffi, Piazza Gramsci (ex Piazza d’Armi), Carrara<br />

Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria delle Lacrime, Via Carriona 33, Carrara<br />

Outdoors:<br />

Orari: fino al 19 settembre<br />

Piazza Alberica, Carrara<br />

Piazza Gramsci (ex Piazza d’Armi), Carrara<br />

Spiaggia Molo <strong>di</strong> Ponente, Porto <strong>di</strong> Marina <strong>di</strong> Carrara<br />

Piazza Brucellaria (ex Montecatini), Carrara<br />

Cimitero Monumentale <strong>di</strong> Marcognano<br />

Viale Potrignano 2, Carrara<br />

dal martedì al giovedì dalle 11:00 alle 20:00<br />

dal venerdì alla domenica dalle 11:00 alle 22:30<br />

dal 21 settembre:<br />

tutti i giorni dalle 11:00 alle 19:00<br />

chiuso al lunedì<br />

Per il Cimitero <strong>di</strong> Marcognano attenersi all’orario dei servizi cimiteriali<br />

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Biglietterie: Ex Segreteria Adolfo Corsi Via Covetta 38, Avenza (Carrara)<br />

Seminterrato Scuole Saffi Piazza Gramsci (ex Piazzad’Armi),Carrara<br />

Biglietti: 8,00 euro intero<br />

4,00 euro ridotto<br />

30,00 euro gruppi (minimo 10 persone)<br />

Info: XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara<br />

Teatro degli Animosi<br />

Piazza Cesare Battisti<br />

54033 Carrara – Italy<br />

T: +39 0585 641477<br />

E: <strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.info@gmail.com<br />

W: www.la<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.it<br />

BiennaleEducational: Laboratori <strong>di</strong>dattici:<br />

martedì, giovedì, sabato<br />

dalle 16:00 alle 18:00<br />

dalle 18:00 alle 20:00<br />

Visite guidate: su prenotazione<br />

Catalogo: SilvanaE<strong>di</strong>toriale<br />

XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara<br />

Biennale Educational<br />

Centro Internazionale <strong>di</strong> Arti Plastiche <strong>di</strong> Carrara<br />

Via canal Del Rio, Carrara<br />

54033 Carrara – Italy<br />

T: +39 0585 641451<br />

E: educational.<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>@gmail.com<br />

W: www.la<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.it<br />

Mostra<br />

organizzata da: Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

Con il<br />

sostegno <strong>di</strong>: Regione Toscana<br />

Provincia <strong>di</strong> Massa Carrara<br />

Con la<br />

collaborazione <strong>di</strong>: Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara<br />

APT Massa-Carrara<br />

Internazionale Marmi e Macchine Carrara<br />

Associazione Amici dell’Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara<br />

52


XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

Sotto l'alto Patronato del<br />

Presidente della Repubblica Italiana<br />

Con il Patrocinio del Ministero<br />

per i Beni e le Attività Culturali<br />

Con il sostegno <strong>di</strong><br />

Regione Toscana<br />

Provincia <strong>di</strong> Massa - Carrara<br />

Con la collaborazione <strong>di</strong><br />

Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara<br />

Associazione Amici dell'Accademia<br />

<strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> Carrara<br />

Internazionale Marmi e Macchine Carrara s.p.a.<br />

APT Massa - Carrara<br />

POSTMONUMENT<br />

COLOPHON<br />

La XIV Biennale Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara è promossa e organizzata da<br />

Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

Angelo Zubbani, Sindaco<br />

Giovanna Bernar<strong>di</strong>ni, Assessore alla Cultura<br />

Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

Alberto Pincione, Presidente<br />

Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Carrara<br />

Ciro Gaspari, Presidente<br />

Comune <strong>di</strong> Carrara<br />

Marco Tonelli, <strong>di</strong>rettore generale<br />

Ildo Fusani, <strong>di</strong>rigente Settore cultura<br />

Sandra Botti, funzionario responsabile<br />

Fabio Cristelli, funzionario<br />

Vittoria Vatteroni, funzionario<br />

Maria Gloria Bottari, collaboratore<br />

Chiara Caleo, collaboratore<br />

Valentina Matteoli, collaboratore<br />

Ilaria Tusini, collaboratore<br />

53


Cesare Marchetti, ingegnere<br />

Vittorio Prayer, ufficio stampa<br />

Commissione per il piano strutturale<br />

Osvaldo Angeli, Francesco Baini, Marco Bau<strong>di</strong>nelli, Michele Be<strong>di</strong>ni, Giorgio Bianchini, Romano<br />

Billet, Gianni Bolongaro, Simone Caffaz, Mario Celi, Elena Cenderelli, Mirco Felici, Monica<br />

Ferrarini, Mario Fruen<strong>di</strong>, Paola Galeotti, Ciro Gaspari, Giuliano Gori, Massimo Gregorini, Enrico<br />

Isoppi, Giovanni Iozzi, Corrado Lattanzi, Lanmarco Laquidara, Tullio Leggeri, Luciano Massari,<br />

Francesca Nicoli, Antonello Pelliccia, Giampaolo Pezzica, Alberto Pincione, Roberto Ratti, Nicola<br />

Ricci, Norberto Ricci, Daniele Rocca, Alessandro Romanini, Pierluigi Sacco, Maria Teresa Telara,<br />

Fer<strong>di</strong>nando Vannucci.<br />

POSTMONUMENT<br />

Carrara, 26 giugno > 31 ottobre 2010<br />

Direzione artistica<br />

Fabio Cavallucci<br />

Coor<strong>di</strong>namento al progetto<br />

Cristina Natalicchio<br />

Sebastiano Collu, assistente<br />

Tessa Nar<strong>di</strong>ni, assistente<br />

Paola Uberti, assistente<br />

Ufficio Stampa e Comunicazione<br />

Lara Facco, responsabile<br />

Elena Del Becaro, responsabile Ufficio Biennale<br />

Francesca Balbi, assistente<br />

Monica Martinico, assistente<br />

Ufficio Stampa Ku.Ra., International and National Me<strong>di</strong>a Relations<br />

Monica Zanfini, organizzazione conferenze Firenze<br />

Redazione<br />

Cinzia Compalati, caporedattrice<br />

Marta Papini, coor<strong>di</strong>namento<br />

Chiara Astolfi, assistente<br />

Guia Cortassa, assistente<br />

Sviluppo e Relazioni con il territorio<br />

Sara Dolfi Agostini<br />

Produzione e logistica<br />

Giacomo Massari<br />

Thomas Aito, assistente<br />

Francesca Borghini, assistente<br />

Antonio Fiorentino, assistente<br />

James Faussett Harris, assistente<br />

54


Helena Hla<strong>di</strong>lovà, assistente<br />

Rita Lucchesi, assistente<br />

Sebastiano Magoni, assistente<br />

Giuseppe Misticò, assistente<br />

Daniele Pinna, assistente<br />

Marco Pinna, assistente<br />

Namsal Siedlecki, assistente<br />

Joaquin Ramirez, assistente<br />

Servizi <strong>di</strong>dattici<br />

Christian Marinari, progettazione<br />

Giorgia Passavanti, progettazione<br />

Andrea Ferrari, operatore<br />

Clau<strong>di</strong>a Passavanti, operatore<br />

Rebecca Piccini, operatore<br />

Progetto grafico<br />

Stefano W. Pasquini<br />

Janos Stagi, Digit<br />

Andrea Viaggi, Digit<br />

Ideazione del marchio logotipo<br />

Tomas Ghisellini<br />

Realizzazione sito web<br />

Simone Lazzaroni, Diemme<strong>di</strong><br />

Gabriele Tosi<br />

Realizzazione video<br />

Enrico Pietro Chelli<br />

Paolo Pratali, TeleToscanaNord<br />

Allestimenti<br />

Corrado Lattanzi<br />

Dante Lagomarsini<br />

Mondopi, Carrara<br />

Trasporti<br />

AVA Express Ltd., Tallin<br />

Beijing ACP Fine Art Logistic Co. Ltd., Beijing<br />

Borghi Trasporti, Roma<br />

Brandl Transport GmbH, Köln<br />

Maggi Autotrasporti, Pietrasanta<br />

Masterpiece International Ltd., New York<br />

Möbel Transport AG, Chiasso<br />

Soho Crates, New York<br />

55


Assicurazione<br />

Ina Assitalia<br />

Lloyd's<br />

National Swiss<br />

Wells Fargo Insurance Service of NY<br />

Vigilanza e controllo<br />

ANA Associazione Nazionale Alpini<br />

Anteas Massa Carrara<br />

Auser Massa Carrara<br />

Endas Massa Carrara<br />

Rabb. Vigilanza<br />

Biglietteria<br />

Ad Astra<br />

Stampa<br />

Avenza Grafica<br />

Pubblisistem<br />

Sanguinetti Group<br />

Tipolitografia Mori<br />

CATALOGO<br />

A cura <strong>di</strong><br />

Fabio Cavallucci<br />

Testi istituzionali <strong>di</strong><br />

Giovanna Bernar<strong>di</strong>ni, Ciro Gaspari, Alberto Pincione, Angelo Zubbani<br />

Testi critici <strong>di</strong><br />

Fabio Cavallucci, Massimiliano Gioni, Corrado Lattanzi, Manuela Lietti, Viktor Misiano, Francesca<br />

Nicoli, Massimiliano Nocchi, Luisa Passeggia, Nico Stringa, Laura Tedeschi, Nicola Trezzi<br />

Schede sugli artisti <strong>di</strong><br />

Antonia Alampi (A.A.), Chiara Astolfi (C.A.), Beatrice Astrua (B.A.), Francesca Balbi (F.B.), Nicola<br />

Barattini (N.B.), Francesca Borghini (F.B.), Cinzia Compalati (C.C.), Sebastiano Collu (S.C.), Sara<br />

Dolfi Agostini (S.D.A.), Giacomo Faggioni (G.F.), Luiza S. Kainowska (L.S.K.), Rita Lucchesi<br />

(R.L.), Christian Marinari (C.M.), Tessa Nar<strong>di</strong>ni (T.N.), Francesca Nicoli (F.N.), Massimiliano<br />

Nocchi (M.N.), Marta Papini (M.P.), Giorgia Passavanti (G.P.), Rebecca Piccini (R.P.), Stefano<br />

Raimon<strong>di</strong> (S.R.), Laura Tedeschi (L.T.), Gabriele Tosi (G.T.), Paola Uberti (P.U.)<br />

Traduzioni<br />

Susan Charlton, Carrara, Emiliano Mettini, Piombino, Michelle Milligan, Carrara<br />

Fotografie <strong>di</strong> Valerio E. Brambilla<br />

(ove non <strong>di</strong>versamente in<strong>di</strong>cato)<br />

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Si ringraziano per il prestito delle opere<br />

Collezione Centro Stu<strong>di</strong> e Archivio della Comunicazione - Università <strong>di</strong> Parma<br />

Collezione Heinz Peter Hager<br />

Collezione Wang Mingxiang, Beijng<br />

Eva Presenhuber Gallery, Zurigo<br />

Galleria Continua San Gimignano/ Beijin/ Le Moulin<br />

Gipsoteca Libero Andreotti, Pescia<br />

GNAM Galleria Nazionale Arte Moderna, Roma<br />

Mart. Museo d'Arte Moderna e Contemporanea <strong>di</strong> Trento e Rovereto<br />

Muzeum Zamoyskich w Kozłówce, Kamionka<br />

Paula Cooper Gallery, New York<br />

Stu<strong>di</strong> Nicoli, Carrara<br />

ZERO..., Milano<br />

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XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

Ufficio Stampa e Comunicazione<br />

Lara Facco<br />

Responsabile ufficio stampa<br />

Cell. +39 349 2529989<br />

press@la<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.it<br />

Elena del Becaro<br />

Tel. +39 0585641548<br />

Cell. +39 328 1692694<br />

press@la<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.it<br />

<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.press@gmail.com<br />

Francesca Balbi<br />

Monica Martinico<br />

Tel. +39 0585641548<br />

<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.press@gmail.com<br />

National e International Me<strong>di</strong>a Relations<br />

Rosi Fontana, Kura<br />

Tel. +39 050 9711343<br />

info@rosifontana.it<br />

POSTMONUMENT<br />

COMUNICAZIONE<br />

Info<br />

XIV Biennale <strong>internazionale</strong> <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara<br />

Teatro degli Animosi – Piazza Cesare Battisti -54033 Carrara<br />

<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.info@gmail.com<br />

www.la<strong>biennale</strong><strong>di</strong><strong>carrara</strong>.it<br />

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