xiv biennale internazionale di scultura di carrara postmonument

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Rirkrit Tiravanjia trasforma invece la vicina Piazza Alberica in un luogo di incontro e aggregazione. La piazza torna così ad essere uno spazio pubblico di cui chiunque può appropriarsi temporaneamente, accettando di raccogliersi in comunità attorno all’imponente schermo di marmo su cui sono proiettati da un lato film storici sul lavoro dei cavatori e dall’altro le partite di calcio. Di tutt'altro tenore l'intervento di Santiago Sierra in Piazza Brucellaria: un gigantesco NO di marmo collocato all'ingresso del complesso della ex-Montecatini, come parte integrante del suo No Global tour. Presso la Spiaggia del Molo di Ponente si trova poi la candida scultura inedita Boy by the Roman Sea, di Terence Koh, in cui l'artista si rivede come un bimbo, rannicchiato e bisognoso di protezione, in riva al mare. Il percorso si conclude, infine, al Cimitero Monumentale di Marcognano, dove Maurizio Cattelan ha definitivamente collocato il suo monumento funebre a Bettino Craxi, dopo aver suscitato polemiche e accorate reazioni della cittadinanza alla aua proposta di sostituire, nella piazza centrale di Carrara, il monumento dedicato a Giuseppe Mazzini con una statua in onore dello stesso Craxi. Artisti: Present Carl Andre, Giorgio Andreotta Calò, Huma Bhabha, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Carlos Bunga, Cai Guo-Qiang, Valentin Carron, Maurizio Cattelan, Marcelo Cidade, Nemanja Cvijanović, Sam Durant, Urs Fischer, Yona Friedman, Cyprien Gaillard, Antony Gormley, Thomas Houseago, Daniel Knorr, Terence Koh, Liu Jianhua, Paul McCarthy, Yerbossyn Meldibekov & Nurbossyn Oris, Ohad Meromi, Gustav Metzger, Deimantas Narkevicius, Kristina Norman, Damián Ortega, Santiago Sierra, Rirkrit Tiravanija, Kevin van Braak, Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev, Gillian Wearing, Artur Żmijewski. 14
XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA POSTMONUMENT UNA PREMESSA STORICA Il monumento tra totalitarismi e modernismi Il focus sul monumento che attraversa la quattordicesima edizione della Biennale Internazionale di Scultura di Carrara è introdotto da una Sezione Storica che racconta per suggestioni le trasformazioni della scultura monumentale dalla fine dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento, a partire dalla straordinaria fortuna che il monumento conosce nell’ambito della poetica sepolcrale e simbolista. Se per lunghi secoli la scultura funeraria ha raccolto gran parte della creatività artistica, spetta a Leonardo Bistolfi, dopo la stagione risorgimentale e verista del secondo Ottocento, il merito di aver tradotto in linguaggio europeo le possibilità del monumento moderno, soprattutto in ambito funebre. Conosciuto come “poeta della morte” Bistolfi rappresenta uno degli attori principali della stagione plastica nel passaggio tra i due secoli: la linea sinuosa della Mestizia, per esempio, racconta di un simbolismo che invita alla meditazione assorta e malinconica. Accanto a lui, ma con un linguaggio totalmente diverso, si situa, sul versante civile, Libero Andreotti. In un decennio in cui l’Italia piange i caduti della Grande Guerra, Andreotti è il fautore di un monumentale intriso di spirito classico, rafforzato da un arcaismo severo. Parallelamente a queste decise affermazioni il monumento conosce tuttavia letture eccentriche, nutrite dall’inquietudine nordica espressionista. È questo il caso del ritratto di Mussolini ad opera di Adolfo Wildt: una maschera tragica che rivela i sintomi di una prima crisi delle certezze di cui la scultura è portatrice. Ben presto però la cultura fascista impone la retorica del gigantismo e dell’eroismo, cancellando ogni possibile deviazione da questa interpretazione. Ne sono testimonianza i bozzetti in gesso del carrarese Aldo Buttini, chiamato a realizzare, insieme a molti altri connazionali e al coinvolgimento dei maggiori laboratori locali, i sessantatre colossi offerti dalle province italiane a coronamento dello Stadio dei Marmi a Roma, parte integrante del Foro Mussolini inaugurato nel 1932 a firma dall’architetto Enrico Del Debbio. Qui, la sublimazione degli atleti non è sterile adesione ai dettami della cultura di regime, ed è piuttosto idealizzazione della romantica contrapposizione tra uomo e natura. La stessa 15
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