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xiv biennale internazionale di scultura di carrara postmonument

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XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

UNA PREMESSA STORICA<br />

Il monumento tra totalitarismi e modernismi<br />

Il focus sul monumento che attraversa la quattor<strong>di</strong>cesima e<strong>di</strong>zione della Biennale<br />

Internazionale <strong>di</strong> Scultura <strong>di</strong> Carrara è introdotto da una Sezione Storica che racconta<br />

per suggestioni le trasformazioni della <strong>scultura</strong> monumentale dalla fine<br />

dell’Ottocento alla seconda metà del Novecento, a partire dalla straor<strong>di</strong>naria fortuna<br />

che il monumento conosce nell’ambito della poetica sepolcrale e simbolista.<br />

Se per lunghi secoli la <strong>scultura</strong> funeraria ha raccolto gran parte della creatività artistica,<br />

spetta a Leonardo Bistolfi, dopo la stagione risorgimentale e verista del secondo<br />

Ottocento, il merito <strong>di</strong> aver tradotto in linguaggio europeo le possibilità del monumento<br />

moderno, soprattutto in ambito funebre. Conosciuto come “poeta della morte” Bistolfi<br />

rappresenta uno degli attori principali della stagione plastica nel passaggio tra i due<br />

secoli: la linea sinuosa della Mestizia, per esempio, racconta <strong>di</strong> un simbolismo che invita<br />

alla me<strong>di</strong>tazione assorta e malinconica.<br />

Accanto a lui, ma con un linguaggio totalmente <strong>di</strong>verso, si situa, sul versante civile,<br />

Libero Andreotti. In un decennio in cui l’Italia piange i caduti della Grande Guerra,<br />

Andreotti è il fautore <strong>di</strong> un monumentale intriso <strong>di</strong> spirito classico, rafforzato da un<br />

arcaismo severo.<br />

Parallelamente a queste decise affermazioni il monumento conosce tuttavia letture<br />

eccentriche, nutrite dall’inquietu<strong>di</strong>ne nor<strong>di</strong>ca espressionista. È questo il caso del ritratto <strong>di</strong><br />

Mussolini ad opera <strong>di</strong> Adolfo Wildt: una maschera tragica che rivela i sintomi <strong>di</strong> una<br />

prima crisi delle certezze <strong>di</strong> cui la <strong>scultura</strong> è portatrice.<br />

Ben presto però la cultura fascista impone la retorica del gigantismo e dell’eroismo,<br />

cancellando ogni possibile deviazione da questa interpretazione. Ne sono testimonianza i<br />

bozzetti in gesso del carrarese Aldo Buttini, chiamato a realizzare, insieme a molti altri<br />

connazionali e al coinvolgimento dei maggiori laboratori locali, i sessantatre colossi offerti<br />

dalle province italiane a coronamento dello Sta<strong>di</strong>o dei Marmi a Roma, parte integrante<br />

del Foro Mussolini inaugurato nel 1932 a firma dall’architetto Enrico Del Debbio. Qui, la<br />

sublimazione degli atleti non è sterile adesione ai dettami della cultura <strong>di</strong> regime, ed è<br />

piuttosto idealizzazione della romantica contrapposizione tra uomo e natura. La stessa<br />

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