22.12.2012 Views

xiv biennale internazionale di scultura di carrara postmonument

xiv biennale internazionale di scultura di carrara postmonument

xiv biennale internazionale di scultura di carrara postmonument

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

fiducia nel progresso e nell’innovazione che hanno caratterizzato gran parte del secolo<br />

scorso stanno lasciando il passo a un ripiegamento, a un ripensamento, forse<br />

improduttivo, ma inevitabile. E parlare oggi <strong>di</strong> una rappresentazione simbolica che aspira<br />

all’eternità pone un elemento <strong>di</strong> ambiguità che dà alla mostra qualche aspetto <strong>di</strong><br />

interesse. Questo tema trova poi una particolare ragione proprio a Carrara, che ha visto i<br />

suoi fasti nelle epoche d’oro della monumentalità, quando il marmo era un materiale<br />

primario per architetture e sculture. Carrara, luogo centrale <strong>di</strong> questa produzione, può<br />

essere vista come emblema del sistema su cui l’Occidente ha costruito la sua potenza:<br />

un intreccio tra valore simbolico ed economico, in cui il primo, con la sua forza evocativa,<br />

ha favorito l’espansione del secondo. Oggi è invece una città che del declino porta i segni<br />

evidenti, nelle belle facciate del centro non ristrutturate, o nelle decine <strong>di</strong> capannoni<br />

abbandonati: i luoghi in cui la mostra è collocata, vecchie segherie e laboratori un tempo<br />

attivi con centinaia <strong>di</strong> lavoratori, e ormai chiusi da decenni. La polvere che ne ricopre le<br />

macerie più <strong>di</strong> ogni altra cosa manifesta il passaggio del tempo, fotografa la storia e la<br />

fissa nel presente. In questa atmosfera <strong>di</strong> fine <strong>di</strong> un’epoca, <strong>di</strong> possibile fine <strong>di</strong> un sistema<br />

economico - <strong>di</strong> fine forse anche della storia - Carrara <strong>di</strong>viene il luogo esemplare per<br />

<strong>di</strong>scutere temi che acquistano un valore globale. Latore <strong>di</strong> un’interpretazione univoca<br />

della storia, formidabile strumento <strong>di</strong> propaganda e <strong>di</strong> costruzione dell’identità politica<br />

(locale, nazionale, transnazionale), segnale collocato a in<strong>di</strong>care conquiste e occupazioni,<br />

il monumento ha rappresentato il simbolo dell’autorità, dello stato sovrano, del regime<br />

<strong>di</strong>ttatoriale. Frutto in ogni caso del potere forte, il monumento sfida l’eternità. In fondo è<br />

anche una debolezza inconscia del potere: un modo per allontanare la morte. E come<br />

tale, ogni monumento è sempre anche un fallimento, porta con sé l’inizio della sua fine.<br />

15 Questa mostra comincia proprio con la morte, con i monumenti funebri che per lunghi<br />

secoli hanno raccolto gran parte della creatività artistica. Comincia con Leonardo Bistolfi,<br />

autore <strong>di</strong> monumenti cimiteriali in cui la materia si <strong>di</strong>ssolve nell’aria e nella luce: la morte<br />

è trasformazione. Sul versante civile il monumento vede invece la sua ragione d’essere<br />

nelle finalità celebrative. L’esaltazione è un modo anche per unificare, raccogliere,<br />

promuovere; in fondo faceva un tempo quello che oggi fa sempre più la televisione:<br />

creare idoli e fare propaganda. Poco conta che ormai pochi prestino attenzione a un<br />

monumento <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> o <strong>di</strong> Mazzini (a Carrara ci sono tutti e due, <strong>di</strong> Carlo Nicoli e <strong>di</strong><br />

Alessandro Biggi); essi segnavano un fatto (l’unificazione d’Italia) e imponevano<br />

un’in<strong>di</strong>cazione per il futuro (la perpetuazione <strong>di</strong> quel fatto); talvolta, come quello <strong>di</strong><br />

Mazzini in Piazza dell’Accademia a Carrara, potevano essere frutto <strong>di</strong> una volontà <strong>di</strong><br />

parte (sommosse si verificarono nel 1892 per la sua collocazione), ma finivano per<br />

conferire nel tempo un dato <strong>di</strong> unità a un coagulo <strong>di</strong> gruppi e <strong>di</strong> lingue che unità<br />

realmente non avevano. Il periodo tra le due guerre è un’età <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> monumenti: i<br />

totalitarismi, sia <strong>di</strong> destra sia <strong>di</strong> sinistra, avevano bisogno <strong>di</strong> imporre il propri miti. Il<br />

Fascismo costruisce l’Eur e lo Sta<strong>di</strong>o dei Marmi; il comunismo sovietico, anche nel<br />

dopoguerra, riempie le piazze <strong>di</strong> effigi <strong>di</strong> Lenin e <strong>di</strong> Stalin; la rivoluzione culturale cinese,<br />

più tar<strong>di</strong>, impone Mao, le scene <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> vittoria. In seguito assisteremo anche<br />

all’abbattimento <strong>di</strong> molti: un monumento abbattuto è un’altra immagine forte, che ci<br />

prende e ci coinvolge ancora. È un segno evidente che qualcosa è cambiato,<br />

rappresenta più <strong>di</strong> mille parole la forza e la violenza <strong>di</strong> una rivoluzione. Che il monumento<br />

21

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!