valenza comunicativa, come accade nella Beekman Tower, primo incarico residenziale <strong>di</strong> Frank O. Gehry a New York, dove l’architetto rivisita i vecchi grattacieli Art Decò, proponendo una pelle dalla geometria ondulata e a pieghe. Il <strong>di</strong>segno della facciata e la texture delle componenti <strong>di</strong>ventano elementi fondamentali che determinano l’attrattività dell’e<strong>di</strong>ficio, come <strong>di</strong>mostra anche il progetto <strong>di</strong> Jean Nouvel per la Torre Agbar a Barcellona, dove 4500 <strong>di</strong>spositivi luminosi interagiscono con la pelle multicolore che riveste il grattacielo. La decorazione riacquista così <strong>di</strong>gnità e un ruolo centrale nella progettazione, <strong>di</strong>ventando uno degli elementi che contribuisce al nuovo carattere monumentale dell’architettura: trasparente o opaco, deformato o continuo, prorompente o <strong>di</strong>screto, la pelle degli e<strong>di</strong>fici concentra in sé tutte le nuove valenze rappresentative e comunicative. Nel progetto della Hearst Tower <strong>di</strong> New York, per esempio, Norman Foster recupera un vecchio e<strong>di</strong>ficio dei primi del Novecento e lo svuota per alzare dal suo interno una torre in vetro e acciaio <strong>di</strong> 182 metri: la facciata <strong>di</strong>venta una pellicola sensibile che interagisce con l’ambiente circostante regolando il flusso della luce e del calore. Un’operazione analoga è quella proposta da Massimiliano Fuksas con il Palazzo Centro Congressi <strong>di</strong> Roma: le forme esterne del grande contenitore traslucido riprendono le linee delle architetture razionaliste degli anni trenta, mentre, all’interno, la leggerezza <strong>di</strong> una nuvola, progettata in acciaio e teflon per stare sospesa su una superficie <strong>di</strong> 10.000 metri quadrati, racconta il gusto dell’architetto per le forme inaspettate e meravigliose. La progressiva trasformazione subita dalla forma architettonica negli ultimi anni è dovuta alla <strong>di</strong>ffusione degli strumenti informatici, grazie ai quali è possibile concepire configurazioni tri<strong>di</strong>mensionali complesse. Ne sono un esempio i lavori dello stu<strong>di</strong>o Asymptote, come il progetto della Strata Tower ad Abu Dhabi, che verrà realizzata entro il 2011. La forma dell'e<strong>di</strong>ficio, elaborata e al tempo stesso fluida, si articola come un involucro continuo in cui gli elementi scivolano, inseguendo una flessibilità quasi organica: il risultato finale è un insolito scheletro che avvolge e modella i 160 metri <strong>di</strong> altezza del grattacielo in un avvincente movimento curvilineo. Dopo anni in cui l’architettura è stata un oggetto poco visibile e mimetizzato, oggi ritorna dunque a essere un simbolo, un monumento attorno a cui è possibile costruire identità: non più un monumento classico, né il simbolo retorico e propagan<strong>di</strong>sta delle <strong>di</strong>ttature del XX secolo, ma piuttosto la rappresentazione <strong>di</strong> un pluralismo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. Così sarà per le Memory Fundations <strong>di</strong> New York (2004 – 2013) <strong>di</strong> Daniel Libeskind dove, in mezzo a cinque nuovi grattacieli, l'architetto statunitense lascia respiro, nel vuoto, all'unico frammento <strong>di</strong> muro sopravvissuto al crollo delle Twin Towers. Chiude questa carrellata la straor<strong>di</strong>naria partecipazione dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Zaha Ha<strong>di</strong>d, che presenta un progetto specifico per Carrara, a testimonianza delle fertili contaminazioni tra arte e scienza del costruire: due creazioni in marmo ispirate alle geometrie segrete dei fiori che sviluppano forme plastiche in bilico tra <strong>scultura</strong> e architettura utopistica. 18
Artisti: Architecture Asymptote, Norman Foster, Massimiliano Fuksas, Frank O. Gehry, Zaha Ha<strong>di</strong>d, Daniel Libeskind, MVRDV, Jean Nouvel. Si ringrazia l’Internazionale Marmi e Macchine che ha permesso la realizzazione dell’intervento dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Zaha Ha<strong>di</strong>d. 19
- Page 1 and 2: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 3 and 4: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 5 and 6: indirizzi nuovi per il lavoro umano
- Page 7 and 8: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 9 and 10: Carrara offre in questo senso molti
- Page 11 and 12: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 13 and 14: piena crisi, economica, politica e
- Page 15 and 16: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 17: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 21 and 22: fiducia nel progresso e nell’inno
- Page 23 and 24: energia, di spostamenti cosmici, di
- Page 25 and 26: Non sono i tempi per dire cosa succ
- Page 27 and 28: History XIV BIENNALE INTERNAZIONALE
- Page 29 and 30: Kevin van Braak Warnseveld, Olanda,
- Page 31 and 32: Aldo Buttini, Pugile [Boxer], 1929
- Page 33 and 34: Huma Bhabha, The Unnamed, 2010 tecn
- Page 35 and 36: Terence Koh, Boy by the Roman Sea,
- Page 37 and 38: Foster + Partners, Hearst Tower, Ne
- Page 39 and 40: avvicinandosi ad alcune delle opere
- Page 41 and 42: scultura Happy days di Samuel Becke
- Page 43 and 44: Galleria Nicola Ricci artecontempor
- Page 45 and 46: Opera Bianca e Studiocentoquindici
- Page 47 and 48: I lavori sono stati giudicati da un
- Page 49 and 50: CHIESA DELLA MADONNA DELLE LACRIME
- Page 51 and 52: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 53 and 54: XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCUL
- Page 55 and 56: Helena Hladilovà, assistente Rita
- Page 57 and 58: Si ringraziano per il prestito dell