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xiv biennale internazionale di scultura di carrara postmonument

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XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA<br />

POSTMONUMENT<br />

L’Architettura e la nuova monumentalità<br />

Una riflessione parallela al tema centrale del monumento e del processo <strong>di</strong> demonumentalizzazione<br />

avvenuto nel corso del Novecento è presentata dalla Sezione<br />

Architettura, che in questo senso completa il percorso espositivo <strong>di</strong> Postmonument,<br />

offrendo un’interessante chiave <strong>di</strong> lettura per deco<strong>di</strong>ficare i nuovi simboli del nostro<br />

tempo. All’interno della sezione sono infatti esposte alcune maquette e progetti ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong><br />

sette architetti e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fama mon<strong>di</strong>ale – Asympote, Norman Foster, Massimiliano<br />

Fuksas, Frank O. Gehry, Zaha Ha<strong>di</strong>d, Daniel Libeskind, MVRDV – che rileggono il<br />

concetto <strong>di</strong> monumentalità: se, infatti, il monumento come simbolo sembra aver perso<br />

il suo scopo, è la forza icastica dell’architettura contemporanea a dare corpo, oggi, a quel<br />

desiderio <strong>di</strong> maestosità un tempo demandato alla <strong>scultura</strong>.<br />

Il monumento, da sempre emblema del potere costituito e catalizzatore dei valori della<br />

collettività, è stato quasi definitivamente spazzato via dagli ideali <strong>di</strong> democrazia e libertà<br />

del nostro tempo. Le arti plastiche, liberate dalle finalità celebrative, conoscono nel<br />

Novecento una nuova era: cadono gli steccati tra le forme espressive, l’opera lascia il<br />

posto al processo, la <strong>scultura</strong> scende dal basamento e si <strong>di</strong>lata nello spazio. Irrompono<br />

sulla scena elementi <strong>di</strong> improvvisazione e casualità e l’arte comincia sempre più a<br />

declinarsi al presente: la ricerca <strong>di</strong> grandezza ed eternità sembra non avere più senso.<br />

Tuttavia il concetto <strong>di</strong> monumentalità non si è completamente esaurito, ma ha<br />

semplicemente cambiato registro: come potrebbero essere interpretati, altrimenti, i<br />

gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici che hanno ri<strong>di</strong>segnato la fisionomia urbana? In questo senso, il nuovo<br />

punto <strong>di</strong> riferimento spaziale, ma anche culturale, per l’uomo contemporaneo che abita<br />

la città è lo skyline metropolitano, sul quale si condensano oggi i valori e i desideri del<br />

nostro tempo. Come moderni totem, nuove imponenti costruzioni svettano verso l’alto<br />

tendendo all’infinito e assolvendo quel desiderio <strong>di</strong> maestosità che da sempre ha portato<br />

l’uomo a cercare e produrre emblemi in cui riconoscersi.<br />

Ed è grazie a questi nuovi e<strong>di</strong>fici che è possibile in<strong>di</strong>viduare i segni che <strong>di</strong>mostrano la<br />

ricerca <strong>di</strong> una nuova monumentalità. Da quando, infatti, l’architettura ha assunto la scala<br />

della Bigness (R. Koolhas) ha generato una nuova visione che ha tra i suoi attributi<br />

fondamentali proprio quello della monumentalità, determinata dalla complessità<br />

funzionale degli e<strong>di</strong>fici e dalla grande <strong>di</strong>mensione. L’esterno, separato dall’interno,<br />

assume il carattere <strong>di</strong> un involucro autonomo e autoreferenziale, in<strong>di</strong>pendente e a forte<br />

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