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VOCI DI MODA - n.44

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Stiamo dando il meglio di noi?

La responsabilità ai tempi del coronavirus

Responsabilità. Una parola che sentiamo spesso ultimamente e

di cui forse troppo poco ci chiediamo il significato più profondo.

Ma è il 2020, c’è una pandemia ancora in corso e qualche

riflessione merita di essere fatta.

Che cosa significa realmente essere responsabili? Dove si pone

il confine tra ciò che davvero non possiamo controllare e la giustificazione

di ciò che abbiamo volontariamente scelto di non

tenere sotto controllo?

In questo periodo più che mai il tema della responsabilità è

qualcosa di molto discusso e, ci si augura, qualcosa di molto

pensato. Ad opinione di molti è un concetto scontato con cui

siamo abituati a scontrarci fin da piccoli e, proprio per questo,

è uno dei capisaldi della vita di ciascuno di noi.

Purtroppo siamo costretti però ad ammettere di essere circondati

da esempi di mancanza di responsabilità. Tante sono le istituzioni

che in questo critico e delicato momento storico stanno

ponendo ancora una volta i propri interessi davanti alla tutela

dell’intera comunità.

Una categoria che sta pienamente dimostrando di essere manchevole

di responsabilità attualmente è quella dei mass-media,

che non perde occasione di aumentare la propria audience

sfruttando il mezzo dell’allarmismo. Il terrorismo mediatico è

qualcosa a cui siamo sottoposti ormai giorno dopo giorno e

che spesso viene sottovalutato nonostante le sue conseguenze

possano essere molto gravi. Psicologicamente, infatti, il fatto

di ricevere costantemente notizie costruite in modo tale da far

leva su sentimenti di ansia e terrore può risultare a lungo termine

estremamente stressante e deleterio. Diffondere il panico

tra i cittadini può solo portare a far perdere loro la lucidità

nell’agire, così come metterli di fronte a tante - troppe - opinioni

differenti e confuse in merito alla situazione che stanno vivendo.

Un pubblico consapevole ha la possibilità di comportarsi

in maniera razionale, un pubblico terrorizzato può solo agire in

modo impulsivo ed irragionevole.

Un altro esempio di irresponsabilità è rappresentato in questo

momento dalla politica che è riuscita a strumentalizzare anche

la pandemia per ottenere consensi.

La responsabilità, dunque, non

sembra essere un concetto poi

così consolidato. Ma almeno i

cittadini, nel loro piccolo, stanno

dimostrando di avere coscienza e

buonsenso?

Nonostante molta sia l’importanza

data al salvaguardare se stessi

e chi si ha intorno, la verità è che

ancora poca ne viene data alla tutela

della società nel suo insieme

e dunque alla collettività, sentita

ancora come qualcosa a sé stante

rispetto alla vita individuale del

singolo. Se da un lato dunque, di

questi tempi, sono molte le precauzioni

prese al fine di non ledere alla propria salute e a quella

dei propri cari, molte di meno sono quelle finalizzate a proteggere

dall’epidemia anche le migliaia di persone che come noi

fanno parte di questa società.

Molto sottovalutata è anche l’importanza della diffusione di

una corretta informazione - perché non ha doveri solo chi comunica

una notizia ma anche chi la riceve. A fronte del tantissimo

materiale reperibile online è responsabilità di ciascuno

informarsi in merito all’attendibilità delle fonti prima di contribuire

a diffondere voci che potrebbero essere false, inaccurate,

fuorvianti, scatenando così ulteriore panico e disordine.

In merito a questa questione, un ruolo cruciale risulta essere ancora

una volta quello dei social network, patria della deresponsabilizzazione

e della disinformazione. Sui social network infatti

spesso si tende a “sparare a zero“ consapevoli del fatto che non

vi sarà alcuna ripercussione su ciò che verrà comunicato.

E così con troppa leggerezza, sottovalutando molte questioni,

non adottando abbastanza cautele - un po’ per inconsapevolezza,

un po’ per superficialità - si lascia ancora troppo al caso.

Quindi se ci chiedessimo se stiamo dando il meglio di noi quale

sarebbe la risposta? Probabilmente che potremmo fare di meglio,

che potremmo essere più critici nei confronti delle nostre

azioni, che potremmo valutare meglio le conseguenze delle

nostre scelte, che potremmo essere più consapevoli delle responsabilità

che abbiamo.

Come la fisica e la matematica ci dimostrano con l’effetto

farfalla, piccole azioni possono contribuire a generare grandi

cambiamenti e un battito d'ali di una farfalla può provocare un

uragano dall'altra parte del mondo.

Impariamo ad essere coscienti delle nostre scelte anche quando

ci sembra che le cose vadano male non per colpa nostra

perché, come disse Martin Luther King, “può darsi non siate

responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete

se non farete nulla per cambiarla”.

Martina Cogni

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